Sidera
Bollettino
di Informazione Astronomica dell’Associazione Lucana
di Astronomia Solstizio d'Estate 2002_______________________________
SOMMARIO
PILLOLE DI
RICERCHE SULLA MATERIA OSCURA
Informazioni Dall’ Associazione
Per capire come e di che
cosa sia fatto l’universo gli astronomi devono fare accurati lavori di
censimento degli oggetti celesti, cercando di misurarne la distanza e di
assegnare loro una massa. In questo sono aiutati dalla meravigliosa semplicità
delle leggi della fisica, che noi supponiamo si applichino a tutto l’universo.
Le sorprese, per fortuna, vengono subito a ricordarci che siamo molti lontani
dall’avere le idee chiare. Da decenni sappiamo che la materia luminosa - quella
che «vediamo» perché emette radiazione elettromagnetica, cioè luce, onde radio,
raggi X e gamma - è solo una frazione insignificante di tutta la materia che
esercita un’azione gravitazionale. Questo è il famoso problema della «materia
oscura», una delle sfide più entusiasmanti dell’astrofisica attuale.
Materia oscura è certamente un nome evocativo, visto che stiamo parlando di
qualcosa che è contemporaneamente di natura ignota e di difficile
individuazione. Non diversamente dai buchi neri, la materia oscura sfugge alle
nostre osservazioni dirette. Sappiamo che c’è soltanto perché ne vediamo gli
effetti sulla materia luminosa.
Iniziamo allora chiedendoci come ci si possa rendere conto dell’esistenza della
materia oscura. La risposta non è univoca, poiché si applicano metodologie diverse
secondo gli oggetti che si considerano. Informazioni importanti su quantità e
qualità della materia oscura si ottengono dallo studio delle proprietà globali
dell’universo. Secondo il modello cosmologico standard, l’universo è uno spazio
con curvatura costante, che può unicamente espandersi o contrarsi durante la
sua evoluzione. Ma se lo spazio è omogeneo e isotropo, non può esistere alcun
«centro dell’universo» rispetto al quale avvenga l’espansione o la contrazione.
L’universo si è espanso fin dalla sua origine nel big bang, avvenuto intorno a
15 miliardi di anni fa. Nell’ambito del modello cosmologico standard,
l’espansione cosmica è sempre decelerata, a causa dell’attrazione
gravitazionale fra gli oggetti che lo compongono. Sia la geometria
dell’universo sia la sua evoluzione dipendono dalla quantità di materia che
esso contiene.
Ma quanta materia c’è, nell’universo? Cominciamo col censire tutta la materia
luminosa. Si tratta di atomi simili a quelli dei quali siamo fatti noi,
costituiti da protoni e neutroni, che tecnicamente sono chiamati barioni. La
densità dei barioni luminosi corrisponde a un valore della costante cosmologica
non superiore a 0,005. Tuttavia che la materia oscura gioca un ruolo
preponderante. Dobbiamo quindi trovare una strategia per valutare la densità di
tutta la materia. Lo studio della radiazione cosmica di fondo ci offre la
possibilità di misurare la costante cosmologica W. Solo di recente si è raggiunta una precisione
strumentale tale da permettere di decodificare la grande quantità di
informazioni che la radiazione cosmica di fondo ci offre sulle proprietà
globali dell’universo. In particolare, i dati raccolti dalla missione Boomerang
implicano W = 1. La conclusione è sconvolgente: da un lato, il 95 per cento della
massa dell’universo è costituita da materia oscura non barionica. Dall’altro,
il 90 per cento dei barioni è oscuro. Che forma assumono i barioni oscuri? Ma,
soprattutto, di che cosa è fatto il resto dell’universo, ovvero la maggior
parte della materia? Si tratta di un ulteriore, gravissimo colpo
all’antropocentrismo.
Quattro secoli fa abbiamo dovuto accettare di non essere al centro del cosmo.
Ora scopriamo di essere fatti di una materia che costituisce una minuscola
frazione dell’universo che ci circonda
PILLOLE DI RICERCHE SULLA MATERIA OSCURA
-09.01.2001
Una galassia di materia oscura. Scartata l’ipotesi di un getto da una galassia
normale.
