SECONDA RACCOLTA
Perché domani sarà un giorno lungo e senza parole, perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole...

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  by Giuseppe Bonomo and Giuseppe Fancellu

NUVOLE BAROCCHE

E FU LA NOTTE

VALZER PER UN AMORE

PER I TUOI LARGHI OCCHI

LA CANZONE DELL’AMORE PERDUTO

CARLO MARTELLO

IL FANNULLONE

GEORDIE

DELITTO DI PAESE

 

1.NUVOLE BAROCCHE

Poi un'altra giornata di luce
poi un altro di questi tramonti
e portali colonne e fontane
tu mi hai insegnato a vivere
insegnami a partir
ma il cielo è tutto rosso
di nuvole barocche
sul fiume che si sciacqua
sotto l'ultimo sole
e mentre soffio a soffio
le spinge lo scirocco
sussurra un altro invito
che dice di restare
poi carezze lusinghe abbandoni
poi quegli occhi di verde dolcezza
mille e una di queste promesse
tu mi hai insegnato il sogno
io voglio la realtà
e mentre soffio a soffio
le spinge lo scirocco
sussurra un altro invito
che dice devi amare
che dice devi amare

Testo: De Andrè, Stanisci, Lario
Anno di pubblicazione: 1958

2.E FU LA NOTTE

E fu la notte la notte per noi
notte profonda sul nostro amore
e fu la fine di tutto per noi
resta il passato e niente di più
ma se ti dico "Non t'amo più"
sono sicuro di non dire il vero
e fu la notte la notte per noi
buio e silenzio son scesi su noi
e fu la notte la notte per noi
buio e silenzio son scesi su noi

Testo: Stanisci, De Andrè, Franchi
Anno di pubblicazione: 1958

3.VALZER PER UN AMORE

Quando carica d'anni e di castità
tra i ricordi e le illusioni
del bel tempo che non ritornerà
troverai le mie canzoni
nel sentirle ti meraviglierai
che qualcuno abbia lodato
le bellezze che allor più non avrai
e che avesti nel tempo passato

Ma non ti servirà il ricordo non ti servirà
che per piangere il tuo rifiuto
del mio amor che non tornerà
ma non ti servirà più a niente non ti servirà
che per piangere sui tuoi occhi
che nessuno più canterà
ma non ti servirà più a niente non ti servirà
che per piangere sui tuoi occhi
che nessuno più canterà

Vola il tempo lo sai che vola e va
forse non ce ne accorgiamo
ma più ancora del tempo che non ha età
siamo noi che ce ne andiamo
e per questo ti dico amore amor
io t'attenderò ogni sera
ma tu vieni non aspettare ancor
vieni adesso finché è primavera

Testo: De Andrè, Marinuzzi
Anno di pubblicazione: 1958

4.PER I TUOI LARGHI OCCHI

Per i tuoi larghi occhi
per i tuoi larghi occhi chiari
che non piangono mai
che non piangono mai
e perché non mi hai dato
che un addio troppo greve
perché dietro a quegli occhi
batte un cuore di neve

Io ti dico che mai
il ricordo in me lascerai
sarà stretto al mio cuore
da un motivo d'amore
non pensarlo perché
tutto quel che ricordo di te
di quegli attimi amari
sono i tuoi occhi chiari

I tuoi larghi occhi
che restavan lontani
anche quando io sognavo
anche mentre ti amavo
e se tu tornerai
ti amerò come sempre ti amai
come un bel sogno inutile
che si scorda al mattino

Ma i tuoi larghi occhi
i tuoi larghi occhi chiari
anche se non verrai
non li scorderò mai

Testo: De Andrè, Monti
Anno di pubblicazione: 1965

5.LA CANZONE DELL'AMORE PERDUTO

Ricordi sbocciavan le viole
con le nostre parole:
"Non ci lasceremo mai
mai e poi mai"
Vorrei dirti ora le stesse cose
ma come fan presto amore
ad appassir le rose
così per noi
L'amore che strappa i capelli
è perduto ormai
non resta che qualche svogliata carezza
e un po' di tenerezza

E quando ti troverai in mano
quei fiori appassiti
al sole d'un aprile
ormai lontano li rimpiangerai
ma sarà la prima
che incontri per strada
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato
per un amore nuovo

