yklon B | ||
|
La ricerca del gas adatto portò Höss in altri campi di sterminio che si stavano costruendo gli abitanti del ghetto di Lodz erano stati caricati su camion opportunamente equipaggiati perché i gas di scarico fossero convogliati nel cassone. Quando i camion raggiungevano la fossa scavata nella foresta circostante, i prigionieri sul retro erano morti. Il sistema aveva le sue pecche, però. I camion non potevano portare un gran numero di prigionieri, e i gas di scarico rifluivano allinterno in modo talmente poco uniforme che alcune delle vittime ancora boccheggiavano nellarrivare alla fossa comune
Apparentemente Höss non era informato, come non lo era Eichmann, che il giusto gas fosse già disponibile. Si chiamava Zyklon B, nome commerciale dellacido cianidrico, che si attivava a contatto con laria. Era prodotto da una ditta denominata Degesch, largamente controllata dallI.G. Farben, ed era stato portato ad Auschwitz nel 1941 come insetticida e disinfettante.
Friedrich, pag. 17.
Parla Höss:
"La porta veniva rapidamente chiusa e il gas scaricato dagli inservienti attraverso condotti di ventilazione nel soffitto delle camere a gas, lungo un palo che arrivava al pavimento. Questo assicurava una rapida distribuzione del gas. Si poteva agevolmente osservare tramite lo spioncino che coloro che erano più vicini ai condotti rimanevano uccisi allistante. Si può affermare che circa un terzo moriva subito. Gli altri barcollavano e cominciavano ad urlare e a lottare per laria. Le urla però divenivano rapidamente rantoli di morte e in pochi minuti tutto sacquietava La porta si apriva dopo mezzora dallintroduzione del gas, e si accendeva la ventilazione Il distaccamento speciale allora si metteva a togliere i denti doro e a tagliare i capelli delle donne. Dopo di che, i corpi erano portati su tramite un montacarichi e posti davanti ai forni, che nel frattempo erano stati debitamente scaldati. Secondo la taglia dei cadaveri, se ne potevano mettere fino a tre contemporaneamente in un forno. Per la cremazione ci volevano venti minuti."
Friedrich, pag. 32 |