L'AUTOCTONO
curiosità enologica
La rubrica mensile, che si occupa di vini rari della nostra regione, di vini prodotti con vitigni in via di estinzione
o pre-filossera oppure di vini delle nostre montagne. D'altronde nelle vigne del Piemonte,
come in altre regioni, esistono in abbondanza alcuni filari di vitigni che sono stati abbandonati
perché producevano poco o erano poco redditizi oppure ancora erano difficili da gestire
Il viaggio che faremo insieme, e che porterò avanti anche grazie alle vostre segnalazioni,
vuole essere un omaggio ad alcuni produttori che credono al rilancio dei vini autoctoni dimenticati.

L’Avanà della Valle di Susa

La Valle di Susa è famosa in Italia per i suoi monumenti, le sue attrazioni turistiche, le sue località sciistiche, che si pongono in luce soprattutto alla vigilia delle Olimpiadi Invernali del 2006. Rispetto ad altre zone del Piemonte si conoscono però poco le sue tradizioni enogastronomiche, in particolare è generalmente ignorata la produzione locale di vino, alimento e bevanda principe della nostra regione. In realtà la Valle non ha nulla da invidiare a zone più famose; qui infatti per un pugno di agricoltori coltivare la vite è ancora un’arte e fare il vino è quasi una cerimonia religiosa, con tradizioni vive e presenti, rispettate con fermezza e generosità: la produzione odierna, comunque di nicchia, è di circa 25.000 bottiglie annue.

La storia del vino in valle di Susa è lunga quasi come quella dei suoi abitanti: già nel XII e XIII secolo molte vigne erano presenti nei pressi di Borgone, Villarfocchiardo, San Giorio, San Giuliano, Urbiano, mentre erano perfino numerose sulla montagna di Chiomonte, il cui vino era famoso e considerato una rarità. I vitigni erano stati importati direttamente dalla Borgogna, ad opera dei canonici della prevostura di Oulx. L’inurbamento delle colture agricole, l’emigrazione, il desiderio di dedicarsi a lavori più redditizi hanno sempre più, nel corso degli ultimi due secoli, impoverito le culture fino quasi alla loro scomparsa. Negli ultimi decenni, però, alcuni coltivatori locali hanno coraggiosamente deciso di invertire la rotta, nella volontà di recuperare un così grande patrimonio vinicolo: si è così ripresa la valorizzazione di alcune peculiarità di vitigni rari, specifici della Val di Susa, selezionati con professionalità. Tra questi troviamo il Brunetta di Susa e lo Scarlatin, rispettivamente della media e bassa valle, vitigni a frutto colorato denominati Neretti.

Tali vitigni, con le varianti Neretta, Neiret, Neretin, Naret e Neiraino, rappresentano in Piemonte forse uno dei casi più complessi di omonimia. Con Neretto, infatti si indicava un ben nutrito gruppo di coltivazioni distinte per la loro provenienza che si affermarono nelle zone viticole piemontesi marginali, generalmente quella della fascia collinare prealpina.

Della sola zona di Chianocco è il rarissimo vitigno Carchejron, che sembra sia Gamay Francese, presente in Valsusa da secoli, da cui si ottiene un vino particolarissimo, che, pur non prestandosi anch’esso all’invecchiamento, ha un gusto intenso e leggermente acidulo, "di una volta".

Dal novembre 2002 è entrato nel mondo vinicolo il vitigno valsusino autoctono Becuet o Becouet: uscito dalla nicchia dei vitigni delle montagne della vecchia Savoia è più produttivo del barbera e del dolcetto ed ha maturazione medio-precoce adattandosi ad una potatura corta, perché produce su gemme apicali ed è inoltre resistente al marciume e alle muffe. Se si riuscirà a farne durare nel tempo il colore e la struttura, si produrrà un vino rosso che potrà competere con i "mostri sacri".

Dal 1997 la viticoltura valsusina ha ottenuto la Denominazione di Origine Controllata VALSUSA DOC con decreto del 31 Ottobre 1997 pubblicato sulla G.U. del 13/11/97. La denominazione di origine controllata “Valsusa” è riservata al vino rosso, anche novello, ottenuto da uve provenienti da vigneti aventi nell’ambito aziendale la seguente composizione ampelografica: Avanà’, Barbera, Dolcetto Neretta Cuneese, utilizzati da soli o congiuntamente.

