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Indice di Neopsiche Anno 3 / N° 5 / Giugno 1985

Trascritto dalla Dott.ssa Claudia Carrato

Presentazione a: "Analisi Transazionale Psicoterapia della persona e delle relazioni"*
di Raymond Hostie

NEOPSICHE Anno 3 / N°5 / Giugno 1985

L'Analisi Transazionale conosce da venticinque anni un continuo sviluppo. Fin dal 1958 Eric Berne la presenta al grande pubblico con articoli e libri. Continua a metterla a punto nei suoi seminari di psichiatria sociale a Carmel e San Francisco. Dal 1965 al 1970 l'Analisi Transazionale esce dalla California e si diffonde per gli Stati Uniti. Durante questo periodo gli iscritti maggiori sono sempre redatti da Berne. La sua morte inattesa, il 15 luglio 1970, segna una svolta decisiva.
I suoi collaboratori stringono le fila, non senza, a volte, urtarsi tra di loro. Approfondiscono l'Analisi Transazionale mediante contributi personali. Emergono delle tendenze; nascono delle scuole. Pur rispettando un patrimonio comune, accentuano l'uno o l'altro aspetto, a seconda delle persone alle quali si rivolgono e delle tecniche appropriate che elaborano.
La scuola di San Francisco - con Jack Dusay e Steve Karpman (egogrammi: triangolo drammatico e opzioni) come capiscuola - s'interessa soprattutto ad analisi e procedure più comportamentali. La scuola della ridecisione, condotta da Bob e Mary Goulding. si concentra sul lavoro della risoluzione della "impasse", integrando diverse tecniche della Gestalt. La scuola degli Schiff approfondisce la simbiosi e la passività, alla ricerca di un modo di confrontare efficacemente questi comportamenti: la prospettiva è quella della guarigione degli psicotici, in particolare gli schizofrenici. Un ultimo orientamento di Martin Groder, non esita a entrare nel mondo dei carcerati, e si impone integrando degli elementi di Synanon.
A partire dal 1975 ciascuno di questi orientamenti ha preso corpo e si afferma. Le loro differenze e le loro particolarità fanno risaltare, per contrasto, le loro sistematizzazioni comuni, mutuate da Berne: gli stati dell'Io, le transazioni, i giochi e i copioni.
Dal 1975 al 1980 l'Analisi Transazionale fa un nuovo balzo in avanti. Sciama in altri continenti: America del Sud, India, Europa, Australia, Giappone e Africa del Sud. In ciascuno di essi mette profonde radici. Nascono associazioni regionali. L'Europa occupa un posto privilegiato nella crescita
dell'Analisi Transazionale: attualmente tutti i paesi occidentali si sono dotati di proprie organizzazioni
nazionali.
La sua vitalità è
ovunque attestata dalla crescita numerica degli analisti transazionali, debitamente riconosciuti dall'Associazione Internazionale (I.T.A.A.), e dalla qualità dei servizi che rende in psicoterapia, nell'educazione e nella formazione degli adulti. L'Italia ha largamente contribuito a questa espansione con diverse associazioni e con numerose pubblicazioni.
Attualmente l'Analisi Transazionale è
riconosciuta come una disciplina che ha dato buona prova di sé all'interno del vasto ambito delle scienze psicologiche e psicoterapeutiche. Diverse caratteristiche salienti le assicurano una larga udienza: il suo linguaggio concreto e accessibile, il suo stile franco e diretto, la sua verve umoristica nelle descrizioni e, al di sopra di ogni altra cosa, la sua fiducia nelle capacità dell'uomo.
Molti psicologi e psicoterapeuti l'hanno accolta con entusiasmo. Numerosi educatori, operatori nell'ambito sanitario e nella formazione degli adulti si sono affrettati a sfruttare le possibilità che essa offre e le strade che apre. Il loro interesse appassionato ha dato origine a una fioritura di opuscoli e libri suggestivi, che hanno svolto un'opera di iniziazione all'Analisi Transazionale per i gruppi di persone e le professioni più diverse. Distillano la sua quintessenza in testi gradevoli alla lettura e opportunamente illustrati. Abbondano anche, d'altro canto, le opere specializzate che trattano a fondo l'uno o l'altro aspetto tecnico dell'Analisi Transazionale. Suppongono una conoscenza approfondita e si rivolgono a lettori debitamente avvertiti e formati.