E sarà la prima
che incontri per strada
che tu coprirai d'oro
per un bacio mai dato
per un amore nuovo

Testo: De Andrè
Anno di pubblicazione: 1965

6.CARLO MARTELLO (RITORNA DALLA BATTAGLIA DI POITIERS)

Re Carlo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura del sire vincitor
il sangue del Principe e del Moro
arrossano il cimiero d'identico color
ma più che del corpo le ferite
da Carlo son sentite le bramosie d'amor
"Se ansia di gloria, sete ed onore
spegne la guerra al vincitore
non ti concede un momento per fare all'amore.
Chi poi impone alla sposa soave
di castità la cintura, ahimè, è grave,
in battaglia può correre il rischio di perder la chiave"

Così si lamenta il re cristiano,
s'inchina intorno il grano, gli son corona i fiori
lo specchio di chiara fontanella
riflette fiero in sella dei mori il vincitor
quand'ecco nell'acqua si compone
mirabile visione il simbolo d'amor
nel folto di lunghe trecce bionde
il seno si confonde ignudo in pieno sol

"Mai non fu vista cosa più bella,
mai io non colsi siffatta pulzella"
disse re Carlo scendendo veloce di sella
"Deh! Cavaliere non v'accostate
già d'altri è gaudio quel che cercate
ad altra più facile fonte la sete calmate"

Sorpreso da un dire sì deciso
sentendosi deriso re Carlo s'arresto
Ma più dell'onor poté il digiuno
fremente l'elmo bruno il sire si levò
codesta era l'arma sua segreta
da Carlo spesso usata in gran difficoltà
alla donna apparve un gran nasone
un volto da caprone ma era Sua Maestà
"Se voi non foste il mio sovrano"
Carlo si sfila il pesante spadone
"Non celerei il disio di fuggirvi lontano
Ma poiché siete il mio signore"
Carlo si toglie l'intero gabbione
"Debbo concedermi spoglia ad ogni pudore"

Cavaliere lui era assai valente
ed anche in quel frangente d'onor si ricoprì
e giunto alla fin della tenzone
incerto sull'arcione tentò di risalir
veloce lo arpiona la pulzella
repente una parcella presenta al suo Signor
"Deh! Proprio perché noi siete il sire
fan cinquemila lire, è un prezzo di favor"
"È mai possibile oh porco di un cane
che le avventure in codesto reame
debban risolversi tutte con grandi puttane
Anche sul prezzo c'è poi da ridire,
ben mi ricordo che pria di partire
v'eran tariffe inferiori alle tremila lire"

Ciò detto agì da gran cialtrone
con balzo da leone in sella si lanciò
frustando il cavallo come un ciuco
fra i glicini e il sambuco il re si dileguò

Re Carlo tornava dalla guerra
lo accoglie la sua terra cingendolo d'allor
al sol della calda primavera
lampeggia l'armatura del sire vincitor


Testo: De Andrè, Villaggio, Monti
Anno di pubblicazione 1963

7.IL FANNULLONE

Senza pretesa di voler strafare
io dormo al giorno quattordici ore
anche per questo nel mio rione
godo la fama di fannullone
ma non si sdegni la brava gente
se nella vita non riesco a far niente

Tu vaghi per le strade quasi tutta la notte
sognando mille favole di gloria e di vendetta
racconti le sue storie a pochi uomini ormai stanchi
che ridono fissandoti con vuoti sguardi bianchi
tu reciti una parte fastidiosa alla gente
facendo della vita una commedia divertente

Ho anche provato a lavorare
senza risparmio mi diedi da fare
ma il sol risultato dell'esperimento
fu della fame un tragico aumento
non si risenta la gente per bene
se non mi adatto a portar le catene

Ti diedero lavoro in un grande ristorante
a lavare gli avanzi della gente elegante
ma tu dicevi "Il cielo e la mia unica fortuna
e l'acqua dei piatti non rispecchia la luna"
tornasti a cantar storie lungo strade di notte
sfidando il buon umore delle tue scarpe rotte

