CAPITOLO XIII

 

L’OMICIDIO DEL PRESIDENTE DELLA REGIONE SICILIANA PIERSANTI MATTARELLA. GLI INCONTRI DEL SEN. ANDREOTTI CON STEFANO BONTATE ED ALTRI ESPONENTI DI COSA NOSTRA A CATANIA E PALERMO

 

 

 

Secondo la ricostruzione accusatoria del P.M. sussisterebbe una stretta relazione tra l’omicidio del Presidente della Regione Siciliana on. Piersanti Mattarella, avvenuto a Palermo il 6 gennaio del 1980, e due incontri del senatore Andreotti con esponenti di primo piano di Cosa Nostra tra i quali in particolare Stefano Bontate.

L’uccisione di Piersanti Mattarella era stata preceduta alcuni mesi prima da un altro omicidio in pregiudizio di un uomo politico, Michele Reina, segretario provinciale della Democrazia Cristiana, assassinato a Palermo il 9 marzo 1979.

La tesi dell’accusa si fonda principalmente sulle dichiarazioni di Francesco Marino Mannoia il quale, nel corso dell’interrogatorio reso al P.M. in sede di commissione rogatoria internazionale il 3 aprile 1993 negli Stati Uniti, riferiva di essere venuto a conoscenza, perche’ rivelatogli da Stefano Bontate, di un primo incontro avvenuto in un periodo imprecisato (primavera – estate del 1979) ed in una riserva di caccia sita in una localita’ imprecisata della Sicilia, tra Giulio Andreotti, Salvo Lima, indicato come uomo d’onore "riservato" della famiglia mafiosa di viale Lazio, i cugini Salvo, Stefano Bontate ed altri esponenti di vertice di Cosa Nostra per discutere del problema Mattarella.

Il Marino Mannoia in particolare (pag.13 e segg.) affermava che:

"…L’onorevole Salvatore Lima era un uomo d’onore della antica famiglia di Matteo Citarda di viale Lazio.

Egli quindi, anche per tale qualita’ e non soltanto per l’importante ruolo svolto nell’ambito della Democrazia Cristiana palermitana e nazionale, intratteneva stretti rapporti con i piu’ importanti esponenti di Cosa Nostra.

La sua qualita’ di uomo d’onore fu sempre tenuta "riservata", e cioe’ accessibile soltanto a pochissimi esponenti dell’organizzazione.

Per meglio comprendere le ragioni di questo omicidio (la commissione rogatoria era stata effettuata nell’ambito delle indagini sull’omicidio di Salvo Lima: n.d.e.), bisogna conoscere quale fosse la natura dei rapporti tra Cosa Nostra ed il mondo politico fin dal periodo in cui era rappresentante della famiglia di Santa Maria di Gesu’ Bontate Paolo, detto "Don Paolino", padre di Stefano.

A quell’epoca i rapporti con gli uomini politici erano tenuti principalmente da Bontate Paolino, Rimi Vincenzo e Salamone Antonino.

………

Gia’ Paolino Bontate, ad esempio, intrattenne rapporti con Mattarella Bernardo, il quale era assai vicino a Cosa Nostra, anche se non ricordo se fosse un uomo d’onore.

I rapporti con il mondo politico furono intensificati da Bontate Stefano, dopo che egli divenne rappresentante prendendo il posto del padre.

……

Ritornando ai rapporti instaurati con il mondo politico da Bontate Stefano, ho appreso da lui stesso che egli dapprima stabili’ relazioni assai strette con l’onorevole Rosario Nicoletti (che disponeva di una villa adiacente al fondo Magliocco), e – attraverso il canale del vecchio Matteo Citarda e di Albanese Giuseppe – con l’onorevole Salvatore Lima, che come ho detto era appunto uomo d’onore della famiglia del Citarda.

Successivamente sfruttando il canale rappresentato dai cugini Salvo Antonino e Salvo Ignazio (uomini d’onore della famiglia di Salemi, essi pure "riservati"), il Bontate instauro’ intimi rapporti anche con Mattarella Piersanti.

Escludo comunque che quest’ultimo fosse un uomo d’onore, poiche’ altrimenti l’avrei appreso da Bontate Stefano, il quale, come ho detto, non mi tacque mai i suoi rapporti con il Mattarella.

Questi rapporti con i detti uomini politici erano intrattenuti non soltanto da Bontate Stefano, ma anche da altri esponenti di Cosa Nostra, quali ad esempio Riina Salvatore e Calo’ Giuseppe.

In particolare, Riina, Calo’ ed altri esponenti di Cosa Nostra vicini a Riina avevano rapporti di "intimita’" con l’onorevole Lima e con Ciancimino Vito.

………

Lo stato dei rapporti tra Cosa Nostra ed il mondo politico comincio’ a mutare nel periodo immediatamente precedente gli omicidi di Michele Reina e di Piersanti Mattarella.

………

La ragione di questo delitto risiede nel fatto che Mattarella Piersanti – dopo avere intrattenuto rapporti amichevoli con i cugini Salvo e con Bontate Stefano, ai quali non lesinava i favori – successivamente aveva mutato la propria linea di condotta.

Egli, entrando in violento contrasto ad esempio con l’onorevole Rosario Nicoletti, voleva rompere con la mafia, dare "uno schiaffo" a tutte le amicizie mafiose e intendeva intraprendere una azione di rinnovamento del partito della Democrazia Cristiana in Sicilia, andando contro gli interessi di Cosa Nostra e dei vari cugini Salvo, ingegner Lo Presti, Maniglia e cosi’ via.

Rosario Nicoletti riferi’ a Bontate.

Attraverso l’onorevole Lima, del nuovo atteggiamento di Mattarella fu informato anche l’onorevole Giulio Andreotti.

Andreotti scese a Palermo, e si incontro’ con Bontate Stefano, i cugini Salvo, l’onorevole Lima, l’onorevole Nicoletti, Fiore Gaetano ed altri. L’incontro avvenne in una riserva di caccia sita in una localita’ della Sicilia che non ricordo. Si trattava pero’ della stessa riserva di caccia in cui altre volte si erano recati Bontate Stefano, i cugini Salvo, Calderone Giuseppe e Pizzuto Gigino.

Ho appreso di questo incontro dallo stesso Bontate Stefano, il quale me ne parlo’ poco tempo dopo che si era svolto, in periodo tra la primavera e l’estate del 1979 e comunque in epoca sicuramente posteriore all’omicidio di Michele Reina.

Il Bontate non mi disse quale fosse stato in dettaglio il tenore dei colloqui intercorsi tra i presenti, ne’ quale fosse stato l’atteggiamento assunto dall’onorevole Andreotti.

Egli mi disse soltanto che tutti quanti si erano lamentati con Andreotti del comportamento di Mattarella, e aggiunse poi: "Staremo a vedere".

Alcuni mesi dopo fu deciso l’omicidio del Mattarella.

La decisione fu presa da tutti i componenti della commissione provinciale di Palermo, e su cio’ erano perfettamente concordi il Riina, il Calo’, l’Inzerillo ed il Bontate. Erano perfettamente d’accordo, anche se formalmente estranei alla decisione, i cugini Salvo Antonino e Salvo Ignazio.

………

Per quanto riguarda l’esecuzione materiale dell’omicidio, io sapevo che sarebbe stato commesso, ma non vi ho preso parte. Ho appreso pero’ dal Bontate che parteciparono Federico Salvatore (il quale era a bordo di un’autovettura), Davi’ Francesco (uomo d’onore di una famiglia che in questo momento non ricordo, e di mestiere pasticcere), Rotolo Antonino, Inzerillo Santino ed altri che in questo momento non ricordo.

………

Alcuni mesi dopo l’omicidio del Mattarella, io mi recai con Bontate Stefano e Federico Salvatore in una villetta, intestata (almeno cosi’ mi sembra di ricordare) ad un Inzerillo zio di Salvatore."

Le dichiarazioni di Francesco Marino Mannoia in ordine a questo secondo incontro, cui egli aveva personalmente partecipato, saranno successivamente riprese ed esaminate in maniera piu’ analitica.

Soffermando quindi l’attenzione sulle dichiarazioni "de relato" relative al primo incontro – la fonte esclusiva delle conoscenze del Marino Mannoia e’ Stefano Bontate - giova subito evidenziare che il collaborante, assai generico sull’epoca del fatto - collocata tra la primavera e l’estate del 1979, dopo l’omicidio di Michele Reina – inizialmente non e’ stato in condizione soprattutto di precisare il luogo ove detto incontro si sarebbe svolto essendosi limitato ad affermare che Andreotti "scese a Palermo" e che la riunione avvenne in una "riserva di caccia sita in una localita’ della Sicilia" che egli tuttavia non ricordava, aggiungendo comunque che si trattava "della stessa riserva di caccia in cui altre volte si erano recati Bontate Stefano, i cugini Salvo, Calderone Giuseppe e Pizzuto Gigino".

Proprio la genericita’ dei riferimenti del Marino Mannoia sul luogo dell’incontro aveva indotto il P.M. ad estendere i suoi accertamenti a tutte le riserve di caccia esistenti in Sicilia frequentate da esponenti di Cosa Nostra producendo anche ampia documentazione (cfr. doc. nn. 1993, 1994 e 217 della lista depositata dal P.M. il 7 maggio 1996).

Orbene, Francesco Marino Mannoia al dibattimento (novembre del 1996) e’ riuscito a ricordare ben due particolari di quella conversazione con Bontate, risalente al 1979, che tre anni e mezzo prima (aprile del 1993) non rammentava, e cioe’ due dati essenziali proprio per la localizzazione del luogo del presunto incontro, suscitando le inevitabili contestazioni della difesa sull’inspiegabile ritorno di questo ricordo dei frammenti di una episodica confidenza di oltre 17 anni prima: la proprieta’ della riserva di caccia e la zona ove la stessa insisteva.

E che si sia trattato di una occasionale ed isolata confidenza, risalente al 1979, e’ confermato dal fatto che Francesco Marino Mannoia non ha mai riferito di essere tornato sull’argomento con Stefano Bontate il quale pertanto gli parlo’ di quell’incontro soltanto in quell’unica riferita occasione.

Nel corso delle udienze del 4 e 5 novembre 1996 egli dunque ha riferito per la prima volta che la riserva di caccia di cui aveva parlato era di proprieta’ dei Costanzo e si trovava nel "catanese".

Rispondendo alle domande del P.M., Francesco Marino Mannoia ha infatti dichiarato (udienza del 4 novembre 1996 pag.61):

P.M. SCARPINATO: Signor MANNOIA, affrontiamo un altro argomento. Lei, sa quali sono state le motivazioni dell'omicidio dell'Onorevole PIERSANTI MATTARELLA? Cosa sa su questo omicidio?

MANNOIA F.: le motivazioni dell'omicidio, dell'Onorevole MATTARELLA?

P.M. SCARPINATO: sì.

MANNOIA F.: le motivazioni sono state quelle che in un primo tempo l'Onorevole MATTARELLA, purtroppo, non lesinava favori a BONTADE, ai SALVO, in un secondo tempo, voleva scrollarsi di dosso queste amicizie scomode, e aveva manifestato chiaramente, al NICOLETTI le sue intenzioni di scrollarsi di dosso questa amicizia. Successivamente, addirittura, il NICOLETTI riferì al BONTADE, che MATTARELLA era andato a lamentarsi a ROMA, per, appunto, per scrollarsi di dosso queste amicizie. Voleva... voleva portare un rinnovamento, voleva cambiare, diciamo, tutto il sistema della democrazia, portare un rinnovamento, appunto, scrollandosi di dosso queste amicizie.

P.M. SCARPINATO: MATTARELLA quindi, se ho capito bene, si era rivolto a ROMA? Sa a chi si era rivolto a ROMA?

MANNOIA F.: no, questo io non lo so.

P.M. SCARPINATO: andiamo avanti. E quindi cosa succede?

MANNOIA F.: allora da lì, naturalmente, è scaturito il bisogno di informare, di riunirsi tutta la commissione, per esaminare questo atteggiamento del... del MATTARELLA. Riunita la commissione, diciamo, decisero di, diciamo, si decise di far venire il Senatore ANDREOTTI a PALERMO. Quando io dico a PALERMO, intendo in SICILIA.

P.M. SCARPINATO: e sa se il Senatore ANDREOTTI venne in SICILIA?

MANNOIA F.: io appresi da STEFANO BONTADE, verso la primavera, estate del '79, che vi fu un incontro, in una tenuta di caccia, una tenuta di caccia, la stessa tenuta di caccia, il quale STEFANO BONTADE insieme ai cugini SALVO e a PIPPO... a GIUSEPPE CALDERONE, si recava spesso. Fu un incontro fra STEFANO BONTADE, l'Onorevole ANDREOTTI, SALVO LIMA, NICOLETTI, GAETANO FIORE ed altri, fra i quali altri uomini d'onore.

P.M. SCARPINATO: a questo incontro erano presenti i cugini SALVO? A questo incontro nella riserva di caccia.

MANNOIA F.: sì. Sì, erano presenti l'Onorevole LIMA, NICOLETTI, i cugini SALVO, STEFANO e GAETANO FIORE, ed altri uomini d'onore.

P.M. SCARPINATO: lei sa di chi era questa riserva di caccia?

MANNOIA F.: è la stessa riserva di caccia che il BONTADE mi ha invitato diverse volte ad andarci, per provare i cani, andare a caccia, ma io non ero appassionato di caccia e quindi non ci sono mai andato. Lui spesso ci si recava anche con GIGINO PIZZUTO, e con i cugini SALVO, era la riserva di caccia dei COSTANZO.

P.M. SCARPINATO: dei COSTANZO. E i COSTANZO sa chi sono?

MANNOIA F.: i COSTANZO sono degli imprenditori catanesi che sono... erano nelle mani di... di PIPPO CALO' e di PIPPO CALDERONE e anche buoni rapporti con STEFANO BONTADE.

P.M. SCARPINATO: ho capito. Senta, quand'è che lei apprende, intanto da chi, apprende di questo incontro nella riserva di caccia e quando lo apprende.

MANNOIA F.: io apprendo di questo incontro alla riserva di caccia, successivamente, dopo, lo stesso giorno, l'indomani. Io vorrei, purtroppo è passato molto tempo, e vorrei essere più preciso possibile per quanto concerne sia i miei ricordi, soprattutto i miei ricordi, e soprattutto quello che io già ho dichiarato.

P.M. SCARPINATO: e...

MANNOIA F.: io, io ho credu... credo di ricordare che in quella riunione, vi erano anche i SALVO. Spero di non avere ricordato male.

P.M. SCARPINATO: io le ho chiesto, chi è che le ha raccontato di questa riunione?

MANNOIA F.: personalmente STEFANO BONTADE.

P.M. SCARPINATO: ecco, quanto tempo dopo che si era verificata questa riunione nella riserva di caccia, STEFANO BONTADE ne parlò a lei?

MANNOIA F.: pochissimo tempo dopo.

P.M. SCARPINATO: cosa intende per pochissimo?

MANNOIA F.: pochissimo, intendo lo stesso giorno o l'indomani.

P.M. SCARPINATO: ecco, vuole riferire al Tribunale, facendo il massimo sforzo di ricostruzione della memoria, che cosa le disse esattamente STEFANO BONTADE? Che cosa era accaduto nel corso di quella riunione? Che cosa era stato detto ad ANDREOTTI e che cosa ANDREOTTI aveva detto agli altri?

MANNOIA F.: in quella riunione avevano... avevano manifestato naturalmente, dopo che specialmente si era saputo, STEFANO fu informato dal NICOLETTI che il... l'Onorevole, diciamo, PIO LA TORRE e l'Onorevole MATTARELLA si era andato a lamentare a ROMA, appunto, volevano che, diciamo, l'Onorevole ANDREOTTI, intervenisse su questa situazione, perché il BONTADE nonostante era una persona, diciamo, che non trascurava niente, non era certamente un sanguinario, non voleva fare cose di cui certamente non era gradito. E allora, in quella occasione, chiesero appunto, all'Onorevole ANDREOTTI di volere intervenire su quella situazione, tanto che lui mi disse, con una... con una frase abbastanza un po', diciamo, alterato, dice: "staremo a vedere".

P.M. SCARPINATO: chi glielo disse "staremo a vedere"?

MANNOIA F.: STEFANO BONTADE.

P.M. SCARPIN: ho capito. Senta...

PRESIDENTE: ma, scusi Pubblico Ministero. Insomma che cosa avrebbe dovuto fare l'Onorevole ANDREOTTI?

MANNOIA F.: l'Ono... diciamo, l'Onorevole... la riunione è avvenuta per, diciamo, far presente all'Onorevole ANDREOTTI, il comportamento del... del...

PRESIDENTE: del MATTARELLA.

MANNOIA F.: ...del MATTARELLA. E quindi, stare a vedere cosa sarebbe accaduto, se avrebbe intervenuto per fare cambiare questo modo di comportarsi del MATTARELLA.

P.M. SCARPINATO: questa riunione nella riserva di caccia, avvenne prima o dopo dell'omicidio di MICHELE REINA che avvenne nel marzo del '79?

MANNOIA F.: dopo.

P.M. SCARPIN: dopo.

MANNOIA F.: siamo nel.. primavera-estate del '79.

P.M. SCARPINATO: ecco, dopo questa riunione nella riserva di caccia, che cosa accade? Lei ha detto che STEFANO BONTADE le disse: "staremo a vedere". E che cosa accade dopo?

MANNOIA F.: dopo, dopo qualche mese, io so che, sempre da STEFANO BONTADE, che no... la situazione, diciamo, precipitò, nel senso che hanno riunito la commissione e deliberato definitivamente la decisione di eliminare MATTARELLA.

P.M. SCARPINATO: lei sa all'interno, se all'interno della commissione vi furono voci discordanti oppure se fu una decisione unanime?

MANNOIA F.: la decisione fu unanime, però il BONTADE non era felice per questa scelta.

P.M. SCARPINATO: perché non era felice?

MANNOIA F.: il BONTADE era di un altro stampo, un altro... un'altra natura, anche se lui era criminale come tutti... tutti noi. E, lui, avrebbe voluto che la cosa si potesse cercare di risolvere magari, con il tempo diversamente, ma i fatti di quel momento hanno portato a questa decisione unanime, appunto, a de... a deliberare l'eliminazione del MATTARELLA.

P.M. SCARPINATO: senta, STEFANO BONTADE le disse se in ordine alla decisione di uccidere PIERSANTI MATTARELLA, i cugini SALVO avevano espresso una loro opinione? Avevano espresso la loro volontà?

MANNOIA F.: no, i cugini SALVO, non hanno avuto certamente un ruolo, né all'interno della commissione, e all'esterno io non lo so, diciamo, che posizione hanno preso.

PRESIDENTE: quindi la commissione era presieduta in quel periodo da BADALAMENTI allora?

MANNOIA F.: sì.

PRESIDENTE: era questo il periodo? O no? O non più di BADALAMENTI?

P.M. SCARPIN: chi c'era in commissione in questo periodo?

MANNOIA F.: no, quando parliamo già di questa riunione, allora...

PRESIDENTE: sì.

MANNOIA F.: ...il capomanda... il capo commissione è MICHELE... MICHELE GRECO. GAETANO BADALAMENTI è capo commissione nel periodo dell'Onorevole ALDO MORO.

P.M. SCARPINATO: senta, per sussidio alla sua memoria, il 3 aprile del 1993, quando lei ha raccontato questo episodio al Pubblico Ministero, nel corso di una commissione rogatoria...

MANNOIA F.: no, io, senta, mi scusi Avvocato...

P.M. SCARPINATO: sì.

MANNOIA F.: ...erano certamente d'accordo i cugini SALVO, a questa, diciamo, situazione, ma non so quale ruolo abbiano avuto di specifico loro, in questa decisione.

P.M. SCARPINATO: ho capito. Che i cugini SALVO erano d'accordo, lei lo ha saputo da qualcuno o è una sua deduzione?

MANNOIA F.: no, STEFANO mani... manifestò chiaramente, diciamo, la... la decisione, la volontà di tutti coloro che hanno deciso questo.

P.M. SCARPINATO: e le disse espressamente che i cugini SALVO erano d'accordo?

MANNOIA F.: sì, ma non hanno avuto ruolo all'interno della commissione...

P.M. SCARPINATO: certo.

MANNOIA F.: ...decisionale.

Nel corso del controesame la difesa dell’imputato ha chiesto al Marino Mannoia di chiarire le ragioni per le quali egli nel corso delle indagini nel 1993, quando il ricordo della conversazione del 1979 con Bontate avrebbe dovuto essere piu’ nitido in quanto piu’ recente, non avesse affatto rammentato e precisato che la riserva di caccia si apparteneva ai Costanzo di Catania e si trovava proprio in quella zona, mentre cio’ era riuscito invece a ricordare dopo altri tre anni e mezzo (udienza del 5 novembre 1996 pag.99):

AVV. COPPI: d'accordo, d'accordo. Lei ha già detto che questo incontro sarebbe avvenuto in una tenuta di caccia, d'accordo?

MANNOIA F.: sì.

AVV. COPPI: ci sa indicare la località precisa, con le coordinate geografiche, di questa tenuta di caccia? Ce la vuole indicare con la stessa precisione della famosa villetta, in modo da consentire anche a noi un sopralluogo in questa tenuta di caccia?

MANNOIA F.: io, precisa e coordinata, non posso, diciamo, esaudire il suo pensiero, perché ho detto che tante volte BONTADE mi ha invitato ad andare in quella tenuta di caccia, ho detto anche che non ci sono andato perché non sono appassionato di caccia, e... la riserva è quella dei COSTANZO, che si trova nel catanese, ma io non so l'ubicazione esatta, se è a CATENA NUOVA, se si trova in un'altra zona del catanese, io questo non lo so indicare perché non ci sono mai andato. ...

…………

AVV. COPPI: mi sa indicare almeno la parte della SICILIA dove si trovava questa tenuta e mi sa soprattutto dire perché se lo ricorda adesso e non lo ha precisato quando è stato sentito per la prima volta su questo punto? Come mai la sua memoria si risveglia solo adesso ed è in grado di dire che si trattava della tenuta dei COSTANZO e in zona di CATANIA, mentre queste cose, se non erro, e chiedo scusa di sbagliare, peraltro lei non le ha dette il 3 aprile del '93, quando ha deciso di rivelare quanto sapeva sugli incontri tra BONTADE ed ANDREOTTI? Come mai questo rigurgito di memoria soltanto adesso?

PRESIDENTE: ha capito la domanda?

MANNOIA F.: sì, capito, anche se è molto lunghissima l'articolazione.

AVV. COPPI: e allora?

MANNOIA F.: io quando feci già la dichiarazione che il BONTADE si riunì in una riserva di caccia, in quale in precedenza lui si era recato altre volte insieme, diciamo, a CALDERONE ed altri, già è quasi scritta la riserva dei COSTANZO. Se mi sono ricordato successivamente dopo, perché STEFANO mi si... e era la stessa riserva quale STEFANO mi aveva invitato a me, è una riserva di caccia dei COSTANZO nel catanese, ma io non ci sono mai andato. Ma è quasi scritto il nome...

AVV. COPPI: mi consenta!

MANNOIA F.: ...della riserva.

AVV. COPPI: mi consenta. Ma se per lei è così ovvio che facendo i nomi di SALVO, CALDERONE e PIZZUTO, si intende necessariamente che la tenuta...

MANNOIA F.: che la stessa riserva in...

AVV. COPPI: ...che la tenuta è quella di COSTANZO, perché questa deduzione così ovvia non l'ha fatta allora? Quando le hanno chiesto dove si trovava questa tenuta. Perché lei risponde in questi termini, se il Presidente mi consente la precisazione, volta a sollecitare la sua memoria: "l'incontro avvenne in una riserva di caccia, sita in una località della SICILIA che non ricordo".

PRESIDENTE: "che non ricordo", sì.

AVV. COPPI: bastava dire: in una tenuta di caccia dei COSTANZO, in zona di CATANIA. E l'avremmo trovata...

…………

PRESIDENTE: insomma la prima volta lei non ha detto che si trovava nel catanese. Questa è la contestazione...

AVV. COPPI: e che non era dei COSTANZO.

PRESIDENTE: ...e che era dei COSTANZO.

MANNOIA F.: sì, in quel m... in quel momento quella è la dichiarazione...

PRESIDENTE: eh!

MANNOIA F.: ...che alla luce di ora, con questa aggiunta, non c'è tanto di modifica...

AVV. COPPI: va be'.

MANNOIA F.: ...perché è palesemente chiaro, la riserva dove si... andava con GIUSEPPE CALDERONE e con GIGINO PIZZUTO e questo e quell'altro, è la riserva dei COSTANZO.

AVV. COPPI: era tanto chiaro che, finché non ce l'ha detto lei, nessuno l'ha capito. Quindi...

MANNOIA F.: e va be', Av...

AVV. COPPI: ...io chiedo anche su questo punto l'allegazione del verbale...

MANNOIA F.: e va be', Avvocato.

AVV. COPPI: ...Signor Presidente, per l'evidente contrasto che vi è.

MANNOIA F.: per me è normale.

…………

AVV. COPPI: io sa... sulla base delle dichiarazioni che lei ha reso, le volevo chiedere se questa tenuta era vicina o lontana a PALERMO, visto che lei non ricordava nulla. Adesso diciamo che questa tenuta si trova in zona CATANIA, d'accordo?

MANNOIA F.: .

AVV. COPPI: si trova in zona CATANIA. Le disse BONTADE se questo incontro avvenne a cielo aperto o se vi era un posto dove sedersi, parlare, discutere col Senatore ANDREOTTI?

MANNOIA F.: no, non mi ha...

AVV. COPPI: non glielo ha detto.

MANNOIA F.: ...detto di questi particolari.

…………

AVV. COPPI: benissimo, d'accordo. Oh, le ha mai descritto questa tenuta di caccia in particolare? In modo tale che lei possa adesso...

PRESIDENTE: questa del catanese, ecco.

MANNOIA F.: no...

AVV. COPPI: in modo che adesso lei possa a noi dire più o meno questa tenuta?

MANNOIA F.: no, non siamo scesi in particolari.

…………

AVV. COPPI: no, ma con riferimento a questa tenuta, le ha mai descritto, al di fuori del colloquio...

MANNOIA F.: no.

AVV. COPPI: ...con ANDRE... relativo ad ANDREOTTI, le hai descritto questa tenuta, invitandolo ad andare a caccia in questa tenuta?

MANNOIA F.: no, non siamo scesi...

AVV. COPPI: quindi lei non è...

MANNOIA F.: ...in particolari.

AVV. COPPI: d'acco... Quindi lei comunque non sarebbe in grado neppure oggi di darci, attraverso le parole di BONTADE, una descrizione di questa tenuta. Siamo d'accordo?

