Le prime citazioni
di Campeda sono del XVII secolo, ma probabilmente essa risale ad un
periodo assai più antico; il vicino villaggio di
Pidércoli, poche centinaia di metri a sud di Campeda vecchia,
è invece citato (Pedercoli) nello Statuto della Sambuca del
1291. La chiesa, posta in Campeda nuova, nacque nel 1610 come oratorio
dedicato a San Giuseppe. Dall'ampliamento di quest'ultimo derivò
l'attuale chiesa dedicata ai SS. Giuseppe ed Ignazio, che fu eretta a
parrocchia dal vescovo Scipione de' Ricci il 2 ottobre 1785. La chiesa
attualmente è in stato di semiabbandono ed è molto
raramente officiata. Il prima citato Pidércoli, posto a quota
751, si trova lungo la una strada mulattiera che da Campeda vecchia
sale a Casa Bocchi e Pòsola. A nord di Campeda nuova si trova il
Molinaccio: sono i ruderi di un antico mulino posto sulla sponda di
destra della Forra di Campeda e lungo la mulattiera che conduce a
Pàvana. Tuttora è visibile una cavità sotterranea
a cui si accede da un'apertura sostenuta da un arco in pietra e dalla
quale usciva l'acqua dopo aver fatto girare le macine del mulino. Si
ricorda che tale vano era utilizzato dagli abitanti di Campeda come
rifugio di emergenza nell'ultima guerra, durante i bombardamenti
alleati che avevano come obiettivo la ferrovia Porrettana e la stazione
di Molino del Pallone. Una fontana con pozzo lavatoio ricoperta da una
rustica tettoia si trova presso Campeda nuova: era probabilmente il
centro di ritrovo del villaggio a cui ci si approvvigionava per gli usi
domestici, si lavavano i panni, si abbeveravano gli animali, si
chiacchierava e si stava in compagnia... Una struttura analoga, ricca
di ottima e purissima acqua si ha a Campeda vecchia, al centro di un
castagneto.
Da Campeda nuova scende verso il Reno un'antica mulattiera, ora
raramente utilizzata ma ancora facilmente percorribile: essa attraversa
con un guado il fiume, passa accanto alle rovine del Mulino del Diavolo
e risale poi il versante opposto, inserendosi nella Traversa di
Pracchia. Ladino Bettini di Pidércoli (classe 1906) ricorda che
il mulino era di proprietà di Nanni Vivarelli detto
«Diavolo» ed originario di Campeda. Secondo il Bettini il
nomignolo di «Diàvolo» gli fu dato perché
«non se la diceva con quelli del paese, era un po' noioso»:
come dire che forse il mugnaio non era molto popolare fra i suoi
compaesani. Prima della Grande guerra il Vivarelli
«Diavolo», a causa di debiti, dovette cedere il mulino.
L'antico opificio cessò definitivamente l'attività in
conseguenza della costruzione (nel 1930) della diga sul Reno a valle
di Molino del Pallone. L'immersione totale nella natura è la cifra che contaddistingue il cimitero di Campeda: lontano da Campeda Nuova, in mezzo ad un castagneto, appare d'un tratto lungo il sentiero. Sul finir dell'inverno, capita di vederlo emergere da una distesa di crocchi disseminati fra i castagni.
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