L’autocontrollo
viene spesso identificato come un’abilità che si sviluppa con l’età
e viene definito in modi diversi a seconda delle teorie di riferimento.
Galimberti
(1992, 120) descrive l’autocontrollo come la “capacità di dominare,
selezionare, coordinare o inibire i propri affetti, desideri o pulsioni
affinché la propria condotta non pregiudichi il raggiungimento di una o
più mete considerate altamente desiderabili per sé”.
Watson
e Tharp (1993), autori di orientamento cognitivo-comportamentale, descrivono l’autocontrollo come una strategia operativa
finalizzata all’auto-regolazione. Tale processo si svolge lungo l’arco
evolutivo, attraverso diverse fasi.
Mahoney
e Thoresen (1974) definiscono l’autocontrollo come un insieme di
strategie apprese, attraverso le quali è possibile regolare il proprio
comportamento, dirigere ed orientare le proprie azioni.
I
contributi di diversi autori (Pope et Alii, 1992; Pellerey, 1990),
inoltre, sembrano essere orientati ad includere nel processo di
autocontrollo anche la capacità di organizzare tutte le informazioni a
propria disposizione per creare un piano d'azione personale.
Riassumendo
possiamo definire il processo di autocontrollo come l’insieme di tre
componenti:
-
la
capacità di inibire i propri impulsi, che si realizza quando il
soggetto tra due comportamenti possibili e tra loro incompatibili,
sceglie l'alternativa immediatamente meno gratificante (Rachlin,
1995), dilaziona nel tempo la soddisfazione dei propri desideri (Mischel-Mischel,
1983) e controlla l'espressione delle proprie emozioni (Goleman,
1996);
-
la
capacità di programmare le proprie azioni che si realizza attraverso
la pianificazione e l’organizzazione del proprio spazio e del
proprio tempo;
-
la
capacità di resistere allo sforzo e alla fatica, mantenendo il
proprio coinvolgimento in attività, sebbene poco gratificanti o
noiose, per un periodo di tempo anche lungo, senza influire sulla
qualità della prestazione.
La
capacità di autocontrollo sembra essere fortemente correlata con il grado
di sviluppo della persona. In particolare, sono stati individuati, tra
l'infanzia e l'età adulta, sei stadi
attraverso cui si evolve il processo di sviluppo di autocontrollo
(Pope et Alii, 1992).
All'infanzia
di un individuo corrisponde lo stadio impulsivo,
caratterizzato da azioni orientate all'immediata ricompensa o all'evitamento
di una punizione. Lo stadio successivo è definito del tornaconto in cui
l'azione viene guidata esclusivamente dalla acquisizione di un vantaggio
personale. Nello stadio conformista,
immediatamente successivo, il bambino orienta i propri comportamenti verso
l'accettazione delle regole, perché
permettono di ottenere approvazione da parte degli altri. Lo stadio
coscienzioso si contraddistingue
per il controllo che l'individuo opera sui comportamenti
"negativi" che mette in atto, per evitare sia il senso di colpa
che la condanna da parte degli altri. Il successivo stadio è quello autonomo,
durante il quale il ragazzo è in grado di riconoscere che i propri
bisogni a volte possono entrare in conflitto con quelli degli altri e che
esprimere il proprio malessere in modo impulsivo può arrecare danno. In
questo stadio il ragazzo giunge alla conclusione che è possibile
manifestare in modo immediato il proprio disagio nella misura in cui
questo non comporti una sofferenza per gli altri.
Infine
lo stadio integrato si
caratterizza per la capacità di riconoscere i bisogni altrui e di
conciliarli con i propri.
I
ragazzi della fascia di età tra i 15 ed i 18 anni, si dovrebbero situare
tra lo stadio autonomo e lo stadio integrato.
Gli
studiosi (Pope et Alii, 1992) sostengono l'importanza del contributo che
può essere dato dalle agenzie educative al fine di accrescere lo sviluppo
della capacità di autocontrollo. La gestione della disciplina da parte
dei genitori, le abitudini di vita, le amicizie, ecc. inoltre, sono solo
alcuni dei fattori che influiscono sull'evolversi della capacità in
oggetto. Tuttavia crediamo che sia possibile incrementare l'autocontrollo
attraverso l'uso di alcune strategie finalizzate all'acquisizione di una
migliore capacità di autoregolazione.
