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Correre con perseveranza

Testo Ebrei 12:1-3.

 

"Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, deponiamo ogni peso e il peccato che così facilmente ci avvolge, e corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta, fissando lo sguardo su Gesù, colui che crea la fede e la rende perfetta. Per la gioia che gli era posta dinanzi egli sopportò la croce, disprezzando l'infamia, e si è seduto alla destra del trono di Dio. Considerate perciò colui che ha sopportato una simile ostilità contro la sua persona da parte dei peccatori, affinché non vi stanchiate perdendovi d'animo".

 

Nel capitolo 11 degli Ebrei lo scrittore ci pone di fronte a numerosi personaggi piaciuti a Dio per la loro fede. Credenti che sono divenuti per tutte le età degli esempi, delle testimonianze viventi, di ciò che la fede in Dio, e nelle sue promesse, è in grado di produrre.

A questo punto la Parola di Dio c'interpella personalmente, lo scrittore di fronte a simili esempi non si limita ad un'estatica ammirazione, ma stimolato dall'esempio di fede perseverante e tenace, mostrato da questi credenti, e consapevole, che la premiazione finale deve ancora venire, decide di imitarli: "Anche noi… corriamo la gara", per giungere alla fine, tutti insieme ad ottenere il premio.

Dio si aspetta da tutti coloro che si definiscono suoi testimoni, la manifestazione dello stesso desiderio, del medesimo impegno, e uguale perseveranza, per giungere sino alla fine della gara, consapevoli che al traguardo, come affermava l'apostolo Paolo, "il Signore, assegnerà la corona della giustizia a tutti coloro che hanno amato la sua apparizione".

La fine della gara sarà per noi entrare nella vita eterna, nella completa redenzione della quale oggi gustiamo la caparra mediante lo Spirito Santo, ma cosa significa oggi per noi credenti "correre la gara"?

Significa seguire il percorso che Dio ha preparato per noi, significa vivere coerentemente per fede la chiamata che abbiamo ricevuto, e tutto questo è paragonabile ad una gara, dove c'è un traguardo ed anche una premiazione finale, ma per raggiungere sia l'uno che l'altro, occorre: fede per credere che possiamo correre, e che il premio è pronto per noi. Impegno per dimostrare che lo desideriamo, e per superare le prove. Perseveranza per vincere le difficoltà e gli scoraggiamenti, per arrivare sino al traguardo.

Il credente in tutto questo è paragonato ad un'atleta, ma un'atleta dimostra di esserlo quando gareggia, e nessun atleta serio, gareggia senza prepararsi per dare il meglio di se stesso, e senza avere uno scopo: quello di ottenere il premio.

L'apostolo Paolo si paragonava ad un'atleta che correva, lottava, combatteva, ed era disposto a tutto, pur di vincere, e poiché lui, esortava altri, alla perseveranza e all'impegno, trattava con maggior rigore se stesso, considerando che la gara era difficile, ed anche per lui ancora non s'era conclusa.

Prima considerazione: è possibile correre la gara e vincere!

Lo scrittore considerando questi esempi, e dopo avere fatto tutte le valutazioni del caso giunge ad una conclusione: "Vale la pena di correre questa gara, e non solo ma è dimostrato che è possibile vincere il premio! Dio non ha abbandonato tutti questi che mi hanno preceduto, e non solo ma la stessa vittoria che Gesù ha conquistato per loro la ha già conquistata anche per me, il medesimo premio è stato preparato per loro e per noi, affinché lo riceviamo insieme". Ma sapete, non è possibile vincere, se non si passa all'azione, difficilmente otterremo il premio se ci limiteremo ad ammirare coloro che ci hanno preceduto.

I simpatizzanti.

Quando si parla di credenti, e della loro fede in Dio è necessario fare una distinzione tra due tipi di persone. Ci sono coloro che hanno preso seriamente e definitivamente l'impegno con Cristo, che hanno deciso di consacrare per fede la loro vita a Gesù, e che veramente lo hanno dichiarato sovrano indiscusso della loro vita, e persone che ancora non hanno fatto una vera scelta.

Sono emotivamente coinvolte, ma non convinte, persone che a volte frequentano una comunità cristiana, e sono sinceramente interessate all'Evangelo, leggono, ascoltano, vorrebbero fare una scelta, ma non adesso, alcuni li definiscono: simpatizzanti, purtroppo a volte alcuni di loro rassomigliano al re Agrippa, il quale dopo aver ascoltato il discorso e la testimonianza di Paolo disse: "Per poco non mi persuadi a diventar cristiano".

