Su di un livello
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Il MERCOSUR
avverte Bush che vuole migliori condizioni per il commercio
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dicembre 2000 - Nonostante la decisione del Cile di negoziare accordi commerciali
separati con gli Stati Uniti e la pressione nordamericana per una rapida intesa per l'Area
del Libero Commercio delle Americhe (ALCA), il Mercato Comune del Sud (MERCOSUR) ha deciso
di affrontare la sfida dell'economia mondiale, ha riportato lagenzia AP.
La decisione è stata adottata al 19° Vertice dei Presidenti
del MERCOSUR, che si è tenuto nei giorni 14 e 15 dicembre a Florianápolis, 1.713 Km. a
sud di Brasilia.
Per questo sono stati sottoscritti accordi che evitino divisioni a fronte di negoziati con
altri paesi, principalmente con gli Stati Uniti, con l'Unione Europea e con gli stati
asiatici.
L'iniziale suscettibilità di Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Bolivia per la
possibilità che il Cile potesse incorporarsi all'ALCA in forma individuale, ha
determinato un cambiamento nell'incontro.
Il Presidente uruguayano, Jorge Batlle, ha affermato che il MERCOSUR deve negoziare
direttamente con gli Stati Uniti, in blocco, per evitare che quel paese lo faccia
individualmente con le nazioni latino-americane, come è successo con il Cile.
"Dobbiamo prendere il toro per le corna", ha dichiarato Batlle, spalleggiato
rapidamente dal Presidente brasiliano, Fernando Henrique Cardoso, per appoggiare una
riunione presidenziale del blocco con il nuovo Presidente nordamericano George W. Bush.
"Dobbiamo cercare il beneficio comune perché il Sudamerica non può andare più ai
negoziati solo per ascoltare, bensì a esporre le proprie esigenze e a vigilare sullo
sviluppo dei popoli", ha dichiarato.
"Vedremo cosa vuole il Presidente Bush", ha affermato Cardoso e ha aggiunto che
il blocco di paesi potrebbe negoziare la nuova area di libero commercio come un fronte
unito e mostrare così più forza nei negoziati.
Il MERCOSUR, istituito nel 1990, è composto da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay e
può contare su Bolivia e Cile come membri associati al blocco, il cui Prodotto Interno
Lordo è di circa 1.2 miliardi di dollari annui.
La posizione dei Presidenti di Uruguay e Brasile è stata accolta da quelli di Argentina,
Paraguay e Bolivia, rispettivamente Fernando de la Rúa, Luis González Macchi e Hugo
Bánzer.
Il MERCOSUR ha adottato decisioni sull'armonizzazione macroeconomica, sulla soluzione di
controversie, di dare una prospettiva politica e sociale e non solamente economica a
questo organismo e la ricerca di un solido blocco sudamericano.
Una delle conclusioni dell'evento si riferisce alla prosecuzione dei negoziati tra il
MERCOSUR e la Comunità delle Nazioni Andine, formata da Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù
e Venezuela. L'Ambasciatore di Cuba a Montevideo, Miguel Martínez, ha dichiarato secondo
l'agenzia AP, che il suo paese negozierà con il MERCOSUR a partire da gennaio alla
ricerca di accordi economici e sotto la formula di "quattro più uno". Riguardo
a questo, negoziati bilaterali sono stati già sottoscritti con Brasile, Uruguay e
Paraguay e; in gennaio, verranno siglati accordi con l'Argentina.
I
Presidenti di Venezuela e Guatemala elogiano il lavoro dei medici cubani
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novembre 2000 - I presidenti di Venezuela e Guatemala, Hugo Chávez e Alfonso
Portillo, hanno elogiato il lavoro dei medici cubani che prestano servizio in sperduti
luoghi di questi due paesi.
Chávez e Portillo hanno partecipato il 19 novembre al programma radiofonico "Aló,
Presidente", un abituale spazio di dialogo del Presidente venezuelano che per la
prima volta è stato trasmesso fuori della nazione. La trasmissione si è trasformata
nella prima attività della visita ufficiale di Chávez in Guatemala, che è arrivato
nella capitale provenendo da Panama, dove aveva partecipato al 10°
Vertice Ibero-Americano.
Portillo ha reso merito al lavoro dei medici cubani, che hanno dimostrato dedizione alla
missione fin dal loro arrivo sul territorio guatemalteco, da circa due anni, dopo il
devastante passaggio dell'uragano Mitch e ha espresso il suo desiderio che tutti i
professionisti della sanità del continente fossero capaci di questa dedizione.
Da parte sua Chávez, ha detto di sentirsi molto soddisfatto dell'impegno che mostrano i
medici di Cuba nel suo paese, la cui popolazione desidera che la loro presenza si
prolunghi nel tempo.
Lintegrazione
economica è il cammino per la sopravvivenza.
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novembre 2000 - La nuova Ambasciatrice permanente del Venezuela presso la
Federazione di San Cristóbal e Nevis, Myriam Troconiz Luzardo, ha dichiarato che
lintegrazione economica è lunica possibilità per la sopravvivenza dei Paesi
dellAmerica Latina e dei Carabi.
Durante una visita di cortesia, ha comunicato al Primo Ministro, Denzil L. Douglas, che
sotto il Governo del Presidente Hugo Chávez si è adottata una costituzione basata su
principi pacifici e democratici il cui obiettivo è lottare contro le disuguaglianze
sociali.
"Come Ambasciatrice del Venezuela nel vostro Paese, mi compiaccio di tradurre i
desideri del mio Presidente, Chávez, nel senso che lunico modo per sopravvivere in
questo mondo che si muove allinsegna della globalizzazione è lintegrazione
economica, e specialmente lintegrazione subregionale; tanto il mio Governo che il
vostro conoscono questo complesso problema al quale facciamo fronte avvalendoci delle
nostre risorse naturali petrolio e altri minerali ma ancora dobbiamo lottare
contro la povertà e altri problemi ereditati dai 40 anni di amministrazioni
incoscienti", ha dichiarato lAmbasciatrice.
La Luzardo ha dichiarato anche che il Venezuela si dichiara ottimista non solo nei
confronti delle relazioni con San Cristóbal e Nevis, ma anche riguardo ai Paesi della
Comunità Caraibica (CARICOM) e alla Associazione degli Stati Caraibici (ACS).
