L’angolo delle fiaba

IL PADRONE DELLA LUNA

 C’era una volta una città, chiamata, dominata dal tiranno Pappa&ciccia, un uomo, si racconta, di eccezionale malvagità. Nessuno mai aveva avuto, nella città, una fantasia cosi perversa nell'escogitare sempre nuovi sistemi per tormentare e perseguitare i sudditi. Pappa&ciccia abitava in un castello insieme ad una schiera di servitori-serventi e di servitori-Ministri, tutti ubbidienti ai suoi ordini strampalati e tutti terrorizzati dall’idea che il tiranno potesse in qualche modo dolersi dei loro servigi. Una mattina Pappa&ciccia mandò a chiamare il suo Primo Consigliere, Lingualunga, capo delle guardie e ministro delle prigioni.- Chi sono io? - domandò Pappa&ciccia con voce minacciosa.- Tu sei il nostro signore e benefattore; tutti noi, abitanti, non siamo nemmeno degni di far da tappeto al tuo passaggio - fu la risposta di Lingualunga. - E chi è il padrone della città?- Tu sei padrone della città e di tutti i cittadini. Persino l'ultimo capello che cresce nelle nostre teste ti appartiene -.Il tiranno rise a questa risposta. Ma, immediatamente, il riso si trasformò in un ghigno crudele e cominciò ad inveire contro il Ministro: - Tutto è mio, lo sanno tutti. Miei sono gli alberi, i fiori, i frutti... Ma, questo non mi basta; anche la  la luna è mia, e la notte la  gente non può servirsi della sua luce, passeggiare, senza pagare tasse. La voce di Pappa&ciccia cresceva in un impeto d’ira e di bile. – Questa è la verità: tutti si prendono la luce della luna e la consumano senza risparmio. E che farò quando la luna sarà tutta consumata? -. Al povero Lingualunga passò un brivido per la schiena. - Signore amatissimo - supplicò accarezzando le scarpe di Pappa&ciccia - perdonami per non averci pensato prima. Perché non mettiamo una tassa sulla luna? Una moneta d'oro per ogni raggio. - Due monete! - gridò Pappa&ciccia, pestando con la sua scarpa il naso del Ministro. - E subito, da questa sera. - Questa sera purtroppo non vi sarà luna, Eccellenza. È notte di luna nuova. - -Ma chi sei tu per dire che non vi sarà luna? Come ti permetti ? Ti faccio sbattere in prigione per trent’anni! Fu necessario chiamare un folto stuolo di astronomi, astrologhi e consulenti di corte per convincere Pappa&ciccia che, sebbene la luna fosse di sua proprietà, non sarebbe potuta apparire prima di due giorni. Quei due giorni servirono a Lingualunga per preparare gli editti sulla tassa e per costituire uno speciale corpo di polizia, chiamato "Guardie della luna". Venne la sera, la luna spuntò. La gente, per non pagare la tassa, camminava a testa bassa per non guardarla, con grande rabbia e sconforto delle Guardie che temevano per la loro sorte. Il signor Pappa&ciccia mandò a chiamare il Ministro: - Ordina a tutti i cittadini di camminare a testa alta! - strillò, picchiando selvaggiamente il povero Lingualunga . - Chiunque camminerà a testa bassa pagherà una multa. E intanto, metti in prigione una guardia della luna ogni cinque. Impareranno così a fare bene il loro dovere! -. Lingualunga si inchinò sorridendo, disse che non aveva mai sentito in vita sua una decisione tanto saggia e corse a mettere in prigione le guardie e a far conoscere a tutti i nuovi ordini.  Quella sera i cittadini, come se si fossero passati la parola, uscirono tutti con gli occhiali neri da sole. A testa alta, naturalmente, come aveva ordinato il signor Pappa&ciccia. Le Guardie si stropicciavano le mani per la contentezza: - Questa volta non ce la fate. Tirate fuori le monete d'oro. - E perché? – diceva la gente. - Come, perché? State guardando la luna, o no? E chi è il padrone della luna? - L'eccellentissimo signor Pappa&ciccia, senza dubbio. Però noi, per colpa di questi occhialacci neri, non vediamo la luna. E se non la vediamo, non la consumiamo e quindi, perché dovremmo pagare la tassa? Le Guardie della luna volevano mangiarsi le dita per la rabbia; ma il signor Pappa&ciccia non aveva ancora fatto un editto per proibire ai cittadini di portare gli occhiali neri. Il tiranno ne ebbe tanto dispetto che si ammalò di bile e ordinò al Ministro Lingualunga di far sparire la luna  Lingualunga, risposese: - Sarà fatto, Eccellenza . Ma questo non fu fatto, vero bambini? La luna è ancora in cielo. La luna è di tutti, come l'aria, come il sole, come il mare, come la strada, come i fiori e gli alberi. Ci sono però ancora tanti al mondo che credono (pretendono) di essere padroni della luna. E quando voi bambini ne incontrate qualcuno, raccontategli la storia  del signor Pappa&ciccia che voleva essere anche padrone della luna.

 

(Libero adattamento da "Il padrone della luna" di G. Rodari)

 

  Felice Guglielmo