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Formulazione di un programma di trattamento individualizzato di
* Psicologa, Isituto Penale Minorile
"Casal del Marmo" - Roma
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Coordinatrice Settore Psicologia Penitenziaria CEIPA |
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L’intervento psicologico all’interno del contesto penale minorile rappresenta un ambito dalle caratteristiche molto complesse tanto per le valenze positive che esso offre a vantaggio del minore, quanto per i vincoli legati al contesto operativo specifico che, come è facile intuire, risultano condizionanti l’intervento stesso. E’ proprio per questa particolare peculiarità che appare importante sperimentare protocolli operativi adeguati e porsi a riguardo, l’interrogativo circa l’opportunità e l’utilità dell’utilizzo degli strumenti integrativi al colloquio dei quali lo psicologo potrebbe servirsi. Premessa
necessaria, prima di analizzare sotto l’aspetto metodologico l’intervento
psicologico nel contesto penale minorile, ci sembra quella di esplicitare
lo spazio normativo e professionale in cui lo psicologo è chiamato
ad intervenire all’interno dei Servizi della Giustizia deputati alla presa
in carico di minori autori di reato, al di fuori perciò delle situazioni
in cui lo stesso, nominato dal giudice, interviene per effettuare perizia.
Il Decreto Legislativo 272/89
recante le norme attuative della legge 448/88 disciplinante il processo
penale a carico di minorenni, prevede l’istituzione di Servizi della Giustizia
(Centri di Prima Accoglienza, Uffici di Servizio Sociale, Istituti Penali
e Comunità) all’interno dei quali opera personale specializzato
e differenziato per competenza, educatori, assistenti sociali e psicologi,
che prendono in carico il minore ultraquattordicenne autore di reato.
Lo psicologo
all’interno di questi servizi si trova quindi ad intervenire con obiettivi
differenziati a seconda della struttura in cui si trova ad operare e del
momento penale in cui interviene ma tuttavia quello che gli viene chiesto
è di offrire un contributo specifico per poter effettuare una corretta
osservazione della personalità del minorenne tanto ai fini di una
valutazione di imputabilità quanto per orientare la decisione del
magistrato nella disposizione di misure alternative alla detenzione sia
in fase cautelare che in esecuzione pena, per verificare la fattibilità
di applicazione di benefici giuridici (art.28: sospensione del processo
e messa alla prova) e non ultimo per poter impostare un più mirato
progetto di trattamento sia all’interno che all’esterno della struttura
carceraria per poi attivarsi, nello specifico, in programmi psicoterapeutici
o di sostegno psicologico, di breve o lunga durata a seconda delle caratteristiche
specifiche del caso.
L’art.9
della legge 448/88, pone in risalto infatti, l'accertamento della personalità
del minorenne come elemento indispensabile per l’Autorità Giudiziaria
nella valutazione della responsabilità dell'azione reato e dellarisposta
penale più idonea da dare ad essa, contrariamente a quanto di fatto
avviene per gli adulti; l'art.220 del c.p.p. infatti, sancisce il divieto
di accertamenti sulla personalità al di fuori di indagini su vizio
totale o parziale di mente.
Il contributo
che lo psicologo può offrire in questo contesto è quindi
quello di utilizzare le proprie competenze specifiche per conoscere il
minore, per arrivare a definire un profilo di personalità, per evidenziare
le capacità e risorse possedute dallo stesso nonché per raccoglierne
i bisogni e sulla base di tutto ciò impostare e attivare un percorso
di cambiamento.
Per
il raggiungimento degli obiettivi sopracitati lo psicologo potrà
valutare di quali strumenti servirsi e fermo restando la priorità
dell’utilizzo del colloquio, in ogni caso indispensabile, potrà
considerare la possibilità di utilizzare reattivi psicologici privilegiando
tra questi, i tests proiettivi ed in particolare il Rorschach che per la
sua peculiare complessità e completezza offre una visione a 360
gradi del funzionamento della personalità esaminata.
Sin
dall’inizio è apparso chiaro, a chi nel settore ha avuto esperienza,
che sebbene si riusciva a fare chiarezza sugli obiettivi e sugli strumenti
da utilizzare all’interno dell’intervento psicologico, il nodo problematico
emergeva nella complessa e delicata ricerca di una metodologia che fosse
efficace per quel contesto e soprattutto per quei ragazzi/e che di questo
intervento diventavano fruitori.
Si tenterà
in questa sede di esplicitare solo alcuni spunti metodologici di base per
un intervento il più possibile efficace e corretto in questo ambito
sottolineando che le variabili che subentrano sono così numerose
da renderne difficoltosa la previsione ed il controllo.
Nella
prassi operativa sperimentata si è così ritenuto opportuno
informare il ragazzo, sin dal primo incontro, che si è lì
non perché altri operatori abbiano riscontrato una qualche patologia
mentale ma perché insieme si possa fare un lavoro che lo porti a
conoscersi meglio e che in tutto ciò lo psicologo sarà sì
valutativo ma non inquisitorio.
Sarà
opportuno informarlo circa le modalità e finalità del proprio
intervento e dunque sulla possibilità che si possano utilizzare
tecniche diverse dal colloquio quali appunto i tests.
Questa
prima fase di presentazione dell’intervento e delle tecniche che si utilizzeranno,
si considera sia un aspetto da non sottovalutare poiché tale informazione
apre una prima conoscenza che prepara il ragazzo a quelli che sono gli
“strumenti del mestiere” dello psicologo.
Poiché
con gli adolescenti lavorare attraverso metafore diventa efficace,per presentare
in modo maggiormente comprensibile cosa è un test di personalità,
potrebbe essere utile ad esempio, utilizzare la metafora del termometro,
strumento che il medico utilizza quando ha la necessità di misurare
in modo più preciso e chiaro la temperatura corporea, avendo l’accortezza
di chiarire che si utilizzerà lo strumento reattivo nell’ottica
di una valorizzazione delle risorse personali positive che si riscontreranno
per poter andare poi a costruire, partendo dalle stesse, un progetto di
trattamento mirato; inoltre, si potrebbe continuare precisando che un medico
potrà risalire all’esatta temperatura ed eventualmente tutelare
la persona da rischi che potrebbero danneggiare il suo stato di salute
se utilizzerà correttamente il termometro e se il soggetto a cui
deve effettuare tale misurazione, comprendendone l’importanza, tenendo
cioè il termometro al posto giusto, si impegnerà a collaborare
perché l’esito della misurazione possa essere il più corretto
possibile.
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