-24.04.2002
L’energia oscura dell’universo.
Né la materia barionica né quella oscura sono sufficienti per spiegarne
la geometria
Basterebbe qualche miliardo
di nane bianche, sparse per l’immenso disco della nostra galassia, per fornire
la soluzione di uno dei più profondi misteri dell’astronomia: quello della
materia oscura.
L’ipotesi è stata avanzata da Harvey Richer, ricercatore della University of
British Columbia, in un articolo pubblicato sulla rivista «Astrophysical
Journal Letters». Le nane bianche rappresentano l’ultimo stadio dell’evoluzione
di stelle di media grandezza come il Sole, la cui massa è minore di un valore
critico noto come limite di Chandrasekhar. Quando all’interno di tali stelle
viene a esaurirsi il combustibile nucleare, si determina un processo di contrazione
che darà origine infine a un freddo e oscuro corpo di materia inerte. Durante
il collasso gravitazionale, la stella è caratterizzata da una temperatura
elevata (tale da farla classificare come stella azzurra) e da una luminosità
estremamente limitata che rende le nane bianche oggetti astronomici di
difficile rivelazione.
Nel 1995, l’estrema sensibilità del telescopio spaziale Hubble ha permesso ai
ricercatori dello European Southern Oservatory di scoprire, nella piccola regione
di spazio presa in esame, cinque possibili nane bianche. «La stessa area è
stata monitorata nel 1997 - ha spiegato Harvey Richer - e abbiamo potuto
verificare che gli oggetti in esame si sono spostati. Ciò significa che non
possono essere galassie distanti, ma più probabilmente nane bianche. Ora non
resta che attendere ulteriori dati sperimentali.» Supponendo che le nane
bianche siano distribuite uniformemente nello spazio, è possibile stimare il
loro numero nella Via Lattea nell’ordine di molti miliardi, un numero che
candiderebbe tali oggetti cosmici a costituire circa il 90 per cento della
materia cosmica non rilevabile ma necessaria affinché la galassia ruoti con la
velocità attuale.
«Il lavoro di Harvey Richer non può essere considerato come risolutivo del
problema della materia oscura - ha commentato Charles Alcock, astronomo del Lawrence
Livermore National Laboratory, che ha sede in California - tuttavia le sue
ipotesi sono molto affascinanti. Se fossero anche esatte occorrerebbe rivedere
l’attuale modello della Via Lattea.»
Una per una le grandi
questioni irrisolte della moderna cosmologia sembrano aver trovato risposta
nelle osservazioni astronomiche più recenti: dopo la scoperta della geometria
piatta dell’universo è stata confermata anche l’ipotesi della presenza di
materia oscura nello spazio cosmico. Il risultato è stato raggiunto dai ricercatori
del National
Science Foundation (NSF) grazie all’osservazione del fenomeno di
«deformazione cosmica» previsto dalla teoria della relatività generale.
Utilizzando la «Big Throughput Camera» appositamente progettata e montata sul
telescopio da quattro metri dell’osservatorio interamericano di Cerro Tololo, situato
in Cile, il team di astronomi ha potuto analizzare, da tre linee di vista
diverse, la radiazione proveniente da circa 145.000 galassie molto distanti e di
tracciare una mappa su larga scala della distribuzione di materia oscura.
Seconda quanto previsto dalla teoria generale della relatività, infatti, i
raggi di luce vengono curvati in vicinanza di grandi masse. In presenza di
materia diffusa, come nel caso di ammassi di galassie o di materia oscura, si
può generare un effetto di «lente gravitazionale» in grado di far convergere i
raggi di luce provenienti da sorgenti molto lontane. In concomitanza, le
distorsioni imposte alla luce dall’effetto di lente gravitazionale possono far
sì che gli oggetti di forma sferica appaiano ellittici, secondo un effetto di
«deformazione cosmica».
