CAPITOLO XII

 

LE DICHIARAZIONI DI VITO DI MAGGIO SULL’INCONTRO A CATANIA NEL 1979 TRA GIULIO ANDREOTTI E BENEDETTO SANTAPAOLA

 

 

Secondo l’accusa, la prova dei rapporti intrattenuti dal Sen. Giulio Andreotti con esponenti di Cosa Nostra nella primavera – estate del 1979, proviene da un incontro a Catania tra l’imputato e Benedetto Santapaola, cui partecipo’ anche l’on. Salvo Lima.

Dell’episodio in esame si e’ avuta notizia nel processo attraverso la testimonianza di Vito Di Maggio, operatore turistico ed alberghiero, presentatosi spontaneamente nel marzo del 1995 per riferire al P.M. quanto a sua conoscenza, dopo averne gia’ parlato, due o tre giorni prima, all’ex Questore di Palermo Arnaldo La Barbera.

Il Di Maggio e’ stato esaminato al dibattimento all’udienza del 29 gennaio 1997 e, dopo avere ricostruito le origini della sua antica frequentazione di casa Lima, ha in sintesi riferito che:

(udienza del 29 gennaio 1997 pag.57)

DI MAGGIO V.: All'Hotel Nettuno io ho lavorato anche poco dall'1/5/79 al 31/8/79.

P.M.: Va bene, un attimo fermiamoci qui. Quando lei ha lavorato all'Hotel Nettuno come direttore del settore bar e ristoranti come diceva poc'anzi, ma sostanzialmente come facente funzioni di direttore, lei ha incontrato lì, ha avuto occasione di incontrare lì ancora Nitto Santapaola?

DI MAGGIO V.: Si, Nitto Santapaola lì, diciamo, che era di casa, perciò veniva anche certe volte, due volte al giorno, prendevamo l'aperitivo assieme, ma ripeto a dire perchè, anche perchè in quel periodo Nitto Santapaola non è... diciamo, era, aveva questa Renault, era assieme anche con... altri.

P.M.: Lei, signor Di Maggio, semplicemente i fatti, che cosa lei ha visto con i suoi occhi, quindi lei ha detto che il Santapaola era di casa e veniva certe volte, anche due volte al giorno e prendeva l'aperitivo.

DI MAGGIO V.: Si.

P.M.: Il signor Santapaola pagava le consumazioni?

DI MAGGIO V.: No, a me non pagava mai, noi scrivevamo su un registro, scrivevamo signor Santapaola 10 aperitivi o 3 aperitivi, quello che lui prendeva o offriva a qualcuno che era lì al banco, però non pagava, insomma.

P.M.: E perchè si comportava così, perchè?

DI MAGGIO V.: Cioè non pagava perchè praticamente era territorio di... di Nitto Santapaola, questo così, sapendo di retroscena, in quanto... essendo l'albergo che era lì un pò aperto per le macchine dei clienti, per non avere problemi, se era... un territorio di Nitto Santapaola e lì dentro non si doveva toccare niente.

P.M.: Allora e quindi lei l'ha incontrato più volte. Nel corso di questi incontri lei ha avuto modo di conversare, di chiacchierare con il Santapaola?

DI MAGGIO V.: Si, io, tutte le volte si conversava ma molte volte era lui che mi raccontava le sue cose o le macchine o le sue cose e io gli dicevo si, va bene si, a posto, cioè siccome mi era stato detto dal signor Gallenti di non parlare troppo con questo signore, cioè di tenerlo a una certa distanza, però di darle tutto quello che voleva, perciò certe volte anche non volendo c'ero... ci dovevo stare per forza, ma in un'occasione e... questo è successo proprio un fatto, un giorno che stavamo prendendo qualcosa e mi disse dice, sai, dice, in questo periodo mi vogliono conoscere, tutti mi vogliono conoscere. Alchè io le risposi meglio così perchè così gli affari vanno, vanno meglio, più amicizie si ha, più macchine si possono vendere insomma. Basta poi... più una cosa dall'altra, dice sai sta venendo un pezzo... mi vengono persone da Roma pure per conoscere. Ah, ci dissi va bene. Dopo possono essere passati un quarto d'ora è arrivato l'onorevole Urso con l'autista. Io andai incontro all'onorevole Urso, l'ho salutato: onorevole come sta? Perchè lo conoscevo perchè era venuto altre volte alla Perla Ionica, assieme al suo autista. Come sta? Bene. Dico oh, ma che ci fa qua. Dice, sai sta arrivando l'onorevole Lima. Dico ah, bene. Perciò ritornai, lasciai all'onorevole Urso che si è messo a braccetto con il signor Ridolfo e passeggiavano nella hall perchè e... parlavano di cose delicate in quanto quel periodo, il padre del signor Ridolfo era in galera che era consigliere comunale al comune di Acireale, aveva avuto delle disavventure, non so di che genere, allora io per delicatezza mi sono allontanato e lasciai a loro due parlare e ritornai con Nitto Santapaola. Gli disse, guarda, c'è l'onorevole Urso, sta arrivando l'onorevole Lima, alchè lui mi disse, dice, si, sta arrivando pure dice l'onorevole Andreotti. Dopo... un pò che io parlavo con, con questo signor Santapaola, è arrivato l'onorevole Lima che proprio me lo sono visto proprio quando già era alla porta. Mi, sono incorso verso l'onorevole Lima che mi ha salutato sempre cordialmente: ciao Enzo, come stai? Sto bene, sono qua. Ah, mi fa piacere che stai qua. Enzo in quanto io in casa Colombo o in casa Lima mi chiamavano Enzo non Vito e... e allora mi sono premurato a dirle: mah, vi devo preparare una sala, avete una riunione qui, perchè io non ne sapevo niente e lui mi disse no, aspettiamo una persona e ce ne andiamo via e me ne andai un'altra volta a parlare con, con Nitto Santapaola e l'onorevole Urso si sono abbracciati con l'onorevole Lima, il Ridolfo si è allontanato e sono rimasti, dopo avere presentato l'onorevole Urso ha presentato al Ridolfo l'onorevole Lima e sono rimasti i due onorevoli a passeggiare nella hall. Io mentre che ero con Nitto Santapaola vide un... una macchina che, scura un'Alfa Romeo targata Catania, con l'autista del cavaliere Costanzo, arrivare, ha fatto manovra e si è messo pronto in procinto di ripartire; alchè ho visto che dietro c'era seduto una persona, alchè mi sono... l'onorevole Lima e l'onorevole Urso ha... sono andati verso la macchina, io vado verso la macchina per salutare l'onorevole Lima, quasi a chiudere lo sportello e dietro lato sinistro c'era seduto l'onorevole Andreotti. L'onorevole Lima si è seduto accanto, l'onorevole Urso si è seduto davanti e si è girato la faccia verso l'onorevole Andreotti. Nel frattempo la macchina partiva di conseguenza dietro andò l'autista con l'onorevole Urso con Nitto Santapaola dietro, hanno preso la direzione di Ognina e poi io non ne so più niente.

P.M.: Quindi lei ha visto su quella macchina l'onorevole Andreotti da, da vicino?

DI MAGGIO V.: Certo, cioè ero nello sportello là dove l'onorevole Lima, perchè volevo darle la mano, lui nel frattempo... mi ha fatto così dallo sportello.

P.M.: Chi è che le ha fatto così, con?

DI MAGGIO V.: L'onorevole Lima.

P.M.: Lo vuol dire in parola perchè nella registrazione i gesti non si vedono.

DI MAGGIO V.: Cioè mi ha salutato con il cenno della mano perchè non mi ha potuto stringere la mano in quanto già lo sportello era quasi chiuso e io lo... ero lì accanto.

…………

DI MAGGIO V.: Il.... Era l'autista del cavaliere Costanzo perchè praticamente era la macchina staffetta dell'onorevole, del, del cavaliere, perchè e quando usciva il cavaliere, prima c'era un macchina che era quest'Alfa Romeo, con due uomini a bordo e poi c'era il Mercedes del cavaliere Costanzo che gli andava dietro.

P.M.: Eh, questo autista del Cavaliere Costanzo, ce ne erano molti, che era a bordo di quella macchina in quella circostanza particolare, ricorda le sue caratteristiche fisiche, può descriverlo sia pure con riferimento a quel periodo.

DI MAGGIO V.: Si, praticamente erano sempre due che venivano gli autisti lì a diciamo con il cavaliere, che conoscevo più di frequente, però questo qui era quello un pò più bassino, magro, stempiato... in fronte, però il nome non lo so.

…………

P.M.: …Lei ricorda qual... il tipo di vettura a bordo della quale giunse per primo l'onorevole Urso.

DI MAGGIO V.: L'onorevole Urso è arrivato con una vettura di grossa cilindrata che poteva essere senz'altro una Lancia di colore scuro, l'autista lo conosco, cioè me lo ricordo perchè è un pò menomato, in quanto ha un braccio più corto dell'altro.

P.M.: Il Santapaola a bordo di quale vettura si allontanò poi dall'albergo?

DI MAGGIO V.: Di quella dell'onorevole Urso con l'autista dell'onorevole Urso.

…………

P.M.: Signor Di Maggio, lei ha detto che le due vetture, la vettura a bordo della quale vi erano Andreotti, Lima e Urso e poi una vettura a bordo della quale prese posto il Santapaola, andarono via prendendo la strada di Ognina, se non ricordo male.

PRESIDENTE: Si.

P.M.: Al seguito di queste ve... ricorda di aver visto se al seguito di queste vetture e in particolare al seguito della vettura a bordo della quale si trovava l'onorevole Andreotti, vi erano vetture di scorta o della Polizia o dei Carabinieri o di quant'altro.

DI MAGGIO V.: No, no, non c'era nessun altra vettura di scorta, la macchina... solo loro... solo quelle due macchine c'erano.

P.M.: Per essere più precisi, per precisare sempre le circostanze, prima lei ha riferito che prima di vedere con i suoi occhi da vicino l'onorevole Andreotti a bordo di quella vettura, da prima parlando con il Santapaola, il Santapaola le disse che doveva arrivare anche l'onorevole Andreotti. Ricorda, può essere assolutamente preciso sulle parole che disse il Santapaola?

DI MAGGIO V.: Mi ha detto queste testuali parole, dice: sta arrivando un pezzo grosso di Roma, l'onorevole Andreotti.

P.M.: Questa fu la frase esatta che disse il Santapaola.

DI MAGGIO V.: In dialetto questa.

PRESIDENTE: Quindi le disse, dico non solo disse un pezzo grosso di Roma, ma fece anche il nome?

DI MAGGIO V.: Nome di Andreotti.

…………

DI MAGGIO V.: Ha detto queste testuali parole in Catanese, ha detto dice: sta arrivando un pezzo grosso, sta arrivando pure un pezzo grosso di Roma, che si... Andreotti.

PRESIDENTE: E poi lei lo ha visto.

DI MAGGIO V.: E poi io lo vidi... lì davanti, cioè dentro la macchina quando accompagnai l'onorevole.

Il Di Maggio poi, sollecitato dal P.M., spiegava le ragioni per le quali aveva ritenuto di riferire prima al Questore La Barbera e poi al P.M., quanto a sua conoscenza, affermando sostanzialmente di essere stato sempre in collegamento con le forze dell’ordine offrendo la sua collaborazione in piu’ occasioni, ed aggiungendo che, nel caso specifico, era stato mosso da senso del dovere e come reazione alle notizie di stampa sugli attacchi che venivano sistematicamente rivolti al Procuratore della Repubblica di Palermo nel corso della indagine a carico del Sen.Andreotti:

(udienza del 29 gennaio 1997 pag.1987)

P.M.: …… Le chiedo perchè, ecco proprio perchè, il motivo per cui lei ha deciso di riferire tutto questo alla Procura di Palermo prima e adesso in Tribunale.

DI MAGGIO V.: Io... praticamente ho, ho voluto dirle queste cose un pò perchè mi ritengo una persona perbene e un pò perchè avendo avuto questo locale e... era frequentato anche molte volte, ha fatto diversi pranzi all'Arma dei Carabinieri, dove sono molto legato, ho anche dei parenti nell'arma e... ogni scaglione di battaglione dei carabinieri che finiva il corso venivano a fare la cena di addio da me. Poi venivano dei commissari... sono venuti dei giudici a fare anche, ho fatto il matrimonio al giudice Patronaggio procuratore non sò che... che cosa, come chiamarlo.

P.M.: Si, però.

DI MAGGIO V.: E poi c'era il dottor La Barbera che veniva spesso con il dottore Genchi, dalla polizia e... erano di frequenze lì, la sera si parlava, si... cioè c'era... arrivato un rapporto di un pò amichevole, diciamo.

P.M.: Con chi, per esattezza.

DI MAGGIO V.: Con il dottor La Barbera.

P.M.: Lei fa rifer...

DI MAGGIO V.: E il dottor Genchi.

P.M.: Ecco, fa riferimento, quando parla del dottore La Barbera, a chi fa esattamente riferimento?

DI MAGGIO V.: Il dottore La Barbera allora era capo della Polizia e... della Mobile, allora un giorno una se... mi ha telefonato e mi disse signor Di Maggio, dice, le devo chiedere un favore e io le dissi: dottore, a disposizione, ci sono problemi? Ci dissi vengo a trovarlo, alchè lui mi disse dice no, no, no qui da me non deve venire, dico e allora ci incontriamo, ci incontriamo a Bagheria a metà strada. Dice no, no, no, Bagheria no, dice ci vediamo all'aerea di servizio I Caracoli.

P.M.: Signor Di Maggio può anche omettere questi dettagli per le ragioni intui...

DI MAGGIO V.: Si.

P.M.: Però, ci spieghi qual' era il favore che le chiese il dottor La Barbera?

DI MAGGIO V.: Il favore che mi ha chiesto il dottore La Barbera era che, siccome a San Nicola l'Arena c'era... di sicuro loro avevano saputo, tramite il dottore Manganelli della Criminal... di Roma, che era venuto qui a Palermo, che di sicuro in una villa di San Nicola si nascondessero dei latitanti, allora mi ha mostrato delle fotografie, se io avevo visto queste persone e se potevo, se riuscivo a sapere dove, in quale villino potevano essere alloggiati. Ecco come ho conosciuto il dottore La Barbera. Queste persone si sono... sono state trovate, sono state arrestate e poi non posso dire altro.

…………

P.M.: Signor Di Maggio, qual' è stata la prima persona alla quale lei ha raccontato queste sue, queste sue conoscenze dirette su questo episodio specifico che riguardava Andreotti?

DI MAGGIO V.: Io... di tutta questa storia, visto l'amicizia che si era venuto a... a fare con il dottor La Barbera, ho voluto raccontarla a lui, cioè e volevo raccontarla solamente a lui, ma non pensavo minimamente di, di arrivare qui, alchè lui quando io ho raccontato queste cose a lui, lui mi disse, dice, guarda siccome sono cose delicate è meglio dirle alla Procura e così.

P.M.: E quale fu la molla, il motivo umano che la spinse a parlare di queste cose al dottor La Barbera?

DI MAGGIO V.: Ma... il motivo umano è stato quello che... praticamente ogni giorno, ogni giorno sul giornale o un giorno si o un giorno no si parlava del... dottore Caselli come che cercasse gli scheletri o come se cercasse una montatura contro... ce l'aveva sempre come... con Andreotti; allora io mi sono detto insomma se mi consta a me che questo signore io lo conosco, insomma, di quello che avevo potuto vedere nell'arco della mia carriera, mi sono così deciso di raccontarla al dottore La Barbera.

P.M.: E il dottore La Barbera le ha detto di riferire su queste cose alla Procura di Palermo.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

Nel corso del controesame il teste Di Maggio veniva, tra l’altro, interrogato proprio sulla epoca e sull’orario dell’episodio di che trattasi offrendo indicazioni che risultano, come si dira’, essenziali ai fini della sua collocazione temporale:

(udienza del 29 gennaio 1997 pag.132)

BONGIORNO G.: …..Senta, in quale mese si è verificato questo arrivo del senatore Andreotti a bordo dell'autovettura.

DI MAGGIO V.: Credo nel mese di giugno.

BONGIORNO G.: Verso l'inizio o verso la fine di Giugno?

DI MAGGIO V.: Verso la fine.

BONGIORNO G.: Senta, premesso che giugno ha 30 giorni.

DI MAGGIO V.: Si.

BONGIORNO G.: Ora le chiedo, lei...

DI MAGGIO V.: Dal 20 al 26, signora, perchè io il 15 faccio l'onomastico ed era stato dopo il... la mia festa che avevo fatto.

BONGIORNO G.: Quindi dal 20 al 26 Giugno.

DI MAGGIO V.: Credo che doveva essere all'incirca così.

BONGIORNO G.: Ho capito.

DI MAGGIO V.: Cioè dopo, dopo il 20 sicuro, insomma poi... se....

BONGIORNO G.: Dopo il fine Giugno, lei intende dal 20 al...

DI MAGGIO V.: Dal 20 in poi.

BONGIORNO G.: Dal 20 in poi. Senta e quest'ultima data 26 lei perchè me l'ha detta?

DI MAGGIO V.: Cioè dal 20, 26 o 30, cioè io ho detto dopo il 20.

BONGIORNO G.: Dunque dal 20... gli ultimi dieci giorni di Giugno.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

BONGIORNO G.: Senta, era pomeriggio o sera?

DI MAGGIO V.: Comandi?

BONGIORNO G.: Era sera? Quando è giunto l'onorevole Andreotti?

DI MAGGIO V.: No, no, primo pomeriggio.

BONGIORNO G.: E allora io le contesto che nel verbale del 29 Marzo '95.

DI MAGGIO V.: Si.

BONGIORNO G.: Lei ha detto: ebbene una sera, mi pare verso la fine di Giugno e poi comincia a descrivere tutto l'episodio.

DI MAGGIO V.: Si, va bè pomeriggio è sera, perchè noi i turni di ristorante, signorina, uno comincia alle sei del mattino e finisce dopo il lunch, che sono le due, dopo il lunch comincia un altro turno ed è sera, e si va per il dinner, perciò il ristorante è servit...

BONGIORNO G.: Ma senza parlare in inglese, le voglio chiedere, era pomeriggio, io intendo e penso tutti intendiamo pomeriggio sino alle 20, sera dalle ...

DI MAGGIO V.: …mi perdoni avvocato, quello che intende lei, io intendo un'altra cosa, io le ho detto... io ho diviso il mio, il mio lavoro è quello della ristorazione. Io divido la giornata in due: lunch e dinner, allora per me il dinner è sera, il lunch è giorno, pertanto se le dico nel pomeriggio.

PRESIDENTE: Quindi per primo pomeriggio che intende?

DI MAGGIO V.: E' dinner, sera per me, signor Presidente.

PRESIDENTE: Cioè che ora, che ora, primo pomeriggio, mi scusi.

DI MAGGIO V.: Le quattro, le quattro e mezza, le tre e mezza, pomeriggio, signor Presidente.

PRESIDENTE: E per sera che cosa intende?

DI MAGGIO V.: Per sera?

PRESIDENTE: Questo è sera per lei?

DI MAGGIO V.: Si, signore, questo per noi è sera perchè si va alle sette c'è il dinner e si mangia per la sera.

BONGIORNO G.: Senta, ma lei l'ha precisato che per sera intende una parte della giornata che gli altri non intendono questo, in questo verbale?

DI MAGGIO V.: Non mi è stato chiesto, signora, avvocato, me lo sta chiedendo lei e lo sto precisando.

BONGIORNO G.: Va bè, Presidente, siccome qui c'è scritto venne una sera, anche se lui l'ha spiegato a me interessa che risulti che quantomeno in un primo momento ha detto e venne una sera, anche se per lui le quattro è sera non... chiaramente si acquisisce. Si, ha chiarito il concetto.

…………

BONGIORNO G.: Le sto dicendo, quindi per essere venuto a prendere un aperitivo che ore erano quando è arrivato Santapaola?

DI MAGGIO V.: Mi perdoni, avvocato, gliel'ho detto che il signor Santapaola non prendeva aperitivo per essere prima di andare a mangiare o dopo di andare a mangiare, quando veniva prendeva un Aperol. A questo punto potevano essere le sette di sera o le otto del mattino, se prendeva qualcosa ed era un Aperol.

BONGIORNO G.: Eh, ma mi dica che ore erano, che ore erano?

DI MAGGIO V.: E non l'ho guardato l'orologio, se quell'ora dovevano essere le tre lui sarà venuto alle due, sarà venuto alle due e mezza, sarà venuto alle tre meno cinque, non è che...

BONGIORNO G.: Va bè, scusi, io le faccio una domanda e lei al limite mi dice non mi ricordo.

DI MAGGIO V.: Io le sto rispondendo.

BONGIORNO G.: Dico lei è in grado di dirmi anche...

DI MAGGIO V.: No, signore, non sono in grado di dirle a che ora è venuto Nitto Santapaola.

BONGIORNO G.: Però lei è in grado di dirmi dopo quanto giunse l'onorevole Urso, perchè l'ha...

