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Fu nella grande battaglia del 1016 che, di fronte al porto di Cagliari, Pisani e Genovesi annientarono la flotta Araba e sancirono la loro presenza sull'isola.Si aprì cosi un periodo che vide la Sardegna divisa in quattro giudicati. Il territorio del Sigerro ( che prende nome dal fiume Cixerri che scorre nella pianura dell'Iglesiente) ricade nel Giudicato di Cagliari.

I Giudici strinsero amicizia ora con Pisa ora con Genova nella speranza di ottenere l'aiuto necessario per il conseguimento dei loro propositi di espansione.Molte miniere della Sardegna vennero donate dai giudici a Pisa e a Genova. Pisa si trovò a controllare la zona mineraria più interessante e favorì nel XIII secolo la nascita di VILLA ECCLESIÆ DE SIGERRO o VILLA DI CHIESA, l'attuale Iglesias. Pisa diede impulso allo sviluppo demografico e sviluppò le strutture per meglio sfruttare le risorse minerarie.VILLA DI CHIESA appare all'inizi del 1300 perfettamente organizzata, difesa da robuste mura e con una propria zecca. Il minerale maggiormente ricercato era l'argento,usato per la fabbricazione di monete.

Nel 1275 i Pisani costrinsero il Giudice di Cagliari alla fuga, sconfissero i Genovesi e rioccuparono il Castello di Cagliari dividendo il territorio in 3 parti: il Capraia otteneva una parte del Campidano di Cagliari ; ai Visconti andavano i territori del Sarrabus, Quirra e dell'Ogliastra, mentre il conte Gherardo otteneva il Sulcis ed il conte Ugolino otteneva il Sigerro.

Nella seconda metà del XIII secolo al centro di Villa di Chiesa si sviluppò l' odierna Iglesias attorno ad una chiesa e ad un gruppo di abitazioni che accoglievano ricercatori di giacimenti minerari. Villa di Chiesa era governata da un podestà dei Donoratico che reggeva la città per conto del Gherardesca. Nelle vicinanze della Cattedrale c'erano i palazzi dei podestà e dei Donoratico.

Nel 1284 Pisa fu sconfitta da Genova nella battaglia di Meloria. I Donoratico persero potere a Pisa : come sanno tutti quelli che conoscono la Divina Commedia, il conte Ugolino fu accusato di tradimento e fu condannato a morte con figli e nipoti.

L'organizzazione della città era regolata dalle disposizioni raccolte in un volume indicato come BREVE DI VILLA DI CHIESA, la cui versione del 1327 è giunta fino a noi.

I rettori restavano in carica 1 anno e potevano organizzare la giustizia ed imporre anche la pena di morte per gravi reati. Un altro compito del rettore era quello di far leggere il Breve; questo si doveva leggere in un giorno di festa in modo che ci fosse più gente. Un ruolo particolare l' aveva il Camerlengo, incaricato della raccolta di ciò che spettava al publico erario. Il gruppo degli ufficiali pubblici era completato da 3 notai sergenti, investigatori, arbitri etc...

I rettori potevano essere scelti sia tra gli abitanti di Villa di Chiesa sia Pisani, sia Sardi. I rettori, il giudice e i notai erano eletti a Pisa. I rettori una volta eletti dovevano partire per la Villa e dovevano prendere possesso della camera il 1° Ottobre.

Durante il tempo della dominazione Pisana la città era divisa in 4 quartieri, detti di S.Chiara,di Mezzo,di Fontana,di Castello. La città era cinta da alte e poderose mura, interrotte da maestose torri; si accedeva alla città attraverso 4 porte:

La Porta Maestra verso Cagliari ;

La Porta Castello verso S.Maria di Valverde e Domusnovas;

La Porta di S.Antonio verso Flumini Maggiore ;

La Porta di Monte Barlao verso Gonnesa.

Si ricordano alcune vie tra le quali: la via Larga, la Ruga Maestra, la Ruga dei Tavernai, la Ruga del Fico, il chiasso di "Maria Caccia".

Tra le piazze ricordiamo:

P.zza di S.Chiara, il Palazzo dell' Università, la Corte del Capitano, la Zecca e il Palazzo dei Donoratico.