MANNOIA F.: no, non sarei in grado neanche di andarci.

AVV. COPPI: d'accordo, neanche di andarci. Benissimo. BONTADE le disse se in occasione di questo incontro, venne organizzata una battuta di caccia in onore del Senatore ANDREOTTI? Se il Senatore ANDREOTTI si trattenne a pranzo o a cena, se ha dormito nella tenuta di caccia, se c'era un posto dove dormire? Le ha detto niente?

MANNOIA F.: no, si limitò solo a dirmi la natura della riunione e basta.

E’ di tutta evidenza che l’affermazione di Francesco Marino Mannoia secondo cui le indicazioni sulla tenuta di caccia fatte al P.M. il 3 aprile 1993 sarebbero state gia’ sufficienti a far capire che egli parlava della tenuta di caccia dei Costanzo sita nel catanese, risultano tutt’altro che convincenti, anche tenendo conto della singolare espressione utilizzata dal collaborante ("Andreotti scese a Palermo, e si incontro’…") che inequivocamente lasciava pensare ad un arrivo e ad un incontro dell’imputato nel capoluogo siciliano piuttosto che a Catania.

Risultano peraltro assai poco comprensibili le giustificazioni offerte sul punto dal collaborante al dibattimento nel tentativo di spiegare l’espressione utilizzata dinanzi al P.M. ("Andreotti scese a Palermo"), rispetto alla palese correzione operata al dibattimento con l’indicazione di un incontro verificatosi invece a Catania:

Riunita la commissione, diciamo, decisero di, diciamo, si decise di far venire il Senatore ANDREOTTI a PALERMO. Quando io dico a PALERMO, intendo in SICILIA.

Del resto lo stesso P.M. non era affatto riuscito a individuare, neppure approssimativamente, la zona in cui era ubicata la riserva di caccia di cui aveva parlato Francesco Marino Mannoia e prova ne e’ il fatto che all’inizio del dibattimento, e dunque prima della essenziale precisazione del collaborante, era stata acquisita e prodotta la documentazione relativa a tutte le riserve di caccia esistenti in Sicilia (cfr. Doc. n.93 della produzione del P.M. costituito dalle note provenineti dai Comitati Provinciali della Caccia di Palermo, Agrigento, Caltanissetta, Trapani, Enna, Catania, Ragusa, Siracusa e Messina, relative alle riserve di caccia operanti nelle rispettive province).

Ne’ l’accenno fatto dal Marino Mannoia al P.M. alla circostanza che in questa riserva di caccia altre volte si erano recati il Bontate, i cugini Salvo, Gigino Pizzuto e Giuseppe Calderone, contrariamente a quanto egli afferma al dibattimento, risultava sufficiente ed idoneo a far capire che la riserva di che trattasi era proprio quella dei Costanzo che si trovava nel catanese.

Giova infatti a tal riguardo rilevare che lo stesso Gaspare Mutolo ha citato al dibattimento varie riserve di caccia dove Stefano Bontate ed altri noti esponenti mafiosi, sia palermitani, che catanesi (come Michele Greco e Nitto Santapaola), erano soliti andare, come ad esempio la tenuta del Principe Vanni di San Vincenzo (in territorio di Alia: cfr. sentenza del cd. maxiprocesso bis in produzione del P.M.), o quella di Farinella o la riserva di Antonino Ferro nella zona di Caltanissetta (udienza del 30 maggio 1996 pag.89):

P.M.: Signor Mutolo sa se Stefano Bontate frequentava delle riserve di caccia?

MUTOLO G.: Guardi, Stefano Bontate era un grosso appassionato di caccia. Io so che da sempre, insomma, perché spesso Michele Greco veniva a trovarlo, diciamo, là a Paglia Magliocchi, ci fu un periodo che io e Riccobono stavamo là vicino e quindi spesso lui ci raccontava che andava verso ... nelle riserve di caccia con Santapaola, con Michele Greco e andavano, diciamo, dal principe di San Vincenzo oppure da Farinella oppure da Ferro, insomma in diverse zone di caccia però insomma un appassionato e frequentava tutte le riserve di caccia che erano in Sicilia perché erano tutti di personaggi importanti, insomma o in un modo o in un altro sempre collegati con la mafia.

…………

P.M.: Vuole ripetere quali erano le altre riserve di caccia che frequentava Bontate?

MUTOLO G.: Guardi, quelle che mi ricordo ... andavano in una riserva di caccia che aveva questo principe San Vincenzo, un'altra che aveva un certo Farinella, impresario che per il momento non mi ricordo come si chiama, dopo c'era pure la riserva di caccia che aveva pure un certo Ferro, Antonino Ferro o qualcosa del genere, sempre della zona vicino a Caltanissetta insomma nell'interno della Sicilia, e ci andavano insomma, diciamo, con Santapaola perché a Santapaola, appunto, gli dicono il cacciatore perché era uno che frequentava anche lui, insomma, le riserve di caccia. Ci andavano spesso con Michele Greco, con altri personaggi insomma.

Occorre evidenziare che la riserva del Farinella, cui ha accennato il Mutolo, dovrebbe essere quella di Giuseppe Farinella sita a Pastonello, tra Ganci e San Mauro Castelverde, ove anche Angelo Siino ha dichiarato di essersi recato a caccia proprio con Stefano Bontate.

Anche Antonino Calderone, ovvero il fratello di quel Giuseppe Calderone che Marino Mannoia ha menzionato tra gli accompagnatori di Bontate che erano stati con lui nella riserva di caccia della quale non ricordava la localizzazione, ha fornito indicazioni utili sul punto evidenziando come il Bontate frequentasse, oltre a "La Scia", anche altre riserve di caccia, alcune in compagnia proprio del citato fratello del collaboratore (udienza del 17 settembre 1996 pagg.54 e 107):

CALDERONE A.: Greco detto " l'ingegnere".

P.M.: Quindi viene a Catania e che cosa succede?

CALDERONE A.: Viene a Catania con Giovannello Greco e vanno a caccia a Maleddo, una riserva di caccia che avevamo, ……

…………

P.M.: Lei ha avuto modo di conoscere bene Stefano Bontate?

CALDERONE: Molto bene, molto ma molto bene.

P.M.: Sa se era un cacciatore, se amava la caccia?

CALDERONE: Stefano Bontate, il suo grande vizio, prima veniva la caccia e dopo le sigarette, che fumava molto. Ma prima veniva la caccia.

P.M.: E sa in quali riserve di caccia in genere andava?

CALDERONE: Riserve di caccia, ma andava in tante riserve di caccia. Se lei parla di riserve di caccia, noialtri avevamo una riserva di caccia che era stata fatta da mio fratello, ma la sovvenzionava la impresa Costanzo ed era a Paletto. Mio fratello gli disse:- "Senti Stefano", dal momento che ha fatto la riserva, "Io invito tutti quelli che voglio invitare, ma i palermitani non invito nessuno, li devi invitare tu. I palermitani sono tu che li inviti". E portava tanta gente. Poi come riserva di caccia, questa Scia era e non era riserva, ci hanno buttato le lepri argentine, perciò non si potevano toccare, era una mezza riserva. Stefano c'è stato lì.

…………

P.M.: Senta, poi altre riserve di caccia?

CALDERONE: Altre riserve di caccia, come le dicevo, a Poggio Rosso, c'è la riserva di Traci (Graci: n.d.e.) e poi Nitto si era fatta una riserva ... quando noialtri abbiamo fatto questa riserva di Paletto, lui quasi quasi non era tanto implicato,se n'era fatto un'altra a Cesarò. C'era un'altra riserva, che poi non è riserva a Enna, quella si andava sul lago. Ma si gareggiava per potere prendere l'autorizzazione. E queste erano le riserve che noialtri ...

Altre riserve di caccia frequentate dal Bontate sono state indicate, come gia’ accennato, anche da Angelo Siino e precisamente una ubicata nei pressi di Caltagirone (di Alfio e Cirino Longo) ed un’altra a Mappa vicino Mussomeli (udienza del 17 dicembre 1997 pag.109):

SIINO A.: Poi frequentavamo le riserve di caccia siciliane che erano quelle del bosco della femmina morta che è una zona a cavallo tra Cesarò e Sanfratello, il bosco di Mangalavite. Erano tutte riserve che allora insistevano sui Nebrodi. Abbiamo partecipato anche a cacciate nella riserva di PEPPINO FARINELLA a Pastonello, tra Ganci e San Mauro. Abbiamo partecipato a cacciate nella riserva di certi LONGO, LONGO ALFIO e LONGO CIRINO che era viciniori a Caltagirone. Siamo andati nella riserva del principe di Spadafora a Mappa. Insomma giravamo ...

P.M.: Dove scusi?

SIINO A.: Mappa. Mappa, è un azienda che è vicino Mussomeli ed allora era del principe di Spadafora.

P.M.: Senta ed in queste occasioni eravate soli o c'era qualcuno con voi?

SIINO A.: No, no, c'era un sacco di gente, c'erano ... c'era ALESSANDRO SANVINCENZO, c'erano i TERESI piccoli, cioè sto parlando i figli di Carlo e compagnia bella. Poi chi c'erano? C'erano diversi personaggi poi del suo entourage tipo "Pinzetta" tipo MIMMO TERESI, c'erano ...

P.M.: "Pinzetta" è un soprannome chiaramente.

SIINO A.: Sì, TOTUCCIO FEDERICO.

P.M.: TOTUCCIO FEDERICO.

Giuseppe Pulvirenti, a sua volta, ha menzionato un’altra riserva di caccia nel catanese frequentata da Nitto Santapaola (udienza del 25 settembre 1996 pag.42):

PULVIRENTI G.: Nitto Santapaola lo chiamavano di due maniere, lo chiamavano "bistecca" e lo chiamavano "u cacciature", due soprannomi aveva.

P.M.: Perchè lo chiamavano il cacciatore?

PULVIRENTI G.: Il cacciatore.

P.M.: Perchè lo chiamavano il cacciatore?

PULVIRENTI G.: Perchè lui era un bravo cacciatore. Lui aveva fino all'82-'83 aveva il porto d'armi, andava a caccia e come so io è andato pure nella riserva di coso, di Graci a Daidone, è andato in questa riserva pure a caccia.

P.M.: E in questa riserva di Daidone, lei ha visto o ha saputo che vi fosse andato, vi andasse anche Nitto Santapaola?

PULVIRENTI G.: Sì, sì.

A fronte della pluralita’ di riserve di caccia frequentate dal Bontate, dal Calderone e da altri esponenti di Cosa Nostra, si comprende dunque come la dichiarazione del Marino Mannoia fosse stata tutt’altro che chiara.

Ne’ il collaborante e’ stato in condizione di spiegare in maniera apprezzabile per quale ragione, dato che tutto era gia’, a suo dire, "palesemente chiaro" e "normale" ("già è quasi scritta la riserva dei COSTANZO"), egli non avesse detto subito, direttamente ed esplicitamente, quanto avrebbe poi rivelato solo tre anni e mezzo dopo al dibattimento.

Anche i riferimenti temporali forniti dal collaborante in ordine all’epoca in cui era avvenuto tale incontro sono stati sempre caratterizzati, come si e’ detto, da estrema genericita’ ed approssimazione, avendo il Marino Mannoia parlato soltanto di primavera-estate del 1979, dopo l’omicidio di Michele Reina (commesso il 9 marzo 1979) e dunque di un periodo esteso ben sei mesi (da marzo a settembre).

Orbene, deve sottolinearsi che non si e’ riusciti neppure ad individuare almeno il mese o i due-tre mesi nei quali circoscrivere la ricerca, atteso che il Marino Mannoia non ha mai fornito sul punto alcuna minima indicazione, come del resto avverra’ anche a proposito del secondo incontro cui partecipo’ personalmente.

Il collaborante infatti, con riferimento a tale secondo incontro ed alla genericita’ delle sue indicazioni di natura temporale, seppure per la prima ed unica volta ammesso ad un incontro con uno dei piu’ noti ed importanti uomini politici del paese, non ha tuttavia mantenuto il minimo ricordo neppure del mese in cui cio’ avvenne.

Ma tornando alla disamina delle dichiarazioni relative al primo incontro, deve rilevarsi che un imprevisto aiuto, proprio nella ricerca del periodo nel quale collocarlo, e’ giunto dalla importante decisione di collaborare con l’A.G. adottata da Angelo Siino, soggetto che, pur non essendo mai divenuto uomo d’onore, e’ stato sin dagli anni ’70 depositario di molti importanti segreti di Cosa Nostra, sia per la sua ritenuta affidabilita’ derivante dalla militanza nell’associazione criminale di molti suoi diretti congiunti (tra questi lo zio materno Salvatore Celeste, per molti anni il capo della famiglia mafiosa di San Cipirello), sia soprattutto dalla sua vicinanza proprio con Stefano Bontate.

Egli, sentito alle udienze del 17, 18 e 19 dicembre 1997 nel presente processo, ha infatti affermato che:

  • proprio in ragione del rapporto che legava lo zio Salvatore Celeste al vecchio Paolino Bontate egli aveva iniziato sin da bambino a frequentare la proprieta’ dei Bontate a Villagrazia ivi conoscendo Stefano Bontate sin da quando questi aveva 17-18 anni di guisa che ne era nata una intensa amicizia cementata negli anni dalla comune passione per le autovetture e per le armi;
  • aveva accompagnato frequentemente Stefano Bontate nel corso dei suoi viaggi, spesso destinati proprio a battute di caccia, loro passione comune, in Toscana ed in Calabria;
  • il suocero di esso Siino, Giuseppe Bertolino, anch’egli affiliato a Cosa Nostra, era rimasto coinvolto a meta’ degli anni ’60 nel noto processo di Catanzaro nel quale era imputato anche il padre di Stefano Bontate;
  • lui e Stefano Bontate avevano dunque iniziato a viaggiare assieme tra Palermo e la citta’ calabra dove si celebrava il dibattimento.

Tra le battute di caccia cui il Siino aveva partecipato accompagnando Stefano Bontate, egli ne ricordava una che gli era rimasta particolarmente impressa in quanto era accaduto qualcosa di inusuale che gli era tornato alla mente proprio dopo avere letto sulla stampa delle dichiarazioni rese sul punto da Marino Mannoia (udienza del 17 dicembre 1997 pag.174):

P.M.: Le volevo chiedere: questo ricordo, prima ancora che lei iniziasse a collaborare, ricorda quando le è riaffiorato nella mente?

SIINO A.: Sì, esattamente mi riaffiorò alla mente quando per via dei media ho saputo delle dichiarazioni di MARINO MANNOIA riguardanti appunto una riserva di caccia fantomatica di Catania e del fatto pure che MARINO MANNOIA spesso era nei discorsi di noi carcerati, perchè dicevano ... c'erano persone dell'entourage mafioso che dicevano: "Minchia, ma questo come li sa queste cose?" Erano meravigliati com'è che il MARINO MANNOIA pur non essendo un mafioso di grado alto ma di grado medio non sapeva di tutte queste…

P.M.: Non sapeva o sapeva, scusi.

SIINO A.: Sapeva. Sapeva di cose che loro ritenevano che sapessero in pochi.

P.M.: Quindi quando lei ha letto sui giornali queste dichiarazioni di MANNOIA cos'è successo, ci faccia capire.

SIINO A.: Praticamente mi sovvenne: "ma allora quello che mi ha detto u cchiù, il fatto del cosa, il fatto ..." collegai e ricollegai i fatti che praticamente mi aveva ... cioè avevo vissuto, con il fatto che ha detto MARINO MANNOIA di questa riserva catanese non meglio identificata.

(udienza del 19 dicembre 1997 pag.13)

AVV.COPPI: Quindi lei non ha dato peso allora a questa storia e quando, come e perché lei si è ricordato di questa visita che sarebbe avvenuta da parte di ANDREOTTI nella tenuta di caccia?

SIINO A.: Mi sono ricordato di questa visita quando ne parlò MARINO MANNOIA.

AVV.COPPI: Quando ne ha parlato MARINO MANNOIA in occasione di questo processo?

SIINO A.: Non so se in occasione di questo processo o di altre occasioni, quando io dai giornali appresi questa notizia, cioè io ho appreso che MARINO MANNOIA aveva detto che c'era stato, aveva visto, aveva saputo non so come, non me lo ricordo bene, che il Senatore ANDREOTTI, allora Onorevole Deputato, aveva partecipato ad una riunione in una riserva di caccia.

AVV.COPPI: D'accordo.

SIINO A.: Io ho fatto un'equazione, allora riserva, può essere che era a Scia, così ho pensato... ma questo fatto fu, mi pare, nel '93 o nel '94 che già io ho fatto mente locale su questa cosa, quando dai giornali si seppero dichiarazioni di MARINO MANNOIA e in effetti anche a livello carcerario fu una meraviglia nel dire che il MARINO MANNOIA era super informato, non su questo fatto, su altri fatti che lui diceva, dicevano tutti "ma questo come le sa queste cose?" Un'altra cosa che mi colpì fu quella che il MARINO MANNOIA è stato uno dei pochi a dire che STEFANO BONTATE aveva familiarità con MATTARELLA ed era così, perché ne sono stato... sono stato presente.

Angelo Siino ha in sintesi riferito che:

  • un giorno Stefano Bontate gli aveva detto di prepararsi per il giorno successivo ad una battuta di caccia cui avrebbero partecipato assieme;
  • l’indomani effettivamente Bontate era andato a prelevarlo a casa con la sua vettura ed egli aveva notato una sua inusuale eleganza ("da cacciatore signorotto") oltre che uno strano nervosismo;
  • erano stati costretti a cambiare auto a causa di un incidente e si erano quindi diretti a Catania con la vettura di esso Siino;
  • ivi giunti avevano trovato ad attenderli un gruppo di persone che li aveva condotti in una azienda di proprieta’ dei Costanzo, denominata La Scia;
  • si trattava di un’azienda agricola comprensiva di un’area recintata destinata alla caccia nella quale erano presenti numerosissime lepri;
  • sul posto ad attenderli vi erano anche altri palermitani ed il Bontate era quasi subito sparito mentre esso Siino aveva cominciato la sua battuta di caccia;
  • verso le ore 10 – 10,30 era giunto sul posto anche Benedetto Santapaola che aveva salutato da lontano raggiungendo subito le case della tenuta, ma poco dopo era andato via;
  • d’improvviso si era udito il rombo di tre o quattro vetture che sgommando si erano fermate proprio all’interno della tenuta ma egli non aveva visto nulla sentendo solo chiudersi gli sportelli delle auto;
  • una "specie di guardia giurata" che lo accompagnava e che veniva chiamata con il soprannome di "u’ cchiu’" o "u’ sciu’", alla sua domanda su cosa stesse succedendo, aveva risposto che c’era Andreotti;
  • dopo tale affermazione che aveva suscitato in lui stupore ed incredulita’, egli aveva continuato la sua battuta di caccia ed il pranzo che di solito in queste occasioni si svolgeva verso le 14 aveva subito un ritardo di circa mezz’ora;
  • poco prima del pranzo infatti, egli aveva nuovamente sentito il rombo e lo sgommare di alcune vetture che si allontanavano e dopo 5 o 10 minuti aveva rivisto il Bontate il quale aveva anche sparato per un po’ alle lepri, seppure senza il suo consueto entusiasmo per la caccia;
  • era seguito poi il pranzo durante il quale aveva notato la presenza di numerosi esponenti mafiosi catanesi e palermitani;
  • circa mezz’ora dopo il pranzo aveva preso la strada del ritorno con il Bontate e durante il viaggio scherzosamente gli aveva chiesto se era vero che Andreotti era stato davvero presente;
  • il suo compagno di viaggio gli aveva mollato due scappellotti affettuosi esclamando "Ma sempre tutto vedi eh! Lascia stare":

(udienza del 17 dicembre 1997 pag.111)

P.M.: Signor SIINO, abbiamo interrotto l'udienza parlando delle riserve di caccia. Ora le farò una domanda che rientra nel tema e cioè se lei è mai stato con BONTATE in una riserva di caccia che si trova nei pressi di Catania.

SIINO A.: Sì, sono stato portato in questa riserva di caccia con delle modalità che ora le spiego. Mi pare qualche giorno prima o addirittura il giorno prima perchè con STEFANO BONTATE diciamo c'era un rapporto non proprio paritario, grazioso, amicale, però chiaramente che alle volte dava dei veri e propri ordini, disse: "Preparati per domani che c'è una cacciata" "ah, bene, bene" io ero un gran tifoso di caccia, ero un grande appassionato, per cui mi invitava a nozze. E praticamente mi disse: "Domani andiamo in una riserva a Catania" non so se mi disse mi pare che era una riserva dei COSTANZO, non me lo ricordo se mi fece questa precisazione. Chiaramente per tempo l'indomani mattina ... …… L'indomani mattina o qualche giorno dopo che mi avvisò venne a prendermi, allora mi pare che lui aveva una BMW, una macchina molto potente. Io stavo non nel mio attuale domicilio di Palermo via Marchese Ugo, 74 ma stavo in via Croce Rossa, 81, nello stesso posto dove fu ucciso il povero commissario CASSARA'. Andando verso per uscire dalla città e percorrendo via Libertà abbiamo avuto un incidente stradale all'altezza di via Notarbartolo dove abbiamo avuto uno scontro contro una Fiat 500 che malgrado l'esiguità della macchina, della mole della macchina rispetto a quella nostra, arrecò gravissimi danni alla BMW perchè la prese sulla ruota, facendo andare fuori convergenza. Chiaramente questo fatto determinò le ire di Stefano e debbo dire che anche il proprietario della 500 non capendo con chi aveva a che fare fu piuttosto brusco. Mi ricordo che il BONTATE mi mise in mano dei soldi, molti soldi e disse: "Levati di davanti se no non so che cosa ti succede". naturalmente siamo dovuti tornare indietro a prendere la mia macchina, anch'io avevo una BMW, mi pare una BMW 733, una macchina grossa, una berlina, e mi disse mentre ci siamo avviati per Catania disse: "Sbrigati, sbrigati, che fa t'addurmiscisti?" insomma mi invitava a nozze perchè sono noti i miei trascorsi di corridore, per cui evidentemente abbiamo fatto in un fiat Palermo - Catania. Palermo - Catania che abbiamo fatto, siamo arrivati a Catania, mi pare che c'era della gente che ci aspettava, c'è un posto, un ristorante che mi pare che si chiamasse Torero. Questo ristorante è lungo la strada che conduce da Catania a Siracusa, sulla destra, diciamo pochi ... qualche chilometro prima o 500 metri, 600 metri per il bivio che conduce a quella che viene denominata la Scia, in gergo, degli iniziati catanesi. Iniziati, gente che bazzicava in un certo gruppo. La Scia era un azienda agricola dei COSTANZO, dove siamo andati e siamo entrati, praticamente è un fondo chiuso, allora, non è una riserva di caccia. Il fondo chiuso era contato da una rete metallica in modo che non si poteva scavalcare, per cui in questo fondo non ho visto mai tante lepri come quella volta, c'era ... dissi: "talè, guarda, ma quante ce n'è, ma sono come le pecore". Anche dopo poi Stefano disse che c'erano lepri proprio a iosa, tanto che era quasi ... non era neanche sportivo sparargli. In quel momento ...

…………

P.M.: Signor SIINO, prima che vada avanti nel racconto le voglio chiedere: BONTATE quel giorno ricorda come era vestito?

SIINO A.: Sì, praticamente mi ricordo che quando siamo partiti da Palermo vidi che praticamente il BONTATE era vestito in maniera casual elegante.

P.M.: Cioè casual, scritto casual.

SIINO A.: Sì, casual, elegante. Praticamente noi avevamo delle tenute di caccia, delle tenute di caccia nel senso di vestiti, di belfe, insomma però lui quella giornata era proprio agghindato da cacciatore signorotto. Aveva delle particolari cose firmate, cose e ci dissi: "E dunni amu a gghiri? ma chi c'è a caccia cu u guardio?" cioè nel senso mi riferivo che spesso avevamo partecipato ad altre cacciate tipo in altri posti dove c'era la guardia che ci teneva il fucile, cioè ... lui neanche mi rispose. Vidi che praticamente era sul nervoso, un po’ strano, nervoso, però io ho attribuito questo fatto al fatto che avevamo avuto l'incidente e che avevamo avuto modo di andare veloci verso Catania per cui non più di questo.

P.M.: Quindi riprendiamo il racconto, siete entrati all'interno di questo fondo chiuso, c'erano le lepri.

SIINO A.: Sì, siamo andati ... siamo entrati all'interno di questo fondo chiuso, abbiamo visto queste lepri, c'erano anche delle altre persone palermitane che però ci aspettavano là e praticamente lui invece immediatamente sparì.

P.M.: Lui chi è?

SIINO A.: STEFANO BONTATE.

P.M.: Sparì in che senso sparì?

SIINO A.: Sparì, in un certo senso si allontanò. In effetti questo fatto mi fece in un certo senso meraviglia, perchè sapendo che lui come vedeva caccia impazziva, praticamente io dissi: "Ma dove se ne andò?" Comunque non ci ho fatto molto caso. Praticamente dopo, intorno alle dieci, dieci e mezza si erano fatte, ad un certo punto mentre che noi continuavamo a sparare, successe anche un fatto particolare, io vidi una volpe, una volpe che disturbata chiaramente dagli spari che c'erano, perchè c'erano delle persone che non avevano visto mai questo tipo di abbondanza di selvaggina, per cui sparavano come pazzi. Io vidi che c'era una volpe che si stava arrampicando su questa rete e la fulminai con due fucilate. Naturalmente dopo, intorno alle dieci e mezza arrivò NITTO SANTAPAOLA. Arrivò Nitto con ... però ci fece un saluto da lontano: "salutiamo, salutiamo, salutiamo" e andò verso parte di queste case.

P.M.: Quali case?

SIINO A.: Le case che (incomprensibile) nel fondo Scia. Ci sono delle case che praticamente erano diciamo vicine al posto dove noi cacciavamo, perchè la Scia ha una caratteristica, era ... oltre ad essere un fondo agrumicolo era un azienda a vocazione foraggiera, c'erano dei particolari tipi di irrigatori che mi fu detto erano di provenienza israeliana, cioè erano degli irrigatori enormi con 50 metri di braccio di raggio, per cui 100 metri, giravano in maniera ... con la stessa forza idraulica, giravano in modo che potesse essere irrigato il posto dove ... cioè praticamente dove cadeva l'acqua.

P.M.: Lei li ha visti girare oppure è una descrizione del funzionamento?

SIINO A.: Ma guardi, io mi ricordo che forse qualcuno l'ho visto girare, però ce n'erano alcuni smontati per terra. Mi avevano detto che avevano avuto, così, mi dicevano che avevano avuto qualche problema idraulico perchè usavano un acqua particolarmente dura. Essendo molto calcarea spesso ostruiva gli ugelli impedendo che queste ruote girassero. Allora praticamente il SANTAPAOLA si allontanò verso il posto dove si era allontanato il BONTATE. Però lo vidi andare quasi immediatamente via.