Facendo un'allegoria potremmo dire che coloro che hanno scelto di donare la loro vita a Cristo sono degli atleti, quindi potenzialmente vittoriosi, gli altri sono paragonabili ai tifosi, frequentano lo stadio, si sentono coinvolti nella gara, ammirano gli atleti vorrebbero imitarli, e quando il loro campione vince, si sentono un pochino vincitori anche loro.

Nel campo della gara cristiana non funziona così, o siamo atleti e per tanto gareggiamo personalmente, e otterremo il premio, ma per i simpatizzanti non ci sarà nessuna corona, e nessun premio di consolazione.

Dio cerca dei credenti convinti e consacrati, non simpatizzanti, Dio vuole atleti che nonostante la loro debolezza sono disposti, e desiderano gareggiare, non dei tifosi emotivamente coinvolti.

I timorosi.

Anche tra gli atleti (credenti nati di nuovo), ci sono a volte dei timorosi, degli indecisi: "Ce la farò a correre la gara, sarò all'altezza…. io non riuscirò mai a dare le stesse prestazioni dei miei colleghi di squadra (fratelli e sorelle). Credenti che spesso sono indecisi di fronte alla scelta di vivere la loro fede fino in fondo, non credono di essere capaci, si presentano alla linea di partenza, ma poi vorrebbero ritirarsi, perché guardano a se stessi, considerano le loro misere prestazioni atletiche, si ritirano perché non si sentono all'altezza, e si scoraggiano perché si confrontano con i campioni della "gara", i così detti fratelli più spirituali, e loro non si sentono all'altezza, perché partono dal presupposto di dover battere dei primati, ma Dio non ci chiede di superare dei record, ma di correre fino in fondo la gara.

Tutti questi credenti dovrebbero imparare che non possono gareggiare e vincere con le loro forze, e che dietro certi atteggiamenti di presunta forza e "prestazione" spirituale, a volte si nascondono orgoglio, vanità, ed egocentrismo, ma attenzione, perché anche atteggiamenti di falsa modestia e umiltà possono nascondere altrettanto orgoglio, e amor proprio.

La vera umiltà non ha nulla a che vedere con l'impotenza, o l'inefficienza, ma è quella che ci conduce a considerare le nostre misere capacità come insufficienti per "correre la gara" e giungere alla vittoria, ma che nello stesso tempo ci aiuta a scendere in pista, credendo che se Dio ci ha chiamati a gareggiare, ci sosterrà, Lui potente e misericordioso, è anche perfettamente sufficiente in ogni cosa per condurci alla vittoria finale.

Seconda considerazione: tre fattori decisivi per giungere alla vittoria.

La seconda considerazione dello scrittore riguarda l'impegno e le qualità che devono avere coloro che desiderano gareggiare, eh si! E' molto bello l'entusiasmo, il trasporto dei sentimenti, ma non è sufficiente, per giungere alla vittoria finale non bastano le nobili aspirazioni.

La dieta di un atleta.

Deporre i pesi.

Un atleta che cerca di ottenere la vittoria, si libera di tutti gli eccessi di grasso, di tutte quelle cose che possono rendere difficoltosa o diminuire la sua prestazione fisica, si sottopone anche a rigorose restrizioni, per essere in buone condizioni fisiche. Paolo da buon atleta per Cristo scriveva ai Filippesi queste parole: Ma ciò che per me era un guadagno, l'ho considerato come un danno, a causa di Cristo. Anzi, a dire il vero, ritengo che ogni cosa sia un danno di fronte all'eccellenza della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho rinunciato a tutto; io considero queste cose come tanta spazzatura al fine di guadagnare Cristo e di essere trovato in lui non con una giustizia mia, derivante dalla legge, ma con quella che si ha mediante la fede in Cristo: la giustizia che viene da Dio, basata sulla fede. Tutto questo allo scopo di conoscere Cristo, la potenza della sua risurrezione, la comunione delle sue sofferenze, divenendo conforme a lui nella sua morte.  Fil. 3:7-10.

Quante cose che riteniamo assolutamente legittime, in realtà rallentano il nostro passo, dovremmo anche noi fare un inventario e decidere di togliere dalla nostra vita ogni comportamento, desiderio, attività che può impedirci di correre con leggerezza, "non amate il mondo, ne le cose che sono nel mondo…" I Giovanni 2:15-17.

