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PROGETTO APE

Generalità

Sono coinvolte nel progetto 14 Regioni, 51 Province, 188 comunità montane,2260 comuni.

 

EVOLUZIONE DEL PROGETTO APE APPENNINO PARCO

D’EUROPA

Conservazione e valorizzazione del patrimonio naturale e culturale del Paese.

L’Italia è il paese più ricco di biodiversità in Europa, con 1.176 specie di vertebrati fra i quali 198 specie di mammiferi, 473 di uccelli e 479 di pesci (più di un terzo del patrimonio faunistico europeo), con 5.599 specie floristiche e una notevole diversità di ambienti e paesaggi.

Un territorio, quello italiano di montagna, ricco di beni culturali, ma sempre segnato dalla presenza dell’uomo che custodisce tradizioni culturali e abilità locali ancora vitali.

Si tratta di un patrimonio in tutta evidenza non meno importante di quello naturale e che e' in molti casi il risultato di attività produttive - legate all’agricoltura, alla pastorizia e all’allevamento - e di modalità d’uso del territorio e dell’ambiente che si sono sviluppate ed affinate nei secoli; la gran parte di questo lascito delle generazioni e' contenuto nei parchi e nelle riserve naturali.

Mantenere vive e dare un futuro a queste attività significa quindi conservare il patrimonio di diversità naturale e culturale del nostro Paese e garantire che le nostre produzioni tipiche, locali e tradizionali, costituiscano un arricchimento dell’offerta dei produttori localizzati in aree nate ed istituite per conservare e valorizzare anche questo tipo di patrimonio.

 

Sempre più i parchi e le aree protette si caratterizzano come giacimenti di biodiversità e al tempo stesso occasione per il riconoscimento e la promozione a livello nazionale e internazionale di territori e di identità locali.

Con la loro istituzione si è disegnata sulla carta d’Italia una nuova geografia territoriale ed istituzionale che è al contempo la riscoperta di una più antica geografia di valori storici, culturali, territoriali ed ambientali.

Il sistema delle aree naturali protette, la rete dei parchi, assieme alle città d’arte, rappresenta l’immagine ed l’offerta peculiare del nostro Paese capace di imporsi a livello internazionale, in quanto in esso è contenuto gran parte di quello straordinario “valore aggiunto” che l’Italia ha rispetto ad altri paesi e che è rappresentato, appunto , da questo intreccio di natura e cultura.

Per questo si ritiene che il progetto di conservazione della natura nel nostro paese non puo' che essere insieme un progetto di tutela, valorizzazione e di promozione di questo tessuto di relazioni.

La strategia della conservazione della natura in Italia si lega così indissolubilmente alle politiche di sviluppo territoriale e rurale. Politiche che interessano in particolar modo la montagna italiana in considerazione del fatto che la maggior parte dei parchi e delle riserve nazionali e regionali, costituenti il sistema nazionale delle aree naturali protette, è situato in aree montane .

I parchi e le aree montane da questi interessate sono oggi veri e propri “laboratori dello sviluppo sostenibile” proprio perché rappresentano realtà nelle quali gli investimenti pubblici e privati possono creare più lavoro che altrove nel settore dei servizi (alle imprese ed alle persone), e nelle opere pubbliche e nelle attività che sono in grado di valorizzare e promuovere risorse naturali, culturali e ambientali.

 

La Rete ecologica nazionale

 

L’approvazione della legge 394/1991, con la prevista redazione di strumenti quali Carta della Natura e Linee fondamentali di assetto del territorio, la ratifica della Convenzione sulla biodiversità (legge 124/94), da attuarsi attraverso il Piano nazionale sulla biodiversità, ha permesso al nostro paese di dotarsi già da alcuni anni di strumenti istituzionali e pianificatori in grado di contribuire alla costruzione della Rete ecologica nazionale (REN) quale articolazione della Rete europea.

Tuttavia questi strumenti sono ancora in fase di gestazione e il contributo dell’Italia, comunque significativo, è assicurato attualmente dal sistema nazionale delle aree naturali protette. Recentemente un forte impulso alla costruzione della REN è venuto dalla legge 426/1998 “Nuovi interventi in campo ambientale” e dall’avvio del nuovo periodo di programmazione dei fondi strutturali 2000-2006.

