Introduzione

 

di Piero Bianucci

 

Sto scrivendo al computer la presentazione di un libro sui computer, scritto al computer, depositato in un computer in forma di e-book e che sarà scaricato su altri computer dai suoi lettori. Un segno del tempo presente, un piccolo passo nel futuro dell’editoria.

Naturalmente l’e-book non esclude il vecchio caro libro di carta, che si sfoglia in poltrona o si legge in metropolitana. I bit che compongono le 250 pagine del libro di Alberto Viotto sono pronti a trasformarsi in caratteri, righe, capoversi, pagine di un libro tradizionale. La nuova tecnologia include il passato, non lo cancella. Ciò non toglie che io provi una sensazione strana: è la prima volta che mi capita di scrivere l’introduzione a un e-book e ho l’impressione – senza dubbio ingenua –  di avventurarmi su un terreno inesplorato.

 

Alberto Viotto si occupa di informatica professionalmente. Ma ha incominciato a scrivere di computer quasi per gioco su “Tuttoscienze”, il supplemento de “La Stampa” che ho curato per venticinque anni, fino al gennaio 2006. Per gioco nel senso che si divertiva a scrivere quegli articoli, e in questo stava il segreto della loro gradevolezza. Non mi proponeva mai articoli irti di sigle e tecnicismi come quelli che riempiono le riviste di informatica. Viotto si metteva dalla parte del lettore e delle sue curiosità. Anche pratiche. Come si rende sicuro un pagamento fatto via Internet? Che cos’è la “firma elettronica”? Posso limitare l’invasione di e-mail spazzatura? C’è una difesa contro i virus informatici? Qual è il segreto di fenomeni sociali e culturali prima ancora che tecnologici come Wikipedia e Google?

 

Questo libro nasce da quei piccoli semi, due o tre paginette destinate a un giornale, scritte in un linguaggio semplice e chiaro. Ma mentre gli articoli giornalistici si susseguono in modo casuale, esposti come sono al vento mutevole dell’attualità, della cronaca e spesso anche della moda, qui troviamo un libro coerente e sistematico, capace di far capire l’informatica anche a chi ne è del tutto ignaro, senza per questo risultare banale per chi di informatica sa già molto.

 

La parola “computer” che compare nel titolo fa pensare all’hardware, alla “ferraglia”, all’oggetto fisico del calcolatore. C’è anche questo, nel libro di Viotto, certo. Ma soprattutto c’è l’intelligenza che anima la ferraglia: la grande distinzione tra analogico e digitale, un pizzico di matematica binaria, i circuiti logici, la grande intuizione prima di Babbage e poi di Turing di una macchina universale (cioè programmabile), gli algoritmi, la Rete, i segreti della crittografia. E c’è lo stupore che Viotto sa suscitare ogni volta che il discorso gliene offre lo spunto. Come quando ci spiega che per comporre a caso la Divina Commedia persino un miliardo di calcolatori impiegherebbero un tempo pari a 3 per 10 elevato alla 199.981 anni. Un numero pazzesco: basti pensare che dal Big Bang ad oggi sono trascorsi soltanto 10 alla diciottesima secondi e che tutte le particelle nucleari che formano l’universo sono soltanto 10 elevato alla ottantesima. Dante Alighieri, insomma, non ha concorrenti né alla IBM né alla Microsoft.

 

Computer e rete stanno cambiando il mondo più di quanto riusciamo a percepire. Cultura e politica incluse. Perché sempre, fino a pochi anni fa, cultura e politica sono state gerarchiche: la loro struttura ricorda un albero, con un tronco dal quale si dipartono rami principali, rami secondari e altri rametti sempre meno importanti. E’ un albero la cultura irradiata dalle grandi menti, dalle università più famose. E’ un albero il potere politico organizzato in superpotenze, Stati, amministrazioni locali. Oggi con la Rete diventa possibile una logica del tutto diversa. Non più cultura e poteri centralizzati ma diffusi nell’immenso grafo di Internet, una ragnatela ipertestuale e multimediale che ormai collega mezzo miliardo di computer.

 

Wikipedia, l’enciclopedia on line, ha decine di migliaia di autori e si dice che se in essa compare un errore, sopravviverà in media soltanto cinque minuti prima che qualcuno intervenga a correggerlo: uno studio ha appurato che l’affidabilità di questo strumento di conoscenza collettivo è paragonabile a quella dell’Enciclopedia Britannica. A livello ancora più capillare troviamo i blog. Un motore di ricerca come Google ci aiuta a trovare ciò che cerchiamo. La tecnologia WiMax permette un accesso alla rete diffuso, aperto, libero da vincoli fisici, tendenzialmente gratuito. Alla società centralizzata fondata sul modello broadcast – comunicazione punto-multipunto – sta subentrando una società peer to peer, da pari a pari, con una comunicazione punto-punto nella quale ognuno è potenzialmente connesso a tutti gli altri. Una società dove per la prima volta la conoscenza circola in modo non gerarchico. Trasformare questo fatto inedito nella Storia in una eccezionale opportunità per migliorare il  mondo dipende da tutti noi. Dopo aver letto il libro di Viotto, la sfida ci apparirà più chiara, in tutto il suo fascino.