ITINERARIO 1: "Il centro abitato"

Piazza S.Maria (Chiesa Madre) - Porta "del tubolo" - Via Ancella (pal.Maruca) - Sopportici di vico Timpone e via Roma - Corso V.Emanuele - Vico I e Il Orti (pal.Giannuzzi e lacucci) - Largo S.Giuliano (Chiesa e pal.Civitelli) - Piazza Plebiscito (pal.CyboGiannuzzi e Viola) - Vico Piazza e Vico "Praca" - Via S.Cosmo (casa Voci) - Corso L.De Seta (pal.Longo) - Piazza S.Cosmo (Chiesa) - Largo 5. Francesco (Cappella) - Piazza Municipio - Corso Umberto (pal.Di Malta) - Via Castello (pal.De Dominicis) - Monumento ai Caduti

 

 

Una premessa: il "centro storico" di Ajello ha un fascino che può cogliersi compiutamente solo esaminandolo con calma, con cura, assaporandolo lentamente, gustandolo, se possibile più volte, sino a calarsi in quella che è un'atmosfera stilisticamente coerente in maniera eccezionale.

Le "antichità" non sono solo il castello o la chiesa di S.Maria Maggiore o il palazzo Cybo-Malaspina: sono il grande numero di palazzi nobiliari, sono i sopportici medievali, i balconi barocchi, i triplici ordini di tegole, le decorazioni in pietra, le teste e le maschere "grottesche" che infiorano gli edifici, il tutto con una unità stilistica collocabile soprattutto al 1500, il secolo della rinascita calabrese. Le analogie, a volte stupefacenti, evidenziano l'esistenza di "maestri", probabilmente locali, non potendosi certo ipotizzare una committenza unica o un disegno generale, in un'epoca di gelose rivalità patrizie.

Il primo edificio storico che s'incontra salendo dal mare sulla S.S. n.108 "Silana di Cariati" - che nell'abitato diviene Corso De Seta - è la Chiesa di S.Maria Maggiore, o Matrice in piazza S.Maria. Certamente preesistente, essa presenta oggi un portale rinascimentale, opera di maestranze calabresi, in tufo con stipiti, architrave sormontato da lunetta, sotto cui si legge la data "A.D. MCCCCLXXXXIII - IX INDICIONE" (1493), ed un campanile a torre quadrata, con monofore a sesto acuto, del 1500. All'interno, vi è un bell'altare maggiore di stile barocco, in marmi policromi, con balaustra coeva, ritenuto (Frangipane) di bottega napoletana del 1700 e proveniente dalla distrutta Chiesa di S. Chiara. Sull'arco, a tutto tondo, dell'abside, appare la data 1675, riferentesi ad uno dei numerosi rifacimenti, spesso conseguenti a danni apportati dai terremoti. Notevole è la cappella di sinistra, con cupola e decorazioni barocche, purtroppo in via di grave e progressivo deterioramento. Intitolata al SS. Sacramento, essa è stata nei secoli appannaggio della famiglia Giannuzzi, i cui esponenti vi trovarono sepoltura (Ercole nel 1660, Gaetano nel 1756). La congregazione del SS.Sacramento possiede un "Ostensorio" d'argento, dovuto ad argentieri napoletani del 1700: è in due pezzi, con un'altezza complessiva di cm.85, con piede a volute di stile Luigi XVI e raggiera, sostenuta da angeli, con ricco sviluppo di foglie serafini, il tutto lavorato a getto ed a cesello.

A destra, cappella del patrono S. Geniale, le cui reliquie furono ivi traslate nel 1667, per volere del cardinale Cybo.

Immediatamente sotto la Chiesa Matrice, un'antica stradina conduce al luogo ove sorgeva la Porta del Tubolo, scomparsa non molti decenni or sono: più giù resta ancora traccia del selciato originario. lì nome deriverebbe per alcuni, e più credibilmente, da tubo poiché nella zona v'era un'antica fontana, tuttora esistente anche se in forme attuali, per altri dall'antico torrente TuiboIo (cioè Torbido).