P.M.: Cioè via dal fondo chiuso?

SIINO A.: Sì, sì, sì, via dal fondo chiuso, con una macchina ... Mi ricordo che lui mi pare avesse una Renault ... era una Renault di quelle grosse che erano simili ad una Renault due volumi, non quelle tre volumi, che era la migliore macchina che aveva allora la Renault, mi pare che era una Renault 30, una cosa di questo genere. Praticamente poi che cosa è successo, che io continuai a cacciare e ad un certo punto abbiamo sentito un rumore di macchine, un rumore di macchine a livello di tre, quattro, cinque macchine, a questo livello. Macchine che arrivarono in un certo senso sgommando, si sono fermate con stridio di freni e c'è stato uno sbattere di sportelli ... cosa insomma così, non è che ci avevo fatto granché caso. Ad un certo punto c'era con me che mi accompagnava nella cacciata una specie di guardiano, una specie di guardia giurata che aveva un soprannome. Il soprannome di questa guardia giurata era "u cchiù" o "u sciù", una cosa di questo genere. Ma penso più "u cchiù", perchè "u cchiù" è una specie di uccello del malaugurio che c'è in Sicilia, per cui praticamente è un modo di chiamare la civetta dei catanesi. E praticamente questo signore ad un certo punto ci dissi: "Ma che cosa c'è che c'è tutto questo baccano?" pardon signor Presidente, mi disse: "Minchia, c'è ANDREOTTI". Io debbo dire che mi sembrò così ... ANDREOTTI che ci doveva fare qua. Che non potevo capire, pensare cosa poteva venirci a fare ANDREOTTI in una riserva di caccia a Catania, dei cavalieri COSTANZO. Non ci feci per niente caso, però così ... Io penso che ... cominciarono ad arrivare dei personaggi del catanese.

P.M.: Mi scusi, ha detto penso.

SIINO A.: No, no, arrivarono, è un modo di intercalare, mi scusi. Arrivarono dei personaggi del catanese e penso che ... penso, ecco c'era anche NITTO SANTAPAOLA, però non ne sono sicuro, cioè ...

P.M.: Mi scusi, NITTO SANTAPAOLA lei ha detto che era andato via?

SIINO A.: Sì, ma poi era ... secondo me era ritornato, perchè ...

P.M.: Questo secondo me ...

SIINO A.: Mi scusi, questo secondo me c'entra stavolta. Secondo me perchè c'erano degli esponenti del gruppo catanese che naturalmente venivano solamente se c'era SANTAPAOLA, se no questi qua difficilmente si sarebbero affacciati alla Scia, anche perchè c'era una diatriba con l'allora conduttore di questa azienda che mi pare che fosse un genero dei COSTANZO. Per cui evidentemente io ho avuto l'impressione che il SANTAPAOLA ...

PRESIDENTE: No, l'impressione non ...

SIINO A.: Non posso essere sicuro signor Presidente, questo è la come si chiama. Però io al 99 per cento sono convinto che c'era.

P.M.: Continui.

SIINO A.: Poi insolitamente si ritardò il pranzo, la mangiata, di una mezz'ora. Perchè generalmente intorno alle due si smetteva di cacciare per fare la mangiata di rito, perchè dopo questa situazione, dopo la cacciata, dovunque andavamo c'erano queste mangiate pantagrueliche. Quella volta si ritardò. Prima di cominciare a mangiare c'era una lunga tavola preparata con ogni ben di dio, il ... ho sentito di nuovo, ho sentito di nuovo uno sgommare, un partire di macchina, di motori imballati e dopo qualche cinque, dieci minuti vidi spuntare il BONTATE. Non vidi SANTAPAOLA. Praticamente abbiamo mangiato abbondantemente con questi esponenti catanesi, se vuole signor Presidente le posso ...

…………

SIINO A.: Bene. Allora praticamente abbiamo mangiato con Stefano, ci siamo un po’ soffermati, Stefano prima di mangiare così tanto per gradire ammazzò un paio di lepri e disse: "Talè come i pecuri sunnu, lassamu iri va" non è tipo ... cioè non era una caccia entusiasmante, sportiva, era troppo ... c'era troppa differenza, per cui evidentemente è chiaro, non era cosa ... E sempre era, debbo dire strano, teso, nervoso. Subito dopo un brevissimo riposino, abbiamo fatto una mezz'ora così, dopo avere mangiato, anche questo fu un fatto strano perchè sempre c'erano gozzoviglie, spari, cose. Perchè generalmente dopo la mangiata c'era esibizione di tiro. Sparavamo ai piattelli o a qualche altra cosa così che ci veniva in mente di sparare. Siamo andati a Palermo. Nell'andare a Palermo così mi sovvenne, ma più che altro come curiosità, come fatto del tutto incidentale ci domandai: "Stefano, ma chi mi dissero che c'era, ANDREOTTI". Stefano si voltò di scatto, mi diede due scappellotti affettuosi però, nel senso affettuosi e mi disse: "minchia, ma sempre tutti cosi vai vidennu eh, ma ..." chiaramente capii di avere fatto una mezza gaffe, non ho approfondito la cosa.

PRESIDENTE: Vuole tradurre questa espressione dialettale?

SIINO A.: Sì, mi disse: "Ma sempre che vai vedendo tutto, sempre che ti vai immischiando, sempre che ti vai infilando" questo intese dire. E praticamente mi diede questi due scappellotti, proprio fece così, così e mi disse: "lascia stare". capii che non dovevo più infilarmi in questa cosa.

A questo punto il Siino, sollecitato sul punto dalle parti, riusciva a circoscrivere il periodo nel quale era accaduto l’episodio di cui stava parlando:

P.M.: In che anno si è verificato questo episodio?

SIINO A.: Esattamente nel '79. nel '79 e il periodo è un poco ... il periodo del '79 è più difficile da identificarlo, il '79 lo so perchè poi noi abbiamo smesso di parlarci con STEFANO BONTATE per una questione che abbiamo avuto, nell'anno dopo.

P.M.: Va bene, di cui parleremo. Senta siamo nel 1979, vediamo di stabilire alcuni paletti ...

PRESIDENTE: Aspetti Pubblico Ministero. Eravamo in estate, eravamo in inverno?

P.M.: Signor Presidente mi scusi, volevo proprio fare questa domanda.

PRESIDENTE: Siccome c'ha le fotografie.

P.M.: No. Vediamo di stabilire alcuni paletti temporali. Questo episodio si è verificato prima o dopo del viaggio di SINDONA in Sicilia?

SIINO A.: Prima.

P.M.: Prima del viaggio di SINDONA in Sicilia.

SIINO A.: Anche uno dei motivi per cui me lo ricordo. Ci sono stati dei particolari, delle situazioni particolari che mi ricordano che proprio fu il '79 quale ... sicuramente fu dopo l'uccisione di "Cannarozzo", perchè un altro personaggio che c'era a questa cosa era SALVUCCIO MARCHESE. SALVUCCIO MARCHESE era sia parente del COSTANZO, sia parente del "Cannarozzo", per cui ... Il "Cannarozzo" è ... era l'ex capo mafia di Catania prima di NITTO SANTAPAOLA. Non mi viene, ora quando me lo ricordo glielo dico.

P.M.: Senta questo episodio si è verificato prima o dopo l'omicidio di MICHELE REINA, segretario provinciale della Democrazia Cristiana?

SIINO A.: Senza dubbio dopo.

P.M.: Dopo.

SIINO A.: Dopo. Diciamo che sia stato tra la venuta di SINDONA e l'omicidio REINA.

P.M.: Quindi tra il 9 marzo '79 che è la data dell'omicidio di MICHELE REINA e l'agosto del '79. Ho capito. Questo è il massimo di ...

SIINO A.: Anche perchè c'è un motivo signor Presidente, l'apertura della caccia allora era non come ora a fine agosto ma era attorno a giugno, a luglio la cosa. Sarebbe facilissimo, perchè malgrado la liberalità che c'era nel portare i fucili, insomma, un certo riguardo l'avevamo a non portare dei fucili così a vista. Solo se era aperta la caccia. Doveva essere aperta la caccia o comunque non è che poi ci spaventassimo tanto di portare i fucili a vista di tutti. Per cui mi ricordo di questo fatto. Comunque c'era già caldo.

P.M.: Signor SIINO, le do un altro riferimento temporale.

SIINO A.: Sì.

P.M.: Lei è un ex corridore. La gara automobilistica delle 12 ore di Campobello si era ... nel 1979 si era già svolta oppure no?

SIINO A.: No, era da svolgersi.

P.M.: Lei sa quando si svolgeva questa gara automobilistica, le 12 ore?

SIINO A.: Ma praticamente questa gara si svolgeva nelle ultime giornate di luglio o nei primi di agosto, secondo gli anni, secondo quando gli organizzatori praticamente disponevano di organizzarla. Penso che sì, senza dubbio fu prima.

P.M.: Prima.

SIINO A.: Perchè poi una gara, un rally richiede un certo periodo di allenamenti, ricognizioni e cose di questo genere. Allora io correvo con la buonanima di GAETANO BARRESI, figlio di MICHELE BARRESI, per cui evidentemente mi ricordo che ci siamo andati ... ci andavamo già quasi ogni domenica in precedenza, per cui questo lo facevamo ... Comunque senza dubbio prima.

P.M.: Mi scusi signor SIINO, mi scusi se la interrompo. Dalle nostre indagini risulta che nel 1979 questa gara cui abbiamo fatto riferimento, che era la quindicesima edizione si svolse nei giorni 14 e 15 di luglio 1979.

SIINO A.: Perfetto.

P.M.: Rispetto a queste due date ...

SIINO A.: Allora senza dubbio massimo allora giugno, luglio, primissimi di luglio, non può essere dopo, perchè poi per una ragione che le dirò, per la questione del sequestro ... cioè del finto sequestro SINDONA e la sua venuta in Sicilia, io mi eclissai immediatamente dopo la ... quando si fece questa gara, cioè dopo questa gara io ho avuto un incontro così e mi sono eclissato per un po’ di tempo.

Il Siino, anche nel corso del controesame da parte della difesa, ha ribadito il contesto temporale nell’ambito del quale andava collocato l’episodio de "La Scia" (udienza del 18 dicembre 1997 pag.239):

AVV. COPPI: Lei mi aiuti nelle risposte. Lei si ricorda di essersi incontrato con BONTATE per una partita di caccia, e che è la partita di caccia di cui abbiamo parlato in questi giorni.

SIINO A.: Sì.

AVV. COPPI: Ecco, lei ha ricordato l'anno dicendo che si trattava del 1979.

SIINO A.: Sicuramente.

AVV. COPPI: Come mai ricorda con tanta esattezza l'anno?

SIINO A.: Praticamente risalendo ad alcuni fatti che sono successi quest'anno e nell'anno precedente, fatti che sono successi dopo, praticamente sono riuscito a ricostruire esattamente la data, esattamente, insomma ... il periodo su per giù, perchè esattamente non glielo so dire.

AVV. COPPI: Ecco, il periodo su per giù allora ce lo vuole ripetere, per cortesia?

SIINO A.: Un periodo che va dal giugno al luglio, esattamente ... cioè tra giugno e luglio, tra la fine di giugno e i primi di luglio.

AVV. COPPI: Dell'anno 1979?

SIINO A.: Sì.

AVV. COPPI: Questo lo ha ricordato grazie a quali meccanismi di riesumazione dei fatti?

SIINO A.: Praticamente il meccanismo che il 14 di luglio o il 15 di luglio, non mi ricordo esattamente, ho preso parte alla 12 ore di Campobello. Poi praticamente ho fatto che ... allora la stagione di caccia iniziava verso una certa data, che era stato subito dopo l'omicidio REINA. Insomma, ci sono state diverse cose che praticamente mi hanno permesso di identificare ... abbiamo identificato assieme, io non ... come sono andati i fatti. Ieri, durante il controesame, tra quello che mi ha detto il Pubblico Ministero, tra quello che ho ricordato io, penso di averlo messo ... insomma, identificato il periodo con una certa approssimazione. Certamente non quella di giorni, non glielo posso dire.

AVV. COPPI: Quindi lei rettifica quello che aveva dichiarato nell'interrogatorio del 12 luglio 1997?

SIINO A.: Non lo ricordo quello che ho dichiarato in quell'interrogatorio.

AVV. COPPI: Adesso glielo leggo. Quando aveva detto:- "Praticamente è successo questo, che una giornata indefinita del 1979 ...", è la pagina ...

AVV. SBACCHI: Non c'è, nemmeno nelle mie copie.

AVV. COPPI: 1, poi c'è omissis ... non so quanti ... e poi sarebbe la 3 se l'omissis è solo di una pagina.

P.M.: Sì, sì, io ho le copie come le sue.

AVV. COPPI: Sarebbe la terza. Allora quindi praticamente è successo questo, che una giornata indefinita del 1979. Questo me ne ricordo, l'anno già allora, perchè abbiamo avuto anche un incidente stradale. Adesso precisa che si tratta di giugno-luglio.

SIINO A.: Professore, lei ha assistito all'interrogatorio di ieri.

AVV. COPPI: Sì, certo.

SIINO A.: E praticamente io con ... ricordando certe date, io sono riuscito a cercare di ricordare con una certa approssimazione. Ma io mai avevo riferito la data quando ero stato.

AVV. COPPI: Il 1979 sì.

SIINO A.: Sì, il 1979 sì.

AVV. COPPI: Adesso diciamo, comunque non è nella seconda metà di luglio, se lei prende come riferimento quell'evento sportivo. Siamo ...

SIINO A.: Certamente potrebbe essere stato, ma non può essere stato perchè poi si avvicinò l'arrivo di SINDONA, per cui non può essere stato.

AVV. COPPI: Quindi diciamo prima metà di ...

SIINO A.: Prima metà di luglio, fine di giugno, prima della fine di giugno, può essere stato il 20, può essere stato il 15, può essere stato luglio, i primi giorni di luglio. Certamente non dopo i primi giorni di luglio, massimo sette, otto, perchè poi io partivo per preparare le gare.

Le suesposte precisazioni di natura temporale offerte dal Siino al dibattimento hanno dunque consentito di circoscrivere in ambiti sufficientemente precisi il periodo di tempo nel quale collocare l’episodio riferito dal collaborante, episodio peraltro che non puo’ che essere lo stesso di cui e’ risultato a conoscenza, sulla base delle confidenze ricevute dal Bontate, anche Francesco Marino Mannoia.

Del resto sia il P.M., che le difese hanno concordato sul punto, affermando che Marino Mannoia ("de relato") ed Angelo Siino hanno parlato del medesimo episodio, non potendo immaginarsi due distinte e ravvicinate presenze del Sen.Andreotti in una riserva di caccia dei Costanzo nel catanese per incontri con Bontate e i cugini Salvo, nel medesimo contesto temporale (primavera-estate del 1979 per Marino Mannoia; fine giugno o primi giorni di luglio del 1979 per Siino).

Ai fini della collocazione temporale dell’episodio in esame, dunque, a fronte delle generiche e dunque poco utili dichiarazioni del Marino Mannoia, soccorrono le essenziali indicazioni fornite dal Siino il quale, con una – stavolta comprensibile - progressione mnemonica agevolata da alcuni preziosi riferimenti del P.M., e’ riuscito ad individuare, pur con un comprensibile margine di approssimazione, il periodo di tempo che interessa.

Proprio sulla base dell’indicazione fornita dal P.M. in merito alla data della corsa automobilistica ("12 ore di Campobello") cui il Siino ha partecipato anche quell’anno (e che si e’ svolta il 14 e 15 luglio 1979), il collaborante e’ stato in condizione di precisare che l’episodio si e’ svolto certamente prima di quella competizione e dunque tra la fine di giugno ed i primi giorni di luglio:

…..Allora senza dubbio massimo allora giugno, luglio, primissimi di luglio…

…praticamente sono riuscito a ricostruire esattamente la data, esattamente, insomma ... il periodo su per giù, perchè esattamente non glielo so dire. ……..

….Un periodo che va dal giugno al luglio, esattamente ... cioè tra giugno e luglio, tra la fine di giugno e i primi di luglio.

…… il 14 di luglio o il 15 di luglio, non mi ricordo esattamente, ho preso parte alla 12 ore di Campobello. Poi praticamente ho fatto che ... allora la stagione di caccia iniziava verso una certa data, che era stato subito dopo l'omicidio REINA. Insomma, ci sono state diverse cose che praticamente mi hanno permesso di identificare ... abbiamo identificato assieme, io non ... come sono andati i fatti. Ieri, durante il controesame, tra quello che mi ha detto il Pubblico Ministero, tra quello che ho ricordato io, penso di averlo messo ... insomma, identificato il periodo con una certa approssimazione.…….

….Prima metà di luglio, fine di giugno, prima della fine di giugno, può essere stato il 20, può essere stato il 15, può essere stato luglio, i primi giorni di luglio.

Certamente non dopo i primi giorni di luglio, massimo sette, otto, perchè poi io partivo per preparare le gare.

Questa ultima precisazione del Siino si rivela quanto mai rilevante perche’ impone, stante la certa indicazione del collaborante, di non estendere l’indagine che appresso sara’ svolta oltre il giorno 8 luglio 1979 (domenica).

E che la indicazione sia certa ed il ricordo corretto e’ confermato dal rilievo che il Siino, cosi’ come peraltro dallo stesso affermato esplicitamente ("perchè poi io partivo per preparare le gare"), proprio il 14 e 15 luglio successivo ha partecipato alla gara automobilistica di cui si e’ detto ed occorrono alcuni giorni per effettuare gli "allenamenti", le "ricognizioni" del percorso, le prove della competizione e le necessarie complesse verifiche tecniche.

Del resto e’ lo stesso Siino ad avere detto, proprio con riferimento alla gara automobilistica "12 ore di Campobello" che egli ricordava di esserci andato con il copilota per fare le prove, come di consueto, "quasi ogni domenica" prima:

Perchè poi una gara, un rally richiede un certo periodo di allenamenti, ricognizioni e cose di questo genere. Allora io correvo con la buonanima di GAETANO BARRESI, figlio di MICHELE BARRESI, per cui evidentemente mi ricordo che ci siamo andati ... ci andavamo già quasi ogni domenica in precedenza, per cui questo lo facevamo ... Comunque senza dubbio prima.

Prima di procedere, quindi, alla individuazione di una giornata nella quale verificare se sia stato possibile per il Sen.Andreotti essere presente a Catania per quell’incontro di cui ha parlato il Siino (e prima ancora il Marino Mannoia), occorre evidenziare anche le risultanze relative all’orario nel quale, secondo le dichiarazioni del Siino, una simile presenza dell’imputato ebbe a verificarsi.

Le indicazioni sul punto sono state alquanto approssimative pur potendosi, con un comprensibile margine di approssimazione, affermare che l’arrivo delle autovetture e la presenza di Andreotti fu segnalata (da "u’ cchiu’" o "u’ sciu’") al collaborante verso le ore 11-11,30 o 12 di quella mattina e che la presenza dell’uomo politico si protrasse fino a poco prima del pranzo che anzi, proprio per quella causa, fu quel giorno ritardato di circa mezz’ora rispetto all’orario consueto che era le 14.

E’ ben vero che lo stesso Siino ha precisato che non puo’ essere certo che Andreotti sia andato via proprio quando egli, circa mezz’ora prima del pranzo (e dunque verso le 14), senti’ nuovamente il rombo di alcune vetture che ripartivano allontanandosi ("ho sentito di nuovo, ho sentito di nuovo uno sgommare, un partire di macchina, di motori imballati e dopo qualche cinque, dieci minuti vidi spuntare il BONTATE"), ma risulta piu’ che ragionevole ritenere che l’imputato, giunto con il citato seguito di autovetture, si sia alla fine allontanato proprio con le stesse modalita’ con cui era giunto sul posto.

Non e’ un caso infatti che proprio subito dopo la partenza "rombante" di quelle vetture sia ricomparso, secondo il Siino, anche Stefano Bontate dopo un’assenza prolungatasi per tutta la mattina.

Dunque la durata della permanenza del Sen. Andreotti a "La Scia" oscilla tra le due ore e le due ore e mezza (tra le ore 11,30-12 e le ore 14 circa):

AVV. COPPI: ……Intanto cerchiamo di puntualizzare nel tempo di quella mattina, nell'orario di quella mattina, l'arrivo di queste automobili. Voi eravate lì, mezz'ora più mezz'ora meno, certamente da prima delle otto.

SIINO A.: Certamente.

AVV. COPPI: Ecco, rispetto al vostro orario di arrivo, quando arrivano queste automobili?

SIINO A.: Intorno alle undici, undici e mezza.

AVV. COPPI: Adesso glielo cerco, mi pare che in verbale abbia parlato di circa mezzogiorno, siamo lì.

SIINO A.: Posso ...

AVV. COPPI: Se lei si fida della citazione a memoria, se no glielo trovo.

SIINO A.: Professore, veramente, mi creda, io non riesco a essere così preciso, è stato alle undici e mezza, mezzogiorno, le undici.

AVV. COPPI: Signor SIINO, io sono il primo a rendermi conto che parliamo di fatti, se accaduti, accaduti vent'anni fa. Quindi non si preoccupi.

SIINO A.: Se accaduti ...

AVV. COPPI: Io le faccio le domande, poi lei risponde come si ricorda. Questo è ovvio.

SIINO A.: Ho risposto.

AVV. COPPI: Vediamo allora se lei non ricorda undici, undici e mezza, mezzogiorno, possiamo dire comunque che erano trascorse diverse ore rispetto al momento in cui lei era arrivato ed ha cominciato la sua cacciata?

SIINO A.: Sì.

AVV. COPPI: Erano passate diverse ore.

SIINO A.: Sì.

AVV. COPPI: Durante queste ore, lei ha visto STEFANO BONTATE che fine avesse fatto?

SIINO A.: No.

AVV. COPPI: Quindi lei lo ha visto solo quella mattina allontanarsi verso la casa.

SIINO A.: Ho detto che poi l'ho rivisto quando le macchine se ne andarono. Sparò pochi colpi e poi ce ne siamo ... abbiamo mangiato, abbiamo fatto un breve riposino e ce ne siamo andati.

AVV. COPPI: Benissimo. Allora, questo per la sua memoria, il primo agosto del 1997 lei aveva detto così:- "Automobili rombanti, diciamo che era attorno a mezzogiorno". Adesso se le dico che lei ha dichiarato attorno a mezzogiorno, è in grado di confermarlo che si trattava ...

SIINO A.: Sarà stato ... le dico, può essere stato le undici e mezza, può essere mezzogiorno, può essere le undici, intorno a quell'orario.

AVV. COPPI: No, sa, se le undici ...

PRESIDENTE: Comunque, lo conferma questo?

SIINO A.: Sì.

AVV. COPPI: Allora conferma che si trattava di mezzogiorno.

SIINO A.: Undici e mezza, mezzogiorno.

AVV. COPPI: Va bene. Tanto non è una mezz'ora più o una mezz'ora meno. Il Tribunale ha capito. Adesso vediamo ... lì c'è stata anche una mangiata, come voi l'avete definita.

SIINO A.: Sì.

AVV. COPPI: Adesso, con riferimento all'orario della mangiata, lei è in grado di dirci quanto tempo prima della mangiata arrivò, sempre approssimativamente, questo corteo di macchine?

SIINO A.: Un due ore e mezza. Alle due e mezza abbiamo mangiato, su per giù.

…………

AVV.COPPI: Le risulta il tempo, a questo punto, la durata del soggiorno di ANDREOTTI in questa tenuta quella mattina?

SIINO A.: Dalle undici e mezza a quando ho sentito ripartire le macchine, ma non che c'era ANDREOTTI, questo non mi risulta.

Come si e’ gia’ evidenziato analiticamente a proposito della testimonianza resa da Vito Di Maggio, la difesa dell’imputato, per confutare la tesi di accusa relativa agli incontri a Catania del Sen.Andreotti con esponenti di Cosa Nostra, ha opposto in via principale un argomento fondato sulla impossibilita’ del predetto di recarsi nella citta’ etnea a causa dei suoi molteplici impegni sia pubblici che privati di quel periodo.

La verifica della fondatezza di tale tesi difensiva deve dunque richiamare e comprendere le considerazioni gia’ svolte con riferimento al periodo esaminato per la testimonianza Di Maggio (20 giugno -1 luglio 1979), dovendosi successivamente estendere tale verifica, tenuto conto delle suesposte precisazioni di natura temporale offerte dal Siino, anche ad alcuni giorni precedenti (dal 15 giugno) e successivi (fino all’8 luglio).

Il periodo da esaminare e’ dunque compreso tra il 15 giugno e l’8 luglio del 1979.

Anche in questa sede deve ribadirsi che:

  • il P.M. non ha addotto prove documentali specifiche in ordine ad un accertato viaggio del Sen.Andreotti in Sicilia in quell’arco di tempo essendosi limitato a sviluppare un tema di prova in esito al quale emergerebbe soltanto che l’imputato avrebbe potuto compiere un viaggio anche di poche ore del quale si riusciva a non lasciare alcuna traccia documentale;

  • l’imputato ha escluso decisamente di essere stato in Sicilia in quel periodo di tempo;

  • i dati relativi agli impegni del Sen.Andreotti nel periodo che interessa sono tratti dai documenti prodotti dall’imputato all’udienza del 29 ottobre 1998, nonche’ dalla sua agenda (Doc. n.20) e dal libro "Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79" (Doc. 82 bis acquisito all’udienza del 24 giugno 1997).

