i niezioni               

        

 

 

Il più sterilizzato di tutti i metodi d’uccisione ad Auschwitz era l’iniezione di fenolo, che fu istituzionalizzata nelle fasi relativamente iniziali di Auschwitz. Il paziente era portato in un ambulatorio e lì gli era somministrato un farmaco da un medico o (nella maggior parte dei casi) dal suo infermiere, che indossava il camice bianco e usava ago e siringa per l’iniezione. Nel gergo del campo, c’erano il verbo attivo spritzen ("iniettare", "schizzare", "spruzzare"), la forma passiva abgespritzt ("essere iniettato", o ucciso) e forme sostantive equivalenti a significare "siringare" e "fenolizzare".

 

Inizialmente, il fenolo era iniettato in vena alla vittima, massimizzando l’aura medica dell’intera procedura... Ma poco dopo, la tecnica fu modificata nell’iniezione del fenolo direttamente nel cuore. Alcuni testimoni pensano che il cambiamento si dovette al fatto che le vene erano talvolta difficili da localizzare, ma la vera ragione sembra essere la maggiore efficienza mortale dell’iniezione cardiaca diretta. I pazienti inoculati per endovena potevano resistere per minuti o addirittura un’ora o anche di più... "La soluzione acquosa concentrata di fenolo" che fu sviluppata si rivelò "economica, di facile uso ed assolutamente efficace se introdotta nel ventricolo cardiaco", di modo che un’iniezione di dieci o quindici millilitri nel cuore causava la morte entro quindici secondi.

 

Le iniezioni di fenolo erano praticate nel Blocco 20:

 

A quel punto due infermieri ebrei prigionieri portavano la vittima nella stanza (a volte le vittime erano portate dentro due a due) e la mettevano su uno sgabello, solitamente in modo che il braccio destro le coprisse gli occhi e il braccio sinistro rimanesse sollevato di lato in posizione orizzontale... L’idea era che il torace della vittima fosse inarcato in modo che l’area cardiaca fosse massimamente accessibile per l’iniezione letale, e che egli od ella non potesse vedere ciò che stava accadendo... La persona che faceva l’iniezione - spesso lo SDG Josef Klehr - riempiva la siringa e poi infilava l’ago direttamente nel cuore del prigioniero seduto e svuotava la siringa del suo contenuto.

 

In questo modo, bastavano in media due minuti e 22 secondi per assassinare un prigioniero.

 

Lifton, pagg. 254-259

    

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