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SANT'ANTONIO DI RANVERSO

l'architettura

Dell'antico complesso monastico si sono conservati la chiesa con il campanile e la sacrestia, un lato del chiostro, l'ospedale, il convento e le cascine; questo insieme di edifici è una testimonianza della fervida vita monastica che, dall'Abbazia della Novalesa a quella della Sacra di San Michele, svolse opera di assistenza nelle zone alpine e prealpine durante i secoli più bui della storia piemontese.

La chiesa ha risentito, nei secoli, di molte trasformazioni ed ampliamenti, così da risultare oggi scarsamente omogenea e fortemente asimmetrica.
E' composta al suo interno da tre navate scandite da pilastri che sorreggono archi ogivali e volte cordonate a crociera.

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(Immagine tratta da:
BERTEA Cesare, "Gli affreschi di Giacomo Jaquerio nella chiesa dell'Abbazia di Sant'Antonio di Ranverso" in Boll. SPABA 1914)

Nel corso dei lavori di restauro condotti nel 1914, un accurato studio del monumento ha permesso di ricavare dati preziosi, atti a stabilire quali siano state le alterne vicende dell'Abbazia; si è potuto stabilire che la chiesa, sul finire del XII secolo, era di piccole dimensioni, a navata unica con abside semicircolare ed aveva un campanile non tanto alto che costituì la base del campanile che ancora oggi si eleva sul fianco nord della chiesa (composto da tre piani scanditi da bifore ed archetti pensili e terminante con quattro pinnacoli ed una cuspide ottogonale).

Una prima trasformazione dell'impianto si ebbe nel XIII secolo con la demolizione dell'abside semicircolare e con la costruzione, al suo posto, di un presbiterio a pianta quadrata coperto da volta a crociera.

Nella prima metà del XIV secolo, furono edificate le cappelle del lato nord e nella seconda metà dello stesso secolo furono compiuti importanti lavori di ampliamento.
Fu demolita la parete di fondo del presbiterio e la chiesa venne allungata verso est con la costruzione di un nuovo presbiterio, sempre a pianta quadrata e coperto da volta a crociera; fu costruita la sacrestia e vennero eseguite le volte della navata centrale tuttora esistenti: volte che si impostano su mezzi pilastri addossati alle pareti, dei quali, quelli a nord, chiudono in parte le arcate delle cappelle che erano state aperte pochi anni prima.
Nella stessa epoca venne innalzato il fabbricato a due piani, addossato alla facciata esistente; il pianterreno costituiva il portico d'ingresso alla chiesa con le tre arcate a sesto acuto sul fronte principale, mentre il piano superiore serviva da coro dei monaci. Ad esso si accede tramite una scala a chiocciola in muratura che, precedentemente, portava anche alle logge superiori; prima dei restauri, questa parte dell'Abbazia era adibita a granaio ed alla conservazione dei cereali.
Nel volgere di pochi anni furono eseguite la parte superiore del campanile con l'aggiunta della navata minore a sud, per la quale, probabilmente, furono sacrificati alcuni locali del convento; furono aperte le arcate di comunicazione nel muro laterale sud ed una porta secondaria.

Nella prima metà del XV secolo non vennero eseguiti ulteriori ampliamenti, mentre vennero compiute importanti opere di decorazione.

Nell'ultimo trentennio del secolo, per volere di Giovanni di Montchenu, vescovo di Viviers, nominato abate commendatario e Cellerario di Ranverso il 22 aprile 1470 da papa Paolo II, la chiesa venne nuovamente allungata verso levante con la costruzione dell'abside poligonale; contemporaneamente vennero demolite le volte del presbiterio e della campata a fianco del campanile per essere ricostruite ad un'altezza superiore e in relazione con la volta dell'abside.
Alla stessa epoca risalgono la ricca decorazione in terra cotta delle facciate della chiesa e dell'ospedale ed il chiostro a sud della chiesa stessa, del quale ora rimane solamente il lato che si appoggia al muro laterale sud.

La facciata della chiesa è di forme gotiche-lombarde; essa guarda a ponente, come avveniva per tradizione in tutte le Chiese cristiane antiche, in modo che l'officiante, durante la celebrazione della Santa Messa, fosse rivolto a Gerusalemme.
Su di essa si apre un portico a tre luci sormontate da ghimberghe ornate a foglie giganti, fiori, frutta e ricca vegetazione in cotto e terminanti con pinnacoli.
Di questi, quello centrale è spostato verso destra per non coprire completamente il rosone che si apre al di sopra di due monofore, alla base delle quali corre un'elegante fascia orizzontale, sempre in cotto, ad archetti intrecciati; il coronamento, anch'esso in cotto, è sormontato da tre pinnacoli, nota dominante di tutta la costruzione.

La stessa abside poligonale presenta sei alti pinnacoli, posti su robusti contrafforti, terminanti con motivi ad archetti intrecciati e con un cornicione a sbalzo. Ogni lato del poligono absidale presenta inoltre una finestra monofora di notevole dimensione, incorniciata da decorazioni in cotto; al di sopra delle monofore sono sistemati altrettanti rosoni, anch'essi con decorazioni in cotto.
I pinnacoli si ripetono anche sulla facciata dell'ospedale.