«Il risultato della nostra ricerca è il primo passo verso una piena
comprensione della distribuzione della materia oscura nello spazio» - ha
commentato Anthony Tyson coautore dell’articolo apparso sulla rivista «Nature»
e ricercatore presso i Bell
Laboratories. «In particolare permetterà di verificare la mappa ottenuta
recentemente dalla misurazione delle anisotropie della radiazione cosmica di
fondo. Il grande puzzle non è ancora completo, ma ora siamo in grado di ricostruire
gran parte della fisionomia dell’universo conosciuto. I nuovi metodi d’indagine
permettono ora di verificare molti dei fondamenti teorici della cosmologia».
Un ponte di materia tra una
galassia e il nulla, almeno apparentemente. È ciò che hanno scoperto gli
astronomi Neil Trentham, Ole Moller e Enrico Ramirez-Ruiz dell’Istituto di astronomia di Cambridge. L’ipotesi più probabile –
formulata nell’ultimo numero di «Monthly Notices of the Royal Astronomical
Society» – è che si tratti di una galassia costituita interamente di materia
oscura. Quest’ultima rappresenterebbe, secondo la cosmologia moderna, circa il
90 per cento dell’universo, pur non essendo visibile. Da che cosa sia
costituita resta ancora un mistero, ma già si sospetta che il numero delle
galassie di materia oscura possa superare il numero di galassie visibili di un
fattore cento.
La conclusione dei ricercatori è dovuta alle attuali conoscenze a riguardo.
Quando due galassie collidono, infatti, non è raro vedere strisce di materia
stellare che vengono strappate da una galassia a un’altra e solo nel caso di
galassie attive si osservano getti di materia.
«Sebbene la UGC 10214 sia apparentemente isolata – ha spiegato Trentham –
crediamo che la striscia visibile sia un “ponte”, poiché è troppo sottile per
essere un getto di materia da una galassia attiva. Inoltre parte del materiale
è costituito da stelle, un fatto inverosimile per un getto.»
Trentham, che ha lavorato a lungo sulla teoria della formazione delle galassie
oscure, crede che esse siano delle galassie «ritardatarie», e perciò incapaci
di produrre stelle.
«Le galassie – ha continuato l’astronomo – si originano da perturbazioni nella
materia oscura. Le galassie normali cominciarono a formarsi circa due miliardi
di anni dopo il big bang. Man mano che l’alone di materia cresce induce i gas a
formare stelle. Immaginiamo ora un’epoca compresa tra cinque e dieci miliardi
di anni dopo il big bang: il gas non compreso nel materiale delle galassie è
stato riscaldato dalla radiazione stellare e viaggia a gran velocità. Un alone
formatosi più tardi non può trattenerlo al proprio interno a causa della
velocità troppo elevata. E senza gas la galassia non può formare stelle.»
I possibili candidati per la materia oscura includono particelle o stelle
mancate, le cosiddette nane brune.
In questo secondo caso, la radiazione infrarossa emessa potrebbe essere
utilizzata per rilevare la presenza delle misteriose galassie oscure
Un’immagine della regione di
formazione stellare nota come S106 ripresa dal telescopio per l’infrarosso
Subaru, del National Astronomical Observatory giapponese, ha rivelato
l’insospettata presenza di numerosissime nane brune. Le nane brune sono stelle
mancate, che hanno una massa inferiore a 0,08 volte quella del nostro Sole e
non possono quindi sostenere le reazioni termonucleari che fanno risplendere le
altre stelle. In pratica si tratta di vie di mezzo fra le stelle e i pianeti
giganti di tipo gioviano. Il fatto che le nane brune si formino in così grande
numero è di estremo interesse per gli astronomi, che hanno spesso attribuito a
queste stelle, difficili da osservare, una parte della massa mancante a
spiegare la dinamica rotazionale delle galassie.
S106 è un oggetto che si trova relativamente vicino alla Terra, a una distanza
di circa 2000 anni luce. Al centro della regione si trova una stella molto
giovane, formatasi solo 100.000 anni fa, che ha una massa pari a 20 volte
quella del nostro Sole ed è destinata a esplodere come una supernova entro
pochi milioni di anni. Il livello di dettaglio delle immagini di Subaru ha
permesso di osservare una strana dinamica nel potente vento solare della stella
centrale, che fluisce principalmente in due getti. Secondo gli astronomi,
questo sarebbe il risultato della presenza di uno spesso disco di polveri e
gas, che «strozza» il flusso sul piano equatoriale della stella.
