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Indice di Neopsiche Anno 3 / N° 5 / Giugno 1985

 
Trascritto dalla Dott.ssa Claudia Carrato

Il retroterra culturale delle psicoterapie umanistiche
Giacomo Magrograssi


RIASSUNTO
All'interno della cultura filosofica e psicologica della prima metà del secolo l'autore ricerca ed evidenzia le principali linee di pensiero e di prassi psicoterapica che hanno portato all'inizio della seconda metà del secolo al sorgere delle psicoterapie umanistiche. Vengono delineate le caratteristiche di tali psicoterapie sino alla nascita dell'analisi transazionale.

ABSTRACT
In the philosophical culture of the first half of the century, the author identifies and points out the main schools of thought and psychotherapeutic practices which gave rise to humanistic psychotherapies in the second half of the century. An outline of these psychotherapies is givrn, up to the birth of transactional analysis.

PREMESSA
Questo articolo tratta sinteticamente di un vasto campo di interesse al confine tra la psicologia e la filosofia. Fornire un quadro, anche semplice, del movimento di pensiero e della prassi che sta alla base delle psicoterapie umanistiche e della moderna analisi transazionale integrata è un'operazione resa difficile dalle mille interconnessioni ed influenze reciproche fra i vari apporti culturali.
Sto facendo questo lavoro in un contesto più ampio che mi aiuti a cogliere la definizione e la posizione attuale dell'analisi transazionale integrata all'interno delle psicoterapie umanistiche. L'articolo è una prima stesura col più limitato obiettivo di trattare del retroterra culturale delle psicoterapie umanistiche e di come questo si manifesti e prenda corpo.
Ho sempre tenuto presente l'impegno per la chiarezza e la semplicità: a questo scopo mi sono aiutato con uno schema grafico che certamente ha il vantaggio di evidenziare alcune delle interconnessioni fondamentali, ma pure ha il limite di semplificare a pochi poli e a pochi nomi una varietà culturale che per fortuna è molto più complessa e ricca del modello con cui la rappresento.

TRE SCUOLE:
Tre sono le principali correnti di pensiero psico-filosofico alle quali è importante far riferimento storico per ogni discorso sulle moderne psicoterapie umanistiche: la psicoanalisi, la psicologia della forma e la fenomenologia - esistenzialismo.

LA PSICOANALISI

Più che della psicoanalisi storica la cui conoscenza do per scontata vorrei parlare di alcune evoluzioni - differenziazioni dal filone della psi-coanalisi ortodossa.

  1. Psicoanalisi in gruppo e psicoanalisi di gruppo

lI praticare la psicoanalisi nell'ambito del gruppo (1) ha comportato presto dei grossi problemi in relazione alla gestione tecnica del transfert. Agli inizi i tentativi di analisi gruppale mutuavano le loro tecniche dall'analisi individuale e innanzitutto quella dell'interpretazione all'interno del transfert con ciascuno dei partecipanti. Si attuava a così una psicoanalisi in gruppo nella quale il terapeuta sceglieva di privilegiare i transfert indirizzati verso la sua persona svalorizzando contemporaneamente i transfert laterali. Il gruppo tendeva a concentrarsi sempre più sul terapeuta, l'intervento incrociato delle persone veniva sentito come disturbante ed il clima complessivo del gruppo faticava ad evolversi verso un rapporto di comunicazione autonomo e maturo.
Dall'immediato dopoguerra (2) venne sempre più data importanza ad una interpretazione del gruppo in quanto totalità partendo dal presupposto che "esistono sempre corrispondenze e taciti compromessi di subordinazione tra le diverse manifestazioni, sebbene siano apparentemente incoerenti e sconclusionate. Non perché sia stato così predeterminato, ma perché ciò costituisce il risultato automatico ed inevitabile, determinato e diretto dalle leggi della Gestalt, che si verifica quando diverse individualità si riuniscono per integrarsi in un gruppo terapeutico" (Ayestaran, 983). La terapia diviene quindi psicoanalisi
di gruppo ed il terapeuta anziché ostacolare favorisce il rapporto transferale multiplo.