BONGIORNO G.: Si, questo glielo posso dire perchè giunse dopo una mezz'oretta che... un quarto d'ora che io ero in conversazione con lui.

BONGIORNO G.: Oh! Quando è giunto l'onorevole Urso, l'onorevole Urso le ha detto che stava arrivando l'onorevole Lima.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

BONGIORNO G.: Ma le ha detto anche che stava arrivando il senatore Andreotti?

DI MAGGIO V.: No, signora.

Dopo avere descritto lo stato dei luoghi e averne fatto uno schizzo acquisito agli atti del processo (cfr. documento acquisito all’udienza del 29 gennaio 1997), il teste Di Maggio proseguiva il suo racconto:

BONGIORNO G.: Perfetto, poi dopo quanto tempo arriva Lima?

DI MAGGIO V.: E... Lima un quarto d'ora circa, insomma, un 15 minuti.

BONGIORNO G.: Arrivato Lima, Lima lei ha detto che le ha detto: sta arrivando... Che cosa le ha detto Lima?

DI MAGGIO V.: Ho chiesto all'onorevole Lima se dovevo preparare qualche sala, se avevano una riunione in quanto io non ne sapevo niente. L'onorevole Lima mi ha detto: no, aspettiamo una persona e andiamo via subito.

BONGIORNO G.: E però non le disse che stava arrivando...

DI MAGGIO V.: Assolutamente.

BONGIORNO G.: Oh! Lei però già l'aveva appreso da Santapaola che stava...

DI MAGGIO V.: No, andai dal... dal Santapaola.

BONGIORNO G.: Eh!

DI MAGGIO V.: E allora le disse che era arrivato... a Nitto... Dice si, sta arrivando pure l'onorevole Andreotti.

BONGIORNO G.: Quindi il Santapaola le dice che sta arrivando l'onorevole Andreotti dopo che lei parla con Lima?

DI MAGGIO V.: Me l'ha detto prima quando mi, si, ha riferito quella frase, dicendo: sta arrivando un pezzu grossu pure di Roma.

BONGIORNO G.: Eh, quindi dico.

DI MAGGIO V.: L'onorevole Andreotti.

BONGIORNO G.: Quando arriva Lima, lei già lo sapeva che doveva arrivare Andreotti?

DI MAGGIO V.: Si, signora.

BONGIORNO G.: Eh, visto, dico, questa confidenza che c'era con Lima, lei non glielo dice, non glielo chiede sta arrivando Andreotti?

DI MAGGIO V.: No, signora, no signora, assolutamente.

BONGIORNO G.: Non... non gli chiede niente.

DI MAGGIO V.: Si sono messo a braccetto e si sono messi a passeggiare... loro, non vedo...

BONGIORNO G.: Uh e Ridolfo dove era a questo punto?

DI MAGGIO V.: E' andato in ufficio, ha presentato prima l'onorevole Lima.

BONGIORNO G.: Eh!

DI MAGGIO V.: E... al signor Ridolfo, loro due si sono messi a passeggiare e Ridolfo è ritornato...

BONGIORNO G.: E lei dove è tornato? Da Santapaola.

DI MAGGIO V.: Da Santapaola.

BONGIORNO G.: Oh, ora a questo punto dico, arriva la vettura con a bordo l'onorevole Andreotti. A lei chi l'avvisa che Lima stava andando via o che arriva questa vettura, che cosa succede, lei come apprende di questo evento?

DI MAGGIO V.: Dalla... dal bar alla... diciamo, al piccolo parcheggio, al piccolo posteggio, sono non più di 4 metri ed è, ed è solamente una vetrata a giorno.

BONGIORNO G.: Cioè lei dal bar vede che arriva questa macchina?

DI MAGGIO V.: Si, signora, si.

BONGIORNO G.: Eh e quindi lei già vede l'onorevole Andreotti dalla vetrata?

DI MAGGIO V.: Io ho visto una persona seduta dietro, ho riconosciuto la macchina con l'autista mentre che stava facendo manovra, ancora non avevo visto, ho visto solo una persona seduta dietro. L'onorevole Andreotti l'ho visto il momento in cui vide che l'onorevole Lima andò incontro alla macchina e io rincorro l'onorevole Lima per salutarlo.

BONGIORNO G.: Eh, si, ma dico lei per... lei è seduto al bar con Santapaola, è giusto?

DI MAGGIO V.: Non sono seduto, sono all'impiedi.

BONGIORNO G.: Lei è all'impiedi e c'è Santapaola.

DI MAGGIO V.: Si.

BONGIORNO G.: A questo punto, dico, lei com'è che si rende conto che Lima stava andando via e lo insegue?

DI MAGGIO V.: Perchè si... loro stavano passeggiando, perchè bar e hall sono attaccati.

BONGIORNO G.: Eh!

DI MAGGIO V.: Si... andò verso la porta per uscire e io ho dovuto allungare i passi a rincorrerlo per poterlo salutare; già lui quando arrivai io era seduto in macchina che stava accostando lo sportello, io volevo dare la mano e lui mi ha fatto così.

BONGIORNO G.: Quindi praticamente lei arrivò sul piazzale.

DI MAGGIO V.: Si.

…………

DI MAGGIO V.: Allora, l'onorevole Andreotti, arriva la macchina dell'onorevole Andreotti, tutta sparata e fa una contromarcia e così io vedo l'autista, una contromarcia, una marcia indietro, paffete ed è bloccata quasi a toccare il marciapiede dell'albergo, pronta a ripartire. L'onorevole Lima e l'onorevole Or... l'onorevole Urso, vanno verso la macchina a passolungo, io che ero a 5 metri più distante ho dovuto allungare il passo, quasi a correre, come infatti quando io sono arrivato nella macchina e lo sportello dell'onorevole Lima era quasi chiuso, io l'ho continuato a chiudere, volevo darle la mano e lui mi ha salutato con un cenno di mano e nella macchina, accanto all'onorevole Urso, c'era seduto l'onorevole Andreotti. Questo è sacrosanto dovere.

…………

BONGIORNO G.: Senta, lei quando questo gruppo di persone, le due macchine si allontanarono, commentò questo episodio con qualcuno?

DI MAGGIO V.: Con nessuno.

BONGIORNO G.: Per quale ragione, non era un evento, non era un fatto eclatante?

DI MAGGIO V.: Non era un evento da commentare perchè non, non ci ho visto niente di anormale.

BONGIORNO G.: Perchè frequentemente l'onorevole Andreotti veniva lì davanti?

DI MAGGIO V.: Non ho mai visto dopo quella volta l'onorevole Andreotti di presenza.

BONGIORNO G.: Eh e quindi dico, il fatto non era così normale.

DI MAGGIO V.: Era no... per me era una cosa normalissima, cioè di politici ne venivano tanti, cioè chi era l'onorevole Andreotti per me? L'onorevole come tutti gli altri onorevoli che venivano, cioè non... non penso...

BONGIORNO G.: Ma lei sapeva che Santapaola, anzi lei già ha detto che sapeva che era il padrone del territorio, che era una persona di un certo tipo etc., quindi vedere questo episodio doveva avere suscitato qualche perplessità, qualche cosa, non ritenne di riferirlo a nessuno?

DI MAGGIO V.: Assolutissimamente perchè allora il signor Nitto Santapaola delle volte quando abbiamo fatto la... il suo rinfresco nel suo locale c'erano persino i... altre autorità e... e pure monsignore.

BONGIORNO G.: Senta, ma...

DI MAGGIO V.: Non vedo il... per me era una bravissima persona, che era un rappresentante alla faccia di tutti... della Renault. Poi quello che era al di fuori che io posso sapere...

BONGIORNO G.: Senta e il signor Ridolfo l'ha visto l'onorevole Andreotti?

DI MAGGIO V.: Non lo so questo, signora.

BONGIORNO G.: Il signor Ridolfo l'ha visto?

DI MAGGIO V.: Non lo so, non gliel'ho chiesto. All'onorevole Lima che si... l'onorevole Urso si ci è messo a braccetto perchè hanno parlato di cose private loro e io mi sono spostato, come infatti ritornai al bar.

BONGIORNO G.: Senta, ma...

DI MAGGIO V.: L'onorevole Lima è stato presentato all'onor... dall'onorevole Urso, poi se ha visto l'onorevole Andreotti, non lo so questo.

BONGIORNO G.: Cioè, oltre lei chi è che ha visto l'onorevole Andreotti? Personale, camerieri, barman.

DI MAGGIO V.: Non c'è, non c'era nessun personale, signora.

………

BONGIORNO G.: Senta, lei ha detto di avere parlato di questi fatti, appunto per una sua esigenza di chiarezza etc, però lei la prima volta li ha dichiarati nel 1995, come mai?

DI MAGGIO V.: A chi?

BONGIORNO G.: Ora glielo dico. Lei nel 1995 li dichiara alla Procura della Repubblica e lei lo aveva già anticipato nelle linee essenziali al dottor Armando La Barbera.

DI MAGGIO V.: Si.

BONGIORNO G.: Lei quand'è che l'aveva detto al dottore La Barbera?

DI MAGGIO V.: Due, tre giorni prima.

BONGIORNO G.: Uh e quindi infatti la mia domanda resta questa: come mai soltanto nel '95?

DI MAGGIO V.: Forse... prima mi è stata fatta questa domanda e ho detto che per un... una mia... diciamo, spontanea cosa che sentivo giornalmente o un giorno si e un giorno no sui giornali.

BONGIORNO G.: Ah, per questo...

PRESIDENTE: Si, l'aveva già detto.

DI MAGGIO V.: Attacchi, attacchi.

BONGIORNO G.: Ho capito, va bene, va bene.

DI MAGGIO V.: Al dottore Caselli.

BONGIORNO G.: Per quel fatto.

DI MAGGIO V.: Che cercava a tutti i costi delle appigli sul senatore Andreotti, alchè, siccome io queste cose le avevo vissuto in... di persona.

BONGIORNO G.: Prima persona.

DI MAGGIO V.: Mi sono... sentito in dovere di raccontarle.

Per spiegare i motivi per i quali egli aveva deciso di parlarne solo nel 1995, il Di Maggio ha riferito di essere stato spinto a farlo dalle polemiche e dagli "attacchi" rivolti alla Procura della Repubblica di Palermo in relazione all’inchiesta condotta a carico del Sen.Andreotti, polemiche ed attacchi che pero’, come e’ noto, hanno segnato l’indagine e poi il processo sin dall’origine e dunque sin dai primi mesi del 1993.

Venendo al merito delle sue dichiarazioni deve puntualizzarsi quanto segue:

  1. il teste ha affermato che riusci’ a vedere l’on.Andreotti seduto all’interno della vettura, piegandosi ad osservare verso l’abitacolo proprio mentre l’on.Lima prendeva posto accanto all’imputato;
  2. l’ osservazione deve essere durata appena qualche secondo se si considera che il Di Maggio non riusci’ neppure a stringere la mano all’on.Lima che lo saluto’ con un semplice cenno poiche’ aveva gia’ richiuso lo sportello;
  3. l’unico dei protagonisti dell’episodio, presenti nell’occasione, che preannuncio’ al Di Maggio l’arrivo dell’on.Andreotti fu Nitto Santapaola, nulla avendogli detto al riguardo ne’ l’on.Urso, ne’ l’on.Lima.

Se dunque il teste afferma di avere visto, ancorche’ per pochi secondi, l’on.Andreotti, occorre accertare quale sia il livello di attendibilita’ della sua dichiarazione.

Orbene, e’ proprio con riferimento ai presunti riconoscimenti di persona che il teste Vito Di Maggio ha, in almeno due occasioni, dimostrato, incorrendo in evidenti errori, di non essere attendibile o comunque ha fatto sorgere piu’ che fondati dubbi sulla sua credibilita’.

Deve a tal riguardo evidenziarsi che, proprio nel corso della sua prima deposizione al P.M. di Palermo il 29 marzo 1995 (cfr. verbale utilizzato per le contestazioni ed acquisito all’udienza del 29 gennaio 1997), Vito Di Maggio ha accennato a due episodi ritenuti di interesse per le forze di polizia e l’A.G..

Nel ricostruire il periodo trascorso a Palermo dal 1975 presso lo Speak-Easy Club ove egli prestava servizio come capo barman, il Di Maggio ha affermato, precisando che l’episodio gli era rimasto "impresso in mente" (pag.7 verbale), che nel 1976 Tommaso Buscetta aveva frequentato quel locale "per una settimana di seguito" arrivando verso le ore 1 o 2 della notte in compagnia di ragazze ed altri uomini tra i quali "un cugino", poi ucciso in una vetreria di via delle Alpi.

Il Buscetta, secondo il racconto del teste, si tratteneva con il gestore del locale, tale Salvino Vaccaro, il quale diceva al personale di andare via.

Altro episodio rammentato dal teste nel corso di quell’esame al P.M. concerneva una cena svoltasi nell’estate del 1978 presso il complesso alberghiero La Perla Jonica di Catania ove all’epoca il Di Maggio prestava servizio come direttore dei bar e ristoranti.

A detta cena, secondo la dichiarazione del Di Maggio, avevano partecipato nove persone tra le quali egli aveva identificato un certo "cannarozzo d’argento" (poi identificato nel noto Giuseppe Calderone, che proprio quella notte, uscendo dall’albergo venne ucciso), Nitto Santapaola ed il "malpassotu" ovvero Giuseppe Pulvirenti.

Con specifico riferimento a quest’ultimo il Di Maggio aveva precisato che era pervenuto alla sua identificazione soltanto in epoca recente (rispetto all'interrogatorio del 29 marzo 1995) allorquando ne aveva visto l’immagine in televisione e sui giornali.

Orbene, giova sin d’ora evidenziare che:

  1. Tommaso Buscetta nel periodo in cui il Di Maggio assume di averlo visto per una settimana intera allo Speak-Easy Club ove egli prestava servizio come capo barman, in realta’ era detenuto;
  2. Giuseppe Pulvirenti, divenuto collaboratore di giustizia, ha decisamente escluso di avere mai partecipato a quella cena svoltasi con Giuseppe Calderone proprio la notte in cui fu ucciso.

In ordine all’episodio concernente Tommaso Buscetta il P.M., prevenendo una piu’ che probabile contestazione della difesa, ha cercato di evidenziare e fare esplicitare al Di Maggio – che nel corso delle indagini era stato categorico nel parlare della presenza del Buscetta in quel locale per una settimana intera - le ragioni per le quali era incorso in un tale evidente errore nel riconoscimento:

(udienza del 29 gennaio 1997 pag.96)

P.M.: .. Lei ha riferito, parlando dei suoi periodi lavorativi, di un periodo durante il quale ha lavorato presso la discoteca Speak Easy di Palermo.

DI MAGGIO V.: Si, è vero.

P.M.: Ricorda se in questo periodo ha avuto modo di incontrare qualcuno che si chiamava Buscetta?

DI MAGGIO V.: Si, in quel periodo era frequentato da Benni Buscetta, assieme, che era un intimo amico di Salvino Vaccaro e altri.

P.M.: Salvino Vaccaro chi è?

DI MAGGIO V.: Salvino Vaccaro era il proprietario del... dello Speak Easy.

P.M.: E questo Benni Buscetta?

DI MAGGIO V.: Benni Buscetta veniva.

P.M.: Benni cosa era soprannome, che cosa...

DI MAGGIO V.: Lo chiamavamo Benni.

…………

P.M.: Questo, questo Benni Buscetta è ancora vivo oppure no?

DI MAGGIO V.: Non credo, perchè ho sentito poi in una sparatoria che avevano ucciso anche ad altri Buscetta, se era il padre o il fratello, che c'era stata una sparatoria nella vetreria, ma non so se lui è morto o è vivo.

…………

P.M.: Che cosa ricorda di, di... di questo fatto.

DI MAGGIO V.: Una sera, cioè praticamente questo signor Buscetta arrivava, per noi era una scocciatura in quanto, anche quando il locale la sera si frequentava poco, noi cercavamo all'una e mezza di, di chiudere se non c'erano clienti, mentre... proprio cronologicamente la sera, ogni sera all'una e mezza arrivava Benni Buscetta con un gruppetto di amici, perciò poi si facevano le due, si facevano le tre e senza... noi non potevamo più chiudere, siccome erano amici del signor Vaccaro perciò si stava... Una sera, per due, tre sere il signor Benni Buscetta arrivò con un altro giovane, ben vestito con un soprabito scuro e altre due persone che gli stavano a fianco, Io ho chiesto al mio collega: ma chi è quest'altra persona? Dice Buscetta, dice, il cugino di Benni, l'americano, che poi, diciamo... dopo 10 anni che ho visto la fotografia di Buscetta in televisione o sul giornale ci ho dato una somiglianza che poteva essere quel Buscetta che io avevo visto per quelle due, tre sere alla discoteca.

P.M.: Scusi, per precisare, quando lei poi vede a distanza di anni Buscetta, a quale Buscetta si riferisce?

DI MAGGIO V.: Cioè io ho...

P.M.: A Buscetta il collaboratore?

DI MAGGIO V.: Ecco, si, quando io ho visto il Buscetta, diciamo collaboratore... sul giornale o in televisione visto che la fisionomia, diciamo, era un pò più o meno.

P.M.: Si.

DI MAGGIO V.: A quella giovane che io avevo visto in, in discoteca quella sera, quelle sere, pensai che fosse quel Buscetta, cioè però le discoteche con... bensì che ci andai al tavolo a portargli da bere, però le, le luci erano, sono al 25% insomma.

P.M.: Va bene. Aspetti un attimo, vediamo di descrivere sia il Benni Buscetta, se lei ne è in grado, e questo cugino che lei ha definito oggi l'Americano. E... cominciamo da Benni Buscetta.

DI MAGGIO V.: Dunque.

P.M.: Che età mostrava nel '76, perchè lei.

DI MAGGIO V.: Benni Buscetta...

P.M.: Lavora in quel periodo '75, '76.

DI MAGGIO V.: Non lo so, pote... quanto anni poteva avere e...

P.M.: Quanti ne mostrava?

DI MAGGIO V.: Da 25 a 30, siccome era un ragazzo molto giovanile vestiva sempre perbene con maglioncini, era sempre un ragazzo in,però non lo so di preciso che... mentre l'altra persona che è venu... l'altro Buscetta che è venuto per... di seguito per due, tre giorni,era un pò più alto sul metro e 70, cappotto scuro e con due persone che gli stavano.

P.M.: Che età mostrava?

DI MAGGIO V.: Mah... a mio avviso, non so se, se era più giovane... qualche anno in più, forse perchè la, il vestito, non lo so se potevano avere la stessa età o era... qualche anno di più, questo non glielo so dire.

…………

P.M.: …Un'altra, un'altra cosa se vuole ritornare su questo punto per precisarlo meglio e... chi le disse quindi che si trattava di un cugino di Benni.

DI MAGGIO V.: L'altro, l'altro mio collega, eravamo due barman.

P.M.: Si.

DI MAGGIO V.: Che lavoravamo lì, siccome vide tutte che erano attorno a questa persona molto premurosa, anche Benni era molto premuroso, gli ho chiesto: ma chi è questo signore? Dice è il cugino di Benni, l'Americano.

P.M.: Quindi, le disse il cugino di Benni, l'Americano.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

P.M.: Lei vede quindi questo cugino di Benni, l'Americano, solo per 2 o 3 volte?

DI MAGGIO V.: 2, 3 volte, si signore.

P.M.: E poi non ha più modo di vederlo.

DI MAGGIO V.: No.

P.M.: Senta, lei sarebbe in grado di riconoscere Benni Buscetta se le venissero mostrate delle foto?

DI MAGGIO V.: Benni Buscetta, si, senz'altro, perchè lo vedevo tutte le sere lì.

P.M.: E sarebbe in grado, nonostante il tempo trascorso, di riconoscere eventualmente questo cugino americano di Benni Buscetta?

DI MAGGIO V.: Eh, guarda non saprei, io come le ho detto prima a... dopo dieci anni che... dal fatto che ho visto questa persona in televisione sul giornale, ho visto... ho dato una somiglianza a quel Buscetta. Ora non lo so, venendo vedendo delle fotografie cosa posso...

P.M.: Eh, le faccio questa domanda perchè lei nell'esame testimoniale del 29 marzo del '95, reso alla nostra, al nostro ufficio, ha detto: nel 1900... anzi, partiamo dalla frase precedente, di questo periodo, che è quello in cui lei lavora come capo barman presso lo Speak Easy, ricordo due episodi, che mi sono rimasti impressi in mente, lasciamo uno, perchè riguardanti due persone, ben note come Tommaso Buscetta e Francesco Di Carlo. Lasciamo stare Francesco di Carlo perchè non ci interessa. Nel 1976 Tommaso Buscetta frequentò per una settimana di seguito la discoteca Speak Easy, arrivava tra l'una, le due di notte con alcune ragazze e altri uomini, tra cui ricordo un suo cugino, quello poi ucciso nella vetreria di viale delle Alpi e si tratteneva lì a divertirsi. Quindi lei ha detto, frequentò per una settimana di seguito, oggi ha detto due, tre giorni, ricorda se furono due, tre giorni, quale conferma di queste due dichiarazioni?

