PRIMA RACCOLTA
Perché domani sarà un giorno lungo e senza parole, perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole...

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  by Giuseppe Bonomo and Giuseppe Fancellu

 

 

LA CITTA’ VECCHIA

LA BALLATA DEL MICHE’

LA GUERRA DI PIERO

IL TESTAMENTO

BALLATA DELL’AMORE CIECO

AMORE CHE VIENI AMORE CHE VAI

LA BALLATA DELL’EROE

LA CANZONE DI MARINELLA

FILA LA LANA

 

 

 

1.LA CITTÀ VECCHIA

Nei quartieri dove il sole del buon Dio non dà i suoi raggi
ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi
una bimba canta la canzone antica della donnaccia
quel che ancor non sai tu lo imparerai solo qui fra le mie braccia
e se alla sua età le difetterà la competenza
presto affinerà le capacità con l'esperienza
dove sono andati i tempi d'una volta per Giunone
quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione?

Una gamba qua una gamba là gonfi di vino
quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino
li troverai là col tempo che fa estate e inverno
a stratracannare a stramaledir le donne il tempo ed il governo
loro cercan là la felicità dentro a un bicchiere
per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
porteran sul viso l'ombra d'un sorriso fra le braccia della morte

Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone
forse quella che sola ti può dare una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo "Pubblica moglie"
quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie
tu la cercherai tu la invocherai più d'una notte
ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette
quando incasserai delapiderai mezza pensione
diecimila lire per sentirti dire "Micio bello" e "bamboccione"

Se t'inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
in quell'aria spessa carica di sale gonfia d'odori
lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano
se tu penserai se giudicherai da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1965

2.LA BALLATA DEL MICHE'

Quando hanno aperto la cella era già tardi perché
con una corda sul collo freddo pendeva Miche'
tutte le volte che un gallo sento cantar penserò
a quella notte in prigione quando Miche' s'impiccò

Stanotte Miche'
si è impiccato ad un chiodo perché
non poteva restare
vent'anni in prigione
lontano da te
nel buio Miche'
se n'è andato sapendo che a te
non poteva mai dire
che aveva ammazzato
perché amava te
io so che Miche'
ha voluto morire perché
gli restasse il ricordo
del bene profondo
che aveva per te

Vent'anni gli avevano dato
la Corte decise così
perché un giorno aveva ammazzato
chi voleva rubargli Marì
lo avevan perciò condannato
vent'anni in prigione a marcir,
però adesso che lui s'è impiccato
la porta gli devono aprir

Se pure Miche'
non ti ha scritto spiegando perché
se n'è andato dal mondo
tu sai che l'ha fatto
soltanto per te
domani alle tre
nella fossa comune cadrà
senza il prete e la messa
perché di un suicida non hanno pietà
domani alle tre
nella terra bagnata sarà
e qualcuno una croce
col nome e la data
su lui pianterà
e qualcuno una croce
col nome e la data
su lui pianterà

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1961

3.LA GUERRA DI PIERO

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi


"Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati,
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente"


Così dicevi ed era d'inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve

Fermati Piero fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce

Ma tu non lo udisti e il tempo passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera

E mentre marciavi con l'anima in spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa d'un altro colore

Sparagli Piero sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue

"E se gli sparo in fronte o nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire,
ma il tempo a me resterà per vedere,
vedere gli occhi di un uomo che muore"

E mentre gli usi questa premura
quello si volta ti vede ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia

Cadesti a terra senza un lamento
e t'accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chieder perdono per ogni peccato

Cadesti a terra senza un lamento
e t'accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno

"Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno"

E mentre il grano ti stava a sentire
dentro alle mani stringevi il fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole

Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia all'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1964

4.IL TESTAMENTO

Quando la morte mi chiamerà
forse qualcuno protesterà
dopo aver letto nel testamento
quel che gli lascio in eredità
non maleditemi non serve a niente
tanto all'inferno ci sarò già

Ai protettori delle battone
lascio un impiego da ragioniere
perché provetti nel loro mestiere
rendano edotta la popolazione
ad ogni fine di settimana
sopra la rendita di una puttana
ad ogni fine di settimana
sopra la rendita di una puttana

Voglio lasciare a Biancamaria
che se ne sfrega della decenza,
un attestato di benemerenza
che al matrimonio le spiani la via
con tanti auguri per chi c'è caduto
di conservarsi felice e cornuto
con tanti auguri per chi c'è caduto
di conservarsi felice cornuto

Sorella Morte lasciami il tempo
di terminare il mio testamento
lasciami il tempo di salutare
di riverire di ringraziare
tutti gli artefici del girotondo
intorno al letto di un moribondo

Signor Becchino mi ascolti un poco
il suo lavoro a tutti non piace
non lo considerano tanto un bel gioco
coprir di terra chi riposa in pace
ed è per questo che io mi onoro
nel consegnare le la vanga d'oro
ed è per questo che io mi onoro
nel consegnare la vanga d'oro

