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Conosci te stesso?

 

Testo: Salmo 139:23-24.

 

"Esaminami, o Dio, e conosci il mio cuore. Mettimi alla prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c'è in me qualche via iniqua e guidami per la via eterna".

 

Filosofi, psicologi, religiosi, e tutti coloro che hanno a che fare con le vicende e i problemi spirituali dell'uomo, proclamano a gran voce che la persona per vivere bene ha bisogno di essere in armonia con se stesso (chissà poi cosa vogliano intendere?), e perché questo sia possibile è necessario conoscersi bene, la scienza della mente dice: "impara a conoscerti, cerca di scoprire te stesso".

Ma l'uomo è veramente in grado di scendere nelle parti più profonde dei suoi sentimenti, è capace di farlo con sincerità, senza lasciarsi trasportare, o ingannare dai sentimenti, e quand'anche fosse in grado di investigare profondamente e con sincerità il proprio cuore, è poi capace di accettarne la realtà, cambiarlo la dove è sbagliato, e guarirne le ferite?

Io sono convinto che l'uomo da solo non potrà mai avere un giusto concetto della condizione del proprio cuore, e per cuore non intendo l'organo principale del nostro corpo, ma la sede dei sentimenti, del nostro essere, la parte più profonda di noi stessi. Solo Dio può darci la giusta conoscenza di noi stessi.

La Scrittura afferma che il cuore può essere investigato e conosciuto appieno solo da Dio, "Il cuore dell'uomo è ingannevole più d'ogni altra cosa, e insanabilmente maligno, chi lo conoscerà? Io l'Eterno che investigo il cuore, che metto la prova le reni…".  Solo Dio, che ci ha creati ci conosce ed è imparziale nel giudicare, ma nello stesso tempo pur rivelando senza mezzi termini la nostra condizione è anche colui che dice: "Io ti amo di un amore eterno, perciò ti prolungo la mia bontà". Se l'uomo non impara a tenere seriamente in considerazione quest'avvertimento da parte di Dio, incorre in gravi pericoli.

I non credenti continueranno a vivere l'inganno dei propri "buoni sentimenti", continueranno a credere che in fondo non siamo poi così cattivi, e per tanto non riconoscendosi radicalmente peccatori perduti, non si riconosceranno neppure bisognosi della grazia immeritata che Dio offre per mezzo di Cristo Gesù, continueranno a rimanere "per natura figli d'ira".

Anche i credenti, non tenendo in considerazione ciò che Dio dice riguardo alle tendenze naturali dell'uomo, possono cadere nell'errore di ritornare o continuare a confidare nelle proprie capacità, nella bontà d'animo, in una presunta giustizia personale, ma ricordati che anche nelle migliori tendenze carnali di un credente "non vi è alcun bene" o merito, davanti a Dio, solo camminando per lo Spirito Santo, dal quale abbiamo ricevuto la vita, riconoscendo in Gesù l'unica nostra fonte di sapienza, giustizia, di santità e di bontà, possiamo essere graditi a Dio, davanti a Lui "tutta la nostra giustizia è simile ad un panno sporco".

Le vicende di un uomo sicuro di se "Pietro, l'uomo che confidava in se stesso".

L'epilogo dell'avventura di Pietro.

"Luca 22:54. Dopo averlo arrestato, lo portarono via e lo condussero nella casa del sommo sacerdote; e Pietro seguiva da lontano".

Leggendo questo testo viene spontaneo chiederci: "ma si tratta veramente della stessa persona che per circa tre anni ha camminato fianco a fianco con Gesù?" Si! E' veramente lui, lo stesso Pietro che il giorno della pesca miracolosa si getta timoroso e spaventato ai piedi del Signore, che vide con i propri occhi sua suocera miracolosamente guarita da Gesù, e tanti alti miracoli e guarigioni. Lui che andò in missione su mandato di Gesù, a predicare l'evangelo del regno, guarendo e scacciando demoni. Lo stesso Pietro che salvato dalla tempesta, camminò poi sulle acque. Lo stesso Pietro che un giorno fece quella meravigliosa dichiarazione di fede ispirato dallo Spirito Santo: "Tu sei il Cristo, il figlio dell'Iddio vivente", che insieme con altri due discepoli era stato sul monte ed aveva visto Gesù trasfigurato risplendere come il sole, e li, su quel monte aveva visto l'apparizione di Mosè ed Elia, e aveva udito la voce del Padre dal cielo: "questo è il mio diletto figliolo nel quale mi sono compiaciuto, ascoltatelo".