Ricordiamoci che l'amore per il mondo non si manifesta solo attraverso alcuni comportamenti esteriori eccessivamente mondani, le azioni nascono dai nostri pensieri che a loro volta sono spesso dominati dalle concupiscenze che ancora guerreggiano contro la nostra anima: concupiscenza della carne, cioè desiderio di soddisfare i nostri desideri carnali; materialismo, desiderare benessere, bramare, accumulare ricchezze; orgoglio, essere ossessionati dal desiderio di prestigio e fama personale.

Ogni vero atleta cristiano dovrebbe saper operare delle scelte tra cose lecite, e cose utili, usare le cose, o lasciarsi dominare dall'interesse per le cose, I Cor.6:12-20.

Non dimentichiamoci che lo Spirito ha desideri contrari alla carne, per tanto ogni desiderio e ogni manifestazione della carne, sarà un peso che c'impedirà di correre. E cosa dire dei pesi della nostra mente, pensieri, preoccupazioni, ansie, non sono forse pesi che ci bloccano e c'impediscono di dedicarci serenamente all'impegno di correre, "non siate con ansietà solleciti di cosa alcuna…", Filippesi 4:19.

Deporre il peccato.

Quando parliamo di peccato non possiamo sempre pensare a terribili sviamenti, ed irrevocabili stati d'apostasia, peccato è violazione della legge di Dio, peccato è tutto ciò che è in disaccordo con la sua volontà, peccato sono tutte quelle "cattive abitudini" che infestano la nostra vita spirituale e materiale, e che impediscono la nostra crescita, il nostro cammino nella santificazione, e vanificano la nostra testimonianza, l'Ecclesiaste le chiama "mosche morte che fanno puzzare e imputridire l'olio del profumiere" Paolo le chiama "contaminazione di carne e di spirito" II Cor.6:14-18; 7:1, dalle quali ci dobbiamo liberare.

Le qualità.

Correre con impegno.

Significa: desiderio, partecipazione, fatica, un termine che sicuramente piace poco perché ha a che fare con opere, e noi sappiamo bene che si è salvati solo per grazia, ma grazia non significa indolenza, né pigrizia, anzi in virtù di ciò che gratuitamente abbiamo ricevuto, con gratitudine e zelo, operiamo con perseveranza, in dimostrazione della nostra fede, anche se spesso ci costa sforzo e fatica, non dimentichiamo le tre cose che Paolo approvava nel comportamento dei credenti di Tessalonica: "L'opera della vostra fede, la fatica del vostro amore, la costanza della vostra fede".

Purtroppo a volte ci troviamo di fronte ad atleti-credenti pigri, più che correre amano passeggiare lungo il percorso, non amano ingaggiare una vera gara. Per motivo di tempo dovrebbero essere atleti ben temprati, hanno potenzialità, ma purtroppo passeggiano indolentemente, impegnati, ma non troppo, ogni tanto allungano il passo, ma senza dovere sudare troppo, affaticarsi? No, assolutamente!!

Vagano nelle vie della fede, non hanno disciplina, e la loro vita spirituale non ha una meta precisa. Non hanno la concezione del tempo di gara, e per tanto se la prendono comoda, e rimandano i loro impegni spirituali a momenti migliori, ma la parola dice "correre" per giungere al termine della gara, e il termine dal quale è tradotto correre, vuole significare: "Correre con vigore, con tutte le forze, correre per ottenere il premio".

L'apostolo Paolo paragonandosi ad un atleta ben temprato diceva in  I Cor.9:24-27:  Non sapete che coloro i quali corrono nello stadio, corrono tutti, ma uno solo ottiene il premio? Correte in modo da riportarlo. Chiunque fa l'atleta è temperato in ogni cosa; e quelli lo fanno per ricevere una corona corruttibile; ma noi, per una incorruttibile. Io quindi corro così; non in modo incerto; lotto al pugilato, ma non come chi batte l'aria; anzi, tratto duramente il mio corpo e lo riduco in schiavitù, perché non avvenga che, dopo aver predicato agli altri, io stesso sia squalificato.

Correre con perseveranza.

Significa allenamento e preparazione, ma purtroppo non mancano quegli atleti-credenti superficiali, che amano buttarsi nella gara, ma non amano impegnarsi nei preparativi, niente allenamenti, e cioè niente preghiera, niente lettura e meditazione della Parola, corrono sulle ali dei loro entusiasmi, e poi la crisi, dolori muscolari, crisi respiratorie, ci si deve assolutamente fermare.