  1. Psicologia dell'Io e Scuola culturalista.

La seconda topica freudiana mette l'accento soprattutto sulle istanze psichiche e sui meccanismi dì difesa relegando alquanto in ombra il problema dell'inconscio e delle pulsioni istintuali (Ravasini, 1983, pag. 5). Almeno due sono le scuole nordamericane del dopoguerra che utilizzano questa impostazione e la sviluppano in filoni dotati di una loro precisa individualità di ricerca: la Scuola dell'lo e la Scuola culturalista.
La scuola della psicologia dell'Io nasce con H. Hartman (1939) sulla problematica dell'adattamento dell'Io alla realtà esterna e teorizza una parte di Io autonomo, indipendente dall'Es e dal Super-Io e che agisce in relazione alle esigenze della realtà. La tecnica psicoterapica di questa Scuola è per ciò particolarmente attenta al funzionamento dell'Io del paziente, al modo in cui questi vive la sua vita concreta, all'adeguatezza dei meccanismi di difesa. L'attenzione dell'analista si volge sempre più dal profondo dell'inconscio a quella membrana fra mondo interno e mondo esterno che è l'Io.
Sempre nell'ambito della psicologia dell'Io è il caso di ricordare (indipendentemente dalla scuola hartmanniana) l'importante contributo di P. Federn (1932) nell'elaborazione dei concetti fenomenologici dell'Io (di impostazione quindi introspettiva) e la tesi per cui l'Io degli psicotici è un Io debole che può e deve essere rinforzato nel trattamento psicoanalitico (3).
La scuola culturalista (Fromm, Horney, Sullivan) privilegia l'apertura alle scienze sociali e all'influenza dell'ambiente nella psicologia individuale; da qui il taglio descrittivo, socioculturale e interpersonale sia della teoria che della prassi clinica. L'attenzione dell'analista si volge a come la persona interagisce col suo ambiente, come ne assorbe o ne rifiuta gli assunti e a ciò che fa per adattarsi o per opporsi.

LA PSICOLOGIA DELLA GESTALT
Questo complesso movimento teorico-sperimentale si colloca storicamente anch'esso, come la psicoanalisi freudiana, nella prima metà di questo secolo. Viene considerato suo atto di nascita un noto esperimento di M. Wertheimer nel 1911 sul movimento apparente.
In polemica con gli psicologi associazionisti (che concepivano il processo percettivo come una semplice opera di sommazione degli stimoli e vedevano il lavoro dello psicologo soprattutto come analisi del percepito) la concezione fondamentale della psicologia della Gestalt è che nella nostra percezione del mondo noi non cogliamo delle semplici somme di stimoli, che si uniscono a dare gli oggetti, ma percepiamo delle Forme che sono qualcosa di più è di diverso della somma degli stimoli che le compongono. La Forma è un "complesso" originario costituito dai rapporti degli elementi tra di loro. Un processo di analisi, anziché di visione globale, non otterrebbe che la distruzione della Forma, suo stesso oggetto d'indagine, Una critica dunque ad un metodo di conoscenza tipico delle scienze fisiche e ad una concezione dell'uomo di tipo positivistico.
Oltre che ai problemi della percezione ed alla enunciazione di alcune leggi che descrivono il modo di organizzarsi in Forme degli stimoli, gli psicologi della Gestalt hanno fornito un loro importante contributo in tutti i settori della psicologia e in special modo nel campo dell'apprendimento e del pensiero intuitivo.
K
. Lewin contribuisce alla Scuola della Gestalt con apporti nuovi ed originali e focalizza fra l'altro il suo interesse sugli aspetti sociali della personalità, sulla psicologia sociale e dei gruppi. All'interno di questi suoi campi di ricerca fa confluire il preesistente contributo gestaltico di un atteggiamento fenomenologico nella considerazione della realtà e nell'affermazione dell'esigenza di uno studio dell'uomo che sia posto il più possibile in rapporto con la situazione concreta (e quindi anche sociale) considerandolo anzi una funzione di quest'ultima. Con Lewin trova la piena applicazione nel campo psicologico sociale la tesi gestaltica secondo la quale non è lecito studiare i processi psichici isolandoli da quegli altri processi e fenomeni che li accompagnano e ne definiscono così il contesto; poiché è proprio questo insieme di processi diversi interconnessi che concorre in varia misura a determinare il carattere di ciascuno degli elementi costituenti.