25.03.2001 Un pezzo di materia oscura.
Le nane bianche potrebbero costituire fino al 35 per cento della famosa massa
mancante dell’universo.
Un gruppo internazionale di
astronomi ha annunciato su «Science» di aver scoperto quella che potrebbe
essere una fetta consistente della materia oscura delle galassie. Un’analisi di
alcune immagini del cielo meridionale ha infatti rivelato 38 nuove nane bianche
precedentemente sconosciute entro una distanza di circa 450 anni luce dalla
Terra. L’analisi del moto ha permesso di stabilire che si tratta di oggetti
dell’alone galattico, che sono in questo momento in «transito» attraverso il
disco della Via Lattea. Assumendo che la densità di nane bianche nell’alone
galattico sia costante, queste stelle potrebbero costituire fino al 35 per cento
della famosa materia oscura.
Indipendentemente dal problema cosmologico di capire quanta massa ed energia
siano contenute nell’universo, gli astronomi hanno scoperto da tempo che non è
possibile spiegare la stabilità delle galassie con la sola massa che si
osserva. In pratica, se le galassie fossero veramente fatte solo di ciò che
vediamo, dovrebbero dissolversi nel giro di pochi milioni di anni. Lo stesso problema
esiste anche per gli ammassi di galassie, in cui il moto dei singoli oggetti
non può essere spiegato con la sola materia osservabile. L’unica possibilità è
che esista un alone di materia invisibile che comprenda circa il 90 per cento
dell’intera massa della galassia. Queste osservazioni risalgono a 70 anni fa, e
da allora nessuno ha ancora visto questo alone, anche se le teorie proposte sono
numerose.
Le nane bianche sono piccole stelle ormai morte, senza più reazioni
termonucleari nel loro interno, che si stanno lentamente spegnendo. Poiché sono
poco luminose, sembrano un candidato perfetto per spiegare almeno parte della costituzione
dell’alone, poiché non sarebbero visibili a grande distanza. Inoltre, altre
osservazioni hanno indicato da tempo che la materia dell’alone si presenta
probabilmente sotto forma di piccoli oggetti compatti e non, per esempio, di
qualche tipo di particella esotica, come molti astronomi hanno ipotizzato.
Alcuni anni fa
l’osservazione di supernove in galassie distanti mostrò che l’universo sembra
essere permeato da una forza invisibile che lo fa espandere sempre più
velocemente. Ora gli astronomi sperano di poter imparare qualche cosa di più su
questa forza studiando lo spostamento verso il rosso degli ammassi di galassie.
”Questi ammassi – ha spiegato Joseph Mohr, dell’Università
dell’Illinois. durante il congresso della American Physical Society,
tenutosi ad Albuquerque, in Nuovo Messico - consistono di migliaia di galassie
legate gravitazionalmente in enormi strutture. A causa dell’espansione
dell’universo, gli ammassi sembrano più densi a spostamenti verso il rosso più
elevati, quando l’universo era più giovane e più denso. Un’estesa osservazione
di questi oggetti può quindi fornire una grande quantità di informazioni riguardo
sia la quantità sia la natura della materia e dell’energia oscure. Finora, gli
ammassi di galassie sono stati usati solo per studiare la parte dell’universo
composta di materia oscura. Ora vorremmo misurare la massa totale di un ammasso
di galassie e poi determinare quale frazione è composta da normale materia
barionica.”
Queste misure hanno mostrato che sia la materia barionica sia quella oscura
sono insufficienti per spiegare la geometria dell’universo. Ora gli astronomi
credono che l’universo stia espandendosi ad una velocità sempre crescente e che
sia dominato da una misteriosa energia oscura, che sta spingendo l’espansione.
Il prossimo passo sarà quello di cercare di capire alcuni aspetti specifici
dell’energia oscura, come la sua equazione di stato. Studiando la distribuzione
dello spostamento verso il rosso degli ammassi di galassie, dovrebbe essere
possibile misurare l’equazione di stato dell’energia oscura, che fornirà
qualche importante indizio a proposito della sua natura
Una nuova prova
dell’esistenza della materia oscura nell’universo è stata trovata da due
astrofisici dell’Università della California a San Diego e dell’Harvard-Smithsonian
Center for Astrophysics di Cambridge, nel Massachusetts. Le osservazioni
hanno evidenziato infatti la presenza di galassie circondate da aloni contenenti
centinaia di invisibili galassie nane.