Kanfer
(in Pope et Alii, 1992) distingue tre fasi attraverso cui si sviluppa il
processo di autocontrollo:
-
l'automonitoraggio
che concerne la capacità di osservare le proprie azioni;
-
l'autovalutazione
che riguarda l'abilità di riconoscere se un determinato comportamento
che si ha intenzione di attuare è accettabile o meno;
-
l'autorinforzamento
inteso come la capacità di riconoscere la validità del comportamento
attuato ed eventualmente ricompensare se stessi per il risultato
ottenuto.
Pellerey
(1990), riferendosi alle strategie da attuare per incrementare
l'autocontrollo, presenta una distinzione tra regolazione dei processi
cognitivi, dei processi affettivi e di quelli metacognitivi. Il contributo
dell'autore è rivolto prevalentemente all'applicazione dell'autocontrollo
in riferimento all'apprendimento, tuttavia le strategie descritte ci
permettono di tracciare delle linee guida per il nostro lavoro.
Le
strategie di regolazione dei processi cognitivi riguardano il controllo
dell'acquisizione delle informazioni, dello sviluppo dei significati e
dell'uso delle conoscenze nell'interpretazione della realtà.
Le
strategie di regolazione dei processi affettivi si riferiscono alla
capacità di riconoscere e gestire le emozioni e i sentimenti, di
valorizzare i propri stati d'animo e le reazioni emotive, di prendere
coscienza degli atteggiamenti poco favorevoli verso i compiti da
affrontare o le persone con cui interagire (Entwistle, in Pellerey 1990).
Le
strategie di regolazione dei processi metacognitivi sono relative alla
capacità di esercitare un controllo ed una guida adeguati sia dei
processi cognitivi che di quelli affettivi mediante l'utilizzo di giudizi
e di scelte legate alle strategie cognitive, alle forme di reazione
emotiva e alle relazioni da attivare.
Soffermeremo
maggiormente la nostra attenzione sulle strategie relative alla
regolazione dei processi metacognitivi ed esuliamo dal descrivere le
strategie relative alla regolazione dei processi cognitivi e affettivi,
che ci sembrano meno inerenti al nostro contributo.
Nel
descrivere le strategie relative alla regolazione dei processi
metacognitivi, l'autore sottolinea l'importanza di quattro momenti
fondamentali: orientarsi, pianificare, monitorarsi e valutare.
Pellerey
(1990) descrive l’orientarsi
come la capacità di prepararsi a svolgere un determinato compito
esaminando le caratteristiche di esso, le eventuali conoscenze o abilità
correlate, gli obiettivi che dovrebbero essere raggiunti, i percorsi da
attivare per conseguirli e le esigenze, in termini di tempo e di impegno,
cui si deve far fronte.
Il
pianificare come la capacità di generare nuove alternative, nel
caso in cui quelle che già si possiedono non risultino essere
soddisfacenti rispetto alle nostre aspettative, e di progettare un
percorso da mettere in atto per raggiungere gli obiettivi che,
inizialmente, si erano prefissati.
Il
monitorarsi come la capacità di mantenere una costante osservazione
dei processi e dei comportamenti messi in atto, rendendosi consapevoli del
processo di attenzione selettiva cui si va incontro e modificando il
proprio agire, o lo stesso piano, affinché si riesca a procedere verso
l'obiettivo stabilito.
Il
valutare come la capacità di
confrontare i comportamenti messi in atto con gli obiettivi prefissati e
di riconoscere eventuali discrepanze che andranno ad influenzare le
successive decisioni da prendere.
Riferimenti
Bibliografici
Galimberti
U., Dizionario di psicologia, Torino, Utet, 1992.
Goleman
D.,
Intelligenza emotiva, Milano, Rizzoli, 1996.
Mahoney
M. J., Thoresen C. E., Self-control:
power to person,
Monterey, Brooks/Cole Publishing Company, 1974.
Mischel
H.N., Mischel W.,
The development of children’s
knowledge of self-control strategies, in Child Development, 54, 603-619, 1983.
Pellerey
M., Controllo e autocontrollo nell’apprendimento scolastico, in
“Orientamenti pedagogici”, 37, 1990, 480-485.
Pope
A., Mc Hale S., Craighead E.,
Migliorare l’autostima. Un approccio psicopedagogico per bambini e
adolescenti, Trento, CSE, 1992.
Rachlin
H.,
Sel-control beyond commitment in
“Behavioral and Brain Sciences”, 18, 1995, 109-159.
Watson
D. L., Tharp R. G., Self-directed
behavior: Self modification for personal adjustment, Pacific Grove,
Brooks/Cole Publishing Company, 1993.
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