La legge in questione prevede che il Ministero dell’Ambiente promuova per ciascuno dei sistemi territoriali dei parchi, dell’arco alpino, dell’Appennino, delle isole minori e delle aree marine protette, accordi di programma per lo sviluppo sostenibile con altri Ministeri, con le Regioni e con altri soggetti pubblici e privati. Un approccio quindi ispirato ai principi di sussidiarietà, di partnership, di condivisione delle responsabilità e di integrazione della politica ambientale con le altre politiche.

Per quanto riguarda la programmazione dei fondi strutturali, la REN è stata individuata quale progetto strategico di riferimento per la valorizzazione delle risorse naturali, ambientali e culturali nel Programma di sviluppo del mezzogiorno (PSM) e nei Programmi operativi delle regioni dell’obiettivo 1 (POR) costituendo così un importante riferimento anche per le regioni dell’obiettivo 2. In relazione agli assi prioritari d’azione definiti dal PSM sono state definite delle linee di intervento relative al sistema territoriale spazio montano (APE - Appennino Parco d’Europa) inteso come sistema nel quale realizzare azioni di valorizzazione delle risorse naturali e culturali; delle risorse umane; dei sistemi locali e di miglioramento della qualità dei centri abitati, delle istituzioni locali e della vita associata nonchè di rafforzamento delle reti e dei nodi di servizio.

 

Il progetto APE - Appennino Parco d'Europa nelle strategie internazionali

 

Le strategie internazionali di conservazione della natura indicano come le aree protette debbano essere individuate e gestite non solo sulla base dei processi ecologici operanti a scala locale, ma in accordo con gli obiettivi di conservazione e di sviluppo a livello di grandi sistemi ambientali e territoriali. Nel nostro Paese essi sono: le Alpi, la Pianura Padana, l’Appennino, le isole minori, le coste, le due grandi isole.

Dentro questi sistemi le aree protette formano una rete che le mette in relazione fra di loro e con i contesti territoriali nei quali sono inserite. Il progetto di conservazione esce così dall’area protetta, interessando e coinvolgendo in forme e gradi diversi tutto il territorio.

Dopo l’approvazione della legge quadro sulle aree naturali protette (Legge 394/91) l’Appennino è interessato da una nuova ed inedita geografia territoriale e istituzionale data dal rilevante numero, dalla significativa estensione e dalla sostanziale contiguità fisica di parchi e riserve naturali di rilievo nazionale, regionale e locale che disegnano un vero e proprio sistema di aree protette connotativo della realtà appenninica.

Il progetto Appennino Parco d’Europa mira ad un’l’immagine dell’Appennino quale grande e unitario sistema ambientale e territoriale di valore europeo, internazionale, nel quale è possibile sperimentare l’avvio di politiche di sviluppo sostenibile proprio partendo da quelli che sono i luoghi privilegiati e deputati alla riconversione ecologica dell’economia, dove maggiori sono le precondizioni favorevoli per realizzarla, vale a dire il sistema delle aree naturali protette.

Il progetto APE non vuole sottoporre l’intero Appennino allo speciale regime di tutela e di gestione previsto dalla legge 394/91, né dar vita ad un unico grande parco dell’Appennino, bensì prioritariamente consolidare e valorizzare l’attuale sistema di aree naturali protette che su di esso insiste promuovendo essenzialmente l’autonomia operativa dei Parchi e delle Riserve nazionali, regionali e locali, il loro coordinamento e la loro alleanza con gli altri soggetti istituzionali.

Il progetto APE intende favorire anche la capacità di promuovere azioni coordinate tra il sistema dei parchi, le regioni, gli enti locali e le amministrazioni centrali dello Stato, per orientare all’uso sostenibile delle risorse naturali l’ambiente appenninico nel suo complesso.

Integrare la politica dei parchi con le altre politiche per orientarle alla cd. “sostenibilità” è oggi ancor più urgente dal momento che la montagna viene riconosciuta sempre più come una risorsa strategica, come uno spazio sempre più interessato da dinamiche di valorizzazione e riequilibrio territoriale i cui esiti possono anche non essere desiderabili.

 

L’ambito territoriale di riferimento di APE è di 9.585.000 ettari, pari al 46% dell'intero territorio nazionale. Il sistema delle aree naturali protette coinvolte in APE è costituito da 9 parchi nazionali pari a 841.000 ettari; 65 riserve naturali statali pari a 47.453 ettari di cui 23 ricomprese nei parchi nazionali; 28 parchi regionali pari a 300.446 ettari; 32 riserve regionali pari a 25.067 ettari; 12 altre aree protette pari a 10.209 ettari. Il totale è di 1.193.423 ettari, quindi il 56,60% delle aree protette inserite nell’elenco ufficiale.

