LA
CITTA’ VECCHIA
LA
BALLATA DEL MICHE’
LA
GUERRA DI PIERO
IL
TESTAMENTO
BALLATA
DELL’AMORE CIECO
AMORE
CHE VIENI AMORE
CHE VAI
LA
BALLATA DELL’EROE
LA
CANZONE DI MARINELLA
FILA
LA LANA
1.LA
CITTÀ VECCHIA
Nei quartieri dove il sole del
buon Dio non dà i suoi raggi
ha già troppi impegni per scaldar la gente d'altri paraggi
una bimba canta la canzone antica della donnaccia
quel che ancor non sai tu lo imparerai solo qui fra le mie braccia
e se alla sua età le difetterà la competenza
presto affinerà le capacità con l'esperienza
dove sono andati i tempi d'una volta per Giunone
quando ci voleva per fare il mestiere anche un po' di vocazione?
Una gamba qua una gamba là gonfi di vino
quattro pensionati mezzo avvelenati al tavolino
li troverai là col tempo che fa estate e inverno
a stratracannare a stramaledir le donne il tempo ed il governo
loro cercan là la felicità dentro a un bicchiere
per dimenticare d'esser stati presi per il sedere
ci sarà allegria anche in agonia col vino forte
porteran sul viso l'ombra d'un sorriso fra le braccia della morte
Vecchio professore cosa vai cercando in quel portone
forse quella che sola ti può dare una lezione
quella che di giorno chiami con disprezzo "Pubblica moglie"
quella che di notte stabilisce il prezzo alle tue voglie
tu la cercherai tu la invocherai più d'una notte
ti alzerai disfatto rimandando tutto al ventisette
quando incasserai delapiderai mezza pensione
diecimila lire per sentirti dire "Micio bello" e "bamboccione"
Se t'inoltrerai lungo le calate dei vecchi moli
in quell'aria spessa carica di sale gonfia d'odori
lì ci troverai i ladri gli assassini e il tipo strano
quello che ha venduto per tremila lire sua madre a un nano
se tu penserai se giudicherai da buon borghese
li condannerai a cinquemila anni più le spese
ma se capirai se li cercherai fino in fondo
se non sono gigli son pur sempre figli vittime di questo mondo
Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1965
2.LA
BALLATA DEL MICHE'
Quando hanno aperto la cella era
già tardi perché
con una corda sul collo freddo pendeva Miche'
tutte le volte che un gallo sento cantar penserò
a quella notte in prigione quando Miche' s'impiccò
Stanotte Miche'
si è impiccato ad un chiodo perché
non poteva restare
vent'anni in prigione
lontano da te
nel buio Miche'
se n'è andato sapendo che a te
non poteva mai dire
che aveva ammazzato
perché amava te
io so che Miche'
ha voluto morire perché
gli restasse il ricordo
del bene profondo
che aveva per te
Vent'anni gli avevano dato
la Corte decise così
perché un giorno aveva ammazzato
chi voleva rubargli Marì
lo avevan perciò condannato
vent'anni in prigione a marcir,
però adesso che lui s'è impiccato
la porta gli devono aprir
Se pure Miche'
non ti ha scritto spiegando perché
se n'è andato dal mondo
tu sai che l'ha fatto
soltanto per te
domani alle tre
nella fossa comune cadrà
senza il prete e la messa
perché di un suicida non hanno pietà
domani alle tre
nella terra bagnata sarà
e qualcuno una croce
col nome e la data
su lui pianterà
e qualcuno una croce
col nome e la data
su lui pianterà
Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1961
3.LA
GUERRA DI PIERO
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia dall'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi
"Lungo le sponde del mio torrente
voglio che scendano i lucci argentati,
non più i cadaveri dei soldati
portati in braccio dalla corrente"
Così dicevi ed era d'inverno
e come gli altri verso l'inferno
te ne vai triste come chi deve
il vento ti sputa in faccia la neve
Fermati Piero fermati adesso
lascia che il vento ti passi un po' addosso
dei morti in battaglia ti porti la voce
chi diede la vita ebbe in cambio una croce
Ma tu non lo udisti e il tempo
passava
con le stagioni a passo di giava
ed arrivasti a varcar la frontiera
in un bel giorno di primavera
E mentre marciavi con l'anima in
spalle
vedesti un uomo in fondo alla valle
che aveva il tuo stesso identico umore
ma la divisa d'un altro colore
Sparagli Piero sparagli ora
e dopo un colpo sparagli ancora
fino a che tu non lo vedrai esangue
cadere in terra a coprire il suo sangue