Non sono poi quel cagnaccio malvagio
senza morale straccione e randagio
che si accontenta di un osso bucato
con affettuoso disprezzo gettato
al fannullone sa battere il cuore
il cane randagio ha trovato il suo amore

Pensasti al matrimonio come al giro di una danza
amasti la tua donna come un giorno di vacanza
hai preso la tua casa per rifugio alla tua fiacca
per un attaccapanni a cui appendere la giacca
e la tua dolce sposa consolò la sua tristezza
cercando fra la gente chi le offrisse tenerezza

E' andata via senza fare rumore
forse cantando una storia d'amore
la raccontava ad un mondo ormai stanco
che camminava distratto al suo fianco
lei tornerà in una notte d'estate
l'applaudiranno le stelle incantate
rischiareranno dall'alto i lampioni
la strana danza di due fannulloni
la luna avrà dell'argento il colore
sopra la schiena dei gatti in amore

Testo: De Andrè, Villaggio, Monti
Anno di pubblicazione: 1963

8.GEORDIE

Uomo:
Mentre attraversavo London Bridge
un giorno senza sole
vidi una donna pianger d'amore,
piangeva per il suo Geordie

Donna:
Impiccheranno Geordie con una corda d'oro,
è un privilegio raro.
Rubò sei cervi nel parco del re
vendendoli per denaro

Uomo:
Sellate il suo cavallo dalla bianca criniera
sellatele il suo pony
cavalcherà sino a Londra stasera
ad implorare per Geordie

Donna:
Geordie non rubò mai neppure per me
un frutto o un fiore raro.
Rubò sei cervi del parco del re
vedendoli per denaro

Insieme:
Salvate le sue labbra, salvate il suo sorriso,
non ha vent'anni ancora
cadrà l'inverno anche sopra il suo viso,
Uomo:
Potrete impiccarlo allora.
Né il cuore degli inglesi né lo scettro del re
Geordie potranno salvare,
anche se piangeranno con te
la legge non può cambiare

Insieme:
così lo impiccheranno con una corda d'oro,
è un privilegio raro.
rubò sei cervi nel parco del re

Uomo: vendendoli per denaro

Testo: adattamento De Andrè
Anno di pubblicazione: 1966

9.DELITTO DI PAESE

Non tutti nella capitale sbocciano i fiori del male
qualche assassinio senza pretese abbiamo anche noi in paese
qualche assassinio senza pretese abbiamo anche noi qui in paese
aveva il capo tutto bianco ma il cuore non ancor stanco
gli ritornò a battere in fretta per una giovinetta
gli ritornò a battere in fretta per una giovinetta
ma la sua voglia troppo viva subito gli esauriva
in un sol bacio e una carezza l'ultima giovinezza
in un sol bacio e una carezza l'ultima giovinezza
quando la mano lei gli tese triste lui le rispose
d'essere povero in bolletta lei si rivestì in fretta
d'essere povero in bolletta lei si rivestì in fretta
e andò a cercare il suo compagno partecipe del guadagno
e ritornò col protettore dal vecchio truffatore
e ritornò col protettore dal vecchio truffatore
mentre lui fermo lo teneva sei volte lo accoltellava
dicon che quando lui spirò la lingua lei gli mostrò
dicon che quando lui spirò la lingua lei gli mostrò
misero tutto sotto sopra senza trovare un soldo
ma solo un mucchio di cambiali e di atti giudiziali
ma solo un mucchio di cambiali e di atti giudiziali
allora presi dallo sconforto e dal rimpianto del morto
s'inginocchiaron sul povero uomo chiedendogli perdono
s'inginocchiaron sul povero uomo chiedendogli perdono
quando i gendarmi sono entrati piangenti li han trovati
fu qualche lacrima sul viso a dargli il paradiso
fu qualche lacrima sul viso a dargli il paradiso
e quando furono impiccati volarono fra i beati
qualche beghino di questo fatto fu poco soddisfatto
qualche beghino di questo fatto fu poco soddisfatto
non tutti nella capitale sbocciano i fiori del male
qualche assassinio senza pretese abbiamo anche noi in paese
qualche assassinio senza pretese abbiamo anche noi in paese

Testo: De Andrè (traduzione di una canzone di Brassens)
Anno di pubblicazione: 1958