« E prima, entrandosi in Alife per la Porta Beneventana,
alla dritta avvi una cafa, nel di cui orto vi é un luogo sotto
la terra, fatto a forma di Corridojo con la sua volta di fopra, e feneftre
dalla parte di Mezzogiorno. Egli é di un tratto ben lungo, e di
larghezza intorno a fedici palmi, ma le rovine degli Edificj che han tolto
alle feneftre il lume, e la terra caduta dove si é sfondata la
volta, non permettono si vada più oltre, tanto più che oggi
fe ne é otturato l'ingresso, onde vi si poteva calare, per un nuovo
edificio fattovi sopra ».
G.F. Trutta, Dissertazioni Historiche delle Antichità Alifane,1776,
Diss. XII.
Il Criptoportico romano ( CRYPTO-PORTICUS, Etim.
Portico sotterraneo, dal greco
- luogo nascosto, sotterraneo) di Allifae é a tre ali, a due navate.
E' collocato nell'area del Quarto Castello (il Quarto Nord-Est
di Alife), a metri 5,90 circa di profondità,
ha pianta ad "U" con tre bracci di mt. 27,50 (lati minori) e
mt. 44 (lato maggiore) a doppio ambulacro intercomunicante tramite 30
arcate sorrette da pilastri in laterizio. Il suo sviluppo planimetrico
é di circa 600 mq; era illuminato nei suoi lati a Sud da 21 "spiracula"
(lucernari troncopiramidali a bocca di lupo) fuoriuscenti dal piano
di calpestio romano. E' uno dei monumenti romani di Allifae meglio conservati
e certo tra i più suggestivi. I suoi lunghi corridoi, coperti da
volte a "schiena d'asino" sono tuttavia riempiti di notevole
materiale alluvionale, che ne pregiudica l'apprezzamento della originaria
e affascinante spazialità. Dal monumento si dipartono due cunicoli
minori esplorati da A. Parisi, che li identifica come 'ambulacri'
di accesso al monumento, risalendo dal calpestio del criptoportico
sino a raggiungere il soprastante calpestio d'età romana.
Il monumento può rappresentare la sostruzione di un soprastante
edificio pubblico romano oggi scomparso, il Capitolium, che era
il principale edificio religioso delle città romane, simbolo di
Roma stessa, dedicato al culto di Giove, Giunone e Minerva, oppure un
portico per la frescura (XISTUM) o un edificio i cui bracci circoscrivevano
un'area ritenuta sacra. Di certo, oggi possiamo escludere l'ipotesi di
funzione di cisterna (Johannowsky), alla luce delle indagini organizzate
dall' assesore al Patrimonio Storico - Archeologico A. Parisi nell'anno
2000/2001, dicembre - gennaio. Lo scavo, praticato all'interno del monumento
dall'Università Suor Orsola Benincasa, guidato dal Prof.
F. Marrazzi, ha riportato alla luce un battuto pavimentale d'età
romana non idoneo, come l'intonaco, all'impermeabilità, ove consideriamo
ancora la ricchezza d'acqua e i numerosi pozzi della città di Alife.
L'archeologa Merolla, negli anni '50 ipotizzò i corridoi
del criptoportico come FAVISSAE (1): celle sotterranee di templi
ad uso di ripostiglio; mentre Staccioli le indicò come sostruzioni
di periboli di santuari. A Minturnae, le analoghe strutture seminterrate
racchiudono al centro un'area sacrale, il Capitolium della città?
Analogie del Criptoportico di Allifae
Aosta e Arles: semplicità della costruzione e quasi
totale assenza della decorazione, inoltre, l'assenza di suddivisioni interne
o di tracce di supporti, escludono la identificazione con HORREA (magazzini
pubblici); Interessante é invece il confronto con il triportico
di Minturnae, racchiudente nell'area centrale (spostato nel lato
occidentale di essa) il CAPITOLIUM della città. I criptoportici
sormontati da triportici (come a Minturnae) potevano (ipoteticamente)
essere utilizzati come FAVISSAE, in rapporto col santuario edificato
sull'area da essi delimitata. Sacrale era l'area cinta per tre lati dal
criptoportico, ad Aosta ed Arles sembra costituire (il criptoportico)
il peribolo di un tempio. Ad Alife, l'area circondata dal monumento é
ancora inesplorata, mentre le esplorazioni effettuate nel mese di Gennaio
2003, di A.Parisi hanno rilevato ben evidenti resti di pavimentazione
in cocciopesto soprastante l'extradosso del criptoportico (6, nella Sezione
e Pianta) così come innalzamenti murari perimetrali elevati
analogamente sull'extradosso del monumento (7, ivi).