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Intervento di Fidel
Castro Ruz alla Televisione Cubana, sullattuale situazione internazionale, sulla
crisi economica e mondiale e sulle loro conseguenze per Cuba - 2 novembre 2001
Intervento di Fidel Castro Ruz alla
Sessione Plenaria della Conferenza Mondiale contro il Razzismo, la Discriminazione
Razziale, la Xenofobia e le Forme Connesse di Intolleranza.
Durban, Sudafrica, 1° settembre 2001
Discorso di Fidel Castro Ruz nella Riunione di Lavoro
del X Vertice Iberoamericano dei Capi di Stato e di Governo, Città del Panama, 18
novembre 2000.
Discorso pronunciato dal Comandante Fidel
Castro Ruz per il 40 anniversario della creazione dei CDR, il 28 settembre 2000
Il ruolo delle Nazioni
Unite nel Secolo XXI, Nazioni Unite, New York, 7 settembre 2000
Discorso di Fidel Castro
Ruz al Vertice del millenio, Nazioni Unite, 6 settembre 2000
Discorso di Fidel Castro Ruz, nella
cerimonia di laurea di tutte le facoltà di scienze mediche del paese, che ha avuto luogo
presso la Tribuna Antimperialista "JOSÉ MARTÍ", il 13 agosto 2000.
Discorso di Fidel Castro Ruz in
occasione del XLVII anniversario dellattacco alla caserma Moncada il 26 luglio 1953
a Pinar del Rio, 5 agosto 2000
DISCORSO DI FIDEL CASTRO RUZ, IN
OCCASIONE DELLANNIVERSARIO XLVII DELLATTACCO ALLA CASERMA MONCADA IL 26 LUGLIO
1953. VILLA CLARA, 29 LUGLIO 2000.
Discorso pronunciato dal Presidente della
Repubblica di Cuba, Fidel Castro Ruz, nella tribuna aperta della gioventù, gli studenti e
i lavoratori in occasione del Giorno Internazionale dei Lavoratori, Piazza della
Rivoluzione, Primo Maggio del 2000, "Anno del 40 Anniversario della decisione di
Patria o Morte".
Discorso pronunciato da Fidel Castro Ruz,
nella tribuna aperta della gioventù, gli studenti e i lavoratori in occasione del Giorno
Internazionale dei Lavoratori, Piazza della Rivoluzione, Primo Maggio del 2000, "Anno
del 40 Anniversario della decisione di Patria o Morte".
Commemorazione
del 50° Anniversario dellOMC - Ginevra - maggio 1998
Commemorazione
del 50° Anniversario dellOMS - Ginevra - maggio 1998
Discorso di commiato
alla partenza del Papa da Cuba - La Habana - gennaio 1998
Discorso di benvenuto
allarrivo del Papa a Cuba - La Habana - gennaio 1998
Conferenza delle Nazioni
Unite sull'Alimentazione - Roma - novembre 1996
Conferenza
delle Nazioni Unite sugli Insediamenti Umani, Habitat II - Istanbul - giugno 1996
Commemorazione del
50° Anniversario delle Nazioni Unite - New York - ottobre 1995
Conferenza delle
Nazioni Unite sullo Sviluppo Sociale - Copenaghen - marzo 1995
Conferenza
delle Nazioni Unite sullAmbiente e lo Sviluppo - Rio de Janeiro - giugno 1992
Conferenza
delle Nazioni Unite sullAmbiente e lo Sviluppo
Rio de Janeiro - giugno 1992
Una importante specie biologica corre il rischio di sparire a causa della rapida e
progressiva eliminazione delle sue condizioni naturali di vita: l'uomo.
Prendiamo coscienza di questo problema adesso, quando è quasi tardi per impedirlo.
E' necessario far rilevare che le fondamentali responsabili dell'atroce distruzione
dell'ambiente sono le società di consumo. Esse, nate dalle antiche metropoli coloniali e
dalle politiche imperiali, a loro volta hanno generato l'arretratezza e la povertà che
oggi flagellano l'immensa maggioranza dell'umanità. Con il solo 20 % della popolazione
mondiale, esse consumano i due terzi dei metalli e i tre quarti dell'energia che si
producono nel mondo. Hanno avvelenato i mari e i fiumi, hanno contaminato l'aria, hanno
indebolito e forato la cappa di ozono, hanno saturato l'atmosfera di gas che alterano le
condizioni climatiche con effetti catastrofici che incominciamo già a patire.
I boschi spariscono, i deserti si estendono, migliaia di milioni di tonnellate di terra
fertile vanno a finire ogni anno in mare. Numerose specie si estinguono. La pressione
demografica e la povertà portano a sforzi disperati per sopravvivere anche a spese della
natura. Non è possibile incolpare di questo i paesi del Terzo Mondo, colonie ieri,
nazioni sfruttate e saccheggiate oggi da un ordine economico mondiale ingiusto.
La soluzione non può essere quella di impedire lo sviluppo a quelli che più ne hanno
bisogno. La realtà è che tutto ciò che contribuisce oggi al sottosviluppo e alla
povertà costituisce una violazione flagrante dell'ecologia. Decine di milioni di uomini,
donne e bambini muoiono ogni anno nel Terzo Mondo in conseguenza di ciò, più che in
ognuna delle guerre mondiali. L'interscambio disuguale, il protezionismo e il debito
estero aggrediscono l'ecologia e favoriscono la distruzione dell'ambiente.
Se si vuole salvare l'umanità da questa autodistruzione, bisogna distribuire meglio le
ricchezze e le tecnologie disponibili nel pianeta. Meno lusso e meno sperpero in quei
pochi paesi perché si abbia meno povertà e meno fame in gran parte della Terra. Non più
trasferimenti al Terzo Mondo di stili di vita e abitudini di consumo che rovinano
l'ambiente. Si renda più razionale la vita umana. Si applichi un ordine economico
internazionale giusto. Si utilizzi tutta la scienza necessaria per uno sviluppo sostenuto
senza contaminazioni. Si paghi il debito ecologico e non il debito estero. Sparisca la
fame e non l'uomo.
Poiché le presunte minacce del comunismo sono sparite, e non restano pretesti per guerre
fredde, corse agli armamenti e spese militari, che cosa impedisce di destinare
immediatamente queste risorse a promuovere lo sviluppo del Terzo Mondo e a combattere la
minaccia di distruzione ecologica del pianeta?