La stessa persona che con tanta audacia si dichiarava pronto a seguire il Maestro in qualunque circostanza, anche fino alla morte…si! E' la stessa persona che ora davanti ad un fuoco seduto con i nemici del suo Maestro, impreca, e giura di non averlo mai conosciuto. Incredibile vero? Ma com'è potuto accadere una simile cosa, com'è possibile arrivare al punto di rinnegare Gesù, dopo essergli stati così vicino? Ricordatevi che una caduta simile a quella di Pietro non è mai frutto del caso o di circostanze improvvise, ma è sempre la conseguenza, o la somma di tante piccole disattenzioni, comportamenti sbagliati e non corretti per tempo, piccoli peccati trattati con superficialità.

A questo punto è necessario fare un'indagine nel  passato di Pietro, per scoprire i punti deboli, non con lo scopo di giudicare e condannare, ma "badando bene che talora anche noi non siamo tentati".

I quattro errori di un credente carnale.

Non ascoltare la Parola di Dio.

Gesù cerca di avvertirlo, Luca 22:31, ma Pietro è troppo concentrato su se stesso, su quello che lui deve fare per Gesù, è incredulo, perché tiene più in considerazione i suoi sentimenti, i suoi pensieri, piuttosto che le parole di Gesù.

Molto spesso anche noi siamo superficiali nel ricevere la Parola di Dio e rasentiamo l'incredulità nei suoi confronti, specialmente quando per mezzo dei suoi avvertimenti ci vorrebbe portare in una direzione contraria ai nostri desideri, non ascoltiamo siamo pienamente convinti di fare la sua volontà, anche se la sua Parola ci mette in guardia, siamo troppo sicuri di noi stessi.

Credere più ai nostri sentimenti che alla voce di Dio ci mette in una condizione di grave pericolo.

Confidare in se stessi.

Gesù lo avverte dicendogli: Pietro attenzione, il nemico vuole attaccarti, vuole provarti, Pietro, attenzione il diavolo non scherza, ma lui si sente forte e perfettamente in grado di fronteggiare ogni situazione difficile, anzi si sente così sicuro da poter affrontare la persecuzione, dare anche la vita per il suo Signore, abbiamo visto il risultato!

Facciamo attenzione a non lasciarci dominare dall'entusiasmo, da un'eccessiva sicurezza in noi stessi nelle nostre forze, la scrittura consiglia a coloro che pensano di stare in piedi, di guardarsi piuttosto dal non cadere.

Gesù gradisce dei seguaci che siano consapevoli della propria debolezza, e per tanto non confidano nella forza del cavallo o delle loro gambe, ma nella forza dell'Eterno.

Non pregare.

Gesù non si arrende, e nel Getsemani, consapevole di essere vicino alla prova estrema, che avrebbe coinvolto anche i suoi discepoli, insiste, invita i discepoli tra i quali Pietro a pregare, perché nella preghiera troviamo forza e conforto per affrontare le difficoltà, e gli attacchi del nemico.

Ma coloro che si sentono forti e preparati, non sentono nemmeno il bisogno di supplicare Dio per chiedere soccorso, eppure se abbiamo compreso qualche cosa dalla scrittura dovremmo anche sapere che il combattimento nostro non è contro carne e sangue, ma contro le forze del male, e non potremo vincere con le nostre capacità.

Dio ci mette a disposizione un'armatura spirituale, e noi siamo chiamati ad indossarla completamente, ma alla conclusione del cap.6 di Efesini, Paolo dice: "pregando in ogni tempo per lo Spirito Santo". La preghiera ci mette in contatto con Dio, e nella comunione dello Spirito Santo troviamo la forza e la guida per essere vincitori sulle porte dell'ades.

Non vegliare.

Non basta pregare dobbiamo anche essere vigili. A cosa ci servirebbe continuare a chiedere a Dio di darci forza, di preservarci dalla tentazione se poi ci lasciamo cogliere impreparati dal nemico, anzi proprio perché non vegliamo lasciamo che le tentazioni si avvicinino pericolosamente a noi, o noi a loro. Vegliare significa guardare bene la via che stiamo percorrendo, essere consapevoli che il diavolo è come un leon ruggente che si aggira cercando qualche credente sonnacchioso da divorare.

