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I bambini differiscono nella personalità esattamente come nell'aspetto fisico. Tale individualità nel comportamento è in parte geneticamente determinata, ma cambia lentamente alla luce dell'esperienza ed influenza il modo in cui le altre persone si rapportano a loro.

Un bambino può mostrare un carattere difficile con:

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umore negativo: piange, si lamenta, piagnucola

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reazioni emotive intense: grida piuttosto che piangere, salta dalla gioia piuttosto che limitarsi a sorridere

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funzioni biologiche non regolari: mancanza di ritmo nel sonno, nella fame e nell'evacuazione

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risposte negative alle situazioni nuove: per esempio, respingere un giocattolo nuovo

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ritardo nell'adattamento alle situazioni nuove: settimane o mesi per adattarsi a un nuovo gruppo di gioco

Può essere difficile per i genitori mantenere una relazione d'affetto con questi bambini, per cui hanno bisogno di un sostegno che li aiuti a ricreare una positiva relazione d'affetto con il bambino.

Irritabilità e intolleranza, invece, lasciano il bambino insoddisfatto, con il rischio di ingenerare in lui insicurezza, senso di inadeguatezza e problemi di comportamento.

Per comprendere il modo migliore per affrontare i problemi che, in qualità di genitori, si presenteranno durante tutto il periodo dell'educazione del bambino, è necessario conoscere "come il bambino pensa".

Al di sotto dei 5 anni il suo modo di elaborare i pensieri è molto differente da quello dell'adulto: Piaget definiva tale modo di pensare a questa età "pensiero preoperazionale".
Durante la seconda infanzia il modo di pensare diventa più pratico ed ordinato ma legato a circostanze immediate ed a esperienze specifiche, piuttosto che a possibilità ipotetiche e Piaget definiva tale modo "pensiero operazionale".
Solo con l'adolescenza il modo di pensare diventa uguale a quello dell'adulto con il pensiero astratto che Piaget definiva "pensiero operazionale formale".

 

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