Lo studio, il cui resoconto è stato pubblicato sul numero del 10 giugno della
rivista "Astrophysical Journal", ha riguardato sette differenti
galassie che producono un effetto lente gravitazionale. In ciascun caso si
producono quattro immagini di diversa luminosità di una galassia retrostante.
Il numero e le caratteristiche di queste immagini multiple dipendono dalla
distribuzione di massa delle galassie che costituiscono la lente
gravitazionale: se queste sono circondate da altre galassie nane, la luminosità
di una delle immagini dovrebbe essere molto aumentata a causa dell’allineamento
con una galassia nana. Proprio questa circostanza, evidenziata dall’analisi dei
dati, ha permesso di concludere che circa il due per cento della massa delle
galassie-lenti deve essere costituto da galassie nane.
Finalmente, dopo quattro tentativi
di osservazione telescopica con la luna nuova non riusciti, causa maltempo, il
giorno 8 giugno abbiamo potuto godere delle bellezze che il cielo ci dona.
La serata non era delle
migliori; qualche nuvola di passaggio ed un vento freddo hanno fatto da sfondo
agli intrepidi osservatori.
Le osservazioni sono
iniziate verso le 21, non abbiamo atteso il crepuscolo astronomico, ed il primo
obiettivo è stata la galassia Sombrero, M104 o NGC4594.
Non era l’ora indicata per osservare questa galassia, ma il sito di Sellata ha
l’ovest coperto e dovevamo fare in fretta per poterla inquadrare.
Il puntamento di questa
galassia non è difficile: basta centrare Spica e spostarsi in a.r. di circa
45’ verso ovest. Con il rifrattore da 12cm
e l’oculare da 32mm, la galassia appariva luminosa, si intravedeva la banda
equatoriale di polvere e l’asimmetricità che la caratterizza.
Siamo passati ad osservare
la famosa galassia Vortice, M 51 o NGC5194 e NGC5195. In
realtà si tratta di due galassie interagenti, la più grande (NGC5194 sta risucchiando
nelle sue spire la più piccola NGC5195). Catalogata da Messier come oggetto
unico e da noi osservata come tale, nel riflettore da 114 appariva come una
macchia con i due nuclei molto evidenti.
Dato che eravamo nei
paraggi, non abbiamo potuto non cercare M101, tenue
macchia lattiginosa cha non ha rilevato particolari.
La costellazione dell’Orsa Maggiore è ricca di
galassie e l’attesa degli intrepidi osservatori era quella di individuare
almeno le più cospicue. Mappa stellare alla mano, i prossimi obiettivi sono
stati M81 ed M82, inquadrati
nello stesso campo con l’oculare da 32mm. Per individuarle, siamo partiti dalla
stella Lambda Draconis (Gianfar) e spostandoci in a.r. verso ovest sono state
facilmente rintracciate. Beta UMa (Merak) è stata il punto di partenza per
altri due oggetti: M108 una galassia e M97 una nebulosa planetaria, anche questi due oggetti
inquadrati nello stesso campo. Ultimo sguardo a M109
a circa 1° da Gamma UMa (Phecda).
Arrivata la mezzanotte ed
alta nel cielo era la costellazione di Ercole, non potevamo dare uno sguardo
all’imponente ammasso globulare M13, risolto in stelle
nel 12cm.
Ad est il grande triangolo
estivo formato da Vega, Daneb ed Altair indicava l’approssimarsi della Via
Lattea, niente più galassie, ma ammassi e planetarie.
La nebulosa Anello (M57), non poteva mancare nel carniere. Tentata una
osservazione “spinta” con un 4mm, la nebulosa è scomparsa a causa della caduta
di luminosità dovuta all’uso di questo tipo di oculare. La migliore visione
dell’anello è stata con un Plossl da 16mm che ci ha fornito 62 ingrandimenti. Altra osservazione di
nebulosa planetaria, la nebulosa manubrio o M27 individuata
partendo dalla stella Gamma della Freccia (la punta per intenderci) e
spostandoci verso nord in declinazione di circa 3°.