Il vitigno
Avanà è sicuramente il più famoso: il suo nome è presente in Valle con molte varianti, tutte riconducibili alla radice “Avan”, e la sua origine è incerta, ed è quindi considerato autoctono. Coltivato sulle tipiche terrazze di pietra (in antichità fino alla massima altitudine) che ancora oggi si possono osservare un po’ dappertutto sulla montagna della Valle di Susa, il vitigno può sopportare condizioni anche estreme di aridità. Si produce un vino che non si presta all’invecchiamento, ma che è inimitabilmente intenso, vivace, gradevole, dal sapore con reminescenze fruttate o vagamente legnose. Fin dal momento della fermentazione, tradizionalmente al mosto venivano uniti modesti quantitativi di uve differenti, che variavano a seconda della tradizione di ogni zona del luogo di produzione, che è l’antico confine del Delfinato (tra occitani, franco-provenzali, piemontesi fino al Trattato di Utrecht del 1713) coi suoi versanti assolati. Dalle vinacce si è sempre prodotta una grappa dal gusto forte e deciso, come tutte quelle “piemontesi”, l’Eigovitto.

L’Avanà:
Non è conosciuto con altre denominazioni se non con varianti del nome Avanà quali Avanale, Avenai, Davanà, etc.
- La sua coltura è esclusivamente concentrata in ambienti di viticoltura montana ed in particolare nell'Alta Valle di Susa, anche se ben rappresentato nella Bassa Valle di Susa, oltre che nel Pinerolese in Val Chisone.
- L'Avanà presenta una certa variabilità nella morfologia delle piante, probabilmente ascrivibile alla coesistenza di biotipi morfologicamente distinti e non soltanto all'incidenza delle malattie da virus e simili o all’effetto dell'ambiente colturale.
- Tali differenze riguardano la tomensitità e la colorazione di foglie e germogli, la dimensione e l'aspetto della foglia e del grappolo, la forma dell'acino.
- L'Avanà è vigoroso e di buona fertilità. L'uva si presenta talora carente sotto il profilo della colorazione, soprattutto nel caso in cui la produttività sia eccessiva.
- Il germogliamento e la maturazione del frutto sono medio-precoci. Vinificandolo in purezza si ottiene un vino piacevole, dal colore non molto intenso, con note aromatiche fruttate.


Vinificazioni condotte presso la cantina sperimentale del Dipartimento:
- Sono state utilizzate 900 Kg di uve Avanà provenienti dai vigneti di proprietà della Comunità Montana Alta Valle di Susa posti a Chiomonte (TO).
- Le uve sono state ripartite in tre masse omogenee e pigiadiraspate. Sui pigiati sono stati aggiunti 25 mg/L di SO2 , e, dopo opportuna riattivazione, 25 g/hL di lievito secco attivo
- Ad una delle masse sono stati altresì aggiunti 5 g/hL di l’EndozymÒ rouge (Pascal BiotechÒ - Francia), mentre ad un’altra massa 3,5 g/hL di VinozymÒ G (Novo NordiskÒ - Svizzera). La terza costituiva ovviamente il testimone.
- La fase di macerazione si è protratta per 8 giorni durante i quali i pigiati in attiva fermentazione sono stati sottoposti a due follature quotidiane. Dopo la svinatura le tre tesi sono state poste in ambiente a 22 °C ed inoculate con batteri malolattici (Oenococcus Oeni EQ54, Lallemand). A fermentazione malolattica completata i vini sono stati solfitati con 30 mg/L di SO2, posti in cella frigo a 4 °C per la stabilizzazione a freddo ed infine imbottigliati.
- Le analisi correnti sui vini (titolo alcolometrico volumico, estratto totale, acidità totale, pH, acidità volatile, ceneri, alcalinità delle ceneri) sono state effettuate secondo i metodi di analisi ufficiali CE. Gli acidi fissi (ac. tartarico ed ac. lattico) sono stati determinati mediante cromatografia liquida ad alte prestazioni (H.P.L.C.) con colonna Aminex HPX87H (Schneider et al., 1987).
- Il potassio è stato dosato nel vino mediante spettrofotometria ad assorbimento atomico.
- I polifenoli totali sono stati determinati con il metodo al reattivo di Folin-Ciocalteau, mentre gli antociani totali e monomeri, i flavonoidi totali, le proantocianidine ed i flavani reattivi alla vanillina sono stati determinati con la metodologia proposta da Di Stefano e collaboratori (1989).
- Il colore dei vini è stato studiato valutando l’intensità e la tonalità colorante (Sudraud, 1958; Glories, 1984; O.I.V., 1990) ed individuando i parametri tricromatici C.I.E. utilizzando l’algoritmo proposto da Piracci (1994).
- La valutazione organolettica è stata effettuata sui vini dopo 6 mesi di affinamento in bottiglia
Con l’affinamento in bottiglia si assiste ad una riduzione della componente polifenolica che interessa in varia misura tutte le diverse frazioni, ma che mantiene sostanzialmente costanti le differenze riscontrate al termine della fermentazione malolattica.