"E se gli sparo in fronte o
nel cuore
soltanto il tempo avrà per morire,
ma il tempo a me resterà per vedere,
vedere gli occhi di un uomo che muore"
E mentre gli usi questa premura
quello si volta ti vede ha paura
ed imbracciata l'artiglieria
non ti ricambia la cortesia
Cadesti a terra senza un lamento
e t'accorgesti in un solo momento
che il tempo non ti sarebbe bastato
a chieder perdono per ogni peccato
Cadesti a terra senza un lamento
e t'accorgesti in un solo momento
che la tua vita finiva quel giorno
e non ci sarebbe stato ritorno
"Ninetta mia crepare di maggio
ci vuole tanto troppo coraggio
Ninetta bella dritto all'inferno
avrei preferito andarci in inverno"
E mentre il grano ti stava a
sentire
dentro alle mani stringevi il fucile
dentro alla bocca stringevi parole
troppo gelate per sciogliersi al sole
Dormi sepolto in un campo di grano
non è la rosa non è il tulipano
che ti fan veglia all'ombra dei fossi
ma sono mille papaveri rossi
Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1964
4.IL
TESTAMENTO
Quando la morte mi chiamerà
forse qualcuno protesterà
dopo aver letto nel testamento
quel che gli lascio in eredità
non maleditemi non serve a niente
tanto all'inferno ci sarò già
Ai protettori delle battone
lascio un impiego da ragioniere
perché provetti nel loro mestiere
rendano edotta la popolazione
ad ogni fine di settimana
sopra la rendita di una puttana
ad ogni fine di settimana
sopra la rendita di una puttana
Voglio lasciare a Biancamaria
che se ne sfrega della decenza,
un attestato di benemerenza
che al matrimonio le spiani la via
con tanti auguri per chi c'è caduto
di conservarsi felice e cornuto
con tanti auguri per chi c'è caduto
di conservarsi felice cornuto
Sorella Morte lasciami il tempo
di terminare il mio testamento
lasciami il tempo di salutare
di riverire di ringraziare
tutti gli artefici del girotondo
intorno al letto di un moribondo
Signor Becchino mi ascolti un poco
il suo lavoro a tutti non piace
non lo considerano tanto un bel gioco
coprir di terra chi riposa in pace
ed è per questo che io mi onoro
nel consegnare le la vanga d'oro
ed è per questo che io mi onoro
nel consegnare la vanga d'oro
Per quella candida vecchia Contessa
che non si muove più dal mio letto
per estirparmi l'insana promessa
di riservarle i miei numeri al lotto
non vedo l'ora d'andar fra i dannati
per riferirglieli tutti sbagliati
non vedo l'ora d'andar fra i dannati
per riferirglieli tutti sbagliati
Quando la morte mi chiederà
di restituirle la libertà
forse una lacrima forse una sola
sulla mia tomba si spenderà
forse un sorriso forse uno solo
dal mio ricordo germoglierà
Se dalla carne mia già corrosa
dove il mio cuore ha battuto il tempo
dovesse nascere un giorno una rosa
la do alla donna che m'offrì il suo pianto
per ogni palpito del suo cuore
le rendo un petalo rosso d'amore
per ogni palpito del suo cuore
le rendo un petalo rosso d'amore
A te che fosti la più contesa
la cortigiana che non si dà a tutti
ed ora all'angolo di quella chiesa
offri le immagini ai belli ed ai brutti
lascio le note di questa canzone
canto il dolore della tua illusione
a te che sei per tirare avanti
costretta a vendere Cristo e i santi
Quando la morte mi chiamerà
nessuno al mondo s'accorgerà
che un uomo è morto senza parlare
senza sapere la verità
che un uomo è morto senza pregare
fuggendo il peso della pietà
Cari fratelli dell'altra sponda
cantammo in coro giù sulla terra
amammo in cento l'identica donna
partimmo in mille per la stessa guerra
questo ricordo non vi consoli
quando si muore, si muore soli
questo ricordo non vi consoli
quando si muore si muore soli
Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1963
5.BALLATA
DELL'AMORE CIECO (O DELLA VANITÀ)
Un uomo onesto un uomo probo
s'innamorò perdutamente
d'una che non lo amava niente
gli disse "Portami domani"
gli disse "Portami domani
il cuore di tua madre per i miei cani"
lui dalla madre andò e l'uccise
dal petto il cuore le strappò
e dal suo amore ritornò
Non era il cuore non era il cuore
non le bastava quell'orrore
voleva un'altra prova del suo cieco amore
Gli disse "Amor se mi vuoi bene"
gli disse "Amor se mi vuoi bene"