LA FENOMENOLOGIA E L'ESISTENZIALISMO E L'ANTROPOANALISI

Mentre il movimento psicoanalitico sorgeva e andava evolvendosi e la Scuola gestaltica si affermava secondo le linee sopra tratteggiate, in un altro campo, quello filosofico, stavano nascendo e consolidandosi nuovi orientamenti di pensiero estremamente fertili per le loro conseguenze nella psicoterapia.

Fenomenologia ed Esistenzialismo
Husserl (1859-1938) il fondatore della fenomenologia è coetaneo di Freud (l856-l939). La critica filosofica husserliana è volta soprattutto a contrastare i tentativi positivistici del tardo ottocento di ridurre le funzioni logico-psicologiche dell'uomo a strutture di tipo fisico-naturale. Da un punto di vista positivistico sarebbe infatti scienza rigorosa solo quella i cui dati siano quantificabili secondo gli strumenti della fisica e della matematica.
Per Husserl questo è "render cosa" la coscienza e contemporaneamente trascurare o non vedere i più importanti problemi della conoscenza tra i quali il quesito fondamentale di come nascano in noi quegli schemi generali, quelle concettualizzazioni, solo all'interno delle quali noi diamo un senso ai fenomeni particolari.
M. Heidegger parte dal lavoro di Husserl per approfondire ulteriormente le tesi della fenomenologia, e la sua posizione all'interno della nuova scuola esistenzialista diviene di critica non più solo del positivismo ma anche di alcuni aspetti "idealistici" della fenomenologia husserliana. Egli propone nella sua ricerca filosofica 11927) una modalità di conoscenza nella quale la ragione è molto meno enfatizzata che in Husserl mentre viene invece sottolineato l'"esserci" o l'"essere nel mondo": così facendo istituisce un rapporto esistenziale tra due realtà concrete: un soggetto e un mondo, un mondo che è fatto di cose e di uomini. L'uomo quindi anziché considerare i fenomeni oggettivi qualcosa di contrapposto a sé li complica in sé. Dirà più tardi Sartre che l'essere umano è le cose che ha, il modo in cui le tocca, le tratta. ecc.
Oltre a questo importante allargamento del concetto di "uomo" e di "essere nel mondo" altri contributi dell'esistenzialismo sono: l'enfatizzazione della responsabilità personale nell'esistere, la progettualità della vita all'interno della scansione temporale (Lupo-Magrograssi 1984. p. 24) e la riflessione sull'autenticità e l'inautenticità dell'esistenza.

Antropoanalisi
Sia la fenomenologia che l'esistenzialismo in quanto scuole filosofiche non si sono mai poste alcun problema di tipo psicologico-applicativo ne tanto meno psicoterapico.
Una applicazione a partire dai loro costrutti teorici interessa però alcuni psichiatri: prima Jaspers e poi Binswanger cercheranno di applicare i nuovi orientamenti filosofici alla comprensione e al trattamento degli stati psicopatologici.
Binswanger in particolare è critico sia nei confronti delle scienze del comportamento che delle teorie psicoanalitiche sull'
homo natura: le ritiene entrambe inadeguate al fine di comprendere e di risolvere i problemi umani in quanto frammentano la personalità in parti mentre l'uomo può essere compreso solo nella totalità della sua esperienza (per questo aspetto critico Binswanger si avvicina al gestaltisti).
Nel la prospettiva binswangeriana dell
'antropoanalisi il terapeuta più che un tecnico in senso stretto è un facilitatore nel rapporto di terapia. Da questo la grande importanza che i terapisti esistenziali attribuiscono alle qualità personali del terapeuta.
L'analisi binswangeriana si avvale di alcuni strumenti tecnici (non della teoria e della concezione) psicoanalitici. Binswanger ritiene inoltre che una terapia esaustiva, oltre a comportare l'abbandono dell'eccesso di difese o delle soluzioni inadeguate in una presa di coscienza man mano più profonda (fase psicoanalitica della terapia), debba anche aiutare le persone a riconoscere come i limiti della propria costituzione fisiologica e la realtà del proprio ambiente relazionale siano stati sì elementi influenti nella strutturazione della problematica attuale, ma anche come grandissima importanza abbia l'utilizzazione che di tali limiti il paziente stesso ha fatto per abdicare alla propria
responsabilità personale nella vita.
Altri aspetti caratteristici del lavoro antropoanalitico sono:

ULTERIORI CONTRIBUTI
Vi sono poi alcuni contributi ulteriori nel pensiero psicologico e nella pratica clinica che mi paiono molto importanti nella formazione delle psicoterapie umanistiche; con l'esclusione di Moreno tutti gli altri autori che cito hanno avuto una formazione psicoanalitica, e la psicoanalisi è stata per essi un importante punto di riferimento (4).

Lo psicodramma
J.L. Moreno (1946) è l'ideatore, negli anni venti, della tecnica psicodrammatica. Nello psicodramma le persone sono invitate ad agire le loro problematiche nel gruppo giocando in un ruolo rappresentativo - drammatico con gli altri partecipanti quelle parti o espressioni di sé che sono in rapporto coi loro problemi.
Nello psicodramma moreniano si rappresenta la vita, il protagonista deve partecipare attivamente, sulla scena terapeutica, nello strutturare le percezioni della sua realtà.
L'obiettivo della terapia è una catarsi emozionale ed una soluzione dei conflitti attraverso la partecipazione, l'esame attivo dei problemi, la sperimentazione piuttosto che la discussione o il giudizio.

La vegetoterapia carattero- analitica
W. Reich partendo da riflessioni sugli insuccessi del metodo psicoanalitico ortodosso e prendendo spunto dalla "terapia attiva" di Ferenczi andò elaborando una teoria della personalità ed una tecnica terapeutica a cui diede il nome di vegetoterapia carattero - analitica.
Reich (1928) sottolinea la relazione fra processi mentali, strutture e funzioni corporee, e sviluppa delle tecniche per lavorare attraverso metodi fisici su problemi psicologici.
Partendo dall'osservazione dei cambiamenti corporei che accompagnavano l'affiorare delle emozioni nei suoi pazienti e dall'osservazione delle loro resistenze, Reich intuì che alla corazza caratteriale psichica corrispondesse una corazza muscolare somatica espressione materiale e fisiologica delle emozioni, consistente in tensioni e contrazioni muscolari croniche. Ciò permetteva una radicale innovazione della tecnica attaccando le nevrosi dal versante somatico sia richiamando l'attenzione del paziente sui blocchi cronici sia facendoglieli sentire attraverso la manipolazione diretta.

La terapia centrata sul cliente
C. Rogers (1951) elabora una originale teoria della personalità ed una corrispondente pratica psicoterapeutica. Sono concetti chiave quelli di organismo (l'individuo totale) e di Sé (5) che possono essere in armonia ma anche trovarsi in contrapposizione.
Ogni esperienza che non è coerente con il sistema di riferimento della persona può venir percepita come una minaccia per l'organizzazione del Sé e più numerose sono le esperienze minaccianti più rigidamente si organizza la struttura del Sé per trar sollievo e sostenersi.
Il terapeuta rogersiano attua una psicoterapia a base verbale, non direttiva e permissiva. La sua principale attenzione è quella di esprimere al cliente appoggio incondizionato ed una comprensione empatica dei suoi problemi.