Un territorio costituito solo per il 12,45% da aree protette .

Il progetto APE vede coinvolte 14 regioni (dal Piemonte alla Calabria) 51 province, 188 comunità montane ed oltre 1.600 comuni.

In questo sistema i parchi veri e propri potrebbero svolgere il ruolo di veri e propri nodi dello sviluppo di una rete di spazi naturali terrestri e marini che attraversa e disegna il territorio nazionale.

Un “sistema infrastrutturale ambientale” ad altissima densità di diversità naturale e culturale, di tipicità manifatturiera e agroalimentare, di identità locali, di presidi territoriali e di specifiche modalità insediative, in grado di competere, misurarsi e condizionare i sistemi infrastrutturali tradizionali (le reti dei trasporti, dell’energia, della telecomunicazione ....).

Per realizzare questo nuovo sistema infrastrutturale è necessaria un’alta capacità di coordinamento, di orientamento e di promozione da parte dei responsabili di scelte pubbliche, che può nascere solo da un’intensa e continuativa azione di concertazione istituzionale tra le amministrazioni centrali, le Regioni, il sistema delle aree protette e quello degli enti locali, aperta al contributo ideativo, progettuale ed economico dell’associazionismo agricolo, cooperativo e imprenditoriale e del mondo del lavoro e del terzo settore.

Un approccio quindi ispirato ai principi di sussidiarietà, di partnership, di condivisione delle responsabilità e di integrazione della politica ambientale con le altre politiche, così come indicato nel V° Programma di azione ambientale dell’Unione Europea.

 

Il progetto APE - Appennino Parco d’Europa - si fonda su due strumenti quadro:

- la Convenzione per lo sviluppo sostenibile dell’Appennino, che è lo strumento istituzionale per la realizzazione di APE, cui aderiscono i diversi attori, dal Ministero dell’Ambiente a gli altri Ministeri interessati, alle Regioni, agli Enti parco, agli enti locali, alle associazioni ambientaliste, alla comunità scientifica, agli altri soggetti economici e sociali;

- il Programma di azione per lo sviluppo sostenibile dell’Appennino, che e' lo strumento quadro di coordinamento per la realizzazione nell’area appenninica degli strumenti principali di pianificazione e di programmazione quali la Carta della natura, le Linee fondamentali di assetto del territorio ed i Programmi per l’utilizzo dei fondi strutturali.

 

Il programma, a sua volta, si articola in tre sottoprogrammi specifici (per ciascuno dei quali e' stata individuata una regione capofila) relativi alle aree settentrionale (Toscana), centrale (Abruzzo) e meridionale (Calabria).

Per il raggiungimento degli obiettivi della Convenzione, e' stato sottoscritto un Accordo di Programma tra il Ministero dell’Ambiente e la Regione Abruzzo in qualità di coordinatrice per le aree protette nella Conferenza delle Regioni.

 

Tale accordo, sottoscritto ai sensi della legge 426/1998, prevede un Programma d’azione con l’indicazione degli obiettivi, delle azioni da perseguire, dei soggetti attuatori e degli strumenti da utilizzare.

 

 

Le idee progettuali che potranno concorrere e contribuire all’avvio del progetto APE

 

 Servizi territoriali

 

Il fatto che la maggior parte dei parchi e delle riserve insista nelle aree interne e montane, alpine ed appenniniche, fa comprendere meglio come sia ancor più necessario mantenere in queste aree un adeguato e moderno sistema di servizi territoriali in grado di rispondere sia alle esigenze dei residenti che a quelle dei visitatori.

Basti pensare a due tra i servizi oggi maggiormente a rischio in queste aree, quelli scolastici e quelli sanitari, che invece andrebbero mantenuti e potenziati per scongiurare l’esodo dei cittadini residenti rimasti a presidiare questi territori, e in molti casi ripensati alla luce dei dati sui flussi turistici che ci dicono come sia in crescita il turismo dei ragazzi in età scolare e degli anziani.

Andrebbero ripensati anche i problemi della distribuzione commerciale e della mobilità pubblica per i quali è necessario immaginare condizioni e agevolazioni fiscali specifiche, che garantiscano un adeguato sistema di collegamenti e distribuzione dei prodotti per le popolazioni residenti anche nei periodi di basso o nullo afflusso turistico.