Fox
chiede appoggio allONU per creare unarea di sviluppo in Centroamerica
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novembre 2000 - Il Presidente eletto del Messico, Vicente Fox, ha chiesto
lappoggio delle Nazioni Unite per concretizzare un progetto denominato
Puebla-Panama, inteso a creare unarea di sviluppo nella regione.
Fox, che si è incontrato con il Segretario Generale dellONU, Kofi Annan, durante
una visita di meno di 24 ore effettuata il 30 ottobre a New York, ha sottolineato la
necessità di trovare forme di cooperazione e integrazione con i Paesi del Centroamerica.
Jorge Castañeda, uno dei coordinatori dellArea delle Relazioni Internazionali del
Governo di Transizione di Fox, ha dichiarato che il Presidente eletto ha insistito sulle
difficoltà economiche che attraversano i paesi del Centroamerica.
Nel giro di visite effettuato in Centroamerica lo scorso settembre, il presidente eletto
messicano ha presentato il suo Piano di Sviluppo Puebla-Panama (PPP), il quale è teso a
dare impulso alla crescita economica del Messico e dei paesi dellarea.
Fox, che assumerà lincarico il 1° dicembre prossimo, ha sostenuto che il
Centroamerica occuperà "una posizione privilegiata nella politica estera" del
suo paese, che pretende di diversificare i vincoli commerciali e finanziari con la
regione.
Ad ogni modo, il Presidente eletto ha chiesto agli imprenditori di valutare opportunità e
di concretizzare alleanze strategiche per approfittare dei vantaggi competitivi delle
relazioni di vicinato tra Messico e istmo centroamericano.
Fox ha esortato gli imprenditoria a riflettere "sullopportunità che abbiamo di
fare del Centroamerica e degli Stati del Sud del Messico una zona di avanguardia economica
e sociale, una zona di sviluppo da Puebla a Panama, una zona con piani di
convergenza".
Durante lincontro alla sede dellONU, Fox e Annan hanno analizzato anche
limpatto del microcredito per abbattere la povertà e temi come la lotta contro il
narcotraffico e il crimine organizzato.
Si
cerca di dare impulso al Trattato di Libero Commercio regionale
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ottobre 2000 - Esperti dei Paesi centroamericani e Panama si riuniscono in questi
giorni a San Salvador per trattare gli ultimi dettagli per la firma di un Trattato di
Libero Commercio (TLC) regionale, secondo quanto ha riportato Prensa Latina.
Lincontro è considerato decisivo per leventuale istituzione dellaccordo
concepito durante il 19° summit presidenziale dei Paesi dellarea, realizzato a
Panama nel 1997.
Fonti del Ministero salvadoregno dellEconomia hanno segnalato che in contatti
precedenti a questi, si è arrivato al consenso in temi delicati come laccesso ai
mercati, gli investimenti e i servizi. Allo stesso modo, si sono conclusi i dibattiti
sugli ostacoli tecnici al commercio (barriere non doganali), così come le disposizioni
generali e iniziali, in un processo caratterizzato dalla mutua comprensione e dalla
comunione di interessi.
Tuttavia, non sono stati ancora abbordati gli argomenti più complessi, come le procedure
degli sgravi doganali.
Intorno a queste azioni di integrazione, Eduardo Ayala Gimaldi, Ministro salvadoregno del
Commercio, ha dichiarato che si realizza uno sforzo non già per negoziare bilateralmente,
bensì con lintenzione di avvicinare tutti i prodotti in misura uguale. Attualmente,
i cinque paesi centroamericani conducono il loro commercio interregionale mediante accordi
commerciali firmati tra loro, oltre a quelli sottoscritti con il Messico, con la
Repubblica Dominicana e uno con il Cile.
Secondo lopinione di Miguel Lacayo, Ministro salvadoregno dellEconomia, la
concertazione di questi trattati aumenta la capacità negoziatrice delle nazioni della
regione di fronte ad altri interlocutori e, in particolare, in relazione allArea di
Libero Commercio delle Americhe (ALCA), che potrebbe concretizzarsi nel 2005.
Il TLC, che gli esperti dellarea cercano di coordinare, potrebbe consolidare il
Mercato Comune Centroamericano (MCCA), il quale ha favorito lo sviluppo del commercio,
degli investimenti e del movimento di capitali tra le nazioni della regione.
Fernando Naranjo, ex Ministro delle Finanze e degli Esteri del Costa Rica, ha sottolineato
recentemente a San José che il dinamismo dello schema si mostra nelle esportazioni
interregionali, le quali sono passate da 1.541 milioni di dollari nel 1995 a 2.333 milioni
nel 1999.
Le esportazioni centroamericane sono arrivate a 9.104 milioni di dollari nel 1995, e da
allora sono cresciute costantemente: 9.763 milioni nel 1996; 11.711 un anno più tardi, e
si sono collocate a 13.364 nel 1998, per chiudersi nel 1999 a 14.100 milioni di dollari.
Naranjo ha sottolineato allo stesso modo la notevole crescita degli investimenti stranieri
diretti ai Paesi membri del Mercato Comune Centroamericano dalla sua creazione.
Lospite
indesiderato della conferenza di San José
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ottobre 2000 - Nonostante la sua esclusione dai temi allordine del giorno
nellagenda della conferenza sulla pace, i diritti umani e il diritto internazionale
umanitario, che si è da poco conclusa a San José di Costarica, il Plan Colombia
il ben noto piano di intervento contro il traffico di droga e la guerriglia ha
fatto comunque la parte dellospite indesiderato.
La pesante impronta militare conferita alla strategia di intervento messa a punto dal
Presidente colombiano Andrés Pastrana insieme al Governo degli Stati Uniti, ha infatti
destato notevole preoccupazione tra i partecipanti alla conferenza, che è durata tre
giorni e che ha avuto luogo nellHotel Meliá Cariari di San José, a partire dal 16
ottobre scorso.
I rappresentanti delle organizzazioni non governative e dei sindacati hanno fatto
pressioni perché si procedesse a una radicale modifica del piano, che, lasciato così
comè, avrebbe come unico risultato lintensificarsi del conflitto armato che
affligge il Paese.
Il Plan Colombia, infatti, invece di fugare i dubbi e la sfiducia della popolazione,
semina discordia e morte al suo interno ha spiegato Domingo Tovar, membro della
direzione della Centrale Unitaria dei Lavoratori, secondo fonti di Prensa Latina.
