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L'uso dei test proiettivi in ambito penale minorile.
Formulazione di un programma di trattamento individualizzato

di
Lucia Chiappinelli *
Maria Assunta Occulto **

* Psicologa, Isituto Penale Minorile "Casal del Marmo" - Roma
Coordinatrice Settore Psicologia Giuridica CEIPA

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** Psicologa, Amministrazione Giustizia Minorile
Coordinatrice Settore Psicologia Penitenziaria CEIPA


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Giufrrè Editore -Milano 2000
a cura di Paolo Capri

L'uso dei test proiettivi in ambito penale minorile. Formulazione di un program- ma di trattamento individua- lizzato
di Lucia Chiappinelli e 
Maria Assunta Occulto

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      L’intervento psicologico all’interno del contesto penale minorile rappresenta un ambito dalle caratteristiche molto complesse tanto per le valenze positive che esso offre a vantaggio del minore, quanto per i vincoli legati al contesto operativo specifico che, come è facile intuire, risultano condizionanti l’intervento stesso. E’ proprio per questa particolare peculiarità che appare importante sperimentare protocolli operativi adeguati e porsi a riguardo, l’interrogativo circa l’opportunità e l’utilità dell’utilizzo degli strumenti integrativi al colloquio dei quali lo psicologo potrebbe servirsi.

Premessa necessaria, prima di analizzare sotto l’aspetto metodologico l’intervento psicologico nel contesto penale minorile, ci sembra quella di esplicitare lo spazio normativo e professionale in cui lo psicologo è chiamato ad intervenire all’interno dei Servizi della Giustizia deputati alla presa in carico di minori autori di reato, al di fuori perciò delle situazioni in cui lo stesso, nominato dal giudice, interviene per effettuare perizia.
Il Decreto Legislativo 272/89 recante le norme attuative della legge 448/88 disciplinante il processo penale a carico di minorenni, prevede l’istituzione di Servizi della Giustizia (Centri di Prima Accoglienza, Uffici di Servizio Sociale, Istituti Penali e Comunità) all’interno dei quali opera personale specializzato e differenziato per competenza, educatori, assistenti sociali e psicologi, che prendono in carico il minore ultraquattordicenne autore di reato.
Lo psicologo all’interno di questi servizi si trova quindi ad intervenire con obiettivi differenziati a seconda della struttura in cui si trova ad operare e del momento penale in cui interviene ma tuttavia quello che gli viene chiesto è di offrire un contributo specifico per poter effettuare una corretta osservazione della personalità del minorenne tanto ai fini di una valutazione di imputabilità quanto per orientare la decisione del magistrato nella disposizione di misure alternative alla detenzione sia in fase cautelare che in esecuzione pena, per verificare la fattibilità di applicazione di benefici giuridici (art.28: sospensione del processo e messa alla prova) e non ultimo per poter impostare un più mirato progetto di trattamento sia all’interno che all’esterno della struttura carceraria per poi attivarsi, nello specifico, in programmi psicoterapeutici o di sostegno psicologico, di breve o lunga durata a seconda delle caratteristiche specifiche del caso.
L’art.9 della legge 448/88, pone in risalto infatti, l'accertamento della personalità del minorenne come elemento indispensabile per l’Autorità Giudiziaria nella valutazione della responsabilità dell'azione reato e dellarisposta penale più idonea da dare ad essa, contrariamente a quanto di fatto avviene per gli adulti; l'art.220 del c.p.p. infatti, sancisce il divieto di accertamenti sulla personalità al di fuori di indagini su vizio totale o parziale di mente.
Il contributo che lo psicologo può offrire in questo contesto è quindi quello di utilizzare le proprie competenze specifiche per conoscere il minore, per arrivare a definire un profilo di personalità, per evidenziare le capacità e risorse possedute dallo stesso nonché per raccoglierne i bisogni e sulla base di tutto ciò impostare e attivare un percorso di cambiamento.
Per il raggiungimento degli obiettivi sopracitati lo psicologo potrà valutare di quali strumenti servirsi e fermo restando la priorità dell’utilizzo del colloquio, in ogni caso indispensabile, potrà considerare la possibilità di utilizzare reattivi psicologici privilegiando tra questi, i tests proiettivi ed in particolare il Rorschach che per la sua peculiare complessità e completezza offre una visione a 360 gradi del funzionamento della personalità esaminata.
Sin dall’inizio è apparso chiaro, a chi nel settore ha avuto esperienza, che sebbene si riusciva a fare chiarezza sugli obiettivi e sugli strumenti da utilizzare all’interno dell’intervento psicologico, il nodo problematico emergeva nella complessa e delicata ricerca di una metodologia che fosse efficace per quel contesto e soprattutto per quei ragazzi/e che di questo intervento diventavano fruitori.
Si tenterà in questa sede di esplicitare solo alcuni spunti metodologici di base per un intervento il più possibile efficace e corretto in questo ambito sottolineando che le variabili che subentrano sono così numerose da renderne difficoltosa la previsione ed il controllo. 
Nella prassi operativa sperimentata si è così ritenuto opportuno informare il ragazzo, sin dal primo incontro, che si è lì non perché altri operatori abbiano riscontrato una qualche patologia mentale ma perché insieme si possa fare un lavoro che lo porti a conoscersi meglio e che in tutto ciò lo psicologo sarà sì valutativo ma non inquisitorio.
Sarà opportuno informarlo circa le modalità e finalità del proprio intervento e dunque sulla possibilità che si possano utilizzare tecniche diverse dal colloquio quali appunto i tests.
Questa prima fase di presentazione dell’intervento e delle tecniche che si utilizzeranno, si considera sia un aspetto da non sottovalutare poiché tale informazione apre una prima conoscenza che prepara il ragazzo a quelli che sono gli “strumenti del mestiere” dello psicologo.
Poiché con gli adolescenti lavorare attraverso metafore diventa efficace,per presentare in modo maggiormente comprensibile cosa è un test di personalità, potrebbe essere utile ad esempio, utilizzare la metafora del termometro, strumento che il medico utilizza quando ha la necessità di misurare in modo più preciso e chiaro la temperatura corporea, avendo l’accortezza di chiarire che si utilizzerà lo strumento reattivo nell’ottica di una valorizzazione delle risorse personali positive che si riscontreranno per poter andare poi a costruire, partendo dalle stesse, un progetto di trattamento mirato; inoltre, si potrebbe continuare precisando che un medico potrà risalire all’esatta temperatura ed eventualmente tutelare la persona da rischi che potrebbero danneggiare il suo stato di salute se utilizzerà correttamente il termometro e se il soggetto a cui deve effettuare tale misurazione, comprendendone l’importanza, tenendo cioè il termometro al posto giusto, si impegnerà a collaborare perché l’esito della misurazione possa essere il più corretto possibile.