A Sud lo Scorpione era al
culmine ed abbiamo cercato M4, grande ammasso globulare
anch’esso risolto in stelle. Ci siamo spostati infine nella costellazione
dell’Ofiuco per individuare altri ammassi globulari, e precisamente M12 ed M10
Nel frattempo un freddo
vento si era alzato, sembrava inverno pieno, ed all’una di notte abbiamo
riposto gli strumenti in macchina e fatto ritorno nelle nostre case molto
soddisfatti della proficua osservazione.
1) dov’è il polo nord?
Per compiere delle buone osservazioni
bisogna stazionare correttamente il telescopio; allineare perfettamente (o quasi)
l’asse orario con il polo nord può sembrare un’impresa difficoltosa se non si
dispone del cannocchiale polare. Non è del tutto vero.
Il polo nord è compreso tra le
stelle Alfa Polaris e Lambda UMi, dopo aver perfettamente allineato il cercatore basta puntare nella
zona di cielo indicata in figura1.
Le tre stelle visibili nel
campo del cercatore ci indicheranno la via corretta per un perfetto
allineamento.
2) quali sono
gli oculari più adatti?
Tutto dipende da cosa si
vuole osservare, ma a priori bisogna possedere un set di oculari con diverse
focali. Facciamo l’esempio di un telescopio da 114mm di apertura ed 1metro di
focale (f/8.7).
L’ingrandimento massimo
sfruttabile (che dipende sia dalle caratteristiche ottiche dello strumento che,
soprattutto, dal seeing) è all’incirca il doppio del diametro dell’obiettivo,
ossia 230x che corrisponde ad un oculare di 4mm. Come detto prima però questo
limite è poco sfruttabile (causa il seeing) ed a causa del decadimento della
luminosità è sfruttabile solo sui pianeti o sulle stelle doppie più luminose.
Per questi motivi l’oculare a focale più bassa che conviene possedere è il 6mm.
Non esiste, invece, un
limite inferiore di ingrandimenti, conviene però disporre di almeno 25x,
altrimenti il telescopio diventa un cannocchiale, il che significa un oculare
con focale di 40mm.
Con questo tipo di oculare
la luminosità è massima ed è possibile sia osservare sia oggetti al limite
teorico di magnitudine dello strumento che oggetti di grande dimensione
angolare.
Nel caso di un Plossl da
40mm, il campo reale inquadrato è di circa 2° il che consente di osservare nel
loro insieme oggetti come M42, M7, M24, M44 e per ricercare le comete.
Stabiliti i due limiti, le
focali intermedie potrebbero essere: 32mm, 25mm, 16mm, 10mm.
Figura 1. IL POLO NORD
Appuntamento per le prossime
osservazioni il 13 e 14 luglio sul monte Volturino in occasione della
manifestazione “Montagna e Cielo”.
2002 Anno Internazionale delle Montagne
Montagna e Cielo
Attività e
manifestazioni celebrative della montagna
Monte Volturino, 13 e 14 Luglio 2002
STAR PARTY organizzato dall’Associazione Lucana di Astronomia in
collaborazione con il C.A.I.(Club Alpino Italiano) e con il No Limits Club
(Volo Libero con deltaplani e parapendio)
Piano imperatore -Monte Volturino (Marsicovetere - Potenza) 1550slm
Programma
Sabato 13 Luglio
ore 15.00
Presentazione del programma
della manifestazione e delle Associazioni
Club Alpino Italiano –
Sezione di Potenza
Presentazione
delle attività sezionali
Ore
15.30 Escursione
su Monte Volturino
Escursione
in mountain bike
No
Limits Club (Federazione Italiana Volo Libero)
Presentazione
delle attività del Club
Ore
15.30 Voli dimostrativi
con deltaplano e parapendio
Serata
Associazione Lucana di
Astronomia
Presentazione
delle attività.
