PARERE DELL'ESPERTO

Prevenire la Pedofilia

di
Gustavo Sergio

Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Venezia




Il Punto su ...
Una riflessione sulla responsabilità professionale
Editoriale
di Liusella de Cataldo

Parere dell'Esperto
Prevenire la Pedofilia
di Gustavo Sergio

Recensioni
Elementi di Psicologia Giuridica e di Diritto  Psicologico
di Gugliemo Gulotta e Collaboratori
Giufrrè Editore -Milano 2000
a cura di Paolo Capri

L'uso dei test proiettivi in ambito penale minorile. Formulazione di un program- ma di trattamento individua- lizzato
di Lucia Chiappinelli e 
Maria Assunta Occulto

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Fallimento scolastico, fallimento sociale.Riflessioni critiche su dispersione scolastica e devianza minorile
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      Ogni volta che la cronaca si occupa di violenza sessuale, soprattutto quando le vittime sono bambini indifesi, ricomincia il coro della richiesta di maggiore prevenzione.

Naturalmente tutti sono d'accordo, ed il solito parere dell'esperto tal dei tali o del politico istituzionalmente interessato corona il dibattito e rassicura la pubblica opinione.
Prima o poi, purtroppo, la cronaca porterà all'attenzione generale altri terribili delitti e si rinnoverà il turbamento della gente e la richiesta di prevenzione.
E' evidente, prevenzione è una parola magica, di sicuro effetto perché allude a misure fondate sulla scienza e la tecnica, gli idoli della modernità. D'altra parte si tratta proprio di rassicurare le persone facendo appello alla luce della ragione proprio nel momento in cui l'atrocità dei fatti ci disvela abissi desolanti dell'umanità. Penso al caso della piccola Sara uccisa dopo che il suo violentatore aveva compiuto lo strazio delle carni, così si è espresso il medico legale al termine dell'autopsia, penso alle aberranti imprese della brigata pretoriana di Roma che secondo quanto riferito dalla stampa adescava e stuprava ragazzini a centinaia.
Se dunque è giusta la rassicurazione a caldo, è tuttavia importante riflettere a freddo sulla realtà, anche per tentare di comprendere dove si alimentano tante angosce che ci attanagliano.
Cos'è la prevenzione ? Tutela nei confronti di qualcosa di dannoso attraverso opportuni accorgimenti, questa la definizione del vocabolario.
Ma è possibile prevenire l'abiezione perversa, che dal profondo buio dell'animo umano ove giace nascosta e sconosciuta, talvolta risale fino alla superficie, alla concretezza delle azioni, dei fatti ?
Certamente le cure, l'educazione, lo sviluppo armonico dell'uomo e delle sue attività, le regole del vivere civile, insomma la civiltà stessa costituisce l'antidoto alla ferinità sanguinaria, al buio degli istinti, allo smarrimento della ragione. Ma nonostante tutti gli sforzi possibili non si può escludere che in un certo momento imprevisto ed imprevedibile qualche delicato equilibrio si rompa facendo precipitare la psiche un po’ più fragile di qualcuno di noi. Naturalmente, com'è confermato dalle statistiche, si tratta di casi rari, ma purtroppo ne esistono. Si possono eliminare per sempre tutte le anomalie ? Siamo forse onnipotenti ?
Se dall'individuo si passa alla prevenzione sul piano sociale il discorso si complica ancora di più, e certamente non può essere esaurito in poche battute. Proviamo almeno a fermare l'attenzione su ciò che più influenza la gente, sui mezzi di comunicazione che diffondono informazioni, stili di vita, mode, che alimentano l'immaginario collettivo con sogni, desideri, paure. Possiamo dire che i mass media oggi esercitano sempre un'influenza favorevole per la crescita dei bambini, o ci sono anche forme comunicazione che dovrebbero preoccuparci ? Fiumi di inchiostro sono scorsi per denunciare i rischi di diffusione di cultura pedofila attraverso internet, ma non si è riflettuto abbastanza su forme di comunicazione più tradizionali ma ancora più insidiose.
