Ponte del Diavolo, o Ponte del
Roc
Il
ponte del roc o del diavolo, sulla Stura di Lanzo, è certamente uno
dei più noti monumenti delle Valli di Lanzo. Il ponte trecentesco, che
unisce il monte Buriaco e il monte Basso, fungeva da collegamento tra
le Valli e la pianura. Il 1 giugno 1378 la Credenza lanzese, riunita
nella chiesa di Sant'Onofrio, alla presenza di Aresmino Provana approva
la spesa di 1400 fiorini per la costruzione del ponte. L'ardito ponte,
ad un solo arco a schiena d'asino, è alto m. 16 ed ha una luce di m.
37. La zona circostante, dal 1979, è ora parco protetto.
LOCALIZZAZIONE ED IMPORTANZA STRATEGICA
Il ponte fu costruito tra i fianchi dei monti Basso e Buriasco, in una
stretta frattura della roccia. Alcuni autori sostengono che a monte
di questo passaggio esistesse un grande lago che si estendeva fino a
Germagnano e oltre, e che la Stura, prima di scavarsi questa nuova via,
anticamente defluisse dal lago nei pressi dell'attuale Torre degli Challant
di Lanzo. Sorge tra le confluenze nella Stura dei torrenti Uppia e Tesso,
che paiono quasi cingere i fianchi del monte su cui sorge il borgo antico.
Posto allo sbocco delle valli nella pianura ne rappresentava, non solo
simbolicamente, la porta di accesso e di guardia. Il ponte del Roc,
altro nome con cui è conosciuto, insieme ad altre opere di valore storico
ed ingegnieristico presenti nelle valli, fu costruito nell'ambito del
processo di rintracciamento e potenziamento delle vie di comunicazione,
intrapreso dai principi sabaudi e dagli altri signori di quei territori.
Nonostante l'intento di creare uno stato unitario che si estendesse
dal Rodano all'Adda, i territori sabaudi tendevano naturalmente a coagularsi
in due entità distinte, la Oltremontana a nord-ovest della catena alpina,
e la Cismontana a sud-est delle Alpi. Appare così evidente l'importanza
delle comunicazioni tra le due parti, comunicazioni che si svilupparono
attraverso la valle di Susa, la valle d'Aosta e le intermedie valli
di Lanzo. All'origine del ponte vi fu anche una ragione strategica locale:
si rendeva infatti necessario poter disporre di una via d'accesso alla
pianura che fosse indipendente e svincolata dallo stato dei rapporti
tra i principi sabaudi e gli Acaja, signori di Balangero, Mathi e Villanova,
e i marchesi di Monferrato, signori di Corio. Occorreva quindi aprire
una strada sulla destra orografica della Stura verso Ciriè e Robassomero.
Il ponte inoltre risultava fondamentale per le comunicazioni tra la
pianura e le valli, nell'ambito delle quali, fino alla costruzione di
un più recente sistema viario, ricoprì un ruolo centrale per il controllo
dei traffici commerciali, per il passaggio di truppe, per l'isolamento
delle valli dai pericoli di guerre ed epidemie.
CENNI STORICI
La costruzione del nuovo ponte fu deliberata dalla Credenza di Lanzo
(una rappresentanza di lanzesi paragonabile all'odierno consiglio comunale
) nella seduta del 1 giugno 1378, tenuta nella chiesa di S. Onofrio.
Nella stessa seduta la credenza deliberò anche lo stanziamento di 1400
fiorini d'oro, con il consenso del castellano Aresmino della Casata
dei Provana di Lejnì, alleati dei Savoia e interessati alla difesa e
allo sviluppo delle valli di Lanzo, essendo anche feudatari di Usseglio
e Viù. Dell'esborso della cospicua somma il conte Amedeo VII di Savoia,
detto Il Conte Verde, concesse di rifarsi con un dazio decennale sul
vino. Il nome del ponte si ritrova, nel corso dei secoli, nei documenti
d'archivio. Per esempio nel 1564 in varie località del Piemonte si riaccesero
focolai di peste : Il 19 Luglio innanzi al luogotenente del pretore
e giudice di Lanzo, seduto, secondo le vecchie consuetudini " sopra
un bancho di boscho, quale suo tribunale " si unirono i due sindaci
ed i credenzari di Lanzo per deliberare "sulla conservazione della sanità,i
quali essendo tutti unanimi ed concordati, et nessuno discrepante, he
stato proposto che he dubbio di peste in Avigliana et in altri luoghi
di questi paisi, et si come he stato scritto per il signor governatore
di Avigliana he stata sbarrata la casa di maestro Giacomo Vernaca, il
quale la rotta ed he fuggito con sua moglie et se crede sia venuto in
queste bande, et ha necessario provvedersi per non essere infestati
di peste". La credenza per premunirsi contro il pericolo,delibera di
fare una porta al ponte del Roc ed un'altra al ponte delle Teppe;d'alzare
alcuni tratti di mura della cinta che circondano il borgo e di far guardia.
