La montagna
by Mar. Ord. Alessandro Fantato

Quando ero allievo pilota a Viterbo e, per i corridoi della sezione addestramento, passava un pilota con lo scudetto dell'ALTAIR sulla tuta di volo, noi allievi percepivamo qualcosa di diverso. Una sorta di ammirazione, la consapevolezza che quello stemma indicava l'appartenenza ad una elite di piloti. Allora si diceva fossero i migliori. Quasi tutti gli istruttori provenivano da reparti dell'ALTAIR. Quello scudetto identificava (ed identifica tutt'ora) un equipaggio che doveva quotidianamente confrontarsi con un ambiente nel quale l'elicottero andava pilotato con rispetto, con attenzione, facendo ricorso a tutti i sensi. Un ambiente che non lasciava scampo in caso di qualche piccola imperfezione nella manovra ed ancor meno in caso di avaria .

Erano anche gli equipaggi che conoscevano a memoria i nomi di picchi, valli, fiumi e ruscelli, erano gli equipaggi che salvavano vite umane a costo della loro ovunque fossero chiamati nell'arco alpino e con qualsiasi condizione meteorologica. Erano gli equipaggi che in tutta l'ALE avevano pianto il maggior numero di colleghi. Erano gli equipaggi che costituivano veramente un equipaggio perchè in montagna è difficile volare senza l'aiuto degli specialisti e perchè spesso piloti e specialisti si sporcano insieme nel confezionamento dei carichi da trasportare.Un allievo che vedesse un equipaggio con lo stemma dell'ALTAIR non poteva non provare un brivido.
La particolarità dell'ambiente, i lavori per i rifugi, i soccorsi, il continuo lavoro con gli Apini, l'attaccamento al territorio, non potevano non creare un legame forte tra la montagna e l'ALTAIR.