Chi è Nicolàs Guillèn?

Forse basterebbe dire un poeta di Cuba. O anche aggiungere: un mulatto che interpreta, con particolare grazia e con singolare forza popolare, l’anima dei negri, nella loro variata storia. E l’uomo? Chi è l’uomo Guillèn? Forse anche qui sarebbe sufficiente affermare: un individuo di ricca esperienza umana - individuale, sì, ma anche sociale e politica - e infine... un poeta. Troppo poco? Non direi. Comunque, andiamo a guardare la carta d’identità e il passaporto di Guillèn, leggiamo la sua autobiografia, diamo qualche dato sulla sua vita.

"Sono nato il 10 luglio 1902 in una camera appiccicata a un edificio pubblico della città di Camaguey. Ricordo quando ero bambino di quattro o cinque anni: era il 1906-7. Di quelle memorie mi restano gli uomini a cavallo, i larghi cappelli bianchi bucherellati, il tintinnio degli speroni, gli osanna al generale Gòmez.
"Mio padre, da giovane, prima di andarsene in guerra contro gli spagnoli, verso la fine del secolo scorso, aveva fatto l’orafo. Insieme con lui partì per la guerra anche mio nonno, che faceva il falegname. Il nonno era poeta, ma nessun libro suo fu mai stampato. Ho letto i suoi versi dedicati ai fiumi, agli uccelli e alla bellezza femminile. Dicono di lui che era un tipo indio, dalla pelle bruna, i capelli neri, di seta, i tratti del volto delicati e regolari. A quei tempi, per la sua origine, era un uomo colto, grande amatore di libri. Chi aveva a che fare con lui, temeva la sua lingua tagliente e spietata.
"Per il suo incessante odio contro i dominatori colonialisti spagnoli, si lasciò crescere la barba, giurando che sarebbe tornato a radersi solo quando l’ultimo di loro avesse lasciato l’isola di Cuba. Ma non visse fino alla vittoria: morì prima della fine della guerra.
"Mio padre fece ritorno alla città natale nel 1898 dopo che l’intervento del governo americano nella guerra tra Cuba e la Spagna fece pendere il piatto della bilancia dalla parte degli Stati Uniti e impose a Cuba un nuovo padrone: lo zio Sam.
"Mio padre passò dalla bottega al giornalismo: il giornale si chiamava Dos Repùblicas. Dopo qualche tempo divenne direttore; e, nel 1908, lasciò la poltrona redazionale per quello del Senato. Nella biblioteca di mio padre ho imparato ad amare i classici spagnoli: Garcilaso, Quevedo, Cervantes, Gòngora, Lope de Vega...e anche i romantici, e sopratutto Espronceda. Il suo Canto del pirata m’entusiasmò fin dal primo istante.
"Scaduto il mandato senatoriale, mio padre tornò al giornalismo e fondò La Libertad. Aprì una tipografia dove con mio fratello lavorai come compositore. Nel 1917 vi fu una nuova rivolta dei liberali contro i conservatori. Mio padre morì in una lotta di strada. Da quel momento io e mio fratello facemmo i tipografi per aiutare la famiglia che viveva in miseria. Furono giorni difficili, anni di vera fame; per lungo tempo si trattò semplicemente di sopravvivere. Dobbiamo essere grati all’energia di mia madre se riuscimmo a superare tanto dolore. Ancor giovane si dedicò completamente alla nostra educazione. Io e mio fratello lavoravamo e la sera studiavamo. Così portammo a termine gli studi medi".
Più tardi Guillèn si iscrisse alla Facoltà di diritto dell’Università dell’Avana, ma dovette abbandonare quegli studi per dedicarsi completamente al giornalismo e, a tempo perso, nei primi anni, alla poesia. Al giornalismo continuò sempre a dare una parte della sua attività, ma, via via che la sua opera poetica si affermava, il suo lavoro per sopravvivere e la sua storia privata passavano in seconda linea. Infatti, la storia di Guillèn da quel momento si identifica con la storia dei suoi libri di poesia.
Altri dati? Ce ne sono. Nel 1937 Guillèn è in Spagna, in piena guerra civile. Partecipa con passione a quel momento cruciale della storia mondiale. Entra nel partito comunista, precisamente nel Partito socialista popolare di Cuba.
Poco dopo l’avvento al potere del dittatore filoamericano Fulgencio Batista, Guillèn è costretto all’esilio. In esilio, il nostro poeta rimane dal 1953 al 1959: anni di triste separazione della sua terra e di viaggi per tutto il mondo: dalla Francia alla Cina, dall’Inghilterra all’Unione Sovietica, dal Brasile all’Italia, dal Messico all’India. Il suo ritorno in patria coincide naturalmente con il ritorno alla libertà a Cuba, con il trionfo di Fidel Castro.

(Biografia a cura del prof. Dario Puccini nella presentazione del libro "Canti cubani" di Nicolàs Guillèn - Roma 12 aprile 1961 - Editori Riuniti)