L’ AZIENDA AGRICOLA SIBILLE
si conferma la migliore realtà produttiva della Val di Susa grazie alla grande passione dei titolari.
Situata sul Colfacero, nel Comune di Gravere in Alta Valle Susa, l’Azienda Agricola SIBILLE nasce nel 1996 commercializzando quei prodotti che da anni sono stati destinati ad autoconsumo ed ora, dopo vinificazioni sperimentali hanno dimostrato validità sul mercato per la loro tipicità di vini di montagna fino al raggiungimento della D.o.c. Valsusa nel 1997.
I vigneti abbracciano l’antica casa colonica , filari a ritocchino negli appezzamenti più grandi , ad alberello nei terrazzamenti sostenuti da muri in pietra a secco.
Questa zona è da secoli vocata alla viticoltura montana grazie alla posizione ed al microclima che favoriscono una buona maturazione delle uve; la morfologia dei terreni e la densità di impianto (1 vite al mq.) rendono però quasi impossibile la meccanizzazione dei lavori.
La passione dell’Azienda per la viticoltura è mirata alla ricoperta degli antichi vitigni autoctoni della Valle, in particolare l’Avanà , il Gamay (Carcairun) e il Becouet, vinificati in purezza.
Anche per le uve Chatus e Grosblanc, ormai quasi introvabili, si sta valutando la potenzialità
Azienda Agricola Sibille
Reg. Colfacero 3 – Gravere TO
tel/fax 0122.62.27.44 - cell 347.08.58.608


VALSUSA 2003
L’Avanà vinificato per la prima volta in purezza nell’azienda Sibille (vendemmia 1994) in collaborazione con l’Università di Torino, oltre ad essere la riscoperta di un prodotto ormai abbandonato da anni in quanto la sua vinificazione è particolarmente difficile, è risultato possedere interessanti caratteristiche. E’ stata quindi l’azienda Sibille la prima a commercializzare il prodotto come vino da tavola nel 1996 e come Doc Valsusa nel 1997.
Per poterne apprezzare appieno le caratteristiche la bottiglia va stappata al momento del servizio ad una temperatura di 14-16 gradi.
LA DEGUSTAZIONE:
Il colore rubino dai toni brillanti e tendenti al porpora lascia trasparire una allegria di colore invitante alla vista. Al naso è una sequenza di profumi delicati e nello stesso tempo fruttati e dolci, si alternano sentori di rosa, banana, fragole e pepe. Le note finali sono speziate e vanigliate di grande pulizia.
Al gusto è morbido e delicato, la bevibilità è molto facile e l’impronta speziata dolce iniziale si fonde in modo piacevole con la sapidità e l’acidità del vino. Si presenta in genere con un’alcolicità moderata (12° alcolici).
E’ un vino di pronta beva e di grande gradevolezza, che non gradisce l’invecchiamento, si accompagna a tutto pasto e non disdegna le estive scampagnate e i pic-nic. Ottimo sugli antipasti e primi piatti, è possibile l’abbinamento con il pesce se è in preparazioni importanti o con pomodoro.
Il prezzo di vendita è intorno ai 8 €uri.

L’azienda produce anche il D.O.C. "Valsusa Colfacero" prodotto da uve Avanà e Barbera al 50% e affinate in barriques, vino interessante ben degno di nota.

Altre Aziende che producono i vini della Valle di Susa:

- Azienda Agricola Martina
Frazione San Rocco 1010050 Giaglione TO - tel. 0122.62.92.64

- Azienda Agricola Carlotta
Via Condove 61 - 10050 Borgone di Susa TO - tel/fax 011.96.46.150

- Azienda Clarea
Loc. La Maddalena – recapito: Via Vittorio Emanuele 30 – 10050 Chiomonte TO –
cell. 339.78.94.476 – 339.59.11.547 – 347.16.39.260