tagliati dai polsi le quattro vene"
le vene ai polsi lui si tagliò
e come il sangue ne sgorgò
correndo come un pazzo da lei tornò
Gli disse lei ridendo forte
gli disse lei ridendo forte
"L'ultima tua prova sarà la morte"
e mentre il sangue lento usciva
e ormai cambiava il suo colore
la Vanità fredda gioiva
un uomo s'era ucciso per il suo amore
Fuori soffiava dolce il vento
ma lei fu presa da sgomento
quando lo vide morir contento
morir contento e innamorato
quando a lei niente era restato
non il suo amore non il suo bene
ma solo il sangue secco delle sue vene
Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1965
6.AMORE
CHE VIENI, AMORE CHE VAI
Quei giorni perduti a rincorrere il vento
a chiederci un bacio e volerne altri cento
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
un giorno qualunque li ricorderai
amore che fuggi da me tornerai
E tu che con gli occhi di un altro colore
mi dici le stesse parole d'amore
fra un mese, fra un anno, scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
fra un mese, fra un anno, scordate le avrai
amore che vieni da me fuggirai
Venuto dal sole o da spiagge gelate
perduto in novembre o col vento d'estate
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai
io t'ho amato sempre, non t'ho amato mai
amore che vieni, amore che vai
Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1965
7.LA
BALLATA DELL'EROE
Era partito per fare la guerra
per dare il suo aiuto alla sua terra
gli avevano dato le mostrine e le stelle
e il consiglio di vendere cara la pelle
E quando gli dissero di andare avanti
troppo lontano si spinse a cercare la verità
ora che è morto la Patria si gloria
d'un altro eroe alla memoria
Ma lei che lo amava aspettava il ritorno
d'un soldato vivo d'un eroe morto che ne farà?
se accanto nel letto le è rimasta la gloria
d'una medaglia alla memoria
Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1964
8.LA
CANZONE DI MARINELLA
Questa di Marinella è la storia
vera
che scivolò nel fiume a primavera
ma il vento che la vide così bella
dal fiume la portò sopra una stella
Sola senza il ricordo di un dolore
vivevi senza il sogno di un amore
ma un Re senza corona e senza scorta
bussò tre volte un giorno alla tua porta
Bianco come la luna il suo cappello
come l'amore rosso il suo mantello
tu lo seguisti senza una regione
come un ragazzo segue l'aquilone
E c'era il sole e avevi gli occhi belli
lui ti baciò le labbra ed i capelli
c'era la luna e avevi gli occhi stanchi
lui pose le sue mani sui tuoi fianchi
Furono baci e furono sorrisi
poi furono soltanto i fiordalisi
che videro con gli occhi delle stelle
fremere al vento e ai baci la tua pelle
Dicono poi che mentre ritornarvi
nel fiume, chissà come, scivolavi
e lui che non ti volle creder morta
bussò cent'anni ancora alla tua porta
Questa è la tua canzone Marinella
che sei volata in cielo su una stella
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose
e come tutte le più belle cose
vivesti solo un giorno come le rose
Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1964
9.FILA
LA LANA
Nella guerra di Valois
il signor di Vly è morto
se sia stato un prode eroe
non si sa non è ancor certo
ma la dama abbandonata
lamentando la sua morte
per mill'anni e forse ancora
piangerà la triste sorte
Fila la lana fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni
libro di dolci sogni d'amore
apri le pagine sul suo dolore
Son tornati a cento e a mille
i guerrieri di Valois
son tornati alle famiglie
ai palazzi alle città
ma la dama abbandonata
non ritroverà il suo amore
e il gran ceppo nel cammino
non varrà a scaldarle il cuore
Fila la lana fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni
libro di dolci sogni d'amore
apri le pagine al suo dolore
Cavalieri che in battaglia
ignorate la paura
stretta sia la vostra maglia
ben temprata l'armatura
al nemico che vi assalta
siate presti a dar risposta
perché dietro a quelle mura
vi s'attende senza sosta
Fila la lana fila i tuoi giorni
illuditi ancora che lui ritorni
libro di dolci sogni d'amore
chiudi le pagine sul suo dolore
Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1965