Ore 20.00 Osservazione Astronomica degli astri con strumenti dell’Associazione e descrizione dei fenomeni visibili
Domenica 14 Luglio
Mattino:
Club Alpino Italiano –
Sezione di Potenza.
Ore9.00:
Escursione su Monte Volturino
Prove
di arrampicata sulle vie attrezzate della Pietra del Brigante
Escursione in mountain bike
No Limits Club
Ore
9.30 : Voli
dimostrativi con deltaplano e parapendio
Ore
9.00/13.00 Osservazione
astronomica del Sole
Realizzazione
di una meridiana
Ore 18.00
Fine
delle attività e chiusura della giornata.
--- Per le sistemazioni alberghiere rivolgersi
all’A.P.T. Basilicata tel.0971411839.
E’
possibile campeggiare nelle immediate vicinanze del sito della manifestazione.
Info line
E-mail a: ala@memex.it
CLICCANDO SULLE DIDASCALIE, SI ACCEDE AI DATI SUGLI OGGETTI
Galassia
Constellazione: Virgo
Dimensione: 8.6'x
4.2'
Magnitudine:
8.00
Luminosità superficiale:
11.60
Descrizione: !vB,vL,eE92,vsmbMN
H I 43;dark equatorial
lane;Sombrero Galaxy
J2000 RA: 12h40m00.00s
DE:-11°37'00.0"
M 81
NGC 3031
Constellazione: Ursa Major
Dimensione: 24.9'x 11.5'
Magnitudine: 6.90
Luminosità superficiale:
13.20
Descrizione: ! eB,eL,E 156,gsvmbM,BN
brightest in group;fine spiral
J2000
RA: 9h55m36.00s DE:+69°04'00.0"
M 82
NGC 3034
Constellazione: Ursa Major
Dimensione: 10.5'x
5.1'
Magnitudine: 8.40
Luminosità superficiale:
12.50
Descrizione: vB,vL,vmE(ray)
M81 group;eruptive;H IV 79
J2000 RA: 9h55m54.00s
DE:+69°41'00.0"
M 108 NGC 3556
Constellazione: Ursa Major
Dimensione: 8.6'x
2.4'
Magnitudine: 10.00
Luminosità superficiale:
13.10
Descrizione: cB,vL,vmE 79,pBM
H V 46;M 97 is 48' SE;nearly edge-on
J2000
RA: 11h11m30.00s DE:+55°40'00.0"
M 51
NGC 5194
Constellazione: Canes
Venatici
Dimensione: 10.8'x
6.6'
Magnitudine: 8.40
Luminosità superficiale:
12.90
Descrizione: !!!,Great spiral
nebula
Whirlpool Gal;interacting pair;classic spiral
J2000
RA: 13h29m54.00s DE:+47°12'00.0"
M 97
NGC 3587
Constellazione: Ursa Major
Dimensione: 3.4'x
3.3'
Magnitudine: 11.00
Luminosità superficiale:
12.10
Descrizione: !! vB,vL,R,vvg,vsbM
Owl Nebula;PK148+57.1
J2000
RA: 11h14m48.00s DE:+55°01'00.0"
M 101 NGC 5457
Constellazione: Ursa Major
Dimensione: 28.5'x 28.3'
Magnitudine: 7.90
Luminosità superficiale:
14.90
Descrizione: pB,vL,iR,g,vsmbM,BSN
P w NGC 5474;SN 1909;spir galax w one heavy arm;B knot E
J2000
RA: 14h03m12.00s DE:+54°20'60.0"
M 109 NGC 3992
Constellazione: Ursa Major
Dimensione: 7.5'x
4.4'
Magnitudine: 9.80
Luminosità superficiale:
13.60
Descrizione: cB,vL,pmE,sbM,BN
H IV 61;theta struc barred sp;Gamma UMa 40' NW
J2000 RA:
11h57m36.00s
DE:+53°21'60.0"
M 13 NGC 6205
Constellazione: Hercules
Dimensione: 23.2'x 23.2'
Magnitudine: 5.90
Luminosità superficiale:
12.00
Descrizione: !!eB,vRi,vgeCM,*11...
