Lo Stato liberale tutela i cittadini ebrei

ma li discrimina in quanto comunità

- Gadi LUZZATO VOGHERA -

Dopo la crisi europea del 1848 - durante la quale si mescolarono elementi di rivolta sociale e aspirazioni di indipendenza nazionale - l'idea di nazione così come era stata concepita negli anni della rivoluzione francese venne progressivamente decadendo; al prevalere del sentimento di solidarietà come base per la creazione di una nazione omogenea, si andò sostituendo un nuovo spirito nazionalistico più aggressivo ed escluvista. Fu dalle frange più estremistiche di questo nuovo nazionalismo che nacquero le prime sollecitazioni riguardanti una presunta diversità "costitutiva" dell'ebreo rispetto al cittadino comune; diversità che con lo sviluppo del positivismo e delle nuove teorie evoluzionistiche si trasferì dal campo sociale e culturale al campo biologico.

Se quindi lo Stato nazionale, il potere politico, continuava a riconoscere piena fiducia agli ebrei sul piano individuale e su quello religioso, la loro realtà (o aparenza) di gruppo transnazionale allarmava e provocava l'ostilità dedlle emergenti borghesie nazionali. Vale a dire: nonostante la generale convinzione che il liberismo avesse condotto a una totale e definitiva emancipazione ebraica, di fattto quest'ultima veniva concepita e realizzata solo dallo Stato liberale in quanto istituzione. Le forze sociali e politiche che a esso facevano riferimento, invece, non sempre furono disposte a riconoscere gli ebrei come arte integrante della nazione e non furono rari - anche in Italia - casi di aperta malsopportazione degli elementi di diversità culturale, quando non si udirono accuse di "doppia nazionalità" (quindi di potenziale tradimento) rivolto agli ebrei.

[...] L'elemento che maggiormente caratterizza l'antisemitismo moderno, che trae origine dai miti tradizionali dell'antigiudaismo e nel medesimo tempo li alimenta in un continuo giro di autoconferme, è senza dubbio l'accusa e il timore dell'esistenza di un "complotto ebraico". [...] Due furono gli elementi fondamentali di questa costruzione: in primo luogo la constatazione dell'esistenza un po' in tutti i paesi del mondo di comunità ebraiche più o meno numerose; il secondo elemento accessorio fu la nascita nel corso del secolo XIX di una nuova forma di capitalismo finanziario aparentemente incrollabile, che seguiva dinamiche e leggi sue proprie di difficile lettura. Su questi due elementi si innestarono una serie di fattori e di avvenimenti che nel loro complesso diedero vita e origine all'intera teoria del "complotto ebraica".

Tratto da G. LUZZATO VOGHERA, Un nemico per tutte le stagioni