La discussione sul controverso appoggio militare offerto dagli Stati Uniti
quantificabile in 1.300 milioni di dollari è stata volutamente esclusa
dallagenda della Conferenza dagli organizzatori del convegno per evitare di
compromettere il buon esito di una discussione che, secondo le loro intenzioni, doveva
porre le basi per una soluzione pacifica del conflitto. Il dibattito tuttavia non potrà
essere rimandato a lungo.
Tale preoccupazione trova giustificazione nellacutizzarsi degli scontri armati
proprio nei mesi precedenti lincontro, seguiti allannuncio da parte
governativa dellarrivo dei primi rinforzi da Washington.
Da parte loro - secondo quanto dichiarato da un portavoce dellEsercito di
Liberazione Nazionale - i guerriglieri sosterranno le decisioni dei sindacati e dei gruppi
non governativi contrari allintervento militare degli Stati Uniti.
La discussione si preannuncia lunga e difficile, soprattutto a causa delle posizioni
assunte dal presidente Pastrana, che continua a negare il carattere militare del progetto,
potendo così contare sullappoggio dei rappresentanti della Casa Bianca alla
Conferenza.
Un viaggio da
incubo alla ricerca del sogno americano
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ottobre 2000 - Ogni giorno migliaia di emigranti affrontano una vera e propria
odissea per raggiungere a bordo di treni merci la frontiera nord del Paese ed entrare
negli Stati Uniti in cerca di unesistenza migliore. Per tutti loro questo viaggio
non rappresenta soltanto un tragitto lungo e faticoso, ma anche un pericolo per la propria
vita: rischiano infatti di venire rapinati o uccisi o di morire lungo il percorso.
Alla frontiera di Nuevo Laredo arrivano ogni giorno dal sud in media 200 vagoni, che
trasportano di nascosto emigranti sia provenienti dal Centroamerica, sia dal sud del
Messico, per i quali questi convogli rappresentano lunica possibilità di
raggiungere il sogno americano ("American dream").
"Facciamo quasi 22 giorni di viaggio ed è sempre un rischio venire in treno, perché
se non veniamo rapinati dalla polizia, ci assaltano i civili" spiega Sergio
Aníbal García, guatemalteco, aggiungendo che a lui è capitato di essere aggredito ben
due volte.
"Ci hanno assalito allimprovviso e in quattro e quattrotto ci hanno
rubato il poco denaro che avevamo lasciandoci senza neanche i vestiti indosso. Quando
siamo arrivati a Palenque, nel sud, alcuni operai delle ferrovie al vederci in quello
stato ci hanno dato cibo e dei vestiti. Con quelli siamo arrivati fino a qui"
ricorda ancora García.
Durante questi tremendi viaggi, la vita degli emigranti rappresenta infatti lultima
delle preoccupazioni delle bande di rapinatori, che oltre tutto agiscono dintesa con
i pateros, o passatori, coloro che guidano i clandestini nellattraversamento
illegale del confine con gli Stati Uniti.
Stando ai racconti degli stessi clandestini, è infatti abitudine delle bande ferire a
morte le loro vittime prima di derubarle.
Allinterno dei vagoni si fa inoltre un massiccio consumo di droghe e di alcol, con
la conseguenza che alcuni tra gli stessi emigranti finiscono per commettere atti di
violenza.
"E un viaggio che non auguro a nessuno" commenta Eduardo Murillo,
originario dellHonduras, che ha impiegato 20 giorni per arrivare a Nuevo Laredo.
"Bisogna sopportare i cambi climatici, il caldo, i rapinatori e per di più stare
anche attenti a non cadere sui binari. Non si riesce quasi a chiudere occhio"
spiega Murillo.
I "treni della morte", come li chiamano gli emigranti, viaggiano giornalmente da
sud a nord e viceversa trasportando derivati del petrolio, prodotti agricoli e articoli
industriali.
Approfittando del fatto che da parte delle autorità messicane non viene esercitato nessun
tipo di controllo sullemigrazione clandestina - soprattutto nelle zone più
spopolate, come quelle attraversate dalla linea ferroviaria - i pateros utilizzano
i vagoni dei treni merci per trasportare i loro "clienti" fino agli Stati Uniti.
Gli emigranti continuano a salire sui treni anche durante il tragitto, ammassandosi via
via negli stretti spazi tra un vagone e laltro.
Secondo quanto hanno raccontato diversi emigranti centroamericani, la maggior parte delle
bande di rapinatori agisce daccordo con gli stessi pateros, perché lo scopo
di entrambi è di ottenere denaro facile, senza alcuna preoccupazione per la vita di
persone che hanno come unica colpa quella di aver lasciato la propria terra con la
speranza di unesistenza migliore.
Per gli emigranti provenienti dal Centroamerica, il tratto di viaggio in territorio
messicano è il più difficile da percorrere. Infatti, mentre in centinaia riescono ad
attraversare giornalmente il Messico, molti di più sono quelli che vengono arrestati e
rimandati indietro, senza contare quelli che muoiono lungo il cammino per i motivi più
disparati.
Secondo i dati resi noti dallIstituto Nazionale per la Migrazione (INM) e dalle
stesse pattuglie di guardie frontaliere, lHonduras è al secondo posto tra i Paesi
di provenienza dei clandestini, nei confronti dei quali viene sistematicamente attuato il
provvedimento di espulsione dal territorio messicano.
LIstituto Nazionale per la Migrazione ha confermato infatti che nel 1999 sono stati
fermati e successivamente espulsi dal Paese 43.751 cittadini honduregni, mentre ben 9.514
sono stati quelli respinti tra gennaio e febbraio di questanno. Il 27 settembre
scorso, altri 34 cittadini honduregni sono stati fermati dallINM a Nuevo Laredo.
Secondo le stime del Servizio di Immigrazione degli Stati Uniti, nei sei mesi compresi tra
ottobre 1999 e aprile 2000, sono stati fermati alla frontiera 636.170 clandestini, in
prevalenza messicani e centroamericani, mentre tentavano di attraversarla in modo
illegale.
I messicani, comunque, costituiscono il 90% del flusso migratorio diretto verso gli Stati
Uniti.
Limpunità
e la giustizia non possono stare insieme
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settembre 2000 La donna di ferrea volontà e con una vita temprata dalle
avversità è ritornata a Cuba. Rigoberta Menchú, instancabile lottatrice per i diritti
delle popolazioni indie, ha visitato nuovamente lIsola con il cui popolo e con i
suoi dirigenti mantiene una "grande amicizia", come da lei affermato.