Cessino gli egoismi, cessino le egemonie, cessino l'insensibilità, l'irresponsabilità e
l'inganno. Domani sarà troppo tardi per fare quello che avremmo dovuto fare da molto
tempo.
Conferenza delle
Nazioni Unite sullo Sviluppo Sociale
Copenaghen - marzo 1995
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"Tutta la vita è un sogno, e i sogni sono sogni", disse secoli fa Calderón de
la Barca, famoso drammaturgo spagnolo.
Indipendentemente dalle nobili intenzioni dei presenti, in un mondo dove i ricchi sono
ogni volta più ricchi e i poveri ogni volta sempre più poveri; dove alcuni paesi
ricevono per le loro materie prime e risorse naturali prezzi ogni volta minori e altri
vendono i loro prodotti elaborati ogni volta più cari; dove il debito estero dei meno
favoriti dalla fortuna cresce incessantemente e raggiunge già la cifra incredibile di
1500 miliardi di dollari; dove i tassi di interesse crescono arbitrariamente di giorno in
giorno; dove la popolazione cresce esplosivamente nelle aree più povere; dove i capitali
si trasferiscono in cifre crescenti dai paesi poveri a quelli ricchi; dove i furti dei
"cervelli" sono continui là dove più sono necessari; dove le donne, gli
indios, i neri e le altre etnie sono discriminati; dove il caos e lanarchia regnano
sotto le cieche e selvagge leggi del mercato, non ci può essere sviluppo sociale.
Dove manca lumanità, non possono esserci diritti umani. Dove impera legoismo,
non ci può essere solidarietà. Dove la società di consumo e di spreco sono poste come
modelli per una popolazione che già supera gli oltre 5 miliardi e 700 milioni di esseri
umani, non ci può essere né preservazione dellambiente, né risorse naturali che
non si contaminino o non si esauriscano, né sviluppo sociale possibile. Dove la corsa al
riarmo e il commercio delle armi persistono nonostante sia finita la guerra fredda, dove
non si è dedicato al progresso umano neanche un centesimo di quello che si spreca oggi in
armi, dove i blocchi militari si estendono irrazionalmente, dove le armi sofisticate
continuano a essere fabbricate e a essere perfezionate, non ci può essere sviluppo
sociale.
Con legemonismo, linterventismo di ogni tipo, sotto qualunque pretesto, che
hanno solo luogo in paesi piccoli del Terzo Mondo, senza il rispetto al diritto sacro di
ogni paese alla sua piena indipendenza e uguaglianza nelle relazioni internazionali, non
ci può essere né pace, né sviluppo sociale. E una menzogna, un puro inganno.
Il neo-liberismo, dottrina di moda imposta al mondo doggi, sacrifica spietatamente
nei paesi sottosviluppati i consumi per la salute, leducazione, la cultura, lo
sport, la sicurezza sociale, ledilizia popolare, lacqua potabile e altre
necessità elementari delle popolazioni, cioè a dire, rende impossibile lo sviluppo
sociale.
Che ci siano poveri nei paesi industrializzati è semplicemente una vergogna. Che si possa
ridurre la disoccupazione e che questa cresca con il progresso tecnologico è prova della
irrazionalità del sistema imperante. La crescita incontenibile della droga, della
xenofobia e della violenza mostra la sua decadenza morale.
Cuba, criminalmente sottoposta a un blocco perché non condivide le idee del suo poderoso
vicino del nord e che ha perso più del 70% delle sue importazioni con la scomparsa del
campo socialista e dellUnione Sovietica, non ha chiuso una sola scuola, né un
ospedale, né un ospizio, né un asilo infantile.
Nonostante siamo un paese povero, contiamo oggi il più alto numero di insegnanti, di
medici, di istruttori di arte e di sport per abitante tra tutti i paesi del mondo. La
nostra mortalità infantile è al di sotto di 10 per ogni mille nati vivi. Non ci sono
analfabeti e la prospettiva di vita raggiunge i 75 anni. Abbiamo vissuto
unesperienza. Possiamo parlare.
Quello che vogliamo noi che siamo qui riuniti è possibile. Però manca qualche cosa di
più delle promesse, delle risoluzioni e delle dichiarazioni: manca la volontà politica e
manca la giustizia, non solo dentro ogni paese ma anche tra tutti i paesi.
Si ripartiscano meglio le ricchezze del mondo fra tutte le nazioni e dentro le nazioni; si
stabilisca una vera solidarietà tra i popoli e solo allora i nostri sogni di oggi
potranno essere la realtà di domani.
Commemorazione
del 50° Anniversario delle Nazioni Unite
New York - ottobre 1995
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Signor Presidente, Signor Segretario Generale, Vostre Eccellenze, mezzo secolo fa nasceva
la Organizzazione delle Nazioni Unite dopo la fine di una guerra mostruosa che ha causato
la perdita di 10 milioni di vite umane.
Oggi 20 milioni di uomini, donne e bambini muoiono ogni anno per denutrizione e malattie
che potrebbero essere curate.
In alcuni paesi ricchi la durata media della vita di un uomo è di 80 anni, mentre in
altri raggiunge a malapena i 40; questo significa che per milioni di persone la vita si
interrompe precocemente.
Quanto dovremo aspettare perché questa carneficina finisca?
La guerra fredda è finita, ma la corsa alle armi continua e le egemonie nucleari e
militari non accennano a diminuire.
Quanto dovremo aspettare per il disarmo totale che permetterebbe di evitare uno sterminio
di massa e per l'eliminazione dell'uso della forza, dell'arroganza e della pressione
nellambito delle relazioni internazionali?
L'obsoleto privilegio di veto e l'uso senza senso del Consiglio di Sicurezza da parte dei
potenti stanno incoraggiando un nuovo colonialismo all'interno delle Nazioni Unite.
L'America Latina e l'Africa non hanno neppure un membro permanente nel Consiglio di
Sicurezza.
Nell'Asia, l'India ha una popolazione di un miliardo di persone, ma non può condividere
questa responsabilità.
Quanto dovremo aspettare per la democratizzazione delle Nazioni Unite? Quanto dovremo
aspettare perché l'indipendenza e l'eguaglianza sovrana degli Stati diventi realtà?
Quanto perché una politica di non intervento e una vera cooperazione internazionale
possano avverarsi?
Le nuove scoperte nell'ambito della scienza e della tecnologia aumentano ogni giorno, ma i
loro benefici non raggiungono la maggior parte dell'umanità e continuano a essere al
servizio del consumismo sconsiderato che sta sprecando le risorse limitate e che sta
seriamente minacciando la vita sulla terra.
