IL SOLE

 

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UNA STELLA ORDINARIA


Il Sole è la stella centrale del nostro sistema solare, nel diagramma H-R è posizionata nella sequenza principale con la classe spettrale G2. Il Sole è situato in un braccio a spirale della nostra galassia, in quello che è chiamato braccio di Orione a circa 30.000 anni luce da centro della Galassia. La distanza dalla Terra è di 150 milioni di chilometri, oppure 8 minuti luce.

Il Sole è una delle 300 miliardi di stelle della nostra galassia, conosciuta come Via Lattea. Il Sole, con il suo sistema di pianeti, orbita intorno al centro della Via Lattea in 225 milioni di anni, che equivale ad un anno galattico. Quindi, il Sole compie questa rivoluzione ad una velocità di 220 km/s.

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immagine 1 rappresentazione del cielo nel sistema geocentrico

 

ALCUNE PROPRIETA’ FISICHE


Il Sole ha un diametro di 1.4 milioni di km (circa tre volte la distanza Terra-Luna) e la sua massa è di 330.000 volte la massa della Terra. Il Sole è composto per il 78% da idrogeno, 20% da elio ed il restante 2% da altri elementi pesanti.
All’equatore, il sole ruota intorno al suo asse in 25 giorni, ma ai poli ruota in più di 30 giorni. Questa è chiamata rotazione differenziale.

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immagine 2: rapporto tra le dimensioni della Terra ed il Sole
          

LA NASCITA DEL SOLE


Il Sole si è formato circa 5 miliardi di anni fa dal materiale interstellare; esso non era uniformemente distribuito, ma era aggregato in forma di nubi. Quando la forza gravitazionale ha iniziato lentamente a condensare le particelle di questa nube, nacque il cosiddetto protosole. Essendo questa nube in rotazione, si formò un disco di polveri orbitante intorno all’equatore del protosole. Sia il protosole che il disco continuarono la compressione. Durante la compressione, la grandezza della nube originaria diminuì di una frazione, la sua pressione aumentò ed il protosole iniziò ad emettere radiazione infrarossa.
La gravità causata dal protosole continuò la compressione e come conseguenza il suo nucleo si accese. Quando il nucleo raggiunse la temperatura di 10 milioni di gradi centigradi, prese posto un più grande cambiamento: le reazioni nucleari iniziarono ed il sole si illuminò. Il Sole entrò nella fase delle sequenza principale, dove tuttora sta. Oggi, la nostra stella centrale è approssimativamente nel “mezzo del cammin della sua vita” della sua tranquilla fase principale. Noi abbiamo altri 5 miliardi di anni per godere del suo tiepido calore.
immagine 3: rappresentazione dei vari gusci interni al Sole

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LA FORMAZIONE DELL’ENERGIA


L’energia del Sole è creata all’interno dall’enorme calore e pressione che danno luogo alla fusione nucleare (nell’enorme temperatura e pressione quattro nuclei di idrogeno si combinano a formare un nucleo di elio, reazione che libera una grande quantità di energia in forma di fotoni gamma e particelle come i neutrini che vengono espulsi dalla stella). Questa energia è trasportata all’esterno del nucleo per il 70% dalla radiazione e per il restante 30 % dalla convezione (allo stesso modo di come il calore viene trasportato dal fondo alla superficie di una pentola d’acqua in ebollizione). Sulla superficie del sole la convenzione può essere vista come una granulazione che assomiglia a delle bolle. Le correnti di plasma che si muovono all’interno e la rotazione del Sole formano un complesso campo magnetico che cambia di polarità ogni 11 anni circa.

immagine 4: il Sole visto in H-alfa

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FENOMENI SOLARI


Il campo magnetico può formare degli archi sulla superficie del Sole. In queste aree l’energia emergente è in parte bloccata e la temperatura superficiale è leggermente più bassa. A causa della differenza di temperatura, vediamo queste aree come delle macchie. In prossimità delle macchie, l’intensità del campo magnetico può essere maggiore di 3.000 volte. Le macchie sono parte di regioni attive dove avvengono brillamenti ed eruzioni. La corona solare, con una temperatura di 1.000.000 di gradi, esterna alla figura del sole si espande come vento solare. Il vento solare trasporta il plasma attraverso il sistema solare. Fortunatamente, il nostro pianeta e la vita che vi prolifera è protetto dall’atmosfera (specialmente dallo strato di ozono) e dalla magnetosfera. Qualche volta le particelle espulse dal sole possono entrare nell’alta atmosfera attraverso i poli terrestri generando le aurore.

immagine 5: macchia solare

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IL FUTURO DEL SOLE


Quando la riserva di idrogeno sarà esaurita, trasformata in elio dalla fusione nucleare, la fusione dell’idrogeno cesserà e mancando la pressione che impedisce il collasso della stella, la forza di gravità prenderà il sopravvento comprimendo ed innalzando la temperatura del nucleo di elio fino ad iniziare una nuova fusione nucleare. Tre atomi di elio saranno trasformati in un atomo di carbonio, incrementando la velocità della reazione e la pressione ricomincerà a contrastare la gravità. Come conseguenza, il Sole si espanderà ed entrerà nella fase di gigante rossa e crescerà fino ad inglobare l’orbita di Marte. Il Sole rimarrà in questa fase per circa 700 milioni di anni. Quando anche la fusione dell’elio sarà terminata, le parti esterne del Sole saranno espulse nello spazio dando vita ad una nebulosa planetaria. Il nucleo, invece continuerà a contrarsi diventando una nana bianca delle dimensioni della Terra e non avendo più la possibilità di innescare altre fusioni nucleari; pian piano si spegnerà.