"Sempre ho avuto un pezzo del mio cuore per questo popolo", ha affermato a La
Habana la Premio Nobel per la Pace del 1992, che ha ricordato che gli indigeni sono parte
dellenorme settore della popolazione mondiale che patisce lemarginazione, il
razzismo e la povertà.
Nonostante questo ha assicurato che, a suo parere, siamo felici "perché non solo
abbiamo problemi, ma abbiamo anche una storia millenaria e un messaggio da dare al mondo
per renderlo maggiormente pluriculturale e plurietnico".
"Noi popoli indigeni dellAmerica Latina siamo una gran forza di identità che
deve aiutare a cercare soluzioni ai problemi", ha rilevato lindia maya-quiché,
testimone nei suoi anni giovanili dellassassinio dei suoi genitori, dei suoi
fratelli e vittima di persecuzioni fino a vedersi obbligata ad abbandonare il suo
villaggio, Chimel, nella provincia guatemalteca di El Quiché.
Senza abbandonare la determinazione che un giorno ha assunto come principio fondamentale
di unire gli indigeni del continente in uno sforzo comune per raggiungere una giusta
posizione sociale. La Menchú continuerà a lavorare affinché questi popoli siano
rappresentati alla conferenza mondiale contro il razzismo, che avrà luogo in Sudafrica
lanno prossimo. "Ci sarà un grande vuoto se saremo assenti".
Lallora giovane contadina che non parlava altro che la sua lingua natale e adesso
conosce linglese e il francese, ha sparato a zero, con la sua caratteristica
sicurezza, contro la situazione dei diritti umani nel suo paese, dove ha assicurato che ci
sono "sintomi di persecuzioni politiche" e "una situazione incerta"
perché "non si possono unire limpunità e la giustizia".
"In Guatemala ha dovuto accadere letnocidio di oltre 200.000 persone perché il
mondo si ricordi che abbiamo bisogno di dare dignità alla giustizia e di lottare contro
limpunità", ha sottolineato.
La Menchú, in visita a Cuba per quattro giorni, ha censurato la presenza a capo del
Parlamento guatemalteco del generale Efraín Ríos Montt, ex presidente di fatto della
nazione centroamericana, e ha enfatizzato sul fatto preoccupante dellultima
relazione dellUfficio delle Nazioni Unite in Guatemala in cui viene segnalato un
arretramento del rispetto degli accordi di pace.
Ha dichiarato, tuttavia, di essere motivata perché il sommario della denuncia presentata
al parlamento nazionale della Spagna è già di oltre 3.000 pagine. Ríos Montt è stato
denunciato insieme ad altri sette militari e civili, attualmente dirigenti di governo,
dalla leader indigena per genocidio, fatto per il quale verrà aperto un processo nello
stato iberico.
Vestita con i suoi tradizionali abiti che ricordano i popoli della cultura maya, colei che
un giorno è stata anche Ambasciatrice della Buona Volontà alle Nazioni Unite non smette
di sognare la pace e il futuro degli indigeni latinoamericani. Però il suo vasto pensiero
va ancora più in là: non perdona al Governo degli Stati Uniti il blocco contro Cuba e lo
accusa di manipolare contro di essa il tema dei diritti umani.
Integrazione nel mirino
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settembre 2000 - Il Sudamerica, un gruppo di nazioni con proprie caratteristiche
nel loro ordinamento politico e marcate differenze economiche, ha potuto dar corso a
unidea lungamente accarezzata da alcuni statisti e politici dellarea:
stabilire un dialogo profondo e su basi logiche allo scopo di prendere la difficile rotta
dellintegrazione regionale.
Il Vertice di Brasilia, convegno convocato dal presidente Fernando Enrique Cardoso
suo anfitrione e al quale hanno presenziato i capi di Stato di dodici paesi, ha
seminato in ciascuna delle delegazioni partecipanti il seme e la volontà di collaborare
in sfere così importanti quali lintegrazione delle loro infrastrutture, la difesa
della democrazia, linformazione, la conoscenza e le tecnologie, il commercio e la
lotta contro il narcotraffico.
Il documento finale, chiamato Dichiarazione di Brasilia, ha dato la priorità
allaccelerazione del processo di integrazione tra il Mercato Comune del Sud
(MERCOSUR), formato da Argentina, Brasile, Uruguay, Paraguay, i suoi associati Cile e
Bolivia, e la Comunità Andina (CAN), i cui membri sono Colombia, Bolivia, Perù,
Venezuela e Ecuador. In tal senso, si vuole stabilire prima del 2002 una zona di libero
commercio tra i due blocchi.
Gli esperti in negoziati commerciali riferisce lagenzia Notimex
ritengono urgente che i due blocchi sveltiscano la libera circolazione di beni, servizi,
capitali e persone nellambito di una concorrenza trasparente.
Riguardo al finanziamento dellinfrastruttura vengono privilegiate la questione
ambientale, i bisogni sociali e la viabilità dei progetti: le strade, le ferrovie e il
trasporto fluviale. In generale questi progetti dovranno essere eseguiti da imprese
private a determinate condizioni.
Secondo un rapporto dellagenzia Prensa Latina, il testo presenta inoltre la
democrazia rappresentativa come fondamento della legittimità dei sistemi politici e la
condizione indispensabile per il consolidamento delle istituzioni democratiche per la
pace, la stabilità, la giustizia e lo sviluppo della regione.
La Dichiarazione puntualizza anche limportanza di concretizzare le politiche
macroeconomiche, essenziali per la stabilità interna di ogni paese e di garantire la
progressiva integrazione, sostenuta da un piano di azione che dovrà entrare in funzione
nel termine di 10 anni.
Tuttavia un convegno così importante, in cui erano rappresentati tutti gli stati
sudamericani, come pure la Guyana e il Suriname, i cui presidenti erano stati invitati, si
è svolto sotto lombra inquietante del cosiddetto Piano Colombia, concepito dal
Governo del presidente Andrés Pastrana, allo scopo di (secondo quanto ripetuto finora da
questa élite governante) combattere il narcotraffico e realizzare investimenti sociali.
Secondo gli analisti, potrebbe diventare una regionalizzazione del confitto colombiano.
