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LA LIUTERIA POPOLARE

Nonostante lo sviluppo degli studi etno-organologici degli ultimi decenni, ancora scarsa è la letteratura dedicata all'analisi del violino popolare e degli strumenti tradizionalmente ad essa legati: il bassetto e i vari modelli regionali di chitarra.

In realtà, in molte zone dove esistevano forti tradizioni violinistiche, è tuttora riscontrabile l'esistenza, o la memoria, di una attività di liuteria popolare. Tradizioni costruttive di grande interesse sono infatti tuttora coltivate in Val Caffaro e in Carnia, a Fabriano e a Canosa.

In questi strumenti ritroviamo alcune caratteristiche oggi abbandonate nella liuteria colta, insieme ad altre totalmente originali. Oltre alla costruzione dei nuovi strumenti, i liutai popolari, spesso essi stessi suonatori, compiono poi sostanziali modifiche su strumenti di fabbrica o di liuteria classica, adattati alle esigenze della prassi esecutiva locale.

I violini sono spesso costruiti con i legni disponibili in valle, rinforzati con spine e montati con una diversa inclinazione di manico e tastiera, i ricci sono generalmente più rozzi ma possono anche presentare un mezzo giro supplementare, come riscontrato nei violini valdostani di Nus.

I ponticelli sono appiattiti e, a seconda della postura, può non esserci necessità della mentoniera.

I bassetti, chiamati viulon, liron o vedel (vitello), sono strumenti dalla variegata tipologia, di dimensioni intermedie fra il violoncello e il contrabbasso, spesso con alcune caratteristiche organologiche che ricordano gli antichi bassi di viola. Essi vengono montati con il numero di corde strettamente necessario (due in Istria, tre nelle altre regioni), subiscono l'adattamento o la sostituzione del ponticello e a volte, come in Val Caffaro, anche l'intarsiatura della tastiera al fine di segnalare la posizione delle poche note tastate.

Nei bassetti istriani l'anima è sostituita da un ponticello con un lungo piede che poggia sul fondo passando attraverso un foro praticato nella tavola armonica, caratteristica tipica del Crwth gallese sporadicamente segnalata anche nelle alpi orientali italiane e ancora comune in Polonia e Slovacchia.

Nei violoni del fabrianese è presente una specie di maniglia che permette di sostenere lo strumento con la mano sinistra, non impegnata nella tastatura.

Per quanto riguarda la chitarra, nei gruppi d'archi erano in uso due modelli particolari: la "battente", diffusa non solo nelle regioni meridionali ma anche in quelle nord-orientali, e quella appenninica fornita di "bassi volanti" addizionali, che dal ponticello arrivano direttamente alla paletta.

pubblicato in:
G. Grasso, M. Padovan (a cura di), L'ALTRO VIOLINO, catalogo della mostra, Cremona, 1988

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