La Storia. A cura di Alessandro Parisi.

La presenza di reperti pertinenti a popolazioni praticanti l’inumazione a fossa terragna - Fossa Kultur - trovati nella nostra vallata precede il fenomeno migratorio di genti di ceppo umbro - sabello, pastori guerrieri a cui dobbiamo la fondazione e il nome della città ( alipha ) e l’etnico della popolazione .
Ben documentata dalle fonti letterarie ( Livio, Strabone, Plinio), dai resti delle notevoli murazioni del Monte Cila - Akila - dai reperti della necropoli di Conca d’Oro ( Conca delle sorgenti ) scavata a partire dal 1876 sino al 1884 da G. EGG e E. DRESSEL e di Croce S.Maria - 1907 - DELLA CORTE e 1965 CERULLI IRELLI, C. HALLER, é tuttavia ancora incerta la collocazione del suo complesso abitativo collocato dagli studiosi ora sulla terrazza ove é l’odierna CASTELLO MATESE ( già d’Alife ), ora sul monte Cila ( ove più articolate sono le strutture murarie di “ sbarramento ”, datate dal MAIURI a non oltre il sec. VI a.C., culminanti con un’acropoli ), ora sulla fascia collinare del versante sud occidentale del massiccio matesino ( Tifernus Mons) che sovrasta la valle del tratto medio del fiume Volturno ( dall’etrusco Veltur, lat. Volturnus, Holotronus, Olotron, Oritur, Oliferno, ecc. ).
Il territorio alifano ( Touta allibanon ) naturalmente circoscritto dai monti ( Matese, Trebulani), da selve (di Alife, di Gioia ), da fiumi (Volturno) e torrenti (ALBENTO, ‘arvento’, TORANO, ‘Tauranus’ - segno della montagna ) ricco ovunque di sorgenti e pascoli pianori e d’altura, rappresentò la sede ideale per l’insediamento dei giovani (verehias ) pastori guerrieri umbro-sabelli parlanti l’OSCO, i “Sanniti” ( saphineis ) qui pervenuti dall’alta Sabella ( Rieti ) a seguito delle trasmigrazioni ( ‘veria sacra’ = primavere sacre = porte sacre ) lungo i tratturi della dorsale appenninica per voto fatto e consacrati al loro Dio nazionale MARS e preceduti dall’animale sacro alla divinità, il toro ( Strabone ), a partire dalla II metà del sec. VIII a.C. con il grosso delle loro tribù attestato all’origine sugli altipiani del massiccio matesino ( Pentria ) ove in ‘ Bovianum ’ ( boviaria) i Pentri fondarono la loro nuova capitale. Altre ondate di questi pastori-guerrieri confluirono nell’area Caudina ove a Monte Sarchio fondarono ‘Caudium’ ( Caudini ); altre si stanziarono in quella beneventana ove fondarono Malventon ( Benevento) e recando come pastori a guida dei loro armenti i cani-lupo ( animale totem ), furono chiamati Irpini dall’osco ‘ Hirpos’ = lupo; altri ancora sciamarono sul versante adriatico, i Carecini ( da ‘ Car ’ = roccia, detta anche ‘ Pesk ’ che, sporgenti di frequente sulle colline brulle, caratterizza quei luoghi) e per avere un cervo come animale sacro ( Totem) furono detti Frentani da ‘ Bhren ’ = corno ed ebbero come capitale dell’ancestrale tribù Bovianum Vetus,attuale Pietrabbondante. L’insediamento sannitico degli ‘ Allibanon ’ nella valle del Volturno realizzò, come per Telesia ( ‘ Tedis ’ ) Venafrum ( ‘ Feinaf ’ ) e Saepinum ( Terra Vecchia ) in effetti una cintura protettiva del territorio dell’altopiano ( Pentria ) di cui in particolare, custodiva l’accesso frontale e lo sbocco oltre i monti Trebulani, alle fertili e contese terre della Campania felix, ove dal sec. VIII a.C. e prima s’erano stanziati etruschi a Capua ( ‘ Kapu’ ) ed ellenici ( euboici ) a ‘ Pitekoussai’ - isola degli orci - ( Ischia), ‘ Kyime ’ - onda - (Cuma), ‘ Neapolis ’ - città nuova- ( Napoli, sulla costa ). La vallata di Alife era controllata oltre che dalle fortezze del Monte Cila a nord, da quelle di Monte Castello di Dragoni a sud, di Monte Cavuto a ovest (Rufrae ? D.Caiazza ) e di Monte Acero ad est (cfr. l’oronimo con quello di CILA - ‘ AKILA ’ - ove il rotacismo rende identici i due nomi ). ( alipha ) crebbe dei floridi rapporti culturali e commerciali con etruschi e greci, popoli evoluti ( da essi ricevette, tra le primissime città italiche ( Hyria - Neola e i Kappanoi ) della penisola l’uso della