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Voli
alti
DECOLLO
Se l'errata
valutazione delle condizioni meteo rappresenta la causa più frequente
di incidenti, la scelta di un decollo "che non perdona" è sicuramente
la seconda, e questo è particolarmente stupido perchè il parapendio
si distingue dagli altri mezzi volanti proprio per la possibilità
di "abortire" decolli fino a che si è stufi, posto, naturalmente,
di aver scelto un terreno idoneo.
Deve quindi trattarsi di un prato in discesa, con una lunghezza sufficiente
a "sbagliare" non uno, ma due o tre decolli a fila.
La zona deve inoltre essere la più aperta possibile in modo che il
vento, non incontrando ostacoli, ci investa in modo lineare.
Bisogna diffidare dei decolli costituiti da una striscia di terreno
(sia pur larga 25-30 mt) compresa tra due filari di alberi; in queste
condizioni una componente laterale del vento genera una discendenza
lungo tutto il corridoio. La pendenza dovrebbe essere almeno doppia
rispetto alla linea di discesa dell'ala (ideale tra i 25 ed i 35 gradi).
LA
PENDENZA ED I FRENI
Esiste
una relazione precisa tra pendenza del terreno di decollo ed entità
della trazione sui freni: più il decollo è ripido, più bisogna
frenare (stando sempre, ovviamente, lontani dalle condizioni di
stallo); cerchiamo di capire perchè.
Quando si corre in discesa ci si muove, contemporaneamente, sia in
avanti che in basso ma i due movimenti hanno effetti molti diversi
sulla vela.
In pianura, quando il movimento è solo in avanti, la vela è completamente
"scarica", cioè non è chiamata a portare anche parte del nostro peso:
non solo non si deve frenare ma, spesso, è indispensabile, correndo,
mantenere una spinta sugli elevatori anteriori. Man mano che la pendenza
aumenta, ogni nostro passo in avanti ci fa anche scendere e questo
movimento verticale "carica" la vela di una parte del nostro peso
(per assurdo, su un burrone, un solo passo carica la vela dell'intero
nostro peso).
Come ben sà chi ha studiato l'aerodinamica, esiste una relazione tra
carico e velocità di volo, per cui, caricando la vela, questa tende
a volare tanto più velocemente quanto maggiore è il carico.
Se la pendenza è piuttosto ripida e non freniamo a sufficienza, la
vela, dopo esser giunta sulla verticale, accelera, ci sorpassa ed
il bordo anteriore si chiude, abortendo il decollo.
Per lo stesso motivo, se un terreno di decollo ha due pendenze, una
minore per il gonfiaggio ed una maggiore per il decollo vero e proprio,
sarà necessario variare l'azione sui freni nel momento in cui si passa
da una pendenza all'altra: solo in questo modo la vela sembrerà "incollata"
sulla verticale.
D'altro canto, poichè frenando variamo l'angolo di incidenza, un decollo
la cui pendenza sia di poco superiore a quella di massima efficienza
richiederà che i freni vengano comunque mantenuti all'altezza delle
spalle (posizione corrispondente, appunto, alla velocità di massima
efficienza), altrimenti non potremo staccarci dal pendio.
IL
VENTO
Come abbiamo
già accennato anche il vento ha una notevole importanza nella fase
di decollo; l'intensità del vento, infatti, modifica sensibilmente
il modo di decollare, in termini di forza necessaria e velocità della
corsa: ormai sappiamo bene che l'ideale sarebbe una brezza frontale
di 10-12 Km/h, tuttavia non sempre è così.
In linea generale possiamo dire subito che lo "slancio" necessario
per ottenere il gonfiaggio della vela è inversamente proporzionale
alla velocità del vento: vediamo i diversi casi.
VENTO
ZERO
In assenza
di vento siamo noi a dover fornire alla vela tutta l'energia richiesta
per il suo gonfiaggio. Questo significa che dovremo fare uno o due
passi indietro per prendere lo slancio ed iniziare una corsa energica
trasferendo la massima velocità possibile agli elevatori anteriori.
Una volta gonfiata la vela, la si verifica a vista, sempre
continuando a correre, e si prosegue poi la corsa fino al raggiungimento
della velocità minima di volo (circa 20 Km/h).