La perseveranza per un credente che desidera correre una gara di simile portata quale è una vita vissuta nella fede e per fede, non può essere sostenuta da facili ed estemporanei entusiasmi, sono assolutamente necessari: allenamento e preparazione spirituale per perseverare e giungere sino alla fine.

Per l'atleta questa preparazione viene dall'impegno costante e da tutto quel lavoro nascosto che a volte sembra un'inutile perdita di tempo, per il credente significa costante preparazione nell'intimità con il Signore, pregando, ascoltando la sua voce, leggendo e riflettendo sul significato pratico della Parola di Dio, e lasciando spazio allo Spirito Santo di operare in noi la santificazione.

Le motivazioni.

Ogni atleta porta sempre dentro di se delle motivazioni per impegnarsi a fondo nella gara, dimostrare a se stesso e agli altri, di essere all'altezza della situazione, e sopra tutto vincere, ma a volte trovano profonde motivazioni nel seguire un esempio, nel voler raggiungere e uguagliare le prestazioni fisiche, i successi del loro modello.

Anche il credente trova motivazioni valide per condurre la gara, nell'esempio che ha davanti, e sono coloro che ci hanno preceduto nel percorso, ancora più di loro vale il modello per eccellenza che è Gesù, e poi abbiamo la certezza gloriosa del premio.

L'esempio di Gesù.

Certamente tutta la galleria di testimonianze del capitolo 11 di Ebrei, ci deve incoraggiare e servire di esempio, ma non è una splendida e migliore motivazione quella di poter manifestare le stesse virtù del nostro impareggiabile Signore Gesù, imitarlo nel suo modo di comportarsi, seguire il suo esempio, correre la gara come l'ha corsa Lui, lasciare che lo Spirito Santo ci possa trasformare a sua immagine.

Non è un grande privilegio, un onore, poter portare il suo profumo per il mondo, non è questa una buona motivazione per "correre la gara" quella di essere: "Predestinati ad essere conformi all'immagine del suo Figliolo Gesù Cristo".

Il premio finale.

La Gioia della vita eterna, la gloria della Gerusalemme celeste, poter entrare alla presenza del Re dei re, vederlo faccia a faccia, ricevere la corona della giustizia, della vita della vittoria. Adorarlo per l'eternità, unirci al coro delle creature viventi che giorno e notte dicono: Santo, santo, santo è il Signore Iddio, l'Onnipotente, che era, che è, e che viene", e insieme con i ventiquattro anziani prostrarci davanti a Colui che siede sul trono, adorando Colui che vive nei secoli dei secoli, gettare le nostre corone ai suoi piedi e dire: "Degno sei o Signore di ricevere la gloria l'onore e la potenza, poiché tu creasti tutte le cose e per tua volontà esistettero".

Ma che dire anche della gioia per la salvezza di coloro che decidono per Gesù, e seguono Gesù grazie alla nostra testimonianza, resa mediante la potenza dello Spirito Santo. Questa fu la grande gioia che era posta d'innanzi al nostro Signore mentre portava la nostra maledizione, e affrontava la morte sulla croce, la gioia di sapere che tutti coloro che avrebbero riconosciuto nel suo sacrificio, la via della salvezza, sarebbero divenuti il frutto del suo tormento, "E come Mosè innalzò il serpente di rame nel deserto, così bisogna che il Figliolo dell'Uomo sia innalzato, affinché chiunque crede in lui abbia vita eterna", Giov.3:14-15.

Considera ora che il tuo modo di correre la gara che ti è posta avanti, il tuo impegno, la tua perseveranza, possono essere di aiuto ad altri per iniziare a correre o per continuare a correre, e questi un giorno potranno essere la tua corona, come i credenti di Filippi lo erano per Paolo, di simili atleti dice la scrittura che risplenderanno come le stelle: "E quelli che ne avranno condotti molti alla giustizia, risplenderanno come le stelle, in sempiterno", Daniele 12:3; Giacomo 5:20, e per condurre anime a Cristo, la nostra unica e versa giustizia, non bastano parole e belle emozioni, servono fatti.

Terza considerazione: non sarà un percorso facile.

Non sottovalutiamo le difficoltà.

Sapete molti sì perdono a metà della gara, perché nessuno gli aveva spiegato che il percorso era duro, impegnativo. Nessuno si è preso la briga di spiegargli seriamente che satana è come un leone ruggente, non scherza mai, ed è sempre pronta ad affliggere gli atleti con tentazioni, trabocchetti ed accuse, e se non impariamo a riconoscere le sue macchinazioni ne resteremo vittime.