monetazione. In virtù della locazione strategica la città fu in più di una occasione inserita nella sfera d’influenza delle popolazioni campane (‘Kappanon’) e contesa dai rudi sanniti montani che l’avevano fondata ( T. Salmon ).I reperti sannitici della necropoli presso Alife ( esaminati da Dressel, Momsen e dal Minervini ) mostrano elementi culturali mutuati dai campani, dagli etruschi e dai greci: dalle scritte ibridi del nome ‘, ’ ecc. ( in osco-etrusco e osco-ellenico ), dalle tombe in lastroni di tufo affrescate con figurazioni simboliche e decorative alla greca e colorazioni all’etrusca, dalle pratiche incineratorie, da manufatti provenienti da empori mediorientali ( AL - MINA ) smerciati dai greci, dai reperti vascolari di produzione campana ed ellenico-etruschi, dai bronzetti ( corridore del Cila ), dai gioielli ( pendenti, collane, bracciali, scarabei scaramantici, ecc.)in argento, electron ( oro e argento naturale), corniola, pasta vitrea dipinta, ambra, da cinturoni finemente decorati e connessi ai “ riti di pubertà ”, simbolo di status, rango e appartenenza etnica e infine ostentati come trofei; armi rituali per la caccia al cinghiale, puntali di frecce e spade, ecc. ( musei di Napoli, Zurigo ) tanto che A.Sambon dirà che la città era molto sensibile ai lussi dei greci e aperta ugualmente ai commerci con gli etruschi e campani. Tutto ciò era certamente stato dato per ricevere in cambio i prodoti della terra di Alife: caseari, cerearicoli, frumentizi, il bestiame, ovini buoi e i celebri cavalli di quei cavalieri sanniti dipinti nelle tombe di Pesto, di Capua (dagli elmi ornati di due penne “galea duabus distincta pinnis”) e di Alife, allevati sul Matese e i prodotti oleari ( importati già dai greci nella penisola ) utilizzati anche per la produzione di balsami insieme alle essenze vegetali del Volturno ricercate dagli opifici dell’etrusca Capua per la produzione degli unguenti ( H. Nissen ) fino ai nostri giorni dall’industria Carlo Erba. Alife forniva inoltre manovalanza e mercenari ( i mystophoroi, pagati con i pezzi d’argento ), manufatti di tegoloni e prodotti ceramici ( le Pocula allifana) citati da Orazio ( saturae II 8 ) e tradizionalmente presenti anche nel Medioevo (1272), richiesti dagli Angioini « quarantamila scutelle ( scodelle ) da costruirsi apud Alifium» ( Registri delle cancellerie, da N.Mancini) e il vino delle sue colline « ...splendenti del Sorriso di Bacco. » ( S.Italico, XII 518,528).L’autonomia della città sannitica, cessò improvvisamente sebbene sopravvissuta alla espugnazione ( Strabone ) del suo Oppidum da parte dei legionari di Roma per ben due volte ( nel 326 a.C. « ...TRIA OPPIDA IN POTESTATEM VENERUNT, ALLIFAE, CALLIFAE RUFRIUMQUE ...» e nel 310 a.C. 16 anni dopo «...C.MARCIUS RUTIULUS ALIFAS DE SAMNITIBUS VI COEPIT...», T. Livio), cessò improvvisamente. Dopo la conquista, come altrove i Romani, nel I sec. a.C., edificarono i loro Castra ( città fortificate) Frontino, liber Coloniarum «...ALLIFAE OPPIDUM MURO DUCTUM...» a guardia dei nuovi territori come avvenne per Venafrum, Telesia, Saepinum e trasferirono l’insediamento in pianura. L’attuale città di Alife, altro non é che accampamento fortificato dei Veterani di Silla, ALLIFAE.
Essa fu posta in una dimensione organizzativa del territorio e inserita nelle maglie della “ Centuratio ” ancora più vasta. Il percorso viario Est-Ovest ( Decumanus Maximus )che l’attraversa rappresenta quel “ tractus” (Cicerone) della Via Latina che proseguiva fino a Capua e che tramite Allifae giungeva a Telesia e Beneventum provenendo da Venafrum. Il percorso viario Nord-Sud passante per Allifae (Cardo Maximus ) antico percorso originario della transumanza e della frequentazione di questa valle, portava verso il fiume Volturnus per scavalcarlo con due grandiosi ponti: quello degli Anici e quello dell’Oloferno (oggi rovesciati coi loro grandiosi piloni nel fiume) per aggirare a Sud-Est e a Sud-Ovest i “ Monti Trebulani” a sud di Alife e proseguire verso l’ager Capuano.
