STORIARCHITETTURA

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

PHOTO AUTORE

 

Il complesso dell'Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Montelupo Fiorentino - primo Manicomio Criminale del Regno d'Italia (1886) già Villa medicea dell'Ambrogiana - si presenta come il risultato di quel processo storico di trasformazioni e compimenti che si sono succeduti, senza soluzione di continuità, per circa quattro secoli a partire da i primi anni Settanta del Cinquecento (se non prima) fino ai nostri giorni. Un'attenta analisi storico-architettonica dell'intero complesso attraverso la rilettura delle fonti bibliografiche e archivistiche parallelamente al rilievo architettonico della fabbrica, confuta punto per punto la storiografia. Infatti, le fonti non confermano l'appartenenza della Villa Ambrogiana alla famiglia fiorentina degli Ambrogi, - il cosiddetto Casino degli Ambrogi - cui gli studiosi, sulla falsariga del Carocci, fanno risalire la denominazione Ambrogiana. A poca distanza dal castello di Montelupo e dalla via Pisana sorge questa villa, la quale, se non per le decorazioni architettoniche, conserva la sua originaria struttura di castello o di palagio, munito di quattro grandiose torri. In origine si diceva il palagio degli Ambrogi [si deva al Fontani la locuzione di piccolo Casino] perché apparteneva a questa famiglia fiorentina che aveva le sue cose nel popolo di S. Trinità, in Lungarno. Ai primi del XVI secolo andò in possesso degli Ardinghelli e poco dopo divenne proprietà del Granduca di Toscana (Guido Carocci. 1905). Altresì, le fonti non confermano la paternità della fabbrica dell'Ambrogiana, peraltro avanzata per la prima volta da Francesco Fontani e ripresa dalla critica, a Bernardo Buontalenti. Non si sa di preciso chi ne  fosse l'Architetto ma sembra che vi avesse mano il Buontalenti, riconoscendovisi molto della sua maniera negli ornati, che formano il bello sì dell'esterno che dell'interno di questa maestosa fabbrica, (Francesco Fontani. 1802) .... L'acquisto del preesistente Casino è da annoverare, con ogni probabilità, tra i primi acquisti cardinalizi fatti dal granduca Ferdinando I nella podesteria di Montelupo. Infatti, a partire dalla seconda metà del Cinquecento (5 febbraio 1573) Il GranDuca Ferdinando mentre era Cardinale cominciò ad acquistare Beni all'Ambrogiana, fatto Granduca fece altri acquisti, e vi fabbrico di pianta il Palazzo e Sue pertinenze ( A.S.F. Regie Possessioni). Il libro Entrata e Uscita di Denari p ambrogiana [segnato] A. (A.S.F. Nove Conservatori) - le entrate e le uscite vanno dal 2 novembre 1587 al 5 febbraio 1589 - documenta l'iter dei lavori. In modo particolare, il libro documenta la costruzione della grotta  artificiale legata al nome di Giovanbatista Ferrucci detto il Tadda, in avanzato stato di degrado, annessa al complesso demaniale. In questo arco di tempo si ricordano a vario titolo gli architetti Giovannantonio Dosio, Bartolomeo Ammannati e Raffaello di Pagno. Il Seicento  vede l'opera pressoché continua di architetti, ingegneri e capomastri impegnati nella difesa del territorio e della villa dalle piene dell'Arno e della Pesa. Attorno alla prima metà del Seicento, sotto Ferdinando II de' Medici (1621-1670), la Villa Ambrogiana fu ampliata, per addizione del Second.o Piano e Piano delle Soffitte a tetto, come si vede nel disegno di Giuseppe Zocchi (1744), trasformandone l'originaria morfologia cinquecentesca. Sotto Cosimo III de' Medici (1670-1723), la Villa Ambrogiana rivive i fasti del tempo di Ferdinando I divenendo la residenza prediletta del granduca. Con fare da mecenate la arricchisce tra gli altri preziosi Arredi, [di] moltissimi Quadri, né quali sono effigiate al naturale centinaia di rarissime specie d'Animali, sì Volatili che Quadrupedi ...Oltre gli Animali, vi sono i ritratti di alcuni Frutti di grandezza insolita, e mostruosa (Francesco Fontani. 1802) .... In questo quadro si colloca la costruzione della chiesa e del complesso conventuale di san Pietro d'Alcantara (1678-1680). Dopo le temperie politiche del 1848-1849 la Villa Ambrogiana fu abbandonata dalla corte di Leopoldo II d'Asburgo Lorena, ultimo Granduca di Toscana rimanendo a lungo diserta. Con la Restaurazione (1849) subisce un cambio radicale di destinazioni che la immettono in un nuovo ciclo funzionale destinato a protrarsi fino ad oggi. Negli anni Ottanta del Novecento, in coincidenza con l'inizio dei lavori di restauro alla villa promossi dalla Soprintendenza per i Beni Artistici e Architettonici di Firenze, è stato affrontato da parte di chi scrive il rilievo architettonico della fabbrica. Il rilievo, protrattosi per tutto l'arco di un decennio, oltre a confutare la sinonimia tra la lunetta di Giusto Utens e la Villa Ambrogiana, ribaltando le interpretazioni storiografiche relative alla preesistenza di un corpo di fabbrica, se non della fabbrica stessa, anticipa la fase edificatoria della villa a prima del 1587.