DI MAGGIO V.: Io penso che siano stati tre giorni sicuri.

P.M.: Tre giorni sicuri, e poi lei ha detto nel 1976 Tommaso Buscetta, quindi ha fatto un nome ben preciso, e dicendo arrivava con alcune ragazze e altri uomini, fra cui ricordo un suo cugino, quello ucciso che abbiamo identificato nel Benni.

DI MAGGIO V.: Scusi, il cugino a me mi è stato, cioè mi è stato detto il cugino di Benni, Buscetta l'americano, però se si chiamava...

P.M.: E allora le faccio una domanda più precisa, lei sentì pronunciare da qualcuno il nome di Tommaso Buscetta, oppure è stata una sua deduzione?

DI MAGGIO V.: No signore, è stato pronunciato solamente Buscetta, il cugino di Benni Buscetta, Buscetta l'americano, il nome non è stato fatto.

P.M.: Quindi, per quale motivo lei ha parlato di Tommaso Buscetta, sulla base di una deduzione?

DI MAGGIO V.: Sulla base di una mia impressione avuta dal giornale o dalla televisione che quella persona che è venuta quella sera, così, tutti premurosi che erano accanto a lui, fosse.... però non è che potrei essere sicuro se era... cioè che era un Buscetta il cugino di Benni sono sicuro, però se era Tommaso non... non poso essere...

P.M.: E comunque l'età di queste persone era intorno ai trenta.

DI MAGGIO V.: Sui... intorno....

P.M.: Trentacinque, ha detto erano quasi coetanei Benni e questo cugino.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

Anche la difesa si e’ soffermata a lungo su tale episodio contestando a piu’ riprese il contenuto delle dichiarazioni rese al P.M. (udienza del 29 gennaio 1997 pag.109):

BONGIORNO G.: Dottoressa, dottoressa Giulia Bongiorno. Senta signor Di Maggio, signor Di Maggio, lei di questo Benni Buscetta ne aveva parlato precedentemente al P.M. oppure sta uscendo adesso questo nome Benni Buscetta?

DI MAGGIO V.: Io ho sempre detto il cugino di... di Benni Buscetta.

BONGIORNO G.: E lei quando ha parlato al P.M. di questo episodio, lo ha riferito in questo modo oppure prima dava per scontato che la persona che aveva frequentato lo Speak Easy era Tommaso Buscetta?

DI MAGGIO V.: Io avevo... avevo detto che in base a quello che avevo visto in televisione e sul giornale poteva essere Tommaso Buscetta.

BONGIORNO G.: E allora lei non si è assolutamente espresso in termini dubitativi, ora le leggo la sua precedente dichiarazione che comunque già le è stata letta dal P.M., io gliela rileggo perchè non c'è nessun dubbio e non viene avanzata nessuna ipotesi, lei dà certezze e cioè.

DI MAGGIO V.: Si, si.

BONGIORNO G.: Di questo periodo, lei fa riferimento al 1976,ricordo due episodi che mi sono rimasti impressi in mente perchè riguardanti due persone ben note, come Tommaso Buscetta e Francesco Di Carlo. Quindi lei dà per scontato Tommaso Buscetta.

P.M.: Se si potessero evitare i commenti, i commenti delle dichiarazioni, andiamo ai fatti.

BONGIORNO G.: Nel 1976.

PRESIDENTE: Prego, continui.

BONGIORNO G.: Tommaso Buscetta, Tommaso Buscetta frequentò per una settimana di seguito la discoteca Speak Easy, arrivava tra l'una e le due di notte con alcune ragazze, altri uomini tra cui ricordo suo cugino, quindi lei come protagonista.

P.M.: E continui prego, la prego avvocato, suo cugino quello, poi?

BONGIORNO G.: Per fare una contestazione devo leggere la dichiarazione e fare riferimento alla dichiarazione di cui si vuole contestare.

PRESIDENTE: P.M. non cerca... non interferisca nella...

P.M.: Chiedo scusa...

PRESIDENTE: Nel controesame, è vero? Perchè ognuno è libero di fare il controesame che ritiene e viceversa, e viceversa.

BONGIORNO G.: Tra cui ricordo un suo cugino, quello poi ucciso nella vetreria di via... viale delle Alpi e si tratteneva lì a divertirsi, il Buscetta e gli altri rimanevano da soli poiché il Vaccaro, che si tratteneva insieme al Buscetta e agli altri, diceva a noi di andar via. Ora a me sembra che qui la cosa sia in termini di certezza, come mai oggi c'è questo... lei ha appreso in questo periodo, da quando ha fatto questa dichiarazione a oggi, che in quel periodo Buscetta era detenuto, per caso?

DI MAGGIO V.: No signora, io lo sto sapendo adesso.

BONGIORNO G.: Ora in questo momento?

DI MAGGIO V.: In questo minuto preciso, perchè non sapevo neanche che fosse detenuto, io ho... la mia mente vedendo dopo dieci anni la fotografia di Buscetta, in televisione o sul giornale, pensai e penso che fosse quel Buscetta che veniva, questo cugino di Buscetta che mi è stato detto.

BONGIORNO G.: No, non ho chiaro, lei ora si sta esprimendo in termini d'ipotesi oppure mi dice io sono certo che c'era Tommaso Buscetta in discoteca, ora

DI MAGGIO V.: Io sono certo, e certissimo, e può constatarlo altre persone che lì dentro, per tre giorni di seguito, è venuto un signor Buscetta, cugino di Benni Buscetta, che tutti l'ossequiavano e mi hanno detto Buscetta, l'americano.

BONGIORNO G.: E perchè lei ha detto Tommaso Buscetta e ora sta dicendo un cugino di Buscetta.

DI MAGGIO V.: Come le dicevo prima, no, ho detto cugino io dal primo momento ho detto cugino.

P.M.: L'ha detto prima che era cugino.

PRESIDENTE: No, no ha detto ora l'americano

BONGIORNO G.: L'americano.

PRESIDENTE: Buscetta cugino, l'americano.

DI MAGGIO V.: Cugino, l'ho detto dal primo momento, mentre adesso... cioè, ho detto che era Tommaso Buscetta in base, come lo ripeto a dire, dalle fotografie e dalla televisione, dalla sembianza dell'uomo cappotto scuro che fosse Tommaso Buscetta.

BONGIORNO G.: Cioè, lei, qui era una deduzione quando ha reso le prime dichiarazioni.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

BONGIORNO G.: Però non l'ha specificato che si trattava di una ipotesi.

DI MAGGIO V.: No, perchè per me poteva essere poteva essere quello lì, poteva essere quel Buscetta.

BONGIORNO G.: Però non si è espresso.

DI MAGGIO V.: Io non, non tuttora io le sto dicendo che per me, se Buscetta era in galera, io non lo so se era lui, io le sto dicendo che è venuto un signore dall'America, ritenuto cugino di Benni Buscetta, di Benni Buscetta e mi hanno detto è Buscetta, cugino di Benni, che arriva dall'America.

BONGIORNO G.: Si, ma la mia domanda è questa, oggi sta dicendo questo che a me sembrava in virtù delle fotografie etc., siccome in questo verbale lei proprio parla di Tomma... addirittura lei dice due persone ben note.

DI MAGGIO V.: Si.

BONGIORNO G.: Io non penso che Benni Buscetta fosse noto, quindi è chiaro che si parlava di Tommaso Buscetta.

DI MAGGIO V.: Certo.

BONGIORNO G.: Perchè qui si esprime in termini di certezza e oggi invece fa questo determinato discorso in cui dice potrebbe essere e potrebbe non essere, questa è la difformità e cioè tra una certezza di allora e un'incertezza attuale.

DI MAGGIO V.: Avvocato, forse non mi sono spiegato, io le dico con certezza e con altre persone che possono dire che quei, per quei giorni è arrivato un signore dall'America, cugino di Benni Buscetta e che io ho dedotto che quel, quella persona che arrivasse dall'America, dopo 10 anni, vista in fotografia, poteva essere Benni Buscetta ed ero sicuro e sono sicuro tutt'oggi.

PRESIDENTE: Poteva essere?

DI MAGGIO V.: Però che poteva essere, che si chiamasse Buscetta Giovanni o Nicola o Tommaso Buscetta, io lo definii come Tommaso Buscetta.

BONGIORNO G.: Eh, dico e perchè non lo ha detto sin da allora tutte queste ipotesi, questa è la mia domanda.

PRESIDENTE: Questa, l'ha capito, là era in base, là da delle certezze, oggi invece ci sono...

BONGIORNO G.: Lì, lei mi da per scontato Tommaso Buscetta, mi dice un personaggio noto, oggi mi dice potrebbe essere Tommaso Buscetta, perchè qui si esprimeva in termini categorici?

DI MAGGIO V.: Ma per me poteva essere Tommaso Buscetta, io non so nemmeno se era in galera, quello che... io lo sto dicendo.

BONGIORNO G.: La domanda è un'altra, la prego di ascoltarmi.

DI MAGGIO V.: Prego.

BONGIORNO G.: La domanda è questa: oggi lei mi sta dicendo potrebbe essere Tommaso Buscetta e potrebbe non esserlo.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

BONGIORNO G.: Prima lei ha detto, io vi parlo di 2 persone ben note.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

BONGIORNO G.: Tommaso Buscetta, non è che dice una persona che potrebbe essere Tommaso Buscetta.

DI MAGGIO V.: No, no.

PRESIDENTE: E va bè, già gliel'ha detto già per la terza volta.

BONGIORNO G.: Eh, ma bisogna rispondere.

PRESIDENTE: E se non risponde c'è un contrasto e lo acquisiamo, d'accordo.

BONGIORNO G.: Presidente, voglio vedere se arriviamo, se mi spiega, se ha appreso per caso che era detenuto?

DI MAGGIO V.: No, no assolutissimamente, non so nemmeno dove fosse.

PRESIDENTE: Le ha già detto che non lo ha appreso.

BONGIORNO G.: E allora chiediamo l'acquisizione poiché c'è una evidente difformità.

PRESIDENTE: E allora si dispone l'acquisizione della parte del verbale….

(udienza del 29 gennaio 1997 pag.227)

AVV. SBACCHI: Senta, lei che cosa sa di Buscetta Tommaso?

DI MAGGIO V.: Non so niente, solamente quello che avrò potuto sentire tramite la televisione e il giornale.

AVV. SBACCHI: Questo è tutto quello che sa di Buscetta.

DI MAGGIO V.: Si signore..

AVV. SBACCHI: E lei ha visto l'immagine di Buscetta in televisione?

DI MAGGIO V.: Sissignore.

AVV. SBACCHI: Sui giornali?

DI MAGGIO V.: Sissignore.

AVV. SBACCHI: Quindi mi spiega un poco, Tommaso Buscetta che lei ha citato, quando ha citato Tommaso Buscetta si riferiva alla persona nota attraverso i giornali e la televisione?

DI MAGGIO V.: Io ho... ho detto Tommaso Buscetta, in base a quel Buscetta che avevo sentito nel locale, ho creduto che la persona che vedevo in televisione e sul giornale fosse la stessa persona che io avevo visto quelle tre sere nella discoteca.

E’ dunque assolutamente evidente che il teste Di Maggio, nonostante i tentativi al dibattimento di correggere la propria iniziale dichiarazione, nel corso del suo esame al P.M. aveva in termini di totale certezza affermato di avere visto varie volte Tommaso Buscetta all’interno del locale ove egli prestava servizio.

E si consideri che non si era trattato, secondo la stessa versione del teste, di un incontro rapido ed occasionale, ma di una ripetuta presenza per ore del Buscetta allo Speak-Easy Club di Palermo, "per una settimana di seguito".

Egli dunque aveva avuto modo di osservare a lungo quel soggetto che egli ritenne di identificare con assoluta certezza in Tommaso Buscetta, riferendone in tal senso al P.M..

L’inspiegabile correzione operata dal Di Maggio al dibattimento, del tutto incompatibile con il contenuto delle sue dichiarazioni al P.M., prive di qualsiasi incertezza, non puo’ che essere conseguenza, nonostante le sue decise negazioni, dell’avvenuta conoscenza da parte del teste del fatto che Tommaso Buscetta non poteva avere frequentato quel locale in quel periodo a causa del suo stato di detenzione.

E che la deposizione dibattimentale sul punto sia del tutto in contrasto con quanto riferito al P.M. nelle indagini e’ confermato dal fatto che il 29 marzo 1995 il Di Maggio, citando l’episodio, aveva detto esplicitamente che gli era rimasto "impresso in mente" proprio perche’ coinvolgeva una "persona ben nota" come Tommaso Buscetta.

Al dibattimento, invece, il teste ha parlato non piu’ di Tommaso Buscetta, ma di tale Benni Buscetta e di un cugino di questi noto come "l’americano", ed ha precisato che proprio quest’ultimo egli aveva ritenuto, seppure solo in termini di somiglianza, di identificare nel noto collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta quando, anni dopo, ne aveva visto l’immagine sui giornali ed in televisione ("il cugino di Benni, l'americano, che poi, diciamo... dopo 10 anni che ho visto la fotografia di Buscetta in televisione o sul giornale ci ho dato una somiglianza che poteva essere quel Buscetta che io avevo visto per quelle due, tre sere alla discoteca").

Ma la semplice lettura delle sue dichiarazioni al P.M. rende del tutto evidente la totale infondatezza delle dichiarazioni dibattimentali del Di Maggio.

Questi invero non aveva parlato espressamente al P.M. di Benni Buscetta, contrariamente a quanto invece sostenuto al dibattimento ("Io ho sempre detto il cugino di... di Benni Buscetta").

Egli aveva aggiunto al P.M.., dopo avere citato Tommaso Buscetta, che costui, in quelle notti trascorse nel locale, si accompagnava con un cugino e, pur non facendo il nome "Benni", aveva tuttavia detto che detto cugino era stato poi "ucciso nella vetreria di viale delle Alpi".

Nessun cenno, invece, neppure indiretto, ad un ulteriore cugino conosciuto come "l’americano".

Ebbene, nella dichiarazione del Di Maggio al dibattimento, Tommaso Buscetta scompare, diventa protagonista Benni Buscetta e compare per la prima volta un di lui cugino americano del quale il teste rileva la somiglianza con il collaboratore di giustizia ("ho detto Tommaso Buscetta, in base a quel Buscetta che avevo sentito nel locale, ho creduto che la persona che vedevo in televisione e sul giornale fosse la stessa persona che io avevo visto quelle tre sere nella discoteca").

Si aggiunga che il suddetto "cugino americano" – asseritamente somigliante a Tommaso Buscetta - viene descritto da Di Maggio Vito al dibattimento come un soggetto della stessa eta’ o con qualche anno in piu’ di Benni Buscetta a sua volta indicato come un giovane di 25-30 anni ("Da 25 a 30, siccome era un ragazzo molto giovanile vestiva sempre perbene con maglioncini, era sempre un ragazzo in, però non lo so di preciso che... mentre l'altra persona che è venu... l'altro Buscetta che è venuto ... a mio avviso, non so se, se era più giovane... qualche anno in più, forse perchè la, il vestito, non lo so se potevano avere la stessa età o era... qualche anno di più, questo non glielo so dire"), mentre all’epoca dell’episodio riferito dal teste (1976) Tommaso Buscetta (nato a Palermo il 13 luglio del 1928) aveva invece 50 anni circa.

Deve dunque escludersi che il teste Di Maggio, cosi’ come ha voluto far credere al dibattimento, avesse parlato, nella sua precedente dichiarazione, di un cugino di Benni Buscetta e che proprio quest’ultimo potesse essere Tommaso Buscetta ("…ho detto cugino io dal primo momento ho detto cugino….Io ho sempre detto il cugino di... di Benni Buscetta ... avevo detto che in base a quello che avevo visto in televisione e sul giornale poteva essere Tommaso Buscetta").

Deve altresi’ escludersi che egli avesse riferito al P.M. solo di una somiglianza del soggetto (visto allo Speak-Easy Club per diversi giorni) con il collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, la cui presenza in quel luogo sarebbe stata ritenuta dagli inquirenti come certa ove non fosse emerso che in quel periodo il Buscetta era invece detenuto.

Ne consegue che il Di Maggio, verosimilmente perche’ indotto inconsapevolmente dalla sua volonta’ di rendersi comunque utile alle forze di polizia ed alla magistratura, ha, peraltro con numerose imprecisioni, rappresentato e riferito come certezze quelle che si sono rivelate invece soltanto vaghe ed errate impressioni.

Cio’ deve pertanto indurre ad una particolare cautela nella valutazione delle affermazioni di un soggetto che ha dimostrato nelle sue dichiarazioni di lasciarsi, almeno in parte, condizionare da questa indubbia ed apprezzabile volonta’ di collaborare, rappresentando fatti talora in maniera non del tutto corrispondente alla realta’.

E’ altresi’ dimostrato che, verosimilmente proprio a causa del suddetto inconsapevole condizionamento, la capacita’ di individuazione personale del teste Di Maggio suscita piu’ che qualche riserva.

Riserve confermate anche dal secondo episodio citato, quello della riferita presenza di Giuseppe Pulvirenti detto il "malpassotu" ad una cena presso l’Hotel Perla Jonica di Catania nell’estate del 1978.

Il teste Vito Di Maggio anche in questa occasione aveva riferito al P.M. (cfr. verbali del 29 marzo 1995 e del 6 luglio 1995 acquisiti all’udienza del 29 gennaio 1997) di avere identificato il predetto Pulvirenti – vedendolo in televisione e sui giornali - tra i partecipanti alla cena svoltasi all’Hotel Perla Jonica con Nitto Santapaola e Giuseppe Calderone (inteso "cannarozzo d’argento" e che alloggiava nel suddetto complesso alberghiero) proprio poco prima che quest’ultimo venisse ucciso:

(udienza del 29 gennaio 1997 pag.47 )

DI MAGGIO V.: ….io poi andai la sera al Grill che già le persone erano arrivate e c'erano, non erano nè 10, nè 8,credo che erano solamente 9. Al capotavola di questo tavolo c'era questo signore ospite del cavaliere che poi ho saputo che si chiamasse Cannarozzo, cioè lo chiamavano Cannarozzo d'Argento e andavo tra una presentazione all'altro a seguire un pò questo tavolo. ….Fra queste persone che componevano il tavolo ho potuto notare, diciamo, una persona a me conosciutissima in quanto poi l'ho rivista altre volte che era il signor Nitto Santapaola e poi ho visto, nell'arco del tempo, diciamo, tramite i giornali e televisioni che un'altra fotografia potesse somigliare al... quello che avevano chiamato u Malfazoto ("u’ malpassotu": n.d.e.) però per quella lì non potrei essere molto certa, in quanto ripeto io a quella persona poi non l'ho più vista, mentre con Nitto Santapaola ho avuto ulteriori incontri e colloqui.

………

P.M.: Ora, lei ha detto che intorno alle 11 e mezza di sera, se non ricordo male.

DI MAGGIO V.: Si.

P.M.: I commensali via, via sono andati via ma non ha visto come.

DI MAGGIO V.: No, io non.

P.M.: Ricorda, che cosa ha saputo, che successe dopo quella cena, quella notte, che cosa avvenne?

…………

DI MAGGIO V.: Come me l'ha detto lui in catanese, cioè praticamente il, quella persona che era a capotavola la sera prima, gli avevano sparato la notte, ma dico ma se aveva la villa qua com'è? Dice boh, è uscito. Gli hanno sparato al passaggio a livello che c'è sulla strada di Cannizzaro e... moribondo l'hanno portato nella, c'è una clinica a Ognina di ostetrico, che è del genero, del cavaliere Costanzo, gliel'hanno messo dietro la porta lì. Poi questo dai camerieri ho saputo e non ho saputo più niente.

La difesa nel corso del controesame ha piu’ volte contestato al teste Di Maggio che nelle dichiarazioni rese al P.M. nella fase delle indagini egli aveva parlato dell’avvenuto riconoscimento tra i commensali del Pulvirenti in termini di certezza e non gia’ solo come "possibile somiglianza":

(udienza del 29 gennaio 1997 pag.118)

BONGIORNO G.: Perfetto. Ciò premesso, oggi rispondendo alle domande del P.M., lei ha detto che non è sicuro che a quella cena abbia preso parte u Malpassotu, cioè Giuseppe Pulvirenti.

PRESIDENTE: Si.

BONGIORNO G.: Ha detto così oggi?

DI MAGGIO V.: Si, signore.

BONGIORNO G.: Perfetto, io le contesto che in data 29 Marzo '95, lei invece dava per scontata la presenza di u Malfassotu, perchè diceva, esattamente a pagina 10, tra i commensali la persona più importante chiaramente era Cannarozzo d'argento, il quale si sedette a capotavola, non ricordo dove fossero seduti Santapaola e Malpassotu, poi and... quindi qui, già dice Malpassotu, andando avanti lei dice: per quanto riguarda u Malpassotu, ho capito che era lui uno degli altri partecipanti alla ricordata cena, soltanto in epoca recente, allorché l'ho visto in televisione e sui giornali.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

BONGIORNO G.: A parte l'aspetto naturalmente invecchiato, egli è fisicamente uguale a come io l'ho visto nell'estate del 1978.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

BONGIORNO G.: Quindi anche qui lei ricostruisce...