Giova ricordare che nel corso delle piu’ ampie dichiarazioni spontanee rese dall’imputato all’udienza del 29 ottobre 1998, il Sen.Andreotti ha affermato (pag.36):

…… il MANNOIA proponendosi questa volta come teste de relato e non come testimone diretto, sostiene che prima dell’omicidio MATTARELLA io mi sarei recato in una tenuta di caccia dalle parti di Catania allo scopo di incontrarmi con BONTADE ed altri boss mafiosi, i quali avrebbero dovuto rappresentarmi le loro lamentele circa la linea di condotta assunta da MATTARELLA, il quale per il passato avrebbe fatto piaceri a BONTADE ed altri uomini di "cosa nostra" e nessuno di loro ha fatto un cenno a questa offensiva imputazione ai danni del Presidente MATTARELLA, e successivamente avrebbe mutato indirizzo. Il MANNOIA sostiene che di tale mia visita gli avrebbe parlato lo stesso BONTADE. MANNOIA non indica data in cui tale visita sarebbe avvenuta. Debbo però far presente che un’indicazione temporale viene invece offerta da altro collaboratore, cioè da SIINO, il quale addirittura sostiene di essere stato presente nella tenuta di caccia il giorno in cui mi ci sarei recato. Tralascio ogni considerazione circa la incredibile falsità del SIINO, su cui si intratterranno i miei difensori, a me è sufficiente rilevare che SIINO colloca tale presunta visita… con precisione tale presunta visita nella tenuta di caccia tra la fine di giugno e primi giorni di luglio del 1979. Per completezza e al fine di far piazza pulita di tutte queste fandonie, una volta per tutte aggiungo che anche Vito DI MAGGIO sostiene che in quel periodo di tempo io mi sarei trovato a Catania. Mi limito semplicemente ad osservare che MANNOIA e SIINO non possono allora che riferirsi alla stessa presunta visita, posto che entrambi parlano del 79 e della tenuta di caccia ed entrambi parlano di BONTADE, come della persona che io avrei incontrato in tale occasione. Vorrei farne ironia dicendo che una volta tanto dovrei essere grato a qualcuno dei collaboratori, posto che SIINO con i suoi riferimenti temporali mi permette di dimostrare non solo la falsità delle sue dichiarazioni ma ovviamente anche di quelle di MANNOIA e per questa via di sostenere che la credibilità di MANNOIA circa l’episodio INZERILLO, riceve anche per questo verso una clamorosa smentita. Debbo infatti precisare, e sono in grado di documentarlo, che nell’arco di tempo indicato da SIINO io mi sono trovato all’estero in missione ufficiale e precisamente prima a Strasburgo per il Consiglio Europeo, poi in Giappone per il Vertice Economico dei Paesi Industrializzati e di lì a Mosca, per colloqui con quei governanti. Voglio anche aggiungere che seppure si volesse dilatare il periodo di tempo, sia per quanto riguarda il mese di giugno sia per quanto riguarda quello di luglio, sono in grado di dimostrare giorno per giorno ciò che ho fatto in quel periodo. anche in considerazione del fatto che appena rientrato a Roma si formalizzò la crisi di Governo ed io trascorsi tutti i giorni in contatti più che pubblici con le delegazioni dei partiti e in ulteriori rapporti con l’allora Presidente della Repubblica PERTINI. Inutile dire che la mia attività era ancora di più, se mi si consente l’espressione, pubblica e che il calendario dei miei incontri era ufficiale e a tutti noto. Non solo quindi io non mi sono recato nella tenuta di caccia ma appare evidente non solo la falsità di ciò che hanno dichiarato SIINO e MARINO MANNOIA in ordine a tale presunta visita nella tenuta di caccia, tra l’altro nessuno dei due dice di avermi visto però, ma ambienti tra l’altro questo della caccia che sono a me da sempre estranei. Ciò che MANNOIA ha detto circa la successiva visita a BONTADE in casa INZERILLO, tenuto conto oltre tutto della identità e della causale che MANNOIA vuole attribuire a tali miei due visite, essendo la ragione di tali miei viaggi sempre Piersanti MATTARELLA.

Si e’ gia’ detto che il P.M. nel corso della discussione finale, seppur con specifico riferimento alla vicenda riferita dal teste Di Maggio, ha ritenuto di individuare alcuni giorni (esattamente sette) nei quali l’imputato avrebbe potuto "effettuare un breve viaggio Roma-Catania-Roma" potendosi tutto il viaggio, ad avviso del rappresentante della pubblica accusa, risolvere "nell’arco di sole tre ore" (cfr. Requisitoria scritta Vol.VI Cap.2° pagg.75-77):

Ma e’ evidente che le considerazioni del P.M. devono valere anche con riferimento all’episodio ora in esame che si ritiene avvenuto nel medesimo contesto temporale, nella stessa zona, e con le stesse modalita’ (un viaggio "lampo").

A cio’ deve aggiungersi che il tempo occorrente per il presunto viaggio a Catania e per l’incontro a "La Scia" deve essere dilatato ben oltre le tre ore in quanto, come si e’ visto, la durata della permanenza del Sen. Andreotti in quel posto si protrasse per due ore o due ore e mezza (tra le ore 11,30-12 e le ore 14 circa).

Calcolando i tempi del viaggio in aereo, dunque, l’assenza da Roma dell’imputato deve calcolarsi in almeno 5-6 ore.

I giorni individuati dal P.M. come compatibili sono:

  • Domenica 17 giugno 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 13.30 ("colazione via Martelli 1 bis") e prima delle ore 18 ("Gemini")
  • Lunedi’ 18 giugno 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 12.00 (illeggibile ) e prima delle ore 17 ("Riunione DC")
  • Lunedi’ 25 giugno 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 12.00 ("Piccoli C.S.") e prima delle ore 17 ("Longo")
  • Domenica 1 luglio 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 11.00 ("Castel Porziano");
  • Lunedi’ 2 luglio 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 13.00 ("Jotti") e prima delle ore 19.45 (annotazione illeggibile ed un appuntamento cancellato)
  • Domenica 8 luglio 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 10.00 ("Solari")
  • Domenica 15 luglio 1979: nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta annotato nulla dopo le ore 12.00 ("Pandolfi")

Non e’ il caso di ripetere tutte le approfondite considerazioni che sono state svolte per valutare la possibilita’ che il viaggio di che trattasi si sia svolto nel periodo dal 20 giugno all’1 luglio del 1979, essendo sufficiente al riguardo richiamare la parte della sentenza che se ne e’ occupata a proposito della testimonianza di Vito Di Maggio.

Deve essere altresi’ escluso il 15 luglio 1979 in quanto e’ stato lo stesso Siino a ricordare che in quella data egli ha partecipato alla gara automobilistica "12 ore di Campobello".

Ne consegue che dei 7 giorni indicati dal P.M. ne restano da esaminare soltanto quattro:

  • Domenica 17 giugno 1979
  • Lunedi’ 18 giugno 1979
  • Lunedi’ 2 luglio 1979
  • Domenica 8 luglio 1979

E’ necessario, poi, ricordare che il Siino (il Marino Mannoia ne riferisce soltanto "de relato") non ha mai riferito che l’episodio di cui fu protagonista avvenne di domenica, particolare che non sarebbe stato difficile memorizzare.

Si rammenti poi che con riferimento all’intero periodo preso in esame (15 giugno – 8 luglio) e’ emerso quanto segue:

  • il 14 giugno 1979 il Sen.Andreotti e’ partito alle ore 9 da Cagliari ed e’ rientrato da Londra il giorno successivo (15 giugno 1979) alle ore 20;
  • quell’anno, il 3 giugno 1979, si sono svolte le elezioni politiche ed il 20 giugno 1979 vi e’ stata la seduta inaugurale e l’elezione del nuovo Presidente della Camera dei Deputati
  • il 21 giugno 1979, alle ore 10,30 Andreotti e’ partito per Strasburgo facendo rientro il giorno successivo (22 giugno 1979) alle ore 14,30
  • nel pomeriggio Andreotti si e’ recato in udienza dal Presidente della Repubblica
  • nei giorni 23 e 24 giugno 1979 egli ha partecipato al Consiglio Nazionale della DC
  • il 25 giugno 1979, dalle 18 alle 20, si e’ svolto il Consiglio dei Ministri
  • dal 26 giugno 1979 (partenza alle ore 15,35) si e’ recato a Tokio per partecipare al Vertice economico dei paesi occidentali industrializzati, rientrando a Roma, dopo una sosta a Mosca (per i colloqui italo sovietici sul SALT 2 e la crisi energetica), solo il 30 giugno 1979 alle ore 18,15
  • dal 30 giugno 1979 sono state avviate le consultazioni per la formazione del nuovo governo ed il conferimento al Sen.Andreotti del relativo incarico da parte del Presidente della Repubblica e’ avvenuto il 2 luglio 1979 (le consultazioni con le delegazioni dei vari partiti si sono svolte nei giorni successivi e la mattina del 7 luglio 1979 Giulio Andreotti ha rinunciato rimettendo il mandato nelle mani del Presidente della Repubblica).

Devono dunque analiticamente esaminarsi le risultanze dibattimentali e documentali per ciascuno dei quattro giorni di che trattasi, evidenziando come la ricostruzione degli impegni dell’imputato sia stata effettuata sulla base della documentazione sui viaggi trasmessa dall’Arma dei Carabinieri (Doc.83), delle dichiarazioni spontanee rese da Andreotti, dei documenti prodotti ed acquisiti in tali contesti, delle agende del Sen.Andreotti (Doc. n.20), del libro "Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79" (Doc. 82 bis acquisito all’udienza del 24 giugno 1997).

Procedendo quindi nel dettaglio all’analisi degli impegni del Sen.Andreotti nei quattro giorni individuati dal P.M. si deve giungere alle seguenti conclusioni:

Domenica 17 giugno 1979

Nell’agenda del Sen.Andreotti risultano annotati i seguenti impegni: "10 Ungaro", "11 Alibrandi", dopo un nome illeggibile "13.30 a colazione via Martelli 1 bis" e 18-19 "Gemini".

Il P.M. ha evidenziato che dopo le ore 13.30 ("colazione via Martelli 1 bis") e prima delle ore 18 ("Gemini") non figurano altri impegni, adombrando dunque la possibilita’ che in tale arco temporale possa essere avvenuto il viaggio a Catania.

Ma tale evenienza puo’ essere compatibile solo con riferimento all’episodio narrato dal teste Di Maggio il quale ha riferito di una presenza dell’imputato all’Hotel Nettuno di Catania tra le 15 e le 16, ma cio’ e’ gia’ stato escluso essendo stato il fatto collocato dal predetto teste in una data, come si e’ gia’ detto in altra parte della sentenza, certamente successiva al 20 giugno.

E’ del tutto evidente che, ove si volesse verificare la compatibilita’ di tale data (17 giugno 1979) con la presenza del Sen.Andreotti a "La Scia" di Catania, la conclusione non potrebbe che essere negativa visto che l’orario dell’arrivo indicato da Siino (tra le 11 e le 12) confligge irrimediabilmente con gli impegni mattutini dell’imputato (alle 10 Ungaro, alle 11 Alibrandi, alle 13,30 colazione via Martelli 1 bis).

Ne’ peraltro risulta che il P.M. abbia svolto indagini per contestare l’effettivita’ di tali impegni.

Si rammenti che il Sen.Andreotti, proprio con riferimento a tale giorno, si e’ soffermato in sede di dichiarazioni spontanee conclusive (udienza del 12 ottobre 1999):

Non vorrei, però lasciar dubbi su altre due date, di cui ha fatto cenno il Pubblico Ministero in extremis, sempre nell’intento di insinuare una mia possibile trasferta a Catania. Sul 17 giugno 1979, il dottor Scarpinato si sofferma annotando che nell’agenda, in suo possesso, vi è solo l’indicazione di una colazione alle 13:30 in Via Martelli 1 bis, che è l’abitazione di un medico, il professor Mastromarino aggiungo, e l’annotazione di Gemini nel pomeriggio. Ci vuole veramente fantasia per supporre che tra la fine di una colazione e l’appuntamento pomeridiano io possa essere andato e tornato da Catania o da qualunque altra città. Ma c’è di più. E’ arrivato quella sera, tutto documentabile, per questo non facemmo film, il Ministro egiziano Butros Ghali per una visita che si protrasse anche al giorno successivo. Ma a parte l’incontro con il Ministro egiziano prima che ripartisse, figurano anche nell’agenda del 18 giugno – la terza data indicata dal Procuratore – una serie di appuntamenti compresa, alle 17:00, la riunione della Democrazia Cristiana per le candidature dei nuovi Presidenti dei due rinnovati gruppi parlamentari.

Deve dunque escludersi che i suddetti impegni abbiano reso possibile un viaggio a Catania compatibile con gli orari indicati da Angelo Siino.

Lunedi’ 18 giugno 1979

Nell’agenda dell’imputato alla data del 18 giugno figurano varie annotazioni talora illeggibili che riguardano appuntamenti tra le ore 8 e le ore 12 con "Carbone", "Min. Egitto", "Min. Bottiglieri", "Priori ed altri", nonche’ alle ore 17 "RIUNIONE DC".

Nell’agenda del Sen.Andreotti non risulta dunque annotato nulla dopo le ore 12.00 ("Priori ed altri") e prima delle ore 17 ("RIUNIONE DC").

Nel libro "Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79" alla data del 18 giugno 1979 si legge tra l’altro:

Ho visto oggi il ministro egiziano Boutros Ghali. Illustra le difficolta’ per il negoziato del Medio Oriente e spera che l’Europa convinca i palestinesi e gli siraeliani a cooperare. Mi ha parlato anche delle necessita’ della Somalia.

La circostanza dell’incontro con il ministro egiziano Boutros Ghali e’ stata anche rammentata, come gia’ detto, dallo stesso imputato in sede di dichiarazioni spontanee conclusive (udienza del 12 ottobre 1999):

…Ma a parte l’incontro con il Ministro egiziano prima che ripartisse, figurano anche nell’agenda del 18 giugno – la terza data indicata dal Procuratore – una serie di appuntamenti compresa, alle 17:00, la riunione della Democrazia Cristiana per le candidature dei nuovi Presidenti dei due rinnovati gruppi parlamentari. Questa riunione durò a lungo, esattamente fino alle 22:30, come è verificabile dal verbale perché si tentò invano di arrivare ad una designazione unica. Restarono, invece, in gioco l’onorevole Galloni e l’onorevole Bianco che fu eletto.

Ad evidenziare l’assoluta incompatibilita’ della data in esame con il presunto viaggio a Catania stanno gli orari dei suddetti appuntamenti in quanto il Sen.Andreotti, per potere essere presente alla tenuta "La Scia" tra le ore 11 e le ore 12, non avrebbe potuto che prendere un aereo decollato al piu’ tardi alle 10, mentre dall’agenda si rilevano invece impegni fino a mezzogiorno.

Non puo’ peraltro che ribadirsi come non sia stata fatta alcuna indagine per confutare la tesi difensiva.

Anche questa data dunque va esclusa perche’ incompatibile con il presunto viaggio a Catania.

Mercoledi’ 19 giugno 1979

Non e’ uno dei giorni indicati come compatibili da parte del P.M. .

Nell’agenda dell’imputato in corrispondenza di tale data figurano varie annotazioni, talune illeggibili, attestanti appuntamenti segnati in corrispondenza delle ore comprese tra le 9 e le 20:

ore 9 "Nobili"

ore 11 "Mazzanti"

ore 12 illeggibile

ore 13,30 "da" illeggibile

ore 16 "Dino"

ore 16,30 "prof Sinopoli"

ore 17 "gruppi DC riuniti"

ore 20 "da Lella Mancini"

Nel libro gia’ indicato ("Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79") alla data del 19 giugno 1979 non figura alcuna notazione.

Gia’ il solo incontro con Mazzanti alle ore 11, senza tenere conto dell’ulteriore impegno fissato per le 12 con una persona il cui nome risulta illeggibile, rende del tutto impossibile una presenza per tempo dell’imputato a Catania appena mezz’ora o un’ora dopo.

Del resto non puo’ che ribadirsi come non sia stato svolto alcun accertamento da parte del P.M. per verificare approfonditamente quanto accaduto quel giorno, ne’, rinunciando all’esame dell’imputato, l’accusa, sulla quale grava l’onere della prova, ha ritenuto di acquisire dal predetto elementi idonei a sviluppare l’indagine e l’essenziale tema di prova.

Per il periodo successivo compreso tra il 20 giugno e l’1 luglio 1979 non possono che richiamarsi le argomentazioni gia’ ampiamente svolte nella parte relativa alla testimonianza di Vito Di Maggio e che hanno portato ad escludere la possibilità che l’imputato abbia effettuato un viaggio a Catania in quei giorni, ancorche’ per poche ore.

In relazione alla giornata di domenica 1 luglio 1979 giova soltanto ricordare che alle ore 11 il Sen.Andreotti, Presidente del Consiglio in carica, rientrato il giorno precedente da una lunga permanenza a Tokio e Mosca, ebbe un incontro a Castel Porziano con il Presidente della Repubblica Sandro Pertini proprio alla vigilia dell’affidamento dell’incarico per la formazione del nuovo governo dopo le elezioni del 3 giugno 1979 e l’insediamento della nuova legislatura avvenuto il successivo 20 giugno.

E’ dunque del tutto evidente che il giorno in esame cadde in un momento delicatissimo della vita politica nazionale.

Del pari certo che nel corso dell’incontro a Castel Porziano con il Presidente della Repubblica, il Sen.Andreotti non si sia limitato a discutere degli sviluppi della crisi e dell’imminente incarico (conferitogli formalmente il giorno successivo), ma, come afferma l’imputato, abbia anche riferito in merito ai due importanti appuntamenti internazionali dai quali era appena ritornato (vertice economico dei paesi occidentali industrializzati a Tokio e colloqui italo sovietici sul SALT 2 e la crisi energetica a Mosca).

Ne consegue che e’ del tutto impossibile, se Andreotti alle 11 era a Castel Porziano, che tra le 11 e le 12, come afferma Siino, egli possa essere stato presente a mille chilometri di distanza (a Catania) all’incontro con gli esponenti di Cosa Nostra.

Si tratta allora di verificare se questo presunto viaggio possa essere stato effettuato nei giorni successivi all’1 luglio e comunque non oltre domenica 8 luglio, data indicata come ultima possibile dallo stesso Angelo Siino ("…può essere stato luglio, i primi giorni di luglio. Certamente non dopo i primi giorni di luglio, massimo sette, otto, perchè poi io partivo per preparare le gare".).

Lunedi’ 2 luglio 1979

Nell’agenda dell’imputato alla data del 2 luglio 1979 figurano le annotazioni "incarico" alle ore 11, "Fanfani" alle ore 12 e "Jotti" alle ore 13.

E’ piu’ che evidente il riferimento agli incontri avuti dal Presidente incaricato con i Presidenti di Camera (on.Nilde Jotti) e Senato (on.Amintore Fanfani).

Nel libro ("Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79") alla suddetta data tra l’altro si legge:

Alle 11 ricevo da Pertini l’incarico per il nuovo governo. Gli ho chiesto se i socialisti gli abbiano manifestato contrarieta’ per il mio tentativo o addirittura veti. Perche’ se fosse stato cosi’ farei perdere e perderei tempo.

Non e’ il caso di immorare sul fatto che in nessun caso Andreotti avrebbe potuto essere a Catania verso le ore 11-12, ne’ lo stesso P.M. lo ha ipotizzato.

Da martedi’ 3 luglio 1979

a sabato 7 luglio 1979

Nei giorni compresi tra il 2 luglio 1979 (conferimento dell’incarico) ed il 7 luglio 1979 (rinuncia all’incarico), Giulio Andreotti e’ impegnato nelle consultazioni con le delegazioni di partito al fine di verificare la possibilita’ di costituire un nuovo governo.

Gli incontri si infittiscono e l’agenda dell’imputato ne e’ la piu’ ampia testimonianza:

  • 3 luglio: ore 10,30 "Direzione", ore 12/14 "colaz. S.Sede", ore 16 "Marcora", ore 16,30 "Ciarrapico", ore 17 "Vitalone", ore 18 "segret. Conf.", ore 19 "Longo"
  • 4 luglio: ore 10 "Direz.", ore 12 "Direttivi"
  • 5 luglio: ore 12 "PCI", ore 17 "PSI", ore 18 "Paesi Nuovi - Battaglia" (il riferimento e’ alla presentazione di un libro di Adolfo Battaglia presso la libreria Paesi Nuovi)
  • 6 luglio: ore 8,30 "Visentini", ore 10 "MSI", ore 11 "PR", ore 12 "I.Sin." (indipendenti di sinistra), ore 18 "PLI" ed a seguire "PDUP" e "SVP"
  • 7 luglio: ore 8 "Mandelli", ore 10,30 "Deleg. DC", ore 16 "Pertini", ore 19 "Tagliarini" e "Jucci".

L’imputato in ordine a tali giorni ha spontaneamente dichiarato quanto segue (udienza del 12 ottobre 1999):

Il lunedì 2 luglio ricevetti effettivamente l’incarico, che accettai con riserva, ma ero convinto che le mie verifiche servissero solo a far chiarire ai partiti le rispettive posizioni e che avrei, quindi, passato, come usa dirsi, la mano. Craxi mi aveva già confermato la indisponibilità dei socialisti che desideravano un Presidente non democristiano e che già nella valutazione dell’aprile avevano votato contro il Governo. Dopo le accennate visite ai Presidenti delle due Camere, dedicai alcune ore al necessario abbozzo di uno schema per i contatti con tutti i gruppi parlamentari, che iniziò all’indomani e durò fino al mattino del 7 luglio, quando andai a declinare l’incarico. Di tutte queste giornate sono pieni, ora per ora, le agenzie di stampa e i giornali, è strano che il Pubblico Ministero non abbia ricercato almeno il notiziario ANSA che ho qui e che è di facilissima reperibilità. Il 9 luglio Pertini incaricò Craxi, che tentò invano di formare una maggioranza, rinunciò il 24 luglio, gli successe nell’incarico l’onorevole Pandolfi, ma quando già aveva predisposto la lista dei Ministri fu bloccato dai socialisti il primo agosto. I socialisti non si opposero, invece, al nuovo incaricato, Francesco Cossiga, che il 4 agosto formò il Governo. Erano state settimane molto tese, funestate purtroppo dall’assassinio terrorista del Colonnello dei Carabinieri Antonio Varisco. Nel dare le consegne a Cossiga gli raccomandai di tenere ferma la struttura speciale del Generale Dalla Chiesa contro la quale vi erano molte ostilità, politiche e burocratiche.

Nel libro "Gli anni della solidarieta’ – Diari 1976-79" e negli articoli di stampa prodotti dall’imputato vi e’ un ampio resoconto di quei giorni convulsi di consultazioni ed incontri, che riscontra le annotazioni dell’agenda, traendosene dunque la piu’ incontestabile conferma dell’impossibilita’ di un viaggio di Andreotti a Catania proprio in quel periodo.

Non si trascuri di considerare in particolare che proprio in concomitanza dell’orario indicato dal Siino (l’arrivo di Andreotti segnalato tra le 11 e le 12 e la verosimile partenza da "La Scia" verso le 14), Andreotti risulta

  • il 3 luglio a colazione alla Santa Sede (tra le 12 e le 14),

  • il 4 luglio alla Direzione della Democrazia Cristiana (alle 10) e subito dopo a Palazzo Madama per la riunione dei direttivi DC di Camera e Senato (alle 12)
  • il 5 luglio impegnato in consultazioni con la delegazione del Partito Comunista Italiano (alle 12)
  • il 6 luglio ad incontri con i Radicali (alle 11) e con gli Indipendenti di Sinistra (alle 12)
  • il 7 luglio all’incontro con la delegazione della Democrazia Cristiana (con inizio alle ore 10,30 che rende impossibile una tempestiva partenza aerea).

E’ dunque da escludere in maniera assoluta che il Presidente del Consiglio incaricato possa essere stato a Catania proprio in uno dei suddetti giorni.

Del resto neppure lo stesso P.M. ha ipotizzato che l’incontro a "La Scia" possa essere avvenuto in uno di questi giorni.

domenica 8 luglio 1979

Resta come unica data ancora da esaminare la domenica 8 luglio 1979.

Deve in primo luogo rammentarsi che l’8 luglio risulta l’ultimo giorno possibile indicato dal Siino che ha parlato dei "primissimi" o dei "primi" giorni di luglio (...Allora senza dubbio massimo allora giugno, luglio, primissimi di luglio…tra la fine di giugno e i primi di luglio……può essere stato luglio, i primi giorni di luglio. Certamente non dopo i primi giorni di luglio, massimo sette, otto, perchè poi io partivo per preparare le gare").

In relazione a tale giorno esiste nell’agenda del sen. Andreotti una sola annotazione alle ore 10 ("Solari"), mentre nel libro non risulta alcun riferimento, come peraltro spesso rilevabile nei giorni che cadono di domenica.

Ma la conseguente generica compatibilita’ di tale giornata con il presunto viaggio non e’ affatto sufficiente a fare ritenere riscontrata la tesi dell’accusa che resta priva di ogni ulteriore elemento di supporto.

Si consideri peraltro che l’8 luglio e’ la domenica immediatamente precedente al 15 luglio in cui ebbe luogo la "12 ore di Campobello" e lo stesso Siino ha precisato che solitamente, proprio nelle domeniche antecedenti le competizioni automobilistiche cui egli partecipava, era solito recarsi sul posto della gara per effettuare con il suo copilota prove e ricognizioni del percorso:

Perchè poi una gara, un rally richiede un certo periodo di allenamenti, ricognizioni e cose di questo genere. Allora io correvo con la buonanima di GAETANO BARRESI, figlio di MICHELE BARRESI, per cui evidentemente mi ricordo che ci siamo andati……ci andavamo già quasi ogni domenica in precedenza, per cui questo lo facevamo.

Dinanzi alla Corte di Assise di Perugia che procedeva per l’omicidio del giornalista Carmine Pecorelli, Angelo Siino e’ stato ancora piu’ esplicito sul punto (udienza dell’ 1 giugno 1998 pag.32):

Avv. Coppi Quindi diciamo 14 e 15 luglio del 1979. Quando lei partecipava ad una gara di questo genere, credo impegnativa perché due giorni, lei si recava sul posto il giorno stesso della gara, si recava qualche giorno prima?

Teste Angelo Siino: praticamente dovevo compendiare la situazione col mio lavoro, cioè nel senso che io utilizzavo le giornate di week-end precedenti, per esempio se era sabato e domenica, utilizzavo i sabato e domenica per fare delle ricognizioni per questa gara.

AVV. COPPI: quindi andava qualche giorno prima, se possibile?

Teste Angelo Siino: no, effettivamente andavamo qualche giorno prima perché la gara generalmente era il sabato, partiva sempre il sabato notte, infatti si chiamava 12 Ore notturne, praticamente partiva sabato notte per cui io andavo lì intorno a venerdì, giovedì per le prove punzonature e dedicavo alle prove i week-end precedenti.

Il Siino ha addirittura ricordato che quell’anno egli era stato particolarmente impegnato negli allenamenti in vista di quella competizione (esame a Perugia, udienza dell’ 8 maggio 1998 pag.1987):

si, perche’ c’era stato il fatto che c’era l’apertura della caccia a giugno e praticamente poi io avevo partecipato a una gara automobilistica che mi aveva impegnato notevolmente per gli allenamenti, per le ricognizioni e cose di questo genere….

E’ certo dunque che il Siino era solito recarsi sul luogo della competizione proprio nel "week-end" (sabato e domenica) precedente alla gara per "dedicarsi alle prove" e che nel suo ricordo proprio quell’anno fu "notevolmente" impegnato negli allenamenti e nelle ricognizioni.

