|
Prevenire la Pedofilia di
Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Venezia |
|
Il Punto su ... Una riflessione sulla responsabilità professionale Editoriale di Liusella de Cataldo Parere dell'Esperto Prevenire la Pedofilia di Gustavo Sergio Recensioni Elementi di Psicologia Giuridica e di Diritto Psicologico di Gugliemo Gulotta e Collaboratori Giufrrè Editore -Milano 2000 a cura di Paolo Capri L'uso dei test proiettivi in ambito penale minorile. Formulazione di un program- ma di trattamento individua- lizzato di Lucia Chiappinelli e Maria Assunta Occulto Notizie dalla Associazione Convegni e Seminari Fallimento scolastico, fallimento sociale.Riflessioni critiche su dispersione scolastica e devianza minorile di Roberto Giorgi e Luca Vallario < Torna alla Newsletter 6 |
Ogni volta che la cronaca si occupa di violenza sessuale, soprattutto quando le vittime sono bambini indifesi, ricomincia il coro della richiesta di maggiore prevenzione. Naturalmente
tutti sono d'accordo, ed il solito parere dell'esperto tal dei tali o del
politico istituzionalmente interessato corona il dibattito e rassicura
la pubblica opinione.
Prima o
poi, purtroppo, la cronaca porterà all'attenzione generale altri
terribili delitti e si rinnoverà il turbamento della gente e la
richiesta di prevenzione.
E' evidente,
prevenzione è una parola magica, di sicuro effetto perché
allude a misure fondate sulla scienza e la tecnica, gli idoli della modernità.
D'altra parte si tratta proprio di rassicurare le persone facendo appello
alla luce della ragione proprio nel momento in cui l'atrocità dei
fatti ci disvela abissi desolanti dell'umanità. Penso al caso della
piccola Sara uccisa dopo che il suo violentatore aveva compiuto lo strazio
delle carni, così si è espresso il medico legale al termine
dell'autopsia, penso alle aberranti imprese della brigata pretoriana
di
Roma che secondo quanto riferito dalla stampa adescava e stuprava ragazzini
a centinaia.
Se dunque
è giusta la rassicurazione a caldo, è tuttavia importante
riflettere a freddo sulla realtà, anche per tentare di comprendere
dove si alimentano tante angosce che ci attanagliano.
Cos'è
la prevenzione ? Tutela nei confronti di qualcosa di dannoso attraverso
opportuni accorgimenti, questa la definizione del vocabolario.
Ma è
possibile prevenire l'abiezione perversa, che dal profondo buio dell'animo
umano ove giace nascosta e sconosciuta, talvolta risale fino alla superficie,
alla concretezza delle azioni, dei fatti ?
Certamente
le cure, l'educazione, lo sviluppo armonico dell'uomo e delle sue attività,
le regole del vivere civile, insomma la civiltà stessa costituisce
l'antidoto alla ferinità sanguinaria, al buio degli istinti, allo
smarrimento della ragione. Ma nonostante tutti gli sforzi possibili non
si può escludere che in un certo momento imprevisto ed imprevedibile
qualche delicato equilibrio si rompa facendo precipitare la psiche un po’
più fragile di qualcuno di noi. Naturalmente, com'è confermato
dalle statistiche, si tratta di casi rari, ma purtroppo ne esistono. Si
possono eliminare per sempre tutte le anomalie ? Siamo forse onnipotenti
?
Se dall'individuo
si passa alla prevenzione sul piano sociale il discorso si complica ancora
di più, e certamente non può essere esaurito in poche battute.
Proviamo almeno a fermare l'attenzione su ciò che più influenza
la gente, sui mezzi di comunicazione che diffondono informazioni, stili
di vita, mode, che alimentano l'immaginario collettivo con sogni, desideri,
paure. Possiamo dire che i mass media oggi esercitano sempre un'influenza
favorevole per la crescita dei bambini, o ci sono anche forme comunicazione
che dovrebbero preoccuparci ? Fiumi di inchiostro sono scorsi per denunciare
i rischi di diffusione di cultura pedofila attraverso internet, ma non
si è riflettuto abbastanza su forme di comunicazione più
tradizionali ma ancora più insidiose.