Si ipotizza che il Vertice non abbia risolto la spinosa questione. In un documento
separato della dichiarazione, i presidenti hanno espresso il loro appoggio al processo di
pace in Colombia e auspici per lesito del prossimo incontro del Gruppo di Sostegno
al Processo di Pace che avrà luogo a Bogotà. Allo stesso modo hanno dato pieno sostegno
alla lotta contro le droghe di cui il triangolo andino (Colombia, Bolivia e Perù) è il
principale fornitore.
Ma hanno evitato di far riferimento al suddetto piano di azione militare.
Lindifeso volto della
povertà
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settembre 2000 "Ci troviamo di fronte a una generazione
frustrata". Questa è stata linquietante conclusione di un alto dirigente della
Commissione Economica per lAmerica Latina e i Caraibi (CEPAL) nel fare
considerazioni sul problema della povertà in questa zona del mondo, dove a quasi la metà
della popolazione non è stato permesso di liberarsi di un tale nefasto flagello.
Laria di prosperità che agli albori del nuovo secolo sperimentano le nazioni
progredite non arriva a circa 220 milioni di persone di queste 117 milioni sono
bambini o adolescenti che nellAmerica Latina e nei Caraibi vivono sotto la
sindrome dellinsicurezza, della mancanza di protezione e del rischio, numero che è
circa il 45 % degli abitanti dellarea, secondo una recente relazione della CEPAL sul
tema.
Il documento precisa che la crisi finanziaria internazionale che ha colpito una parte
delle economie latinoamericane tra il 1998 e il 1999, ha acutizzato gli indici di miseria
a causa della recessione nella crescita economica e allincremento della mancanza di
occupazione. Lelenco di questi drammi continua: sensazione di instabilità e
mancanza di protezione dopo lo stallo o la riduzione del Prodotto Interno Lordo, crescita
del tasso di disoccupazione e cattiva qualità dei posti di lavoro.
La precarietà del mercato del lavoro, con maggiori percentuali delloccupazione a
termine, senza contratto e senza sicurezza sociale, porta con sé linstabilità
delle entrate familiari, fatto che si traduce in un sentimento generalizzato di
frustrazione, come ha rimarcato il Segretario Esecutivo della CEPAL, Antonio Ocampo.
Certe nazioni hanno raggiunto, secondo lo studio della CEPAL, il mantenimento di un saldo
favorevole nel periodo citato, tra queste alcune centroamericane, le maggiori della zona
caraibica, e il Messico che, nonostante abbia riportato una forte crescita economica, non
è riuscito a estendere questi benefici fino ai settori impoveriti, che ammontano alla
metà dei circa 100 milioni di abitanti, fatto profondamente criticato dal presidente
eletto, Vicente Fox.
Fox ha contraddetto gli esperti locali che parlano di un "surriscaldamento"
delleconomia messicana: è triste ha segnalato che si lotti per tanto
tempo per crescere e il giorno che si è cresciuti gli economisti parlano di
"raffreddare" leconomia e di fermare la crescita.
La maggior parte delle nazioni latinoamericane non sfuggono allasfissia. Per
esempio, El Salvador patisce una povertà che colpisce oltre il 50 % della popolazione,
unondata di violenza e di delinquenza senza precedenti e forti scontri di interesse
tra operai e imprenditori.
In Guatemala, secondo dati ufficiali, la disoccupazione o il sottoimpiego interessano il
46 % degli 11 milioni di abitanti e lindigenza arriva al 60 %, mentre
nellEcuador questa si mantiene al 70 %, in Nicaragua quasi al 50 % e in Colombia a
più della metà degli abitanti. Dallaltro lato, lalto tasso di disoccupazione
è la principale preoccupazione degli abitanti dellArgentina e colpisce allo stesso
modo i distinti settori, secondo quanto riporta da Buenos Aires lagenzia stampa IPS.
Di pari passo con limpoverimento degli strati sociali più svantaggiati - carenti di
entrate sufficienti per avere accesso ai minimi livelli di cure mediche, di alimentazione,
di abitazione, di vestiario e di educazione - sorgono, inevitabilmente, altri mali, tra
questi le malattie mentali, lalcolismo, le droghe, la cui produzione, traffico e
consumo si ripercuotono sulla qualità della vita di interi settori della popolazione di
questa parte del mondo.
Quello che è sicuro è il fatto che si avvicina il secolo XXI e le nuove generazioni
latinoamericane sono testimoni di un lamentevole scorrere del tempo. Come traspare dalla
relazione della CEPAL, al termine di questo secolo più della metà dei bambini e degli
adolescenti dellAmerica Latina sono poveri, e più della metà dei poveri sono
bambini e adolescenti.
Vertice dei presidenti sudamericani
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settembre 2000 I presidenti sudamericani si propongono di dare impulso a un
ambizioso piano di integrazione fisica con un investimento previsto che potrebbe arrivare
a 210.000 milioni di dollari nel prossimo decennio. "Lintegrazione fisica crea
le basi per lintegrazione economica", ha affermato il segretario brasiliano
della Pianificazione e degli Investimenti Strategici, José Paulo Silveira, in
dichiarazioni raccolte dallagenzia di notizie Reuters. "Però è necessaria
anche larmonizzazione delle normative, la stabilità economica e lo sviluppo
tecnologico", ha aggiunto.
Lincontro dei 12 presidenti dellAmerica del Sud, svoltosi dal 31 agosto al 1°
settembre ha emesso un piano di azione di massima da sviluppare nei prossimi dieci anni,
con le linee per identificare progetti di integrazione fisica.
"Esiste un potenziale immenso di integrazione, che ha bisogno di una volontà
politica forte per il suo consolidamento", ha dichiarato Silveira. "Con questo
vogliamo costruire uno spazio comune di prosperità".
Secondo il sottosegretario generale degli Affari Politici del Brasile, Iván Canabrava,
lidea dei presidenti è quella di abbandonare il concetto tradizionale di pensare
alla infrastruttura come un affare nazionale, e proiettarlo al contesto regionale.
"Lidea è quella di non avere più una focalizzazione nazionale, bensì una
regionale", ha spiegato Canabrava. "Nello sfruttamento delle risorse, nella
costruzione e nella modernizzazione dellinfrastruttura si può guardare a
unAmerica del Sud non più come a un continente di dodici nazioni, bensì come a una
regione unica".