DI MAGGIO V.: Si e io confermo, cioè che quella cena, in quella cena c'era un, uno dei.. commensali, degli otto persone, tranne Cannarozzo d'Argento che, precisamente mi ricordo che era, era seduto dirimpetto Nitto Santapaola, perchè erano al centro e poi ho visto le altre persone, c'era questo Malpassotu che poi ho seguito che si chiamava, non so neanche il nome, come soprannome Malpassoto, dalla televisione e del... cioè, vedo questa figura, questo tavolo, che come ho detto prima, ci andavo varie... un paio di ... volte a vedere questo tavolo perchè io mi stavo occupando di una cosa per me molto più importante che quella era della manifestazione dove c'erano duemila persone che stavano...

…………

PRESIDENTE: Insomma, oggi è certo oppure non è certo che c'era, che c'era il Malpassoto, perchè poco fa lei ha detto che non era certo, invece in questo interrogatorio lei dice che era certo, ecco.

DI MAGGIO V.: Io in quelle deposizioni che ho dato allora e che confermo anche adesso, dico che uno di quelle persone che ha mangiato lì, vedendo la televisione e il giornale dopo, che saranno stati anche 11 anni o 12 anni, era il Malpassoto.

PRESIDENTE: Il Malpassoto.

DI MAGGIO V.: Ora, se non era lui, mi sarò sbagliato, e c'era una persona che le somigliava, però eh, eh, io non posso esserne certo.

BONGIORNO G.: Però anche... anche in quella sede lei non parla di somiglianza, lei dice egli è fisicamente uguale a...

DI MAGGIO V.: Ma dottoressa io non parlo di somiglianza, io finché non vedo una foto non sono... non vedo la cosa con certezza, non posso dirle si o no, la certezza è se vedo lei, sto parlando adesso così con lei, sono certo di star parlando con lei, ma se io devo andare a fare fuoco a una cosa di 12 anni fa, dopo averlo visto sul giornale, dico che sicuramente quella persona mi è sembrata che fosse lì presente.

BONGIORNO G.: Si, ora le dico subito, la stessa domanda che le ho fatto prima per Tommaso Buscetta cioè, lei nel verbale da alcune affermazioni come categoriche, non è che dice mi sembrava, lei qui dice, a parte ...

DI MAGGIO V.: Categoriche, perchè per me erano in quel momento erano categoriche.

BONGIORNO G.: Mi faccia concludere che le segnalo anche un altro fatto, quindi lei dice, a parte l'aspetto naturalmente invecchiato, egli è fisicamente uguale, cioè non esprime dubbi, dopo di che, fra l'altro, in un successivo interrogatorio anzi non... è un verbale di dichiarazione veramente, ho sbagliato a dire di interrogatorio, ed è del 6 luglio 1995, la Procura le fa vedere una fotografia e lei riconosce Pulvirenti Giuseppe, allegato numero 5 concerne Pulvirenti Giuseppe.

…...

BONGIORNO G.: La persona anziana ritratta nell'allegato 5 è quella che veniva soprannominata u Malpassotu, anche se parecchia invecchiata e trasandata rispetto all'epoca in cui la vidi.

…………

BONGIORNO G.: Senta, io voglio sapere questo, in termini categorici si è detto, Pulvirenti Giuseppe detto u Malpassotu era presente alla cena alla Perla Ionica, a me interessa sapere se ricorda male o ha un falso ricordo o dice una bugia Pulvirenti o l'attuale teste, questo è il mio problema, non è altro.

DI MAGGIO V.: Io ripeto, avvocato, la mia risposta, in quella cena c'era una persona che somigliava moltissimo la fotografia che io ho visto 12 anni dopo nel... e sono convinto e sicuro che c'era una persona, se era lui o era una persona che gli somigliava, questo non glielo dire, però in quella cena che c'era una persona che le somigliava moltissimo o che era lui, io non lo so.

Anche in questa occasione, quindi, il Di Maggio, sentito dal P.M., aveva riferito, in termini di certezza e tutt’affatto probabilistici, di avere riconosciuto Giuseppe Pulvirenti tra i commensali di quella cena avvenuta la stessa notte in cui il capomafia catanese Giuseppe Calderone era stato poi ucciso (cfr. verbale del 29 marzo 1995 fg.10 e fg.12):

"Tra i commensali, la persona piu’ importante era chiaramente "cannarozzu d’argento", il quale si sedette a capotavola. Non ricordo dove fossero seduti il Santapaola e il "malpassotu"…..Per quanto riguarda invece "u’ malpassotu", ho capito che era lui uno degli altri partecipanti alla ricordata cena soltanto in epoca recente, allorche’ l’ho visto in televisione e sui giornali. A parte l’aspetto naturalmente invecchiato, egli e’ fisicamente uguale a come io l’ho visto nell’estate del 1978"

La persona vista in occasione della cena all’Hotel Perla Jonica era dunque, secondo il teste Di Maggio, a parte l’aspetto invecchiato, "fisicamente uguale" a quella (Giuseppe Pulvirenti) vista poi in televisione e sui giornali.

Ancora una volta pero’, al dibattimento, il giudizio di identita’ espresso in termini di certezza nella fase delle indagini diventa un mero giudizio di somiglianza ("…potesse somigliare al... quello che avevano chiamato u Malfazoto ("u’ malpassotu": n.d.e.) però per quella lì non potrei essere molto certo").

Resta comunque il dato oggettivo che, a fronte del riconoscimento effettuato dal Di Maggio, il soggetto asseritamente riconosciuto dal teste, Giuseppe Pulvirenti, divenuto collaboratore di giustizia e sentito al dibattimento qualche mese prima del predetto Di Maggio, ha invece escluso categoricamente di avere partecipato a quella cena della quale avrebbe indubbiamente mantenuto un nitido e sicuro ricordo ove fosse stato uno dei presenti, atteso che si svolse proprio la sera in cui venne ucciso Giuseppe Calderone, uno dei piu’ importanti esponenti di Cosa Nostra nel catanese (udienza del 25 settembre 1996 pag.78):

AVV.BONGIORNO: …..Lei ha partecipato ad una cena nei locali della Perla Ionica insieme a Santapaola Nitto e Calderone Giuseppe la sera precedente al giorno in cui Calderone Giuseppe venne ucciso? Quindi io parlo del settembre 1978.

PRESIDENTE: Ha capito la domanda?

PULVIRENTI G.: Settembre 1978?

AVV.BONGIORNO: Gliela ripeto, perchè lei forse non mi ha sentito. Pulvirenti, mi ascolti, gliela dico un po' più lentamente, mi ascolti. Se lei nel settembre 1978, perchè noi ricordiamo che Calderone è stato ... gli hanno sparato il 12 settembre, anche se poi muore a ottobre.

PULVIRENTI G.: Sì.

AVV.BONGIORNO: Lei ha partecipato nel settembre del 1978 ad una cena nei locali della Perla Ionica ... prima lei ha parlato di questa Perla Ionica, insieme a Santapaola Nitto e Calderone Giuseppe, la sera prima della uccisione di Calderone Giuseppe?

PULVIRENTI G.: Ma nel 1978 non può essere. Chi lo ha detto questo? Io non l'ho detto questo.

AVV.BONGIORNO: L'ha detto un'altra fonte probatoria, di cui allo stato non posso fare il nome. Quindi mi interessava se lei confermava o meno questa circostanza.

PRESIDENTE: Insomma, c'era a questa cena, oppure no?

PULVIRENTI G.: No, questo non l'ho detto, perchè io alla Perla Ionica ci sono andato tempo di guerra. Perchè poi, quando hanno ucciso a Calderone, io poi sono andato in galera per furto. Non ero nella organizzazione ancora. Nella organizzazione io sono entrato nell'81, quando c'è stata la spaccatura.

AVV.BONGIORNO: Lei c'era o no a questa cena?

PRESIDENTE: Prima che uccidessero a Calderone.

PULVIRENTI G.: No, la cena quando c'ero io che abbiamo fatto la cena, è stato, io l'ho detto poco fa, è stato nell'81 tempo di guerra, che c'era Sergio, c'era Campanella, c'era Franco Romeo, c'era ...

AVV.BONGIORNO: Quindi non c'era. Va bene.

Anche in questo caso, quindi, almeno nell’ipotesi in cui si desse credito alla dichiarazione del Pulvirenti, sussistono dubbi in merito all’esattezza e dunque all’attendibilita’ del riconoscimento compiuto, inizialmente in termini di certezza, dal teste Vito Di Maggio.

Cio’ allora potrebbe indurre a dubitare del Di Maggio anche con riferimento al riconoscimento del Sen.Andreotti soprattutto se si considera che i due soggetti riconosciuti come Tommaso Buscetta e Giuseppe Pulvirenti erano stati osservati a lungo e da vicino dal teste (il Buscetta per diversi giorni consecutivi, il Pulvirenti durante tutta una cena), laddove invece l’osservazione del Sen.Andreotti seduto all’interno della vettura da parte del Di Maggio duro’, secondo la stessa dichiarazione del teste, appena qualche secondo e dunque fu una visione di sfuggita.

E’ ben vero che a cio’ si puo’ obiettare che la notorieta’ di un personaggio come Buscetta (ed a maggior ragione del Pulvirenti) e’ sicuramente inferiore a quella di uno degli uomini politici piu’ conosciuti nel paese, ma, come appresso si evidenziera’, sono ben altre e piu’ fondate le incontestabili ragioni che inducono a ritenere che in realta’ il soggetto osservato di sfuggita dal Di Maggio quel pomeriggio di fine giugno del 1979 non puo’ essere stato e non era l’odierno imputato.

Nel corso del suo esame dibattimentale, come gia’ accennato, il Di Maggio, pur con qualche tentennamento, e’ stato infine in condizione di precisare il periodo nel quale avvenne l’episodio in questione rispetto al quale egli fino a quel momento si era limitato ad affermare che era accaduto "una sera, mi pare verso la fine di giugno del 1979" (cfr. pag. 14 del verbale del 29 marzo 1995).

La difesa ha utilmente richiesto al teste di essere quanto piu’ preciso possibile su tale collocazione temporale con il risultato che alla fine il Di Maggio, confermando sostanzialmente l’affermazione iniziale ("verso la fine di giugno") ha circoscritto tale collocazione in un lasso di tempo compreso tra il 20 ed il 30 giugno del 1979.

E giova sin d’ora evidenziare come la certezza del ricordo nel testimone e’ ancorata ad un evento per lui facilmente memorizzabile quale il suo onomastico (15 giugno), evento che lo ha indotto a dichiarare, stavolta in termini di certezza, che l’episodio si era verificato sicuramente dopo il 20 giugno ("…dopo il 20 sicuro…dal 20 in poi..") e dunque negli ultimi dieci giorni di quel mese:

(udienza del 29 gennaio 1997 pag.132)

BONGIORNO G.: …..Senta, in quale mese si è verificato questo arrivo del senatore Andreotti a bordo dell'autovettura.

DI MAGGIO V.: Credo nel mese di giugno.

BONGIORNO G.: Verso l'inizio o verso la fine di Giugno?

DI MAGGIO V.: Verso la fine.

BONGIORNO G.: Senta, premesso che giugno ha 30 giorni.

DI MAGGIO V.: Si.

BONGIORNO G.: Ora le chiedo, lei...

DI MAGGIO V.: Dal 20 al 26, signora, perchè io il 15 faccio l'onomastico ed era stato dopo il... la mia festa che avevo fatto.

BONGIORNO G.: Quindi dal 20 al 26 Giugno.

DI MAGGIO V.: Credo che doveva essere all'incirca così.

BONGIORNO G.: Ho capito.

DI MAGGIO V.: Cioè dopo, dopo il 20 sicuro, insomma poi... se....

BONGIORNO G.: Dopo il fine Giugno, lei intende dal 20 al...

DI MAGGIO V.: Dal 20 in poi.

BONGIORNO G.: Dal 20 in poi. Senta e quest'ultima data 26 lei perchè me l'ha detta?

DI MAGGIO V.: Cioè dal 20, 26 o 30, cioè io ho detto dopo il 20.

BONGIORNO G.: Dunque dal 20... gli ultimi dieci giorni di Giugno.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

Non altrettanta sicurezza il teste ha dimostrato con riferimento all’orario dell’evento avendo al P.M. parlato di "sera" mentre al dibattimento il Di Maggio ha indicato il "primo pomeriggio", spiegando che proprio a causa del suo lavoro e dei relativi turni di ristorazione la giornata per lui si divide in "lunch" e "dinner" con la conseguenza che dopo la consumazione del primo (pranzo) comincia la "sera".

Quanto all’orario dell’incontro, il Di Maggio ha infine chiarito che per primo pomeriggio egli intende tra le 15.30 e le 16.30:

DI MAGGIO V.: .. Io divido la giornata in due: lunch e dinner, allora per me il dinner è sera, il lunch è giorno, pertanto se le dico nel pomeriggio.

PRESIDENTE: Quindi per primo pomeriggio che intende?

DI MAGGIO V.: E' dinner, sera per me, signor Presidente.

PRESIDENTE: Cioè che ora, che ora, primo pomeriggio, mi scusi.

DI MAGGIO V.: Le quattro, le quattro e mezza, le tre e mezza, pomeriggio

Accertato dunque nei suesposti termini il periodo (dal 20 al 30 giugno del 1979) nell’ambito del quale va individuato il giorno in cui occorre provare una eventuale presenza a Catania del Sen.Andreotti in un orario almeno genericamente compatibile con quello indicato dal teste (15.30/16.30), si deve passare all’esame delle ulteriori risultanze dibattimentali.

In termini estremamente generali deve in primo luogo osservarsi che il P.M. non ha addotto prove documentali specifiche in ordine ad un accertato viaggio del Sen.Andreotti in Sicilia in quell’arco di tempo essendosi limitato a sviluppare un tema di prova in esito al quale emerge che l’imputato avrebbe potuto compiere un viaggio anche di poche ore del quale si riusciva a non lasciare alcuna traccia documentale.

Ma prima di esaminare l’affidabilita’ di una simile conclusione, deve prendersi in esame la tesi piu’ importante opposta dalla difesa alla prospettazione accusatoria: l’agenda degli impegni del Sen.Andreotti nel periodo indicato – dal 20 al 30 giugno del 1979 – e’ stata talmente fitta da rendere assolutamente impossibile un viaggio aereo anche di poche ore sino a Catania.

E’ ovvio che l’imputato ha escluso categoricamente di essere stato in Sicilia in quel periodo di tempo e le sue deduzioni hanno pregnante rilievo anche con riferimento all’altro episodio riferito da Francesco Marino Mannoia, del presunto incontro avvenuto, sempre a Catania, presso la tenuta "La Scia" dei Costanzo, anch’esso collocabile, dopo le dichiarazioni di Angelo Siino, in un periodo coevo (tra la fine di giugno ed i primi di luglio del 1979).

Le considerazioni che appresso saranno svolte dovranno dunque essere prese in considerazione anche con riferimento alla valutazione della tesi di accusa secondo cui Andreotti ebbe a partecipare pure ad un incontro nella tenuta La Scia dei Costanzo, nei pressi di Catania nello stesso contesto temporale.

Nel corso delle dichiarazioni spontanee rese all’udienza del 24 febbraio 1997 il Sen.Andreotti, producendo in seguito ampia documentazione, ha infatti affermato quanto segue (pag.132):

Analogo rilievo devo fare, se mi è consentito, per quanto dichiarato da Vito Di Maggio circa una mia andata a Catania in un pomeriggio o sera tra il 29 e il 30 di Giugno del '79. Orbene il 20 Giugno io ero alla Camera….Dal 20 al 30 di Giugno ha detto. Il 20 Giugno ero, anche su questo posso esibire la documentazione, il 20 Giugno ero alla Camera dei Deputati per la seduta inaugurale della Legislatura e la votazione del Presidente; il 21 e il 22 Giugno ero a Strasburgo per il Consiglio Europeo e al rientro a Roma andavo in udienza con comunicato dal Presidente della Repubblica; il 23 e il 24 Giugno ho partecipato in Roma alle sedute del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana, come da amplissimi ritagli stampa; il 25 Giugno si è riunito il Consiglio dei Ministri dalla ore 18,00 alle 20,40, vedi comunicato ufficiale; dal 26 al 29 Giugno sono stato a Tokio per il vertice economico dei Paesi Industrializzati; il 30 Giugno sulla via del ritorno dal Giappone sostai per tutta la giornata a Mosca e dal giorno successivo iniziarono i colloqui ufficiali per la risoluzione della crisi governativa.

La difesa su questo specifico tema d’accusa e’ stata ulteriormente sviluppata ed approfondita nel corso delle piu’ ampie dichiarazioni spontanee rese dall’imputato all’udienza del 29 ottobre 1998.

In particolare in quella data il Sen.Andreotti ha affermato (pag.37):

Per completezza e al fine di far piazza pulita di tutte queste fandonie, una volta per tutte aggiungo che anche Vito DI MAGGIO sostiene che in quel periodo di tempo io mi sarei trovato a Catania. Mi limito semplicemente ad osservare che MANNOIA e SIINO non possono allora che riferirsi alla stessa presunta visita, posto che entrambi parlano del 79 e della tenuta di caccia ed entrambi parlano di BONTADE, come della persona che io avrei incontrato in tale occasione. Vorrei farne ironia dicendo che una volta tanto dovrei essere grato a qualcuno dei collaboratori, posto che SIINO con i suoi riferimenti temporali mi permette di dimostrare non solo la falsità delle sue dichiarazioni ma ovviamente anche di quelle di MANNOIA e per questa via di sostenere che la credibilità di MANNOIA circa l’episodio INZERILLO, riceve anche per questo verso una clamorosa smentita. Debbo infatti precisare, e sono in grado di documentarlo, che nell’arco di tempo indicato da SIINO io mi sono trovato all’estero in missione ufficiale e precisamente prima a Strasburgo per il Consiglio Europeo, poi in Giappone per il Vertice Economico dei Paesi Industrializzati e di lì a Mosca, per colloqui con quei governanti. Voglio anche aggiungere che seppure si volesse dilatare il periodo di tempo, sia per quanto riguarda il mese di giugno sia per quanto riguarda quello di luglio, sono in grado di dimostrare giorno per giorno ciò che ho fatto in quel periodo. anche in considerazione del fatto che appena rientrato a Roma si formalizzò la crisi di Governo ed io trascorsi tutti i giorni in contatti più che pubblici con le delegazioni dei partiti e in ulteriori rapporti con l’allora Presidente della Repubblica PERTINI. Inutile dire che la mia attività era ancora di più, se mi si consente l’espressione, pubblica e che il calendario dei miei incontri era ufficiale e a tutti noto. Non solo quindi io non mi sono recato nella tenuta di caccia ma appare evidente non solo la falsità di ciò che hanno dichiarato SIINO e MARINO MANNOIA in ordine a tale presunta visita nella tenuta di caccia, tra l’altro nessuno dei due dice di avermi visto però, ma ambienti tra l’altro questo della caccia che sono a me da sempre estranei. Ciò che MANNOIA ha detto circa la successiva visita a BONTADE in casa INZERILLO, tenuto conto oltre tutto della identità e della causale che MANNOIA vuole attribuire a tali miei due visite, essendo la ragione di tali miei viaggi sempre Piersanti MATTARELLA. Ritornando poi a tal Vito DI MAGGIO, il quale non parla certamente di tenute di caccia, ma egualmente sostiene che nello stesso periodo di tempo io mi sarei recato a Catania per incontrarmi con SANTAPAOLA valgono le considerazioni che io adesso ho espresso. Non c’è bisogno quindi di ricorrere all’interrogativo logico retorico e richiedere quante volte io mi sarei dovuto recare in Sicilia in quel periodo di tempo e per di più di nascosto. Essendo sufficiente ribadire che comunque in quel periodo io mi trovavo affaccendato in tutte altre cose in altri parti del mondo o a Roma in vicende più che pubblicizzate. Naturalmente neppure in altre circostanze io ho mai avuto a che fare con questo SANTAPAOLA.

I dati relativi agli spostamenti ed agli impegni del Sen.Andreotti nel periodo che interessa sono ricavabili dai documenti prodotti dall’imputato alla menzionata udienza del 29 ottobre 1998, nonche’ dalla sua agenda (Doc. n.20) e dal libro "Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79" (Doc. 82 bis acquisito all’udienza del 24 giugno 1997).