Quanto dovremo aspettare prima che razionalità, uguaglianza e giustizia prevalgano nel
mondo?
Le foreste stanno scomparendo, l'aria sta diventando sempre più inquinata e i fiumi
contaminati.
Innumerevoli specie di animali e piante stanno perendo. Il terreno si sta impoverendo.
Epidemie nuove e vecchie si espandono mentre la popolazione cresce e la legione degli
spodestati continua a moltiplicarsi.
Riusciranno le generazioni future a raggiungere la terra promessa mezzo secolo fa?
Quante centinaia di milioni di persone sono morte senza vederla?
Quante sono state vittime di oppressione, povertà, fame e malattie?
Quanti moriranno ancora?
Noi richiediamo un mondo senza egemonie, senza armi nucleari, senza interventismo, senza
razzismo, senza odio nazionale o religioso, senza atti oltraggiosi contro la sovranità
dei popoli, senza modelli universali che stravolgano completamente le tradizioni e la
cultura di tutti gli elementi dell'umanità. Richiediamo un mondo senza barriere che
causano la morte di uomini, donne e bambini, giovani e vecchi come silenziose bombe
atomiche.
Richiediamo un mondo di pace, giustizia e dignità dove ognuno, senza eccezione, abbia
diritto al benessere e alla vita.
Conferenza
delle Nazioni Unite sugli Insediamenti Umani, Habitat II
Istanbul - giugno 1996
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Distinti partecipanti a questa Conferenza, i nostri problemi non sono quelli degli antichi
filosofi che abitarono in queste regioni. La specie umana, che in centinaia di migliaia di
anni ha raggiunto appena un miliardo di abitanti, in questo secolo è cresciuta quasi sei
volte. Tra solo cinque anni saremo più di sei miliardi.
Questa colossale esplosione demografica non ha avuto luogo in un mondo giusto. E
stata preceduta da secoli di colonialismo, di schiavitù e di sfruttamento economico.
Alcuni hanno avuto tutto, altri non hanno avuto niente. Le cosiddette società dei
consumi, che non sono altro che un insulto ai quattro quinti degli abitanti affamati e
poveri quali noi siamo, sono state costruite con il sudore e con il sangue degli
sfruttati. La medicina è stata capace di salvare vite, ma la politica e l'economia non
sono state capaci di nutrire i popoli e offrire loro una vita dignitosa.
Coloro che hanno quasi distrutto il pianeta e avvelenato l'aria, i mari, i fiumi e i
suoli, si mostrano oggi i meno interessati alla salvezza dellumanità. Quanti capi
di Stato e di Governo dei paesi sviluppati sono presenti oggi a questo incontro? Lo
sconforto si sta diffondendo nei paesi del Terzo Mondo. Essi stanno perdendo la fiducia.
Problemi così vitali, affrontati dalle Nazioni Unite, come lambiente e lo sviluppo
sociale, hanno avuto unaltra risposta, almeno formalmente.
I flussi di emigrazione sia interni che esterni hanno avuto origine in questo stesso
sviluppo disuguale e ingiusto sia all'interno che all'esterno dei paesi. Se non si
comprende questo, non si comprenderà nulla degli insediamenti umani e delle loro
possibili soluzioni.
Oggi si parla molto di economia mondiale e di progresso tecnologico. A che cosa servirà
tutto questo se non risolve i problemi dell'uomo, se i paesi ricchi sono sempre più
ricchi e quelli poveri sempre più poveri? Con quali risorse forniremo istruzione, salute,
alimenti, abitazioni e occupazione non solo a quelli che vivono oggi nel mondo, ma anche
ai quasi cento milioni di esseri umani che ogni anno incrementano lumanità? Se la
riconversione industriale e la rivoluzione tecnologica negli sviluppati paesi
capitalistici generano un tasso di disoccupazione sempre più alto, cosa rimane per noi
che siamo i diseredati della Terra?
In questo incontro stiamo discutendo principalmente sugli insediamenti umani nelle città,
ma non possiamo dimenticare che le aree rurali, dove si dovrebbero produrre alimentari e
dove è necessario creare insediamenti degni delluomo, sono sempre più abbandonate.
Linterscambio disuguale tra la campagna e la città è simile a quello che esiste
tra paesi poveri e paesi ricchi. Gli abitanti disperati di queste aree emigrano verso le
città per vivere in bidonville, baracche e quartieri deprimenti.
Solo nellAmerica Latina si stima che, in un periodo di poco più di due decenni,
l'85% della popolazione sarà concentrata nelle città.
Come risolveremo noi, popoli dell'America Latina e dei Caraibi, i terribili problemi che
racchiude questa allarmante previsione? Dove troveremo le necessarie fonti di acqua? Come
ci garantiremo gli alimenti indispensabili? Che occupazione potremo offrire a quelle
centinaia di milioni di braccia? Quale educazione saremo capaci di offrire a quelle
legioni di esseri umani? Quali saranno le condizioni di vita di quelle incalcolabili
masse? Quali alloggi decorosi potremo assicurare loro? Come potremo evitare
l'irreversibile deterioramento dell'ambiente? Come potremo controllare in quelle mostruose
metropoli la crescita sfrenata dei crimini, delle droghe, dello sfruttamento dei bambini e
del decadimento morale della società? Fino a quando sarà possibile in questi agglomerati
ingovernabili sopportare la povertà, lindigenza, la morte, la fame e lo
sfruttamento?
Forse quei Governi non si preoccupano di questo? Può lo Stato dissociare se stesso dalla
sua responsabilità nel risolvere questi problemi? E' giusto considerare che l'alloggio
non costituisca un diritto essenziale delluomo?
Cuba si unisce a coloro che, sia rappresentanti di istituzioni governative o non
governative, in questa Conferenza hanno difeso le posizioni più corrette e hanno espresso
le verità più evidenti.
Non si può asserire che non ci siano risorse sufficienti. Come è possibile che dopo la
cosiddetta guerra fredda milioni di milioni di dollari vengano spesi in armi e attività
militari e che continui a crescere il commercio degli armamenti? Come si può ingannare a
tal punto lumanità?
Dovremmo proclamare a gran voce che abbiamo diritto di respirare aria pura, di bere acqua
incontaminata, di avere un lavoro dignitoso, di alimentarci e di alimentarci con cibi
sani, che abbiamo diritto all'istruzione, alla cura della salute e a essere meno poveri
quando altri sono sempre più ricchi.
