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                                          La lingua dei nostri padri
La lingua dei nostri padri tratto dal libro "Le nostre radici Brancafora" scritto da Alberto Carotta edito da La Serenissima.
Sappiamo che l'antico idioma che passa sotto il nome di cimbro fino al secolo XV era in uso in una zona molto ampia che andava dal Trentino a una buona parte del Vicentino. Era l'eredità lasciata dalle antiche popolazioni nordiche che presero possesso della nostra regione nel 568 e nonostante la venuta dei franchi ne VIII secolo,non furono più cacciate. Tra il millecento e il milletrecento altre popolazioni di lingua tedesca colonizzarono il nostri paesi, insediandosi nella zona che va dai Sette comuni vicentini ai  Tredici comuni veronesi. Questa sommariamente l'origine della presenza dell'idioma di radice germanica nei nostri paesi. Resta il fatto che nel secolo XV il tedesco era parlato fino alle porte di Vicenza e Verona e per tale ragione , i parroci di alcuni paesi venivano chiamati dal nord cioè dal Trentino dalla Germania o dalla Svizzera. A tale riguardo è interessante la testimonianza del conte di Caldogno in una sua relazione datata nel 1958 al Doge Grimaldi dal quale era stato delegato alla vigilanza sui paesi di confine della Reppubblica Veneta, egli scrive "Gli abitanti delle valli e delle montagne del Vicentino parlano, tedesco, sebbene molti di essi abbiano anche l'italiano...e non sono passate molte decine di anni da quando una parte di questi Cimbri o Goti,  hanno smesso di parlare questa lingua". Leggendo il resoconto delle visite pastorali dal 1450 fino al 1779 non si trova nessun accenno alla lingua. La cosa risulta strana perchè, mentre i visitatori - vescovi  e accompagnatori erano di Padova e parlavano la lingua italiana mentre in loco si parlava ampiamente il "cimbro". Una testimonianza di prima mano sul perdurare dell'uso di questa lingua nei nostri paesi l'abbiamo dall'abate Dal Pozzo morto nel 1798. Egli osservando che la lingua "cimbra"è già venuta meno in molti luoghi del veneto, scrive" La lingua italiana, fattasi adulta intorno al mille, incominciò a perseguire gli esteri e barbari linguaggi, che s'erano introdotti in Italia. Oppresse da prima l'idioma tedesco in tutti quei luoghi della pianura dove si era annidato. Indi attacò il medesimo e lo distrusse alle falde meridionali dei nostri monti e penetrata nella Val Lagarina, lo discacciò da quelle e dalle vicine vallate sopra Trento sino a S.Michele tedesco(S.Michele all'Adige). Più tardi lo soperchiò ed estinse anche nella Valsugana e nelle altre valli interne ai nostri monti; cosi che non ne resta più che un piccolo avanzo in Brancafora e alle Laste Basse o Case Nove, due luoghi che sono in fondo alla Valle dell'Astico. Stando dunque a questa incontestabile testimonianza, nei nostri paesi fino a metà del mille settecento si parlava tedesco. Dall'idioma antico al nuovo dialetto vi fu logicamente un passaggio lento,  graduale e progressivo fino alla situazione attuale.