LAmerica
Latina chiede un accesso più equo allinformatica e alle comunicazioni
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luglio 2000 I paesi dellAmerica Latina hanno fatto appello alle
Nazioni Unite per ottenere una diffusione più "efficiente ed equa"
dellinformatica e delle comunicazioni, secondo quanto detto dai rappresentanti di
questa area che sono intervenuti al Consiglio Economico e Sociale (ECOSOC).
Secondo quanto riportato dallagenzia DPA, i paesi sudamericani non solo sono
preoccupati perché il pagamento del loro debito estero impedisce loro di disporre di
fondi per il rinnovamento tecnologico, ma anche per la mancanza di siti web in spagnolo
che diano loro un maggior accesso allinformazione e per la questione delle licenze.
Secondo il Ministro di Scienza e Tecnologia del Costarica, Fernando Gutiérrez, lONU
"può e deve" giocare un ruolo centrale nel dirigere i problemi
dellinformatica e delle comunicazioni.
"Soffriamo per la mancanza di risorse finanziarie e di capacità tecnica. Ci blocca
lassenza delle infrastrutture di base e il grado di analfabetismo dei nostri popoli.
Patiamo per lassenza in Internet di contenuti nei nostri idiomi, così pure per le
questioni derivanti dalla riservatezza e dai diritti di proprietà intellettuale sul
materiale disponibile", ha affermato e ha aggiunto che le nuove tecnologie devono
essere destinate a procurare "Benessere a tutta lumanità".
Il Ministro dellInformatica e della Comunicazione di Cuba, Ignacio González Planas,
ha detto che lONU dovrebbe collocarsi al centro degli sforzi mondiali in questo
senso per "coordinare la instaurazione di un piano internazionale di azione" che
permetta laccesso alle nuove tecnologie da parte dei paesi del Terzo Mondo.
Secondo González Planas, la cooperazione Sud-Sud è fondamentale in questo processo però
si richiede anche lappoggio dei paesi industrializzati.
Il Ministro cubano ha denunciato, inoltre, che con la globalizzazione delleconomia
alcuni paesi sviluppati, in particolar modo gli Stati Uniti, hanno iniziato
unaggressiva campagna per brevettare tutti i tipi di tecnologia, e anche le idee che
sostengono la nuova economia, fatto che ha creato "nuove Barriere" per le
nazioni in via di sviluppo.
"Se questa tendenza continuasse, brevetti di contenuti importanti come la
telemedicina o leducazione a distanza entreranno a far parte del 97 % dei brevetti
mondiali che sono nelle mani dei paesi ricchi", ha enfatizzato.
Alla riunione dellECOSOC hanno partecipato rappresentanti di 54 paesi che si sono
riuniti a New York per discutere sulle crescenti differenze tra le nazioni ricche e quelle
povere riguardo allaccesso alle comunicazioni e allinformatica. La sessione è
stata preceduta dallemissione di un documento sul tema che sosteneva, tra altre
cose, che New York possiede più pagine in Internet di tutto il continente africano, e la
Finlandia ne ha più dellinsieme dellAmerica Latina e dei Caraibi.
Il documento raccomanda ai governi una serie di passi per portare le nuove tecnologie ai
paesi poveri, e ai paesi ricchi di scontare un punto percentuale dal debito delle nazioni
povere e investire questo denaro nello sviluppo delle aree impoverite.
LAmerica Latina è larea del mondo con la maggior crescita di utilizzatori di
Internet. Tuttavia, solo il 2 % dei 500 milioni di abitanti dellarea ha un accesso
alla rete.
Mentre 7 statunitensi su 10 hanno una linea telefonica, solo 1 latinoamericano su 10 ha la
possibilità di avere questo servizio. Inoltre, l80 % dellinformazione e delle
pagine in Internet è in inglese.
Una migrazione che fugge dalla
crisi
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luglio 2000 - La crescita demografica, la galoppante crisi economica e, in misura
minore, i conflitti politici sono aspetti che si combinano sempre più per trasformare
lAmerica Latina da un continente di immigranti a uno di emigranti.
Secondo le ultime statistiche dei paesi della zona, un numero crescente di lavoratori si
aggiunge ogni giorno alla corrente internazionale di emigrazione in cerca di presunte
migliori opportunità allestero, fenomeno che, come prevedono gli analisti, si
ingrandirà sempre di più con il persistere della crisi economica.
Questo fenomeno è salito di nuovo alla ribalta internazionale la scorsa settimana
allorché la progredita Europa si è vista commossa per la tragedia dei 58 immigranti
asiatici che sono stati trovati morti allinterno di un camion in un porto
britannico.
Nel continente americano questo fenomeno ha molti risvolti che vanno dai movimenti dei
professionisti o dei tecnici fino ai latinoamericani che si spostano da un paese
allaltro per lavorare illegalmente e in numerosi casi finiscono per lavorare in
condizioni molto simili alla schiavitù.
Uno degli aspetti del fenomeno è il cosiddetto furto dei cervelli, quando professionisti
e tecnici che non trovano impiego nei loro paesi cercano di trovare altri orizzonti
eventualmente migliori, specialmente nel mondo sviluppato.
Queste correnti, che comprendono, tra laltro, medici, ingegneri, giornalisti e
attori, fluiscono non solo dai paesi meno sviluppati a quelli più sviluppati, ma anche in
un riciclaggio interno della zona.
Secondo gli analisti, il traffico illegale di immigranti o anche il cosiddetto
"commercio umano" è un affare multimilionario, dal quale i suoi promotori
annualmente intascano tra i cinquemila e i settemila milioni di dollari.
Per gli esperti, non tutti gli emigranti riescono a raggiungere un destino migliore,
poiché molti cadono in condizioni peggiori compreso la morte di quelle che
avevano nei loro paesi di origine.
Effettivamente la morte incombe spesso sugli immigranti illegali che cercano di passare,
per esempio, la frontiera tra il Messico e gli Stati Uniti, per la maggioranza provenienti
dal Cono Sud latinoamericano.
Un bollettino informativo del Sistema Economico Latinoamericano (SELA) ha segnalato
recentemente che coloro che vogliano entrare in modo illegale negli Stati Uniti, mettono
la loro vita nelle mani dei trafficanti che non dicono loro la verità sul pericolo che li
aspetta.
Una tragedia come quella capitata nel porto britannico di Dover, può anche avvenire nel
lungo cammino dal Sud-America alle frontiere statunitensi o dal Centro-America ai Caraibi
o nelle strade tra i vicini del sud del continente.
