MI INNAMORAVO DI TUTTO
Perché domani sarà un giorno lungo e senza parole, perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole...

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  by Giuseppe Bonomo and Giuseppe Fancellu

CODA DI LUPO

LA CANZONE DI MARINELLA

SALLY

LA CATTIVA STRADA

CANTO DEL SERVO PASTORE

BOCCA DI ROSA

SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI

JAMIN-A

LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO

IL BOMBAROLO

AVE MARIA

 

CODA DI LUPO

Quand'ero piccolo m'innamoravo di tutto correvo dietro ai cani
e da marzo a febbraio mio nonno vegliava
sulla corrente di cavalli e di buoi
sui fatti miei e sui fatti tuoi

E al dio degli inglesi non credere mai

E quando avevo duecento lune e forse qualcuna è di troppo
rubai il primo cavallo e mi fecero uomo
cambiai il mio nome in "Coda di lupo"
cambiai il mio pony con un cavallo muto

E al loro dio perdente non credere mai

E fu nella notte della lunga stella con la coda
che trovammo mio nonno crocefisso sulla chiesa
crocifisso con forchette che si usano a cena
era sporco e pulito di sangue e di crema

E al loro dio goloso non credere mai

E forse avevo diciott'anni e non puzzavo più di serpente
possedevo una spranga un cappello e una fionda
e una notte di gala con un sasso a punta
uccisi uno smoking e glielo rubai

E al dio della Scala non credere mai

Poi tornammo in Brianza per l'apertura della caccia al bisonte
ci fecero l'esame dell'alito e delle urine
ci spiegò il meccanismo un poeta andaluso
- Per la caccia al bisonte - disse - Il numero è chiuso

E a un dio a lieto fine non credere mai

Ed ero già vecchio quando vicino a Roma al Little Big Horn
"Capelli corti" generale ci parlò all'università
dei "Fratelli tute blu" che seppellirono le asce
ma non fumammo con lui non era venuto in pace

E a un dio fatti il culo non crede mai

E adesso che ho bruciato venti figli sul mio letto di sposo
che ho scaricato la mia rabbia in un teatro di posa
che ho imparato a pescare con le bombe a mano
che mi hanno scolpito in lacrime sull'Arco di Traiano
con un cucchiaio di vetro scavo nella mia storia
ma colpisco un po' a casaccio perché non ho più memoria

E a un dio... e a un dio... e a un dio... e a un dio... e a un dio senza fiato non credere mai


Testo: Fabrizio De Andrè e Massimo Bubola
Anno di pubblicazione: 1978

LA CANZONE DI MARINELLA

Questa d Marinella è la storia vera
che scivolò nel fiume a Primavera
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra una stella

Sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un Re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla tua porta

Bianco come la luna il suo cappello
come l'amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una regione
come un ragazzo segue un aquilone

E c'era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli
c'era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi

Furono baci e furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi nelle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle

Dicono poi che mentre ritornarvi
nel fiume, chissà come, scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
bussò cent'anni ancora alla tua porta

Questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1964

SALLY

Mia madre mi disse - Non devi giocare
con gli zingari nel bosco
Mia madre mi disse - Non devi giocare
con gli zingari nel bosco
Ma il bosco era scuro l'erba già verde
lì venne Sally con un tamburello
ma il bosco era scuro l'erba già alta
dite a mia madre che non tornerò

Andai verso il mare senza barche per traversare
spesi cento lire per un pesciolino d'oro
Andai verso il mare senza barche per traversare
spesi cento lire per un pesciolino cieco
Gli montai sulla groppa e sparii in un baleno
andate a dire a Sally che non tornerò
Gli montai sulla groppa e sparii in un momento
dite a mia madre che non tornerò

Vicino alla città trovai Pilar del mare
con due gocce di eroina si addormentava il cuore
Vicino alle roulottes trovai Pilar dei meli
bocca sporca di mirtilli un coltello in mezzo ai seni
Mi svegliai sulla quercia l'assassino era fuggito
dite al pesciolino che non tornerò
Mi guardai nello stagno l'assassino s'era già lavato
dite a mia madre che non tornerò

