TUTTI MORIMMO A STENTO
Perché domani sarà un giorno lungo e senza parole, perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole...

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  by Giuseppe Bonomo and Giuseppe Fancellu

 

 

CANTICO DEI DROGATI

PRIMO INTERMEZZO

LEGGENDA DI NATALE

SECONDO INTERMEZZO

BALLATA DEGLI IMPICCATI

INVERNO

GIROTONDO

TERZO INTERMEZZO

CORALE (LEGGENDA DEL RE INFELICE)

 

1CANTICO DEI DROGATI

Ho licenziato Dio gettato via un amore
per costruirmi il vuoto nell'anima e nel cuore


Le parole che dico non han più forma né accento
si trasformano i suoni in un sordo lamento


Mentre fra gli altri nudi io striscio verso un fuoco
che illumina i fantasmi di questo osceno giuoco

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Chi mi riparlerà di domani luminosi
dove i muti canteranno e taceranno i noiosi

Quando riascolterò il vento tra le foglie
sussurrare i silenzi che la sera raccoglie

Io che non vedo più che folletti di vetro
che mi spiano davanti che mi ridono dietro

Come potrò dire la mia madre che ho paura?

Perché non hanno fatto delle grandi pattumiere
per i giorni già usati per queste ed altre sere

E chi, chi sarà mai il buttafuori del sole
chi lo spinge ogni giorno sulla scena alle prime ore

E soprattutto chi e perché mi ha messo al mondo
dove vivo la mia morte con un anticipo tremendo?

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Quando scadrà l'affitto di questo corpo idiota
allora avrò il mio premio come una buona nota

Mi citeran di monito a chi crede sia bello
giocherellare a palla con il proprio cervello

Cercando di lanciarlo oltre il confine stabilito
che qualcuno ha tracciato ai bordi dell'infinito

Come potrò dire a mia madre che ho paura?

Tu che m'ascolti insegnami un alfabeto che sia
differente da quello della mia vigliaccheria


Testo: De Andrè, Mannerini
Anno di pubblicazione: 1968

2PRIMO INTERMEZZO

Gli arcobaleni d'altri mondi hanno colori che non so
lungo i ruscelli d'altri mondi nascono fiori che non ho

Gli arcobaleni d'altri mondi hanno colori che non so
lungo i ruscelli d'altri mondi nascono fiori che non ho


Testo: Fabrizio De Andrè
Anno di pubblicazione: 1968

3LEGGENDA DI NATALE

Parlavi alla luna giocavi coi fiori
avevi l'età che non porta dolori
e il vento era un mago, la rugiada una dea,
nel bosco incantato di ogni tua idea
nel bosco incantato di ogni tua idea

E venne l'inverno che uccide il colore
e un Babbo Natale che parlava d'amore
e d'oro e d'argento splendevano i doni
ma gli occhi eran freddi e non erano buoni
ma gli occhi eran freddi e non erano buoni

Coprì le tue spalle d'argento e di lana
di pelle e smeraldi intrecciò una collana
e mentre incantata lo stavi a guardare
dai piedi ai capelli ti volle baciare
dai piedi ai capelli ti volle baciare

E adesso che gli altri ti chiamano dea
l'incanto è svanito da ogni tua idea
ma ancora alla luna vorresti narrare
la storia d'un fiore appassito a Natale
la storia d'un fiore appassito a Natale


Testo: Fabrizio De Andrè
Anno di pubblicazione: 1968

4SECONDO INTERMEZZO


Sopra le tombe d'altri mondi nascono fiori che non so
ma fra i capelli di altri amori muoiono fiori che non ho

Sopra le tombe d'altri mondi nascono fiori che non so
ma fra i capelli di altri amori muoiono fiori che non ho


Testo: Fabrizio De Andrè
Anno di pubblicazione: 1968

5BALLATA DEGLI IMPICCATI

Tutti morimmo a stento ingoiando l'ultima voce
tirando calci al vento vedemmo sfumare la luce

L'urlo travolse il sole l'aria divenne stretta
cristalli di parole l'ultima bestemmia detta

Prima che fosse finita ricordammo a chi vive ancora
che il prezzo fu la vita per il male fatto in un'ora

Poi scivolammo nel gelo di una morte senza abbandono
recitando l'antico credo di chi muore senza perdono

Chi derise la nostra sconfitta e l'estrema vergogna ed il modo
soffocato da identica stretta impari a conoscere il nodo

Chi la terra ci sparse sull'ossa e riprese tranquillo il cammino
giunga anch'egli stravolto alla fossa con la nebbia del primo mattino

La donna che celò in un sorriso il disagio di darci memoria
ritrovi ogni notte sul viso un insulto del tempo e una scoria

Coltiviamo per tutti un rancore che ha l'odore del sangue rappreso
ciò che allora chiamammo dolore è soltanto un discorso sospeso


Testo: Fabrizio De Andrè
Anno di pubblicazione: 1968

6INVERNO

Sale la nebbia sui prati bianchi
come un cipresso nei camposanti
un campanile che non sembra vero
segna il confine fra la terra e il cielo

Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un'altra estate

Anche la luce sembra morire
nell'ombra incerta di un divenire
dove anche l'alba diventa sera
e i volti sembrano teschi di cera

Ma tu che vai, ma tu rimani
anche la neve morirà domani
l'amore ancora ci passerà vicino
nella stagione del biancospino

La terra stanca sotto la neve
dorme il silenzio di un sonno greve
l'inverno raccoglie la sua fatica
di mille secoli, da un'alba antica

Ma tu che stai, perché rimani?
Un altro inverno tornerà domani
cadrà altra neve a consolare i campi
cadrà altra neve sui camposanti


Testo: Fabrizio De Andrè
Anno di pubblicazione: 1968

7GIROTONDO

Se verrà la guerra, Marcondiro'ndero
se verrà la guerra, Marcondiro'ndà
sul mare e sulla terra, Marcondiro'ndera
sul mare e sulla terra chi ci salverà?