Deve allora ritenersi che (al di la’ del fatto che il Siino non ha mai precisato che quell’incontro fosse avvenuto di domenica) se l’episodio di che trattasi fosse avvenuto quella domenica 8 luglio 1979, egli avrebbe un ricordo piu’ nitido ancorato al fatto che, contrariamente alle sue abitudini sportive, egli quella domenica immediatamente precedente la competizione, invece che essere come di consueto sul percorso di gara a Campobello a fare con il copilota le solite ricognizioni e prove, si era invece recato ad una battuta di caccia nel catanese, ovvero dalla parte opposta della Sicilia.

E tale ricordo sarebbe stato anche facilmente ricollegato per il Siino alla particolarita’ che appena due o tre giorni dopo quella domenica 8 luglio egli si era recato a Campobello per le prove e le verifiche tecniche in programma gia’ da meta’ settimana in vista della gara della domenica.

Gia’ tali considerazioni portano dunque ad escludere che l’incontro sia avvenuto proprio quella domenica 8 luglio 1979.

A tali rilievi deve aggiungersi che, contrariamente a quanto evidenziato dal P.M. con riferimento ad altri giorni (1 luglio in particolare), né per la data dell’8 luglio, nè per altri eventuali giorni del periodo in esame, e’ stato individuato dall’accusa un volo aereo "possibile" al quale ricollegare il necessario viaggio dell’imputato in Sicilia.

La prova e’ pertanto palesemente incompleta anche sotto tale specifico aspetto, di guisa che, ove si volesse collocare il presunto incontro a "La Scia" proprio in quella domenica (8 luglio 1979), o in un qualsiasi altro giorno del periodo esaminato, si dovrebbe ipotizzare che il viaggio dell’allora Presidente del Consiglio in carica sarebbe avvenuto con la dolosa e preordinata cancellazione di ogni pur minima traccia e dunque con l’attiva compiacenza e connivenza della scorta e del personale addetto sia all’aeroporto di partenza che a quello di arrivo.

Un mero richiamo va infine effettuato alla parte della presente sentenza (episodio riferito da Vito Di Maggio) nella quale sono state diffusamente esaminate la testimonianza dell’Ambasciatore Riccardo Sessa e le risultanze delle indagini condotte in ordine ad eventuali viaggi del Sen.Andreotti senza scorta.

All’esito delle approfondite indagini compiute, sono stati individuati ed indicati dal P.M., attraverso la testimonianza del teste Pulizzotto, nell’arco di poco meno di un ventennio, soltanto 4 viaggi asseritamente compiuti dall’imputato senza scorta ma si e’ gia’ evidenziato sia che si trattava soltanto di viaggi all’estero (in Francia ed Algeria), sia la sostanziale infondatezza della conclusione del P.M. in quanto l’on.Andreotti, Presidente del Consiglio in carica o Ministro degli Esteri, aveva comunque goduto in quelle quattro uniche occasioni della vigilanza della polizia del paese ospitante.

Non puo’ che ribadirsi allora la conclusione gia’ esposta in quella sede e cioe’ che non e’ stato trovato alcun viaggio dell’imputato in Italia compiuto senza scorta.

Tutte le suddette considerazioni risultano piu’ che sufficienti a confutare la tesi accusatoria, peraltro fondata esclusivamente – giova rammentarlo - su una mera "possibilita’" o "compatibilita’".

Ha correttamente osservato la difesa sul punto che "la compatibilità non è prova della verità" in quanto e’ vero proprio il contrario: "è la incompatibilità che è prova della verità".

In altri termini solo se un fatto è incompatibile con un altro si puo’ affermare che l’asserzione di quel fatto è falsa, laddove la mera compatibilità evidenzia soltanto che un fatto puo’ essere accaduto, ma mai che esso sia necessariamente ed effettivamente accaduto.

Si tratta, dunque, ancora una volta di una mera ipotesi assolutamente inidonea ad essere posta come fondamento della ricostruzione di un fatto, la cui prova necessita invece di incontestabili elementi dimostrativi che nella specie mancano del tutto.

Proprio con riferimento alla scorta, deve peraltro rilevarsi che, nella ricostruzione dell’episodio fattane dal Siino, gli uomini addetti alla sicurezza del Presidente del Consiglio erano addirittura al seguito dell’imputato non potendo altrimenti spiegarsi il corteo di autovetture (4 o 5 auto) con il quale il Sen.Andreotti, secondo la descrizione della scena da parte del collaborante, giunse quella mattina a "La Scia":

un rumore di macchine, un rumore di macchine a livello di tre, quattro, cinque macchine, a questo livello. Macchine che arrivarono in un certo senso sgommando, si sono fermate con stridio di freni e c'è stato uno sbattere di sportelli ...

….diciamo molte, perché praticamente a livello di molte intendo dire 5-6, a questo livello…..

... sempre col solito rombo, mi sono espresso coi signori P.M. dicendo che sembrava quando le scorte accompagnano i signori Magistrati.

Ne’ deve trascurarsi di considerare che il Siino non e’ stato neppure testimone diretto della presenza dell’imputato in quel luogo, avendo egli espressamente escluso di avere visto in quell’occasione l’on.Andreotti, o gli altri soggetti, come Salvo Lima o i Salvo, che Francesco Marino Mannoia ha indicato come presenti, a dire del Bontate, a quell’incontro ("io non ho visto il Senatore ANDREOTTI, né l'Onorevole LIMA, né tanto meno i signori SALVO").

E cio’ nonostante egli, pur tra molte contraddizioni, abbia alla fine ammesso che si trovava ad una distanza tale da consentirgli eventualmente di identificare le persone che erano giunte sul posto:

AVV. COPPI: Lei anticipando una mia domanda ha detto poco fa che lei non vide arrivare le macchine.

SIINO A.: No, ho sentito il rombo e stridio di freni.

AVV. COPPI: Lei sentendo il rombo, si è rivolto verso il luogo da dove il rombo veniva?

SIINO A.: Sì, però era coperto.

AVV. COPPI: Quindi lei non ha visto le macchine perchè non era in grado di vedere le macchine arrivare, è giusto?

SIINO A.: Mi pare di avere visto qualche macchina dal buco che c'era nelle case, cioè da questa specie ... non so come definirla.

AVV. COPPI: Ma successivamente all'arrivo. Io le sto parlando del momento dell'arrivo. Perchè anche il momento dell'arrivo è il momento in cui ...

SIINO A.: Non mi pare di averle viste, non lo ricordo.

AVV. COPPI: A me interessa il momento dell'arrivo perchè è il momento in cui poi le persone scendono ...

SIINO A.: Non lo ricordo, Professore.

AVV. COPPI: Quindi lei al momento dell'arrivo non le ha viste.

SIINO A.: Non lo ricordo. Non ricordo se ...

AVV. COPPI: Un secondo fa ha detto che non le ha viste arrivare perchè da dove si trovava non si potevano vedere.

SIINO A.: Sì, ma non riesco ... ho detto, ho fatto una precisazione. Che da uno dei buchi che c'era in queste case, buchi non buchi ... cioè da queste specie di gallerie che c'erano nelle case, che facevano parte a parte delle case, mi pare di avere visto delle macchine. Però onestamente non lo ricordo se è stato quando se ne sono andate o quando sono venute.

AVV. COPPI: Sì, ho capito. Ma a me interessava proprio ... su questo proprio non posso non essere, mi scusi la espressione, molto pignolo. Che lei possa aver visto le macchine nel corso della mattinata, glielo concedo perchè se sono state lì due ore e mezza! Ma a me interessava proprio stabilire se lei le ha viste quando sono arrivate.

SIINO A.: Non mi pare, ho sentito lo stridio e l'arrivo. Ma non mi pare di averle ... comunque non lo ricordo.

…….

AVV. COPPI: Però lei, pagina 59, a domanda del Pubblico Ministero che le chiede quali erano le macchine che lei vede arrivare, lei dice che ce n'erano di tutti i tipi, Alfette, e come si chiama, c'era allora una macchina molto in, era la macchina che faceva la Fiat, la ...

SIINO A.: La 132.

AVV. COPPI: La 132 e tutte queste, poi una macchina, etc ...

SIINO A.: Ora mi sono ricordato.

AVV. COPPI: Poi una macchina etc ... Quindi lei le macchine le ha viste arrivare!

SIINO A.: Sì, può essere che le abbia viste arrivare o le abbia viste poi mentre giravo nei dintorni. Mi ricordo che c'erano queste 132.

AVV. COPPI: No, qui il discorso è sulle macchine, se è necessario lo leggo tutto, ma insomma è per far prima, è sempre lo stesso discorso che le ho letto, e le macchine rombanti, il Pubblico Ministero si ricorda che tipo di macchine arrivarono, e lei dice diciamo che ce n'erano di tutti i tipi. Quindi sembra che la rilevazione sia con riferimento al momento in cui le vide arrivare queste macchine.

PRESIDENTE: Insomma, questo che ha letto l'Avvocato Coppi, lei lo conferma oppure no?

SIINO A.: Lo confermo.

AVV. COPPI: Quindi conferma anche che ha visto scendere delle persone?

SIINO A.: Sì, se ... mi pare di avere visto, sì, le ho viste scendere.

AVV. COPPI: Ha individuato qualcuna di queste persone?

SIINO A.: No.

AVV. COPPI: Ha visto il Senatore ANDREOTTI?

SIINO A.: Assolutamente.

AVV. COPPI: Ha visto LIMA?

SIINO A.: No.

AVV. COPPI: Ha visto i SALVO?

SIINO A.: No.

AVV. COPPI: Non le ha viste. Lei si trovava sempre a 100-150 metri dalle macchine?

SIINO A.: Come?

AVV. COPPI: Lei, quando le macchine arrivarono, si trovava sempre a questa distanza di 100-150 metri?

SIINO A.: Non glielo so dire, per averle viste, per averle notato, dovevo essere più vicino.

AVV. COPPI: No, mi scusi, Presidente ...

PRESIDENTE: Forse dovevo essere più vicino, forse per averle viste, forse dovevo essere più vicino.

SIINO A.: Per avere visto gente che scendeva, dovevo essere stato più vicino.

AVV. COPPI: Però non è riuscito ad individuarne nessuna.

SIINO A.: No, no, assolutamente, non c'era nessuna persona che conoscevo

………

AVV.COPPI: Quindi lei, ancorché impegnato nella caccia, le ha sentite arrivare?

SIINO A.: Sì.

AVV.COPPI: Le ha sentite arrivare. E era anche ad una distanza che le ha consentito di vedere scendere delle persone, ha detto ieri, anche se poi però non ha visto né ANDREOTTI, né LIMA, né i SALVO. D'accordo?

SIINO A.: Sicuramente.

Ed allora la presunta presenza di Andreotti resta legata esclusivamente a quella che lo stesso Siino valuto’ solo come una "boutade", pronunciata da un soggetto ("u’ cchiu’") che e’ rimasto del tutto ignoto, precludendo dunque ogni possibile doverosa verifica.

E che per il Siino quella del misterioso "cchiu’" sull’arrivo di Andreotti fosse davvero solo una "boutade" e’ confermato dal fatto che egli, non prestandovi alcun credito, non ritenne neppure di avvicinarsi per verificare che effettivamente fosse giunto in quel posto addirittura il Presidente del Consiglio in carica, ne’ chiese a qualcuno nel corso di quella giornata conferma di tale arrivo:

SIINO A.: …Poi mi era parsa una (incomprensibile) da parte di questa persona. (Siino usa l’espressione "boutade" come appresso chiarira’: n.d.e.).

AVV. COPPI: Le era parsa una?

SIINO A.: Una (incomprensibile).

AVV. COPPI: Quindi lei fino a quel momento non la prese sul serio.

SIINO A.: No, per niente, Professore.

PRESIDENTE: Ma l'ha detto ieri pure.

…………

AVV.COPPI:…. Senta, lei ieri ci ha detto di aver appreso, anche se poi ritenne che si trattasse di una boutade, di aver appreso però che si trattava di ANDREOTTI...

SIINO A.: Sì.

…………

AVV.COPPI: D'accordo. Adesso vorrei sapere, lei ha appreso da questo guardia caccia, chiamiamolo così, guardiano, insomma ha appreso, ha sentito...

SIINO A.: Una guardia giurata.

AVV.COPPI: Questa guardia giurata dire ANDREOTTI e lei già ha detto che l'ha considerata una boutade.

SIINO A.: .

L’unico con il quale Siino ritenne di ritornare sull’argomento fu proprio Stefano Bontate al quale, sulla via di ritorno per Palermo, confido’ quanto gli era stato detto (udienza del 17 dicembre 1997 pag.128):

Nell'andare a Palermo così mi sovvenne, ma più che altro come curiosità, come fatto del tutto incidentale ci domandai: "Stefano, ma chi mi dissero che c'era, ANDREOTTI". Stefano si voltò di scatto, mi diede due scappellotti affettuosi però, nel senso affettuosi e mi disse: "minchia, ma sempre tutti cosi vai vidennu eh, ma ..." chiaramente capii di avere fatto una mezza gaffe, non ho approfondito la cosa.

PRESIDENTE: Vuole tradurre questa espressione dialettale?

SIINO A.: Sì, mi disse: "Ma sempre che vai vedendo tutto, sempre che ti vai immischiando, sempre che ti vai infilando" questo intese dire. E praticamente mi diede questi due scappellotti, proprio fece così, così e mi disse: "lascia stare". Capii che non dovevo più infilarmi in questa cosa.

Ma e’ stato lo stesso Siino a precisare in sede di controesame che le frasi da lui riportate ("Ma sempre che vai vedendo tutto, sempre che ti vai immischiando, sempre che ti vai infilando…lascia stare") erano solo una personale traduzione della testuale volgare espressione ("Ma perché non ti fai i cazzi tuoi") che il Bontate invece effettivamente utilizzo’ (cfr. udienza del 18 dicembre 1997 pag.274 e udienza del 19 dicembre 1997 pag.10):

SIINO A.: ….abbiamo mangiato, abbiamo fatto il riposino, ci siamo messi in macchina, stavamo andando a Palermo, mi venne in testa di dire: -"Ma mi dissero, mi hanno detto che c'era ANDREOTTI".

AVV. COPPI: Che era una cosa che però lei doveva ...

SIINO A.: E praticamente lui mi diede quegli affettuosi scappellotti e mi disse:- "Ma sempre ti devi infilare in tutte le cose"? Capii benissimo che non dovevo parlare.

……..

SIINO A.: …eravamo soli e praticamente lui mi disse che... io quando ci dissi "ma vero che c'era ANDREOTTI?" Lui mi disse, è una frase un po' pesante, poiché io traduco nel dire che "ma sempre fatti i fatti tuoi, ma perché... ma sempre tutte cose vedi" o giù di lì, sempre vedi tutto. Mi diede due scappellotti.

…………

AVV.COPPI: …vuole ripetere la frase esatta che le disse BONTATE in questa occasione?

SIINO A.: Debbo dire la frase esatta?

AVV.COPPI: Sì.

PRESIDENTE: La frase esatta.

SIINO A.: Ma perché non ti fai i cazzi tuoi.

AVV.COPPI: Ma perché non ti fai i fatti tuoi.

SIINO A.: I ca.... Non i fatti.

PRESIDENTE: Ha usato un'espressione volgare, dato che lei ha richiesto la frase esatta...

AVV.COPPI: Sì, sì, no, no.

PRESIDENTE: L'imputato è stato costretto a usare la frase volgare.

AVV.SBACCHI: Ma c'è una bella differenza!

AVV.COPPI: D'accordo, quindi questa è la frase che lei ricorda.

SIINO A.: Sì, me lo disse tra il serio e il faceto, così.

Peraltro lo scambio di battute con Bontade non fa cambiare idea al Siino, tanto è vero che egli assume di essersi completamente dimenticato dell’episodio ("si figuri che mi era completamente uscito dalla testa questo episodio a cui non avevo dato nessun rilievo": cfr. esame a Perugia all’udienza dell’1 giugno 1998 pag.47).

Se invece, a seguito di quello scambio di battute, il Siino avesse tratto la certezza che effettivamente il Presidente del Consiglio dell’epoca, Giulio Andreotti, si era recato quella mattina in quella tenuta di caccia incontrandosi con il "gotha" di Cosa Nostra, egli non si sarebbe certamente dimenticato di questo rilevantissimo fatto.

L’episodio sarebbe rimasto indelebilmente impresso nella sua mente.

Ed invece e’ significativo che lo stesso Siino abbia riferito che forse di quel giorno a "La Scia" ebbe a parlare anche a Giovanni Brusca ma senza alcun riferimento ad un eventuale presenza di Andreotti ("…la cosa ando’ nel dimenticatoio. Mi pare di avere parlato anche di questo con Giovanni Brusca, glielo ho detto, pero’ mai gli ho accennato che c’era presente Andreotti": esame dinanzi alla Corte di Assise di Perugia, udienza del 7 maggio 1998 pag.149).

Va peraltro evidenziato anche il totale silenzio di tutti i presenti quel giorno che, sia nel corso delle ore trascorse li’, sia durante il pranzo cui partecipo’ una "trentina" di persone, non fecero il minimo accenno a quel non comune evento.

Ne’ si trattava di un incontro riservato sul quale gravasse un tacito e condiviso obbligo di segretezza se si considera che il presunto arrivo del Presidente del Consiglio sarebbe avvenuto in maniera visibile a tutti e molto rumorosa, alla presenza di decine di persone di ogni tipo, compreso il famoso guardiacaccia inteso "u’ cchiu’" (udienza a Perugia dell’1 giugno 1998):

Avv. Coppi ………quando queste macchine sono arrivate non è che hanno usato delle particolari cautele.

Teste Angelo Siino: ho già detto di no, che anzi è stata clamorosa l'entrata.

AVV. COPPI: è stata un'entrata clamorosa, quindi un'entrata aperta a tutti, tant'è vero che lei ha visto arrivare le macchine, ha visto scendere persone.

Teste Angelo Siino: sì, aperta anche a ucchiù che era anche guardia giurata.

E nel presente dibattimento il Siino ha anzi precisato che la sua attenzione fu proprio attratta dal "baccano" di quell’arrivo di autovetture ("quando ho detto:- "Ma che sta succedendo, ma che c'è con tutte questo baccano").

Eloquente al riguardo anche la dichiarazione resa dal collaboratore nel corso delle indagini e che ha confermato espressamente al dibattimento:

"…diciamo molte, perché praticamente a livello di molte intendo dire 5-6, a questo livello, per cui praticamente ci fu la rombata, l'arrivata di cose così, ci fu un certo momento... perché praticamente per impressionarmi io, ci fu un poco di sbattuta di sportelli, cose così, poropom, poropom, ma che c'è, c'è ANDREOTTI, ANDREOTTI, ANDREOTTI, sì ANDREOTTI".

Lo stesso Siino peraltro ha anche precisato che quel giorno all’interno dell’azienda vi era una moltitudine di gente di ogni tipo (esame Perugia, 1 giugno 1998):

AVV. COPPI: lei ricorda comunque grossomodo quante erano le persone che quel giorno parteciparono alla battuta di caccia e poi soprattutto alla mangiata?

Teste Angelo Siino: alla mangiata erano molte.

AVV. COPPI: più o meno?

Teste Angelo Siino: assai, una trentina.

AVV. COPPI: queste trenta persone c'erano anche già nella mattinata?

Teste Angelo Siino: no, cioè praticamente poi alla mangiata ho visto questi, avvocato, non glielo so dire, perché c'erano anche impiegati dell'azienda, poveracci, agricoltori, mafiosi, personaggi di rilievo, nessuno, che vuole che le dica? Io quelli che conoscevo le ho detto, posso dire che erano una trentina, ho visto anche persone male in arnese.

Si consideri che il Siino ed il "cchiu’" non si conoscevano neppure, essendosi incontrati per la prima volta, eppure il presunto "guardiacaccia" non ebbe, nel racconto del collaboratore, alcuna difficolta’ o remora, con una esclamazione di evidente sorpresa ("M…c’e’ Andreotti!"), nel riferire al primo che incontrava che era appena arrivato Andreotti in persona.

Tutto dunque si puo’ sostenere tranne che fosse un incontro segreto o riservato e cio’ peraltro rende palesemente irragionevole la stessa ricostruzione dell'accusa che, rispetto ad un arrivo e ad una presenza del Presidente del Consiglio in carica visibile a chiunque, ipotizza per contro un viaggio da Roma a Catania (e ritorno) effettuato nella massima segretezza, con la complicita’ di molti, e con accurata cancellazione di ogni traccia documentale.

Dunque e’ lo stesso Siino che, ritenendo una mera battuta quella sull’arrivo di Andreotti a "La Scia", continua indifferente a cacciare, non chiede piu’ nulla, non sente parlare da nessuno dei presenti di quella asserita presenza, pranza e si avvia sulla strada del ritorno a Palermo:

AVV. COPPI: Quando BONTATE la lasciò, le intimò di girare al largo dalle case, le diede l'ordine di stare lontano?

SIINO A.: No.

AVV. COPPI: Le fece riferimento al fatto che doveva ricevere una persona e che era un incontro riservato e che quindi non voleva che ci fossero occhi e orecchie indiscrete?

SIINO A.: No.

AVV. COPPI: Niente?

SIINO A.: No, niente di tutto questo. Si allontanò lui e MIMMO TERESI e non li ho visti più.

…………

AVV.COPPI: Durante il pranzo si fece cenno da parte di qualcuno al fatto che ANDREOTTI era venuto in quella tenuta e che se ne era andato via da pochi minuti praticamente?

SIINO A.: Assolutamente no.

AVV.COPPI: Nessuno, nessuno ne ha parlato. A lei risulta per fatti, non per congetture, a lei risulta comunque che quella visita, anche per averlo appreso in seguito, che quella visita di ANDREOTTI doveva rimanere riservata?

SIINO A.: Assolutamente no, perché nessuno mai me ne parlò, solamente nel caso degli scappellotti, dopo di questo... è stata una parentesi chiusa.

AVV.COPPI: D'accordo.

SIINO A.: Nessuno mai mi parlò di questa visita.

…………

AVV.COPPI: E voglio sapere, perché siamo alla fine su questo capitolo, lei comunque ha appreso successivamente, quella mattina certo che no, perché ormai lo possiamo dire con certezza sulla base di quello che lei ha detto, ma lei ha appreso successivamente le ragioni di questa visita? Ne ha saputo qualche cosa in più?

SIINO A.: Assolutamente no.

La notizia per Siino finisce nel "dimenticatoio" al punto che egli afferma che, se non ci fosse stata la dichiarazione di Marino Mannoia, egli non si sarebbe neppure ricordato di un fatto di tale rilievo ("se non c'era il fatto di Marino Mannoia io non me lo sarei ricordato": cfr. esame Perugia 2 giugno 1998 pag.19) .

Secondo la stessa versione del Siino il ricordo di quella mattina e di quella frase pronunciata dall’ignoto personaggio ("u’ cchiu’") riaffioro’, dunque, soltanto 18 anni dopo, quando ebbe notizia dai giornali o dalla televisione che Marino Mannoia aveva parlato di un incontro di Andreotti con Stefano Bontate in una tenuta di caccia dei Costanzo a Catania (cfr. esame dinanzi alla Corte di Assise di Perugia, udienza dell’1 giugno 1998 pag.47):

AVV. COPPI: quando è che lei ha riesumato nella sua memoria questa battuta di caccia?

Teste Angelo Siino: quando ne parlò Marino Mannoia, parlando di una battuta di caccia io ricordai questo fatto. Guarda un po', allora effettivamente quell'episodio può essere stato vero.

…………

AVV. COPPI: quindi c'erano però dei dettagli che le consentivano di dire che probabilmente la battuta doveva essere quella?

Teste Angelo Siino: no, perché praticamente il Marino Mannoia fece riferimento a una battuta di caccia di proprietà dei Costanzo.

Proprio tale riferimento rende evidente che il Siino ebbe notizia delle dichiarazioni dibattimentali di Marino Mannoia (novembre 1996) perche’, come si e’ visto, solo nel corso dell’ esame dibattimentale quest’ultimo ebbe a precisare che l’episodio dell’incontro riferitogli da Bontate si era verificato in una riserva di caccia dei Costanzo.

Un’ultima considerazione si impone a conferma della palese contraddittorieta’ ed incompletezza della prova del fatto di che trattasi.

La stessa causale dell’incontro invero (della quale Siino come si e’ visto non sa assolutamente nulla), riferita dal Marino Mannoia secondo quanto confidatogli da Stefano Bontate, suscita anche non poche perplessita’:

MANNOIA F.: in quella riunione avevano... avevano manifestato naturalmente, dopo che specialmente si era saputo, STEFANO fu informato dal NICOLETTI che il... l'Onorevole, diciamo, PIO LA TORRE e l'Onorevole MATTARELLA si era andato a lamentare a ROMA, appunto, volevano che, diciamo, l'Onorevole ANDREOTTI, intervenisse su questa situazione, perché il BONTADE nonostante era una persona, diciamo, che non trascurava niente, non era certamente un sanguinario, non voleva fare cose di cui certamente non era gradito. E allora, in quella occasione, chiesero appunto, all'Onorevole ANDREOTTI di volere intervenire su quella situazione, tanto che lui mi disse, con una... con una frase abbastanza un po', diciamo, alterato, dice: "staremo a vedere".

P.M. SCARPINATO: chi glielo disse "staremo a vedere"?

MANNOIA F.: STEFANO BONTADE.

P.M. SCARPIN: ho capito. Senta...

PRESIDENTE: ma, scusi Pubblico Ministero. Insomma che cosa avrebbe dovuto fare l'Onorevole ANDREOTTI?

MANNOIA F.: l'Ono... diciamo, l'Onorevole... la riunione è avvenuta per, diciamo, far presente all'Onorevole ANDREOTTI, il comportamento del... del...

PRESIDENTE: del MATTARELLA.

MANNOIA F.: ...del MATTARELLA. E quindi, stare a vedere cosa sarebbe accaduto, se avrebbe intervenuto per fare cambiare questo modo di comportarsi del MATTARELLA.

Se, infatti, il motivo di questo presunto incontro che aveva imposto una vera e propria convocazione di Andreotti a Catania, nella ricostruzione del collaborante, era quello di fare intervenire l’importante uomo politico su Piersanti Mattarella allo scopo di fargli mutare la linea di condotta politica ed amministrativa che confliggeva con gli interessi di Cosa Nostra, non si riesce a comprendere a qual titolo e con quali strumenti l’imputato avrebbe dovuto e potuto fare cio’ che gli veniva richiesto.

Non esiste alcun elemento che possa fare ipotizzare che l’on. Piersanti Mattarella fosse un soggetto influenzabile dall’on. Andreotti, ne’ risultano elementi che possano comunque dimostrare che un incontro o contatto tra i due vi sia stato, dopo il presunto incontro a Catania e prima dell’omicidio dell’uomo politico siciliano.

