Almanacco dei misteri d' Italia


L' attentato alla Questura di Milano
le notizie del 2001
20 febbraio - "Il Corriere della sera" pubblica in prima pagina un fondo di Ernesto Galli della Loggia che polemizza con un' ennesima presentazione del libro del presidente della commissione stragi Giovanni Pellegrino.

20 febbraio - Alla presentazione del libro di Giovanni Pellegrino dal titolo "Segreto di Stato", il presidente del Consiglio Giuliano Amato dice che quella che noi abbiamo vissuto e' stata la storia di un "paese non normale", con due comunita' politiche con delle varianti estremistiche a sinistra e a destra, in cui esistevano "due patrie", una legata all'occidente, l'altra all'est comunista. Questo fatto consenti' la nascita di due Gladio, entrambe difensive, una bianca e una rossa. "Questa e' l'ipotesi che mette avanti Pellegrino, una ipotesi aspra da accettare: era comodo interpretare la storia - prosegue il premier - sostenendo che l'illegalita' stava tutta da una parte". "Io non sono mai appartenuto al Pci, anzi, ma capisco che digerire un libro di questo genere e' difficile. Il volume di Pellegrino rappresenta un controcanto che non si puo' leggere correttamente solo mettendo in evidenza le illegalita' di certi apparati come la P2. La lettura storica di quegli anni che riconduce tutto a Gladio suona poco credibile anche se altrettanto poco credibile suona il fatto che i gladiatori fossero solo 600". Secondo Amato, non si puo' pensare che tutte le stragi siano state figlie dell'anticomunismo. "Alcune si', ma ci furono anche le stragi della manovalanza estremista scaricata da certi apparati. E questa potrebbe essere una spiegazione per Piazza della Loggia". Amato, nel ricordare il suo "stupore" per gli attacchi ricevuti quando parlo' delle stragi inesplicate dell'Italicus e della stazione di Bologna, vede bene l'ipotesi di "coltivare" un dubbio, cosi' come fa Pellegrino, senza doverlo "appendere al grappolo delle stragi tutte uguali". Di qui, la distinzione che il premier fa tra le stragi di chiara finalita' anticomunista, quelle che nascono dalle rotture all'interno "dell'impasto eversivo" che si era creato nel nostro paese e, quelle che non si spiegano e per le quali la risposta non deve essere necessariamente "provinciale". Per Amato le stragi dell'Italicus e della stazione di Bologna "forse si collocano sul versante di un quadrante internazionale...E' bene fermarsi qua per l'incarico che momentaneamente ricopro, anche se gli stessi Papi quando parlano dei loro incarichi dicono 'pro tempore'". "La strage dell'Italicus, dice Pellegrino, rimane inesplicabile - ha tra l'altro detto il premier - e sono anch'io convinto di cio'. Non sappiamo la motivazione della strage di Bologna anche se conosciamo chi materialmente l'ha fatta". Di queste stragi si puo' anche ipotizzare una  matrice che non e' proprio 'provinciale'". Impostare cosi' queste vicende, ha ancora detto Amato riferendosi al libro di Pellegrino, consente di "coltivare un dubbio senza doverlo appendere al grappolo delle stragi tutte uguali". Amato ritiene inoltre plausibile l'ipotesi che l'eventuale presa del potere da parte del Pci potesse essere bloccata dall'Urss stessa per non avere fastidi dagli americani su altri fronti, "nello spirito di Yalta". Cosi' come, per quanto riguarda il periodo delle Brigate Rosse, il presidente del Consiglio parla di una infatuazione "irresponsabile" da parte di una certa borghesia, di cui facevano parte anche professori universitari: una infatuazione dunque che nasceva da "ruoli superiori" a quelli che erano i tradizionali elettori del Pci. "Gli incontri nella casa a Prati e le rivelazioni su Firenze sono di grande interesse. Mi hanno impressionato tanto da rendermi scettico sulla possibilita' che una soluzione politica possa permetterci di arrivare alla verita'". "Se uno era partecipe non lo dice, anche se puo' avere le garanzie che non sara' condannato. Nel libro ci sono episodi di grande rilevanza legati alle Brigate rosse, episodi legati alla vicenda Moro e caduti nel nulla. A Roma si sta indagando su due giovani in motocicletta che erano in via Fani - ha ancora detto Amato - ma non si e' ancora indagato su fatti acquisibili da altre procure e molto piu' rilevanti". Amato ha anche citato l'ipotesi del "doppio ostaggio" per quanto riguarda il caso Moro. "Si era capito - ha affermato nel commentare il libro di Pellegrino - che Moro stava dando informazioni alle Brigate rosse". Amato sostiene anche che abbiamo il dovere "di continuare comunque a cercare la verita"' sulle stragi. "E' un dovere che va al di la' di cio' che possono fare i giudici". "Anche su Ustica bisogna arrivare a capire quello che e' successo. C'e' un diritto alla verita'" senza porsi limiti del tipo "taci il nemico ti ascolta", ha ancora detto il premier sottolineando come Pellegrino nel suo libro cerca di uscire da una visione "manichea" di queste storie. Il presidente Ds Massimo D'Alema definisce "singolare" la polemica aperta da Ernesto Galli della Loggia sul "Corriere della Sera". "Scrivere libri non rappresenta una lesione per le prerogative del Parlamento. Non significa sottrarre al Parlamento doveri e prerogative. Questo libro e' una iniziativa di lotta politica e civile e documenta le difficolta' della commissione stragi di arrivare ad una chiave di lettura complessiva condivisa al suo interno. Una certa polemica che non ha senso da parte di chi professa liberalismo anzi se n'e' fatto cattedra. Speriamo che in futuro non ci vietino i dibattiti", ha detto sorridendo, aggiungendo poco dopo: "c'e' una ventata liberale inquietante nel paese". D'Alema ha condiviso pienamente il giudizio che esce dal volume, ma ora chiede "qualche elemento in piu"'. E si rivolge, direttamente e indirettamente, a Francesco Cossiga. "Una volta Cossiga mi riferi', e non e' un segreto, una sua valutazione conclusiva su questa vicenda: 'abbiamo difeso la democrazia possibile' nel quadro di un mondo che era quello. I margini di sovranita' erano quelli. Io sono disposto ad accettare questa conclusione, ma prima di arrivarci vorrei conoscere qualcosa sulla parte precedente. Per curiosita' di verita', non per malizia". D'Alema ha chiesto di conoscere "qualche altro passaggio", "pur avendo ben chiaro - ha rilevato - che la sentenza e' di assoluzione, sentenza che mi sento di condividere fin d'ora". Questo passaggio del presidente dei Ds fa riferimento alla "parte non scritta" del volume di Pellegrino, cioe' quella che non ha trovato dei riscontri tali per essere contenuta nel volume. Il libro puo' essere letto, secondo D'Alema, come "una sentenza". "C'e' pero' - ha concluso - un bisogno di verita', non per fare conti con il passato o per cercare le responsabilita' di Tizio o Caio, ma per liberare il futuro del Paese". Per questo D'Alema condivide l'invito ad uno scambio: verita' sulle stragi e la vicenda Moro in cambio della non punibilita' giudiziaria. Giunti a questo punto, dice l'ex presidente del Consiglio, non e' piu' il caso di andare a cercare le singole responsabilita' giudiziarie, ma si puo' ricercare la verita' garantendo una non punibilita'. "Quello proposto dal sen.Pellegrino - dice D'Alema - e' un obiettivo condivisibile".