Seduto sotto un ponte si annusava il re dei topi
sulla strada le sue bambole bruciavano copertoni
Sdraiato sotto il ponte si adorava il re dei topi
sulla strada le sue bambole adescavano i signori
Mi parlò sulla bocca mi donò un braccialetto
dite alla quercia che non tornerò
Mi baciò sulla bocca mi propose il suo letto
dite a mia madre che non tornerò

Mia madre mi disse - Non devi giocare
con gli zingari del bosco
Ma il bosco era scuro l'erba già verde
lì venne Sally con un tamburello


Testo: Fabrizio De Andrè e Massimo Bubola
Anno di pubblicazione: 1978

LA CATTIVA STRADA

Alla parata militare
sputò negli occhi a un innocente
e quando lui chiese "Perché"
lui gli rispose "Questo è niente
e adesso è ora che io vada"
e l'innocente lo seguì
senza le armi lo seguì
sulla sua cattiva strada

Sui viali dietro la stazione
rubò l'incasso a una regina
e quando lei gli disse "Come"
lui le rispose "Forse è meglio è come prima
forse è ora che io vada"
e la regina lo seguì
col suo dolore lo seguì
sulla sua cattiva strada

E in una notte senza luna
truccò le stelle ad un pilota
quando l'aeroplano cadde
lui disse "È colpa di chi muore
comunque è meglio che io vada"
ed il pilota lo seguì
senza le stelle lo seguì
sulla sua cattiva strada

A un diciottenne alcolizzato
versò da bere ancora un poco
e mentre quello lo guardava
lui disse "Amico ci scommetto stai per dirmi
adesso è ora che io vada"
l'alcolizzato lo capì
non disse niente e lo seguì
sulla sua cattiva strada

Ad un processo per amore
baciò le bocche dei giurati
e ai loro sguardi imbarazzati
rispose "Adesso è più normale
adesso è meglio, adesso è giusto, giusto, è giusto
che io vada"
ed i giurati lo seguirono
a bocca aperta lo seguirono
sulla sua cattiva strada
sulla sua cattiva strada

E quando poi sparì del tutto
a chi diceva "È stato un male"
a chi diceva "È stato un bene"
raccomandò "Non vi conviene
venir con me dovunque vada"
ma c'è amore un po' per tutti
e tutti quanti hanno un amore
sulla cattiva strada

Testo: Fabrizio De Andrè e Francesco De Gregori
Anno di pubblicazione: 1973

CANTO DEL SERVO PASTORE

Dove fiorisce il rosmarino c'e' una fontana scura
dove cammina il mio destino c'e' un filo di paura
qual'è la direzione nessuno me lo imparò
qual'è il mio vero nome ancora non lo so

Quando la luna perde la lana e il passero la strada
quando ogni angelo è alla catena ed ogni cane abbaia
prendi la tua tristezza in mano e soffiala nel fiume
vesti di foglie il tuo dolore e coprilo di piume

Sopra ogni cisto da qui al mare c'è un po' dei miei capelli
sopra ogni sughera il disegno di tutti i miei coltelli
l'amore delle case l'amore bianco vestito
io non l'ho mai saputo e non l'ho mai tradito

Mio padre un falco mia madre un pagliaio stanno sulla collina
i loro occhi senza fondo seguono la mia luna
notte notte notte sola sola come il mio fuoco
piega la testa sul mio cuore e spegnilo poco a poco


Testo: Fabrizio De Andrè e Massimo Bubola
Anno di pubblicazione: 1981

BOCCA DI ROSA

La chiamavano Bocca di Rosa
metteva l'amore metteva l'amore
la chiamavano Bocca di Rosa
metteva l'amore sopra ogni cosa

Appena scesa alla stazione
del paesino di Sant'Ilario
tutti s'accorsero con uno sguardo
che non si trattava d'un missionario

C'è chi l'amore lo fa per noia
chi se lo sceglie per professione
Bocca di Rosa né l'uno né l'altro
lei lo faceva per passione

Ma la passione spesso conduce
a soddisfare le proprie voglie
senza indagare se il concupito
ha il cuore libero oppure ha moglie

E fu così che da un giorno all'altro
Bocca di Rosa si tirò addosso
l'ira funesta delle cagnette
a cui aveva sottratto l'osso