Per quella candida vecchia Contessa
che non si muove più dal mio letto
per estirparmi l'insana promessa
di riservarle i miei numeri al lotto
non vedo l'ora d'andar fra i dannati
per riferirglieli tutti sbagliati
non vedo l'ora d'andar fra i dannati
per riferirglieli tutti sbagliati

Quando la morte mi chiederà
di restituirle la libertà
forse una lacrima forse una sola
sulla mia tomba si spenderà
forse un sorriso forse uno solo
dal mio ricordo germoglierà

Se dalla carne mia già corrosa
dove il mio cuore ha battuto il tempo
dovesse nascere un giorno una rosa
la do alla donna che m'offrì il suo pianto
per ogni palpito del suo cuore
le rendo un petalo rosso d'amore
per ogni palpito del suo cuore
le rendo un petalo rosso d'amore

A te che fosti la più contesa
la cortigiana che non si dà a tutti
ed ora all'angolo di quella chiesa
offri le immagini ai belli ed ai brutti
lascio le note di questa canzone
canto il dolore della tua illusione
a te che sei per tirare avanti
costretta a vendere Cristo e i santi

Quando la morte mi chiamerà
nessuno al mondo s'accorgerà
che un uomo è morto senza parlare
senza sapere la verità
che un uomo è morto senza pregare
fuggendo il peso della pietà

Cari fratelli dell'altra sponda
cantammo in coro giù sulla terra
amammo in cento l'identica donna
partimmo in mille per la stessa guerra
questo ricordo non vi consoli
quando si muore, si muore soli
questo ricordo non vi consoli
quando si muore si muore soli

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1963

5.BALLATA DELL'AMORE CIECO (O DELLA VANITÀ)

Un uomo onesto un uomo probo
s'innamorò perdutamente
d'una che non lo amava niente
gli disse "Portami domani"
gli disse "Portami domani
il cuore di tua madre per i miei cani"
lui dalla madre andò e l'uccise
dal petto il cuore le strappò
e dal suo amore ritornò

Non era il cuore non era il cuore
non le bastava quell'orrore
voleva un'altra prova del suo cieco amore
Gli disse "Amor se mi vuoi bene"
gli disse "Amor se mi vuoi bene"
tagliati dai polsi le quattro vene"
le vene ai polsi lui si tagliò
e come il sangue ne sgorgò
correndo come un pazzo da lei tornò

Gli disse lei ridendo forte
gli disse lei ridendo forte
"L'ultima tua prova sarà la morte"
e mentre il sangue lento usciva
e ormai cambiava il suo colore
la Vanità fredda gioiva
un uomo s'era ucciso per il suo amore

Fuori soffiava dolce il vento
ma lei fu presa da sgomento
quando lo vide morir contento
morir contento e innamorato
quando a lei niente era restato
non il suo amore non il suo bene
ma solo il sangue secco delle sue vene

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1965

6.AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI

Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai


E tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese, fra un anno, scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
fra un mese, fra un anno, scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai


Venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d'estate
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1965

7.LA BALLATA DELL'EROE

Era partito per fare la guerra
per dare il suo aiuto alla sua terra
gli avevano dato le mostrine e le stelle
e il consiglio di vendere cara la pelle

E quando gli dissero di andare avanti
troppo lontano si spinse a cercare la verità
ora che è morto la Patria si gloria
d'un altro eroe alla memoria

Ma lei che lo amava aspettava il ritorno
d'un soldato vivo d'un eroe morto che ne farà?
se accanto nel letto le è rimasta la gloria
d'una medaglia alla memoria

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1964

8.LA CANZONE DI MARINELLA

Questa di Marinella è la storia vera
che scivolò nel fiume a primavera
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra una stella

Sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un Re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla tua porta

Bianco come la luna il suo cappello
come l'amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una regione
come un ragazzo segue l'aquilone

E c'era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli
c'era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi

Furono baci e furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle

Dicono poi che mentre ritornarvi
nel fiume, chissà come, scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
bussò cent'anni ancora alla tua porta

Questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1964

9.FILA LA LANA

Nella guerra di Valois
il signor di Vly è morto
se sia stato un prode eroe
non si sa non è ancor certo
ma la dama abbandonata
lamentando la sua morte
per mill'anni e forse ancora
piangerà la triste sorte

Fila la lana fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni
libro di dolci sogni d'amore
apri le pagine sul suo dolore

Son tornati a cento e a mille
i guerrieri di Valois
son tornati alle famiglie
ai palazzi alle città
ma la dama abbandonata
non ritroverà il suo amore
e il gran ceppo nel cammino
non varrà a scaldarle il cuore

Fila la lana fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni
libro di dolci sogni d'amore
apri le pagine al suo dolore

Cavalieri che in battaglia
ignorate la paura
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura
al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perché dietro a quelle mura
vi s'attende senza sosta

Fila la lana fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni
libro di dolci sogni d'amore
chiudi le pagine sul suo dolore

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1965