Un fatto che ha attirato recentemente lattenzione degli specialisti di questa
regione, è stata la morte di sei immigranti haitiani, crivellati di pallottole il 18
giugno da soldati dominicani.
Senza questi aspetti così tragici, ma non meno drammatici, si è saputo il 23 giugno che
più di una cinquantina di bambini e di adolescenti boliviani, che erano entrati
illegalmente in Argentina, sono stati liberati dalla polizia di Buenos Aires, da tre
stabilimenti tessili in cui lavoravano in condizioni di schiavitù.
Oltre a essere privati dei lavori che trovano, gli illegali sono spogliati anche dei loro
averi quando vengono portati in prigione in condizioni vessatorie.
Stando alle cifre del Servizio di Immigrazione del Messico, i boliviani e i peruviani,
assieme ai clandestini locali, sono coloro che sono transitati maggiormente negli ultimi
anni verso gli Stati Uniti.
Il "commercio umano" dellAmerica Latina verso gli Stati Uniti o
lEuropa è diventato unattività economica tanto attraente (fino a 25.000
dollari per ogni immigrante) che molte mafie, che prima si dedicavano alla droga, al
traffico di armi o al furto di automobili, si concentrano ora su questa lucrosa attività.
Una parte considerevole di queste vittime è costituita da donne che sono obbligate a
prostituirsi, come pure da bambini, utilizzati per il medesimo scopo, per la vendita dei
loro organi o per adozioni forzate.
Questo traffico giova sia a gruppi mafiosi che a imprenditori senza scrupoli che
approfittano della presenza di questi immigrati per impiegare una forza lavoro
praticamente schiava.
Gli Stati Uniti non
pagano, però comandano ancora
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giugno 2000 Lo statunitense Luigi Einaudi, recentemente eletto Segretario Generale
Aggiunto dellOrganizzazione degli Stati Americani (OSA), ha indicato dopo la sua
elezione che uno dei suoi principali compiti del nuovo incarico sarà quello di ottenere
risorse economiche per lOrganizzazione.
Einaudi ha segnalato che le sue buone relazioni con i congressisti di uno o
dellaltro partito a Washington gli permetteranno di cercare in modo attivo la
cancellazione del debito che gli Stati Uniti hanno con lOSA e che ammonta a oltre
35.6 milioni di dollari.
Per il diplomatico statunitense una delle questioni chiave per ottenere il contributo
economico di Washington è quella del pagamento del debito che hanno altri paesi
latinoamericani.
Il nuovo Segretario Generale Aggiunto ha sottolineato che si va ad affrontare "una
serie di sfide per migliorare il funzionamento dellorganizzazione" e che è la
prima volta da quasi 40 anni che uno statunitense occupa la Segreteria Generale Aggiunta
dellOSA.
La democrazia degli accusatori
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giugno 2000 LOrganizzazione degli Stati Americani (OSA), formata da 34
nazioni dellemisfero occidentale, ha tenuto la sua Assemblea Generale annuale, di
tre giorni, a Windsor nello stato dellOntario in Canada. Cuba e Stati Uniti facevano
parte dei membri fondatori quando venne istituita lOrganizzazione nel 1948. Cuba è
stata espulsa di fatto per le pressioni degli Stati Uniti nel 1962. Il Canada è entrato
con altre nazioni nel 1990.
Secondo la OSA, uno dei suoi principali interessi è la situazione della democrazia e dei
diritti umani, come la libertà di espressione, nelle Americhe. Lasciando da parte il
fatto che in realtà il principale interesse è lampliamento della globalizzazione
nelle Americhe, in particolare da nord verso sud, a spese di questultimo, il
concetto di democrazia e dei diritti umani presentato a Windsor ha posto certi
interrogativi.
Una delle principali preoccupazioni dei canadesi e degli americani è lestensione
del capitale dominato dagli Stati Uniti in America Latina e nei Caraibi, che come
risultato rende i ricchi sempre più ricchi e i poveri sempre più poveri. La sovranità
nazionale economica e politica delle nazioni del sud deve sopportare una sfida più
grande.
Tenendo conto di questo, i cittadini canadesi e americani hanno cercato di unirsi a
Windsor per far conoscere i loro punti di vista.
Che cosa è successo alla libertà di espressione che si suppone sia così sacra in Canada
e negli Stati Uniti? Nei quattro giorni precedenti alla sessione di apertura della scorsa
domenica 5 giugno, le autorità canadesi dellimmigrazione hanno impedito a 560
cittadini del loro vicino del sud di attraversare la frontiera da Detroit, nel Michigan,
verso Windsor. Nella stessa Windsor cera una presenza della polizia così armata che
persino la stampa controllata dai monopoli commentava che la città sembrava un campo di
battaglia. Solo il primo giorno, 41 persone sono state arrestate. Il posto dove si è
riunita lOSA è stato circondato da barriere di cemento e da filo spinato. Cè
da notare che la riunione si tiene a porte chiuse. Eccetto i discorsi più rilevanti
trasmessi dalla televisione, il popolo canadese e quelli delle Americhe non sono stati
informati su ciò che veniva trattato. I manifestanti, costretti a guardare
dallesterno, hanno tentato di innalzare un grande cartello per esprimere la loro
opinione sullOSA. Non è stato loro permesso. La polizia ha lanciato gas lacrimogeni
sui manifestanti attraverso le barriere di filo spinato e con lunghi bastoni hanno fatto
cadere il cartello.
Nessuno in Canada ha potuto vedere quello che veniva detto. Dopo, nel pomeriggio, un
professore di economia intervistato dalla televisione nazionali ha rilasciato
dichiarazioni sugli incidenti, manifestando che la libertà di espressione di quelli che
protestavano era stata repressa dalla polizia.
Uno degli aspetti che irrita, non solo i giovani manifestanti del Canada e degli Stati
Uniti, ma anche una gran parte dellopinione pubblica di questi paesi, è quanto
segue. Chi dà diritto a nazioni come gli Stati Uniti e il Canada di giudicare il grado di
democrazia e di diritti umani in altre nazioni? Perché il dito è sempre puntato su un
paese del Terzo Mondo? Adesso si alza uno scenario molto patetico per le recenti elezioni
in Perù: saranno o non saranno state regolari? Senza tirare conclusioni su queste
elezioni, o sulla libertà di espressione in questo paese, perché non esaminiamo la
situazione della democrazia e della libertà di espressione nei paesi più potenti
dellOSA?
