L'Affaire Dreyfus

Il processo Dreyfus fu uno dei più clamorosi scandali della vita politica francese (1894-1914).

L'origine di quello che, per antonomasia, venne detto l'affaire fu il ritrovamento in un cestino della carta straccia dell'addetto militare tedesco a Parigi, Schwartzkoppen, di una minuta di lettera non firmata (chiamato il bordereau) che annunciava l'invio di informazioni segrete relative all'artiglieria francese. La scoperta era stata fatta dal servizio di controspionaggio (SR [Service de renseignements]), che ritenne di poter accusare un ufficiale israelita dello SM, il capitano Dreyfus: giudicato frettolosamente in base a documenti non comunicatigli, Dreyfus fu degradato, condannato all'ergastolo e, nel dicembre 1894, deportato all'isola del Diavolo.

Poco dopo, però, il fratello del condannato, Mathieu, iniziò una campagna in suo favore, con l'appoggio di Clemenceau sull'Aurore (1897), mentre lo stesso capo del servizio di controspionaggio, maggiore Picquart, si andava convincendo che il vero colpevole non fosse Dreyfus, ma un ufficiale di origine ungherese, il maggiore Esterházy, imparentato con famiglie dell'alta nobiltà, giocatore e pieno di debiti (Picquart scoprì non solo l'identità della scrittura del bordereau con quella di Esterházy, ma anche un telegramma, o petit bleu, inviato a quest'ultimo dall'addetto militare tedesco). Le protezioni di cui l'ufficiale godeva, insieme con il desiderio di soffocare lo scandalo che sarebbe ricaduto di riflesso sull'esercito, oltre al diffuso clima antisemita di taluni ambienti nazionalisti, fecero sì che Picquart venisse rimosso dal suo incarico e inviato in Tunisia, mentre Esterházy, denunciato da Mathieu Dreyfus, fu assolto da un consiglio di guerra, ciò che pareva rendere impossibile, oltre tutto, una revisione del processo.

Finora l'affaire aveva avuto scarsa eco nell'opinione pubblica, ma a questo punto (13 gennaio 1898) intervenne lo scrittore Zola, con una lettera aperta sull'Aurore al presidente della repubblica Félix Faure, intitolata J'accuse e contenente un violento attacco allo stato maggiore. Zola fu condannato a un anno di reclusione, ma ormai da ogni parte dilagava lo scandalo, e l'interesse si fece acutissimo quando, nell'agosto 1898, si scoprì che uno dei pochi documenti a carico di Dreyfus (una lettera dell'addetto militare italiano Panizzardi al suo collega tedesco) era stato falsificato da un ufficiale del servizio di controspionaggio, il colonnello Henry, il quale poco dopo moriva suicida.

Data da quest'epoca la divisione dell'opinione pubblica francese in dreyfusardi e antidreyfusardi, i primi uniti dietro la lega dei diritti dell'uomo, che comprendeva numerosi intellettuali e simpatizzanti per le sinistre, gli altri raggruppati nella lega della Patria francese, con Barrès, Déroulède e il giornale La Croix. In sostanza i due atteggiamenti coincidevano, pressappoco, con quelli degli antimilitaristi e dei nazionalisti di destra, favorevoli questi ultimi a una politica di prestigio (agli antidreyfusardi, inoltre, facevano capo le correnti antisemitiche del paese). Sul terreno politico e giudiziario la battaglia — dopo la fuga di Esterházy in Inghilterra, equivalente a una confessione — si combatté intorno alla revisione o meno del processo e prese una nuova piega allorché il partito radicale, rimasto a lungo incerto, spaventato dalle intemperanze degli estremisti e ritenendo la repubblica minacciata, si avvicinò ai partiti progressisti costituendo il "blocco delle sinistre". La corte di cassazione rinviò Dreyfus dinanzi a un consiglio di guerra (giugno 1899), mentre il nuovo presidente del consiglio Waldeck-Rousseau assumeva un contegno energico. Al processo di Rennes (settembre 1899) Dreyfus fu di nuovo inopinatamente condannato, ma con circostanze attenuanti tali che permisero al presidente della repubblica Loubet di graziare l'ufficiale; più tardi (1906) il processo di Rennes fu cassato, Dreyfus riabilitato e riammesso nell'esercito, promosso e decorato della Legion d'onore, mentre il colonnello Picquart, a sua volta allontanato dall'esercito, venne reintegrato con il grado di generale.

Il dossier dell'"affare" fu distrutto nel 1914 dal servizio di controspionaggio, ma nel 1930 la pubblicazione dei Carnets di Schwartzkoppen dissipò gli ultimi dubbi circa l'effettiva colpevolezza di Esterházy: le sole ombre rimaste riguardano la parte avuta da altri membri dello stato maggiore (di cui tre, a quanto pare, compromessi con Esterházy) e l'atteggiamento dell'addetto militare tedesco, a cui sarebbe stato vietato da Guglielmo II di dire la verità, per tenere la Francia in un pericoloso stato di tensione.

Sintesi tratta Enciclopedia multimedia Rizzoli-Larousse

 

La vita di Alfred Dreyfus

Torna al menù principale Vai alla mappa principale

L'ebreo prima del XIX secolo L'ebreo nel XIX secolo L'ebreo nel XX secolo

Bibliografia