All'inizio del XV secolo la facciata venne dipinta con motivi geometrici a punta di diamante, in chiaro-scuro.

Il nartece conserva resti di affreschi del '400: nella lunetta sovrastante il portale centrale è raffigurata una Madonna col Bambino, Santi e Angeli, mentre negli scomparti della volta mediana è rappresentata la scena del Trasporto delle reliquie di S.Antonio nel Delfinato (fine Quattrocento).
Lateralmente, rispetto alla porta principale, si trovano pilastri a colonnina, con interessanti capitelli in pietra verde, intagliati secondo lo stile lombardo.
Notevole è la loro somiglianza con quelli della Sacra di S.Michele; essi rappresentano teste di monaci, diavoli o animali, tutti elementi tipici del primo Medioevo.

*Appena entrati nella chiesa, l'attenzione viene catturata dal grande polittico che si erge sull'altare maggiore, eseguito nel 1531 da Defendente Ferrari, per voto fatto dalla città di Moncalieri durante una pestilenza.
Sopra la struttura in legno dorato che incornicia il polittico, si vede lo stemma della città di Moncalieri; al centro è dipinta la Natività, ai lati della quale sono raffigurati, a sinistra, S.Rocco e S.Bernardino da Siena e, a destra, S.Antonio e S.Sebastiano; nella parte bassa una predella a sette piccoli scomparti ritrae episodi della Vita e miracoli di S.Antonio Abate.
Il quadro è chiuso da quattro valve dipinte: all'esterno, monocromi, sono rappresentati alcuni fatti della Vita della Vergine Maria e, all'interno, a colori, sono raffigurati alcuni Santi.
Questo dipinto ha costituito un'interessante anticipazione dell'opera del pittore piemontese, la cui maggior produzione è riscontrabile ad Avigliana, alla Sacra di S.Michele e a Susa.

Altrettanto importanti sono gli affreschi dell'abside che, con quelli della sacrestia compongono il ciclo narrativo lasciatoci dal pittore torinese Giacomo Jaquerio, di cui, nel 1914, venne alla luce la firma nel presbiterio (Madonna col Bambino, Profeti e Santi).

Gli affreschi meglio conservati si trovano nella sacrestia: Salita al Calvario, e, nella volta, figure dei quattro Evangelisti; quindi, nelle lunette laterali Annunciazione e Orazione nell'orto e, di fronte alla lunetta centrale, SS.Pietro e Paolo.

Sulla parete destra del profondo presbiterio sono presenti altri affreschi (in precario stato di conservazione) di Jaquerio: Cristo uscente dal Sepolcro, Simboli della Passione e Storie di S.Antonio.

Anche nella cappella al termine della navata sinistra si possono osservare affreschi deteriorati attribuibili a Jaquerio (Annunciazione e SS.Eutropio e Dionigi) ed altri di datazione più antica (Epifania, Presentazione di Gesù al Tempio).

Sul lato sinistro della navata centrale, sopra l'arcata che precede la sporgenza della base del campanile, sono raffigurati Cristo benedicente tra i simboli degli Evangelisti e Sei Apostoli, affreschi in cattivo stato di conservazione risalenti all'inizio del '300.
Al di sopra dell'arco di ingresso della seconda cappella, un pregevole affresco della fine del XV secolo, di scuola vercellese, mostra la Madonna col Bambino in grembo fra San Bernardino da Siena e Sant'Antonio Abate, quest'ultimo in atto di presentare alla Vergine una donna inginocchiata, che un'iscrizione sotto l'affresco ricorda essere Bianchina Raspa, moglie di Eusebio Raspa.
Di fianco alla stessa arcata sono visibili rappresentazioni del XIII secolo: Natività di Cristo, i SS.Pietro e Paolo e un Cristo benedicente in una mandorla.

Nell'ultima campata della navata destra si apre la Cappella di S.Biagio, ornata di importanti affreschi dovuti a Giacomo Jaquerio: ai lati della finestra di fondo Santa Barbara e due Santi; sulla parete destra e di fronte, sopra l'arcata, Storie di S.Biagio; nella volta Simboli Evangelici non attribuibili però a Jaquerio.

Dalla navata destra si passa all'unica ala superstite del chiostro, risalente all'ultimo trentennio del XV secolo.
Subito a destra si nota la scala a chiocciola in muratura che raggiungeva il loggiato superiore, oggi scomparso, di cui è visibile solo un pilastro.

Nel piazzale, sul lato nord dell'Abbazia, si trova una stele ottagonale di granito, posta su di un masso erratico, risalente al XIV secolo; questa rappresentava un segnale per i pellegrini che cercavano ospitalità.

Vicino al piazzale (con ingresso sull'antica via per Avigliana), incorporata in una casa rurale, si può ancora vedere la facciata dell'Ospedale della Precettoria, edificato nell'ultimo trentennio del XV secolo, con motivi che richiamano quelli della chiesa: un'alta ghimberga che orna il portone centrale, finestre in cotto, archetti pensili e pinnacoli che si allineano sul coronamento.

Davanti all'ingresso si può vedere l'antico percorso stradale lastricato posto circa mezzo metro sotto il livello dell'attuale strada.

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