All’esito dell’esame dei suddetti documenti il P.M. ha ritenuto di individuare alcuni giorni (esattamente sette) nei quali l’imputato avrebbe potuto "effettuare un breve viaggio Roma-Catania-Roma" potendosi tutto il viaggio, ad avviso del rappresentante della pubblica accusa, risolvere "nell’arco di sole tre ore" (cfr. Requisitoria scritta Vol.VI Cap.2° pagg.75-77):

  • Domenica 17 giugno 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 13.30 ("colazione via Martelli 1 bis") e prima delle ore 18 ("Gemini")
  • Lunedi’ 18 giugno 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 12.00 (illeggibile ) e prima delle ore 17 ("Riunione DC")
  • Lunedi’ 25 giugno 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 12.00 ("Piccoli C.S.") e prima delle ore 17 ("Longo")
  • Domenica 1 luglio 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 11.00 ("Castel Porziano");
  • Lunedi’ 2 luglio 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 13.00 ("Jotti") e prima delle ore 19.45 (annotazione illeggibile ed un appuntamento cancellato)
  • Domenica 8 luglio 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 10.00 ("Solari")
  • Domenica 15 luglio 1979: nell’agenda del Sen. Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 12.00 ("Pandolfi")

Una prima considerazione al riguardo va svolta: ben quattro dei sette giorni individuati dal P.M. sono domeniche ed e’ necessario osservare che ne’ il Di Maggio, ne’ il Siino hanno mai ricordato che gli episodi di cui furono protagonisti avvennero di domenica, particolare non difficilmente memorizzabile.

Un’altra essenziale considerazione e’ che il P.M. non ha espressamente chiarito nella sua ricostruzione se il viaggio compiuto dal Sen.Andreotti per recarsi a Catania quando sarebbe stato visto dal teste Vito Di Maggio sia lo stesso in occasione del quale egli si sarebbe recato anche alla riserva "La Scia" di Catania.

E che si tratti di un particolare di considerevole rilievo e’ dimostrato dal fatto che, ove si sia trattato del medesimo viaggio, la permanenza del Sen.Andreotti in Sicilia sarebbe necessariamente piu’ lunga, essendo stato segnalato il suo arrivo a "La Scia" verso le ore 12 (secondo le dichiarazioni del Siino) e la sua presenza dinanzi all’Hotel Nettuno nel primo pomeriggio tra le 15.30 e le 16.30 (secondo la testimonianza del Di Maggio).

Una siffatta ricostruzione ovviamente imporrebbe di accertare un tempo di allontanamento del Sen.Andreotti da Roma ben superiore alle tre sole ore ritenute invece sufficienti dal P.M., e dunque di almeno 6 o 7 ore.

Ma limitando per il momento l’esame al solo episodio riferito dal teste Di Maggio, e considerandolo, almeno per ora, distinto da quello de "La Scia", deve rilevarsi che proprio seguendo le precise indicazioni del suddetto testimone, la ricerca puo’ e deve essere limitata ai giorni compresi tra il 20 ed il 30 giugno 1979, cosi’ riducendosi le date ritenute compatibili dal P.M. e come sopra elencate al solo 25 giugno 1979 (un lunedi’).

Non e’ superfluo ricordare che il Di Maggio si e’ detto sicuro che l’episodio sia avvenuto nel mese di giugno del 1979, e comunque dopo il 20 giugno e non oltre il 26 giugno, spingendosi al massimo al 30 giugno ("Dal 20 al 26, signora, perchè io il 15 faccio l'onomastico ed era stato dopo il... la mia festa che avevo fatto….: Cioè dopo, dopo il 20 sicuro,…: Dal 20 in poi…. Cioè dal 20, 26 o 30, cioè io ho detto dopo il 20").

E’ significativo che lo stesso P.M. ha concluso la sua disamina delle risultanze processuali affermando espressamente che "appare piu’ probabile che il viaggio a Catania nel periodo dell’incontro riferito dal teste Vito Di Maggio sia avvenuto in uno dei giorni domenicali, senza impegni, risultanti dall’agenda" (cfr. requisitoria scritta Vol.VI Cap.2° pag.81).

E gia’ questa conclusione del P.M. dovrebbe di per se’ risultare sufficiente per affermare che con riferimento al periodo indicato dal Di Maggio (20-30 giugno 1979), il P.M. non ha individuato nel suo elenco neppure un giorno che sia domenica, avendo preso in considerazione solo il 25 giugno 1979 che e’ un lunedi’.

Ma sembra comunque opportuno esaminare analiticamente le risultanze dibattimentali e documentali per ciascuno dei giorni di che trattasi.

Occorre premettere che la ricostruzione dei movimenti e degli impegni dell’imputato e’ stata effettuata sulla base:

  • della documentazione sui viaggi trasmessa dall’Arma dei Carabinieri (Doc.83)
  • delle dichiarazioni spontanee rese da Andreotti alle udienze gia’ citate
  • dei documenti prodotti ed acquisiti in tali contesti
  • delle agende del Sen.Andreotti (Doc. n.20)
  • del libro "Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79" (Doc. 82 bis acquisito all’udienza del 24 giugno 1997).

Con riferimento all’intero periodo indicato dal teste Vito Di Maggio (20 giugno – 30 giugno) e’ dunque emerso quanto segue:

  • quell’anno, il 3 giugno 1979, si sono svolte le elezioni politiche ed il 20 giugno 1979 vi e’ stata la seduta inaugurale e l’elezione del nuovo Presidente della Camera dei Deputati
  • il 21 giugno 1979, alle ore 10,30 Andreotti e’ partito per Strasburgo facendo rientro il giorno successivo (22 giugno 1979) alle ore 14,30
  • nel pomeriggio Andreotti si e’ recato in udienza dal Presidente della Repubblica
  • nei giorni 23 e 24 giugno 1979 egli ha partecipato al Consiglio Nazionale della DC
  • il 25 giugno 1979, dalle 18 alle 20, si e’ svolto il Consiglio dei Ministri
  • dal 26 giugno 1979 (partenza alle ore 15,35) si e’ recato a Tokio per partecipare al Vertice economico dei paesi occidentali industrializzati, rientrando a Roma, dopo una sosta a Mosca (per i colloqui italo sovietici sul SALT 2 e la crisi energetica), solo il 30 giugno 1979 alle ore 18,15
  • dal 30 giugno 1979 sono state avviate le consultazioni per la formazione del nuovo governo ed il conferimento al Sen.Andreotti del relativo incarico da parte del Presidente della Repubblica e’ avvenuto il 2 luglio 1979 (la mattina del 7 luglio 1979 Giulio Andreotti ha rinunciato rimettendo il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica).

Procedendo quindi nel dettaglio all’analisi degli impegni del Sen.Andreotti in tali giorni si deve giungere alle seguenti conclusioni:

Mercoledi’ 20 giugno 1979

Non e’ uno dei giorni individuati dal P.M. .

E’ stato prodotto dalla difesa (Doc.9 acquisito all’udienza del 29 ottobre 1998) un estratto del resoconto stenografico della seduta di quel giorno alla Camera dei Deputati la cui seduta ha avuto inizio alle ore 16.30. Tra i partecipanti alla votazione per l’elezione del nuovo Presidente della Camera (l’On.Nilde Jotti) figura anche Giulio Andreotti (fg.15).

Nel libro "Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79" (Doc. 82 bis acquisito all’udienza del 24 giugno 1997) alla data del 20 giugno 1979 e’ scritto tra l’altro "Fanfani rieletto Presidente del Senato, mentre Nilde Jotti sostituisce Ingrao (i radicali hanno votato per Sciascia)".

Nell’agenda dell’imputato alle ore 15,30 e’ annotato il nominativo "Piga" e su tutta la pagina "Parl." con chiaro riferimento all’impegno parlamentare .

Deve dunque escludersi che i suddetti impegni abbiano reso possibile un viaggio di qualche ora a Catania compatibile con gli orari indicati da Vito Di Maggio.

Giovedi’ 21 giugno 1979

Venerdi’ 22 giugno 1979

Non sono giorni indicati come possibili dal P.M. .

Dai documenti prodotti dalla difesa e dall’Arma dei Carabinieri si evince che alle ore 10,30 del 21 giugno Giulio Andreotti e’ partito per Strasburgo per partecipare alla Sessione del Consiglio Europeo ed ha fatto rientro a Roma il giorno successivo alle ore 14,30. Nel pomeriggio Andreotti si e’ recato in udienza dal Presidente della Repubblica.

Nel libro gia’ indicato ("Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79") alla data del 21 giugno 1979 viene ricostruita la giornata trascorsa a Strasburgo, mentre alla data del 22 giugno 1979 e’ scritto tra l’altro "Rientro a Roma e vado al Quirinale per le ri-dimissioni".

Tra i documenti prodotti dalla difesa figura la copia di un articolo del Corriere della Sera del 23 giugno 1979 dal titolo "Andreotti conferma le dimissioni ma riotterra’ l’incarico in luglio" e "Rientrato da Strasburgo, si e’ recato subito da Pertini".

Nell’agenda dell’imputato alla data del 21 giugno e’ annotato "Strasburgo", mentre a quella del 22 giugno figura "ore 17,30 da Pertini".

Entrambe le date dunque vanno escluse perche’ incompatibili con il presunto viaggio a Catania.

Sabato 23 giugno 1979

Domenica 24 giugno 1979

Non sono giorni indicati come possibili dal P.M. .

Dai documenti prodotti dalla difesa si evince che in questi due giorni si sono svolti i lavori del Consiglio Nazionale della Democrazia Cristiana, iniziati la mattina del sabato con la relazione di Zaccagnini (v. articoli di stampa).

Nel libro gia’ indicato ("Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79") alla data del 23 giugno 1979 si legge:

"Consiglio Nazionale. Relazione seria di Zaccagnini e discorsi non di rottura. Anche Bisaglia e’ favorevole, se gli altri partiti ci stanno, a far partecipare comunisti e liberali alle presidenze delle commissioni. La conclusione e' unanime su un testo che evoca lo spirito della solidarieta’ nazionale"

Nell’agenda dell’imputato alla data del 23 giugno e’ annotato "Sab. e Dom. cons. D.C." e "Da Piga", mentre alla data del 24 giugno figurano "ore 10 Cons. Naz." ed altre annotazioni illeggibili.

Tra i documenti prodotti dalla difesa figurano copie di articoli di stampa e fotografie raffiguranti l’imputato con Benigno Zaccagnini e Flaminio Piccoli.

E’ essenziale evidenziare che oggetto di quel dibattito interno al partito di maggioranza relativa erano proprio le valutazioni post-elettorali in vista della formazione del nuovo governo.

Dagli articoli di stampa peraltro si deduce che l’On.Andreotti e’ intervenuto ai lavori poco prima della replica conclusiva di Zaccagnini (cfr. Corriere della Sera, Messaggero e Paese Sera del 25 giugno 1979) e che alla preparazione del documento comune poi votato dal Consiglio Nazionale ha lavorato tra gli altri anche l’imputato.

Deve dunque escludersi che proprio l’On.Andreotti, Presidente del Consiglio in carica ed indicato come il piu’ probabile destinatario dell’incarico, non abbia partecipato a tale importante appuntamento politico.

Non lo ha ipotizzato peraltro lo stesso P.M. che non ha preso in considerazione nella sua ricostruzione accusatoria tali giorni.

Lunedi’ 25 giugno 1979

E’ l’unico giorno, nel periodo 20 giugno – 30 giugno, indicato dal P.M. come compatibile con un viaggio a Catania.

Dai documenti prodotti dalla difesa si evince che quel giorno alle ore 18 ebbe luogo una seduta del Consiglio dei Ministri sotto la presidenza dell’On.Andreotti che termino’ alle ore 20,40.

Nel libro gia’ indicato ("Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79") alla data del 25 giugno 1979 si legge:

"Consiglio dei Ministri. Problemi dei precari delle scuole medie e altri decreti legge. Dio ce la mandi buona. Colloqui con Piccoli, con Pietro Longo e con Biasini."

Nell’agenda dell’imputato alla data del 25 giugno e’ annotato alle ore 8,30 un nome illeggibile e "P. Scotto", alle ore 12 "Piccoli" con altra annotazione illeggibile, e tra le ore 17 e 18 "Longo – Consiglio Min.".

Non vi e’ prova dunque di impegni dell’imputato nelle ore comprese dopo l’incontro con Piccoli (ore 12) e prima dell’inizio del Consiglio dei Ministri (alle 18).

Si vedra’ nel prosieguo se proprio in questo lasso di tempo possa collocarsi il viaggio a Catania di che trattasi come ha ipotizzato il P.M..

Martedi’ 26 giugno 1979

Mercoledi’ 27 giugno 1979

Giovedi’ 28 giugno 1979

Venerdi’ 29 giugno 1979

Sabato 30 giugno 1979

Alle ore 15,35 del 26 giugno 1979 l’imputato e’ partito per Tokio per partecipare al Vertice economico dei paesi occidentali industrializzati, rientrando a Roma, dopo una sosta a Mosca (per i colloqui italo sovietici sul SALT 2 e la crisi energetica), solo il 30 giugno 1979 alle ore 18,15.

Nel libro ("Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79") alla data del 30 giugno 1979, dopo il resoconto degli incontri al Cremlino, tra l’altro si legge:

"Ripartiamo alle ore 19. Su Ciampino ci fanno attendere 20 minuti."

Tutto il suddetto periodo pertanto e’ assolutamente incompatibile con una presunta presenza del Sen.Andreotti a Catania all’ora indicata dal teste Vito Di Maggio.

Neanche il P.M. ha ovviamente preso in considerazione tali giorni nella sua ricostruzione accusatoria.

Domenica 1 luglio 1979

E’ ben vero che l’attenzione del P.M. si e’ concentrata, proprio con riferimento all’incontro citato dal Di Maggio, sulla data dell’ 1 luglio 1979 (domenica) soprattutto alla luce di alcuni dati documentali ricavati dai registri aeroportuali di Roma Ciampino (Doc.11 acquisito il 24 giugno 1997; allegati in copia alla fine del Vol.VI Cap.2° della requisitoria scritta).

Ha evidenziato il P.M. che quel giorno alle ore 11,48 e’ partito da Ciampino il volo privato HB-LIE di nazionalita’ svizzera, Comandante Rezzonico, diretto a Kerkira (Grecia) e che invece risulta atterrato a Catania.

Dai registri dell’aeroporto di Catania (Doc.21) si evince infatti che alle ore 14.00 e’ ivi atterrato (dopo un volo "nazionale" durato 120’) il suddetto volo privato, proveniente da Ciampino, e che esso e’ ripartito in giornata, con destinazione Pescara, alle ore 17,18 sempre con il medesimo pilota (Rezzonico).

Viene quindi adombrata dal P.M. la possibilita’ che il Sen.Andreotti abbia utilizzato detto volo e che tuttavia abbia fatto rientro non gia’ a Ciampino bensi’ a Pescara, sobbarcandosi dunque ad un ulteriore spostamento per ritornare nella capitale per il quale in auto occorrono almeno un altro paio d’ore.

E’ stata prospettata dal P.M. anche un’alternativa di rientro facendosi riferimento al volo privato N317MR, un L JET 35 di nazionalita’ USA, Comandante Orlowitz, atterrato all’aeroporto di Ciampino alle ore 3,20 del mattino successivo (2 luglio 1979) e che risulta proveniente da Catania, ancorché’ nei registri di questa città’ non risulta il transito.

E’ ovvio che, ove si accedesse a tale seconda ipotesi di rientro, l’assenza del Sen.Andreotti dalla capitale (e dai suoi impegni di Presidente del Consiglio in carica a quell’epoca) si sarebbe protratta non solo per quasi tutta la giornata dell’1 luglio 1979 (dalle ore 11 circa) ma addirittura fino alle prime ore del mattino successivo (ritorno a casa verso le ore 4 circa).

Nonostante la data dell’1 luglio 1979 esuli dal periodo indicato dal Di Maggio ("verso la fine del mese di giugno", dal 20 al 30 giugno), e’ essenziale comunque valutare la compatibilita’ tra gli impegni dell’imputato quel giorno e la possibilita’ di un viaggio a Catania.

Nel libro "Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79" con riferimento alla data dell’1 luglio 1979 non vi e’ alcuna indicazione (si passa dal 30 giugno al 2 luglio), dovendosi tuttavia rilevare che cio’ accade per quasi tutte le domeniche (cfr. anche le domeniche 17 e 24 giugno, 8, 22 e 29 luglio).

Nell’agenda alla data dell’1 luglio e’ annotato soltanto "11 a Castel Porziano".

La difesa dell’imputato con riferimento a tale giorno ha prodotto esclusivamente copie di articoli di stampa del lunedi’ successivo (2 luglio).

In particolare dal Messaggero del 2 luglio 1979 si ricava la notizia che il Presidente della Repubblica ha convocato al Quirinale per le ore 11 di quel giorno (2 luglio) il Presidente del Consiglio dimissionario per il conferimento dell’incarico di formare il nuovo governo.

All’udienza del 12 ottobre 1999 l’imputato, proprio con riferimento all’1 luglio 1979 indicato dal P.M. solo durante la requisitoria, in sede di dichiarazioni conclusive ex art. 523 comma 5 c.p.p., contestava (cfr. dichiarazione scritta allegata al verbale di udienza) radicalmente la tesi dell’accusa, ricostruendo i suoi movimenti ed impegni di quel giorno:

"Nulla ha trascurato la Procura per cercare di convalidare le sue posizioni iniziali, ma alla fine ha dovuto ripiegare su ipotesi di miei possibili viaggi. Il che dopo settantanove mesi mi sembra poco.

Mi riferisco specificamente a quanto qui detto nella requisitoria dal dottor Scarpinato circa una presunta mia possibilità’ di recarmi a Catania il 1° luglio 1979, partendo con un volo decollato da Roma alle ore 11.48 . L’indicazione della compagnia aerea e del pilota ha messo in condizione di acquisire i dati per nullificare, anche alle origini, questa ennesima insinuazione.

Riportata del resto da un giornalista la notizia al pilota indicato, comandante Mario Rezzonico, questi ha rilasciato il 7 ottobre ultimo al quotidiano milanese - "Il Giornale" – una dettagliata ed inequivocabile intervista, libretto di volo alla mano, dicendo: "Cio’ di cui sono sicuro al mille per mille e’ che sul mio Cessna non e’ mai salito Andreotti". Ed ha espresso la sua meraviglia (che condivido) perche’ nessuno e’ mai andato ad interrogarlo, essendo tra l’altro cosi’ facile rintracciarlo.

A parte questa fondamentale smentita al P.M., sono in grado di ripercorrere tutta la mia giornata del 1° luglio 1979.

Ero rientrato la notte da Tokio, dove si era svolto, dal 26 al 29 giugno, il Vertice dei Paesi Industrializzati (G.7) ed avevo sostato, nella giornata del 30, a Mosca per colloqui con quel Governo. Ricordo al riguardo che il 3 giugno si erano svolte le elezioni politiche, a seguito dello scioglimento delle Camere, dopo un voto di sfiducia che di fatto aveva segnato la fine della maggioranza. La nuova legislatura si era insediata il 20 giugno, ma la mia dovuta partecipazione ai due impegni internazionali (Consiglio Europeo di Strasburgo ed il citato Vertice dei Sette Paesi Industrializzati a Tokio) aveva protratto la formalizzazione dell’incarico. Nel frattempo, il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, aveva consultato tutti i gruppi parlamentari per la soluzione della crisi governativa.

E cosi’, rientrando la tarda sera del 30 giugno dal viaggio ufficiale a Tokyo, come concordato con il Presidente Pertini gia’ prima di partire, l’indomani (domenica 1° luglio), alle 11.00 del mattino, andai da lui riservatamente a Castel Porziano, per esaminare insieme la situazione della crisi. L’udienza ufficiosa della domenica si protrasse a lungo, a parte l’argomento crisi, per ragguagliare il Presidente dei due importanti contatti esteri che avevo avuto ed anche perche’ volle spiegarmi perche’ aveva ritenuto di rilasciare, in mia assenza e senza potermi consultare, una dichiarazione di "preoccupazione" per una irruzione della polizia nell’Universita’ di Cosenza.

Che dell’udienza ufficiosa del 1° luglio non ci fosse un comunicato e’ ovvio. Ma alle ore 12.04, mentre durava ancora il colloquio, l’agenzia ANSA diramo’ la notizia della mia convocazione al Quirinale per il giorno seguente. Del resto il P.M. ha detto di non avere ritrovato neppure le agenzie riguardanti l’incarico di formare il governo e le visite rituali ai Presidenti delle due Camere.

Il 1° luglio, dopo l’udienza andai a casa, impiegando un certo tempo, dato il traffico in quella calda giornata festiva ed estiva.

Nel pomeriggio mi recai nella saletta cinematografica dell’Albergo Nazionale, riprendendo gli incontri domenicali con il solito gruppo di amici, che avevamo dovuto sospendere durante i mesi della campagna elettorale. Nel mio diario ho trovato anche l’annotazione del film poliziesco che vedemmo: "Unico indizio: un anello di fumo"."

E’ dunque del tutto evidente che il giorno in esame, oltre che essere il primo giorno successivo ad una lunga permanenza all’estero (Tokio e Mosca) dell’imputato, cade in un momento delicatissimo della vita politica nazionale, proprio alla vigilia dell’affidamento allo stesso Giulio Andreotti, Presidente del Consiglio dimissionario, dell’incarico di formare il primo governo della nuova legislatura.