Ci salverà il soldato che non la vorrà
ci salverà il soldato che la guerra rifiuterà

La guerra è già scoppiata, Marcondiro'ndero
la guerra è già scoppiata, chi ci aiuterà
ci aiuterà il buon Dio, Marcondiro'ndera
ci aiuterà il buon Dio, lui ci salverà

Buon Dio è già scappato, dove non si sa
buon Dio se n'è andato, chissà quando ritornerà

L'aeroplano vola, Marcondiro'ndera
l'aeroplano vola, Marcondiro'ndà
se getterà la bomba, Marcondiro'ndero
se getterà la bomba chi ci salverà?

Ci salva l'aviatore che non lo farà
ci salva l'aviatore che la bomba non getterà

La bomba è già caduta, Marcondiro'ndero
la bomba è già caduta, chi la prenderà?
la prenderanno tutti, Marcondiro'ndera
siam belli o siam brutti, Marcondiro'ndà

Siam grandi o siam piccini li distruggerà
siam furbi o siam cretini li fulminerà

Ci sono troppe buche, Marcondiro'ndera
ci sono troppe buche, chi le riempirà?
non potremo più giocare al Marcondiro'ndera
non potremo più giocare al Marcondiro'ndà

E voi a divertirvi andate un po' più in là
andate a divertirvi dove la guerra non ci sarà

La guerra è dappertutto, Marcondiro'ndera
la terra è tutta un lutto, chi la consolerà?
Ci penseranno gli uomini, le bestie i fiori
i boschi e le stagioni con i mille colori

Di gente, bestie e fiori no, non ce n'è più
viventi siam rimasti noi e nulla più

La terra è tutta nostra, Marcondiro'ndera
ne faremo una gran giostra, Marcondiro'ndà
abbiam tutta la terra Marcondiro'ndera
giocheremo a far la guerra, Marcondiro'ndà...


Testo: Fabrizio De Andrè
Anno di pubblicazione: 1968

8TERZO INTERMEZZO

La polvere il sangue le mosche e l'odore
per strada fra i campi la gente che muore
e tu, tu la chiami guerra e non sai che cos'è
e tu, tu la chiami guerra e non ti spieghi il perché

L'autunno negli occhi l'estate nel cuore
la voglia di dare l'istinto di avere
e tu, tu lo chiami amore e non sai che cos'è
e tu, tu lo chiami amore e non ti spieghi il perché


Testo: Fabrizio De Andrè
Anno di pubblicazione: 1968

9CORALE (LEGGENDA DEL RE INFELICE)

Uomini senza fallo, semidei
che vivete in castelli inargentati
che di gloria toccaste gli apogei
noi che invochiam pietà siamo i drogati.
Dell'inumano varcando il confine
conoscemmo anzitempo la carogna
che ad ogni ambito sogno mette fine:
che la pietà non vi sia di vergogna

Coro:
C'era un re
che aveva
due castelli
uno d'argento
uno d'oro
ma per lui
non il cuore
di un amico
mai un amore né felicità

Banchieri, pizzicagnoli, notai,
coi ventri obesi e le mani sudate
coi cuori a forma di salvadanai
noi che invochiam pietà fummo traviate.
Navigammo su fragili vascelli
per affrontar del mondo la burrasca
ed avevamo gli occhi troppo belli:
che la pietà non vi rimanga in tasca

Giudici eletti, uomini di legge
noi che danziam nei vostri sogni ancora
siamo l'umano desolato gregge
di chi morì con il nodo alla gola.
Quanti innocenti all'orrenda agonia
votaste decidendone la sorte
e quanto giusta pensate che sia
una sentenza che decreta morte?

Coro:
Un castello
lo donò
e cento e cento amici trovò
l'altro poi
gli portò
mille amori
ma non trovo
la felicità.

Uomini cui pietà non convien sempre
male accettando il destino comune,
andate, nelle sere di novembre,
a spiar delle stelle al fioco lume,
la morte e il vento, in mezzo ai camposanti,
muover le tombe e metterle vicine
come fossero tessere giganti
di un domino che non avrà mai fine

Uomini, poiché all'ultimo minuto
non vi assalga il rimorso ormai tardivo
per non aver pietà giammai avuto
e non diventi rantolo il respiro:
sappiate che la morte vi sorveglia
gioir nei prati o fra i muri di calce,
come crescere il gran guarda il villano
finché non sia maturo per la falce

Coro:
Non cercare la felicità
in tutti quelli a cui tu
hai donato
per avere un compenso
ma solo in te
nel tuo cuore
se tu avrai donato
solo per pietà
per pietà
per pietà...


Testo: Fabrizio De Andrè
Anno di pubblicazione: 1968