Ma le comari d'un paesino
non brillano certo in iniziativa
le contromisure fino a quel punto
si limitavano all'invettiva

Si sa che la gente dà buoni consigli
sentendosi come Gesù nel tempio
si sa che la gente dà buoni consigli
se non può più dare cattivo esempio

Così una vecchia mai stata moglie
senza mai figli senza più voglie
si prese la briga e di certo il gusto
di dare a tutte il consiglio giusto

E rivolgendosi alle cornute
le apostrofò con parole argute:
"Il furto d'amore sarà punito"
disse "dall'ordine costituito"

E quelle andarono dal commissario
e dissero senza parafrasare:
"Quella schifosa ha già troppi clienti
più di un consorzio alimentare"

Ed arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi con i pennacchi
ed arrivarono quattro gendarmi
con i pennacchi e con le armi

Spesso gli sbirri e i carabinieri
al proprio dovere vengono meno
ma non quando sono in alta riforme
e l'accompagnarono al primo treno

Alla stazione c'erano tutti
dal commissario al sacrestano
altra stazione c'erano tutti
con gli occhi rossi e il cappello in mano

A salutare chi per un poco
senza pretese senza pretese
a salutare chi per un poco
portò l'amore nel paese

C'era un cartello giallo
con una scritta nera
diceva: "Addio Bocca di Rosa
con te se ne parte la primavera"

Ma una notizia un po' originale
non ha bisogno di alcun giornale
come una freccia dall'arco scocca
vola veloce di bocca in bocca

E alla stazione successiva
molta più gente di quando partiva
chi manda un bacio chi getta un fiore
chi si prenota per due ore

Persino il parroco che non disprezza
fra un miserere e un'estrema unzione
il bene effimero della bellezza
la vuole accanto in processione

E con la Vergine in prima fila
e Bocca di Rosa poco lontano
si porta a spasso per il paese
l'amore sacro e l'amor profano

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1967

SE TI TAGLIASSERO A PEZZETTI

Se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio di Dio il sorriso

Ti ho trovata lungo il fiume
che suonavi una foglia di fiore
che cantavi parole leggere, parole d'amore
ho assaggiato le tue labbra di miele rosso rosso
ti ho detto "Dammi quello che vuoi, io quel che posso"

Rosa gialla rosa di rame
mai ballato così a lungo
lungo il filo della notte sulle pietre del giorno
io suonatore di chitarra io suonatore di mandolino
alla fine siamo caduti sopra il fieno

Persa per molto persa per poco
presa sul serio presa per gioco
non c'è stato molto da dire o da pensare
la fortuna sorrideva come uno stagno a primavera
spettinata da tutti i venti della sera

E adesso aspetterò domani
per avere nostalgia
signora libertà signorina fantasia
così preziosa come il vino così gratis come la tristezza
con la tua nuvola di dubbi e di bellezza

Ti ho incrociata alla stazione
che inseguivi il tuo profumo
presa in trappola da un tailleur grigio fumo
i giornali in una mano e nell'altra il tuo destino
camminavi fianco a fianco al tuo assassino

Ma se ti tagliassero a pezzetti
il vento li raccoglierebbe
il regno dei ragni cucirebbe la pelle
e la luna la luna tesserebbe i capelli e il viso
e il polline di Dio di Dio il sorriso


Testo: Fabrizio De Andrè e Massimo Bubola
Anno di pubblicazione: 1981

JAMIN-A

Lengua 'nfeuga Jamin-a
lua de pelle scûa
cu'a bucca spalancà
morsciu de carne dûa
stella neigra ch'a lûxe
me veuggiu demuâ
'nte l'ûmidu duçe
de l'amë dû teu arveà

Ma seu Jamin-a
ti me perdunié
se nu riûsciò a ésse porcu
cumme i teu pensë

Destacchete Jamin-a
lerfe de ûga spin-a
fatt'ammiâ Jamin-a
roggiu de mussa pin-a
e u muru 'ntu sûù
sûgu de sä de cheusce
duve gh'è pei gh'è amù sultan-a de e bagasce
dagghe cianìn Jamin-a
nu navegâ de spunda
primma ch'à cuæ ch'à munta e a chin-a
nu me se desfe 'nte l'unda
e l'ûrtimu respiu Jamin-a
regin-a muaé de e sambe
me u tegnu pe sciurtï vivu
da u gruppu de e teu gambe