E non e’ un caso che proprio Francesco Marino Mannoia, consapevole della incomprensibilita’ di tale causale, riferisce che, per quelle che erano le sue pur non approfondite conoscenze politiche, Mattarella era addirittura un andreottiano (udienza del 5 novembre 1996 pag.124):

AVV. COPPI: d'accordo. Le risulta che PIERSANTI MATTARELLA fosse della corrente andreottiana?

MANNOIA F.: sì, questo sì era della... era della corrente andreottiana.

AVV. COPPI: era un andreottiano PIERSANTI MATTARELLA? Benissimo.

MANNOIA F.: cioè per quello che si sentiva dire in giro era...

AVV. COPPI: era un andreottiano. Perfetto. E non la sfiora il dubbio che invece MATTARELLA fosse della corrente morotea?

MANNOIA F.: ma io non lo so, io sono apolitico.

AVV. COPPI: va bene.

MANNOIA F.: non mi intere...

AVV. COPPI: beh allora perché lei ha detto prima... se non lo sapeva, non lo sapeva, adesso mi... non so perché prima ha detto che era un andreottiano! E poi adesso viene a dire che non lo sapeva! Lei sapeva chi era l'esponente siciliano della corrente morotea?

MANNOIA F.: no.

E’ noto ed incontestabile invece che l’on.Mattarella, moroteo, non militava e non ha mai affatto militato nella corrente che faceva capo al Sen.Andreotti.

Alla stregua di tutte le suesposte considerazioni emerge dunque con assoluta chiarezza che anche l’ultimo giorno indicato dal P.M. (domenica 8 luglio 1979) nel periodo di riferimento individuato da Angelo Siino (15 giugno – 8 luglio 1979) risulta del tutto incompatibile con la tesi dell’effettuazione di un viaggio "lampo" a Catania.

Tutte le considerazioni svolte e le risultanze dibattimentali testimoniali e documentali esaminate dimostrano pertanto inconfutabilmente che la tesi di accusa dell’incontro nel 1979 tra l’On.Andreotti e numerosi esponenti di Cosa Nostra, di cui hanno parlato (entrambi "de relato") Francesco Marino Mannoia, per averlo appreso da Stefano Bontate, ed Angelo Siino, non ha trovato i necessari riscontri probatori.

Passando alla seconda parte delle rivelazioni di Francesco Marino Mannoia occorre evidenziare come il predetto, oltre ad essere stato destinatario delle confidenze di Stefano Bontate aventi ad oggetto il suo presunto incontro con Andreotti prima dell’omicidio di Piersanti Mattarella e proprio per fare intervenire l’uomo politico sull’allora Presidente della Regione al fine di fargli mutare condotta, afferma anche di essere stato successivamente testimone diretto di un secondo incontro dell’On.Andreotti con il Bontate.

Una prima considerazione si impone.

Questo secondo incontro, nella prospettazione del Marino Mannoia, e’ direttamente collegato, anche sotto il profilo della causale e della ricostruzione dell’intera vicenda, al primo incontro di Catania che, come si e’ visto, non e’ stato ritenuto dal Collegio adeguatamente riscontrato.

Ne consegue quindi che proprio l’omessa dimostrazione probatoria dell’incontro che precedette l’omicidio Mattarella, inficia la credibilita’ complessiva della ricostruzione dei fatti operata dal Marino Mannoia.

Questi, sempre nel corso della menzionata commissione rogatoria negli Stati Uniti del 3 aprile 1993, proseguendo il suo racconto, dopo avere riferito delle confidenze ricevute dal Bontate in merito all’incontro con Andreotti nella riserva di caccia a Catania nella primavera – estate del 1979, aggiungeva:

Alcuni mesi dopo l'omicidio del MATTARELLA, io mi recai con BONTATE Stefano e FEDERICO Salvatore in una villetta, intestata (almeno così mi sembra di ricordare) ad un INZERILLO zio di Salvatore.

Questa villetta, il cui ingresso era chiuso da un cancello fatto di lamiera piena, si raggiungeva percorrendo la prima parte della via Pitrè, poco dopo aver superato l'incrocio con viale Regione Siciliana, ed imboccando una piccola traversa a sinistra.

Questa traversa era costeggiata inizialmente da vecchie case, e poi proseguiva restringendosi in una strada allora di campagna costeggiata da muri. Ad un certo punto, sulla destra di questa stradina, vi era appunto la villetta di cui ho parlato.

Era una villetta modesta, di piccole dimensioni, a quel tempo ancora in fase di ultimazione. Oltre il cancello della villetta, entrando sul lato sinistro, c'era una specie di grande pozzo, che però non era un vero pozzo, ma una recinzione di sicurezza, un rudimentale muretto oltre il quale si poteva benissimo vedere l'inizio di un cunicolo che forse era uno dei condotti dei Beati Paoli.

All'interno di questa villetta trovammo INZERILLO Salvatore, LA BARBERA Michelangelo, TERESI Girolamo e ALBANESE Giuseppe, cognato di BONTATE Giovanni. Non mi ricordo se vi fosse anche Santino INZERILLO.

Un'ora dopo circa l'arrivo mio, di Stefano BONTATE e Salvatore FEDERICO, sopraggiunse un'Alfa Romeo blindata di colore scuro, e con i vetri pure scuri.

A bordo vi erano ambedue i cugini SALVO e l'onorevole Giulio ANDREOTTI.

Questa vettura era dei SALVO, o comunque nella loro disponibilità, poiché più volte io avevo visto l'uno o l'altro dei due cugini adoperarla.

Secondo quanto appresi, l'onorevole ANDREOTTI proveniva da Trapani, nel cui aeroporto era giunto a bordo di un aereo privato affittato dai SALVO, o comunque per conto dei SALVO.

Io non assistetti al colloquio che si svolse tra le su indicate persone, poiché rimasi fuori in giardino con FEDERICO Salvatore, LA BARBERA Angelo e (se c'era) INZERILLO Santino.

Sentii però chiaramente delle grida provenire dall'interno.

Quando l'incontro ebbe fine, ANDREOTTI andò via con i cugini SALVO a bordo della citata autovettura blindata, e gli altri rimanemmo nella villa. BONTATE, INZERILLO, ALBANESE e TERESI Girolamo rimasero ancora un po' a discutere tra loro appartati.

Dopo che andammo via, lungo il tragitto, il BONTATE raccontò a me e al FEDERICO (eravamo tutti e tre a bordo di un'Alfetta del BONTATE, da questi stesso guidata) che ANDREOTTI era venuto per avere chiarimenti sull'omicidio di MATTARELLA.

Il BONTATE gli aveva risposto: "In Sicilia comandiamo noi, e se non volete cancellare completamente la D.C. dovete fare come diciamo noi. Altrimenti vi leviamo non solo i voti della Sicilia, ma anche quelli di Reggio Calabria e di tutta l'Italia meridionale. Potete contare soltanto sui voti del nord, dove votano tutti comunista, accettatevi questi".

Il BONTATE aggiunse che aveva diffidato l'onorevole ANDREOTTI dall'idea di adottare interventi o leggi speciali, poiché altrimenti si sarebbero verificati altri fatti gravissimi.

…………

Alla riunione della quale ho ora parlato prese parte anche Salvo LIMA. Egli si trovava già sul posto, con ALBANESE e Girolamo TERESI, quando io arrivai con BONTATE e FEDERICO.

Allontanatosi poi ANDREOTTI con i cugini SALVO, LIMA rimase ancora con BONTATE e gli altri sopra nominati a discutere appartato con loro. LIMA se ne andò poi insieme con ALBANESE e Girolamo TERESI.

…………

L'onorevole ANDREOTTI arrivò nella mattinata, potevano essere le 10, le 11. Non ricordo con esattezza. La riunione con lui durò al massimo tre quarti d'ora.

Io ho visto personalmente l'onorevole ANDREOTTI in occasione di detto incontro nella villa. Eravamo dentro la villa ad aspettare proprio lui perché Stefano BONTATE aveva detto esplicitamente del suo arrivo.

Quando sentimmo il suono di clacson di un'auto ci precipitammo ad aprire il cancello.

L'auto entrò dentro e il cancello venne subito richiuso. L'auto si diresse verso la villa e si fermò più o meno al centro della proprietà.

Lui, ANDREOTTI, è sceso, scrutandosi intorno, ed è subito entrato nella villa, come del resto lo invitavano a fare Stefano BONTATE e gli altri.

Poi ho rivisto l'onorevole ANDREOTTI quando, alla fine dell'incontro, è uscito dalla villa ed è risalito sull'auto.

Se non ricordo male era vestito di scuro. Non aveva cappotto o impermeabile anche perché eravamo in un periodo caldo. Ho visto solo il vestito.

Nel corso delle udienze del 4 e 5 novembre 1996 Francesco Marino Mannoia e’ tornato sull’argomento ed ha in sintesi riferito che:

  • un paio di mesi dopo l’omicidio di Piersanti Mattarella, avvenuto a Palermo il 6 gennaio 1980, su incarico del Bontate egli era andato una mattina, unitamente a Salvatore Federico, a prelevarlo e aveva appreso che erano diretti nella villa di pertinenza di uno zio di Salvatore Inzerillo;
  • il Bontate aveva loro comunicato durante il tragitto che in quella villa era atteso Giulio Andreotti e che essi avevano il compito di controllare che durante l’incontro con l’uomo politico nessuno accedesse alla villa;
  • giunti sul posto avevano trovato Girolamo Teresi, Salvatore Inzerillo, Michelangelo La Barbera e forse Giuseppe Albanese e Santo Inzerillo (in un momento successivo il Marino Mannoia ha aggiunto anche l’on.Salvo Lima);
  • dopo circa un’ora di attesa, verso le ore 10 o 11, aveva udito il clacson di una vettura e, aperto il cancello, egli aveva visto entrare l’Alfetta scura blindata dei Salvo con alla guida Antonino Salvo ed a fianco Ignazio Salvo, mentre sul sedile posteriore stava Giulio Andreotti;
  • l’uomo politico era sceso dall’auto e si era subito diretto all’interno della villa seguito dai cugini Salvo, da Lima e da tutti gli altri presenti, ad eccezione di esso Marino Mannoia, del Federico e del La Barbera che erano rimasti di guardia a controllare il cancello;
  • dall’esterno egli aveva udito le grida ed il tono alterato del Bontate
  • al termine della riunione, durata circa tre quarti d’ora o un’ora, Andreotti ed i Salvo erano usciti dalla villetta e risaliti a bordo della vettura con cui erano giunti sul posto, si erano allontanati;
  • poco dopo anch’egli, lasciando gli altri sul posto, era andato via con Federico e con Bontate il quale aveva loro riferito che Andreotti era "sceso" per avere chiarimenti sull’omicidio di Mattarella e che esso Bontate aveva replicato affermando che in Sicilia comandavano loro e che cosi’ la DC si doveva "regolare" se non voleva perdere i suoi voti nell’isola e in tutta l’Italia meridionale;
  • il Bontate aveva anche aggiunto di avere diffidato l’on.Andreotti dall’adottare leggi speciali o provvedimenti di natura eccezionale;
  • il Bontate aveva anche riferito che quel giorno Andreotti era arrivato a Trapani con un aereo "messo a disposizione" dai Salvo o nella loro "disponibilita’";
  • quanto all’epoca dell’episodio egli ricordava che "c’era quasi caldo" e che l’on.Andreotti nell’occasione non indossava ne’ un cappotto ne’ un soprabito

(udienza del 4 novembre 1996 pag.68):

P.M. SCARPIN.: senta, e sa che cosa accadde dopo l'omicidio?

MANNOIA F.: dopo l'omicidio dell'Onorevole MATTARELLA?

P.M. SCARPIN.: sì.

MANNOIA F.: dopo qualche mese, ricordo che sia passato un paio di mesi, un paio di mesi, un giorno STEFANO BONTADE, mi disse che doveva andarlo a trovare di mattina presto, perché io lo andavo a trovare quasi tutti i giorni, tranne, se non dovevo allontanarmi, se non c'erano motivi particolari, per... per i fatti miei. STEFANO mi disse: "vienimi a trovare domani mattina presto", io ci andai di buonora e siamo andati via con la sua macchina, un'ALFA ROMEO, io, lui e SALVATORE FEDERICO. E ci disse che dovevamo andare nella villetta di TOTO' INZERILLO che era di pertinenza di un suo zio, di un suo parente. Siamo andati in questa villetta, che si trova, salendo dal CORSO CALATAFINI, in VIA PITRE', se non ricordo male la via, attraversando sulla sinistra, un gruppetto di case, si accede a un... a una strada, strettoia, con... costeggiata da due muri di cinta, percorrendo questa strada, per un... circa cinque- seicento metri, adesso non ricordo la distanza precisa, sulla destra, vi era un grande portone a due ante, un portone tutto di lamiera, con due citofoni, io ero stato molto spe... in precedenza, spesse volte in questa villetta, in questa proprietà. All'interno vi era una villetta di, molto gradevole, in stile mediterraneo, con... quasi definita, si doveva definire solo qualcosa all'interno del giardino adiacente alla villetta, entrando sulla sinistra vi era, una specie di pozzo, ma comunque non era pozzo, era... era delineato da muri di protezione che erano muri... muretti naturali, di grosse dimensioni, e si intravedeva un cunicolo, che credo che questo cunicolo, credo di ricordare, che era un condo... una delle condutture dei BEATI PAOLI. Vi era uno spiazzo all'interno di questa... di questo terreno, sulla destra vi era questa villetta, e stavano... e si doveva definire ancora diciamo, qualcosa all'esterno, come il giardino...

P.M. SCARPIN.: STEFANO BONTADE durante il percorso in macchina, vi disse perché dovevate recarvi lì?

MANNOIA F.: sì, certamente, il BONTADE strada facendo, ci informò e anzi, ci disse espressamente così: "stiamo andando nella villa di TOTO' INZERILLO - dice - deve venire l'Onorevole ANDREOTTI e bisogna stare, dovete stare molto attenti al cancello, ed eventualmente, chiunque si presenti di altri uomini d'onore, dite di ritornare più tardi, perché non dovete fare entrare a nessuno. Quando noi siamo arrivati all'interno di questa villa, nello spiazzale, lì trovammo, MIMMO TERESI, SALVATORE INZERILLO, ANGELO LA BARBERA e se non ricordo male, GIUSEPPE ALBANESE e se non ricordo male, vi era SANTINO INZERILLO. Dopo ci siamo salutati...

P.M. SCARPIN.: c'erano soltanto uomini d'onore quando lei arrivò o c'era anche qualche altro?

MANNOIA F.: no, c'erano solo queste persone che ho detto. Dopo circa tre quarti d'ora, un'ora, noi stavamo attenti al cancello, e abbiamo sentito il clacson di un'autovettura, ci precipitammo ad aprire il portone io e SALVATORE FEDERICO. Abbiamo visto l'ALFETTA dei SALVO. Abbiamo aperto il cancello, un'ALFETTA scura con i vetri anch'essi scuri. Abbiamo aperto il cancello e subito dopo che la macchina è entrata l'abbiamo richiuso questo cancello. La macchina proseguì lungo questo viale, fermandosi nelle vicinanze della casetta, e potrei descrivere, diciamo, la situazione perché ce l'ho viva, davanti a me, quindi non ho nessun'ombra di dubbio nel ricordare. Il... la macchina era guidata da NINO SALVO, sulla destra era seduto IGNAZIO SALVO, sul sedile di dietro, dietro a IGNAZIO SALVO vi era seduto l'Onorevole ANDREOTTI. L'Onorevole ANDREOTTI scese dalla macchina, non so se mi permette, si scrutò un po' intorno a guardare questo gruppetto anche di persone che erano sparse di là, fra cui eravamo noi attenti al cancello, e lo invitarono ad entrare dentro questa villetta. Io ricordo, che era vestito di scuro, eravamo in un periodo che non c'era freddo, c'era quasi caldo, e non ricordo che avesse né cappotto, né soprabito. Loro, loro sono rimasti all'interno, all'interno della villetta, mentre io, ANGELO... SALVATORE FEDERICO e ANGELO LA BARBERA siamo rimasti fuori, appunto, a stare attenti al cancello, se arrivasse qualche uomo d'onore, perché era probabile che qualcuno potesse arrivare e quindi dovevamo mandarlo via. Durante questa... questa attesa, sentimmo chiaramente la voce alterata, diciamo, grida quasi, di STEFANO BONTADE, che non era nel suo stile, nel suo... nel suo modo di dare, abbiamo sentito queste grida dal BONTADE. La riunione durò circa tre quarti d'ora, adesso potrei sbagliarmi, tre quarti d'ora, un'ora massimo e uscirono nuovamente, il Senatore ANDREOTTI insieme agli altri e risalirono nella macchina, i cugini SALVO e l'Onorevole ANDREOTTI. Fecero un paio di manovre, misero la macchina al fronte avanti, per uscire dal cancello, e quindi noi abbiamo richiuso il cancello. Noi siamo rimasti per... per un po' di tempo, diciamo, in compagnia degli altri e poi abbiamo salutato e ce ne siamo andati.

P.M. SCARPIN.: ecco, ritorniamo sulle persone che erano presenti. Vuole focalizzare meglio la sua memoria e verificare se ha dimenticato qualcuno?

MANNOIA F.: quando siamo arrivati sul posto vi era: SALVATORE INZERILLO, ANGELO LA BARBERA, vi era GIUSEPPE ALBANESE, SALVO LIMA e GIROLAMO TERESI.

P.M. SCARPIN.: SALVO LIMA l'Onorevole SALVO LIMA?

MANNOIA F.: l'Onorevole SALVO LIMA.

P.M. SCARPIN.: poco fa, lei questo nome non l'aveva fatto, ecco perché io sono ritornato.

MANNOIA F.: mi scusi, era scontato come... nel mio... nella mia mente, è come se l'avessi fatto.

P.M. SCARPIN.: ecco, quando andate via, ricorda come siete andati via? Tutti insieme, separatamente?

MANNOIA F.: no, noi siamo andati via per come eravamo venuti, io STEFANO e SALVATORE FEDERICO. Sia il GIROLAMO TERESI, sia il PEPPINO ALBANESE. Scusate se una volta lo chiamo PINO, una volta lo chiamo GIUSEPPE, ma eravamo in rapporti molto intimi, lo chiamavo, lo chiamavo PINUZZO ALBANESE. GIUSEPPE ALBANESE e l'Onorevole SALVO LIMA andarono insieme. Rimasero lì nella... nella villetta, nella proprietà, e SALVATORE INZERILLO, ANGELO LA BARBERA e se non ricordo male, SANTINO INZERILLO.

P.M. SCARPIN.: e cosa accadde a quel punto? Andaste via e BONTADE vi raccontò...

MANNOIA F.: sì.

P.M. SCARPIN.: ...cos'era successo?

MANNOIA F.: durante il tragitto BONTADE che era un po' alterato, riferendo l'animata discussione e dicendo che il Senatore era sceso per avere chiarimenti sulla morte, appunto, dell'Onorevole... PIERSANTI MATTARELLA, BONTADE adirato gli disse che: "in SICILIA comandiamo noi, e se non volete cancellare completamente la D.C. dalla SICILIA, dalla CALABRIA e dall'ITALIA MERIDIONALE, vi potete accontentare solo dei voti del NORD che sono la maggior parte comunista, quindi, sappiatevi regolare, comandiamo noi". E BONTADE disse anche, in una maniera abbastanza alterata che aveva detto all'Onorevole ANDREOTTI di non fare... di non fare, diciamo, modo di... di nessunissima cosa per quanto riguarda l'eventualità di qualche situazione di legge speciale od altro.

P.M. SCARPIN.: senta, lei sa come ANDREOTTI venne in SICILIA? Con quale mezzo?

MANNOIA F.: io so che è venuto attraverso TRAPANI con un aereo messo a disposizione... nella disponibilità dei cugini SALVO.

P.M. SCARPIN.: attraverso TRAPANI cosa vuol dire? L'aeroporto di TRAPANI?

MANNOIA F.: sì, attraverso l'aeroporto di TRAPANI.

P.M. SCARPIN.: e chi glielo disse questo?

MANNOIA F.: me lo disse STEFANO BONTADE. Loro sono arrivati, voglio precisare anche questo, sono arrivati di mattina, potevano essere le dieci, le undici quando è venuto, proprio quando sono arrivati al... nel posto in cui, appunto, eravamo noi ad aspettare.

P.M. SCARPIN.: ed andarono via lei ha detto, circa tre quarti d'ora, un'ora dopo?

MANNOIA F.: sì.

P.M. SCARPIN.: quando lei dice "un aereo nella disponibilità dei SALVO", cosa vuole dire un aereo di proprietà dei SALVO? Affittato dai SALVO, per conto dei SALVO...

MANNOIA F.: io non ricordo se era affittato o comunque nelle pertinenze che era stato favorito ai SALVO.

P.M. SCARPIN.: uhm. Senta, ricorda il... vuole descrivere ancora meglio la macchina a bordo della quale vennero, arrivarono i cugini SALVO ed ANDREOTTI?

MANNOIA F.: sì, era una macchina scura, io non ricordo adesso il modello esatto della macchina. O un'ALFETTA o un'ALFA 6. Era una macchina scura...

P.M. SCARPIN.: ALFA?

MANNOIA F.: o un'ALFETTA o un'ALFA 6. Comunque la stessa macchina, la stessa macchina che io in precedenza avevo visto diverse volte da MAGLIOCCO, da STEFANO, con i vetri scuri.

P.M. SCARPIN.: il colore se lo ricorda?

MANNOIA F.: il colore era, certamente, scuro, blu scuro.

P.M. SCARPIN.: blu scuro.

Anche nel corso del controesame da parte della difesa il Marino Mannoia confermava le dichiarazioni rese sull’episodio (udienza del 5 novembre 1996 pag.127):

AVV. COPPI: veniamo al secondo... al secondo incontro. A questo secondo incontro lei ha dichiarato di essere presente, d'accordo?

MANNOIA F.: sì.

AVV. COPPI: ecco, quando fu avvertito da BONTADE che il Senatore ANDREOTTI si sarebbe recato in SICILIA?

MANNOIA F.: la sera prima, STEFANO BONTADE mi disse di andarlo a trovare di mattina presto.

AVV. COPPI: lei fu appositamente convocato da BONTADE per ricevere questa notizia, o fu un incontro occasionale?

MANNOIA F.: no, mi trovavo io da MAGLIOCCO e STEFANO BONTADE mi disse a me e al FEDERICO: "domani mattina andarlo a trovare presto da MAGLIOCCO".

AVV. COPPI: domani mattina?

MANNOIA F.: l'indomani mattina andarlo a trovare presto da MAGLIOCCO.

AVV. COPPI: sì, ma dico le fece... le disse in quell'occasione che la ragione di questa sua presenza...

PRESIDENTE: la sera prima? Glielo disse che doveva venire l'Onorevole ANDREOTTI? La sera prima glielo disse?

MANNOIA F.: no, siccome vi erano altre persone, altri uomini d'onore, mi disse a me e a FEDERICO: "domani mattina venite presto qui a MAGLIOCCO".

PRESIDENTE: quindi non glielo disse?

AVV. COPPI: e quando ha appreso che BONTADE aspettava come ospite il Senatore ANDREOTTI?

MANNOIA F.: quando? La mattina, lo andai a trovare, ci mi... ci misero sulla macchina con lui e strada facendo ci disse che stavamo andando nella villetta di TOTO' INZERILLO dove doveva arrivare l'Onorevole ANDREOTTI.

AVV. COPPI: benissimo. Senta, lei in questa villetta c'era stato già altre volte?

MANNOIA F.: sì, alcune volte.

AVV. COPPI: alcune volte, per questo la ricorda così bene quindi?

MANNOIA F.: sì c'ero stato alcune volte.

AVV. COPPI: esatto. Oh, e quindi non c'è stato solo in occasione della visita del Senatore ANDREOTTI?

MANNOIA F.: no.

…………

AVV. COPPI: senta, ci può descrivere l'interno di questa villetta?

MANNOIA F.: l'interno io non ci sono... non ci sono... non l'ho ispezionata tutta, c'era una scala a chiocciola, quasi a chiocciola che portava nel piano superiore.

AVV. COPPI: scusi, non le sto chiedendo se lei ha fatto un'ispezione come un ufficiale di polizia giudiziaria, mi rifaccio al fatto che lei ha detto di esserci stato diverse volte, è stato sempre fuori, sempre nel giardino?

MANNOIA F.: , ma noi stavamo quasi sempre fuori per stare... andavamo a trovare a TOTUCCIO INZERILLO e stavamo una mezz'oretta così e ce ne andavamo.

AVV. COPPI: fuori?

MANNOIA F.: ed ebbi modo di vedere la villetta che era quasi ultimata e che c'era una scaletta che portava sopra...

…………

AVV. COPPI: sì, questo l'abbiamo sentito, perché lei addirittura ha parlato di vandali, quindi siamo d'accordo. Lei ha detto di aver visto arrivare il Senatore ANDREOTTI in macchina, mi conferma che ANDREOTTI era seduto dietro?

MANNOIA F.: .

AVV. COPPI: anche quando è ripartito il Senatore ANDREOTTI era seduto di dietro?

MANNOIA F.: .

AVV. COPPI: benissimo. Adesso è in grado di dirmi con maggior precisione, che... quale sarebbe stato... quale sarebbe stata la data dell'incontro di cui stiamo parlando, visto che questa volta lei era addirittura presente?

MANNOIA F.: sì, ero presente ma ciò non significa che io mi ricordo esattamente la data, è stata verso la primavera dell'80.

AVV. COPPI: perché dice primavera?

MANNOIA F.: perché è stato un paio di mesi, qualche mese dopo, diciamo l'uccisione di SANTI MATTARELLA.

AVV. COPPI: di PIERSANTI MATTARELLA.

MANNOIA F.: un paio di mesi dopo.

AVV. COPPI: quindi anche in questo caso lei non è in grado di darmi...

MANNOIA F.: io ci vado con riferimento ehm... approssimativo di quello che...

AVV. COPPI: però non mi sa...

MANNOIA F.: non faceva freddo, di questo ricordo.

AVV. COPPI: se c'è una ragione per la quale mi vorrei trasferire a PALERMO è proprio questa, perché è un periodo molto ampio dell'anno, quello in cui non fa freddo a PALERMO, eh? Ed è un po' difficile contrastare una sua affermazione, come un'affermazione che riguarda...

PRESIDENTE: Avvocato...

AVV. COPPI: ...dieci mesi dell'anno.

PRESIDENTE: ...le domande, andiamo alle domande, Avvocato.

AVV. COPPI: quante volte nella sua vita ha avuto occasione di incontrare il Senatore ANDREOTTI?