immagine 6: abbondanza degli isotopi nel vento solare

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Dati del Sole


Massa: 1.9891 x 1030 kg = 333,000 volte la massa della Terra
Diametro: 1,392,000 km = 109 volte la massa della Terra
Densità: 1.409 x volte la densità dell’acqua
Temperatura sulla superficie: 5,785 K
Temperature nella corona: >1,000,000 K
Temperature nel nucleo: 15,000,000 K
Magnitudine assoluta: 4.79
Magnitudine apparente: -26.78
Rotazione all’equatore: 25gg
Rotazione a 60° di latitudine: 29gg

immagine 7: Sole osservato con diversi filtri

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approfondimenti: le macchie solari

Le macchie solari

Le forme più interessanti osservabili sul Sole sono senza dubbio le macchie solari.
La loro presenza fu confermata nel secolo scorso, ma alcune testimonianze affermano che la loro osservazione risale al 467 a.C. quando il filosofo greco Anassagora osservò una macchia.
Successivamente, nel 300 a.C. Teofrasto dichiarò di averle viste, in quel periodo anche l’astronomo cinese Kan Te le potè osservare quando le tempeste di polvere che spazzavano le pianure della Cina del nord attenuavano la luce del Sole consentendo l’osservazione senza rischi alla vista.
Ma queste testimonianze non sono altro che tracce sparse nella letteratura antica.
Nel 1607 Johannes Kepler, desideroso di osservare il previsto transito di Mercurio sul disco solare, ne proiettò l’immagine attraverso un piccolo foro nel soffitto della sua casa ed osservò una macchia nera che ritenne essere il pianeta. Il giorno seguente Kepler tentò di nuovo l’osservazione e notò ancora la presenza di quella macchia, e poiché Mercurio impiega solo poche ore per attraversare il disco solare comprese che quello che aveva osservato non poteva essere Mercurio.
Nel 1609 dopo l’utilizzo del telescopio in astronomia iniziò lo studio scientifico sulle macchie solari. Ne approfittò nel marzo 1611 Galileo Galilei, ma le sue affermazioni sull’esistenza sulle macchie non andarono a buon fine perché fu ostacolato dalla Chiesa, inoltre in quel tempo si credeva al concetto di perfezione del Sole e dei Cieli, il Sole veniva quindi ritenuto perfetto, privo di macchie.
Ma il primo che studiò le macchie solari in modo più dettagliato fu uno studente di farmacologia dell’università di Berlino Heinrich Schwabe. Tutto incominciò nel 1825 quando vinse con la lotteria un telescopio che utilizzò per osservare il Sole, ma il suo vero obbiettivo era scoprire un ipotetico pianeta che si supponeva che si trovasse all’interno dell’orbita di Mercurio. A stimolare tale desiderio furono le cronache di William Herschel che nel 1781 scoprì Urano. Decise di osservare il pianeta sconosciuto durante un transito sul Sole, ma per far ciò doveva distinguere il disco del pianeta dalle macchie. Il pianeta non venne scoperto mai, ma Schwabe si indirizzò con tale interesse sulle macchie solari, infatti nel 1843 annunciò che il numero delle macchie aumentava e diminuiva seguendo un ciclo fisso di 10.4 anni, oggigiorno corretto a 11.
Successivamente un astronomo dilettante britannico Richard Carrington si cimentò anche lui all’osservazione del Sole. Lo studio vero e proprio incominciò nel 1853, quando, possedendo una gran somma di denaro si fece costruire un osservatorio in località chiamata Redhill dotata di strumentazione professionale. Egli scoprì che esse non soltanto si muovono ad intervalli regolari, ma migrano in modo sistematico verso l’equatore solare. Inoltre scoprì che le macchie hanno origine da due larghe fasce compresi tra i 20 e i 40 gradi latitudine nord e altrettanto nella latitudine sud. Carrington capì subito che studiando le macchie solari si poteva calcolare la velocità di rotazione del Sole e ben presto dichiarò che le macchie che si formano a latitudini lontani dall’equatore impiegavano per fare un giro completo circa 30 giorni mentre in prossimità dell’equatore 27 . Questo gli fece capire che le varie parti della superficie del Sole ruotano attorno all’asse solare a velocità diverse, fenomeno che gli astronomi moderni hanno battezzato “rotazione differenziata”.
Nel 1908 un progettista americano di telescopi George Ellary Hale si costruì il primo elio-spettrografo che utilizzò per osservare il Sole. Hale mentre stava analizzando uno spettrogramma ottenuto lungo una banda che intersecava una macchia notò che le sottili righe create dall’assorbimento della luce da entrambi i lati della macchia si frazionavano in tre righe separate all’interno della macchia stessa. Capì subito che si trattava dell’effetto Zeeman, cioè la frammentazione delle righe spettrali nel caso in cui un elemento sia esposto a un intenso campo magnetico. Da questa scoperta il fenomeno delle macchie solari può essere spiegato in grandi linee così: l’intenso campo magnetico del Sole impedisce in alcuni punti della Fotosfera (ossia la regione superficiale del Sole) la risalita del calore proveniente dal nucleo formando così delle regioni più fredde e dunque più scure, infatti la loro temperatura è di circa 4000°C contro i 5770°C delle zone circostanti.

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