Indice
Approfondimenti
Bibliografia
Links

Approfondimenti teorici

Questo sito si rivolge ad un pubblico di esperti ma anche di semplici curiosi interessati a comprendere alcuni principi compositivi che conformano (o dovrebbero conformare) i luoghi dove trascorriamo la maggior parte della nostra vita: gli edifici.

bullet

Sommario

Il punto di partenza: Frank Lloyd Wright (1867-1959)

Le avanguardie architettoniche del primo novecento

Il razionalismo: avanguardia o no?

Il problema italiano

L'eredità di Bruno Zevi (1918-2000): anticlassicismo e grado zero

L'architettura neo-organica: il decostruttivismo

 

bullet
Il punto di partenza: Frank Lloyd Wright (1867-1959)

E' il padre dell'architettura organica, l'architettura che riprende le logiche interne che conformano gli elementi naturali. "Nell'edificio organico nulla è completo in se stesso; ogni parte si completa fondendosi nella più ampia espressione del tutto". La legge del mutamento e della crescita organica domina la visione dell'architetto americano. Lo spazio interno è l'essenza dell'edificio ed esso va pensato in funzione della vita che vi si svolge. Parafrasando Lao-Tze egli afferma: "la realtà dell'edificio non consiste nelle quattro pareti e nel tetto ma inerisce allo spazio interno, allo spazio in cui si vive". Ma la vita dell'uomo è continuo divenire e non è mai misurabile secondo regole astratte. All'antropometria classica verticale che ha ancora nel Modulor di Le Corbusier una versione aggiornata di principi rinascimentali, Wright contrappone un'antropometria orizzontale della vita e del movimento irriducibile, in quanto divenire, a canoni e misurazioni assiomatiche. Appare così superato lo storico dualismo tra natura e artificio. L'edificio si sviluppa dall'interno verso l'esterno, non c'è mai separazione netta tra le due spazialità. Anche la struttura portante è concentrata il più possibile all'interno mediante la tecnica dello sbalzo, ossia del mantenimento di un piano orizzontale solo su un lato del perimetro o su punti interni al piano stesso: il fungo o l'albero ad esempio seguono lo stesso principio. Nel capolavoro di Wright, casa Kaufmann, meglio nota come casa sulla cascata, la natura sembra penetrare nella casa e la casa aprirsi verso la natura in una tensione reciproca continua (foto 1). La centrifugazione dello spazio continuo, ossia l'allontanamento dal centro verso l'esterno di uno spazio privo di separazioni, si tradurrà in una chiara immagine nella spirale del museo Guggenheim di New York (foto 2), ma è già presente nella casa sulla cascata dove il centro è rappresentato dal focolare domestico, il camino, e lo sviluppo della casa avviene in maniera avvolgente attorno ad esso. Nelle ultime opere Wright, architetto sempre attento alla sperimentazione, persegue nuove vie geometriche e strutturali sempre più futuribili (foto 3), gettando le basi delle ricerche dei suoi allievi più o meno diretti.

foto 1

foto 2

foto 3

 

bullet
Le avanguardie architettoniche del primo novecento

Nel vecchio continente il rinnovamento che non si era riuscito ad avere in vari secoli si ebbe nel giro di solo pochi anni. Si trattò di una vera e propria rivoluzione paragonabile forse solo a quella di Michelangelo. Un forte atto di rottura con il passato classicista e storicista destinato però ad avere scarso seguito a causa della controffensiva accademica e della reazione di quei poteri che ogni rivoluzione mette in discussione. I secoli XVIII e XIX erano stati caratterizzati da un forte recupero del passato di varie epoche e civiltà. La moda del revivalismo aveva dato origine a fenomeni imbarazzanti già dal nome: neoclassicismo, neorinascimento, neogreco, neoegizio, neobarocco, neoromanico, neogotico, neobizantino. Le nuove tecniche costruttive (l'acciaio, il vetro, il cemento armato) che la scienza metteva a disposizione caddero in mani incapaci di vedere con occhi nuovi. Lo stesso stile Liberty, che in alcune aree acquista il nome di Modernismo, è ancora una mediazione tra nuove tecniche e gusto radicato delle forme storiche.

La prima avanguardia architettonica fu anche quella più rumorosa e radicale, anche se di breve durata: il Futurismo. Nasce in Italia nei primi anni del Novecento come approfondimento della scomposizione cubista in direzione del dinamismo e si propone come movimento di svecchiamento contrario ad ogni forma di passatismo. Nonostante l'indubbio monumentalismo e qualche contraddittorio accenno a decorazioni provenienti dall'architettura storica che i manifesti dell'architettura futurista condannano così duramente, affascina constatare come tutte le architetture moderne degli anni successivi risentono delle visioni dei futuristi (foto 4) e come l'attuale ricerca decostruttivista assume come punto di partenza la rottura dell'unità classica propugnata da Umberto Boccioni (foto 5). Ci preme anche sottolineare come la vicinanza tra Futurismo e Fascismo siano più il frutto di semplificazioni storiografiche che reali. Quando dovrà conservare il potere e il consenso, il regime si servirà di artisti conservatori e tradizionalisti così come in tutti gli altri regimi totalitari.