Dovremmo affermare che non siamo uomini della giungla, dato che le giungle non esistono
quasi più. E giusto che ogni famiglia abbia un alloggio dignitoso e che questo sia
considerato un diritto universale delluomo. Infine, abbiamo diritto di vivere e di
vivere in pace e con dignità; abbiamo diritto di avere tutti la possibilità di lavorare
per i nostri popoli; abbiamo diritto che non siano accettati blocchi economici ingiusti e
criminali; abbiamo diritto di non essere sfruttati; abbiamo diritto di non subire
saccheggi, abbiamo diritto di non essere disprezzati e di non essere trattati con
ripugnante xenofobia.
Continueremo a riunirci, continueremo a lottare, continueremo a proclamare la nostra
verità al mondo. Tutto sommato noi siamo il mondo, e il mondo non accetta padroni e
politiche suicide, né ammette che una minoranza di egoisti, di pazzi e di irresponsabili
ci porti allo sterminio.
Conferenza delle Nazioni
Unite sull'Alimentazione
Roma - novembre 1996
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La fame, inseparabile compagna dei poveri, è figlia della diseguale distribuzione delle
ricchezze e delle ingiustizie di questo mondo. I ricchi non conoscono la fame.
Il colonialismo non è stato estraneo al sottosviluppo e alla povertà che oggi patisce
gran parte dell'umanità. Tanto meno sono estranei l'offensiva opulenza e lo spreco delle
società di consumo delle antiche metropoli che hanno sottoposto allo sfruttamento la
maggior parte dei paesi del mondo. Per lottare contro la fame e contro l'ingiustizia sono
morti nel mondo milioni di persone.
Che "cura" al mercuro-cromo andremo ad applicare perché entro venti anni ci
siano 400 milioni invece di 800 milioni di affamati?
Queste mete sono, per la loro modestia, una vergogna.
Se ogni giorno muoiono di fame 35.000 persone, la metà di queste bambini, perché nei
paesi sviluppati si distruggono uliveti, si abbattono mandrie e si pagano cospicue somme
perché la terra non produca?
Se il mondo si commuove giustamente quando si verificano disgrazie, catastrofi naturali o
sociali che uccidono centinaia o migliaia di persone, perché non si commuove allo stesso
modo di fronte a questo genocidio che ha luogo ogni giorno di fronte ai nostri occhi?
Si organizzano forze di intervento per prevenire la morte di centinaia di migliaia di
persone nello Zaire orientale. Che cosa faremo per evitare che muoiano di fame, ogni mese,
un milione di persone nel resto del mondo?
Sono il capitalismo, il neoliberismo, le leggi di un mercato selvaggio, il debito estero,
il sottosviluppo, linterscambio diseguale, quelli che uccidono tante persone nel
mondo.
Perché si investono 700 miliardi di dollari, ogni anno, in spese militari e non si
investe una parte di queste risorse per combattere la fame, per impedire il deterioramento
del suolo, la desertificazione e la deforestazione ogni anno di milioni di ettari, il
surriscaldamento dellatmosfera, leffetto serra che incrementa cicloni,
scarsità o eccesso di piogge, la distruzione dello strato di ozono e altri fenomeni
naturali che colpiscono la produzione di alimenti e la vita delluomo sulla Terra?
Le acque vengono contaminate, latmosfera viene avvelenata, la natura viene
distrutta. Non è solo la scarsità di investimenti, la mancanza di educazione e di
tecnologia, la crescita accelerata della popolazione; è che lambiente si deteriora
e il futuro viene compromesso ogni giorno di più.
Perché la produzione di armi ogni volta più sofisticate dopo che è finita la guerra
fredda? Per cosa si vogliono queste armi, se non per dominare il mondo? Perché la feroce
concorrenza per vendere armamenti, che non li renderanno più forti per difendere la loro
indipendenza, ai paesi sottosviluppati nei quali ciò che bisogna uccidere è invece
la fame?
Perché aggiungere a tutto questo politiche criminali, blocchi assurdi, che comprendono
alimenti e medicinali, per uccidere interi popoli di fame e di malattie? Dovè
letica, la giustificazione, il rispetto dei diritti umani più elementari, il senso
di tali politiche?
Regni la verità e non lipocrisia e la menzogna. Prendiamo coscienza che in questo
mondo devono finire legemonismo, larroganza e legoismo.
Le campane che suonano oggi per quelli che muoiono di fame ogni giorno, suoneranno domani
per lumanità intera se non avrà voluto, non avrà saputo o non avrà potuto essere
sufficientemente saggia per salvare se stessa.
Discorso di benvenuto
allarrivo del Papa a Cuba
La Habana - gennaio 1998
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Santità,
la terra che lei ha appena baciato si onora della sua presenza. Non troverà qui quei
pacifici e benevoli abitanti naturali che la popolavano quando i primi europei arrivarono
a questisola. Gli uomini furono sterminati quasi tutti dallo sfruttamento e dal
lavoro schiavistico a cui non poterono resistere, le donne trasformate in oggetto di
piacere o schiave domestiche. Vi furono anche quelli che morirono sotto il filo delle
spade omicide, o vittime di malattie sconosciute importate dai conquistatori. Alcuni
sacerdoti lasciarono testimonianza strazianti della loro protesta contro tali crimini.
Nel corso dei secoli, più di un milione di africani crudelmente strappati dalle loro
lontane terre occuparono il posto degli schiavi indios già estinti. Essi diedero un
considerevole contributo alla composizione etnica e allorigine dellattuale
popolazione del nostro paese, dove si mescolarono la cultura, le credenze e il sangue di
tutti quelli che parteciparono a questa drammatica storia.
La conquista e la colonizzazione di tutto lemisfero si stima che costò la vita di
70 milioni di indios e la schiavizzazione di 12 milioni di africani. Fu molto il sangue
versato e molte le ingiustizie commesse, gran parte delle quali, sotto altre forme di
dominazione e di sfruttamento, dopo secoli di sacrifici e di lotte, ancora continuano.
Cuba, in condizioni estremamente difficili, arrivò a costruire una nazione. Lottò da
sola con insuperabile eroismo per la sua indipendenza. Soffrì per questo esattamente
cento anni fa un vero olocausto nei campi di concentramento, dove morì una parte
considerevole della sua popolazione, fondamentalmente donne, anziani e bambini. Crimine
dei colonialisti che non perché dimenticato cessò di essere mostruoso. Lei, figlio di
Polonia e testimone di Oswiecim, lo può comprendere meglio di tutti.