La psicologia olistico - dinamica
A. Maslow (1954) è uno dei pochi psicologi che anziché partire, nella sua ricerca sull'uomo, dalle espressioni patologiche, lavora avendo presente il riferimento di un uomo sano che raggiunge la pienezza delle sue potenzialità (la persona che si autorealizza). Egli ritiene che la psicologia abbia studiato a sufficienza gli sforzi dell'uomo per evitare il dolore ma troppo poco si sia concentrata sulle attività volte ad ottenere il piacere e la serenità.
Maslow propone un'immagine di uomo consapevole di avere una parte attiva nella realizzazione di sé. Postula una attiva volontà di esser sano e una gerarchia di motivazioni nella quale i bisogni puramente fisiologici si trovano alla base e la realizzazione di sé al vertice. Se qualche bisogno della base è insoddisfatto allora l'individuo è dominato da questo bisogno. Sono bisogni di livello superiore i bisogni di amore. di sicurezza, di stima, di giustizia. La realizzazione di sé nelle infinite forme in cui si può manifestare è potenzialmente accessibile a tutti gli essere umani.
Anche Maslow critica come deterministica la teoria degli istinti di Freud e propone un concetto di personalità che superi la dicotomia tra motivazioni consce e inconsce.
"Il punto di vista generale che qui propongo è olistico più che atomistico, funzionalistico più che tassonomico, dinamico più che statico, intenzionalistico più che meccanicistico" (Maslow 1954. p. 458).

DAL CROGIOLO DEL DOPOGUERRA: LE PSICOTERAPIE UMANISTICHE
Le scuole che ho sin ora descritto si sono reciprocamente influenzate ed hanno subito un'importante evoluzione nel corso del tempo.
Abbiamo visto come la scuola psicoanalitica sia andata aprendosi, almeno in certe sue correnti. all'esperienza del gruppo, alla psicologia dell'Io e all'influenza del sociale. In alcuni casi la tecnica diviene "terapia attiva" (Ferenczi). in altri il trattamento diviene focale (lavorando su uno specifico problema) e contrattuale (Balint) e in altri ancora lo psicoanalista stesso si espone sempre più come persona all'interno del rapporto terapeutico.
Nel frattempo la scuola gestaltica si evolve con Lewin verso un interesse sempre maggiore nei confronti dell'influenza sociale e della considerazione dell'atteggiamento e del comportamento umano come inscindibile dalla realtà contestuale (6).
La
scuola binswangeriana mentre risente dell'influenza di quella gestaltica e mentre applica le tecniche psicoanalitiche mette a fuoco nuovi strumenti di intervento e nuovi concetti quali quelli di responsabilità personale del paziente, di qui ed ora nell'intervento terapeutico, di comunicazione onesta e spontanea, di trasformazione progettuale e di partecipazione attiva e genuina del terapeuta (7).
Anche Rogers porta nel rapporto terapeutico il coinvolgimento personale e la comunicazione empatica ed in più sottolinea l'importanza della relazione non direttiva.
Lo psicodramma moreniano è portatore della grande innovazione di far agire fisicamente le persone piuttosto che farle parlare e di favorire in questo modo le necessarie esperienze correttive.
La vegetoterapia, e più tardi la bioenergetica loweniana, sposta il processo dell'intervento terapeutico dal significato simbolico della parola al corpo. E' sul corpo che si interviene fisicamente con tecniche opportune per sciogliere sia l'armatura muscolare che quella caratteriale.
Maslow porta infine la psicologia dell'ottimismo, della convinzione di una natura essenzialmente "buona" dell'uomo che viene ostacolata e deviata solo quando i bisogni essenziali non vengono soddisfatti. Riuscendo a restituire all'uomo la sua dignità anche psicologica e un ambiente favorevole di nuovo si evidenzierà la sua natura positiva.
Questa convergenza di pensiero e di prassi sposta l'accento dall'Essere all
'esserci nella dimensione spazio-temporale legata alla realtà del presente "l'unica realtà in cui è possibile appropriarsi emotivamente, cognitivamente, corporalmente e relazionalmente della propria esistenza e della propria storia" (Zerbetto, 1982, pag. 2).
E' difficile definire con precisione quali psicoterapie siano umanistiche e quali no. Certamente lo sono quelle che contengono al loro interno una presenza significativa degli orientamenti sopra descritti e soprattutto quel privilegiare l'essere umano nella sua interezza di manifestazione, nelle sue mete e nelle sue responsabilità di scelta che è tipico della cultura esistenziale.
Sono psicoterapie umanistiche la gestalterapia, il movimento dei gruppi d'incontro, la psicosintesi. L'analisi transazionale e sicuramente alcune altre delle quali non faccio qui cenno.