 

Ciascuno di questi punti è collegato, ed è conseguenza del precedente: non ascolto la voce dello Spirito Santo, ma ascolto i miei pensieri, grazie ai quali sento di essere un credente forte e coraggioso, pieno di spiritualità, pronto ad ogni combattimento, e così non sento una gran necessità di pregare, e quando non passiamo del tempo in preghiera, non siamo in comunione con il Signore, e saremo distratti "addormentati" in altre attività o divertimenti, o nelle nostre tristezze.

Le tragiche conseguenze.

Sfodera la spada.

Tre anni con Gesù e ancora non aveva imparato la mansuetudine, ancora non aveva compreso chiaramente il significato della missione di Cristo. Già precedentemente Pietro aveva dimostrato di non avere il senso delle cose di Dio, Gesù stava annunciando la propria morte sulla croce, ma Pietro non è d'accordo, e Gesù lo aveva severamente disapprovato, allontanandolo come se fosse alleato di satana, ora addirittura vuole impedire il sacrificio di Gesù sulla croce a spada tratta, buoni sentimenti, buone intenzioni veramente sincere, ma non aveva il senso delle cose di Dio, ragionava secondo l'uomo.

Gesù ha pregato, ha vegliato, è stato soccorso e confortato dagli angeli, ora è pronto ad affrontare la prova più dura sapendo di essere nella volontà del padre.

Pietro, non è pronto ad affrontare la prova, non ha pregato, non ha vigilato ed ora colto alla sprovvista pensa di affrontare il nemico con la spada, con armi carnali.

Spesso anche noi gli somigliamo, non abbiamo il senso elle cose di Dio, quando non siamo disposti a portare la croce, quando ci opponiamo alla realizzazione della sua volontà nella nostra vita, quando pensiamo di essere più giusti, più santi di altri, non abbiamo il senso delle cose di Dio, quando nei momenti difficili paventiamo brutte situazioni, avvertiamo cattivi presagi, ma al posto di gettarci nelle braccia del Signore, ci lasciamo vincere da un profondo sonno di tristezza, e quando la prova arriva siamo impreparati sfoderiamo la spada, cerchiamo di difenderci come meglio possiamo, usiamo tutte le armi possibili per liberarci, ma al pari di Pietro non sappiamo manifestare il carattere di Cristo, e forse non sono solo tre anni che camminiamo con lui.

Segue Gesù da lontano.

Continuiamo a seguire Pietro e vediamo che sempre guidato dai suoi buoni sentimenti, continua a peggiorare la propria condizione senza rendersene conto.

Segue Gesù, ma lo fa tenendo una certa distanza, pochi attimi prima voleva difenderlo con la spada, ora comincia a defilarsi, forse pensava di poter essere più utile se non si comprometteva troppo! Confidare sulle nostre forze ci porterà ad essere insicuri, con Gesù, ma senza compromettersi troppo, vogliamo fare, partecipare, mostrare il nostro zelo, ma non siamo capaci di andare fino in fondo, non abbiamo il coraggio di pagare il prezzo della nostra scelta per Gesù. Va bene andare in chiesa, leggere la bibbia, ma essere vituperati o ingiuriati per il nome di Gesù non è ancora alla nostra portata, affrontare una prova continuando a seguire fedelmente Cristo ci sembra troppo, perché? Perché abbiamo continuato a confidare in noi stessi nelle nostre forze, e se continuiamo a camminare per la carne verrà anche per noi il giorno in cui le cose si faranno difficili, impegnative, e cominceremo a defilarci, seguiremo Gesù, ma da una certa distanza, ed il passo successivo potrebbe essere ancora più umiliante.

Gesù consiglia a coloro che vogliono essere suoi discepoli di valutare bene il costo dell'impresa prima di cominciare, per evitare che a metà dell'opera si trovino costretti a rinunciare, rischiando il fallimento e la derisione. Non è un invito a rinunciare, e non vuole scoraggiare alcuno, ma invita a valutare seriamente l'impegno considerando che il cammino del credente è impegnativo, e non possiamo affrontarlo confidando in noi stessi, coloro che lo capiscono saranno vincitori perché cammineranno per lo Spirito, con la Sua forza, con la Sua consolazione.