Ad altri, gli è stato fatto credere che tutto nel campo della fede si risolve in: chiedi, e Dio ti da tutto ciò che tu vuoi, denaro, salute, non ti mancherà più nulla, sarà sempre una vita vittoriosa.

Quest'ultima parte è vera, sarà sempre una vita di trionfo in Cristo, ma tutto sta nel capire cosa intende la Scrittura con "trionfo in Cristo". Cristo ha trionfato sul peccato e sulla morte, ma è passato per la croce, e se noi non siamo crocefissi con lui, ed il mondo, con tutti i suoi desideri non è crocefisso per noi, non ci sarà nessun tipo di trionfo.

Dio è un Padre meraviglioso e pieno di provvidenza per tutti i suoi figlioli, per tanto è vero che non ci farà mancare di nulla, ma le nostre vere benedizioni sono spirituali, e sono nei luoghi celesti, se non impareremo a cercare le cose di lassù, vivremo una vita spirituale povera, saremo sempre cittadini del mondo, e pellegrini dei luoghi celesti, mentre dovrebbe essere al contrario, cittadini del cielo, e pellegrini nel mondo!

Oggi nella carne, benché credenti, dobbiamo ancora affrontare parecchie tribolazioni e sofferenze, e queste non ci saranno messe in conto come meriti perché fanno parte della gara, ma possiamo costantemente considerare la gloriosa e sicura meta finale.

Un consiglio agli sfiduciati.

L'ultima categoria di atleti ai quali si rivolge la Scrittura è proprio questa, quella di coloro che sì perdono d'animo di fronte alle continue prove, e che ad un certo punto dicono: "Basta, non ce la faccio più! Non fa per me, sono troppo stanco, non ho più forza né voglia per correre…ho sbagliato tutto…Dio non mi vuole", non è vero, è una trappola di satana, non l'ascoltare.

Dio ti ama e ti ama tanto, e sta simpatizzando con le tue sofferenze, "poiché noi non abbiamo un Sommo Sacerdote che non possa simpatizza con noi, ma ne abbiamo uno che in ogni cosa è stato provato come noi, senza però peccare. Accostiamoci dunque con piena fiducia al Trono della grazia, affinché otteniamo misericordia e troviamo grazia per essere soccorsi al momento opportuno ". Ebrei 4:15-16.

Se sei stanco, considera l'opera di Cristo, le sue sofferenze, che hanno di molto superato le nostre, come fino all'ultimo Egli è stato tentato e umiliato, ma considera anche la sua fine gloriosa "Seduto sul trono alla destra del Padre", e questa è l'eredità gloriosa che ha preparato anche per te, e se hai creduto in Cristo, e lo hai riconosciuto come tuo personale Signore e Salvatore, è tua di diritto, e ti aspetta, devi crederlo assolutamente, se non vuoi fare Dio bugiardo "A chi vince io darò da sedere con me sul mio trono, come anch'io ho vinto, e mi sono posto a sedere col Padre mio sul trono"

Non ti accontentare di una vita spirituale mediocre, puoi correre la gara, e vincere per ottenere la corona. Se fino ad oggi sei stato solo uno spettatore, decidi di scendere in pista, e correre la gara della fede, ricordati, nessun spettatore tifoso o simpatizzante è mai salito sul podio per ricevere il premio.

Se come credente pensi che fino ad oggi non ti sei impegnato a sufficienza, decidi oggi di dare tutto te stesso a Cristo, deponi i tuoi pesi, lascia tutte le cattive abitudini i peccati che ti ostacolano, abbandona i tuoi dubbi, e se sei scoraggiato e stanco, e la gara ti sembra troppo difficile e lunga, sappi che Gesù ha mandato lo Spirito Santo, affinché i suoi fratelli possano correre senza stancarsi per vincere la gara, e arrivare al premio finale, "Quanto più Egli donerà lo Spirito Santo a coloro che glielo domandano".

Ricordati con le tue forze non ce la farai mai, ma Dio ti può donare tutta la forza e la capacità necessaria, "Egli da forza allo stanco, e accresce il vigore di colui che è spossato. I giovani s'affaticano, e si stancano; i giovani scelti vacillano e cadono, ma coloro che sperano nell'Eterno acquistano nuove forze, s'alzano in volo come le aquile, corrono e non si stancano, camminano e non si affaticano" Isaia 40:29-31.

 

 

 

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