La gestalterapia
Caposcuola è F. Perls (1951). Si tratta di una forma di terapia orientata alla costruzione della consapevolezza del paziente nel qui e ora. Obiettivo è la reintegrazione delle parti scisse, il raggiungimento dell'interezza della persona, della piena consapevolezza e spontaneità nei confronti degli stimoli ambientali e della completa assimilazione dell'esperienza.

Il movimento dei gruppi d'incontro
E' legato al nome di W. Schutz (1967) e dell'Esalen Institute. Schutz poté avvalersi degli autorevoli contributi di E. Perls e di C. Rogers. Per Schutz l'uomo non è che un'entità unificata con molte facce: fisiche, psicologiche, spirituali; esso funziona al suo meglio e prova i sentimenti migliori quando queste "manifestazioni della stessa essenza" sono integrate. L'integrazione deve essere accompagnata e realizzata nell'autoconsapevolezza. Tecniche di consapevolezza e integrazione sono il rapporto diretto fra le persone: aperto, intenso, onesto. Vengono utilizzati anche strumenti non verbali come massaggi, danza, esercizi fisici, giochi, drammatizzazioni di sogni o fantasie. ecc.

La psicosintesi
Per Assagioli "l'armonizzazione e integrazione in un unico insieme funzionale di tutte le qualità e funzioni dell'individuo dev'essere ricercata e attivamente favorita come scopo centrale della psicosintesi. Tale armonizzazione ed integrazione consente e insieme richiede l'utilizzazione ed espressione costruttiva di tutte le pulsioni ed energie liberate e attivate della personalità" (Harper, 1975, pag. 172).
Le tecniche di lavoro sono delle più varie, prevalentemente attive, volte al risveglio delle potenzialità latenti e della ricostruzione cosciente e progettuale (contrattuale) della personalità. Il ruolo del terapista varia da un massimo di attività nei momenti iniziali (quando si pone come modello) ad un farsi da parte a terapia progredita quando finalmente trova espressione il sé autentico del paziente.

L'analisi transazonale
Gli elementi che fanno dell'analisi transazionale una psicoterapia umanistica sono numerosi. Vediamone i principali.
Nasce con E. Berne (1961) come teoria sulle dinamiche intrapsichiche e interpersonali e come sistema di psicoterapia. La iniziale concezione berniana mutua il concetto di Io e di una sua articolazione da quello di Federn e di Weiss. Privilegia da subito il concetto di
OKness e di accettazione in toto del paziente (non delle sue manifestazioni patologiche); in seguito il modello di rapporto OK-OK fra i componenti del gruppo diverrà una delle sue matrici esistenziali. Ha una concezione ottimistica sulle capacità intrinseche della persona ad agire per la propria guarigione. E' una psicoterapia che tiene, nel suo aspetto sociale (transazionale), in molto conto la rete di relazione e l'ambiente senza trascurare l'aspetto della responsabilità personale del paziente nel disagio psichico. E' molto curato l'aspetto linguistico e la comunicazione tende ad essere diretta ed essenziale.
Da un punto di vista tecnico l'analisi transazionale dei primordi era un lavoro verbale in gruppo, che privilegiava soprattutto l'analisi degli stati dell'Io, delle transazioni, dei giochi e del copione. In
analisi transazionale e psicoterapia Berne (1961, pag. 208-209) adombra appena la possibilità di una "analisi regressiva".
Lo sviluppo dell'analisi transazionale e l'assimilazione della teoria e di tecniche di altre psicoterapie umanistiche venne dopo e venne impetuosamente ad opera di Berne stesso ma soprattutto dei suoi allievi. Così vi furono apporti provenienti da Esalen, vi fu l'ingresso ufficiale della gestalterapia e delle sue tecniche, vi fu l'introduzione della meta e del contratto di terapia. e ancora l'adozione delle tecniche corporee e di quelle di fantasia guidata.
Da un'analisi berniana prevalentemente cognitiva l'analisi transazionale si evolve quindi, nelle sue varie ramificazioni, verso quella considerazione di tutte le manifestazioni umane (cognitive, emotive, comportamentali, relazionali, corporee) in un sistema integrato che è tipico delle psicoterapie umanistiche.