Davanti al fuoco.

Vi sembra possibile che un fedele discepolo di Gesù sia ora seduto con i suoi nemici? Eppure è successo, e può succedere ancora oggi a tutti quei credenti che pensano di poter seguire Gesù da lontano senza compromettersi troppo.

Ricordati che se non ti comprometti con Gesù fino in fondo, rischierai di trovarti nel compromesso con il mondo. Pietro voleva con i suoi sentimenti essere con il Maestro, ed effettivamente gli era molto vicino, a pochi passi, ma Gesù era in quel luogo per essere condannato, Pietro era li accanto, ma non era schierato dalla sua parte.

Rinnegare Gesù.

Davanti a quel fuoco nega di conoscere Gesù, mai avrebbe creduto di arrivare a tanto, eppure ingiuriando e imprecando lo fa per ben tre volte.

Fai attenzione perché non sono solo le nostre parole che possono rinnegare la nostra identità di cristiani, ma anche le nostre azioni, facciamo attenzione ai luoghi ed alle compagnie che frequentiamo, cerchiamo di esseri vigili e previdenti per non trovarci in situazioni compromettenti, non sentiamoci così sicuri di noi stessi, "colui che si mette del fuoco in seno non si brucerà forse".

Il travaglio di Pietro.

Il canto del gallo e lo sguardo di Gesù.

"Ebrei 4:12-13 Infatti la parola di Dio è vivente ed efficace, più affilata di qualunque spada a doppio taglio, e penetrante fino a dividere l'anima dallo spirito, le giunture dalle midolla; essa giudica i sentimenti e i pensieri del cuore. E non v'è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui al quale dobbiamo render conto".

Gesù non lo apostrofa con durezza, e non serve un lungo sermone per convincere Pietro del suo peccato, per Pietro è sufficiente sentire il gallo e incrociare lo sguardo di Gesù, e lo Spirito Santo gli ricorda tutto quello che Gesù gli aveva annunciato.

Sappiamo bene quante cose possiamo esprimere con uno sguardo, indifferenza, odio, tristezza, siamo in grado di fulminare una persona con un'occhiata, ma non penso sia stato il caso di Gesù. Pietro avrà incrociato lo sguardo dell'agnello mansueto che come una vittima innocente si lasciava portare allo scannatoio, ma nello stesso tempo era anche lo sguardo di Colui che ha "occhi come fiamme di fuoco". Uno sguardo che avrà messo a nudo tutta la sua vera natura debole e corrotta. Non ci sentiamo forse allo stesso modo di Pietro, quando lo Spirito Santo c'investiga nel profondo del cuore? Non è forse lo Spirito Santo lo Spirito di verità, che ci è stato mandato per rammentarci tutte le cose che Gesù ci ha annunciate, non ci ricorderà allora della nostra debolezza?

"Perché la parola di Dio è vivente ed efficace, e più affilata di qualunque spada a due tagli, e penetra fino alla divisione dell'anima e dello spirito, delle giunture e delle midolle; e giudica i sentimenti ed i pensieri del cuore. E non v'è creatura alcuna che sia occulta davanti a lui; ma tutte le cose sono nude e scoperte dinanzi agli occhi di Colui al quale abbiam da render ragione".

La delusione.

Pensavamo di essere così buoni, così consacrati, così umili, ed ecco è bastato un semplice attacco del nemico per mettere in luce chi siamo veramente. Pensavamo di conoscerci intimamente, certo sapevamo di essere peccatori, di avere ancora delle debolezze, ci pentivamo, e a volte sentivamo un po’ di amarezza per la nostra condizione, ma in fondo ci siamo sempre impegnati, il nostro andare in chiesa, seguire le attività comunitarie, il nostro servizio cristiano, ci avevano convinti che "non eravamo poi così cattivi", ma ora questa caduta improvvisa!

Gesù ci guarda in profondità e ci dice: ecco chi sei veramente! Sotto lo sguardo di Gesù se prima ci sentivamo dei comuni peccatori arriva il giorno che ci sentiremo dei traditori, peccatori perduti, altro che bravi credenti, e crolla tutta la nostra facciata.