Testo: Fabrizio De Andrè e Mauro Pagani
Anno di pubblicazione: 1984

Taduzione:

JAMINA

Lingua infuocata Jamina
lupa di pelle scura
con la bocca spalancata
morso di carne soda
stella nera che brilla
mi voglio divertire
nell'umido dolce
del miele del tuo alveare
sorella mia Jamina
mi perdonerai
se non riuscirò a essere porco
come i tuoi pensieri
staccati Jamina
labbra di uva spina
fatti guardare Jamina
getto di fica sazia
e la faccia nel sudore
sugo di sale di cosce
dove c'è pelo c'è amore
sultana delle troie
dacci piano Jamina
non navigare di sponda
prima che la voglia che sale e scende
non mi si disfi nell'onda
e l'ultimo respiro Jamina
regina madre delle sambe
me lo tengo per uscire vivo
dal nodo delle tue gambe

CANZONE DELL'AMORE PERDUTO

Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole:
"Non ci lasceremo mai
mai e poi mai"

Vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto amore
ad appassir le rose
così per noi

L'amore che strappa i capelli
è perduto ormai
non resta che qualche svogliata carezza
e un po' di tenerezza

E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti
al sole d'un aprile
ormai lontano li rimpiangerai

Ma sarà la prima
che incontri per strada
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato
per un amore nuovo

E sarà la prima
che incontri per strada
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato
per un amore nuovo

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1965

IL BOMBAROLO

Chi va dicendo in giro che odio il mio lavoro
non sa con quanto amore mi dedico al tritolo
è quasi indipendente ancora poche ore
poi gli darò la voce il detonatore

Il mio Pinocchio fragile parente artigianale
di ordigni costruiti su scala industriale
di me non farà mai un cavaliere del lavoro
io son d'un'altra razza son bombarolo

Nello scendere le scale ci metto più attenzione,
sarebbe imperdonabile giustiziarmi sul portone
proprio nel giorno in cui la decisione è mia
sulla condanna a morte o l'amnistia

Per strada tante facce non hanno un bel colore
qui chi non terrorizza si ammala di terrore
c'è chi aspetta la pioggia per non piangere da solo
io sono d'un altro avviso son bombarolo

Intellettuali d'oggi idioti di domani
ridatemi il cervello che basta alle mie mani
profeti molto acrobati della rivoluzione
oggi farò da me senza lezione

Vi scoverò i nemici per voi così distanti
e dopo averli uccisi sarò fra i latitanti
ma finché li cerco io i latitanti sono loro
ho scelto un'altra scuola son bombarolo

Potere troppe volte delegato ad altre mani
sganciato e restituitoci dai tuoi aeroplani
io vengo a restituirti un po' del tuo terrore
del tuo disordine del tuo rumore

Così pensava forte un trentenne disperato
se non del tutto giusto quasi niente sbagliato
cercando il luogo idoneo adatto al suo tritolo
insomma il posto degno d'un bombarolo

C'è chi lo vide ridere davanti al Parlamento
aspettando l'esplosione che provasse il suo talento
c'è chi lo vide piangere un torrente di vocali
vedendo esplodere un chiosco di giornali

Ma ciò che lo ferì profondamente nell'orgoglio
fu l'immagine di lei che si sporgeva da ogni foglio
lontana dal ridicolo in cui lo lasciò solo
ma in prima pagina col bombarolo


Testo: Giuseppe Bentivoglio e Fabrizio De Andrè
Anno di pubblicazione: 1973

AVE MARIA

Deus Deus ti salve Maria

chi chi ses de grazia piena

de grazia ses sa ivena

ei sa currente

 

Pregade pregade lu a fizzu ostru

chi chi tottu sos errores

a nois sos peccadores

a nos perdone

 

Meda meda grazia a nos done

in vida e in sa morte

e in sa diciosa sorte

in paradisu

Testo:Fabrizio De Andrè (da un canto tradizionale sardo)Anno di pubblicazione 1981