TORRE DELLA METOLA
Cella vecchiaTorre della MetolaPieve dei GraticcioliTorre di MontemajoCappucciniCalpulcio

Proprio nel punto più strategico della antica strada altomedioevale che dall'urbinate varcava il Metauro a S. Angelo "in Guado", per proseguire verso l'abbazia di Scalocchio e quindi verso Città di Castello, sorgeva il minaccioso castello della Mètola. La giurisdizione religiosa che la diocesi tifernate ebbe su questa zona dell'alto Metauro influì notevolmente anche sulle vicende civili. La chiesa di S. Maria della Mètola risulta nel plebato di lco (Mercatello) e in diocesi di Città di Castello da una bolla di papa Alessandro III del 14 aprile 1180. Alla metà del XIII secolo (1255-1263) la Mètola risulta sotto la giurisdizione di Gubbio, il cui consiglio deliberò di ripararne il castello.* Ma pochi anni dopo, nel 1277, Roberto di Federico di Mètola sottopose sé, i suoi beni ed i suoi eredi alla canonica di Città di Castello. Dopo un breve e forse inconsistente dominio da parte dei Faggiolani verso il 1353, il cardo Albornoz ricuperò tutta la Massa alla Chiesa e così anche la Mètola fu inclusa nella "Descriptio".* Interessante è il ricordo di una "cavalcata" del conte d'Urbino: "1368, alli 2 di febrario. Il Conte Antonio d'Urbino prese una tenuta in Massa che si chiama la Metola, era raccOmandata a Castello". Vari anni dopo lo stesso conte la riceveva in vicariato da papa Bonifacio IX, il quale voleva evitare che cadesse in mano ai Brancaleoni. I Signori d'Urbino tennero il castello sotto il .loro diretto dominio fino al 1504, allorché il duca Guidubaldo lo subinfeudò a Ciriaco di Borgo S. Sepolcro.* Più tardi nel 1533, la signoria fu data al vadese Pietro Antonio Santinelli col titolo di conte della Mètola.* La Famiglia Santinelli si estinse nel V::L4 e la Mèw.!a prima fu aggregata a Sant'Angelo in Vado, poi, nel 1817, a Mercatello sul Metauro. Così scriveva il Lanciarini alla fine del secolo scorso: "Del vecchio castello; oggi mai, non resta più che la sola Torre, in mezzo agli ultimi avanzi delle sue rovi n". Vidi, quindi con piacere speciale, nel già menzionato codice del Mingucci... tra i-tanti, anche il panorama di esso castello di Metola, quale fu nella sua maggiore potenza". E più oltre: "Quando e come il Castello di Metola venne distrutto.? Più volte ho cercato di risolvere la questione. ma fin qui non mi fu dato, neanche approssimativamente di raggiungere "intento". La torre della Mètola, pur essendo ridotta in condizioni ancor peggiori di quando la vide il Lanciarini, rivela al visitatore tutta la sua grandezza e tutta la sua passata potenza difensiva: è la più massiccia di quante se ne trovano nel Montefeltro e nella Massa. La parte superiore, priva ormai di copertura e in parte rovinata, è in via di disfacimento. In quest'opera la pietra arenaria è usata solo per i riquadri delle finestre e del portale. Questa apertura reca due mensole che sorreggono l'architrave sormontato da un arco a tutto sesto. In basso vi sono ancora i fori dove etano fissati i perni del portale di legno, ricoperto di lamiere e di chiodi, che fungeva da ponte levatoio, se abbassato, e da chiusura una volta retratto. In alto è visibile la fenditura verticale ove correva il cavo che faceva alzare il ponte.