NOTE

  1. L'inizio della psicoterapia analitica gruppale viene di solito attribuita a T. Burrow a datare dalla seconda metà degli anni "20.
  2. A partire da Bion e da Foulkes.
  3. E. Berne è stato in analisi didattica con Federn dal 1941. E a lui e al suo allievo E. Weiss che Berne (1957) è debitore dei primi concetti di stato dell'Io.
  4. Solo di recente con i Lemoine lo psicodramma si è integrato con la psicoanalisi soprattutto lacaniana.
  5. lI Sé è una porzione del campo fenomenico (la totalità dell'esperienza) e consiste in un insieme di percezioni coscienti e valori dell'Io; si sviluppa per mezzo dell'interazione fra organismo e ambiente; può introiettare i valori di altri individui anche percependoli in maniera alterata.
  6. Teorie e tecniche elaborate da Lewin vengono sviluppate dalla sua scuola ed utilizzate nei National Training Laboratories. E' nei NTL che viene messo a punto nell'immediato dopoguerra lo strumento del T-group. Sul versante della crescita personale (piuttosto che dell'efficienza organizzativa) l'esperienza dei NTL viene ripresa nell'Esalen Institute.
  7. Attuale esponente di rilievo della Scuola antropoanalitica è R. May (1969).
  8. Nati per vincere (James e Jongeward, 1971) porta per sottotitolo: "Analisi transazionale con esercizi di gestalt".

BIBLIOGRAFIA

  1. Ayestaran, E.S. (1980) trad. il. Psicoterapia esistenziale di gruppo, Cittadella, Assisi, 1983.
  2. Berne, E. Ego States in Psychoterapy, Am. Jour. Psychoth.. N. 11. pp. 293-309, 1957.
  3. Berne, E. (1961) trad. it. Analisi Transaionale e psicoterapia. Astrolabio, Roma, 1971.
  4. Binswanger, L. (1955) trad. it. Per un'antropologia fenomenologica gira, Feltrinelli, Milano, 1970.
  5. Binswanger. L. (1968) trad. it. Essere nel mondo, Astrolabio, Roma, 973.
  6. Cargnello, D. Alterità e alienità, Feltrinelli, Milano, 1977.
  7. De Mari, P.B. (1972) trad. it. Prospettive di psicoterapia di gruppo: una base teorica, Astrolabio, Roma, 1973.
  8. Federn, P. "The Ego feeling in dreams", in: Psychoanal. Quart., N. 1, pp. 511-542,1932.
  9. Harper. R. 11975) trad. It. Le nuove psicoterapie, La Nuova Italia. Firenze, 1981.
  10. Hartmann. H. (1939) trad. it. Psicologia dell'Io e problema dell'adattamento, Boringhieri, Torino,1966.
  11. Hartamann. H. (1964) trad. it. Saggi sulla psicologia dell'Io, Boringhieri, Torino, 1976.
  12. Heidegger. M. (1927), trad. it. Essere e tempo, U.T.E.T., Torino, 1969.
  13. Husserl, E. (1912) trad. it. Filosofia come scienza rigorosa, Paravia, Torino, 1958.
  14. Jaspers. K. 11913) trad. it. Psicopatologia generale.
  15. Maslow, A. (1954) trad. it. Motivazione e personalità, Armando. Roma, 1973.
  16. May, R. (1969) trad. it. L'amore e la volontà. Astrotabio, Roma, 1971.
  17. Moreno, J. (1913) trad. it. Psicoterapia di gruppo e psicodramma. Il Pensiero Scientifico, 1964.
  18. Perls, F. (1951), trad. it. Teoria e pratica della terapia della Gestalt. Astrolabio. Roma, 1971.
  19. Ravasini, C. "Le frontiere delta psicoanalisi", in: Neopsiche, 1, 1. pp. 4-8, 1983.
  20. Reich, W. (1928) trad. it. Analisi del carattere, Sugar, Milano. 1973.
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  23. Schutz, W. (1967) trad. it. La gioia, Bompiani, Milano, 1969.
  24. Zerbetto, R. "Psicologia umanistica" in: Psicoterapia umanistica. IV, N. 10, pp. 1-2, 1982.

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