VENTO
DA DIETRO
Con il
vento che arriva da dietro non si decolla. Se siete su un ampio
e morbido pratone, senza rocce o brusche pendenze, potete (a differenza
dei vostri colleghi deltaplanisti) togliervi lo "sfizio" di verificare
se è vero: vi renderete conto, in tal modo,
che la teoria e la realtà vanno molto d'accordo in questo caso, e
vi fermerete alcuni metri più avanti, idealmente dopo un bel ruzzolone.
Lo stesso tentativo su un decollo "cattivo" (rocce, brusche pendenze)
potrebbe invece avere esiti assai peggiori.
VENTO
IDEALE (5-10 Km/h, frontale)
In questo
caso non è necessario alcuno slancio, ma sarà sufficiente iniziare
una corsa progressiva dopo aver posto in lieve tensione i cavi
già sapendo che, nel momento in cui l'ala si gonfierà, opporrà una
certa resistenza che causerà un momentaneo rallentamento. L'attimo
del rallentamento è ideale per effettuare il controllo a vista
della vela. Una leggera corsa, la giusta trazione sui freni, ed
il pendio si stacca dolcemente.
VENTO
MODERATO(15-25 Km/h, frontale)
L'energia
necessaria per il gonfiaggio è completamente fornita dal vento
e non è quindi necessario alcuno slancio, anzi ... in queste condizioni
è sufficiente porre in lieve tensione i cavi anteriori, inclinando
anche un po' il corpo in avanti.
Non appena il vento investe le bocche, l'ala si gonfia da sè. Specie
per le velocità superiori (20-25), dovremo anche attenderci di essere,
per qualche attimo, "tirati all'indietro": il pilota esperto, che
lo sa, anticipa tale effetto facendo addirittura uno o due passi all'indietro
lui stesso, approfittandone per controllare a vista la vela; in questo
modo, anzichè essere lei ad avanzare fino alla nostra verticale, siamo
noi che indietreggiamo per porci al di sotto della vela. Tentare di
partire di slancio con un vento di questo tipo dà luogo ad un potente
strappo all'indietro con sollevamento del pilota (che ricade
qualche metro più a monte). Sempre con vento che oscilla sui 20 Km/h
è anche possibile effettuare la partenza "rovesciata". Si procede
come già descritto parlando dei "giochi con il vento" e, quando le
vela è stabilizzata sul capo, si lasciano i freni, si compie una rapida
giravolta (dalla parte giusta!), si riafferrando i freni (questa volta
non incrociati) e ci si trova nella posizione giusta per decollare
(dopo una rapida ma attenta occhiata alla vela).
VENTO
TESO
Quando
il vento supera i 25 Km/h, i margini di sicurezza si assottigliano
notevolmente (indispensabile il decollo "rovesciato"), per scomparire
al di sopra dei 30-35, condizioni nelle quali è meglio dedicarsi ad
altre attività.
I
CICLI TERMICI DI PENDIO
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Come più
ampiamente spiegato nel capitolo di meteorologia, quando l'aria è
instabile, dal pendio riscaldato si staccano bolle che vengono sospinte
contro il pendio stesso. Attraversando la zona di decollo, queste
si presentano come intermittenti rinforzi del vento. È utile riconoscere
la presenza dei cicli termici di pendio poichè facilitano il decollo
ed aumentano le possibilità di veleggiare senza perdere troppa quota.
È importantissimo tuttavia saperli distinguere con certezza da momentanei
rinforzi dovuti alla presenza di rotori di sottovento che
risalgono il pendio: in queste condizioni il volo è assolutamente
proscritto! La prima indicazione per distinguere le due condizioni
ci viene dalla verifica del vento prevalente; i rotori di sottovento
si generano solo con venti prevalenti che investono la montagna da
dietro (rispetto al punto di decollo).
Inoltre, tra un ciclo termico e l'altro, ci sono, è vero, momenti
di relativa calma ma non compaiono mai fenomeni di discendenza
che sono invece costantemente presenti tra un rotore e l'altro.
