minhd.gif (158059 byte)

 

E' una lunga storia quella delle miniere di Iglesias, definita talvolta come "La capitale mineraria d'Italia" Secondo alcuni storici le miniere sarebbero state sfruttate già in epoca addirittura preistorica. Una lunga sosta si ebbe durante il dominio cartaginese; invece i Romani, dopo le guerre puniche, diedero alle miniere un grande impulso, facendole diventare di pubblico dominio vi adibirono gli schiavi ed i condannati ad metalla; il lavoro era così duro da causare un gran numero di morti. Nel frattempo sorgevano altri importanti centri minerari, tra i quali Antas, mentre accanto alle zone estrattive venivano costituite le prime attività di lavorazione, come le fonderie, la cui esistenza venne poi rilevata dalla presenza di scorie e di pani di piombo, rinvenuti in diversi punti dell' Iglesiente. Alla caduta dell' Impero Romano d' Occidente la Sardegna si trovò abbandonata alla sua sorte, con una forte tendenza allo spopolamento. Il tutto si ripercosse sull'industria mineraria, che rese in seguito quasi nulla per le continue incursioni dei Saraceni. Una rinascita dell'industria estrattiva si deve ai Pisani, che ne fissarono le norme con disposizioni assai acute e pratiche.A questi tempi risale la nascita delle associazioni denominate "Compagnia di fosse". Semplice era il mezzo per estrarre il materiale, semplicissimo quello del trasporto all'aperto; parte era lavorato sul posto e parte veniva trasportato a Pisa. Occorre a questo punto parlare di Iglesias (o meglio, di Villa di Chiesa) che ebbe all' epoca una zecca per la coniazione delle monete di argento che riportavano la scritta Facta in Villa Ecclesiae pro communi pisani. Della zecca, che funzionò fino alla seconda metà del secolo XIII esiste tuttora il locale, consistente in un fabbricato in stile gotico. Dalla galena estratta si produceva piombo e zinco, tant'è che il bacino minerario era chiamato Argentiera tra il XII ed il XIV secolo, come si può dedurre dalla lapide posta alla destra della porta della cattedrale, in Vico Duomo. Mentre gli specialisti minerari provenivano dalla Germania,alcuni nomi evidenziano il dominio dei pisani: Campo Pisano e la Grotta dei Pisani preso la miniera di S.Giovanni Gli Aragonesi non fecero quasi nulla per le miniere; ne derivò la decadenza di Villa di Chiesa, che vide ridotti a meno di un quinto i suoi dintorni abitati, che un tempo erano ben 44. Nel 1343 addirittura il conte don Pedro fa trasferire 100 "maestri sardi" nella miniera di Falset in Spagna come manodopera pregiata. I 100 sono tutti iglesienti, come risulta dal Breve di Villa di Chiesa. Al passaggio della Sardegna al Regno di Piemonte, un nuovo impulso venne dato alle miniere dell'Iglesiente. Lo svedese Mandel perfezionò il metodo di estrazione dei minerali; seguì un periodo in cui si alternarono le concessioni generali con la gestione diretta del governo piemontese, che vi destinava anche i condannati ai lavori forzati. Si arrivò al 1832, anno nel quale il governo, auspice l'ing.Francesco Mameli, fratello di Goffredo, costituì il Real Corpo delle Miniere, assumendone la gestione. Dal 1850 si avvia il processo delle concessioni in fitto alle società: dapprima quella di Monteponi che ottenne, per un trentennio, l'omonima miniera; nel 1853 fu la volta di Bacu Abis, nel 1855 quella di Gennamari ... e poi é già storia recente. Dalla seconda metà del secolo scorso fino agli anni 60-70,l'unica importante attività industriale in Sardegna ( determinante per l'evoluzione sociale, economica e culturale di molte zone dell' isola), è stata quella mineraria .Nelle miniere del Sulcis sono stati estratti 16 milioni di tonnellate di carbone occupando 15000 minatori. Dal 1949 ad oggi, nelle miniere del Iglesiente (Monteponi, Masua, Montevecchio,Buggerru...) sono stati estratti 1 milione di tonnellate di piombo e 2 di zinco dando lavoro ad 8000 minatori.