MANNOIA F.: una sola volta.

…………

AVV. COPPI: …….. Lei assistette al colloquio che vi sarebbe stato tra il Senatore ANDREOTTI, BONTADE ed altri?

MANNOIA F.: come ho detto ieri...

AVV. COPPI: no.

MANNOIA F.: ...siamo rimasti fuori, io SALVATORE FEDERICO e ANGELO LA BARBERA.

AVV. COPPI: lei ha fatto cenno, anche al fatto di aver sentito delle grida, delle urla etc., è riuscito a decifrare qualche parola e a stabilire da chi provenissero queste parole, se le ha sentite? E se è in grado di riferirle oggi?

MANNOIA F.: la voce... la voce era del BONTADE.

AVV. COPPI: sì.

MANNOIA F.: ma io non ho sentito le parole.

AVV. COPPI: ma BONTADE era un uomo che si arrabbiava facilmente?

MANNOIA F.: no.

AVV. COPPI: no. E quindi per quel che risulta quando si sarebbe arrabbiato BONTADE in vita sua? Per quel che lei sa, quante volte lo ha visto arrabbiato, e in quali occasioni il BONTADE? Lei ha parlato già ieri di un... di una lite, di un litigio, di un alterco al vicino al POLITEAMA, questa sarebbe un'altra occasione in cui BONTADE era alterato, ne ricorda altre?

MANNOIA F.: pochissime occasioni, BONTADE si...

AVV. COPPI: pochissime occasioni. Benissimo. Anche con riferimento questo secondo presunto viaggio del Senatore ANDREOTTI, BONTADE le disse se il Senatore ANDREOTTI era venuto di sua iniziativa o se era stato invitato, od obbligato da "COSA NOSTRA" a recarsi in SICILIA?

MANNOIA F.: no, BONTADE mi disse solo, la mattina che doveva venire ANDREOTTI e dovevamo andare in questa villa di TOTO' INZERILLO e mi disse che stava arrivando da CATANIA (e’ un evidente lapsus avendo sempre il Marino Mannoia parlato di Trapani: n.d.e.) con un aereo privato, messo a disposizione dai SALVO, non so se in affitto o di pertinenza, ma io non so se era stato per... diciamo invitato o quanto meno richiesto questa situazione.

AVV. COPPI: quindi dove sarebbe sceso questa volta il Senatore ANDREOTTI?

MANNOIA F.: di quello che mi fu detto a me, a TRAPANI.

PRESIDENTE: a?

MANNOIA F.: TRAPANI?

AVV. COPPI: a TRAPANI.

PRESIDENTE: no, poco fa ha detto CATANIA, lei, ora ha detto CATANIA...

MANNOIA F.: CATANIA.

PRESIDENTE: CATANIA, sì. E' stato...

MANNOIA F.: per l'amor di Dio forse si è confuso con la situazione, io ho sempre dichiarato TRAPANI. Sarà stato un lapsus.

AVV. COPPI: senta, ma TRAPANI o CATANIA che sia è lontano o vicino dal luogo in cui si trova questa villetta?

MANNOIA F.: ma TRAPANI, sarà un centinaio di chilometri, non lo so.

AVV. COPPI: e questa villetta è più vicina a PALERMO o più vicina a TRAPANI?

MANNOIA F.: più vicina a PALERMO.

AVV. COPPI: quindi anche questa volta il Senatore ANDREOTTI ha scelto la strada più lunga per arrivare al punto dell'appuntamento, no?

MANNOIA F.: sono fatti suoi questi.

AVV. COPPI: fatti suoi, certo. LIMA rimase a parlare con gli altri dopo che il Senatore ANDREOTTI si allontanò, o andò via con il Senatore ANDREOTTI?

MANNOIA F.: no, LIMA rimase un poco con GIROLAMO TERESI, e con PINO ALBANESE. E poi andò insieme a loro.

La dichiarazione di Marino Mannoia deve essere valutata alla stregua dei parametri di cui all’art.192 comma 3 c.p.p. e tale verifica deve essere quanto mai rigorosa anche in ragione del fatto che essa e’ assolutamente isolata non essendo stata confermata da altre dichiarazioni di collaboranti.

Occorre allora verificare quali siano i riscontri acquisiti a conferma dell’attendibilita’ del dichiarante, sottolineandosi che, tanto piu’ generica risulta la dichiarazione del collaborante, tanto piu’ solidi ed inequivoci dovranno essere i riscontri acquisiti a conferma dell’attendibilita’ del suo racconto.

Proprio in tale ottica valutativa l’accusa ha ritenuto di valorizzare principalmente la puntuale e riscontrata descrizione della villa in cui sarebbe avvenuto l’incontro in esame.

Detta villa e’ stata individuata nel corso delle indagini, grazie alle dettagliate indicazioni fornite dal collaborante che l’ha poi riconosciuta senza esitazioni, in quella sita in localita’ Altarello di Baida ed alla quale si accede dalla via Micciulla, una traversa di via Pitre’.

La villa, della quale e’ stata acquisita documentazione fotografica, pur se intestata a Filippo Piraino, indiziato mafioso imparentato con Salvatore Inzerillo (in quanto sposato con Inzerillo Maria Concetta, nipote di Inzerillo Pietro, zio di Inzerillo Salvatore) e’ risultata effettivamente nella disponibilita’ di quest’ultimo.

Si consideri che il preliminare di vendita dell’immobile e’ stato sottoscritto proprio dal fratello di Inzerillo Salvatore (Rosario) e l’acconto fu pagato con un assegno di 50 milioni di lire a firma del noto Rosario Spatola mentre il resto del prezzo fu corrisposto con assegni tratti da Alessandro Mannino, risultato un mero prestanome di Salvatore Inzerillo.

Il contratto di fornitura dell’energia elettrica e’ stato poi stipulato a nome di Spatola Filippa, moglie del predetto Inzerillo

Risulta riscontrata dunque la riconducibilita’ dell’immobile di che trattasi al capomafia Salvatore Inzerillo, inteso Totuccio, ucciso l’11 maggio 1981.

Ma deve a tal riguardo evidenziarsi come la descrizione della villa, risultata esatta, e le ulteriori indicazioni costituiscano esclusivamente il riscontro alla esistenza della villa stessa e non possono certamente rappresentare parametro utile di verifica dell’attendibilita’ del racconto, e dunque della presenza in quel luogo del Sen.Andreotti, per la semplice ragione che lo stesso Marino Mannoia ha ammesso di essersi recato in quella villa piu’ volte sia prima che dopo il presunto riferito incontro con l’imputato ("io ero stato molto spe... in precedenza, spesse volte in questa villetta, in questa proprietà").

Anche nel descrivere le fotografie raffiguranti la villa egli ha invero precisato di esservisi recato anche poco prima del suo arresto nel dicembre del 1980 (udienza del 4 novembre 1996 pag.178):

MANNOIA F.: foto numero 4, si continua a vedere il cancello con le due ante e i due... e i citofoni, i due citofoni laterali. Però vorrei fare una... una banale osservazione, se il Presidente me la consente. Io quando vi... l'ultima volta che vidi questa villa fu prima di arrestarmi, diciamo nel dicembre dell'80.

Ha correttamente osservato la Suprema Corte che "gli elementi descrittivi del fatto o del suo autore intrinseci alla chiamata in correita' e da essa stessa mutuati non possono, anche se positivamente verificati, costituire elementi di riscontro poiche' nulla aggiungono alla chiamata ne' la rafforzano oggettivamente e dall'esterno ma dimostrano solo la conoscenza da parte del dichiarante di particolari che, tuttavia, non avvincono l'accusato al reato" (Cfr. Cass. Sez. IV sent. n.433 del 28 marzo 1998 in tema di applicabilita' di misure cautelari personali: nella fattispecie si trattava del riconoscimento fotografico e dell'indicazione dell'abitazione).

Ne’ puo’ ritenersi utile riscontro il fatto che i Salvo disponessero effettivamente di una vettura del tipo indicato dal collaborante atteso che il Marino Mannoia ha precisato che la vettura a bordo della quale era giunto il Sen.Andreotti era proprio la stessa vettura che egli aveva visto in piu’ occasioni precedentemente presso il fondo Magliocco di Stefano Bontate ("Questa vettura era dei SALVO, o comunque nella loro disponibilità, poiché più volte io avevo visto l'uno o l'altro dei due cugini adoperarla"; "…o un'ALFETTA o un'ALFA 6. Comunque la stessa macchina, la stessa macchina che io in precedenza avevo visto diverse volte da MAGLIOCCO, da STEFANO, con i vetri scuri": cfr. udienza del 4 novembre 1996 pag.76).

Del resto che i Salvo disponessero di vetture blindate era ben noto al Marino Mannoia avendo questi riferito che proprio Nino Salvo, quando gia’ erano sorti i primi contrasti con i corleonesi, dopo l’allontanamento dalla Commissione di Gaetano Badalamenti, ed era ormai imminente l’inizio della guerra di mafia, ebbe a prestare alla fine del 1978 a Stefano Bontate per alcuni mesi la propria autovettura blindata (pag.17):

MANNOIA F.: … e facendo l'espulsione di GAETANO BADALAMENTI. In quella stessa occasione chiesero al BONTADE di dimettersi, siamo nel... alla fine del '78, il BONTADE gli disse: "io non mi dimetto, perché non ho responsabilità... - quella responsabilità che loro hanno attribuito a BADALAMENTI - e possiamo anche fare la guerra". E ricordo che proprio in quel periodo, per circa qualche mese, un paio di mesi, NINO SALVO favorì una macchina bli... un'ALFETTA blindata a STEFANO BONTADE, perché era un periodo molto critico per "COSA NOSTRA".

Diverso ovviamente sarebbe stato il valore del riscontro se il collaborante avesse escluso di essere mai stato (prima e dopo quell’unica occasione) in quella villa e di avere mai visto (prima e dopo quell’incontro) vetture blindate in uso ai cugini Salvo, laddove le indagini svolte avessero poi confermato sia l’esistenza della villa che il possesso di quel tipo di vettura da parte degli esattori di Salemi.

Il Marino Mannoia quindi descrive situazioni e cose che gli erano gia’ note sulla base di altre e pregresse occasioni di conoscenza.

Proseguendo nella valutazione delle dichiarazioni del Marino Mannoia non puo’ non sottolinearsi come il racconto difetti di un elemento di primario rilievo quale e’ quello della esatta collocazione temporale dell’episodio.

Nonostante quella riferita dal collaborante sia la prima ed unica occasione nella quale egli assume di avere personalmente visto l’importante e noto uomo politico, Marino Mannoia non e’ stato in grado di riferire alcunche’ di preciso sull’epoca di quell’incontro, neppure con un comprensibile margine di approssimazione.

La sua indicazione di natura temporale e’ sempre stata caratterizzata dalla massima genericita’ avendo egli sempre collocato quell’episodio riferendosi all’omicidio di Piersanti Mattarella (6 gennaio 1980) e dunque affermando soltanto che l’incontro con Andreotti era avvenuto alcuni mesi dopo.

Nel corso della commissione rogatoria internazionale negli Stati Uniti egli ha infatti soltanto riferito che l’incontro avvenne "alcuni mesi dopo" l’omicidio del Mattarella, che era un "periodo caldo" e che Andreotti non indossava ne’ cappotto ne’ impermeabile.

Al dibattimento egli non ha fornito indicazioni piu’ utili essendosi limitato a precisare che era passato "qualche mese" o "un paio di mesi" dall’omicidio di Piersanti Mattarella, che si era in "primavera", che "non c’era freddo" e "c’era quasi caldo", confermando di non avere notato addosso all’imputato "né cappotto, né soprabito".

E’ dunque del tutto impossibile, sulla base di tali generiche e vaghe indicazioni anche di natura climatico-stagionale, individuare, pur con un comprensibile margine di approssimazione, il periodo di riferimento che puo’ quindi oscillare da marzo fino alla fine di giugno del 1980.

E proprio sotto tale profilo risulta pertanto fondata l’osservazione difensiva della impossibilita’ di una adeguata difesa a fronte di indicazioni temporali di cosi’ ampia portata che impediscono di apprestare una concreta replica per chiunque, ma soprattutto per un uomo politico come l’imputato, all’epoca Presidente della Commissione Esteri, che avrebbe potuto opporre all’accusa, ove fondata su dati temporali piu’ precisi, propri impegni politici o parlamentari ovvero altre discolpe.

Diventa allora necessario ricercare il riscontro piu’ significativo alla riferita presenza del Sen.Andreotti nell’occasione descritta da Marino Mannoia, ovvero un elemento apprezzabile di prova che dimostri un effettivo viaggio dell’imputato in Sicilia nel periodo pur generico indicato dall’accusa.

Giova ricordare che Marino Mannoia ha riferito di avere saputo da Stefano Bontate che quel giorno Andreotti era giunto a Trapani con un aereo affittato o messo a disposizione dai Salvo, o comunque nella loro disponibilita’.

Il P.M. ha ritenuto di avere dimostrato la fondatezza dell’accusa assumendo che, pur non essendo stata acquisita la prova di viaggi di Andreotti in Sicilia nel periodo indicato, sarebbe stata comunque acquisita prova sufficiente del fatto che l’imputato era nelle condizioni di effettuare un viaggio segreto del quale non restava alcuna traccia documentale.

Ma la semplice impostazione del ragionamento posto a fondamento della ipotesi accusatoria rivela subito tutti i suoi limiti ove si consideri che non e’ stata dedotta la prova di un viaggio dell’imputato che riscontrasse l’accusa del Marino Mannoia, bensi’ la prova del fatto che non tutti i viaggi di Andreotti hanno lasciato tracce documentate.

Se dunque la presenza di Andreotti a Palermo era una ipotesi da verificare e riscontrare, all’esito delle approfondite indagini compiute si e’ comunque rimasti, in esito a tutti gli accertamenti effettuati, alla conferma della mera ipotesi originaria: Andreotti puo’ essersi recato a Palermo nell’ampio arco di tempo indicato dal Marino Mannoia in quanto puo’ avere effettuato un viaggio privo di tracce documentali.

La ricerca finalizzata alla individuazione di un atterraggio a Trapani nella primavera del 1980 di un aereo con a bordo l’on.Andreotti ha trovato ostacoli insormontabili soprattutto nel fatto che non esiste piu’ la documentazione relativa all’aeroporto militare di Trapani Birgi in quanto, in base alla normativa vigente, la documentazione sui voli viene distrutta dopo novanta giorni.

Quello di Trapani Birgi e’ infatti un aeroporto militare aperto al traffico civile che tuttavia presenta caratteristiche particolari:

  • il monopolio dei dati sul traffico aereo era gestito dai militari sui quali grava l’obbligo della distruzione della relativa documentazione dopo novanta giorni;
  • il personale civile in servizio nello scalo riceveva dai militari le informazioni relative al traffico aereo civile;
  • nella zona dello scalo aeroportuale riservata ai militari era consentito l’atterraggio di velivoli privati che trasportavano personalita’ politiche;
  • tale zona non era visibile al personale civile che era allocato in una struttura assai distante dalla zona militare.

La distruzione, prevista per legge, di tutti i documenti di registrazione dei voli militari (o privati atterrati nella zona militare) redatti dai militari in servizio nello scalo di Trapani Birgi, ha dunque precluso ogni possibile ulteriore ricerca o verifica.

Ma lo stesso P.M. ha evidenziato come alla suddetta distruzione sia sfuggito casualmente un documento che risulta di essenziale importanza.

Si tratta di un documento statistico su atterraggi e decolli di tutti i voli civili e militari redatto mensilmente dall’Ufficio informazione voli militari e relativo proprio al periodo gennaio 1980 – aprile 1981 (Doc. 142 in produzione P.M.).

E’ un prospetto mensile degli aerei che in quel periodo hanno effettuato atterraggi e decolli all’aeroporto di Trapani Birgi, ma in esso non e’ riportata la sigla dell’aereo, bensi’ solo il tipo di aeromobile che e’ atterrato (ad esempio DC9, SA330, BO105, DA20, F104, etc.) e la "statistica tipi avvicinamento" ovvero le modalita’ con le quali l’atterraggio e’ avvenuto (a vista "VFR", con assistenza strumentale "IFR" o con assistenza radar "CGA").

Deve sottolinearsi che la registrazione dei voli era divisa tra personale civile e militare nel senso che i militari registravano tutti i voli (sia civili che militari), distruggendo tuttavia la relativa documentazione dopo 90 giorni, mentre i civili registravano solo i voli civili nell’apposito registro.

Orbene, con riferimento in particolare al prospetto statistico relativo al mese di aprile del 1980, il P.M. ha rilevato che risultano atterrati tra gli altri anche alcuni aerei civili, e precisamente due velivoli del tipo DA20, uno del tipo Lear Jet 35 ed uno del tipo PA20.

La registrazione di tali voli doveva essere curata dal personale civile dell’aeroporto in quanto lo Stato Maggiore dell’Aeronautica ha espressamente escluso di avere mai avuto in uso velivoli del tipo DA20 (o Mystere 20), PA20 o LR 35 (cfr. nota del 2° Reparto dello Stato Maggiore dell’Aeronautica del 14 agosto 1997 in Doc.1 della produzione del P.M. del 16 settembre 1997).

Orbene, effettuata una verifica nei registri aeroportuali civili si e’ accertato che non vi e’ traccia di due dei suddetti quattro voli e precisamente dell'atterraggio di un PA20 e di un DA20.

Osserva il P.M. che la sigla DA 20 identifica il velivolo tipo Mystere 20 (cfr. esame teste Cusenza all’udienza del 30 giugno 1997 pag.181), ovvero lo stesso tipo di aereo utilizzato dai Salvo e talora anche da Andreotti.

La sigla PA 20 identifica, invece, verosimilmente un piccolo velivolo del tipo Piper (cfr. esame Babbucci udienza 1 luglio 1997).

L’accusa ha poi sottolineato che l’imputato il 14 marzo 1981 ha utilizzato per un viaggio da Ciampino ad Aviano lo stesso aereo (Mystere 20 con sigla I-EDIM) e pilota (Guiducci) che tre mesi prima (dicembre 1980) avevano trasportato i familiari di Tommaso Buscetta a Palermo con un volo organizzato dai cugini Salvo tramite Carmelo Gaeta.

Ma il suddetto aereo era all’epoca di proprieta’ della VIP-AIR s.p.a. del gruppo Monti per conto della quale la societa’ UNIJET - che fatturo’ al Gaeta il costo del trasporto dei familiari di Buscetta – si limitava a procurare clienti e commercializzare le ore di volo.

Non si comprende quindi quale valore probatorio possa avere, in mancanza di ulteriori elementi, il fatto che un aereo, funzionalmente destinato all’effettuazione di voli privati per conto terzi, abbia avuto nel corso degli anni tra i suoi innumerevoli clienti e passeggeri sia l’on.Andreotti che i familiari di Buscetta.

Particolarmente analitiche ed approfondite sono state le indagini svolte dall’accusa al fine di ricostruire i viaggi aerei compiuti dal senatore Andreotti il quale ha effettuato innumerevoli voli utilizzando aerei di ogni tipo (privati nazionali e stranieri, militari del 31° Stormo dell’Aeronautica, della CAI).

Ma non hanno avuto esito positivo proprio quelle ulteriori indagini che sarebbero state necessarie per individuare i due velivoli PA20 e DA20 che nel mese di aprile del 1980 effettuarono un atterraggio a Trapani senza essere registrati dal personale civile dell’aeroporto.

Non sono stati in particolare individuati i velivoli di quel tipo che erano in circolazione nell’aprile del 1980 e le relative proprieta’, ne’ sono stati compiuti i conseguenti accertamenti che avrebbero potuto consentire di verificare, sia pure con qualche approssimazione, anche attraverso i libretti di volo dei relativi piloti, se effettivamente quei velivoli avevano effettuato in quel periodo atterraggi all’aeroporto di Trapani Birgi.

Non e’ certo che un’indagine siffatta potesse consentire di approdare a risultati certi, stante il lungo tempo trascorso dai fatti (20 anni) e la lacunosita’ della documentazione comunque reperibile, ma la necessita’ di riscontrare specificamente le dichiarazioni di Francesco Marino Mannoia in ordine al presunto atterraggio di Andreotti all’aeroporto di Trapani Birgi e la ipotesi prospettata dal P.M. che tale atterraggio sia avvenuto proprio con uno dei due voli non registrati nell’aprile del 1980 e’ essenziale ed ineludibile ai fini della dimostrazione del fatto oggetto del tema di prova.

La semplice circostanza, invero, che sia stato individuato, sia pure indirettamente attraverso un prospetto statistico, l’atterraggio nel mese di aprile del 1980 di due aerei di tipo privato (PA20 e DA20) senza che ne sia stata fatta comunicazione alla Direzione Civile dell’aeroporto, non e’ infatti da sola sufficiente a riscontrare adeguatamente cio’ che afferma Marino Mannoia ovvero che uno di quei due voli fosse stato organizzato dai Salvo e che su uno di quei due velivoli vi fosse proprio l’odierno imputato.

Resta dunque all’esito della pur approfondita indagine svolta dal P.M. una palese insufficienza del risultato conseguito che rimane relegato nell’ambito della mera possibilita’, inidoneo dunque a supportare compiutamente ed univocamente la isolata dichiarazione di Francesco Marino Mannoia.

Le indicazioni del collaborante restano dunque prive di quei riscontri che sono necessari al fine di attestare l’attendibilita’ del suo racconto affidato dunque alle sole sue dichiarazioni, non prive, come si e’ visto, di genericita’ (rispetto al dato temporale dell’episodio) e di contraddittorieta’ complessiva, essendo venuta meno, come si e’ detto, anche e soprattutto la prova del pregresso incontro tra Bontate ed Andreotti a Catania che nella ricostruzione della intera vicenda risulta evidentemente prodromico, anche sul piano logico e causale, rispetto alla riunione nella villa di Salvatore Inzerillo .

A cio’ si aggiunga che nella ricostruzione del Marino Mannoia in ordine alla causale dell’omicidio di Piersanti Mattarella, assume un ruolo centrale l’affermazione secondo cui l’uomo politico era stato ucciso anche per un suo presunto intollerabile "voltafaccia" essendo stato in passato in rapporti "intimi" e "amichevoli" sia con i cugini Salvo che con Stefano Bontate ai quali "non lesinava i favori" (cfr. verbale 3 aprile 1993):

Successivamente sfruttando il canale rappresentato dai cugini Salvo Antonino e Salvo Ignazio …… il Bontate instauro’ intimi rapporti anche con Mattarella Piersanti.

Escludo comunque che quest’ultimo fosse un uomo d’onore poiche’ altrimenti l’avrei appreso da Bontate Stefano, il quale, come ho detto, non mi tacque mai i suoi rapporti con il Mattarella. ……

La ragione di questo delitto risiede nel fatto che Mattarella Piersanti – dopo avere intrattenuto rapporti amichevoli con i cugini Salvo e con Bontate Stefano, ai quali non lesinava i favori – successivamente aveva mutato la propria linea di condotta.

Egli, entrando in violento contrasto ad esempio con l’onorevole Rosario Nicoletti, voleva rompere con la mafia, dare "uno schiaffo" a tutte le amicizie mafiose e intendeva intraprendere una azione di rinnovamento del partito della Democrazia Cristiana in Sicilia, andando contro gli interessi di Cosa Nostra e dei vari cugini Salvo, ingegner Lo Presti, Maniglia e cosi’ via.

E al dibattimento l’affermazione e’ stata riproposta da Marino Mannoia in termini altrettanto netti ed espliciti (udienza del 4 novembre 1996 pag.62):

MANNOIA F.: le motivazioni dell'omicidio, dell'Onorevole MATTARELLA?

P.M. SCARPIN.: sì.

MANNOIA F.: le motivazioni sono state quelle che in un primo tempo l'Onorevole MATTARELLA, purtroppo, non lesinava favori a BONTADE, ai SALVO, in un secondo tempo, voleva scrollarsi di dosso queste amicizie scomode, e aveva manifestato chiaramente, al NICOLETTI le sue intenzioni di scrollarsi di dosso questa amicizia. Successivamente, addirittura, il NICOLETTI riferì al BONTADE, che MATTARELLA era andato a lamentarsi a ROMA, per, appunto, per scrollarsi di dosso queste amicizie. Voleva... voleva portare un rinnovamento, voleva cambiare, diciamo, tutto il sistema della democrazia, portare un rinnovamento, appunto, scrollandosi di dosso queste amicizie.

P.M. SCARPIN.: MATTARELLA quindi, se ho capito bene, si era rivolto a ROMA? Sa a chi si era rivolto a ROMA?

MANNOIA F.: no, questo io non lo so.

P.M. SCARPIN.: andiamo avanti. E quindi cosa succede?

MANNOIA F.: allora da lì, naturalmente, è scaturito il bisogno di informare, di riunirsi tutta la commissione, per esaminare questo atteggiamento del... del MATTARELLA. Riunita la commissione, diciamo, decisero di, diciamo, si decise di far venire il Senatore ANDREOTTI a PALERMO. Quando io dico a PALERMO, intendo in SICILIA.

Ma quando si e’ trattato di specificare la natura di questi rapporti "amichevoli" e soprattutto i "favori" che il Presidente Piersanti Mattarella non avrebbe "lesinato" sia ai cugini Salvo che a Stefano Bontate, la dichiarazione del Marino Mannoia e’ rimasta attestata ad una assoluta genericita’ impedendo qualsiasi utile e doverosa verifica (udienza del 5 novembre 1996 pag.229):

AVV. SBACCHI:…Senta, lei ha detto che a un certo punto sui rapporti che instaura qualcuno con MATTARELLA, esattamente BONTADE. Ci può dire come si instaurano questi rapporti tra BONTADE e MATTARELLA?

MANNOIA F.: attraverso l'Onorevole NICOLETTI.

AVV. SBACCHI: attraverso l'Onorevole NICOLETTI. E in che cosa consistono questi rapporti BONTADE MATTARELLA, ce lo vuol dire?

MANNOIA F.: attraverso, appunto, l'Onorevole NICOLETTI e attraverso anche i cugini SALVO e l'Onorevole LIMA...

AVV. SBACCHI: sì, no, ma a me interessavano i rapporti...

MANNOIA F.: sì.

AVV. SBACCHI: ...tra NICOLETTI e MATTARELLA e come avviene che NICOLETTI mette in contatto MATTARELLA con BONTADE.

MANNOIA F.: io questo appresi da STEFANO BONTADE, ma io non ho... non ho approfondito a quali temi di... di rapporti di... di quale natura economica, finanziaria e tutte queste cose. Certo BONTADE non si lagnava di... non aveva problema nel chiedere, avere favori, lottizzazioni, situazioni di... di prestiti e di tante altre cose.