foto 4 foto 5

Figli del Futurismo possono considerarsi le avanguardie russe e il Neoplasticismo olandese. Entrambi i movimenti si concentrano in particolare sulla scomposizione boccioniana che gli architetti futuristi stessi avevano trascurato. Il Costruttivismo russo esalta l'eterogeneità degli elementi e delle geometrie introducendo nella composizione architettonica la direttrice circolare e con grande anticipo sui tempi quella obliqua (foto 6). Il Neoplasticismo invece tenta una regolamentazione della scomposizione delle parti che se da un lato limita la libertà espressiva del progettista, dall'altro ha il merito di legare i principi dell'avanguardia alla realtà costruttiva. Gli spazi esplosi sono contenuti in piani liberi di prolungarsi nello spazio esterno. Per la prima volta la scatola edilizia classica è distrutta con sistematicità. Gli architetti neoplastici tuttavia ritengono che l'angolo retto sia ancora quello più aderente alla razionalità costruttiva e non lo abbandonano mai (foto 7).

foto 6 foto 7 foto 8

Negli stessi anni del Cubismo e del Futurismo si afferma in Germania una corrente d'avanguardia alternativa, di cui lo spagnolo Gaudì può considerarsi precursore, l'Espressionismo, movimento che esalta il lirismo soggettivo attraverso la deformazione della realtà o mediante la creazione di mondi puramente soggettivi. Gli elementi riconoscibili dell'architettura espressionista sono la linea curva e la modellazione plastica tridimensionale delle masse (foto 8). L'edificio non viene più concepito come somma di parti piane statiche, come nell'architettura classica, o esplose, come nel futurismo e nelle avanguardie ad esso riconducibili. La modellazione scultorea si sposerebbe anche con un uso appropriato del cemento armato che venendo colato in opera allo stato fluido può assumere qualunque forma. Tuttavia la linea espressionista rimane minoritaria nell'architettura dell' avanguardia, trovando invece maggiore spazio nella musica e nel cinema.

Le influenze tra avanguardie europee e Wright sono evidenti. Paradossalmente è proprio Wright, architetto americano, che realizza la sintesi migliore non solo degli esiti delle ricerche europee ma anche del pensiero occidentale e di quello orientale, in particolare giapponese, e del pensiero moderno e di quello classico, intendendo però con questo termine la classicità delle origini, quella a dimensione umana che pone a suo fondamento le necessità dell'uomo e non la glorificazione di poteri astratti che si pongono al di sopra di esso. Ed è pure un paradosso che i grandi risultati dell'avanguardia italiana siano stati ripresi, e continuano ad esserlo, quasi esclusivamente da architetti non italiani, essendosi i nostri operatori del settore impantanati su sterili questioni storicistiche e mimetiche.

 

bullet
Il razionalismo: avanguardia o no?

Sarebbe incompleta una trattazione dei fermenti culturali della prima metà del secolo scorso da cui discende l'architettura prodotta oggi, se si trascurasse il movimento più prolifico. Influenzato dalle avanguardie di tipo analitico conoscitivo (cubismo e neoplasticismo), il Razionalismo scrive il linguaggio dell'edilizia moderna, un linguaggio nuovo, di rapida ed economica applicazione e per questo vincente in ogni parte del mondo: eliminati tutti gli orpelli decorativi della storia ma anche l'innovazione formale delle avanguardie. Dell'architettura classica però non abbandona la pretesa della chiarezza razionale dei volumi, che se nell'abilità dei maestri non pregiudica l'invenzione spaziale, in altri casi determina un appiattimento omologante della disciplina (foto 9). L'assunto che "la forma segue la funzione" sottintende che la forma giusta per una funzione sia unica e un processo corretto può condurre solo a quella. La decantata funzionalità degli edifici consente di avvicinare l'architettura ad un qualunque prodotto dell'industria, riducendo la complessità del processo progettuale a un rigido meccanicismo che conduce a risultati seriali e ripetitivi con un uso esasperato della modularità (foto 10). La separazione delle funzioni promossa dall'urbanistica razionalista contribuisce inoltre alla creazione dei quartieri operai nelle periferie suburbane, quasi sempre simbolo di degrado delle attuali città (foto 11). Appare chiaro pertanto che l'innalzamento della qualità della vita, di cui tanta urgenza si sente oggi, dovrà percorrere altre vie.