LA DECADENZA Nel 1956 le società costrette a coltivare giacimenti poco convenienti erano in difficoltà è l' ingresso dell' Italia nel mercato Europeo comune portò all' applicazione di alcuni dazi che salvaguardavano le industrie estrattive. Alcuni vecchi problemi non erano stati risolti; infatti, l' industria metallurgica era particolarmente sviluppata, ma si continuò ugualmente a scavare, e a vendere l' estratto arricchito. Nel marzo del 1961 i lavoratori della miniera di Montevecchio protestarono, stanchi di sottostare a un accordo in cui i lavoratori rinunciavano a lottare in cambio del lavoro e della paga sufficiente per vivere. Nel 1968 venne chiusa la miniera di Ingurtosu. L' ANMI progettò la costruzione di un impianto metallurgico per piombo e zinco da erigersi a Portovesme. Nel settore carbonifero, nonostante le risorse ammontassero a 500 milioni di tonnellate, ma solo in parte lavorabili a causa delle qualità scadente e delle difficoltà estrattive. Si studiò la possibilità di utilizzare una super centrale termica per produrre energia nell' isola. Infatti, ne venne costruita una a Portovesme, alimentata dall' Ente di Stato a nafta; Così nel 1970 rimase attiva la sola Seruci. Però nacquero polemiche sulla quantità elevata di zolfo nel combustibile che nuoceva alla salute. Nel 1968 venne costituita l' EMSA che partecipò alla costituzione della Piombo Zinco Ferras S.p.a. avvenuta l' anno successivo; essa rilevò le concessioni di San Giovanni, Arenas, su Zurfuru e Buggerru, dove nel luglio del 1977 si fermò la laveria e grande parte delle attività. L' EGAM ricevette a seguito di un accordo le miniere di Monteponi e Montevecchio, e poi quella dell' AMMI. Nel 1971 venne costituito la Bariosarda a cui appartenevano anche Barega nel comune di Iglesias e Mont' Ega in quella di Narcao. Gli occupati in miniera diminuivano ogni anno dalle 22 mila unità (1961) fra licenziamenti, per pensionamenti e blocco delle assunzioni, alle 11000 del 1971. In calo l'estrazione di piombo, zinco, ferro e carbone, ad eccezione del fluoro. Le partecipazioni statali, non riuscendo a fermare il calo produttivo, garantivano solo il funzionamento delli impianti. Nel 1976 l' EGAM viene sostituita dalla Samim che inizia a ristrutturare l' intero comparto. Le scoperte tecnologiche offrirono all' industria estrattiva, macchinari per la perforazione e di trasporti di grande produttività; rendendo così più competitivo il minerale sardo nel mercato mondiale. Ma raramente si trovano delle macchine nei giacimenti isolani, perchè essi non offrivano grandi potenzialità produttive. Nel 1979 la SAMIM stabilì l' esistenza di due posti nei merilizzati che assicurarono 10 anni di vita alla miniera;gli ingenti debiti non consentirono un' attuazione dei programmi di estrazione e ammodernamento di varie società. Le difficoltà tecniche erano causate dagli alti costi di estrazione e dai problemi organizzativi. A questi inconvenienti si aggiunse la concorrenza dei minerali esteri e l'incidenza del costo del lavoro. Problemi anche per il settore del bario, la cui attività estrattiva si concentro negli anni '70 in alcune società. La regione Sardegna nel 1980 è intervenuta, richiedendo il raggruppamento delle società operanti nel settore del bario, nel tentativo di realizzare le produzioni; poi, la regione ha dato il via alla ristrutturazione della laveria di Mont' Ega, dove affluiranno i grezzi di tutte le miniere. Nel 1982 si cercò di incentivare l' attività mineraria verso una profonda ristrutturazione, sperando anche che nella nascita di industrie manifatturiere. Si puntò su 4 aspetti molto importanti: il rimpianamento delle perdite per le società minerarie in crisi, la ricerca di base delle risorse nel sottosuolo presenti nel territorio Italiano, e le ricerche minerarie all' estero. I primi 3 punti furono i più sentiti. Per quanto riguarda i debiti, le società incamerarono i fondi a disposizione senza seguire gli obbiettivi che la legge si è imposta e anche i soldi per le ricerche geo-minerarie fecero la stessa fine. L' ENI utilizzò tutti i miliardi a disposizione per mantenere un apparato minerario in crisi anche il timore e la poca decisione da parte della classe politica,e rese vani gli sforzi economici a favore del settore estrattivo. Il coraggio di cambiare verso un futuro positivo richiedeva l 'impegno di tutti. Mentre le attività minerarie incontravano un periodo negativo, il settore dei lapidei registrava un miglioramento anche per l' occupazione. Dalle 17 mila tonnellate di lapidei (1967) si passò alle 136000 (1977). Negli anni '80, l' ENI, per mezzo della SAMIM prese il controllo delle miniere metallifere, in seguito alla scoperta del settore metallurgico, da quello minerario con poche realtà di produzione o manutenzione: Campo Pisano, Monteponi, Masua, Acquaresi, Gutturu Pala e San Benedetto e con altre in fase di smobilizzo, come Scalittas e Montevecchio. Nel 1977 la Regione fonda la Carbosulcis, e rileva le miniere abbandonate dall'ENEL.Poi si ristrutturano le miniere di Nuraxi Figus e di Seruci.La carbosulcis organizza anche dei corsi di formazione e concentra le attività nel complesso di Seruci-Monte Sinni. Il progetto di uso del carbone per la centrale di Portovesme si arresta per il grave inquinamento previsto; si parla poi di desolforatori per "pulire" il carbone; finalmente si arriva all'asta internazionale per vendere le miniere di carbone ed installare il processo di gassificazione per la produzione di energia.Sotto il Sulcis ci sono almeno un milione e 500.000 tonnellate di carbone. Nel 1947 i minatori del carbone erano oltre 17.000. Oggi sono 950. Nel frattempo anche le miniere metallifere dell'Iglesiente piano piano sono state chiuse ed ora gli impianti sono "in sicurezza", cioè chiusi ma pronti ad essere riaperti. Gli anni'90 hanno spesso visto i nostri minatori,padri,zii,fratelli scendere ad Iglesias per protestare, per difendere il posto di lavoro. Li abbiamo visti in TV, nei film.Volevano non solo un lavoro dignitoso, ma anche insegnare a noi giovani che il patrimonio di generazioni non si può buttare via. La memoria serve a preparare un futuro migliore. Per questo insegnamento li ringraziamo e li rispettiamo.