Tra queste due categorie di opere - le iniziazioni per il grande pubblico da una parte, e gli studi tecnici destinati agli specialisti dall'altra - rimaneva uno spazio non occupato: quello di una sintesi approfondita, che presentasse l'insieme dell'Analisi Transazionale. Il
bestseller di Thomas A. Harris: Io sono OK, ne sei OK vi aveva provveduto per alcuni anni. Pubblicato, però, nell'edizione originale nel 1967, non menziona nessuno dei principali sviluppi degli ultimi quindici anni.
Fortunatamente due autori del presente libro hanno affrontato questo compito. Psicoterapeuti esperti e teorici perspicaci, hanno fornito la sintesi di cui avvertivamo il bisogno. Aprono il loro studio affermando: "L'Analisi Transazionale comporta numerosi aspetti. In primo luogo è una filosofia, una concezione dell'uomo. In secondo luogo, è una teoria dello sviluppo della persona, del suo funzionamento intrapsichico e dei suoi comportamenti interpersonali. Infine, è un sistema in espansione di tecniche interconnesse, finalizzate ad aiutare le persone a capire e cambiare i loro sentimenti e i loro comportamenti".
Per realizzare il loro programma, gli autori approfondiscono le linee principali dell'Analisi Transazionale. Ne descrivono le implicazioni; evidenziano gli apporti delle diverse scuole e li articolano in una sintesi coerente; offrono al lettore una summa della teoria e della pratica dell'Analisi Transazionale. Si servono di un linguaggio che offre un'iniziazione al non specialista, senza suscitare il rifiuto dello specialista. Grazie alla loro competenza in materia e al loro talento di scrittori, hanno condotto felicemente in porto il loro intento, sia per ciò che riguarda la teoria, sia per ciò che concerne la pratica dell'Analisi Transazionale.
Il lettore giudicherà da sé, sfogliando questo libro magistrale, approfittando al massimo dell'esposizione chiara, succinta e completa, e sostando su quei passi che corrispondono di più al proprio interesse.
Vale la pena fermarsi più lungamente sulla prima dimensione messa in evidenza dagli autori: l'Analisi Transazionale in quanto filosofia o concezione dell'uomo. Essi ne segnalano l'importanza: "Per apprezzare a fondo tanto la teoria quanto le tecniche, è necessario comprendere il quadro che la filosofia offre loro". Paradossalmente, non dedicano che una sola pagina, all'inizio della loro trattazione, all'esposizione ditale filosofia. E' vero che questa non è esplicitata dagli analisti transazionali: non ne esiste alcuno sviluppo tematico. Fedele allo spirito degli autori, mi propongo di ampliare la loro riflessione, raccogliendo ciò che ho trovato negli scritti, nelle discussioni e nella pratica dei miei colleghi. E' evidente, tuttavia, che questa sintesi riflette la comprensione particolare che mi è propria.
Il concetto centrale della filosofia dell'Analisi Transazionale è "l'essere OK"
(l'OK.-ness come dicono gli Americani). Riprendo questa nozione capitale precisando le tappe della sua emergenza concreta: nascere OK, essere Ok, riconoscersi OK Esse culminano nell'affermazione cosciente: Io sono OK, Tu sei OK.
Per Berne l'essere OK costituisce il punto di partenza di tutta la esperienza umana. Ogni bambino nasce OK; ovvero, nel linguaggio delle favole. "ogni bambino nasce principe o principessa". Che cosa significa? Che ogni bambino che nasce alla vita è per sua costituzione figlio dell'uomo. Non nasce solamente a se stesso, ma anche al mondo. Questo mondo è fisico: la terra, l'aria, l'acqua e il calore lo sostengono, lo circondano, l'accolgono e lo stimolano. Questo mondo è psichico: altri esseri umani, in particolare i suoi genitori (e/o i loro supplenti e sostituti) lo accettano, lo nutrono, lo accudiscono e lo comprendono. Si rivelano capaci di interpretare le modulazioni dei suoi vagiti e delle sue grida. Se non avviene così, il bambino muore inevitabilmente.