Sempre per pericolo di peste il ponte è rinominato nel 1575 e nel 1578.
Gravi pericoli attraversò il ponte, anche se non citati esplicitamente:
nel corso dei secoli molte alluvioni turbarono la vita delle Valli,
spesso modificando il paesaggio, sempre arrecando seri danni ad abitazioni,
fucine, mulini, ponti, strade. Inevitabilmente la furia delle acque
si riversava nella Stura ingrossandola e certamente interessò il ponte,
che però, costruito in modo magistrale ha resistito fino ai nostri tempi.
Il nome del ponte si ritrova dopo l'occupazione francese, dal 1551 al
1559, allorché la credenza di Lanzo, con due delibere, ordinò la distruzione
della mulattiera che i valligiani avevano costruito a proprie spese
per collegare Germagnano alla strada per Torino passando per il ponte
del Roc, senza salire al borgo di Lanzo. L'ambizione di un collegamento
diretto verso la pianura rimase comunque viva, ed ottenne finalmente
soddisfazione nel 1621, quando il marchese d'Este permise di allacciare
la strada per le valli al ponte. A partire dal secolo scorso, con lo
sviluppo del turismo, vari autori prepararono guide di Lanzo e delle
sue valli, e nelle loro opere riservarono sempre particolare attenzione
al ponte. Notevole anche il numero delle cartoline illustrate che ritraggono
il ponte, solitario o più spesso con gruppi di gitanti. Da qualche anno
il ponte e le sue immediate vicinanze fanno parte del Parco del Ponte
del diavolo, fortemente voluto dal Lanzesi e dalle amministrazioni comunali.
LEGGENDE
Sull'origine storica del ponte si intrecciarono presto varie leggende,
a testimonianza dell'ammirazione che da sempre il ponte seppe suscitare
nei lanzesi, nei valligiani e nei forestieri di passaggio. Certamente
la leggenda più famosa è quella secondo la quale il ponte deriverebbe
il suo nome dal diavolo in persona, a cui i lanzesi si sarebbero rivolti
per ottenere finalmente il nuovo ponte, dopo due insuccessi di umani
costruttori. Sempre legata al nome di Ponte del Diavolo è un'altra leggenda
secondo la quale l'opera assunse tale denominazione dal soprannome "
'L Diau ", con cui era conosciuto il capomastro incaricato della sua
costruzione. Dopo due crolli consecutivi del cantiere, sarebbe stato
chiamato il nuovo capomastro a sovrintendere alla costruzione e la sua
fama di diabolico costruttore si sarebbe poi trasferita al nome della
sua creatura. Meno poetica, ma certamente verosimile è un'altra leggenda
secondo la quale fu la gente del borgo di Lanzo ad affibbiare tale soprannome
al nuovo ponte, a causa della cui costruzione era stato imposto un forte
dazio sul vino. Stufa di bere a caro prezzo, la gente avrebbe preso
infatti a chiamare "del diavolo" la nuova opera, secondo il senso di
bonaria maledizione con cui tale espressione è usata in piemontese.
Altre fonti , del tutto inattendibili dal punto di vista storico per
quanto riguarda l'opera visibile ancora oggi, ma forse riferite a precedenti
manufatti costruiti all'incirca nello stesso punto, fanno risalire l'origine
del ponte a Giulio Cesare ed altri a Marco Marcello, che lo avrebbe
attraversato con 45.000 soldati per andare ad affrontare Annibale sui
valichi alpini.