Salendo sul corso De Seta, a pochi metri a sinistra è via Aricella, dalla quale, passando sotto il corso, si imbocca l'altra stradina verso il luogo dov'era la Porta S.Giovanni , anch'essa purtroppo scomparsa, col suo selciato, pochi anni fa. Assieme alla Porta dei Pignatari (con evidente riferimento a manufatti in argilla fabbricati nel quartiere) ed alla grande Porta Soprana (sita tra la fine della roccia del Castello e l'altra roccia, del "Pizzone", ove oggi è il Monumento ai Caduti) era uno dei quattro ingressi alla città. Su via Aricella, con le spalle al corso De Seta, si trova il bel Palazzo dei Belmonte ,una delle Otto famiglie nobili di Ajello, originaria di Castelfranco e poi aggregata al "Seggio degli Onorati" di Cosenza nel 1500.

L'edificio ha subito diversi interventi anche in epoca recente, e conserva ai due angoli sulla via, gli emblemi dei primi proprietari della famiglia nobile Maruca: uno di essi reca i simboli della dignità del Vescovo Giuseppe. All'interno, con ingresso sulla via, notevole scala ed archi in tufo, datati 1581; l'epigrafe sotto lo stemma a ponente è dovuta a Giovanni Paolo Maruca, deceduto nel 1599, il che comprova la datazione. lì palazzo contiene numerosi elementi architettonici, tra cui una lastra tombale in marmo, provenienti dall'originario Palazzo Belmonte, situato accanto a quello dei De Dominicis e distrutto dal terremoto del 1905.

A sinistra del Palazzo Maruca si scende per il sopportico di Vico "Timpone" (collinetta) ,pittoresca struttura cinquesei-centesca così come l'intersecante Vico "Praca" (piazza), e si giunge a via Roma, con un interessante palazzo d'angolo (prop.Aloisio) con balconcino del '700. Più su, a sinistra dell'altro bel sopportico della "Praca" , sul corso V.Emanuele n.28, altro palazzo (prop.Naccarato) con fine portoncino e finestra tamponata, con stipiti a rilievo, del '600, ed altro edificio coevo, ancora un po' avanti, sulla destra.

Di fronte il vico Orti con portone ed elegante balconcino con pietra e balaustra barocca, del 1600 (prop.Mario Giannuzzi)ed il Vico I Orti con edificio, rimodemato, con stemmi e, nella parte sottostante, portoncino in pietra, ricosticostruito (prop. Iacucci).

Si è giunti, al Largo S.Giuljano, ove è l'omonima parrocchiale. Oggi in cattive condizioni, presenta abside medievale in tufi (1400) e coeve pilette in pietra. Notevole la del Carnine, per l'arcata in tufo decorata a grottesche, in maniera molto simile alla Chiesa di S.Maria delle Grazie

Si da potersi i presumere l'univoca committenza Cybo, e tre affreschi di Raffaele Aloisio (1800), sfortunatamente in degrado per l'umidità. Anche bisognosi di restauri appaiono il paliotto d'altare intagliato in legno, decorato a rilievo e dorato (1700), già nella cappella di sinistra, e l'organo (Domenico Roppi, 1828, per la Congregazione del SS. Rosario). Anticamente la Chiesa, dalle proporzioni diverse, comprendeva anche la Cappella dell'immacolata. Di fronte alla scalinata della Chiesa, il Palazzo Civitelli [Il], con portone stemmato e stipiti in tufo con decorazioni seicentesche.

Salendo ancora, si è poco dopo a Piazza Plebiscito, dove le scenografiche facciate dei palazzi Giannuzzi e Viola rappresentano, specie quest'ultimo, "una delle punte emergenti delle vicende architettoniche del XVI secolo" (M.P.Di Dario Guida).

Comunemente noto come Palazzo Cybo-Malaspina [12], esso reca però lo stemma dei Giannuzzi, la potente famiglia trapiantatasi in Ajello nell 400 e poi ad Amantea e Cosenza (ove pure restano numerose testimonianze architettoniche, come il palazzo in via del Seggio o l'altare di S.Domenico) e che nel 1600 acquistò il feudo di Pietramala (Cleto). E' quindi incerto se il palazzo sia stato realmente costruito dai Cybo o dai Giannuzzi, e da chi a chi sia passato. Sta di fatto che oggi è di proprietà della famiglia Viola, ad AjeIlo dal 1500, e che i Viola lo scambiarono con quello di fronte - che infatti reca il loro stemma - che ora è dei Giannuzzi.