Puo’ ritenersi del pari certo che nel corso dell’incontro alle ore 11 a Castel Porziano con il Presidente della Repubblica Sandro Pertini, il Sen.Andreotti non si sia limitato a discutere delle prospettive per la soluzione della crisi e dell’imminente incarico (conferitogli formalmente il giorno successivo), ma, come afferma l’imputato, abbia anche relazionato in ordine ai due importanti appuntamenti internazionali dai quali era appena ritornato (Vertice economico dei paesi occidentali industrializzati a Tokio e colloqui italo sovietici sul SALT 2 e la crisi energetica a Mosca).

La complessita’ degli argomenti trattati (cui l’imputato aggiunge il commento relativo all’irruzione della polizia all’Universita’ di Cosenza) fa escludere che l’incontro tra Giulio Andreotti ed il Presidente Pertini, al di la’ dei convenevoli, possa essersi esaurito in un tempo (meno di 30 minuti) tale da consentire all’imputato di essere a bordo di quel velivolo indicato dal P.M. almeno dieci minuti prima che alle ore 11,48 – orario "effettivo" risultante dal registro aeroportuale - avvenisse il decollo da Ciampino (con atterraggio dopo circa due ore a Catania).

Si consideri che per coprire la distanza in auto tra Castel Porziano e l’aeroporto di Ciampino occorre calcolare dieci minuti circa.

Ne’ puo’ trascurarsi di considerare che, come rilevato dalla difesa, proprio con riferimento a tale volo, non sono stati svolti dal P.M. i minimi accertamenti assolutamente essenziali per potere verificare, non piu’ in termini di mera "possibilita’", irrilevante sul piano probatorio, bensi’ con elementi concretamente apprezzabili, la fondatezza della tesi accusatoria della presenza a bordo di quell’aereo dell’odierno imputato.

Non e’ stato sentito il pilota (Rezzonico), ne’ acquisito il suo libretto di volo per verificarne le annotazioni, ne’ infine sono state svolte indagini dirette a verificare i rapporti dell’imputato con la proprieta’ di quel velivolo che dall’esame dei registri risulta essere tale "Dreieck", e se quell’aereo sia stato o meno noleggiato, direttamente o indirettamente, per il trasporto del Presidente del Consiglio in carica, Sen. Giulio Andreotti.

E tutto cio’ in ogni caso non tiene conto dell’ulteriore considerazione che, trattandosi appunto del Presidente del Consiglio in carica, la pretesa partenza ed il viaggio sarebbero avvenuti, ove si accedesse alla tesi accusatoria, con la compiacenza e la connivenza della scorta, rimasta a Roma senza nulla obiettare o segnalare, atteso che lo stesso teste Vito Di Maggio ha escluso di avere visto, quando si accorse della presenza del Sen.Andreotti dinanzi all’Hotel Nettuno, autovetture di scorta a quella a bordo della quale sedeva asseritamente l’imputato.

Tutte le suddette considerazioni risultano piu’ che sufficienti a confutare la tesi accusatoria che, giova rammentarlo, e’ fondata su una mera "possibilita’".

Se poi si volesse proseguire nella valutazione della fondatezza di tale tesi accusatoria, occorrerebbe estendere le suesposte considerazioni anche al preteso viaggio di ritorno del Sen.Andreotti ricostruito alternativamente dal P.M. attraverso un tortuoso passaggio da Pescara ovvero un rientro alle 4 di notte del giorno successivo (anche in questo caso per nessuno dei due voli in esame sono state svolte le indagini e gli accertamenti gia’ evidenziati: rintraccio ed esame dei piloti, accertamenti sulla proprieta’ e sull’impiego del velivolo):

  1. Nel primo caso, come si e’ detto, lo stesso Comandante Rezzonico con il medesimo velivolo avrebbe riaccompagnato il Sen.Andreotti anche nel viaggio di ritorno, partendo dall’aeroporto di Catania (Doc.21) quello stesso giorno 1 luglio 1979 con destinazione Pescara alle ore 17,18. In tale ipotesi ovviamente il Sen.Andreotti, atterrato a Pescara, avrebbe dovuto, per ritornare a Roma, impegnare almeno altre due ore, prolungando dunque la sua assenza dalla capitale per complessive 8-9 ore.
  2.  

  3. L’alternativa di rientro da Catania prospettata dal P.M. fa riferimento, come si e’ detto, ad un volo privato (sigla N317MR, aereo L JET 35, nazionalita’ USA) con altro Comandante (Orlowitz), atterrato all’aeroporto di Ciampino alle ore 3,20 del 2 luglio 1979. Ma vi e’ subito da evidenziare che di detto aereo e volo, asseritamente proveniente da Catania secondo il registro aeroportuale di Ciampino, non risulta alcuna registrazione presso la documentazione dell’aeroporto della citta’ etnea. In tale ipotesi l’imputato sarebbe rimasto assente dalla capitale per oltre 16-17 ore.

Orbene, appare davvero fuori da ogni possibile logica e ragionevolezza ipotizzare che, soprattutto in riferimento alla seconda ipotesi di rientro formulata dal P.M. (dunque la notte alle ore 4), il Sen.Andreotti, gia’ consapevole del conferimento dell’incarico previsto per quel lunedi’ 2 luglio e della sua convocazione al Quirinale per le ore 11, si sia sobbarcato, reduce dalla lunga permanenza all’estero in Giappone e Russia, ad un viaggio con modalita’ talmente gravose.

Tanto piu’ gravose ed incomprensibili se si pensa che, nella ricostruzione dell’episodio fattane dal teste Di Maggio (che peraltro ha posto come data limite il 30 giugno 1979), Andreotti, Presidente del Consiglio, terminato il colloquio con il Presidente della Repubblica a Castel Porziano, si sarebbe "precipitato" a Catania quell’1 luglio 1979, nel pieno della crisi di governo ed alla vigilia di importantissimi appuntamenti politici che lo coinvolgevano in prima persona, solo per conoscere Benedetto Santapaola:

"DI MAGGIO V.: …un giorno che stavamo prendendo qualcosa e mi disse dice, sai, dice, in questo periodo mi vogliono conoscere, tutti mi vogliono conoscere. Alchè io le risposi meglio così perchè così gli affari vanno, vanno meglio, più amicizie si ha, più macchine si possono vendere insomma. Basta poi... più una cosa dall'altra, dice sai sta venendo un pezzo... mi vengono persone da Roma pure per conoscere. ….. e ritornai con Nitto Santapaola. Gli disse, guarda, c'è l'onorevole Urso, sta arrivando l'onorevole Lima, alchè lui mi disse, dice, si, sta arrivando pure dice l'onorevole Andreotti……. Ha detto queste testuali parole in Catanese, ha detto dice: sta arrivando un pezzo grosso, sta arrivando pure un pezzo grosso di Roma, che si... Andreotti."

Le suesposte considerazioni, peraltro, valgono ad escludere anche la possibilita’ che il viaggio a Catania in questione possa essere avvenuto il lunedi’ 25 giugno 1979 (unica data compatibile evidenziata dal P.M. nel periodo 20 giugno – 30 giugno indicato dal teste Di Maggio).

Si e’ gia’ detto che quel giorno alle ore 18 ebbe luogo la seduta del Consiglio dei Ministri sotto la presidenza dell’On.Andreotti che si concluse alle ore 20,40, e che nell’agenda dell’imputato sono annotati alle ore 8,30 un nome illeggibile e "P. Scotto", alle ore 12 "Piccoli (C.S.)", e tra le ore 17 e 18 "Longo – Consiglio Min." (nel libro "Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79" si legge tra l’altro "Colloqui con Piccoli, con Pietro Longo e con Biasini.").

Assume il P.M. che non vi e’ prova di impegni dell’imputato nelle ore comprese dopo l’incontro con Piccoli (ore 12) e prima dell’inizio del Consiglio dei Ministri (alle 18).

Si dovrebbe dunque ipotizzare che subito dopo il colloquio con l’On.Piccoli fissato per le ore 12 nello studio di piazza Montecitorio (l’annotazione sull’agenda e’ "C.S." ovvero Centro Studi), il Sen.Andreotti con mezzi non meglio identificati, ma certamente con un volo aereo, abbia raggiunto Catania, rientrando a Roma in tempo (prima delle 17,30-18) per incontrare Pietro Longo e partecipare al Consiglio dei Ministri.

Il periodo di tempo a disposizione dell’imputato in tal caso sarebbe di circa 5 ore alle quali va ovviamente sottratto il tempo occorrente per raggiungere in un’ora di grande traffico (12.30) dal centro di Roma (piazza Montecitorio) il piu’ vicino aeroporto .

Anche un semplice calcolo dei tempi disponibili rende quasi impossibile l’ipotizzato viaggio dovendo sottrarsi, dalle 5 ore disponibili, il tempo occorrente per lo spostamento da piazza Montecitorio ad un aeroporto, quello per il viaggio aereo (3-4 ore circa tra andata e ritorno), ed il tempo, infine, dopo l’atterraggio, per raggiungere, anche stavolta in piena ora di punta (17-17,30), Palazzo Chigi per la seduta del Consiglio dei Ministri.

Ora, alla vigilia di un impegno governativo di rilievo quale, appunto, una seduta del Consiglio dei Ministri, gia’ convocata da tempo per le ore 18, e nel pieno di una crisi di governo, ed al di la’ di tutte le altre considerazioni che escludono la fondatezza della tesi accusatoria, riesce davvero poco credibile ed irragionevole che una delle massime cariche istituzionali dello Stato si sottragga per circa 5 ore ad ogni controllo ed effettui un viaggio da Roma a Catania, senza scorta, per le motivazioni gia’ esposte.

Se proprio si deve entrare nell’ottica accusatoria appare evidente che tali motivazioni – delle quali non vi e’ alcuna conoscenza salvo la presunta riferita volonta’ dell’imputato di conoscere Nitto Santapaola - dovevano essere cosi’ impellenti e di tale essenziale importanza da potere essere anteposte persino ad un Consiglio dei Ministri.

Si consideri al riguardo che non si trattava di andare fuori citta’ in auto per qualche ora, ma addirittura di spostarsi sul territorio nazionale con un aereo (e quelli gia’ presi in esame impiegavano come si e’ detto un paio d’ore per la tratta Ciampino – Roma ed altrettanto per il ritorno, coprendo dunque circa 4 delle 5 ore a disposizione), con la conseguenza che, una volta raggiunta Catania, non poteva neppure escludersi che, per il rientro, insorgessero difficolta’ di natura tecnica o persino problemi meteorologici che potessero rendere difficile, ritardare o impedire il tempestivo e puntuale rientro in sede.

In una ipotesi del genere una seduta del Consiglio dei Ministri gia’ convocata poteva correre il rischio di essere ritardata o addirittura annullata e la cosa certamente non sarebbe rimasta senza conseguenze.

Occorre peraltro sottolineare che, a differenza di quanto gia’ esposto con riferimento alla data dell’1 luglio 1979 (per il quale sono state rinvenute tracce documentali di "possibili" voli), per il giorno in esame (25 giugno 1979) il P.M. non ha invece indicato alcun volo, ne’ di andata (Roma – Catania), ne’ di ritorno (da Catania), con la conseguenza che, ove si seguisse la tesi accusatoria, si dovrebbe ipotizzare un viaggio del quale si sia dolosamente fatto sparire ogni riscontro documentale, con la necessaria complicita’ e connivenza di innumerevoli persone (dalle scorte al personale addetto sia all’aeroporto di partenza che a quello di arrivo).

E’ di tutta evidenza che si tratta di una mera ipotesi assolutamente inidonea ad essere posta come fondamento della ricostruzione di un fatto la prova del quale necessita invece di incontestabili elementi dimostrativi.

Ne’ puo’ trascurarsi di sottolineare che si tratterebbe in ogni caso del viaggio di un Presidente del Consiglio in carica ovvero di una delle massime cariche istituzionali dello Stato.

E deve rammentarsi che siamo in un periodo (estate del 1979) nel quale l’attacco del terrorismo alle Istituzioni dello Stato aveva ormai raggiunto livelli di pericolosita’ mai toccati prima sol che si pensi al sequestro ed all’uccisione dell’on.Aldo Moro e della scorta da parte delle Brigate Rosse, avvenuto appena un anno prima, ed allo stillicidio quotidiano di omicidi ed attentati che affliggevano il Paese.

Si consideri che appena poche settimane prima, proprio alla vigilia del primo anniversario della uccisione di Aldo Moro, i servizi segreti avevano segnalato personalmente all’on.Andreotti la possibilita’ di un azione terroristica ai danni suoi e di Zaccagnini (cfr il libro "Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79" alla data del 5 maggio) e che a meta’ luglio di quell’anno venne ucciso a Roma il Colonnello dei Carabinieri Antonio Varisco.

Risulta allora di pregnante rilievo la testimonianza resa al dibattimento dall’Ambasciatore Riccardo Sessa il quale ha dichiarato di avere iniziato a collaborare con il Sen.Andreotti nel 1976 quando era Presidente del Consiglio, quale addetto all'ufficio del Consigliere Diplomatico del Presidente del Consiglio dei Ministri, e di avere proseguito la sua collaborazione (con il solo intervallo dal febbraio 1978 all’autunno del 1983) fino al giugno del 1992, passando dopo ad altro incarico, e dunque complessivamente per oltre 10 anni (1976-1978 e 1983-1992).

In particolare il Sessa e’ stato dal 1983 componente del Gabinetto del Ministro, quando Andreotti era il titolare del Dicastero degli Esteri; quindi, dal luglio 1989 al giugno del 1992, nel governo presieduto da Andreotti, il Sessa e’ stato nominato Capo della Segreteria del Presidente del Consiglio.

Esaminato all’udienza del 14 luglio 1998, il Sessa, soggetto che ha ricoperto e tuttora ricopre incarichi di particolare rilievo (oggi e’ Ambasciatore d’Italia presso la Repubblica Federale di Jugoslavia) e della cui attendibilita’ non vi e’ motivo alcuno di dubitare, ha fornito importanti elementi di valutazione ai fini della comprensione sia delle modalita’ di effettuazione di viaggi da parte dell’imputato, prima come Ministro degli Esteri e poi, soprattutto, come Presidente del Consiglio (pag.40), sia in relazione ai sistemi di sicurezza approntati a tutela dell’imputato sin dalla meta’degli anni ’70 (pag.129):

AVVOCATO SBACCHI:

Mi scusi, i viaggi del Senatore ANDREOTTI, a proposito dei viaggi, gli spostamenti come venivano eseguiti? Cioè se si occupava pure lei di questo?

SESSA RICCARDO:

Tutti i viaggi che il Senatore ANDREOTTI ha compiuto nel periodo in cui era Presidente del Consiglio, sono stati organizzati da me e nel periodo in cui era Ministro degli esteri direi nella fase finale, perché la mia attività di capo dell'ufficio rapporti con il Parlamento mi ha portato, come dicevo prima, ad essere particolarmente vicino e assiduo nei confronti del Ministro degli Esteri, specie per quanto riguardava i rapporti con gli altri organi costituzionali e quindi ero di fatto il collaboratore che più era vicino, quindi alla fine mi trovavo a dover coordinare quanto meno coordinare l'organizzazione dei viaggi che poi materialmente era gestita da altri uffici, da altre strutture.

AVVOCATO SBACCHI:

Comunque lei sapeva quando il Presidente doveva partire?

SESSA RICCARDO:

Certo.

AVVOCATO SBACCHI:

Lo organizzava, programmava lei?

SESSA RICCARDO:

Come ho detto nel periodo della Presidenza del Consiglio tutti gli spostamenti erano se non organizzati comunque coordinati e gestiti da me in collaborazione con i vari uffici cerimoniale, Polizia eccetera.

AVVOCATO SBACCHI:

Sì. Le risulta che il Presidente sia partito, diciamo, fuori da questo… ecco per essere più chiari.

SESSA RICCARDO:

Schema.

AVVOCATO SBACCHI:

Sì.

SESSA RICCARDO:

Mai.

AVVOCATO SBACCHI:

Mai.

SESSA RICCARDO:

Nella maniera più assoluta, era assolutamente impossibile per qualunque personaggio che ricopra la funzione di Presidente del Consiglio è matematicamente impossibile. Ma soprattutto per un uomo come il Presidente ANDREOTTI che da 30 anni a questa parte si muove secondo… si muoveva ma in parte ancora oggi secondo degli schemi estremamente precisi, estremamente organizzati e gestito, non fosse altro, sotto il profilo della sicurezza, che era uno degli aspetti che anche coordinavo io.

AVVOCATO SBACCHI:

Ecco, con riferimento al profilo della sicurezza, che è un aspetto che coordinava lei, il Presidente ha sempre avuto scorte, servizi di scorta?

SESSA RICCARDO:

Da quando io ho cominciato a lavorare con lui, come le dicevo, dal 76 il Presidente è sempre stato ininterrottamente assistito da personale dell'Arma dei Carabinieri in servizio di tutela e di scorta ravvicinata, sotto casa, al pianerottolo davanti l'abitazione, in qualunque momento, di giorno e di notte, in qualunque spostamento privato, istituzionale, in Italia e all'estero.

AVVOCATO SBACCHI:

Spostamenti senza scorta non ce ne sono stati?

SESSA RICCARDO:

A mia conoscenza non ce ne sono mai stati ed escludo… mi sento di poter escludere che possano essere avvenuti spostamenti del Presidente ANDREOTTI senza scorta.

Proprio con riferimento ai servizi di scorta deve soltanto evidenziarsi che all’esito delle approfondite indagini compiute, sono stati individuati ed indicati dal P.M., attraverso la testimonianza del teste Pulizzotto, nell’arco di poco meno di un ventennio, soltanto 4 viaggi asseritamente compiuti dall’imputato senza scorta:

  1. Il 20 novembre 1988 ad Algeri
  2. Dal 31 agosto al 10 settembre 1989 a Nizza
  3. Dal 30 marzo al 2 aprile 1991 a Nizza
  4. Dal 23 agosto al 4 settembre 1991 a Nizza

Ebbene, si tratta solo di 4 viaggi all’estero, dovendosi altresi’ evidenziare che i tre soggiorni a Nizza ricadono in periodi nei quali il Sen.Andreotti, pur in ferie in Francia, era comunque Presidente del Consiglio di guisa che, al di la’ delle ulteriori considerazioni gia’ emerse in sede di controesame da parte della difesa (udienza 12 novembre 1997 pagg.41 e ss.) circa la presenza o meno sul luogo di personale di scorta, deve certamente escludersi che il paese ospitante (Francia) non sia stato allertato e non abbia predisposto, per l’importante uomo di governo in vacanza nel suo territorio, alcuna misura di sicurezza anche mediante i propri servizi di sicurezza (circostanza peraltro confermata dal teste Sessa come appresso si dira’).

Nessun accertamento peraltro e’ stato compiuto proprio su questo tema di cosi’ rilevante importanza (udienza 12 novembre 1997 pag.51):

AVV. BONGIORNO: Stiamo stabilendo se ANDREOTTI era senza scorta in FRANCIA o meno. Io le sto chiedendo: lei ha fatto accertamenti presso il consolato italiano in FRANCIA al fine di verificare se era stata comunicata la presenza del senatore ANDREOTTI e se era stata allertata la gendarmeria francese?

M.llo POLIZZOTTO: No.

AVV. BONGIORNO: Quindi non lo so. Però lei definisce "senza scorta" il viaggio.

Quanto al viaggio in Algeria, compiuto dall’imputato nel 1988 nella qualita’ di Ministro degli Esteri, e’ sufficiente rilevare che la scorta del Sen.Andreotti, pur non essendo presente a bordo del velivolo, lo accompagno’ fino all’aereoporto e qui lo attese al rientro dall’estero.

Per quanto riservato fosse il viaggio in questione, puo’ escludersi che in Algeria gli spostamenti e gli incontri del Ministro degli Esteri italiano siano avvenuti senza alcuna misura di sicurezza e vigilanza da parte delle Autorita’ algerine.

Cio’ che preme sin d’ora evidenziare e’ che comunque non e’ stato trovato alcun viaggio dell’imputato in Italia avvenuto senza scorta.

E per concludere le anticipazioni su tale tema di prova, deve altresi’ confutarsi la tesi prospettata dall’accusa secondo cui anche il teste Sessa avrebbe confermato, sia pure incidentalmente, l’esistenza di viaggi compiuti da Andreotti senza scorta.

Interrogato sul punto, infatti, l’Ambasciatore Sessa ha cosi’ risposto (udienza del 14 luglio 1998 pag.65):

PUBBLICO MINISTERO:

Le risulta che il Senatore ANDREOTTI nella qualità di Presidente del Consiglio abbia effettuato degli spostamenti senza il personale di scorta dei Carabinieri?

SESSA RICCARDO:

Guardi… adesso posso fare ulteriormente mente locale, alla sua domanda rispondo innanzi tutto non mi risulta, per i motivi che ho detto prima la ritengo altamente improbabile, se è necessario posso fornire spiegazioni sui motivi per i quali ritengo altamente improbabile uno spostamento.…

PRESIDENTE:

Resta un giudizio questo altamente improbabile.