Hercules cluster;Messier said round nebula contains no star
J2000
RA: 16h41m42.00s DE:+36°28'00.0"
M 4 NGC 6121
Constellazione: Scorpius
Dimensione: 26.3'x 26.3'
Magnitudine: 5.90
Luminosità superficiale:
12.00
Descrizione: Cl,8 or 10 B* in
line,rrr
Look for central bar structure
J2000 RA:
16h23m36.00s
DE:-26°32'00.0"
M 57 NGC 6720
Constellazione: Lyra
Dimensione: 1.4'x
1.0'
Magnitudine: 9.40
Luminosità
superficiale: 9.30
Descrizione: Ring neb,B,pL,cE
Ring Nebula;central* var 14 to 16 mag;PK63+13.1
J2000
RA: 18h53m36.00s DE:+33°02'00.0"
M 10
NGC 6254
Constellazione: Ophiuchus
Dimensione: 12.2'x 12.2'
Magnitudine: 6.60
Luminosità superficiale:
12.00
Descrizione: B,vL,R,gvmBM,rrr
Lord Rosse reported dark lane in cluster
J2000 RA: 16h57m06.00s
DE:-04°06'00.0"
M 27
NGC 6853
Constellazione: Vulpecula
Dimensione: 8.0'x
5.7'
Magnitudine: 7.30
Luminosità superficiale:
11.20
Descrizione: !!vB,vL,bi-N,IE,Dumbbell Neb
PK60-3.1;Lord Rosse drew 18* invl
J2000
RA: 19h59m36.00s DE:+22°43'00.0"
M 12
NGC 6218
Constellazione: Ophiuchus
Dimensione: 14.5'x 14.5'
Magnitudine: 6.60
Luminosità superficiale:
12.00
Descrizione: vB,vL,iR,gmbM
Somewhat loose structure
J2000 RA: 16h47m12.00s
DE:-01°57'00.0"
Informazioni Dall’ Associazione
- La nuova sede
Siamo quasi arrivati alla meta: il protocollo di
intesa per la concessione da parte della Provincia di Potenza della Torre
Guevara come sede e centro di divulgazione scientifica è stato firmato.
Alcuni intoppi burocrati hanno, però, fatto slittare
l’inaugurazione fissata per il 18 giugno.
La data verrà comunicata a tutti i soci non appena
risolti gli intoppi.
Il consiglio direttivo, conscio del gravoso compito
che si è prefissato, chiede ai soci una disponibilità maggiore per far
diventare la Torre Guevara un centro di divulgazione e di diffusione
dell’astronomia.
Oltre all’acquisto di un telescopio da 30centimetri
(stiamo valutando al momento le migliori offerte esistenti sul mercato) da sistemare
sulla terrazza della Torre per effettuare osservazioni per i soci e pubbliche,
la gestione di una biblioteca tematica e un giorno alla settimana da dedicare
alla divulgazione (del tipo il giovedì dell’astronomia, con interventi di
docenti universitari e addetti del settore), rientrano tra gli obiettivi da
raggiungere.
- le informazioni
il bollettino di
informazione Sidera avrà due versioni: la tradizionale cartacea e la versione
web che sarà inviata via e-mail ai soci.
Le informazioni sugli
avvenimenti organizzati dall’associazione verranno divulgati grazie al portale basilicatanet,
http://www.basilicatanet.it/ nella
sezione bacheca annunci- tempo libero- altro ed iscrivendovi alla mailing list
del portale (riceverete direttamente le e-mail sul pc previa apertura della
casella di posta elettrnonica su basilicatanet)
-
Iscrizioni alla Associazione
Chi
vuole iscriversi all’Associazione può farlo presso la sede in via Torraca n.9 o
in occasione degli incontri stessi (le quote annuali sono di 30€ per gli
adulti e 5€ per i ragazzi).
Chi
volesse collaborare con i propri articoli può inviarli a: ala@memex.it,ak47@basilicatanet.it
La costellazione più imponente in estate è certamente il Sagittario; oltre a contenere il centro galattico, contiene tutti gli oggetti visibili con un telescopio.
i pianeti visibile saranno
Urano nell’Acquario, Nettuno nel Capricornoe Plutone in Ofiuco.
percorso di nettuno
percorso di urano