Il bambino fa dunque una duplice esperienza:
il suo ritmo e le sue capacità di vita si adattano all'ambiente nel quale è nato, e questo ambiente si adatta a lui, provvedendo ai suoi bisogni. Si tratta, beninteso, di un'esperienza vissuta. Essa non è ancora coscientemente percepita. Ed è lungi dall'essere coscientemente tematizzata. Ciò nondimeno, è reale e fondamentale. L'accordo è certamente relativo e in perpetua alternanza. Esso introduce il lattante nell'esperienza di una vita caratterizzata dalle cadenze successive di un equilibrio mai definitivo e sempre rinnovato. Grazie a ciò, il bambino percepisce il suo organismo e il suo mondo come accordati l'uno all'altro, tanto a livello fisico quanto a livello psichico.
Questa esperienza si ripete giorno dopo giorno in mille circostanze. Ben presto il Piccolo Professore ne trae la conclusione che è capace di affrontare le situazioni che incontra. Da questo momento, il dato sperimentale si trasforma in convinzione esistenziale. Questa convinzione è certo ancora vacillante. Talvolta soggiace all'illusione di una onnipotenza, perché il bambino non ha fatto ancora l'esperienza di certi limiti: tal'altra alla disillusione di una debolezza estrema, perché si scontra inaspettatamente con i propri limiti. Sarà compito dell'Adulto correggere gli eccessi delle illusioni e delle disillusioni.
Associandosi al Piccolo Professore, l'Adulto corregge le sue percezioni, senza spegnere la sua curiosità, il suo gusto dell'avventura e la sua creatività. Allora il bambino, diventato adolescente, potrà dirsi OK senza abbandonarsi all'esaltazione dell'euforia o all'abbattimento della disperazione. La convinzione esperienziale è diventata cosciente e stabilisce una solida fiducia. D'ora in poi il giovane adulto può dirsi OK perché si riconosce OK
.
A mano a mano che questa fiducia si stabilizza, costituisce la base per una estrapolazione.
Progressivamente il bambino si rende conto, da una parte, che gli altri sono distinti e diversi da lui e, dall'altra, che dispongono di risorse simili alle sue. Di esperienza in esperienza, approfondisce le differenze e assimila le somiglianze. Potrà allora affermare che egli è OK e che l'altro è OK. accettando la propria identità e rispettando l'identità differente dell'altro.
Le posizioni di vita non - OK, le transazioni che ne derivano e i giochi che vi si articolano, all'interno di un copione tragico o melodrammatico, non sfuggono all'analista transazionale. Senza, tuttavia, che ciò lo induca a rimettere in discussione che ogni essere vivente è fondamentalmente OK. Quali siano i contrattempi, i rovesci e le prove attraversate, se l'è cavata salvaguardando l'essenziale: la sua vita! Ciò equivale a dire che una tale persona dispone di tutte le strutture essenziali per affrontare la vita, dal momento che è sopravvissuta di fatto. Anche se tali strutture sono anchilosate o paralizzate, ogni essere umano che dispone di un organismo fisico, intatto è in grado di disincagliarle e di riutilizzarle. L'uomo, nato OK, resta OK in potenza. Forte di una tale convinzione, l'analista transazionale invita il suo cliente a mettere questa convinzione alla prova. La messa in opera efficace di questa convinzione porta alla "guarigione". Il risultato di un trattamento transazionale non è altro che il ristabilimento dell'essere OK. Il cliente recupera la sua salute psichica. Improvvisamente è in grado di riconoscere coscientemente: lo sono OK, tu sei OK; ovvero, in altre parole, io sono di nuovo capace di affrontare i problemi della mia vita, così come lo sono i miei simili.
L'essere OK, non è dunque frutto di un ottimismo ingenuo o di un edonismo ingannevole. Non nega affatto che la tristezza, la paura e la collera sono sentimenti sani, qualora si inseriscano nelle situazioni reali in modo appropriato. Non nega neppure i contrattempi, gli inganni, le prove o le lotte della vita. Non pretende che il buon cuore o la buona volontà bastino a rendere gli uomini felici. E neppure aderisce al mito del "buon selvaggio". Si basa su una percezione realista che vede chiaro nelle capacità e nei limiti dell'essere umano. Ne verifica il fondamento mediante un pragmatismo che si basa sull'efficacia dei risultati ottenuti.
