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La
caduta delle ideologie, la fine di una cultura monolitica, verticistica,
la crisi dello stato centralista, la perdita dello stato sociale per
larghe fasce della popolazione, l'assenza di agenzie suppletive per
intervenire con successo su alcune delle esigenze più elementari del
cittadino, costituiscono solo alcune delle caratteristiche più
drammatiche della società complessa nella quale viviamo. L'emergere di
nuovi conflitti sociali, alimentati spesso da fenomeni etnici, miranti a
salvaguardare l'identità e i privilegi di minoranze anche a scapito
dell'intera collettività, rende sempre più urgente la presenza,
all'interno della società, di soggetti e sistemi orientati alla
realizzazione di forme di vita sociale nella prospettiva della solidarietà.
L'organizzazione
delle società occidentali, sempre più influenzata da fenomeni di
globalizzazione dell'economia e da nuove esigenze etiche che comportano,
inevitabilmente, una revisione delle stesse leggi finanziarie e di
mercato, dovrà necessariamente orientarsi più verso la realizzazione
della solidarietà tra i popoli che verso la competizione tra le diverse
economie (Camdessus, 1996).
Prima
che, a livello macrostrutturale questo si verifichi, si assiste, nel
quotidiano, all'emergere di nuovi soggetti sociali che cercano di
rispondere con efficacia alle esigenze dei più deboli presenti nella
nostra società. L'iniziativa privata, nel settore della solidarietà,
supplisce con efficacia alle carenze strutturali presenti
nell'organizzazione statale. Basti pensare alle diverse emergenze sociali,
come la droga, le malattie mentali, le nuove povertà, la delinquenza
minorile, il fenomeno dei profughi e degli extracomunitari, per
evidenziare il ruolo esercitato, nell'attenuare l'impatto sociale di tali
fenomeni, dalla famiglia, dalle organizzazioni di volontariato, dalle
società non profit, dall'associazionismo in genere.
D'altra
parte, la gestione delle varie emergenze non può essere lasciata solo
all'iniziativa privata di coloro che - più sensibili al problema - si
attivano per trovare una risposta ad esso. Si fa sempre più urgente la
necessità di educare alla solidarietà le nuove generazioni, tale
necessità è fra l’altro avvalorata da diverse ragioni.
Innanzitutto,
un'intersoggettività improntata alla solidarietà procura maggiori
vantaggi, sia sul piano personale che sociale, rispetto ad
un'intersoggettività orientata alla sola autorealizzazione individuale e
alla competitività.
Contrariamente
alla convinzione diffusa che la competitività migliori le prestazioni del
singolo facilitandone l'inserimento nella società, le ricerche tendono ad
evidenziare una correlazione positiva tra successo personale e impegno
solidale e tra collaboratività e potenziamento delle capacità espressive
e produttive (Kohn, 1988).
Anche
in ambito scolastico la competizione sembra influire negativamente sul
rendimento: la tensione elevata che ad essa si correla interferisce,
infatti, negativamente sulla prestazione; inoltre, l'allievo tende ad
apprendere piuttosto strategie competitive che non l'esecuzione del
compito.
Come
osserva Kohn (1988) "...la competizione generalmente non promuove
l'eccellenza perché cercare di far bene e cercare di battere gli altri
sono semplicemente due cose diverse".
Pertanto,
nei diversi ambiti, ma particolarmente in quello educativo, l'ottica della
competitività sembra segnare il passo, lasciando progressivamente spazio
a nuove forme di relazionalità caratterizzate da supporto, cooperazione,
assistenza vicendevole.
Inoltre,
un'ulteriore ragione a sostegno della promozione della solidarietà in
ambito educativo risiede nel fatto che il comportamento solidale è
considerato, attualmente, un fattore protettivo rispetto alla possibilità
di incorrere in forme di disagio o devianza psicosociale e produce effetti
positivi.
Ciò
significa che bambini che hanno respirato un clima di solidarietà e che
hanno sviluppato comportamenti in questa direzione sono più tutelati,
crescendo, nella salvaguardia dei loro equilibri psicologici e
comportamentali. Basti pensare che il comportamento altruistico viene oggi
considerato come il miglior antidoto alla condotta aggressiva. Tale
comportamento, infatti, è incompatibile con il comportamento aggressivo,
per cui promuoverlo significherebbe anche prevenire lo sviluppo di
condotte devianti.
In
particolare, gli effetti, sul piano formativo, di un'intersoggettività
positiva orientata in senso solidale, sembrano essere i seguenti:
-
incremento
della creatività e dell'iniziativa e attenuazione delle tendenze
dipendenti;
-
incremento
dell'autostima e dell'identità personale;
-
incremento
dell'empatia interpersonale e sociale;
-
promozione
di una reciprocità positiva e di una maggiore disposizione ad aiutare
l'altro;
-
prevenzione
di comportamenti aggressivi e antagonisti.
L'impegno
per la realizzazione di stili di vita solidali assume un ruolo rilevante
anche dal punto di vista della salute individuale. Infatti, l'uscita
dall'io per andare verso l'altro, tipica dell'intersoggettività solidale,
provoca il decentramento da se stessi costituendo una buona prevenzione
delle patologie nevrotiche e ossessive. Recentemente, alcune ricerche
psicobiologiche hanno messo in evidenza una stretta correlazione tra
azione altruistica e benessere psicofisico della persona che la compie. E'
emerso che lo svolgimento di azioni di aiuto provoca piacevoli sensazioni
di distensione, calma, euforia, simili a quelle che si provano dopo uno
sforzo muscolare. Si parla di "euforia del buon samaritano" (Luks,
1989).
Infine,
dal punto di vista della realizzazione di un effettivo pluralismo
culturale, la promozione di una intersoggettività orientata in senso
solidale rappresenta un importante punto di incontro per chi professa
differenti valori laici e religiosi.
Ciò
consente a persone di diverso orientamento di dialogare e di lavorare
insieme per un obiettivo condiviso.
In
sintesi, concepire l'intersoggettività nel senso della solidarietà umana
sembra rispondere non solo alle esigenze dettate dalle emergenze sociali,
ma anche a quelle connesse alla salute e al benessere individuali.
Pertanto, in quanto insegnanti e in quanto educatori non si può fare a
meno di mobilitare le nostre energie e i nostri sforzi in tale direzione.
Riferimenti
Bibliografici
Camdessus
M., Abitare la città globale. Strategie e istituzioni economiche, in
“Aggiornamenti sociali”,
1996, 3.
Kohn
A.,
Le radici dell'altruismo, in “Psicologia
contemporanea”, Firenze, Giunti, 1988, 92, 30-33.
Luks
A., L’euforia del buon samaritano, in “Psicologia contemporanea”, 1989, 92, 34-35.
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