Oggi, Santità, si cerca nuovamente il genocidio, pretendendo di far arrendere per fame,
malattia e asfissia economica totale un popolo che rifiuta di sottomettersi ai dettami e
allimperio della più poderosa potenza economica, politica e militare della storia,
molto più poderosa dellantica Roma, che per secoli fece divorare dalle fiere quelli
che rifiutavano di rinnegare la loro fede. Come quei cristiani atrocemente calunniati per
giustificare i crimini, noi, calunniati quanto loro, preferiremo mille volte la morte
prima di rinunciare alle nostre convinzioni. Come la Chiesa, anche la Rivoluzione ha molti
martiri.
Santità, pensiamo come lei su molte importanti questioni del mondo di oggi e questo ci
dà grande soddisfazione; su altre, le nostre opinioni differiscono, ma rendiamo
rispettoso omaggio alla convinzione profonda con cui lei difende le sue idee.
Nel suo lungo pellegrinaggio per i mondo, lei ha potuto vedere con i suoi stessi occhi
molta ingiustizia, disuguaglianza, povertà; campi incolti e contadini senza alimenti e
senza terra; disoccupazione, fame, malattie, vite che per pochi centesimi potrebbero
salvarsi e si perdono; analfabetismo, prostituzione infantile, bambini che lavorano dai
sei anni o che chiedono lelemosina per poter vivere; quartieri marginali, in cui
vivono centinaia di milioni di persone in condizioni infraumane; discriminazioni per
ragioni di razza o di sesso, etnie intere sgomberate dalle loro terre e abbandonate alla
loro sorte; xenofobia, disprezzo verso altri popoli, culture distrutte o in distruzione;
sottosviluppo, prestiti usurai, debiti inesigibili e impagabili, interscambio diseguale,
mostruose e improduttive speculazioni finanziarie; un ambiente che viene distrutto senza
pietà e forse senza rimedio; commercio senza scrupoli di armi con ripugnanti fini
mercantili, guerre, violenza, massacri; corruzione generalizzata, droghe, vizi e un
consumismo alienante che si impone come modello idilliaco a tutti i popoli.
Lumanità è cresciuta solo in questo secolo di quattro volte. Sono migliaia di
milioni quelli che patiscono di fame e sete di giustizia; la lista di calamità economiche
e sociali delluomo è interminabile. So che molte di esse sono motivo di permanente
e crescente preoccupazione di Sua Santità.
Ho vissuto esperienze personali che mi permettono di apprezzare altri aspetti del suo
pensiero. Sono stato studente in scuole cattoliche fin quando mi sono diplomato. Mi
insegnavano allora che essere protestante, ebreo, musulmano, indù, buddista, animista o
partecipe di altre credenze religiose, costituiva un orribile peccato, degno di severo o
implacabile castigo. Più di una volta, in alcune di quelle scuole per ricchi e
privilegiati, tra i quali io mi trovavo, mi capitò di chiedermi perché lì non
cerano bambini neri, senza che abbia ancora potuto dimenticare le risposte per nulla
persuasive che ricevevo.
Anni più tardi il Concilio Vaticano II, convocato da Papa Giovanni XXIII, affrontò varie
di queste delicate questioni. Conosciamo gli sforzi di Sua Santità per predicare e
praticare i sentimenti di rispetto verso i credenti di altre importanti e influenti
religioni che si sono estese per il mondo. Il rispetto verso i credenti e non credenti è
un principio basilare che noi rivoluzionari cubani inculchiamo ai nostri compatrioti.
Questi principi sono stati definiti e sono garantiti dalla nostra Costituzione e dalle
nostre leggi. Se alcune volte sono sorte difficoltà, non è mai stato per colpa della
Rivoluzione.
Coltiviamo la speranza che un giorno, in nessuna scuola di qualunque religione, in nessuna
parte del mondo, un adolescente debba chiedere perché non cè lì un solo bambino
nero, indio, giallo o bianco.
Santità,
ammiro sinceramente le sue coraggiose dichiarazioni su quanto avvenuto con Galileo, i noti
errori dellInquisizione, gli episodi sanguinosi delle Crociate, i crimini commessi
durante la conquista dellAmerica, e su determinate conquiste scientifiche non
contestate oggi da nessuno che, a suo tempo, furono oggetto di tanti pregiudizi e anatemi.
Serviva per questo limmensa autorità che lei ha acquisito nella sua Chiesa.
Cosa possiamo offrirle a Cuba, Santità? Un popolo con meno disuguaglianze, meno cittadini
senza nessuna protezione, meno bambini senza scuole, meno malati senza ospedali, più
maestri e più medici di qualunque altro paese del mondo che Sua Santità abbia visitato;
un popolo istruito a cui lei può parlare con tutta la libertà che vorrà e con la
sicurezza del fatto che possiede talento, elevata cultura politica, convinzioni profonde,
assoluta fiducia nelle proprie idee e tutta la coscienza e il rispetto del mondo per
ascoltarla. Non ci sarà nessun paese meglio preparato per comprendere la sua felice idea,
come noi la intendiamo e così simile a quella che noi predichiamo, che la distribuzione
equa delle ricchezze e la solidarietà tra gli uomini e i popoli devono essere
globalizzate
Discorso di commiato alla
partenza del Papa da Cuba
La Habana - gennaio 1998
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Santità,
credo che abbiamo dato un buon esempio al mondo: lei visitando ciò che alcuni hanno
insistito a chiamare lultimo bastione del comunismo; noi ricevendo il capo religioso
al quale hanno voluto attribuire la responsabilità di aver distrutto il socialismo in
Europa. Non sono mancati quelli che presagivano avvenimenti apocalittici. Alcuni anche lo
sognavano.
Era crudelmente ingiusto che il suo viaggio pastorale fosse associato alla meschina
speranza di distruggere i nobili obiettivi e lindipendenza di un piccolo paese
bloccato e sottoposto a una vera guerra economica da quasi 40 anni. Cuba, Santità, si
confronta oggi alla potenza più potente della storia, come un nuovo Davide, mille volte
più piccolo, con la stessa fionda dei tempi biblici, lotta per sopravvivere contro un
gigantesco Golia dellera nucleare che cerca di impedire il nostro sviluppo e farci
arrendere per malattia e per fame. Se non si fosse scritta allora quella storia, si
sarebbe dovuto scriverla oggi. Questo crimine mostruoso non si può passare sotto silenzio
ne ammette scuse.
