David Ben Gurion

Plonsk, Polonia, 1886 - Tel Aviv 1973

Trasferitosi in Palestina nel 1906, vi fondò il movimento socialista ebraico. Eletto membro del Consiglio esecutivo sionista (1920), segretario generale dell'Histadrut (1921-1933) e del partito Mapai (dal 1930), presidente del comitato esecutivo dell'Agenzia ebraica (1939-1948), elevò proteste fin dal 1939 contro la decisione della Gran Bretagna di limitare l'immigrazione ebraica in Palestina. Allo scadere del mandato britannico in Palestina, fu eletto presidente del consiglio nazionale provvisorio, che proclamò l'indipendenza dello Stato di Israele (1948), e dopo la promulgazione della nuova costituzione rimase a capo del governo e della difesa nazionale, con l'appoggio del partito Mapai e dell'organizzazione operaia Histadrut (1948-1953). Salvò il nuovo Stato dall'invasione araba (1948-1949) e favorì la creazione dei kibbutzim; dimessosi nel 1953, si ritirò in un kibbutz del deserto di Negev per condurre una vita patriarcale, lasciando il potere a Moshe Sharett. Nel 1955 riprese la direzione del governo e della difesa nazionale, e decise, il 29 ottobre 1956, per porre fine alle incursioni egiziane contro i kibbutzim di frontiera, di attaccare l'Egitto. Le truppe israeliane occuparono la penisola del Sinai, raggiungendo il canale di Suez, ma dovettero ritirarsi su richiesta dell'URSS, e in seguito all'intervento dell'ONU. Ben Gurion rimase al potere dopo le elezioni del 1959, ma si dimise, ritirandosi a vita privata, nel giugno 1963. Tornato successivamente alla vita politica, nel 1965 costituì un nuovo partito di ispirazione socialista democratica, il Rafi, che, presentatosi alle elezioni del novembre 1965, venne sconfitto. Si dimise definitivamente dalla sua carica in parlamento nel 1970; dal 1967 aveva condotto vita ritirata in un kibbutz nel deserto del Negev, dedicandosi a studi storici.

fonte Enciclopedia multimediale Rizzoli Larousse

 

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Bibliografia