Terribile, ma se Gesù non avesse svelato il cuore di Pietro, lui avrebbe tranquillamente continuato a credere di essere un credente forte, mai si sarebbe convertito, mai si sarebbe sinceramente ravveduto, e allo stesso modo se non viene nella nostra vita quel giorno in cui Dio mette a nudo il nostro cuore, distruggendo la nostra presunzione il nostro amor proprio, rivelando la nostra debolezza, la nostra rovina potrebbe essere grande, se non incontreremo lo sguardo di Gesù, non ci convertiremo mai veramente.

Lo scoraggiamento.

Prendere coscienza della propria condizione spirituale, ma non avere fede in Gesù significa morte. Ricordati che il Signore rialza chi è caduto, Salmo 146:8 "Il Signore rialza coloro che sono caduti", ma non ti servirà continuare a piangere sulle tue disgrazie, sulle tue debolezze, il pentimento viene dalla fede.

La riabilitazione di Simone.

"Simone di Giona mi ami tu più di questi?", chiede Gesù a Pietro incontrandolo dopo la sua resurrezione.

Il Signore ci mette alla prova per vedere se veramente abbiamo compreso la lezione, se finalmente ci siamo convertiti.

Simone alla luce di quello che ti è successo, hai ancora un concetto così alto di te stesso? Simone mi ami…mi ami…mi ami"Signore tu sai ogni cosa tu lo sai che ti amo!

Simone ha perso la sua proverbiale spavalderia, basta con i facili entusiasmi della carne, non più "con te fino alla morte", ma un'umile ammissione di debolezza "tu sai ogni cosa!". Ora Simone è pronto a seguire, ora potrà essere quella roccia, "Cefa - pietra", che Gesù desiderava, stabile non per i suoi sentimenti, per le sue forze, ma perché disposto a seguire e a confidare nel Maestro.

Troveremo poi Pietro ripieno dello Spirito Santo pronto ad annunciare pubblicamente il nome di Gesù. Per la carne un giorno lo aveva rinnegato, per la potenza dello Spirito lo annuncia senza paura e davanti al mondo intero, pronto questa volta anche a morire, non solo a parole, ma a fatti.

Il vecchio Simone è morto con Cristo, ed è resuscitato un uomo nuovo "Pietro", che non cammina più ripieno delle sue forze, credendo di essere un buon cristiano, ma nell'umiltà e nella potenza dello Spirito Santo.

Conclusione.

Le prime parole di Gesù a Pietro furono: "seguimi ed io ti farò pescatore di uomini", le ultime parole: "seguimi".

Fra questi due episodi Simone - Pietro, commise errori e manifestò debolezze carnali, non sempre fu una roccia, ma Gesù non è alla ricerca di persone perfette, ma di uomini che consapevoli delle proprie debolezze sono disposte a lasciarsi trasformare dal suo amore.

Non cerca uomini modello, ma persone che malgrado le loro debolezze sono disponibili a seguirlo: E' meglio essere un seguace che sbaglia, piuttosto che fare l'errore di non seguirlo!

Sapete perché molti credenti sono così frustrati e tristi? Perché ancora non hanno accettato totalmente il giudizio di Dio sulle loro opere morte, non hanno ancora giudicato il loro cuore alla luce di Dio, si sentono forti, buoni, fedeli, consacrati, poi cadono, perché in realtà stanno ancora confidando nelle loro forze, e crolla il mondo intero.

Ricorda che tutto quello che appartiene al vecchio uomo deve passare attraverso la croce, "Non si mette il vino nuovo in otri vecchie...", i tuoi modi affabili, le tue buone azioni, il tuo impegno, le tue capacità, i tuoi talenti, se non passano sotto il giudizio di Dio saranno sempre opere della carne, e ti porteranno a confidare in te stesso.

Un giorno il tuo cuore ammantato di tutte queste belle cose, si rivelerà per quello che è veramente, allora dovrai piangere amaramente come Pietro per aver confidato su te stesso. Al Signore non servono i tuoi slanci estemporanei di amore e di bontà, il Signore Gesù vuole frutto, e vuole che sia permanente, e questo non potrà accadere fino a quando non avrai accettato che "senza di Lui non possiamo fare nulla", e che "nella nostra carne non abita alcun bene".

Amen

 

 

Missione Cristiana Evangelica

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