La raffica dovuta al ciclo termico è moderata e senza eccessive variazioni
di intensità e direzione, mentre, nel caso di un rotore, la manica
risulta tesa (vento più forte) ed estremamente incostante.
In ogni caso, se (in tutta coscienza) avete dei dubbi nel distinguere
le due condizioni significa che non avete ancora accumulato abbastanza
esperienza per volare in maniera autonoma e dovete quindi interpellare
qualche pilota esperto.
Se il dubbio permane e non vi sono piloti esperti disponibili ripiegate
il parapendio e tornate a casa: è vero che forse state perdendo
un buon volo, ma con maggiori probabilità vi state salvando da una
brutta avventura.
ALBERI
IN FONDO
La presenza
di alberi a valle del decollo limita il terreno utile per la corsa,
soprattutto per i fenomeni di turbolenza che si generano in presenza
di vento (Fig. 6-17); lo stesso negativo effetto hanno le strade ed
i tornanti nei confronti dei pendii sovrastanti.
STRAPIOMBO
Ottimo
e rapido mezzo per ridurre l'eccessivo affollamento dei cieli. Scherzi
a parte: non pensateci neppure. Anche in questo caso, infatti,
non si tratta di abilità: lo strapiombo genera movimenti irregolari
dell'aria che rendono molto probabile una "cattiva apertura" della
vela, senza concedere alcuna possibilità di recupero.
VERIFICHE
PREVOLO
Dando
per scontato che le condizioni meteorologiche siano idonee al volo,
abituiamoci ad un controllo sistematico dell'ala e dell'attrezzatura
prima di ogni volo: l'abitudine di eseguire i controlli in
certo ordine (check- list) anche se può sembrare eccessivamente "pignola"
aiuta a non tralasciare alcunchè, in momenti molto aggredibili dalla
"distrazione" (emozione, impazienza, tensione).
Controlliamo dunque (in questo od in un altro ordine prestabilito):
L'imbrago: verifichiamo la tenuta delle cuciture (specie a
livello dei gambali), lo stato delle eventuali funi o dei tiranti
e la loro linearità, la chiusura del paracadute d'emergenza, se presente,
verificando la forza necessaria per aprirla; controlliamo, inoltre,
che non ci siano "giri".
Gli strumenti (se ci sono): tariamo l'altimetro ed il variometro
con un certo anticipo (avremo il tempo di effettuare eventuali correzioni
che si rivelassero necessarie), proviamo la radio.
Gli indumenti: occhio al freddo!
La vela: ben distesa a ferro di cavallo, con le bocche centrali
aperte.
I cavi: distesi, a vista, senza ingarbugliamenti.
I freni: distesi in esterno, a vista, senza ingarbugliamenti.
Dopo di che ci imbraghiamo ed attendiamo il momento buono per staccare;
prima di farlo, tuttavia, verifichiamo gli ultimi aspetti importanti:
Vela: un'altra occhiata alla vela ci assicura che i movimenti
di imbrago non l'abbiano spostata dalla posizione originale.
Cavi: dopo averli impugnati, solleviamo uno alla volta gli
elevatori anteriori e verifichiamo che i cavi siano liberi fino al
bordo di attacco; accertiamoci inoltre che gli elevatori posteriori
poggino sulle braccia e non passino al di sotto di esse.
Imbrago: controlliamo che cosciali e pettorale siano correttamente
chiusi e fermati.
Ostacoli: terreno libero, nessun altro pilota pronto per il
decollo, zona antistante libera da piloti in volo.
Vento: frontale, lineare, di giusta intensità.
VIA
Specie
ai primi voli è normale e giusto avere un poco di paura prima di un
decollo: un po' di timore ci stimolerà a compiere ripetute verifiche
e a mantenere una elevata concentrazione. L'esperienza insegna che
bisogna piuttosto temere la eccessiva confidenza.
Non facciamoci mai prendere dalla smania di partire: scegliamo il
nostro momento con calma e chiediamo sempre una verifica di massima
ed una benevola occhiata a qualche pilota esperto presente. La sensazione
che si possa perdere il "momento buono", specie all'inizio, è falsa
e pericolosa: il momento buono è quando siamo pronti noi e solo allora.
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