Penso alla pubblicità. Oramai anche i più distratti si sono accorti che le immagini pubblicitarie solo marginalmente riguardano il prodotto che si vuole lanciare. In qualche caso anzi questo non si vede nemmeno. Il messaggio pubblicitario oramai non è più un messaggio, ma una provocazione dell'immaginazione che facendo leva sugli istinti sollecita irresistibilmente la nostra attenzione. 
Quali istinti ? Ma via, lo sappiamo bene. Giorgio Bocca in un suo articolo si chiedeva: perché l'osceno è talmente diffuso nella società dei consumi da essere accettato come norma ? Perché è innato, non sono necessarie astuzie per imporlo e utilizzarlo…
Insomma sempre di più la comunicazione pubblicitaria fa leva sugli istinti per attirare la nostra attenzione su un determinato marchio, e pur di stupirci può alludere con noncuranza anche a cose terribili, deformare modelli di comportamento che la civiltà ha costruito faticosamente attraverso i secoli. 
Qualche esempio per intendersi. Tempo fa, lo ricorderete in molti, un noto marchio che distribuisce prodotti per l'infanzia e dintorni, (e cioè tettarelle, carrozzine, abbigliamento premaman per donne incinte) lanciò una campagna pubblicitaria fotografica. Le immagini a colori rappresentavano un neonato sorridente, nudo, tenerissimo tra le mani di un adulto che lo tiene a pochi centimetri dalle sue labbra. Solo che, ad impedire il bacio, c'era un piercing di acciaio acuminato confitto sul labbro dell'adulto. L'attrezzo sado maso accostato al viso paffutello del piccino… impossibile sfuggire ! Ultimamente sulle mura delle nostre città lo stesso marchio ha proposto una nuova immagine. La fotografia, questa volta in bianco e nero, è riempita da gambe di esseri umani supini. Non si distingue il letto, il tappeto, la spiaggia, ove sono adagiati, nessun contesto. Solo, come dire, un'ammucchiata di gambe. A sinistra si distingue vistosamente la gamba di un uomo adulto. E' la più grande, la più lunga, è pelosa. Poi a fianco sulla destra due gambe femminili, evidentemente di una donna. In mezzo tra gli adulti, ma non c'è spazio e dunque sopra di loro, le gambe di una bambina, o di un bambino. A quell'età la mancanza di peli non è indicativa. Infine sulla destra la gambina ed il piedino di un neonato con piccole e tenerissime fossette alla caviglia. Gli arti che si vedono sono tutti nudi, e riempiono il fotogramma in modo da non mostrare il resto dei corpi ammucchiati. Non si capisce se ci sono vestiti o altre nudità, nessun altro particolare se non il noto marchio che ci ricorda il natale. Il resto è tutto da immaginare... 
Spero che qualche lettore abbia avuto l'occasione di ammirare direttamente il manifesto che è concepito per dire di più delle parole. Certo un'immagine non può generare le mostruosità della pedofilia, ma agisce sulla fantasia della gente deformando il modello della maternità o paternità che la civiltà ha prodotto nel corso dei secoli. Nelle immagini antiche i bambini, il Bambino era nudo, fragile e tenero, ma la Madre era vestita perché la maternità è protezione, sicurezza di un ruolo senza ambiguità. Per carità, gli antichi non erano bacchettoni, ci mancherebbe. Amavano anche raffigurare adulti, maschi e femmine, nudi o discinti, insieme a paffuti bambinelli rigorosamente nudi. Ma si trattava di puttini, di amorini, di eroti, figure mitologiche che richiamano esplicitamente la sessualità, l'eros, l'amore senza confusioni con la maternità e la paternità, che sono un'altra cosa.
Prevenzione della pedofilia ? Qualcuno ci spiegherà da dove cominciare.