…………

AVV. SBACCHI: ……Lei sa se MATTARELLA è intervenuto in favore di BONTADE? Per prestiti, lottizzazioni...

MANNOIA F.: so che BONTADE...

AVV. SBACCHI: ...eccetera...

MANNOIA F.: ...so che BONTADE era in rapporti con MATTARELLA, e che il MATTARELLA dapprima non gli lesinava favori. Ma io non mi sono addentrato...

AVV. SBACCHI: può dire un favore che MATTARELLA ha fatto a BONTADE?

MANNOIA F.: ma BONTADE ne aveva centomila situazioni di...

AVV. SBACCHI: no, no, ma mi dica un favore che MATTARELLA, che...

MANNOIA F.: no, ma io non ho chiesto a BONTADE in specifico quale è il favore che ci ha fatto MATTARELLA. So che MATTARELLA era a disposizione di BONTADE, e non... non ho approfondito l'argomento per sapere quale è il favore che gli ha fatto, quale favore non gli ha fatto. Io riferisco solo quello che ho appreso.

AVV. SBACCHI: quindi non sa altro?

MANNOIA F.: no...

AVV. SBACCHI: lei...

MANNOIA F.: ...oltre... oltre quello che ho dichiarato non so altro, Avvocato.

AVV. SBACCHI: lei sa esattamente in che cosa consistevano i rapporti tra i SALVO e i MATTARELLA... e MATTARELLA?

MANNOIA F.: io so solo quello che ho dichiarato, non so altra natura, approfondimento di quale... di questi particolari, di rapporti...

AVV. SBACCHI: o un favore fatto da...

MANNOIA F.: non so sce...

AVV. SBACCHI: ...MATTARELLA...

MANNOIA F.: ...non so scendere nei dettagli. Io so solo quello che ho dichiarato.

AVV. SBACCHI: va benissimo. A me interessa che cosa sa lei. Un favore dei MATTARELLA... di MATTARELLA ai SALVO? Un solo favore fatto da MATTARELLA ai SALVO.

MANNOIA F.: so solo quello che ho dichia...

Giova rammentare che la stessa presunta riunione di Catania con il Sen.Andreotti aveva, secondo le dichiarazioni "de relato" di Francesco Marino Mannoia, proprio lo scopo di indurre l’imputato ad intervenire su Piersanti Mattarella al fine di fargli cambiare la sua recente condotta giudicata confliggente con gli interessi illeciti di Cosa Nostra.

Ne’ puo’ ritenersi che tali rapporti amichevoli e favori riguardassero solo Bernardo Mattarella, padre di Piersanti, in quanto il collaborante e’ stato assolutamente esplicito ed inequivoco sul punto chiamando in causa direttamente e personalmente l’allora Presidente della Regione Siciliana ucciso il 6 gennaio 1980.

Orbene, proprio questo punto centrale della prospettazione del Marino Mannoia risulta smentito dalle risultanze processuali, nulla essendo emerso in ordine a pregressi rapporti "intimi" ed "amichevoli" di Piersanti Mattarella con i cugini Salvo o con Stefano Bontate, ne’ tantomeno quei favori che costui non avrebbe "lesinato" a vantaggio dei predetti.

E’ stata invece acquisita la prova di una costante conflittualita’ tra i cugini Salvo e Piersanti Mattarella la cui azione politica e di rinnovamento contrastava insanabilmente gli interessi economici e politici dei potenti esattori di Salemi.

L’on. Sergio Mattarella, fratello di Piersanti, riportando il contenuto di piu’ colloqui avuti con lui nel corso degli anni, ha infatti riferito (udienza dell’11 luglio 1996 pag.6):

P.M.: Suo fratello conosceva i cugini Ignazio e Nino Salvo e se li conosceva che tipo di rapporti vi erano?

MATTARELLA S.: Li conosceva certamente perchè sono stato tra l'altro Presidente della Regione e Deputato Regionale essendo i Salvo titolari delle esattorie ovviamente li conosceva, tra l'altro non so se tutte e due ma uno dei due certamente, perchè lo ricordo anch'io, e cioè Nino Salvo frequentava sovente i congressi della Democrazia Cristiana e non solo... frequentava qualche volta i congressi della Democrazia Cristiana. I rapporti erano, come dire, conflittuali sia sul piano politico di partito perchè erano schierati in posizione contrapposta, sia sul piano politico generale perchè Piersanti interpretava il nome dei Salvo come portatore di una... di un... come elementi negativi di corrosione e di corruzione della vita politica regionale.

P.M.: Suo fratello le ebbe a parlare espressamente dei Salvo a questo proposito lei ha detto " Li interpretava come elementi di corruzione nella vita politica " se ho ben capito, cosa le disse dei Salvo se le disse qualche cosa?

MATTARELLA S.: Si, naturalmente ne parlavamo, ne abbiamo parlato più volte; la valutazione era questa...

………….

MATTARELLA S.: ……Ne abbiamo parlato più volte naturalmente; il giudizio, l'opinione che ne esprimeva era di un sospetto, una valutazione di probabile, verosimile rapporto con ambienti mafiosi ma l'elemento principale quello su cui... era quello di un ruolo di inquinamento e corruzione della vita politica regionale, di un gruppo di pressione che dotato di molti mezzi finanziari e clientelari cercava di condizionare e sovente vi riusciva la vita politica regionale.

E’ stato acquisito agli atti del dibattimento il verbale della dichiarazione resa dall’On.Sergio Mattarella dinanzi alla Prima Sezione della Corte di Assise di Palermo nell’ambito del processo relativo all'’omicidio del fratello dal quale si traggono ulteriori elementi che pongono in luce la netta ostilita’ sempre mantenuta da Piersanti Mattarella nei confronti dei Salvo e del loro sistema di potere (cfr. documento n.15 dei verbali di prova di altri procedimenti – udienza del 3 febbraio 1995):

Piersanti Mattarella era assessore al bilancio, quindi competente come amministrazione del settore e gli viene attribuita questa frase: "Non glielo consentirò né oggi né mai". Su questo posso citare un’altra cosa, presidente, che ricordo bene e su cui ho focalizzato ulteriormente i miei ricordi? Nei primi del ’76 fu richiesta la costituzione e autorizzazione per una cassa rurale di Salemi da parte di un gruppo di associati il cui rappresentante amministratore si chiamava Ignazio Lo Presti notoriamente vicino ai Salvo. A Ignazio Lo Presti poi fece seguito come amministratore rappresentante Giuseppe Giammarinaro, anch’egli molto vicino ai Salvo. Bene, questa richiesta nei primi del ’76 non fu mai dotata di parere favorevole e non ebbe mai finché rimase Piersanti Mattarella all’Assessorato al bilancio, quindi per altri due anni e più e poi Presidente della Regione per altri due anni, non ebbe mai esito positivo. Per quel che so poi ebbe un parere favorevole a fine del 1980, dopo quasi un anno dell’omicidio di Piersanti Mattarella e poi fu bloccato dall’intervento della banca d’Italia. Vorrei citare signor Presidente un episodio di contrapposizione storica ed un altro ancora concreto per ricordare come la mia conoscenza personale è diretta su questo tipo di rapporti. Piersanti Mattarella non dissimulava questi rapporti. Posso aggiungere una... credo che sia giusto dire anche altri aspetti, non so quanto possa essere importante, ma lo dico ugualmente presidente! La figlia di Piersanti Mattarella aveva una scuola una compagna di scuola che era figlia di uno dei fratelli… cugini Salvo. In occasione di una festa da questa indetta Piersanti chiede a sua figlia di andare a quella festa e non vi andò perché non faceva mistero di questo tipo di rapporti. Cioè non erano rapporti non conosciuti, erano rapporti chiaramente, notoriamente, palesemente di contrapposizione. Vorrei aggiungere, Presidente, una cosa connessa ma che dà una spiegazione ulteriore, spero almeno. Piersanti Mattarella ecco, lui… Il suo gruppo, quello moroteo, che era questo piccolo gruppo, qualche volta anche con un, secondo alcuni, eccesso di ostentazione manifestava come titolo di vanto una sorta di "diversità" nella Democrazia Cristiana" pur sentendosi profondamente democristiano. Manifestavano una sorta di… Come un titolo di vanto quella di rapporti non soltanto politici ma anche elettorali e di frequentazioni personali con persone di un ambiente circoscritto motivate e assolutamente ineccepibili. Questo veniva ostentato e dava anche qualche fastidio dentro la Democrazia cristiana dove talvolta, vorrei dire spesso, venivano visti i morotei come una sorta di setta, con qualche diffidenza, con fastidio non sempre dissimulato. Ora questo atteggiamento urtava, questa ostentata, questo… vanto di quell’atteggiamento di diversità di stile di metodo e di impegno politico, urtava contro… Perché la diffidenza! Perché urtava contro una sorta di assioma quasi di regola che le correnti D.C. di maggioranza siciliane volevano fosse affermata che era l’espressione: "Siamo tutti uguali perché tutti democristiani". Nei confronti di chi manifestava una diversità vi era una diffidenza piuttosto forte.

Lo stesso P.M., peraltro, nel corso della sua requisitoria ha sottolineato il costante rigore morale, politico ed amministrativo del Pres.Piersanti Mattarella riprendendo proprio le parole del di lui fratello Sergio (cfr. pag.30 del Vol.VI della requisitoria scritta):

Piersanti MATTARELLA, prima da assessore regionale al Bilancio e poi da Presidente della Regione, si oppose strenuamente – fino, praticamente, alla data della sua morte – a fornire il necessario parere favorevole alla costituzione di una cassa rurale a Salemi che doveva essere espressione delle velleità bancarie del gruppo SALVO; a conferma che l’istituto di credito fosse espressione del potentato economico dei cugini esattori depone anche il fatto che dapprima Ignazio LO PRESTI e poi Giuseppe GIAMMARINARO (entrambi notoriamente vicini, per parentela l’uno e per comunanza di interessi politici l’altro, ai SALVO) avrebbero dovuto esserne "rappresentanti amministratori". Il parere favorevole della Regione fu dato quasi un anno dopo la morte di MATTARELLA, ma fu successivamente bloccato dall’intervento della Banca d’Italia; anche sotto il profilo più squisitamente umano tale conflittualità provocava delle conseguenze a dir poco spiacevoli: per un certo tempo la figlia di Piersanti MATTARELLA era stata compagna di scuola della figlia di uno dei cugini SALVO. Così, in occasione di un invito ad una festa organizzata da quest’ultima, il MATTARELLA aveva pregato la figlia a non recarvisi.

Accusare allora Piersanti Mattarella, come ha fatto Marino Mannoia – il quale sul punto si limita a riportare i giudizi espressigli da Stefano Bontate - di avere, almeno in un primo momento della sua vita politica, non solo intrattenuto rapporti amichevoli con i cugini Salvo, e persino con il capomafia Stefano Bontate, ma addirittura fatto favori di ogni tipo a costoro, risulta affermazione che, lungi dall’avere trovato riscontro al dibattimento, risulta invece manifestamente ed univocamente smentita dalle risultanze processuali acquisite.

Anche sotto tale profilo, quindi, la ricostruzione prospettata dal Marino Mannoia appare del tutto priva dei necessari riscontri per essere ritenuta attendibile.

Significativi profili di contraddittorieta’ emergono, peraltro, anche nelle dichiarazioni del Marino Mannoia riguardanti i mandanti dell’omicidio Mattarella e l’identita’ degli esecutori materiali del grave fatto delittuoso.

Nel corso della commissione rogatoria del 3 aprile 1993 egli, infatti, aveva riferito al P.M. di avere anche appreso da Stefano Bontate che la commissione di Cosa Nostra all’unanimita’ – con il "perfetto" consenso dello stesso Bontate - aveva deliberato l’omicidio del Presidente della Regione Siciliana materialmente eseguito poi da Federico Salvatore, Davi’ Francesco, Rotolo Antonino, Inzerillo Santino ed altri che non ricordava:

Alcuni mesi dopo fu deciso l’omicidio del Mattarella.

La decisione fu presa da tutti i componenti della commissione provinciale di Palermo, e su cio’ erano perfettamente concordi il Riina, il Calo’, l’Inzerillo ed il Bontate. Erano perfettamente d’accordo, anche se formalmente estranei alla decisione, i cugini Salvo Antonino e Salvo Ignazio.……Per quanto riguarda l’esecuzione materiale dell’omicidio, io sapevo che sarebbe stato commesso, ma non vi ho preso parte. Ho appreso pero’ dal Bontate che parteciparono Federico Salvatore (il quale era a bordo di un’autovettura), Davi’ Francesco (uomo d’onore di una famiglia che in questo momento non ricordo, e di mestiere pasticcere), Rotolo Antonino, Inzerillo Santino ed altri che in questo momento non ricordo.

Nel corso dell’esame dibattimentale pero’ i ricordi di Marino Mannoia in ordine all’identita’ degli esecutori materiali dell’omicidio incomprensibilmente svanivano del tutto al punto che egli affermava di non sapere nulla; e soltanto a seguito delle reiterate contestazioni mossegli dalla difesa il collaborante riusciva a ricordare qualcosa trasformando tuttavia quelle che erano state le precise accuse formulate senza alcuna esitazione dinanzi al P.M. in "voci" o conoscenze talora del tutto incerte (udienza del 5 novembre 1996 pag.140):

AVV. COPPI: è in grado di riferirci le persone che presero parte all'esecuzione dell'omicidio MATTARELLA?

MANNOIA F.: ma io non lo so.

AVV. COPPI: allora per farla più breve, fra queste vi era anche un certo FRANCESCO DAVI'?

MANNOIA F.: si è vociferato una volta che forse il DAVI' abbia avuto un ruolo, ma io non sono sicuro di ricordare bene.

AVV. COPPI: ma senta, lei ha avuto delle confidenze da parte di BONTADE intorno agli esecutori materiali di questo omicidio?

MANNOIA F.: sì, io non ricordo bene, adesso la partecipazione del DAVI'.

…………

AVV. COPPI: ecco, quindi voglio sapere, ritorno sulla domanda, BONTADE le riferì chi sarebbero stati gli esecutori materiali di questo delitto?

MANNOIA F.: io adesso non li ricordo, ma a quel tempo...

AVV. COPPI: la prima domanda, risponda alla prima domanda.

MANNOIA F.: no.

AVV. COPPI: BONTADE le riferì chi erano gli esecutori materiali secondo lui di questo delitto? Qui può rispondere solo...

MANNOIA F.: mi ricordo solo che se ne è parlato, ma non mi ricordo con precisione chi sono stati i partecipanti all'omici...

PRESIDENTE: va be'. Prego.

AVV. COPPI: allora senta ehm... vediamo se rileggendole quello che lei ha dichiarato con... in termini di assoluta certezza il 3 aprile del '93, le viene in mente qualche cosa? "Per quanto riguarda l'esecuzione materiale dell'omicidio, io sapevo che sarebbe stato commesso, ma non vi ho preso parte - quindi già ne sapeva prima - ho saputo però dal BONTADE - quindi come vede lei parla in termini di certezza - che parteciparono FEDERICO SALVATORE, il quale era a bordo di una autovettura, DAVI' FRANCESCO, uomo d'onore di una "famiglia" che in questo momento non ricordo e di mestiere pasticcere, ROTOLO ANTONINO, INZERILLO SANTINO, ed altri che in questo momento non ricordo". Adesso lei è in grado di precisare, di confermare, di aver detto queste cose?

MANNOIA F.: adesso, credo con questa lettura mi riaffiorano i ricordi, nel ricordare che allora sentii dire questo.

AVV. COPPI: quindi ha sentito parlare anche di DAVI' FRANCESCO, come esecutore materiale del delitto?

MANNOIA F.: sì, ma io non ero sicuro di questo DAVI'...

AVV. COPPI: ma perché l'ha detto allora, in questi termini, abbia pazienza, poi io non voglio sapere se lei era sicuro, non era sicuro, io voglio sapere che cosa lei ricorda, che BONTADE le disse, gliel'ho letto, lei me lo ha confermato, adesso...

MANNOIA F.: sì.

La difesa ha ovviamente contestato al Marino Mannoia, nel corso del controesame al dibattimento, anche di avere fornito una versione del tutto contrastante soprattutto sul ruolo di Stefano Bontate evidenziando come, all’inizio della sua collaborazione, il G.I. dott. Giovanni Falcone, che indagava sull’omicidio di Piersanti Mattarella, lo aveva interrogato proprio sul grave fatto delittuoso.

Giova ricordare che nel corso della commissione rogatoria il Marino Mannoia ha ammesso di avere mentito al dott. Falcone riferendogli di non sapere nulla sull’omicidio di Piersanti Mattarella se non che Stefano Bontate era "infuriato", ed ha aggiunto che cio’ aveva fatto anche perche’ aveva intuito che ormai il G.I. era "definitivamente orientato nel senso di concludere le indagini ritenendo sussistente la responsabilita’ di Fioravanti Valerio" (pag.13 esame del 3 aprile 1993).

Nella diversa versione dei fatti offerta nel presente processo Stefano Bontate diventa invece proprio il principale protagonista di tutti i fatti che, come la presunta riunione a Catania, precedettero quell’omicidio assurgendo anche al ruolo di mandante del delitto alla cui deliberazione egli, lungi dall’essere "infuriato" e "contrario" ("io dissi al Dottor FALCONE che di quell'omicidio STEFANO BONTADE era contrario"), concorse al pari di tutti gli altri componenti della commissione di Cosa Nostra.

E se l’avere taciuto su tutti i particolari ed i retroscena della complessa vicenda che condusse all’omicidio del Presidente della Regione Siciliana puo’ risultare comprensibile nell’ottica di chi avrebbe dovuto in caso contrario parlare di Giulio Andreotti in linea con la deliberata scelta di assoluto silenzio sui delicati rapporti tra mafia e politica, meno comprensibile risulta l’avere affermato, contrariamente al vero, che il Bontate era "infuriato" dopo quel delitto adombrando dunque un inesistente dissenso del predetto Bontate.

(udienza del 4 novembre 1996 pag.160)

P.M.SCARPIN.: quindi lei ha iniziato a collaborare nei primi giorni dell'ottobre del 1989; però lei ha parlato di quello che era a sua conoscenza sull'Onorevole GIULIO ANDREOTTI solo nell'aprile del 1993, esattamente il 3 aprile del 1993, perché non ne aveva parlato prima?

MANNOIA F.: io in tutti questi anni ho avuto un lungo travaglio interiore; quando io scelsi, decisi con lunga meditazione, di porre fine all'appartenenza a "COSA NOSTRA", di collaborare, io volevo mettere a disposizione dello Stato, della Magistratura quel poco che era in mia personale conoscenza, quello che avevo vissuto all'interno di "COSA NOSTRA", riguardante la criminalità appunto la s... la sanguinarietà di "COSA NOSTRA", raccontare strutture, raccontare episodi, raccontare circostanze. Non volevo allargarmi la situazione istituzionale, situazione politica, perché avevo molta paura,, in che senso paura, io durante la mia appartenenza a "COSA NOSTRA" avevo potuto constatare chiaramente, senza ombra di dubbio, che era difficile che molte cose cambiassero nel tempo, rapidamente……

Quando il Dottor FALCONE, naturalmente, mi poneva alcune domande che andavano al di là, io cercavo di far capire a lui che non era il momento, ma dice: "ma tu chi sei per fare stabilire se i momenti sono propizi o no"? Ma io in fin dei conti ho fatto una scelta di collaborare con lo Stato, però dentro di me ci avevo un piccolo bagaglio di esperienza di "COSA NOSTRA"; e allora io non volevo fare più male ancora a me e quello che è capitato ai miei familiari, e nello stesso tempo non volevo fare del male anche a chi ascoltava le mie deposizioni, perché parlare di altre cose era molto, molto preoccupante.

P.M. SCARPIN.: lei disse chiaramente a FALCONE che non intendeva parlare di mafia e politica oppure non ebbe mai modo di dirglielo?

MANNOIA F.: io ebbi un accenno al Dottor FALCONE nell'Onorevole SALVO LIMA; naturalmente il Dottor FALCONE mi aveva chiesto di parlare di fatti che erano a mia conoscenza, ma io n... non ho... non ho inteso approfondire, diciamo, l'argomento.

P.M.: SCARPIN.: lei ha detto che aveva paura, può essere più chiaro, che cosa vuol dire "avevo paura"?

MANNOIA F.: ecco, se io dovevo fare un'apertura totale e parlare di situazioni e collusioni fra mafia e politica, io dovevo aprire completamente quello che era... quel poco che era alla mia conoscenza; se parlare dell'Onorevole PIERSANTI MATTARELLA, io dissi a FALCONE che BONTADE era contrario a questa cosa, e che era infuriato. In effetti il BONTADE non è che era tanto felice di questa situazione, ma lasciamo stare questo; se io dovevo continuare l'apertura della mia collaborazione, io dovevo arrivare certamente al... al Senatore ANDREOTTI, e questo mi faceva paura; tuttora io vivo negli STATI UNITI, e quando vengo in ITALIA io ho paura….

…………

P.M. SCARPIN.: Signor MANNOIA, se ho capito bene, lei poco fa ha detto che quando FALCONE la interrogò sull'omicidio MATTARELLA, gli rispose che non sapeva nulla di questo omicidio MATTARELLA e che anzi STEFANO BONTADE era infuriato perché altrimenti il discorso sarebbe arrivato a ANDREOTTI. Abbiamo capito bene?

MANNOIA F.: sì, Avvocato... eh, Signor Procuratore, ha capito bene.

P.M. SCARPIN.: quindi omise di dire quello che sapeva per paura?

MANNOIA F.: sì.

P.M. SCARPIN.: senta, lei ricorda se nel...

MANNOIA F.: io omisi... però purtroppo la buon anima di FALCONE non c'è più. Io omisi di dire quelle cose, però le lasciai intendere molto chiaramente. Altro era non dire, altro è mentire, e altro è far capire che ci sarebbe stato un domani.

(udienza del 5 novembre 1996 pag.93):

AVV. COPPI: d'accordo, d'accordo. Senta, lei è stato interrogato dal Dottor FALCONE sull'omicidio MATTARELLA. Lei ha riferito tutto quello che era a sua conoscenza sull'omicidio MATTARELLA al Dottor FALCONE?

MANNOIA F.: no, io dissi al Dottor FALCONE che di quell'omicidio STEFANO BONTADE era contrario. Non riferii...

…………

AVV. COPPI: quindi la ragione per la quale lei non disse tutto al Dottor FALCONE è quella che lei ha appena finito di dirci in questo momento?

MANNOIA F.: sì, non ritenevo opportuno in quel momento, e ho già spiegato, per situazione che non vi era una piena volontà dello Stato per combattere "COSA NOSTRA", quindi ho ritenuto non fare...

AVV. COPPI: d'accordo.

MANNOIA F.: ...dichiarazione completa.

AVV. COPPI: senta, però lei nell'interrogatorio rogatoria del 3 aprile del '93, che è già agli atti, ha detto una cosa completamente diversa. Pag. 13, quart'ultima o quint'ultima riga. "Io non dissi quel che sapevo - parliamo dell'omicidio MAT... - al Dottor FALCONE - non perché lei fosse preoccupato della sorte di FALCONE o della sua o di altri - anche perché pensai che egli..."...

PRESIDENTE: "anche", anche c'è però, eh!

MANNOIA F.: sì, va be' "anche", poi... e beh, ma insomma poteva dircelo anche adesso, perché non è una cosa da poco, eh! "Anche... pensai che egli fosse ormai definitivamente orientato nel senso di concludere le indagini, ritenendo sussistente la responsabilità di FIORAVANTI VALERIO". Quindi lei si era reso conto che le indagini...

MANNOIA F.: no, ma questo a prescindere... a prescindere...

AVV. COPPI: eh, a prescindere, scusi, lei è...

MANNOIA F.: a prescindere dalla mia...

AVV. COPPI: aspetti, lei è pentito, è collaborante, ha l'obbligo di dire la verità; si rende conto che il Giudice sta prendendo una cantonata perché il processo si va orientando nel senso della responsabilità di uno che non c'entra niente, lei sta zitto?

MANNOIA F.: no, io...

AVV. COPPI: neanche su FIORAVANTI ha detto una parola, per illuminare il Giudice che questo signore non c'entrava niente con quel delitto?

MANNOIA F.: no, io gli ho detto che in "COSA NOSTRA" non c'è stata mai collaborazione di gruppi di terroristi. Ho detto anche al Dottor FALCONE: "faccia vedere le foto di SANTINO INZERILLO e di altri". Quindi...

AVV. COPPI: e dove sta?

MANNOIA F.: ...in tutti i modi io lo consigliai per dire che quella non era la strada giusta.

AVV. COPPI: no, io voglio sapere dove sta una sua smentita puntuale al fatto che FIORAVANTI era responsabile di questo delitto? Perché lei invece motiva, sia pure in parte, ma motiva la sua posizione col fatto che siccome ormai il processo viaggiava verso FIORAVANTI, tanto valeva lasciarlo andare in quella direzione.

MANNOIA F.: no, ho tentato in tutti i modi di convincere a FALCONE che quella era una strada sbagliata, con questi appunto particolari di dire: ""COSA NOSTRA" non ha avuto mai a che fare con questa persona". Qua... lui mi parlava di una targa tagliata a metà; e io gli dissi: "io sono stato uno dei primi a tagliare la targa per camuffarla". Gli dissi: "fate vedere anche le foto di SANTINO INZERILLO... così, così..." Cercai di dissuaderlo, ma non me la sentivo in quel momento di fare dichiarazioni complete, perché parlare dell'omicidio MATTARELLA significava an... toccare per intero dichiarazione, andare a finire all'Onorevole ANDREOTTI. Io non me la sono sentita.

Resta dunque oscuro il motivo per il quale Francesco Marino Mannoia, pur avendo deciso all’inizio della sua collaborazione, per ragioni che possono essere se non giustificate, almeno comprese, di tacere quanto a sua conoscenza in ordine alla causale ed ai fatti che precedettero e seguirono l’omicidio di Piersanti Mattarella, ritenne tuttavia di prospettare al G.I. dott. Falcone una circostanza – quella della contrarieta’ di Stefano Bontate al grave fatto delittuoso – che era del tutto priva di fondamento.

All’esito dell’analitica disamina delle risultanze processuali acquisite al dibattimento resta dunque una palese incompletezza ed insufficienza del quadro probatorio offerto a riscontro delle dichiarazioni del Marino Mannoia in ordine al presunto incontro nella primavera del 1980 tra l’On.Giulio Andreotti e Stefano Bontate rispetto al quale la sola testimonianza, ancorche’ asseritamente "de visu", del collaborante impone, in mancanza di ogni necessario elemento che la supporti, di ritenere solo "possibile", ma non adeguatamente provato, l’episodio oggetto del tema di prova.