La popolazione della Villa era composta da Sardi e da Terramagnesi (da terra magna, quella che noi sardi chiamiamo il continente) e da stranieri al servizio di Pisa. Per incrementare la popolazione nel Breve vi è una disposizione che afferma che il cittadino è libero per nascita anche se figlio di genitori non liberi. Bastava essere nati entro le mura della città per essere liberi.

La zona mineraria era divisa in minori distretti, chiamati Montagne, mentre i pozzi erano chiamati Fosse.

La ricchezza della città era basata sullo sfruttamento delle miniere da cui si estraevano piombo e argento. Il prodotto veniva lavorato e fuso anche nelle vicine Domusnovas e Villamassargia.

IL BREVE DI VILLA DI CHIESA

Nel XIII secolo,sotto l'influenza di Pisa e Genova, anche le cittadine sarde conobbero degli statuti comunali. Fra gli statuti è giunto fino a noi il "BREVE DI VILLA DI CHIESA". L'edizione del Breve a noi pervenuta è quella catalano-aragonese,posteriore quindi al 1324,anno in cui Pisa perse il controllo della città. Questa versione,comunque,venne elaborata sulla base delle edizioni precedenti: la prima, dalla fondazione sino al 1303, sotto il controllo dei Gherardesca, la seconda sotto sotto le dirette dipendenze di Pisa. Il Breve non era il solo statuto cittadino: ne esisteva un altro, il costituto, al quale il giudice poteva rifarsi nel caso in cui alcune questioni giudiziarie non fossero trattate nel codice più importante.Il Breve, attualmente custodito nell'archivio storico comunale di Iglesias, si presenta come un grosso volume con una copertina rigida,risalente al '700. Le pagine sono in budellino,scritte in caratteri gotici; è suddiviso in quattro parti e complessivamente comprende 363 capitoli.

La prima parte riguarda le leggi costituzionali e le ufficiali;la seconda, invece, riguarda le leggi penali; la terza quelle civili e la quarta tratta le regole che coordinavano il settore minerario; quest'ultima venne probabilmente tenuta separata, a causa della sua importanza e diffusione.

Le modifiche imposte dagli Aragonesi non stravolsero la struttura di base del Breve e riguardarono i cambiamenti dei quadri dirigenziali. Se al tempo di Pisa la città era governata dai capitani o rettori con un giudice e tre notai, si passò ad un solo capitano che rappresentava l'unica autorità civile e militare.

Nel campo minerario, l'unica basilare modifica fu il cambiamento nella destinazione del prodotto estratto, ad uso esclusivo della zecca locale, mentre in precedenza veniva estratto.

Il Breve fu utilizzato a lungo, fino al periodo Sabaudo, vivendo i vari passaggi che hanno contraddistinto le dominazioni nella città; più volte le parole riguardanti le autorità vennero cancellate per lasciare il posto al nuovo nome.

LA ZECCA DI VILLA DI CHIESA

La Zecca di Villa Di Chiesa entrò in esercizio alla fine del XIII secolo, realizzata da Guelfo e Lotto della Gherardesca, figli di Ugolino, producendo dei grossi tornesi. Queste coniazioni s'interruppero nel 1302 e la zecca passò alla produzione dei minuti pisani.

Nel 1324 la città passò sotto il controllo Aragonese e la zecca, ristrutturata e ampliata, riprese l'attività con la coniazione degli alfonsini d' argento e dei minuti.

Le nuove monete entrarono nell'economia isolana, sostituendo quelle pisane e genovesi, inserendosi in tal modo nel sistema monetario che interessava il Mediterraneo. Il valore dell'alfonsino sardo era il medesimo del "craat" d'argento di Barcellona, ma venne coniato soprattutto per soddisfare le esigenze dei militari che conquistarono l'isola, e non rimase legato all'economia interna. Il primo"maestro di moneta"sembra sia stato un certo PUTXO', che lavorò durante la fase transitoria del passaggio della zecca dai Pisani agli Aragonesi, seguito dall'Urgelles e da Nichola Ros. Nel periodo in cui la zecca fu sotto la direzione dell'Urgelles, probabilmente dal 5 Giugno al 19 Luglio 1324, vennero coniati 102.438 alfonsini utilizzando 851 libbre d'argento.

La produzione progredì velocemente nei primi anni dopo la ripresa, attestandosi in media sui settecentomila alfonsini annuali, iniziando la parabola discendente verso la fine della prima metà del secolo.

 

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