Nelle aree dell’Appennino vanno mantenute e potenziate le reti ferroviarie interne convogliando su di esse la domanda di mobilità attivata dai nuovi flussi turistici che si rivolgono al sistema delle aree protette.

Per i parchi e per le istituzioni locali interessate va sviluppata una rete pubblica informativa che favorisca il loro accesso ai servizi formativi, amministrativi, turistici, di assistenza sanitaria, e dove il telelavoro può trovare inedite e particolare applicazioni capaci di colmare le distanze tra le aree montane ed insulari e quelle urbane. Le prospettive economiche favorevoli aprono nuovi spazi ad un grande programma di “cablaggio” dei piccoli comuni montani.

 

Agricoltura e Biodiversità

 

Nello stretto legame tra la tutela del paesaggio, la conservazione della natura e la biodiversità si colloca il progetto di uno sviluppo rurale adeguato. Nell'Appennino italiano il sistema della qualità ambientale è in stretto rapporto con la qualità dell’agricoltura.

 

Basti pensare che su 393 formaggi tipici, censiti nell’Atlante dei prodotti tipici in Italia, ben 107, quasi il 30%, vengono prodotti nelle regioni che saranno interessate dall’obiettivo 1 nei Programmi comunitari 2000/2006.

 

La conservazione dell’attività agricola nelle sue forme tradizionali e in quelle innovative socialmente ed economicamente sostenibili, in accordo con la nuova politica di sviluppo rurale dell’Unione Europea, può diventare un progetto strategico per la produzione di beni di qualità in grado di dar vita ad una nuova filiera agroalimentare (sistema di consorzi per la produzione, trasformazione e commercializzazione di una serie di prodotti fortemente connotati in rapporto alle aree geografiche di provenienza e alle tecniche di lavorazione ( marchi di qualità e di tipicità , dop, marchio montagna), in grado di assicurare un futuro al patrimonio di tipicità ancora presente.

 

 

Corridoi ecologici

 

Sulla base delle conoscenze esistenti si intende sviluppare una rete ecologica longitudinale che percorre la dorsale appenninica in grado di connettere fisicamente - anche attraverso gli elementi lineari del paesaggio agrario e montano - gli habitat naturali e seminaturali.

Questa rete ecologica - coerente con gli obiettivi assunti in campo internazionale– deve assicurare la mobilità delle specie animali selvatiche, e lo scambio genico fra diverse popolazioni sia di specie animali che vegetali.

La rete dovrà integrarsi con il sistema idrografico avviando così un processo di manutenzione, di riqualificazione e di rinaturalizzazione, ai fini della prevenzione del dissesto idrogeologico, con un significativo impatto occupazionale.

 

Vanno pertanto avviate azioni di decementificazione di alvei e aree

fluviali, ricostituendo condizioni di stabilità e di sicurezza ricorrendo a tecniche di ingegneria naturalistica ed utilizzando specie arboree autoctone, per la produzione delle quali realizzare appositi vivai e riorganizzati e potenziati quelli esistenti. Si delinea così lo schema fisico di base del “sistema infrastrutturale ambientale” in grado di condizionare ed orientare gli altri sistemi infrastrutturali tradizionali.

 

La rete dei sentieri naturalistici ed escursionistici

 

Si tratta di portare a sistema i tanti sentieri realizzati, in via di realizzazione e da realizzare che insistono lungo la dorsale appenninica, al fine di garantire una corretta fruizione turistica di questi ambienti naturali. Lungo questa rete di sentieri naturalistici ed escursionistici andranno individuate le strutture per l’ospitalità(rifugi, casali, borghi rurali) che dovranno essere adattati alle nuove destinazioni d’uso. Inoltre questa rete dovrà integrarsi e collegarsi con quella degli itinerari storico-culturali ed enogastronomici.

 

I grandi itinerari storico-culturali

 

Gli itinerari storico-culturali dell’Appennino, quali il Tratturo Regio, la via Francigena, la via Lauretana, la via Santa dei Longobardi, dovranno costituirsi quali assi portanti del sistema dei sentieri e degli itinerari individuati a livello locale e delle singole aree protette.

Lo sviluppo di reti e di itinerari di questa natura pone l’esigenza di una organizzazione e di una gestione coerente dei flussi turistici ipotizzabili soprattutto a livello locale, incentivando una serie di azioni ai fini della ricettività e della fruizione (si veda ad esempio la recente legge abruzzese sul  cosiddetto bed & breakfast).

 

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