Santità,
quante volte ascolto o leggo le calunnie contro la mia patria e il mio popolo, ordite da
coloro che non adorano altro Dio che loro, ricordo sempre i cristiani
dellantica Roma, tanto atrocemente calunniati, come già dissi il giorno del suo
arrivo, e che la calunnia è stata molte volte nella storia la grande giustificatrice dei
peggiori crimini contro i popoli. Ricordo anche gli ebrei sterminati dai nazisti, o i 4
milioni di vietnamiti che morirono sotto il napalm, le armi chimiche e gli esplosivi.
Lessere cristiano, ebreo o comunista non dava diritto a nessuno di sterminarli.
Migliaia di giornalisti hanno trasmesso a migliaia di milioni di persone nel mondo ogni
particolare della sua visita e ogni parola pronunciata. Infinità di abitanti e di
stranieri sono stati intervistati in tutto il paese. Le nostre catene televisive nazionali
hanno trasmesso al nostro popolo, dal vivo e in diretta, tutte le messe, le omelie e i
discorsi. Mai, forse, tante opinioni e notizie su una nazione tanto piccola poterono
essere ascoltate, in un tempo così breve, da così tante persone nel nostro pianeta.
Cuba non conosce la paura; disprezza la menzogna; ascolta con rispetto; crede nelle sue
idee; difende fermamente i suoi principi e non ha niente da nascondere al mondo.
Mi commuove lo sforzo che Sua Santità compie per un mondo più giusto. Gli Stati
scompariranno; i popoli finiranno per costituire una sola famiglia umana. Se la
globalizzazione della solidarietà che lei proclama si estendesse per tutta la Terra e gli
abbondanti beni che luomo può produrre con il suo talento e il suo lavoro si
ripartissero con equità tra tutti gli esseri umani che oggi abitano il pianeta, potrebbe
crearsi realmente un mondo per loro senza fame né povertà; senza oppressione né
sfruttamento; senza umiliazioni né disprezzo; senza ingiustizie né disuguaglianze, dove
vivere con piena dignità morale e materiale, in vera libertà, questo sarebbe il mondo
più giusto! Le sue idee sullevangelizzazione e lecumenismo non sarebbero in
contraddizione con esso.
Per lonore della sua visita, per tutte le sue espressioni di affetto ai cubani, per
tutte le sue parole, anche quelle con cui possa non essere daccordo, in nome di
tutto il popolo di Cuba, Santità, le dico grazie.
Commemorazione
del 50° Anniversario dellOrganizzazione Mondiale della Salute (OMS) Ginevra
- maggio 1998
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Onore allOrganizzazione Mondiale della Salute che, con lUNICEF, ha contribuito
a salvare la vita di centinaia di milioni di bambini e di milioni di madri, che ha
alleviato le sofferenze e salvato dalla morte molti altri milioni di esseri umani! Queste
due istituzioni, con la FAO, il PNUD, la UNCTAD, il PMA, il Fondo Mondiale della
Popolazione, lUNESCO e con altre, tanto combattute da coloro che vorrebbero
cancellare dalla Terra le nobili idee che hanno ispirato la creazione delle Nazioni Unite,
hanno contribuito in modo decisivo a forgiare una coscienza universale sui gravi problemi
del mondo doggi e sulle grandi sfide che dobbiamo affrontare.
Se leconomia mondiale, in base a calcoli di prestigiosi analisti, è cresciuta sei
volte e la produzione di beni e servizi è passata da meno di 5 bilioni a più di 29
bilioni di dollari tra il 1950 e il 1997, perché ancora muoiono ogni anno 12 milioni di
bambini minori di 5 anni, vale a dire 33.000 al giorno, che potrebbero invece in gran
parte salvarsi? In nessuna parte del mondo, in nessun genocidio, in nessuna guerra si
uccide tanta gente al minuto, allora, al giorno, come quella che uccide la fame e la
povertà nel nostro pianeta dopo 53 anni dalla creazione dellOrganizzazione delle
Nazioni Unite.
I bambini che muoiono e che potrebbero salvarsi sono quasi al 100 % poveri; e di quelli
che sopravvivono, perché ogni anno 500.000 restano ciechi per mancanza di una semplice
vitamina che costa annualmente meno che un pacchetto di sigarette? Perché 200 milioni di
minori di 5 anni sono denutriti? Perché 250 milioni di bambini e di adolescenti lavorano?
Perché 110 milioni non frequentano la scuola elementare e 275 milioni sono estromessi
dalla scuola secondaria? Perché 2 milioni di bambine vengono fatte prostituire ogni anno?
Perché in questo mondo che produce ogni anno ben quasi 30 bilioni di dollari in beni e
servizi, 1.300.000.000 di esseri umani vivono in povertà assoluta ? Perché ricevono
quotidianamente meno di un dollaro pro capite, quando ci sono quelli che ricevono oltre un
milione di dollari al giorno? Perché 800 milioni di persone non hanno i più elementari
servizi di assistenza sanitaria? Perché dei 50 milioni di persone che in totale muoiono
ogni anno nel mondo, adulti o bambini, 17 milioni, vale a dire circa 50.000 al giorno,
muoiono di malattie infettive che potrebbero quasi tutte essere curate, o ancor meglio,
molte di esse prevenute in tempo a un costo che a volte non eccede un dollaro pro capite?
Qual è il prezzo di una vita umana? Quanto costa allumanità lingiusto e
insopportabile ordine economico stabilito nel mondo?
Nel 1996 sono morte 585.000 donne nel corso della gravidanza o del parto, il 99 % nel
Terzo Mondo; 70.000 per aborto in cattive condizioni, di cui 69.000 in America Latina,
Africa e Asia.
A prescindere dalla differenza abissale nella qualità di vita, nei paesi ricchi le
persone vivono in media 12 anni in più che nei paesi poveri; in determinate nazioni la
differenza tra i più ricchi ed i più poveri è da 20 a 35 anni.
E molto triste pensare che soltanto nella sfera materno-infantile, malgrado gli
sforzi della OMS e dellUNICEF, negli ultimi 50 anni sono morti per mancanza di
servizi medici oltre 600 milioni di bambini e oltre 25 milioni di madri che avrebbero
potuto sopravvivere. Questo avrebbe richiesto un mondo più razionale e giusto. Durante
questo stesso periodo di dopoguerra, nella sfera delle spese militari si sono investiti
oltre 30 milioni di milioni di dollari. Secondo stime delle Nazioni Unite, il costo per
ottenere laccesso universale a servizi sanitari di base equivarrebbe a 25.000
milioni di dollari annuali, circa il 3 % degli 800.000 milioni di dollari che attualmente
si investono in spese militari. E ora non cè neppure la guerra fredda.