13 luglio - E' rinviata a nuovo ruolo la causa nei confronti del gen. Sandro Romagnoli, ex vicecomandante delle forze armate, imputato nell'ultimo stralcio processuale riguardante la strage del 17 maggio 1973 davanti alla Questura di Milano. L'imputato non puo' parlare perche' affetto da afasia e il processo non si puo' fare. Il generale Romagnoli e' accusato, in concorso con il generale del Sid Gianadelio Maletti e con il capitano Antonio La Bruna di soppressione e falsificazione degli atti riguardanti la sicurezza dello Stato, omissione di atti d'ufficio e favoreggiamento, per avere tra l'altro omesso di riferire alla magistratura informazioni sulla strage compiuta da Bertoli. Gia' alcuni anni fa, dopo un'interrogatorio subito dal giudice istruttore Guido Salvini, Romagnoli era stato colpito da una grave forma di afasia che persiste tuttora, come hanno riferito - davanti alla corte d'Assise presieduta da Luigi Cerqua - i periti Antonella Piga e Adriano Gentilomo, secondo i quali l'imputato, la cui autonomia motoria e' gravemente compromessa, non sarebbe in grado ne' di assistere ne' di parlare al processo. Davanti a questa situazione, la corte non ha potuto fare altro che accogliere le richieste dei difensori, gli avvocati Armando Cillario e Ivan Colciago, e rinviare il dibattimento a nuovo ruolo.

19 dicembre – In una interrogazione l' on. Walter Bielli (Ds) ai ministri della Giustizia, degli Esteri e dell' Interno a che punto e' l' iter della pratica di estradizione dal Giappone di Delfo Zorzi, indicato come il responsabile della strage di Piazza Fontana, dopo l' ulteriore ordine di arresto da parte del tribunale del riesame di Brescia. «Con il pronunciamento del tribunale di Brescia – afferma Bielli - e con la sentenza su Piazza Fontana si sta delineando con chiarezza il quadro e le responsabilita' per le stragi fasciste che dal 1969 al 1974 caratterizzarono gli anni della cosidetta 'strategia della tensione'. Le tre 'stragi storiche', Piazza Fontana, Questura di Milano e Piazza della Loggia, alla luce di questi pronunciamenti, evidenziano responsabilita' del gruppo neofascista di Ordine Nuovo e i rapporti tra questo gruppo, apparati italiani e apparati Usa, come affermato dal 'pentito' Digilio nelle sue testimonianze processuali. Ministri e sottosegretari che si sono avvicendati nei governi di questi anni si sono poronunciati favorevolmente per avviare la pratica di estradizione di Zorzi dal Giappone, dove vive ed e' divenuto facoltoso uomo d' affari».
 
 


@ scrivi all' almanacco dei "misteri d'Italia"

Le notizie del 2000


La cronologia                                 Il fatto                                   I personaggi

Homepage
Fontana
Agca
Pecorelli
Calabresi
Mafia
P2
Autobombe
Documenti
Ultimissime
Suicidi
Ustica
Bologna
Treni
Brescia
Questura
Gladio
Varie
Links
Moro