foto 9 foto 10 foto 11
 
bullet
Il problema italiano

Nonostante le idee futuriste e gli illuminati capaci di dare un contributo interessante al razionalismo europeo (foto 12), le correnti anticlassiche non hanno mai trovato terreno fertile in Italia. Come già nel passato, quando il gotico prima, il genio michelangiolesco e borrominiano poi, vengono presto messi da parte, anche nell'ultimo secolo è la restaurazione classicista a indirizzare la produzione architettonica. Una venerazione cieca e acritica per il passato produce una serie di mostruosità storicistiche (foto 13). L'imitazione dell'architettura storica, nelle proporzioni, nei ritmi e addirittura nei suoi elementi morfologici, trova il consenso di più parti: l'università che in quanto detentrice del sapere ostracizza la sperimentazione; le soprintendenze convinte che imbalsamando i centri storici o riproducendone le forme facciano un favore alla Storia; il pubblico che abituato dalla nascita a percepire edifici classici aborrisce le forme nuove.

foto 12 foto 13

 

bullet
L'eredità di Bruno Zevi (1918-2000): anticlassicismo e grado zero

In questo stato di cose una sola voce è stata sempre coerentemente ribelle e destabilizzante, quella di Bruno Zevi: "Nella nostra epoca abbiamo assistito a fondamentali rivoluzioni scientifiche ed artistiche; basti citare la teoria della relatività di Einstein, l'analisi dell'inconscio di Freud e il codice delle dissonanze di Schoenberg. Benché vincenti nei rispettivi settori disciplinari, nella fisica come nella psicologia e nella musica, queste rivoluzioni restano tuttora largamente estranee alla nostra immagine del mondo, ai costumi sociali e politici, alla prassi quotidiana del pensare e del vivere, che continuano a poggiare su assunti religiosi millenaristici, sugli ideali astratti dell'armonia, della proporzione, della consonanza, e su assiomi di marca illuminista". E' lui il critico e storico che più di ogni altro ha sposato l'architettura wrightiana divulgandola anche in Italia, dove però l'ostilità di un ambiente troppo legato alla tradizione l'ha relegata a fenomeno isolato (foto 14). Il suo pensiero è estremamente chiaro e vivo. Ne riassiumiamo i punti fondamentali:

1. L'essenza dell'architettura, il suo specifico disciplinare, è lo spazio interno; così come quella dell'urbanistica è lo spazio esterno. E' errato giudicare un edificio per i suoi caratteri bidimensionali e cromatici, quelli appartengono alla pittura. La qualità architettonica coincide con quella spaziale. Una caverna, ancorchè priva di facciata, è architettura in quanto dotata di spazio interno.

2. Le due macrocorrenti della storia dell'architettura sono il classicismo e il suo opposto, l'anticlassicismo. Il primo consiste in:

- supremazia della razionalità, della purezza, della chiarezza, dell'ordine, della simmetria, della stereometria, della geometria regolare

- adesione rigida dell'artista al sistema di regole

- creazione di un modello-tipo astratto unico e sua riproduzione tautologica

- sguardo sul passato (storicismo)

Per contro anticlassicismo vuol dire:

- supremazia dell'irrazionalità, della contaminazione, della complessità, del disordine, dell'asimmetria, della scomposizione volumetrica, della geometria irregolare o informale

- libertà assoluta dell'artista

- invenzione sperimentazione e molteplicità formale

- sguardo sul futuro (avanguardia)

3. Per sconfiggere il classicismo occorre ripartire dallo spazio puro esente da regole, dallo spazio istintivo, dal grado zero dell'architettura: lo spazio preistorico (foto 15).

foto 14 foto 15

 

bullet
L'architettura neo-organica: il decostruttivismo

Il percorso di rinnovamento iniziato con le avanguardie e proseguito con la scuola organica (foto 16) e il pensiero zeviano vede il suo odierno punto di arrivo nell'opera degli architetti decostruttivisti, i quali reinterpretano il linguaggio moderno approdando all'esplosione della forma e alla rottura delle gabbie ortogonali. Lo spazio decostruttivista si dinamizza, si compenetra, si ripiega, abbandona i luoghi comuni del fare architettura, come la funzionalità, la struttura trilitica, le bucature quadrangolari, per offrire nuove e sorprendenti possibilità alla vita dell'uomo. Come nelle avanguardie di inizio Novecento l'attenzione si concentra sui mutamenti storici, sulle scoperte scientifiche, filosofiche e tecnologiche di questi anni, abbandona le nostalgiche fughe nel passato per immergersi nel presente, dargli voce e cambiarlo, se serve. In Italia sono pochi e isolati gli architetti interessati alla nuova corrente, pochi coraggiosi iconoclasti impegnati a contrastare l'accademia, a proseguire il discorso di Zevi per non lasciarne morire l'eredità (foto 17). Contrariamente a quanto accade di solito, quando l'architettura si accoda alla pittura e alla scultura nel processo di rinnovamento, questa volta è l'architettura che, pur dovendo moltissimo alla sperimentazione pittorica del '900, segna una strada nuova per fare uscire anche le altre arti dal torpore in cui sono cadute negli ultimi anni (foto 18).

foto 16 foto 17
foto 18

 

Indice Approfondimenti Bibliografia Links