Il commercio di armi, che sono fatte per uccidere, non si ferma. E le medicine, che
dovrebbero servire a salvare vite, si vendono a prezzo sempre più alto. Il mercato dei
medicinali nel 1995 è ammontato a 280.000 milioni di dollari. I paesi sviluppati, con il
14,6 % della popolazione mondiale, 824 milioni di abitanti, consumano l82 % dei
medicinali; il resto del mondo, 4.815 milioni, consuma solo il 18 %. I prezzi sono
realmente inaccessibili per il Terzo Mondo, dove solo i settori privilegiati possono
sostenerli. Il controllo dei brevetti e dei mercati da parte delle grandi multinazionali
permette loro di elevare questi prezzi fino a più di dieci volte i loro costi di
produzione. Alcuni antibiotici dellultima generazione hanno nel mercato un prezzo 50
volte maggiore del loro costo.
Ma lumanità continua a crescere. Siamo già quasi 6 miliardi. Cresciamo a un ritmo
di 80 milioni allanno. Il primo miliardo ha impiegato due milioni di anni per
formarsi; il secondo miliardo, 100 anni; gli ultimi miliardi, 11 anni. In altri 50 anni ci
saranno 4 miliardi di nuovi abitanti nel pianeta.
Vecchie malattie sono tornate a galla. Ne sorgono altre nuove: AIDS, Ebola, Hantavirus,
Encefalopatia Spongiforme Bovina. Più di 30, secondo gli specialisti. O sconfiggiamo
lAIDS oppure lAIDS farà fuori molti paesi del Terzo Mondo. Nessun malato
povero può pagare ogni anno i 10.000 dollari a persona di costo degli attuali
trattamenti, i quali, benché prolunghino la vita, non curano la malattia.
Cambia il clima, si riscaldano i mari e latmosfera, si contaminano laria e le
acque, si erodono i terreni, crescono i deserti, spariscono i boschi, scarseggiano le
acque. Chi salverà la nostra specie? Le leggi cieche e incontrollabili del mercato? La
globalizzazione neoliberale? Uneconomia che cresce da sé e per sé come un cancro
che divora luomo e distrugge la natura? Questo non può essere la via o lo sarà
solo per un periodo molto breve della storia.
Contro queste realtà lotta eroicamente lOrganizzazione Mondiale della Salute e ha,
oltretutto, il dovere di essere ottimista.
Come cubano e come rivoluzionario condivido il suo ottimismo. Cuba, con una mortalità
infantile di 7.2 per mille nati vivi nel primo anno di vita; un medico ogni 176 abitanti,
che è il più elevato indice del mondo e unaspettativa di vita che oltrepassa i 75
anni, ha ottenuto già dal 1983 il Programma di Salute per Tutti per lAnno 2000,
malgrado il crudele blocco che subisce da quasi 40 anni, malgrado sia un paese povero del
Terzo Mondo. Il tentativo di praticare il genocidio contro il nostro popolo ci ha fatto
moltiplicare le nostre forze e la nostra volontà di sopravvivere. Anche il mondo può
lottare e vincere!
Commemorazione
del 50° Anniversario della Organizzazione Mondiale di Commercio (OMC) Ginevra -
maggio 1998
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Lo scorso mese di marzo il Governo nordamericano ha reso pubblica la "Agenda della
Politica Commerciale degli Stati Uniti per il 1998", in cui testualmente indica che
deve essere "aggressiva, diretta globalmente a tutte le regioni del mondo"; che
"gli Stati Uniti, come la più importante e riuscita economia nel sistema commerciale
globale, sono in una posizione forte per usare i loro poteri di persuasione e di influenza
per dare impulso a questa Agenda"; e che "malgrado le sostanziali aperture dei
mercati che si sono raggiunte negli anni recenti, si mantengono ancora troppe barriere per
le esportazioni di beni e di servizi dagli Stati Uniti al mondo intero". E un
linguaggio preoccupante.
Assieme a questo, nel settembre del 1995, su iniziativa degli Stati Uniti, malgrado già
esistesse lOrganizzazione Mondiale del Commercio, composta da 132 Paesi a diverso
grado di sviluppo, si sono iniziate conversazioni in seno allOrganizzazione di
Cooperazione e di Sviluppo Economico, club esclusivo del Primo Mondo, per elaborare un
Accordo Multilaterale di Investimenti.
Per problemi ovviamente correlati alla sovranità degli Stati, lidea successiva di
negoziare questo accordo in seno allOrganizzazione Mondiale del Commercio ha
incontrato la forte opposizione di numerosi membri dellOrganizzazione nella sua
Conferenza Ministeriale a Singapore nel dicembre 1996. Quanto da questa concordato non ha
impedito che la OCDE, costituita - come ho detto - da paesi sviluppati, continuasse il
processo di elaborazione dellAccordo Multilaterale di Investimenti.
A partire dai tentativi degli Stati Uniti di introdurre aspetti essenziali della Legge
Helms-Burton in detto Accordo, la negoziazione si è arenata, restando solamente Stati
Uniti ed Europa. Le rimanenti 13 nazioni della OCDE si sono messe in disparte.
Detta legge illustra le procedure applicate dagli Stati Uniti nella loro guerra economica
contro Cuba. Il carattere extraterritoriale di queste e altre misure ha fatto sì che
lUnione Europea richiedesse alla OMC la creazione di un Gruppo Speciale che è stato
approvato il 20 novembre 1996.
Successivamente, l11 aprile 1997, si arriva a unintesa sulla base di
determinati compromessi degli Stati Uniti correlati allapplicazione e a modifiche
della Legge Helms-Burton.
LUnione Europea, che non voleva indebolire la OMC, sospende provvisoriamente
linizio delle attività del Gruppo Speciale.
