Anna Pennati
è una dolce scoperta nel panorama della pittura italiana.
La storia dell'arte ci insegna importanti esempi di artista donna:
Rosalba Carriera (XVII sec.), Suzanne Valadon (XIX sec.), Tamara
De Lempicka (XX sec.). Poche, per la verità, sono oggi
le donne che possono a pieno titolo essere chiamate artista, senza
distinzione di sesso, come questa parola meriterebbe.
Anna Pennati può attribuirsi senza remore questa qualifica,
importante e difficile da portare, perché in lei brucia
quella fiamma che da sempre è l'unica luce che ha guidato
i veri artisti. Fiamma che va alimentata continuamente con il
sacrificio, con il lavoro, con la passione, per poter essere sempre
più viva e brillante, per poter illuminare con la sua luce
le opere che l'artista esegue.
Questo deve compiere l'artista, alimentare continuamente il proprio
atanor alchemico, il crogiuolo interiore, raggiungere un grado
di perfezione sempre maggiore, che gli permetta di trasmettere
allo spettatore, attraverso le proprie opere, la vera essenza
dei sentimenti universali ai quali tutti aneliamo.
Anna Pennati non ha timori reverenziali verso la tela, verso i
colori, verso le forme. Affronta con disinvoltura qualsiasi soggetto,
sa disegnare e sa dipingere! Questa è una qualità
molto rara nel vastissimo panorama della pittura contemporanea,
fatto di miriadi di pittori che si propongono portatori di grandi
idee, ma che non posseggono poi nemmeno le tecniche fondamentali
per esprimerle.
Anna Pennati non è fra questi, ha avuto "l'umiltà"
di studiare prima, di approfondire le varie tecniche poi: il disegno
a matita, l'acquerello, l'acrilico, l'olio; ha esplorato i più
diversi medium espressivi con la tenacia del grande concertista,
che a settanta anni si esercita ancora quattro ore al giorno per
tenersi in allenamento, per poi magari esprimere in una nota sola
tutta la propria abilità. Questo è il segreto, possedere
una padronanza tale dei propri mezzi che permetta di trasformare
direttamente i sentimenti in azioni, senza passare attraverso
l'elaborazione meccanica dell'intelletto.
Nei propri dipinti Anna Pennati predilige la figura umana perché
questa, con le espressioni a volte dure del viso, le curve flessuose
del corpo, i contrasti tra i colori vivi degli abiti e le tonalità
più diluite dei volti, meglio si presta a rendere vivi
i sentimenti che i personaggi interpretano nella volontà
dell'artista.
Importante è però lo stile, molto personale, con
il quale esprime i propri pensieri, le proprie esigenze. Uno stile
che tende a dare volume alle figure attraverso la luce, e non
attraverso la prospettiva, uno stile che tende a tirare i colori
acrilici quasi fossero acquerelli, ottenendo un pregevole effetto
sfumato ma allo stesso tempo brillante.
Ecco quindi che Anna Pennati merita di essere seguita nella sua
evoluzione, perché colui che oggi, in una società
che non lascia il minimo spazio alla "superflua espressione
artistica" in quanto non immediatamente e superficialmente
valutabile in miseri termini economici, ha il coraggio di insistere
nell'essere "artista", oltretutto senza rinunciare al
proprio ruolo di donna, deve essere sostenuto con tutte le nostre
energie, perché il suo sacrificio non cada nel vuoto, perché
il suo sacrificio è per tutti noi.
Luca Temolo Dall'Igna