L'essere OK, quale lo abbiamo appena descritto, chiarisce diversi aspetti di base dell'Analisi Transazionale. Li esamineremo l'uno dopo l'altro.
La responsabilità personale è la capacità dell'uomo di percepire e riconoscere i suoi atti come propri e di distinguerne le cause e le occasioni, così come le loro conseguenze e i loro effetti. Solo a partire da un tale discernimento si può chiarire la questione di un'eventuale colpevolezza. Finché un tale discernimento non è stato operato, la colpevolezza rischia di essere fuori posto, morbosa o patologica.
In realtà, a partire dal momento in cui qualcuno assume la propria responsabilità, appare chiaramente che il suo funzionamento intra - psichico dipende anzitutto da lui stesso. Le idee che si fa, quelle che accetta e quelle che rigetta, sono le sue. Le convinzioni che coltiva, abbracciandole o combattendole, sono le sue. E i comportamenti che ne derivano o che servono a mascherarle, sono i suoi. Una tale concezione della responsabilità permette all'analista transazionale di situarsi egli stesso come uomo e a non attribuire agli altri, alle circostanze o al caso ciò che dipende da lui. L'invita anche a confrontare i tentativi di abdicazione o di alienazione di coloro che fanno ricorso al suo aiuto. Confronti di questo tipo sono validi solo se favoriscono una presa di coscienza. Altrimenti, il confronto sarà percepito dal cliente come una condanna dei suoi atti o come un rifiuto della sua persona.
L'Analisi Transazionale si presenta come un approccio decisionale. Il comportamento attuale, sotteso dalle strutturazioni intrapsichiche di idee e sentimenti, è il frutto di decisioni (o di conclusioni) personali. E' possibile che queste siano state prese prima del risveglio dell'Adulto o al di fuori della sua partecipazione. Non per questo, però, sono meno sue. E non basta sostituire altri comportamenti mediante decisioni alle quali partecipa l'Adulto perché esse perdano il loro impatto debilitante.
L'Analisi Transazionale non suppone tuttavia che queste vecchie decisioni siano solo malsane. Parte piuttosto dall'ipotesi che al momento della loro elaborazione tali decisioni si presentino come soluzioni "ottimali". In rapporto agli inconvenienti reali, presentano un vantaggio capitale agli occhi dell'interessato: la possibilità di sopravvivere, fosse anche a prezzo di un'amputazione.
Il carattere decisionale dell'Analisi Transazionale non genera dunque il volontarismo. Essa invita a ritrovare le vecchie decisioni per farne l'inventario. Si tratta, da una parte, di discernere l'appropriatezza della decisione e dei suoi elementi validi, e di scoprire, dall'altra, i limiti arbitrari e nocivi ai quali la decisione ha dato luogo.
L'aspetto decisionale dell'Analisi Transazionale illumina, a sua volta, la libertà che riconosce in ogni essere umano. Ciò che ha deciso, è in grado di rideciderlo. La sua libertà non è arbitraria: è situata. Essa si manifesta nella pratica del proprio funzionamento ed è finalizzata alla propria felicità. Non è un diritto o un principio: è accettata come un dato di cui può tener conto, pur conservando la possibilità di mutilarla o di alienarla.
Nella pratica degli analisti transazionali gli aspetti di base si traducono in modo eminentemente concreto nel dispositivo contrattuale. La decisione di introdurre un cambiamento spetta al cliente, allo stesso modo dell'obiettivo che si prestabilisce. Il terapeuta o il formatore vi si associano con cognizione di causa. Verificano con cura se questo obiettivo è
positivo, realista e moralmente accettabile. Altrimenti rifiutano di coinvolgersi. Se accettano l'obiettivo proposto, spetta a loro fissare le regole del lavoro e la scelta dei mezzi, assicurandosi che il cliente li comprenda e li sottoscriva. Un tale contratto avvia una relazione OK/OK. nella quale i partners sono in una posizione di uguaglianza nello stabilire le loro rispettive competenze. E' una relazione che comprende, da una parte come dall'altra, l'apertura, la franchezza e la sincerità.
