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Le selezioni per la camera a gas erano fatte all’arrivo ad Auschwitz, ed in seguito periodicamente per eliminare i "mussulmani" man mano che s’indebolivano. I dottori di Auschwitz erano strettamente coinvolti nel processo di selezione. Molte testimonianze raccontano come il dott. Mengele attendesse i trasporti alla rampa, vestito impeccabilmente, fischiettando tra sé mentre segnalava con un gesto della mano la destra (vita) o la sinistra (morte). I bambini, le madri, gli anziani e tutti coloro che erano troppo deboli per lavorare erano mandati in gas ad Auschwitz.

 

Le selezioni al campo erano fatte durante gli appelli. I prigionieri erano obbligati a stare in piedi al freddo nudi, spesso per ore ed ore, mentre i medici e le SS li esaminavano per decidere che sarebbe vissuto e chi sarebbe morto. Gli internati sapevano di dover correre sul posto e mostrare ogni residua energia, per evitare di essere mandati a morte.

 

Selezioni alla rampa

 

I mucchi crescono. Valigie, fagotti, coperte, cappotti, borsette che cadendo si aprono, rovesciando monete, oro, orologi; montagne di pane s’impilano alle uscite, cataste di marmellata, confetture, mucchi di carne e salsicce; zucchero si spande sulla ghiaia. Camion carichi di gente partono con un rombo assordante e se ne vanno tra le urla e i singhiozzi delle donne separate dai figli ed il silenzio attonito degli uomini rimasti. Sono quelli cui è stato ordinato di fare un passo a destra – i sani e i giovani che entreranno in campo. Infine, essi pure non scamperanno alla morte, ma prima devono lavorare…

 

Ecco una donna – cammina in fretta, ma cerca di apparire calma. Un bimbetto col viso roseo da cherubino la rincorre e, incapace di starle dietro, apre le braccia e grida: "Mamma! Mamma!".

 

"Raccogli tuo figlio, donna!"

 

"Non è mio, signore, non è mio!" grida istericamente lei e continua a correre, coprendosi il viso con le mani. Vuole nascondersi, vuole raggiungere quelli che non saliranno sui camion, quelli che andranno a piedi, quelli che vivranno. È giovane, sana, attraente, vuole vivere...

 

Andrei, un marinaio di Sebastopoli, la afferra. Ha gli occhi lucidi per la vodka e il caldo. Con un solo potente colpo la butta a terra e poi, mentre cade, la prende per i capelli e la tira su di nuovo…

 

"Ebrea merdosa! Scappi da tuo figlio! Te la faccio vedere io, puttana!" La mano enorme la strangola, la solleva per aria e la butta sul camion come un sacco di granaglie.

 

"Ecco! E porta questo con te, cagna!" e le butta il bambino ai piedi…

 

Alcuni altri uomini stanno portando una ragazzina priva di una gamba. La tengono per le braccia e per l’unica gamba. Le lacrime le rigano il viso e sussurra piano: "Signore, fa male, mi fa male…" La buttano sul camion in cima ai cadaveri. Brucerà viva insieme con loro.

 

Borowski, pagg. 38-46

 

 

Ci apparve una vasta banchina illuminata da riflettori. Poco oltre, una fila di autocarri… bisognava scendere coi bagagli, e depositare questi lungo il treno. In un momento la banchina fu brulicante di ombre… Una decina di SS stavano in disparte, l’aria indifferente, piantati a gambe larghe. A un certo momento penetrarono fra di noi e, con voce sommessa, con visi di pietra, presero a interrogarci rapidamente… "Quanti anni? Sano o malato?" e in base alla risposta ci indicavano due diverse direzioni.

 

Tutto era silenzioso come in un acquario, e come in certe scene di sogni. Ci saremmo attesi qualcosa di più apocalittico: sembravano semplici agenti d’ordine. Era sconcertante e disarmante. Qualcuno osò chiedere dei bagagli: risposero "bagagli dopo"; qualche altro non voleva lasciare la moglie: dissero "dopo di nuovo insieme"; molte madri non volevano separarsi dai figli: dissero "bene bene, stare con figlio". …

 

In meno di dieci minuti tutti noi uomini validi fummo radunati in un gruppo. Quello che accadde degli altri, delle donne, dei bambini, dei vecchi, noi non potemmo stabilire allora né dopo: la notte li inghiottì, puramente e semplicemente. Oggi però sappiamo che in quella scelta rapida e sommaria, di ognuno di noi era stato giudicato se potesse o no lavorare utilmente per il Reich; sappiamo che nei campi rispettivamente di Buna-Monowitz e Birkenau, non entrarono, del nostro convoglio, che novantasei uomini e ventinove donne, e che di tutti gli altri, in numero di più di cinquecento, non uno era vivo due giorni più tardi.

 

Levi, Se questo è un uomo, pagg. 19-20

 

 

 

Mengele alla rampa

 

Alcuni descrissero una sorta di giocosità nel suo distacco, il suo "camminare avanti e indietro (con) un’allegra espressione sul viso… come se si divertisse… un divertimento consueto… era molto giocoso."