Con sorprendente e astuta manovra, gli Stati Uniti, dal banco degli accusati nella OMC,
passano quindi a dettare, nel quadro della OCDE, nuove regole di diritto internazionale,
pretendendo di inserire con carattere retroattivo nellAccordo Multilaterale di
Investimenti, lillegittimità, a loro giudizio, delle nazionalizzazioni fatte alla
fine della decennio del 1950: una data che coincide esattamente con il trionfo della
Rivoluzione a Cuba e un principio applicabile anche a qualsiasi delle nazionalizzazioni
che hanno avuto luogo in altri paesi dopo il 1959. Con ciò si pretende di
internazionalizzare i principi dellinfame Legge Helms-Burton al riparo di un
trattato multilaterale. Detta Legge, che non ha subito alcuna modifica, aveva
arbitrariamente trasformato in nordamericani espropriati cittadini che erano cubani al
momento dellespropriazione.
Il carattere extraterritoriale del blocco si sta applicando in realtà da molto tempo,
prima che esistesse questa vergognosa legge. A ogni impresa nordamericana insediata in
qualsiasi paese viene proibito dal Governo degli Stati Uniti di commerciare con Cuba.
Questo viola la sovranità ed è extraterritoriale. Il mondo ha seri motivi di sentirsi
umiliato e preoccupato e lOMC deve essere in grado di impedire il genocidio
economico. Qualsiasi divergenza tra Stati Uniti e Unione Europea a causa di questa Legge
non deve risolversi a spese di Cuba. Sarebbe un impensabile disonore per lEuropa.
Gli accordi annunciati ieri a Londra sono confusi, contraddittori, minacciosi per molti
paesi e per nulla etici. Il blocco economico è già costato a Cuba 60 miliardi di
dollari.
Negli ultimi anni Gli Stati Uniti hanno approvato oltre 40 leggi e decisioni esecutive per
applicare sanzioni economiche unilaterali contro 75 nazioni che rappresentano il 42 %
della popolazione mondiale.
Gli Stati Uniti hanno ottenuto praticamente tutto quello che volevano con gli accordi che
hanno dato luogo alla creazione dellOMC e specialmente con lAccordo Generale
di Servizi, un vecchio sogno. Allo stesso modo con lAccordo sui Diritti della
Proprietà Intellettuale Correlata con il Commercio, aspetto in cui esercitano un dominio
privilegiato grazie al loro sviluppo tecnologico e alla sottrazione sistematica delle
migliori intelligenze del mondo. Alcuni dei loro brevetti hanno ottenuto fino a 50 anni di
esclusiva. In aggiunta hanno ottenuto altri accordi di gran beneficio per il loro Paese.
Gli Stati Uniti possiedono inoltre il singolare privilegio di emettere la moneta con la
quale si mantiene la maggior parte delle riserve in divisa delle banche centrali e dei
depositi delle banche commerciali di tutto il mondo. Essendo la nazione i cui cittadini
meno risparmiano, le sue imprese transnazionali comprano le ricchezze del mondo con i
soldi che risparmiano quelli di altre nazioni e con le banconote che stampa senza il
supporto in oro convenuto a Bretton Woods, unilateralmente eliminato nel 1971.
Pertanto, se leuro sorge come una moneta forte e prestigiosa, benvenuto leuro!
Sarebbe di beneficio per leconomia mondiale!
Nuovi temi nellagenda dellOMC, introdotti dai paesi ricchi, minacciano di
ridurre le possibilità dei paesi in via di sviluppo di essere competitivi, in condizioni
già di per sé così difficili e ineguali, temi che serviranno indubbiamente da sicuro
pretesto per barriere non doganali o per impedire laccesso dei loro prodotti ai
mercati.
I paesi del Terzo Mondo hanno perso tutto: le dogane che proteggevano le loro nascenti
industrie e generavano introiti; accordi per prodotti di base; associazioni di produttori;
indicizzazione dei prezzi; trattamenti preferenziali; qualsiasi strumento per proteggere
il valore delle loro esportazioni e contribuire al loro sviluppo. Cosa ci si offre?
Perché non si fa cenno dellingiusto scambio disuguale? Perché non si parla del
peso insostenibile del debito estero? Perché si riduce lAssistenza Ufficiale allo
Sviluppo? Se tutti i paesi sviluppati facessero come la Norvegia, il Terzo Mondo potrebbe
contare annualmente su 200 miliardi di dollari per il suo sviluppo. Che si imiti la
Norvegia!
Di che cosa vivremo? Quali beni e servizi esporteremo? Quali produzioni industriali ci
verranno preservate? Solo quelle di bassa tecnologia e alto contenuto di lavoro umano e
quelle altamente inquinanti? Si vuole forse trasformare gran parte del Terzo Mondo in
unimmensa zona franca piena di macchinari per macinare che non pagano nemmeno le
tasse?
Perché la più potente potenza economica del mondo impedisce lingresso nella OMC
della Cina, che ha un quinto degli abitanti del pianeta? Perché ostacola lingresso
della Russia e di altri paesi? Nessuna nazione, grande o piccola, può - né deve - essere
esclusa da questa importante istituzione, né il suo ingresso può sottostare a umilianti
condizioni.
Noi paesi in via di sviluppo non possiamo permettere che ci dividano. Lunione è
lunica ricchezza che possediamo, lunica garanzia per la difesa delle nostre
legittime aspirazioni.
Noi che ieri eravamo colonie e oggi soffriamo ancora le conseguenze
dellarretratezza, della povertà e del sottosviluppo, siamo la maggioranza
allinterno di questa organizzazione. Ciascuno di noi ha un voto. Nessuno ha il
diritto di veto. Dobbiamo trasformare ciò in uno strumento di lotta per un mondo migliore
e più giusto. Bisogna anche far conto su statisti responsabili che indubbiamente esistono
in molti paesi sviluppati e che sono sensibili alle nostre realtà.
In mezzo a tanta euforia, nessuno può assicurare fino a quando il sistema economico degli
Stati Uniti, retto dalle cieche leggi delleconomia di mercato, potrà impedire che
il globo finanziario esploda. Non ci sono miracoli economici. E provato. I prezzi,
gonfiati fino allassurdo, delle azioni della Borsa Valori di questa economia,
benché sia indubbiamente la più forte del mondo, non possono mantenersi. In situazioni
analoghe la storia non ha conosciuto eccezioni. Solamente che adesso una grande crisi
sarebbe anche globale e avrebbe conseguenze impensabili. Nemmeno noi, avversari del
sistema imperante, possiamo auspicarla.
Varrebbe la pena che la OMC valutasse questi rischi e tra i suoi cosiddetti "nuovi
temi" ne aggiungesse un altro: "Crisi Economica Globalizzata. Che cosa fare
?"
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