L'insieme di questi punti di vista sulla condizione umana non costituisce una "filosofia" nel senso rigoroso del termine. Si tratta di un certo numero di prese di posizione consapevoli e deliberate, la cui coerenza si dimostra nella pratica e la cui fondatezza è
messa in risalto dai risultati ottenuti: gli obiettivi che il cliente si è prefissati sono raggiunti. La "filosofia" dell'Analisi Transazionale si interessa, giustamente, alla situazione che le è propria. Considera l'uomo quale si presenta agli analisti transazionali: un essere umano che è vissuto durante degli anni - spesso è di età adulta - e che ha degli anni di vita davanti a sé. L'Analisi Transazionale in quanto tale non ha dedicato la sua attenzione alle situazioni - limite che interpellano la filosofia in senso stretto e che costituiscono le sfide che essa accetta: l'al-di-qua e l'aldilà della vita terrena personale. L'emergenza della vita e la sua estinzione, che stringono la condizione umana in una morsa inesorabile, non sono tematizzate dall'Analisi Transazionale. Se tali questioni affiorano all'orizzonte, sono accurata-mente allontanate. Sono considerate, tutt'al più, come dati di fatto. Gli interrogativi che comportano sono relegati al di fuori del campo della relazione.
Le prese di posizione alle quali l'analista transazionale aderisce si rifletteranno in ciò che egli è
e in ciò che fa. Egli mostra al suo cliente come gestisce il suo mondo interiore e le relazioni che stabilisce col suo mondo esteriore. Lo invita a vedere come si pone di fronte al mondo a partire dalla sua propria storia. Con ciò l'invita a modellarsi a sua volta, ponendosi di fronte al mondo a partire dalla propria storia personale. Un tale modellamento sollecita l'adesione libera del cliente. Egli contrasta gli eventuali tentativi del terapeuta di impartirgli lezioni o di fargli la morale.
Come Woollams e Brown, ho parlato di una "filosofia" dell'Analisi Transazionale. Questa filosofia si rivela eminentemente pragmatica. E'
pragmatica nel suo punto di partenza e nelle sue verifiche. Deriva le sue ipotesi dall'osservazione - delle transazioni tra le persone. La verifica nelle relazioni stabilite dagli analisti transazionali e dai loro clienti. Constata la loro efficacia nei risultati ottenuti. Non procede mediante argomentazioni o prove volte a stabilire il loro valore universale, anche se di quando in quando una velleità "messianica" fa capolino presso l'uno o l'altro.
Questa filosofia dell'Analisi Transazionale si inscrive all'interno di una vasta corrente: la psicologia umanistica. Essa vi occupa un posto che rifiuta gli eccessi possibili e le infatuazioni incontrollate. A tal fine, essa mantiene con fermezza le caratteristiche che le sono proprie: l'essere OK, con la sua caratteristica impronta di realismo; la responsabilità del proprio funzionamento psichico: la libertà situata: il valore intrinseco dell'essere umano. Concretizza questi molteplici aspetti stabilendo un contratto di lavoro, che riconosce le competenze rispettive delle parti in presenza.
Questa filosofia inquadra e sottintende le sistematizzazioni teoriche che sono state elaborate da Berne: gli stati dell'Io, le transazioni, le strutturazioni del tempo e i copioni. così come le loro interrelazioni e articolazioni. Grazie a tale filosofia, l'Analisi Transazionale può assimilare numerosi strumenti pratici assunti da altri approcci, integrandoli in modo coerente nelle sue sistematizzazioni. Chiamata a valutarli, lo fa al livello della loro tecnicità e della loro efficacia a promuovere i cambiamenti che si propone. Evita con ciò l'eclettismo che amalgama senza unificare. E si inscrive inoltre in movimenti più ampi ai quali partecipa e dà il suo contributo.

* Volume di S. Woollams e Nt. Brown, Cittadella Editrice, Assisi, 1985.

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