Penso alla
pubblicità. Oramai anche i più distratti si sono accorti
che le immagini pubblicitarie solo marginalmente riguardano il prodotto
che si vuole lanciare. In qualche caso anzi questo non si vede nemmeno.
Il messaggio pubblicitario oramai non è più un messaggio,
ma una provocazione dell'immaginazione che facendo leva sugli istinti sollecita
irresistibilmente la nostra attenzione.
Quali istinti
? Ma via, lo sappiamo bene. Giorgio Bocca in un suo articolo si chiedeva:
perché l'osceno è talmente diffuso nella società
dei consumi da essere accettato come norma ? Perché è innato,
non sono necessarie astuzie per imporlo e utilizzarlo…
Insomma
sempre di più la comunicazione pubblicitaria fa leva sugli istinti
per attirare la nostra attenzione su un determinato marchio, e pur di stupirci
può alludere con noncuranza anche a cose terribili, deformare modelli
di comportamento che la civiltà ha costruito faticosamente attraverso
i secoli.
Qualche
esempio per intendersi. Tempo fa, lo ricorderete in molti, un noto marchio
che distribuisce prodotti per l'infanzia e dintorni, (e cioè tettarelle,
carrozzine, abbigliamento premaman per donne incinte) lanciò
una campagna pubblicitaria fotografica. Le immagini a colori rappresentavano
un neonato sorridente, nudo, tenerissimo tra le mani di un adulto che lo
tiene a pochi centimetri dalle sue labbra. Solo che, ad impedire il bacio,
c'era un piercing di acciaio acuminato confitto sul labbro dell'adulto.
L'attrezzo sado maso accostato al viso paffutello del piccino… impossibile
sfuggire ! Ultimamente sulle mura delle nostre città lo stesso marchio
ha proposto una nuova immagine. La fotografia, questa volta in bianco e
nero, è riempita da gambe di esseri umani supini. Non si distingue
il letto, il tappeto, la spiaggia, ove sono adagiati, nessun contesto.
Solo, come dire, un'ammucchiata di gambe. A sinistra si distingue vistosamente
la gamba di un uomo adulto. E' la più grande, la più lunga,
è pelosa. Poi a fianco sulla destra due gambe femminili, evidentemente
di una donna. In mezzo tra gli adulti, ma non c'è spazio e dunque
sopra di loro, le gambe di una bambina, o di un bambino. A quell'età
la mancanza di peli non è indicativa. Infine sulla destra la gambina
ed il piedino di un neonato con piccole e tenerissime fossette alla caviglia.
Gli arti che si vedono sono tutti nudi, e riempiono il fotogramma in modo
da non mostrare il resto dei corpi ammucchiati. Non si capisce se ci sono
vestiti o altre nudità, nessun altro particolare se non il noto
marchio che ci ricorda il natale. Il resto è tutto da immaginare...
Spero che
qualche lettore abbia avuto l'occasione di ammirare direttamente il manifesto
che è concepito per dire di più delle parole. Certo un'immagine
non può generare le mostruosità della pedofilia, ma agisce
sulla fantasia della gente deformando il modello della maternità
o paternità che la civiltà ha prodotto nel corso dei secoli.
Nelle immagini antiche i bambini, il Bambino era nudo, fragile e tenero,
ma la Madre era vestita perché la maternità è protezione,
sicurezza di un ruolo senza ambiguità. Per carità, gli antichi
non erano bacchettoni, ci mancherebbe. Amavano anche raffigurare adulti,
maschi e femmine, nudi o discinti, insieme a paffuti bambinelli rigorosamente
nudi. Ma si trattava di puttini, di amorini, di eroti, figure mitologiche
che richiamano esplicitamente la sessualità, l'eros, l'amore senza
confusioni con la maternità e la paternità, che sono un'altra
cosa.
Prevenzione
della pedofilia ? Qualcuno ci spiegherà da dove cominciare.
|