L'elegante facciata è in travertino, divisa da alti pilastri a bozze, con finestre modanate, balconi con balaustre, il centrale con ricca trabeazione su colonne e maschera augurante, e sedile. L'androne è di stile romano, con trabeazioni, nicchie e scala decorata in pietra nell'identica figurazione del Palazzo De Dominicis (stesse maestranze), cortile con cistema. La facciata laterale ha ringhiere in ferro battuto. Nel 1600 forse includeva anche una cappella privata dei Cybo, famiglia che ebbe due pontefici, otto cardinali e decine di arcivescovi.

Di fronte, si diceva, è il Palazzo Viola [13], oggi Giannuzzi, con una bellissima balconata del '600 in ferro battuto, portale decorato in tufo e stemma marmoreo con festoni a rilievo.

I due splendidi edifici fanno notare poco l'altro Palazzo Viola a fianco di quello Cybo: sobria costruzione sei-settecentesca, ha una scala magnificamente decorata a stucchi, e con altro ricchissimo stemma dei Viola.

Purtroppo la composta eleganza della piazza è guastata da un palazzetto moderno in verde, che ha preso il posto di un altro antico, di cui si conserva un balconcino su un piccolo sopportico. Poco più giù il Vico Piazza, con interessanti finestre in tufo e portoncino, ci porta verso un angolo notevole: è il sopportico della casa Nitti [15], con scala decorata in pietra a motivi rinascimentali come la finestra al lato opposto. Da qui si è subito in Corso De Seta, attraversato il quale si sale per via 8. Cosmo. Qui, al n.18, casa Voci [16] è ornata da una bifora catalana in pietra (1400); mancante della colonnina, presenta due interessanti mensole anch'esse in pietra grigia, che probabilmente - come nella ricostruzione curata da Florindo Longo - sorreggevano una copertura. Con ingresso dal corso o dal vicolo trasversale è vicino l'ottocentesco palazzo Longo (ora Pucci), che conserva, nel giardino, numerosi reperti raccolti con amore dal dr. Longo: lo stemma di Ajello, forse proveniente da una delle porte, altri emblemi, frammenti di colonne, trabeazioni, etc. Risalendo su via S.Cosmo, si giunge alla piazza omonima, dove è la Chiesa di S.Cosmo e S.Damiano [18]. Da vedere, il portale in pietra (150~1600), stranamente sormontato da una delle tante maschere propiziatorie che decorano Ajello. Ridiscendendo, in direzione del Municipio, v'é il largo 8.Francesco con I ormai diruta omonima Chiesa: fondata nel 1718 da Nicolò Giannuzzi come da epigrafe ("NICO-LAUS GIANNUZZI FONDATOR 1718 - CHI VUOL GRATIE DEL CIEL CORRE A' FRANCESCO")

Alla parete laterale, stemma della famiglia.

Da segnalare sulla casa a fianco, bella decorazione in tufo, sicuramente proveniente da sito più antico (Castello?)

Ritornati sul corso De Seta, altra interessante casa , con bel portone con maschera sulla chiave dell'arco e balconcino in pietra, settecenteschi: sul muro è anche una testina apparentemente più antica. Salendo da corso Umberto, si trova il palazzo Di Malta 1600), dalla bella ancorché rustica lavorazione a grandi tufi, con porte a tutto tondo e portale stemmato.

Parzialmente identico alla veduta che ne diede l'Orlandi nel 1770. Caratterizzato da balconcino barocco "a pancia" in ferro battuto (l'ultimo rimasto)risale anch'esso alla fine XVI-inizi XVII secolo ed ha un gradevole androne con sviluppo di scale decorate in pietra della stessa mano del palazzo Cybo. Accanto v'era il palazzo Bel monte, distrutto dal terremoto.

L'itinerario ha quindi termine al vicino incrocio la S.S.108, dove è il Monumento ai Caduti : opera moderna, di

scarso valore artistico, è però felicemente inserita sull'angolo del "Pizzone", là dove la" porta Sopranna" consentiva l'accesso alla città.

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