 

I prigionieri erano colpiti dal contrasto tra il suo aspetto e la sua personalità. Un sopravvissuto lo descrisse come "attraente… molto colto", dichiarò che "in effetti non aveva l’aspetto di un assassino," ma aggiunse immediatamente, "colpì mio padre sul collo con la verga e lo mandò in una certa direzione (verso le camere a gas)." Oppure, "era brutale, ma in maniera signorile, depravata." Poiché lo studiato distacco di Mengele poteva essere interrotto da esplosioni di rabbia e violenza, specialmente se incontrava resistenza verso il suo senso delle regole di Auschwitz. Ad esempio, una ragazza appena arrivata, indirizzata da Mengele verso destra mentre sua madre e le sorelle minori erano state mandate a sinistra, "supplicò e pianse" perché non voleva essere separata da loro: "(Allora Mengele) mi prese per i capelli, mi trascinò a terra e mi picchiò. Quando mia madre provò a sua volta a supplicarlo, la picchiò col bastone"…

 

Lifton, pag. 343

 

 

 

Selezioni al campo

 

Le selezioni si sentono arrivare. "Selekcja": la ibrida parola latina e polacca si sente una volta, due volte, molte volte, intercalata in discorsi stranieri; dapprima non la si individua, poi si impone all’attenzione, infine ci perseguita…

 

Non si può dire che ne risulti un’ondata di abbattimento. Il nostro morale collettivo è troppo inarticolato e piatto per essere instabile. La lotta contro la fame, il freddo e il lavoro lascia poco margine per il pensiero, anche se si tratta di questo pensiero. Ciascuno reagisce a suo modo, ma quasi nessuno con quegli atteggiamenti che sembrerebbero più plausibili perché sono realistici, e cioè con la rassegnazione o con la disperazione.

 

Chi può provvedere provvede; ma sono i meno, perché sottrarsi alla selezione è molto difficile, i tedeschi fanno queste cose con grande serietà e diligenza.

 

Chi non può provvedere materialmente cerca difesa altrimenti. Ai gabinetti, al lavatoio, noi ci mostriamo l'un l’altro il torace, le natiche, le cosce, e i compagni ci rassicurano: - puoi essere tranquillo, non sarà certo la tua volta, …du bist kein Muselmann…

 

Il nostro Blockältester conosce il suo mestiere. Si è accertato che tutti siano rientrati, ha fatto chiudere la porta a chiave, ha distribuito a ciascuno la scheda che porta la matricola, il nome, la professione, l’età e la nazionalità, e ha dato ordine che ognuno si spogli completamente, conservando solo le scarpe. In questo modo, nudi e con la scheda in mano, attenderemo che la commissione arrivi alla nostra baracca. Noi siamo la baracca 48, ma non si può prevedere se si comincerà dalla baracca 1 o dalla 60…

 

Il Blockältester e i suoi aiutanti, a pugni e urli, a partire dal fondo del dormitorio, si cacciano davanti la turba dei nudi spaventati e li stipano dentro il Tagesraum… una cameretta di sette metri per quattro: quando la caccia è finita, dentro il Tagesraum è compressa una compagine umana calda e compatta, che invade e riempie perfettamente tutti gli angoli ed esercita sulle pareti di legno una pressione tale da farle scricchiolare. Qui, davanti alle due porte, sta l’arbitro del nostro destino, che è un sottufficiale delle SS. Ognuno di noi, che esce nudo dal Tagesraum nel freddo dell’aria di ottobre, deve fare di corsa i pochi passi fra le due porte davanti ai tre, consegnare la scheda alla SS e rientrare per la porta del dormitorio. La SS, nella frazione di secondo fra due passaggi successivi, con uno sguardo di faccia e di schiena giudica della sorte di ognuno, e consegna a sua volta la scheda all’uomo alla sua destra o all’uomo alla sua sinistra, e questa è la vita o la morte di ciascuno di noi.

 

Nessuno conosce ancora con sicurezza il proprio destino, bisogna anzitutto stabilire se le schede condannate sono quelle passate a destra o a sinistra. Ormai non è più il caso di risparmiarsi l’un l’altro e di avere scrupoli superstiziosi. Tutti si accalcano intorno ai più vecchi, ai più denutriti, ai più "mussulmani"; se le loro schede sono andate a sinistra, la sinistra è certamente il lato dei condannati.

 

Ai selezionati verrà distribuita doppia razione. Non ho mai saputo se questa fosse un’iniziativa assurdamente pietosa dei Blockälteste od un’esplicita disposizione delle SS, ma di fatto, nell’intervallo di due o tre giorni (talora anche molto più lungo) fra la selezione e la partenza, le vittime a Monowitz-Auschwitz godevano di questo privilegio…

 

A poco a poco prevale il silenzio, e allora, dalla mia cuccetta che è al terzo piano, si vede e si sente che il vecchio Kuhn prega, col berretto in testa e dondolando il busto con violenza. Kuhn ringrazia Dio perché non è stato scelto.

 

Kuhn è un insensato. Non vede, nella cuccetta accanto, Beppo il greco che ha vent’anni, e dopodomani andrà in gas… Non sa Kuhn che la prossima volta sarà la sua volta? … Se io fossi Dio, sputerei a terra la preghiera di Kuhn.

 

Levi, Se questo è un uomo, pagg. 157-164

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