SESSA RICCARDO:

Per questo…

PRESIDENTE:

Un suo giudizio, lei deve dire se risulta e citare fatti.

SESSA RICCARDO:

A domanda ho detto non mi risulta ma posso spiegare perché non mi risulta e perché era impossibile.

PUBBLICO MINISTERO:

Le ho fatto questa domanda perché noi abbiamo acquisito in questo docu… in questo dibattimento molti documenti.

AVVOCATO COPPI:

Molti?

PUBBLICO MINISTERO:

Molti documenti. Tra questi documenti ve n'è uno, esattamente il documento 1983 della lista del 9 giugno 97 da cui risulta che il 28 agosto 1991 ANDREOTTI va Nizza diretto a Beaulieu e proprio in questo documento che è stato acquisito è scritto: messaggio in copia Carabinieri Nucleo Scorte Roma, 23 agosto 91 at ore 16 e 30, Onorevole Giulio ANDREOTTI partirà per Roma Ciampino in aereo diretto a Beaulieu Nizzza, rinunciando dispositivo sicurezza questo nucleo. Il Comando Generale dei Carabinieri, documento 78 bis, ha confermato questo dato, perché nell'elenco dei viaggi che ci ha trasmesso da cui risultano i militari di scorta che di volta in volta accompagnano ANDREOTTI, c'è scritto per questo viaggio senza scorta. Quindi le chiedo, questo è un episodio che risultava a sua conoscenza?

SESSA RICCARDO:

Guardi, questo viaggio del 91 a Nizza, io adesso ho una memoria buona, non sono un computer, però non è una cosa che mi sorprende perché normalmente lui… il Senatore ANDREOTTI trascorreva sempre alcuni giorni sempre nello stesso posto in Costa Azzurra sempre presso le stesse persone.

PUBBLICO MINISTERO:

Erano, mi scusi?

SESSA RICCARDO:

Erano dei suoi amici.

…………

SESSA RICCARDO:

Sì, ma perché guardi… quando lui si recava in Costa Azzurra, lui aveva un servizio di sicurezza e di vigilanza che cercavamo di ridurre allo stretto indispensabile, che era assicurato sul posto dalla Polizia francese. Io personalmente o a volte per il tramite del Ministero degli Esteri segnalavo all'Ambasciata di Italia a Parigi il giorno, ora, mezzo di partenza del Presidente ANDREOTTI, del Presidente del Consiglio, attraversamento della frontiera in modo che la Polizia francese lo potesse prendere in carico, con la raccomandazione sempre, anche scritta, che il servizio non fosse particolarmente appariscente, in quanto il Senatore ANDREOTTI cercava nella misura del possibile di liberarsi dall'affanno e dall'angoscia della presenza continua di decine e decine di persone. Aggiungo però che lui si portava sempre con se un uomo della sua scorta, il quale come spesso facevano negli ultimi anni, non notificava formalmente per non dover poi richiedere al proprio ente di appartenenza il foglio di viaggio e si prendeva una licenza ordinaria. Questo uomo viaggiava con l'autovettura privata del Presidente del Consiglio, perché lui quando andava in vacanza rifiutava, malgrado che io glielo avessi insistentemente richiesto, di utilizzare l'autovettura demaniale alla quale aveva diritto e si spostava con la propria auto privata e questo è uno dei militari dell'Arma della scorta, erano i soliti autisti, quindi un anno toccava ad uno, un anno toccava all'altro. Partivano il giorno prima per andarlo ad aspettare alla stazione, tutto questo è tranquillamente documentabile, perché come le ho detto, noi informavamo le autorità francesi da Parigi informavano l'autorità di frontiera, perché questo militare dell'Arma attraversava la frontiera con una… un'arma, che noi regolarmente denunciavamo alle autorità francesi nei modi e nelle forme previste, quindi notificando il modello, i numeri di proiettili che l'uomo portava appresso e quindi con una registrazione meticolosa dell'ingresso di questo signore in territorio e francese e della sua successiva uscita. Spostamento, quindi il Presidente del Consiglio viaggiava fisicamente da solo in aereo fino a dove, può immaginare, era accompagnato fino alla scaletta dell'aereo da un… dagli uomini della sua scorta ed era rilevato alla discesa da questo militare dell'arma che era andato a prenderlo e lo stesso avveniva quando si muoveva in treno, anche se in genere quando faceva i viaggi in treno per motivi privati, c'era sempre uno o due militari della sua scorta.

(pag.122)

AVVOCATO COPPI:

Adesso rapidissimamente proprio, o 6 o 7 domande e ho esaurito il mio compito e il suo tormento; dunque, innanzitutto il problema della riduzione delle scorte per i viaggi all'estero. Lei ha detto che, quando viaggiava all'estero, il Senatore ANDREOTTI riduceva la scorta, anche perché veniva accompagnato fino all'aereo dalla scorta nazionale e poi prelevato. Questa prassi della riduzione delle scorte, avveniva – sempre per quanto a lei risulta – solo con riferimento a questi spostamenti all'estero e per queste ragioni di vacanza, per queste ragioni private o avveniva anche in Italia.... o in Italia veniva seguita una prassi diversa?

SESSA RICCARDO:

Guardi.... io posso parlare.. per quanto mi riguarda, direttamente del periodo della Presidenza del Consiglio, perché questa era un'attività che gestivo

AVVOCATO COPPI:

Sì, sì... con riferimento... apposta le ho sempre chiesto le risulta...

SESSA RICCARDO:

La presenza della scorta al seguito del Senatore ANDREOTTI è stato un argomento che mi ha creato le maggiori inimicizie tra il personale della scorta ed è stato forse l'unico motivo di attrito tra me e il Senatore ANDREOTTI, ritenendo io che fosse assolutamente necessario che in determinati luoghi lui si accompagnasse come minimo da un paio di persone della sua scorta, cosa che lui non voleva fare perché diceva sempre ma uno è sufficiente, ma cosa viene a fare, siamo tutti sotto la mano del Signore... lì la discussione verteva soprattutto sul dispositivo di sicurezza che veniva messo in atto e che ovviamente ricadeva sotto la intera responsabilità delle Autorità di Polizia della località dove noi ci recavamo, ma nel convincimento delle Autorità di Polizia di Roma, quindi del nucleo scorte di Roma e quindi poi degli uomini addetti alla vigilanza del Senatore ANDREOTTI e mio; il sistema più efficace rimane sempre quello della scorta ravvicinata che possono fare solo uomini che hanno una dimestichezza e quindi questo mi spingeva a cercare di portarmi almeno due, cosa che riuscimmo ad ottenere per l'Italia

AVVOCATO COPPI:

Ecco, io questo....

SESSA RICCARDO:

Perché....

AVVOCATO COPPI:

A me interessava soprattutto sapere per l'Italia…

SESSA RICCARDO:

In Italia, non le nascondo…

AVVOCATO COPPI:

Perché poi i problemi di questo processo…

SESSA RICCARDO:

Due, a volte tre, a volte anche quattro, perché malgrado…

AVVOCATO COPPI:

Scusi, questo sia che viaggiasse, scusi se la interrompo ma poi noi sappiamo le cose che ci interessano, quindi mi permetto di interromperla per concentrare la risposta sui temi che ci interessano. Quindi per quanto riguarda l'Italia, sia che gli spostamenti fossero per automobile, per treno o per aereo c'era sempre una scorta per quanto a lei risulta?

SESSA RICCARDO:

Guardi io mi sono mosso con il Senatore ANDREOTTI in treno, in aereo, in automobile, in nave, in elicottero, in tutti i mezzi.

AVVOCATO COPPI:

Parliamo dell'Italia.

SESSA RICCARDO:

In Italia, stiamo parlando solo di Italia. È sempre stato… accompagnato da due, tre, a volte anche quattro, quando andavamo in macchina in genere noi portavamo una nostra macchina, la seconda macchina di scorta con il personale dell'Arma per ovvi motivi di collegamento, che era anche lui dell'Arma, che usava apparati ricetrasmittenti sintonizzati sulle stesse frequenze, che poi a loro volta si sintonizzavano con la macchina dei Carabinieri che era davanti, quindi questo… In aereo, in treno, normalmente nello scompartimento a fianco del treno presidenziale c'era…

AVVOCATO COPPI:

D’accordo.

SESSA RICCARDO:

Due militari dell'Arma.

L’affermazione incidentale del teste Sessa, valorizzata dal P.M. in requisitoria, secondo cui si potranno anche "trovare" altri viaggi senza scorta dell’on.Andreotti (udienza 14 luglio 1998 pag.80), deve essere quindi in ogni caso riferita, cosi’ come esplicitato dal Sessa stesso, ad eventuali viaggi all’estero e mai a spostamenti comunque compiuti sul territorio nazionale, dei quali infatti il P.M. non e’ riuscito a trovare traccia alcuna.

 

SESSA RICCARDO:

No, la mia spiegazione alla sua domanda è non c'è spiegazione, perché io non ricordo questo particolare, le ho detto che non mi sorprende, perché come quello… se lei va a cercare sicuramente ne troverà altri, specialmente in quel periodo quando il Senatore ANDREOTTI era particolarmente restio ad ammettere l'esigenza di doversi fare accompagnare, a riconoscere l'esigenza di doversi fare accompagnare anche all'estero dal personale della scorta, ne troverà altri.

Ma su un altro punto la deposizione del teste Sessa e’ stata quanto mai rilevante.

Egli ha infatti riferito diffusamente anche sull’onere dell’ininterrotta reperibilita’ che grava su un Presidente del Consiglio (pag.129):

AVVOCATO COPPI:

..A lei è mai capitato di cercare il Senatore ANDREOTTI e di non trovarlo, di non sapere dove fosse?

SESSA RICCARDO:

Mai.

AVVOCATO COPPI:

Mai.

SESSA RICCARDO:

Nella maniera più assoluta.

AVVOCATO COPPI:

Vorrei sapere, esiste…

SESSA RICCARDO:

Anche perché era sempre raggiungibile, perché poi…

AVVOCATO COPPI:

Sì, sì a questo dobbiamo…

SESSA RICCARDO:

Da quando poi sono usciti questi…

AVVOCATO COPPI:

Esatto, a questo dobbiamo arrivare. Allora io vorrei sapere se, ed è praticamente mi pare proprio l'ultima domanda, esisteva una prassi oppure un regolamento, oppure addirittura una normativa in base alla quale il Presidente del Consiglio o il Ministro degli Esteri dovessero lasciare la loro reperibilità ed eventualmente l'ufficio a cui doveva essere lasciata la reperibilità? La domanda è con riferimento ad esempio a questi viaggi lampo che venivano fatti in Algeria eccetera, abbiamo visto che comunque la partenza era segnalata presso l'aeroporto ma non è questo a cui io faccio riferimento. Io vorrei sapere scoppiava un terremoto, una guerra civile, qualche cosa, il Presidente del Consiglio o il Ministro degli Esteri per prassi, per regolamento o per normativa dovevano far sapere e a chi dove si trovavano in modo da poter essere raggiunti in qualsiasi momento?

SESSA RICCARDO:

Allora…

AVVOCATO COPPI:

Sono stato chiaro con la domanda?

SESSA RICCARDO:

Chiarissimo. Allora, per regolamento o normativa ogni membro del Governo che si deve allontanare dal territorio dello stato o teoricamente che si deve allontanare anche da Roma e quindi è assente a impegni parlamentari lo deve notificare alla Presidenza del Consiglio. Esistono…

AVVOCATO COPPI:

E il Presidente del Consiglio?

SESSA RICCARDO:

E il Presidente del Consiglio deve dare l'autorizzazione all'assenza dall'Italia di un membro del Governo. Esiste…

AVVOCATO COPPI:

E il Presidente del Consiglio per se stesso?

SESSA RICCARDO:

No, il Presidente del Consiglio per se stesso non può…

…………

SESSA RICCARDO:

Quindi, qualunque membro del Governo che deve assentarsi, deve chiedere l'autorizzazione al Presidente del Consiglio.

AVVOCATO COPPI:

Assentarsi da Roma, anche per spostarsi in Italia?

SESSA RICCARDO:

Anche per spostarsi in Italia, se sono impegni legati all'attività istituzionale.

AVVOCATO COPPI:

D’accordo.

SESSA RICCARDO:

In periodi particolari la Presidenza del Consiglio è in grado in base alle circolari di impedire l'allontanamento dall'Italia o da Roma, in particolare quando ci sono delle votazioni particolarmente importanti…

AVVOCATO COPPI:

Scusi, lei ha parlato di allontanamento per motivi istituzionali.

SESSA RICCARDO:

Motivi istituzionali…

AVVOCATO COPPI:

Ma il Ministro degli Esteri che decidesse di andare in vacanza a Torino o a Palermo deve comunque far sapere dove va?

SESSA RICCARDO:

È previsto dagli… Sulla vacanza normalmente la… lì è un problema di prassi, il Ministro degli Esteri come altri tre, quattro Ministri che svolgono i compiti più delicati nella compagine governativa è buona regola che chiedano al Presidente del Consiglio, allora guarda io qui se non ti dispiace me ne vado una settimana, e di regola si informa il Presidente del Consiglio o si informa il Presidente della Repubblica, quando uno si allontana per motivi di vacanza.

AVVOCATO COPPI:

Quindi a maggior ragione una reperibilità c'è sempre evidentemente.

SESSA RICCARDO:

La reperibilità è una delle disgrazie che si portano appresso chi sceglie di fare una vita tale per cui ha degli incarichi… anch'io che non sono Ministro sono soggetto ad una reperibilità. Per quanto riguarda un Ministro o un Presidente del Consiglio prima dell'entrata, prima dell'avvento di questi infernali telefoni cellulari esisteva ed esistete tuttora la famosa batteria del Viminale e il centralino della Presidenza del Consiglio, che sono tuttora le due grandi centrali telefoniche alle quali ogni membro del Governo o personalità pubblica o comunque istituzionale lascia il proprio recapito e loro sono in grado… erano comunque ancora oggi sono in grado di raggiungere. Lì si lasciava la reperibilità, per cui quando lei aveva esigenza di mettersi in contatto con il Presidente ANDREOTTI era abilitato, perché non lo vietava nessuna circolare, sono l'avvocato COPPI, chi è poi se lo vede il Senatore ANDREOTTI, vorrei cercare il Senatore ANDREOTTI, allora loro chiamano e dicono, abbiamo in linea l'avvocato COPPI, chi è? Non lo so, non ci voglio parlare, oppure passatemelo. Loro devono sapere in qualunque momento dove si trova un membro del Governo, specialmente quando parliamo di un Ministro degli Esteri o di un Presidente del Consiglio.

Alla stregua di tutte le suesposte considerazioni emerge dunque con assoluta chiarezza che anche l’unico giorno indicato dal P.M. (lunedi’ 25 giugno 1979) nel periodo di riferimento del teste Di Maggio (20 giugno – 30 giugno 1979) risulta del tutto incompatibile con la tesi dell’effettuazione di un viaggio "lampo" a Catania.

La testimonianza del Sessa avvalora la tesi dell’assoluta impossibilita’ di un viaggio compiuto il giorno 1 luglio 1979 con le modalita’ adombrate dal P.M. che avrebbero comportato l’assenza del Sen.Andreotti dalla capitale (e dai suoi impegni di Presidente del Consiglio in carica a quell’epoca) in un caso (rientro via Pescara) per quasi 8-9 ore, e nel secondo caso (rientro da Catania alle ore 4 della notte) non solo per quasi tutta la giornata dell’1 luglio 1979 (dalle ore 11 circa) ma addirittura fino alle prime ore del mattino successivo.

Deve dunque concludersi che Giulio Andreotti non poteva essere e non era a Catania dinanzi all’Hotel Nettuno quel pomeriggio di fine giugno del 1979 in cui il teste Vito Di Maggio assume di averlo visto.

Ne consegue che il teste, in quei pochi secondi che afferma di avere osservato, identificandola per l’On.Andreotti, la persona seduta all’interno della vettura nel parcheggio antistante l’albergo, sia incorso ancora una volta (come per i casi gia’ citati di Buscetta e Pulvirenti) in un errore.

L’esame del tema di prova potrebbe anche concludersi qui in quanto la materiale impossibilita’ di effettuazione del contestato viaggio nel periodo indicato consentirebbe di trascurare la disamina delle ulteriori risultanze processuali, quali le dichiarazioni degli altri protagonisti del riferito episodio (Urso, gli autisti, Ridolfo).

Ma deve comunque essere presa in esame la testimonianza del Di Maggio anche nella parte in cui egli assume che la presenza dell’on.Andreotti in quell’occasione non sarebbe stata soltanto da lui asseritamente notata, ma anche preannunciata dallo stesso Nitto Santapaola.

Giova rammentare infatti che il capomafia catanese, nella ricostruzione dell’episodio fattane dal Di Maggio, aveva riferito a quest’ultimo, ancor prima dell’arrivo dell’On.Urso e dell’On.Lima, che stava arrivando un pezzo grosso da Roma che voleva conoscerlo e che si trattava dell’On.Andreotti:

DI MAGGIO V.:…un giorno che stavamo prendendo qualcosa e mi disse dice, sai, dice, in questo periodo mi vogliono conoscere, tutti mi vogliono conoscere. Alchè io le risposi meglio così perchè così gli affari vanno, vanno meglio, più amicizie si ha, più macchine si possono vendere insomma. Basta poi... più una cosa dall'altra, dice sai sta venendo un pezzo... mi vengono persone da Roma pure per conoscere. Ah, ci dissi va bene. Dopo possono essere passati un quarto d'ora è arrivato l'onorevole Urso con l'autista. Io andai incontro all'onorevole Urso, l'ho salutato: onorevole come sta? Perchè lo conoscevo perchè era venuto altre volte alla Perla Ionica, assieme al suo autista. Come sta? Bene. Dico oh, ma che ci fa qua. Dice, sai sta arrivando l'onorevole Lima. Dico ah, bene. Perciò ritornai, lasciai all'onorevole Urso che si è messo a braccetto con il signor Ridolfo e passeggiavano nella hall perchè e... parlavano di cose delicate in quanto quel periodo, il padre del signor Ridolfo era in galera che era consigliere comunale al comune di Acireale, aveva avuto delle disavventure, non so di che genere, allora io per delicatezza mi sono allontanato e lasciai a loro due parlare e ritornai con Nitto Santapaola. Gli disse, guarda, c'è l'onorevole Urso, sta arrivando l'onorevole Lima, alchè lui mi disse, dice, si, sta arrivando pure dice l'onorevole Andreotti.

………

P.M.: …Ricorda, può essere assolutamente preciso sulle parole che disse il Santapaola?

DI MAGGIO V.: Mi ha detto queste testuali parole, dice: sta arrivando un pezzo grosso di Roma, l'onorevole Andreotti.

P.M.: Questa fu la frase esatta che disse il Santapaola.

DI MAGGIO V.: In dialetto questa.

PRESIDENTE: Quindi le disse, dico non solo disse un pezzo grosso di Roma, ma fece anche il nome?

DI MAGGIO V.: Nome di Andreotti.

…………

DI MAGGIO V.: Ha detto queste testuali parole in Catanese, ha detto dice: sta arrivando un pezzo grosso, sta arrivando pure un pezzo grosso di Roma, che si... Andreotti.

Ma proprio in relazione a tali riferite affermazioni del Santapaola si impongono alcune doverose considerazioni.

Per completezza di esposizione deve in primo luogo rammentarsi che sia l’On.Urso, sia il suo autista Michelangelo Cristaldi, hanno escluso l’episodio raccontato dal teste, ciascuno per la parte asseritamente assegnata loro dal Di Maggio.

Ma da tali dichiarazioni negative puo anche prescindersi tenuto conto del fatto che, ove l’episodio fosse vero, entrambi avrebbero tutto l’interesse a mentire dovendo in caso contrario ammettere una loro frequenza di rapporti e incontri con Nitto Santapaola.

Deve soltanto evidenziarsi, ai fini della piu’ complessiva credibilita’ della vicenda, che la presenza in un incontro nel quale si riunivano il vertice romano (Andreotti) e quello siciliano (Lima) della corrente andreottiana, anche dell’On.Urso, notoriamente appartenente ad altra corrente ("gullottiani") della Democrazia Cristina, suscita gia’ qualche riserva (l’On.Urso aderira’ alla corrente andreottiana solo negli anni ‘90, alla morte del suo capocorrente)..

Una maggiore affidabilita’ deve essere invece attribuita ai testi Giovanni Gallenti e Stefano Ridolfi sulla cui attendibilita’ il P.M. si e’ limitato ad affermare che, trattandosi di operatori commerciali che vivono e lavorano a Catania, e che hanno subito taglieggiamenti da parte della mafia, avrebbero "seri motivi per tacere".

Ma si tratta di una generalizzazione che non puo’ essere condivisa anche perche’, cosi’ come riconosciuto dal P.M., entrambi hanno offerto riscontri in ordine a numerose circostanze riferite dal Di Maggio.