ALLIFAE fu Praefectura sine suffragio ( circa 268 a.C.), municipio e florida “ colonia ” militare allorquando, a conclusione della guerra sociale condotta da Silla, fu munita dell’impianto castramentato e inserita nelle maglie della centurazione territoriale ( I sec. a.C.); con Plinio il Vecchio compare nella “ Regio I Latium et Campania ” della divisione augustea in regioni della penisola. La città ebbe il suo periodo di massima fioritura durante la I età imperiale ( I-II sec. d.C. ) quando “ alcuni esponenti delle famiglie del ceto dirigente locale, ... giunsero a ricoprire incarichi di rilevanza a Roma ”. ( F. Miele) Come per sannita, fatalmente cessò lo splendore di ALLIFAE romana; con la caduta dell’impero le orde vandaliche ovunque si disseminarono sulla penisola. Alife patì le pesanti invasioni di Longobardi, Ungari, Saraceni. Dal V sec. d.C. fu diocesi con il vescovo Clarus, e in età Longobarda, VIII - XII sec., la città fu sede di un gastaldo del Duca di Benevento e posta a capo di una circoscrizione territoriale che controllava la media Valle del Volturno. Fu devastata dai Greci e Saraceni nell’844, subì un violento terremoto negli stessi anni ed altre devastazioni nell’851, 865, 876 e 894.
I Normanni la possedettero ( XI - XII sec. ) dal 1065 con i principi di Capua Riccardo e Giordano del casato Drengot e con Rainulfo III, ultimo discendente dei Drengot, Duca di Puglia e Conte di Aversa. La contea di Alife fu il centro decisivo nelle lotte per il potere tra i principali casati normanni (Drengot- Altavilla). Rainulfo fortificò la città, edificò la prima cattedrale ( 1136 - 1139 ) sul posto dell’antica cappella di S.Maria, avendo perduto la città la più antica basilica di S.Pietro, di età costantiniana, distrutta nell’865 dai saraceni, e collocata “ nell’angolo occidentale della città a ridosso del pubblico Muro ” ( Trutta ). La nuova cattedrale normanna accolse le spoglie del Papa martire Patrono di Alife San Sisto I°, trasportato da Roma ad opera di Rainulfo III per ospitare il quale alcuni studiosi attribuiscono a Rainulfo la realizazione della sola cripta, splendida costruzione sotterranea con largo uso di colonne di spoglio provenienti dai ruderi del vicinissimo THEATRUM - TERMAE romano. Nel 1125 la città subì un terremoto.Nel 1138 re Ruggero d’ Altavilla, duca di Sicilia, antagonista acerrimo di Rainulfo, la distrusse e l’incendiò ( Ciarlanti, Trutta ). La città appartenne in seguito ai Caetani ( 1178 - 1194 ), agli Schweisspeunt ( 1194 - 1220 ), ai d’Aquino ( 1221 - 1269 ), ai Marzano, ai Diaz Carlon, con le dinastie di Svevi e Angioini fu contea del reame di Napoli fino al 1805. Nel 1561 la città patì l’invasione delle truppe di Paolo IV e Filippo II che ne causò lo spopolamento e, in tale occasione, fu attaccato ma non espugnato il suo castello medioevale; cadute già da tempo in disuso le strutture produttive in seguito a miasmi e malaria diffusi nel suo territorio, ridusse i suoi abitanti a “ fuochi 94 ” (censimento del 1531) e “ fuochi 41 ” ( nel censimento del 1669 ). Nel 1688 un nuovo terremoto danneggiò i maggiori edifici e crollò l’antica cattedrale, ricostruita nelle forme classicistiche posteriori. La serie delle numerose devastazioni di Alife si consuma nel 1943 con gli ignobili e tragici bombardamenti aerei degli alleati, causa di morti e distruzioni (venne rasa al suolo anche la torre di nord - est, il mastio del Castello normanno ad opera delle mine dei guastatori tedeschi ) e anche allora i suoi abitanti non vollero abbandonarla.
Oggi delle numerose chiese, monasteri, castelli, torri e fortilizi sorti nel medioevo e demoliti dagli eventi si conservano oltre alla Cripta della cattedrale, recentemente restaurata da S. Renzo, quella di S.Maria La Nova, assai compromessa, con affreschi del XIII e XIV sec.; il Castello Normanno, a nord - est della cerchia muraria, alquanto rimaneggiato; un area da me realizzata negli anni ‘90, con reperti archeologici all’esterno, “ IL PARCO DELLE PIETRE DI ALLIFAE”, mentre é in allestimento da parte della Soprintendenza un Museo Archeologico Nazionale.
Sempre tenacemente ricostruita per le alterne vicende di devastazioni e splendori, Alife evoca con le sue vestigia i Segni luminosi della Storia

Alife, 9 Novembre 2000.
Alessandro Parisi
Documenti
Il Monte Cila.
Il Monte Castello di Dragoni.
Il Monte Acero.
Il Ponte dell'Inferno.
Il Ponte degli Anici.
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