I GIOIELLI DELL'ARCHEOLOGIA MINERARIA

MONTEVECCHIO-La laveria detta Levante è attorniata dalla foresteria e dalla palazzina Rolandi, con la ricca collezione mineralogica custodita nell'ufficio geologico.I pozi più importanti sono il pozzo Sartori, S.Antonio , Sanna ed Amsicora.

SU ZURFURU-Persistono all'interno della laveria : compressori,motori elettrici,quadri di distribuzione, il vecchio generatore idroelettrico.

MALFIDANO- a Buggerru la laveria è priva di macchinari; le officine e le falegnamerie del centro sono importanti testimonianze storiche.

INGURTOSU - in mezzo a scenari naturali unici nell'isola, si trovano gli uffici della Direzione; pregevole anche la chiesetta, l'ospedale ed il villino del direttore

ARENAS - l'impianto di flottazione è ancora in buone condizioni all'interno della laveria.

MASUA - Porto Flavia è in splendida posizione sul Pan di Zucchero.Si spera che un giorno quest'opera possa aprire al pubblico. NEBIDA - Qui troviamo l'antica laveria Lamarmora, le cui strutture minerarie sonostate in parte recuperate grazie ad un intervento di restauro. MONTEPONI - Le opere e gli edifici più importanti presenti in questa zona sono: la palazzina di Bella Vista, il Pozzo Sella, il pozzo Vittorio Emanuele,etc. Da non dimenticare i vari oggetti conservati nel villaggio. SAN GIOVANNI - qui troviamo la splendida laveria Idina, ferma dal'70. Nel sottosuolo si trova la grotta di S.Barbara, chiusa al pubblico per ragioni di sicurezza e di mantenimento dell'integrità di questo gioiello sotterraneo. SEDDAS MODDIZZIS - tra gli edifici del villaggio Asproni si consrevano ancora la Direzione e la residenza dei proprietari. Si tratta di due edifici degni di attenzione,inseriti in un gruppo di piccole costruzioni. SAN GIORGIO - Nei pressi del pozzo si trovano centinaia di antiche Fosse Pisane, risalenti al Medioevo; l'edificio centrale è forse il più bell'esempio di architettura mineraria della zona.

PER VISITARE LE MINIERE: per visitare Monteponi è necessario richiedere il permesso alla Soc. Miniere Iglesiente(Centro direz. Campo Pisano tel.23919)o rivolgersi all'Ass. Minatori(tel.491416). Sono di grande interesse gli edifici dell'ex direzione Bella Vista(1866), i pozziV.Emanuele(1863)e Sella(1869), la Fonderia Piombo(1894), l'Impianto Zinco Elettrolitico(1925). Di notevole suggestione percettiva la discarica dei FANGHI ROSSI, i residui di lavorazione dello zinco elettrolitico. In questa miniera è in funzione l'impianto di eduzione delle acque più potente del mondo;posto a 200m. sotto il livello del mare(400m.ca. dalla superficie), è capace di sollevare e di scaricare a mare1800litri d'acqua al minuto.Per visitare i villaggi minerari è consigliabile rivolgersi ad una guida che può essere messa a disposizione dalle varie cooperative turistiche della città(vedi elenco allegato). Informazioni e suggerimenti possono essere richiesti all'Ufficio Turistico di Iglesias,c/o Biblioteca Comunale(tel.41795). Lungo il tragitto per Seddas Moddizzis merita una sosta il Pozzo S.Barbara(1870)che con le sue possenti mura merlate assume l'aspetto di un castello medioevale.Intorno all'edificio sono visibili esempi di fosse scavate dai minatori pisani col solo ausilio dello scalpello e della mazzetta(da qui il toponomo della zona, Seddas dei Fossas-Sella delle Fosse). A Seddas Moddizzis notevole la residenza del proprietario della minieraGiorgio Asproni(1840-1936), al quale si deve, in particolare, la realizzazione dell'Istituto Minerario che porta il suo nome.

homebita.gif (152783 byte)sommbita.gif (212929 byte)