E cosi’ il Gallenti ha ammesso le frequenti presenze all’Hotel Perla Jonica sia di Benedetto Santapaola che di Giuseppe Calderone, quest’ultimo presentatogli come una "persona per bene, di riguardo" dai fratelli Costanzo.

Il Gallenti ha persino riferito che alla morte di Calderone gli fu detto da Carmelo Costanzo che proprio Nitto Santapaola ne prendeva il posto al vertice della mafia (pag.248 udienza 29 gennaio 1997):

P.M.: …E lei ha conosciuto Benedetto Santapaola?

GALLENTI G.: L'ho conosciuto dopo sa... dopo Calderone.

P.M.: Uh, come l'ha conosciuto e in quale circostanza?

GALLENTI G.: L'ho conosciuto perchè mi è stato detto che questo Nitto prendeva il posto di Calderone a Catania.

P.M.: In che senso prendeva il posto?

GALLENTI G.: Cioè avendo ucciso Calderone il Nitto Santapaola si sostituiva a lui come capo o della Cupola, come lo volete chiamare non lo so, capo della zona di tutti...

P.M.: Ho capito. Ricorda chi le disse che Santapaola era subentrato a Calderone?

GALLENTI G.: Mi è stato detto da uno dei Costanzo e mi hanno detto, dice... dico ma peccato che hanno ammazzato, dico... u ziu Peppinu, lo chiamavano tutti u ziu Peppinu, che era un uomo... almeno quando uno ci parlava, un uomo troppo... amaliabile, troppo buono di carattere, non è che era una persona che faceva pesare la sua, il suo peso o la sua autorità, molto modesto. E allora così mi hanno detto, dice, ma sai, dice, l'hanno ucciso perchè era contro la droga e il sequestro delle persone, mi fu detto. Dice ora, dice, c'è Nitto, dice, che ha preso il suo posto.

P.M.: Questo glielo disse Carmelo o Pasquale Costanzo?

GALLENTI G.: Carmelo.

P.M.: Carmelo. Che ha preso il suo posto. E Santapaola cominciò a frequentare la Perla Ionica?

GALLENTI G.: Si, poi veniva sua moglie, prendeva l'appartamento per 3... quasi tutti gli anni per 3, 4 mesi.

A fronte di una dichiarazione di tal genere da parte del Gallenti con la quale sostanzialmente si attribuisce al Santapaola – pur attraverso le parole del Costanzo - il ruolo di successore di Giuseppe Calderone al vertice di Cosa Nostra a Catania, non si comprende per quale ragione il teste, che ha ammesso la continua presenza del predetto Santapaola all’Hotel Perla Jonica da lui gestito, avrebbe dovuto invece tacere su una presenza di questi anche presso l’Hotel Nettuno della quale avesse avuto conoscenza, se non direttamente, almeno da parte del suo socio Stefano Ridolfo, ovvero da parte dello stesso Di Maggio.

Deve, infatti, a tal riguardo evidenziarsi che proprio secondo il Gallenti, Vito Di Maggio, la cui presenza fu da lui imposta al suo nuovo socio Ridolfo all’atto dell’apertura dell’Hotel Nettuno nell’aprile del 1979, era solito ogni sera, alla fine del lavoro, tornando a dormire alla Perla Jonica, relazionare sull’andamento della giornata e del lavoro nel nuovo albergo ("Era il maitre della Perla Ionica…. quando io ho preso l'hotel Nettuno l'ho trasferito lì perchè per... per potere metterci un professionista che per servire, cioè per incominciare la gestione lì e ci ho messo a luimi relazionava Vito Di Maggio, tutte le sere perchè poi... lui lavorava lì, però la sera veniva a dormire alla Perla Ionica": cfr. udienza del 29 gennaio 1997).

Ebbene, sebbene il Di Maggio godesse, almeno nei primi tempi, della massima fiducia da parte del Gallenti, ne’ lui, ne’ peraltro il suo socio Ridolfo, ebbero mai a riferirgli di presenze di Santapaola all’Hotel Nettuno, ne’ dell’asserito fugace passaggio da quel posto dell’on.Andreotti (pagg.278-283):

BONGIORNO G.: Lei ha detto... ha detto che per un certo periodo, comunque è stato gestore dell'hotel Nettuno, nell'ambito di questo periodo c'era anche il Giugno '79 se non ricordo male.

GALLENTI G.: Si, si, si e da poco era aperto.

BONGIORNO G.: Senta, lei ha detto anche che Di Maggio le faceva delle relazioni serali.

GALLENTI G.: Si.

BONGIORNO G.: Rispetto a quello che ha cap... che cad... che accadeva all'hotel Nettuno?

GALLENTI G.: Si, di solito mi diceva se erano venuti clienti, se c'era qualcuno stato al ristorante a mangiare, tutte queste cose mi raccontava.

BONGIORNO G.: Eh, il Di Maggio le ha mai riferito, nel corso di queste relazioni serali, di avere visto davanti l'hotel Nettuno il senatore Giulio Andreotti?

GALLENTI G.: Io l'ho sentito dire la prima volta quando mi hanno interrogato, mai sentito dire.

…………

AVV. SBACCHI: E non ha... ha detto mai a lei che era venuto l'onorevole Andreotti?

GALLENTI G.: Ma assolutamente, veramente.

AVV. SBACCHI: No.

GALLENTI G.: Uno deve essere onesto, deve dire la verità, mai.

AVV. SBACCHI: Non era vero.

GALLENTI G.: Anche per il personaggio che era, se veniva Andreotti lo sapeva tutta l'Acireale e tutto Catania.

E che il Di Maggio – descritto da entrambi i suoi datori di lavoro come persona "che parlava molto" - non abbia invece riferito nulla, neppure per cenni, al Gallenti, nel corso di quelle "relazioni serali" o anche solo conversando, ne’ al Ridolfo, in ordine alla presenza del Sen. Andreotti rilevata quel pomeriggio nel parcheggio antistante l’Hotel Nettuno, appare affermazione piuttosto singolare se si considera che, proprio per stessa ammissione del Di Maggio, egli non aveva ritenuto trattarsi di argomento o vicenda sulla quale mantenere un qualche riserbo.

Il Di Maggio ha persino affermato nel corso del suo esame dibattimentale che l’avere visto di persona quell’unica volta nella sua vita il Sen.Andreotti (non solo uno dei piu’ noti uomini politici, ma addirittura l’allora Presidente del Consiglio in carica), ed avere appreso che stava per incontrarsi con Nitto Santapaola di cui per sua stessa ammissione conosceva il notevole spessore criminale ("il signor Gallenti mi ha detto che lui, era lui quello che comandava e bisognava darci tutto quello che voleva, così"), era per lui una cosa "normalissima" (udienza del 29 gennaio 1997 pag.166):

BONGIORNO G.: Senta, lei quando questo gruppo di persone, le due macchine si allontanarono, commentò questo episodio con qualcuno?

DI MAGGIO V.: Con nessuno.

BONGIORNO G.: Per quale ragione, non era un evento, non era un fatto eclatante?

DI MAGGIO V.: Non era un evento da commentare perchè non, non ci ho visto niente di anormale.

BONGIORNO G.: Perchè frequentemente l'onorevole Andreotti veniva lì davanti?

DI MAGGIO V.: Non ho mai visto dopo quella volta l'onorevole Andreotti di presenza.

BONGIORNO G.: Eh e quindi dico, il fatto non era così normale.

DI MAGGIO V.: Era no... per me era una cosa normalissima, cioè di politici ne venivano tanti, cioè chi era l'onorevole Andreotti per me? L'onorevole come tutti gli altri onorevoli che venivano, cioè non... non penso...

BONGIORNO G.: Ma lei sapeva che Santapaola, anzi lei già ha detto che sapeva che era il padrone del territorio, che era una persona di un certo tipo etc., quindi vedere questo episodio doveva avere suscitato qualche perplessità, qualche cosa, non ritenne di riferirlo a nessuno?

DI MAGGIO V.: Assolutissimamente perchè allora il signor Nitto Santapaola delle volte quando abbiamo fatto la... il suo rinfresco nel suo locale c'erano persino i... altre autorità e... e pure monsignore.

BONGIORNO G.: Senta, ma...

DI MAGGIO V.: Non vedo il... per me era una bravissima persona, che era un rappresentante alla faccia di tutti... della Renault. Poi quello che era al di fuori che io posso sapere...

E’ appena il caso di ricordare che, secondo le dichiarazioni dello stesso Di Maggio, quella "bravissima persona" era il "dominus" della zona ove sorgeva l’albergo ("non pagava perchè praticamente era territorio di... di Nitto Santapaola, questo così, sapendo di retroscena, in quanto... essendo l'albergo che era lì un pò aperto per le macchine dei clienti, per non avere problemi, se era... un territorio di Nitto Santapaola e lì dentro non si doveva toccare niente"),e che il teste ha anche aggiunto che le disposizioni ricevute dal Gallenti erano di "tenerlo a una certa distanza, però di darle tutto quello che voleva".

Non puo’ dunque revocarsi in dubbio che il Di Maggio, a credere alle sue dichiarazioni, ben sapeva di avere a che fare con un importante esponente mafioso, di guisa che la sua affermazione secondo cui non parlo’ di quell’incontro tra Santapaola e il Presidente del Consiglio in carica non per ragioni di riservatezza o per timore, bensi’ perche’ gli era sembrata una cosa "normalissima" mina fortemente ed ulteriormente la credibilita’ complessiva del teste.

Ma, come si accennava, anche il teste Stefano Ridolfo - socio al 50% con il Gallenti nella gestione dell’Hotel Nettuno dall’apertura nell’aprile del 1979 fino a settembre – ottobre di quell’anno - smentisce sull’episodio in esame il Di Maggio negando decisamente sia di avere mai visto Santapaola nell’albergo, sia di essersi intrattenuto quel pomeriggio con l’on.Urso che gli avrebbe presentato in quell’occasione l’on.Lima (udienza del 29 gennaio 1997 pag.321):

P.M.: Ecco, lei ricorda di avere conosciuto Santapaola?

RIDOLFO S.: Io mai conosciuto Santapaola, così come le ho detto nell'interrogatorio del 27 Luglio '95.

PRESIDENTE: Lasci stare gli interrogatori, gli interrogatori passati noi non li conosciamo.

RIDOLFO S.: Ah, io non ho... cioè a dire se per conoscen... se mi si chiede ho conoscenza del Santapaola? Io non ho mai conosciuto Santapaola, io ho visto Santapaola una sola volta in una autorimessa della Renault perchè cercavo il vecchio proprietario, che era un certo Mario Patanè, un mio conoscente, amico di... di ragazzo. Mi hanno detto che non c'era più perchè aveva venduto la Concessionaria. Credo che c'era questo signore e mi hanno detto questo è il nuovo titolare, buongiorno, credo che gli avrò detto buongiorno e buongiorno. Da allora io non ho più visto il Santapaola.

(pag.326)

P.M.: Lei lo ha mai visto nel suo albergo? Santapaola, l'ha mai visto al suo albergo?

RIDOLFO S.: Santapaola non l'ho mai visto nel mio albergo, già gliel'ho detto a suo tempo.

P.M.: E può escludere che ci sia mai stato nel suo albergo?

RIDOLFO S.: Questa è una domanda che lei mi ha posto dopo che io ho detto che non pot... non l'ho visto. Io non ho mai visto e... non ho mai visto Santapaola nel mio albergo, mi... ritengo di poterlo escludere, però quando ho risposto alla sua domanda lei mi chiese: può escludere che il Santapaola sia venuto nel suo albergo, lei non c'era e nessuno glielo ha mai riferito. Detto in questi termini, se io non c'ero e se nessuno me lo ha mai riferito, eh, a questo punto io non lo so, però ritengo di poterlo escludere perchè non l'ho mai visto, qualcuno me l'avrebbe detto.

(Pag.344)

BONGIORNO G.: La persona che lei poi ha conosciuto come Benedetto Santapaola, lei è in grado di dire se l'aveva mai vista precedentemente nel suo albergo?

RIDOLFO S.: Posso... posso dire per certo che la persona che in seguito ho visto nei giornali e che è stata... che si chiama Santapaola, io non l'ho mai visto precedentemente all'hotel Nettuno.

Quanto all’episodio specifico raccontato dal Di Maggio, il teste Ridolfo ha smentito di avere mai visto assieme l’on.Urso e l’on.Lima e di avere comunque saputo della presunta presenza dell’on.Andreotti nel parcheggio antistante l’albergo (pag.337):

P.M.: E lei ha mai visto l'onorevole Urso e l'onorevole Lima insieme?

RIDOLFO S.: Mai.

P.M.: Lo esclude?

RIDOLFO S.: Io personalmente non li ho mai visti, lo escludo.

(pag.349)

AVV. SBACCHI: …Di Maggio le ha mai detto che l'onorevole Andreotti si è mai, si è fermato per qualche minuto davanti l'albergo?

RIDOLFO S.: Non me l'ha mai detto e mi sembra strano che non me l'abbia detto.

Giova ricordare che il Di Maggio, pur non sapendo se il Ridolfo avesse visto l’on.Andreotti, lo ha tuttavia indicato come presente quel pomeriggio assumendo che si sarebbe intrattenuto a parlare con l’On.Urso e che questi, all’arrivo poco dopo dell’On.Lima, avrebbe presentato l’uomo politico palermitano al Ridolfo stesso (pag.167):

BONGIORNO G.: Senta e il signor Ridolfo l'ha visto l'onorevole Andreotti?

DI MAGGIO V.: Non lo so questo, signora.

BONGIORNO G.: Il signor Ridolfo l'ha visto?

DI MAGGIO V.: Non lo so, non gliel'ho chiesto. All'onorevole Lima che si... l'onorevole Urso si ci è messo a braccetto perchè hanno parlato di cose private loro e io mi sono spostato, come infatti ritornai al bar.

BONGIORNO G.: Senta, ma...

DI MAGGIO V.: L'onorevole Lima è stato presentato all'onor... dall'onorevole Urso, poi se ha visto l'onorevole Andreotti, non lo so questo.

Ebbene, anche su questo punto la smentita del Ridolfo e’ stata categorica (pag.360):

PRESIDENTE: Senta, Urso, dice sempre Di Maggio, presentò Lima, l'onorevole Lima, che arrivò subito dopo l'onorevole Urso, a lei.

RIDOLFO S.: A me Urso non mi ha mai presentato l'onorevole Lima, perchè l'unico che avrebbe potuto presentare l'onorevole Lima a me, come sicuramente poi, venendo nel mio albergo, certamente dopo il '79 me l'ha presentato, è stato l'onorevole Drago. Buongiorno e buongiorno, perchè io non ho...

…………

AVV. SBACCHI: Dico, visto che sarebbe stato in qualche modo individuata l'occasione... determinate presenze, di determinate persone, soprattutto la sua presenza in albergo, lei ha ricordo di una presenza di Lima e Urso? Ritorno a rispondere... a ripetere la domanda.

RIDOLFO S.: Guardi, se l'onorevole Lima è venuto in quella occasione con l'onorevole Drago, io non posso...

AVV. SBACCHI: No. Lima e Urso io parlo.

RIDOLFO S.: Da soli?

AVV. SBACCHI: Si.

RIDOLFO S.: Io lo escludo perchè Lima veniva... è venuto nell'albergo quella volta con l'onorevole Drago.

AVV. SBACCHI: Si, mi scusi, un altro sollecitare un suo ricordo. Lei ha visto ad un certo punto Lima e Urso, ha un ricordo di questo genere, allontanarsi immediatamente e raggiungere una macchina che sostava di traverso?

RIDOLFO S.: Io personalmente non l'ho visto, io personalmente non l'ho visto, non l'ho... io personalmente.

AVV. SBACCHI: Di Maggio inseguire l'onorevole Lima per andarlo a salutare?

RIDOLFO S.: Io non l'ho visto, nè il Di Maggio me l'ha mai riferito, se me l'avesse riferito io lo ricorderei.

Ulteriori considerazioni si impongono anche con riferimento all’affermazione del teste Di Maggio secondo cui il Santapaola gli preannuncio’ l’arrivo del Sen.Andreotti.

Deve infatti rilevarsi che l’unico tra i presenti a riferire al Di Maggio dell’imminente arrivo di Andreotti sarebbe stato proprio Nitto Santapaola in quanto ne’ l’on.Urso, ne’ l’on.Lima gli preannunciarono alcunche’ (udienza del 29 gennaio 1997 pagg.139 e 151):

BONGIORNO G.: Oh! Quando è giunto l'onorevole Urso, l'onorevole Urso le ha detto che stava arrivando l'onorevole Lima.

DI MAGGIO V.: Si, signore.

BONGIORNO G.: Ma le ha detto anche che stava arrivando il senatore Andreotti?

DI MAGGIO V.: No, signora.

…………

BONGIORNO G.: Perfetto, poi dopo quanto tempo arriva Lima?

DI MAGGIO V.: E... Lima un quarto d'ora circa, insomma, un 15 minuti.

BONGIORNO G.: Arrivato Lima, Lima lei ha detto che le ha detto: sta arrivando... Che cosa le ha detto Lima?

DI MAGGIO V.: Ho chiesto all'onorevole Lima se dovevo preparare qualche sala, se avevano una riunione in quanto io non ne sapevo niente. L'onorevole Lima mi ha detto: no, aspettiamo una persona e andiamo via subito.

BONGIORNO G.: E però non le disse che stava arrivando...

DI MAGGIO V.: Assolutamente.

BONGIORNO G.: Oh! Lei però già l'aveva appreso da Santapaola che stava...

DI MAGGIO V.: No, andai dal... dal Santapaola.

BONGIORNO G.: Eh!

DI MAGGIO V.: E allora le disse che era arrivato... a Nitto... Dice si, sta arrivando pure l'onorevole Andreotti.

BONGIORNO G.: Quindi il Santapaola le dice che sta arrivando l'onorevole Andreotti dopo che lei parla con Lima?

DI MAGGIO V.: Me l'ha detto prima quando mi, si, ha riferito quella frase, dicendo: sta arrivando un pezzu grossu pure di Roma.

BONGIORNO G.: Eh, quindi dico.

DI MAGGIO V.: L'onorevole Andreotti.

BONGIORNO G.: Quando arriva Lima, lei già lo sapeva che doveva arrivare Andreotti?

DI MAGGIO V.: Si, signora.

Orbene, e’ incontestabile che il presunto incontro programmato tra Andreotti, Santapaola, Lima e Urso, se vi fosse stato, era coperto dalla massima assoluta segretezza e le stesse modalita’ del viaggio ipotizzate dal P.M. ne sono la piu’ ampia conferma.

Ed avvalora tale conclusione il comportamento sia dell’On.Urso che dell’On.Lima i quali non rivelano al Di Maggio l’identita’ della persona che stanno attendendo.

E’ significativo peraltro che entrambi i predetti uomini politici, giunti in albergo, abbiano letteralmente ignorato il Santapaola dimostrando di volere mantenere segreta la loro conoscenza con il noto capomafia catanese (pag.210):

AVV. SBACCHI: Quindi ora mi spieghi, chi ha visto parlare lei? Urso e Lima?

DI MAGGIO V.: Urso e Lima, si.

AVV. SBACCHI: Ha visto Urso parlare con Santapaola?

DI MAGGIO V.: No, signore.

AVV. SBACCHI: Lima parlare con Santapaola?

DI MAGGIO V.: No, signore.

Del resto, nella stessa impostazione accusatoria, tutti i presunti incontri in Sicilia tra l’On.Andreotti ed esponenti di Cosa Nostra sono caratterizzati proprio dalla massima segretezza.

Lo stesso P.M. ha evidenziato come, in occasione del presunto incontro avvenuto a Palermo l’anno successivo (primavera del 1980) nella villa Inzerillo tra l’imputato e Stefano Bontate, cui assume di avere assistito Francesco Marino Mannoia, l’On.Andreotti sarebbe giunto non solo con un volo riservato atterrato a Trapani, ma anche a bordo di una vettura blindata con i vetri oscurati per non fare vedere dall’esterno il noto uomo politico.

Risulta allora davvero singolare che proprio Nitto Santapaola, ovvero l’unico esponente di Cosa Nostra partecipante all’incontro, per il quale il vincolo di segretezza era una vera e propria regola di condotta criminale, abbia rivelato, non gia’ ad un altro capomafia o ad un suo sodale, bensi’ al barman di un albergo appena superficialmente conosciuto, nel corso di una chiacchierata al bar, che stava per incontrarsi con il Presidente del Consiglio venuto apposta da Roma proprio per conoscerlo, con modalita’ riservatissime e provvedendo a non lasciare traccia alcuna del suo viaggio.

In conclusione, tutte le considerazioni svolte e le risultanze dibattimentali testimoniali e documentali esaminate dimostrano inconfutabilmente che l’incontro nel giugno del 1979 tra l’On. Andreotti e Nitto Santapaola, riferito dal teste Vito Di Maggio, non e’ mai avvenuto.