LOSA realizza le sue riunioni privatamente, nel momento in cui i cittadini tentano
di dare unopinione che probabilmente coincide molto di più con quella della
stragrande maggioranza del popolo, e la loro libertà di espressione viene soppressa senza
riguardo. E veramente ironico il fatto che nella prima dichiarazione dellOSA,
il Perù è stato messo sul banco degli imputati perché detto paese "non permette il
diritto di esprimersi allopposizione". Cosa è accaduto a Seattle, a
Washington, e ora a Windsor in Canada? Cosa dicono le voci dellopposizione
nellAmerica del Nord? Che cosa chiedono? Hanno ragione?
Il Vertice di
Río riconosce gli effetti negativi della povertà
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giugno 2000 Lagenzia Notimex, da Cartagena de Indias, ha riportato che
i 15 Presidenti che hanno partecipato il 16 giugno al Vertice del Gruppo di Río, hanno
approvato la Dichiarazione di Cartagena, in cui riconoscono che la povertà colpisce ampi
settori della società della regione.
"Consideriamo che la crescita economica deve contribuire a far diminuire le
disuguaglianze economiche delle nostre nazioni e la grande incidenza della povertà nelle
stesse", segnala il documento analizzato dai Presidenti.
Con questo fine, i governanti si sono impegnati a fornire livelli adeguati di spese
sociali e hanno considerato necessario mantenere un ambiente favorevole che renda
possibile attendere alle necessità sociali e assicurare luguaglianza delle
opportunità che richiede lo sviluppo.
I Capi di Stato del Gruppo di Río chiedono ai paesi industrializzati di collaborare per
il loro sviluppo, garantendo laccesso ai mercati eliminando le barriere
protezionistiche.
Il documento chiede una soluzione "giusta e duratura" al problema del debito
estero, i cui interessi passivi opprimono varie economie dellarea e il cui peso
costituisce una barriera per lo sviluppo ed è limitante per lattenzione ai problemi
sociali.
Il testo definisce una posizione regionale per il Vertice del Millennio, organizzato
dallONU e considerato "unopportunità storica per dar impulso a
iniziative concrete che contribuiscano alla costruzione di un sistema internazionale più
giusto, più sicuro e più equo".
Al Vertice hanno partecipato i Presidenti di Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia,
Ecuador, Messico, Panama, Perù, Uruguay e Venezuela, e quelli di cinque paesi
centroamericani ammessi come nuovi membri del Gruppo, Costa Rica, El Salvador, Guatemala,
Honduras e Nicaragua, come pure delegati di Cile, Guyana e Paraguay.
Ha pure assistito per la prima volta la Repubblica Dominicana, il cui Presidente, Leonel
Fernández, ha rappresentato le nazioni della comunità del Caribe (CARICOM).
LOperazione
Cóndor è sopravvissuta alle dittature militari
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giugno 2000 - Lo scambio di informazioni sui gruppi della sinistra
latinoamericana è sopravvissuta alle dittature militari ed è continuata fino al 1987, ha
denunciato il 5 giugno limportante quotidiano brasiliano Folha de Sao
Paulo.
Secondo questo giornale, durante la 17° conferenza degli eserciti americani, tenutasi a
novembre di quellanno nella località balneare argentina di Mar del Plata, avvenne
uno scambio di informazioni sulle organizzazioni di sinistra, come era successo
nelloperazione repressiva di coordinamento sudamericano denominata Cóndor.
Questo piano repressivo era stato messo in pratica nei decenni degli anni 60 e
70 dalle dittature militari di Argentina, Cile, Uruguay, Paraguay e Brasile.
Alla conferenza di Mar del Plata hanno assistito rappresentanti di Brasile, Argentina,
Uruguay, Cile, Bolivia, Stati Uniti, Paraguay, Colombia, Ecuador, Venezuela, El Salvador,
Perù, Honduras e Panama.
Secondo Folha, i militari brasiliani misero in rilievo come la loro maggiore
preoccupazione era la legalizzazione del Partito Comunista, loperato dei sindacati e
la composizione del Congresso Costituente del 1988.
Si scorge una nuova ondata
di instabilità economica
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maggio 2000 - Una nuova ondata di instabilità minaccia lAmerica Latina,
nonostante la favorevole congiuntura economica, giacché le conseguenze della più recente
crisi stanno creando problemi, secondo quanto commentato dal quotidiano finanziario
tedesco Handelsblatt, nelledizione del 15 maggio.
Il giornale ha aggiunto che "i fattori di incertezza delle economie latinoamericane
si stanno moltiplicando. I prossimi aumenti dei tassi di interesse degli Stati uniti
mettono a rischio i piani finanziari di questi Paesi."
Il quotidiano mette in rilievo il fatto che le economie latinoamericane siano dipendenti
dai flussi dei capitali esteri, in particolare quelle di Brasile e Argentina.
Le suddette economie, aggiunge, "hanno molti debiti a breve termine in dollari e
risentono di ogni punto percentuale in più che devono pagare per i crediti
stranieri".
Handelsblatt cita dichiarazioni dellagenzia (di valutazione dei rischi
creditizi) Moodys, nel senso che per il momento i piani per aumentare la
qualificazione di almeno uno di questi due Paesi sono inesistenti.
Il giornale afferma che nonostante entrambe le nazioni latinoamericane registrino un
crescita economica, mancano di un miglioramento nei bilanci preventivi nazionali.
"Linsicurezza si ripercuote anche nelle borse: nonostante leconomia
continui a verificare una crescita, si aspettano per il futuro molta vaghezza e un basso
aumento delle quotazioni."
Quanto detto in precedenza, spiega il giornate tedesco, si deve al fatto che la liquidità
nei mercati finanziari latinoamericani è in declino.
"I consorzi internazionali che hanno partecipato alle privatizzazioni latinoamericane
negli ultimi anni stanno assumendo lentamente il controllo delle imprese che hanno
acquisito", viene indicato.
Aggiunge che detti consorzi "stanno collocando azioni nei mercati azionari dei loro
paesi di provenienza, non in America Latina".
La ragione risiede nel fatto che queste imprese ottengono maggiori dividendi nei loro
paesi piuttosto che nei mercati finanziari latinoamericani.
"Anche sul piano politico i rischi in America Latina aumentano, in particolare nella
regione delle Ande. Insieme allEcuador e alla Colombia, permanenti focolai di
conflitto, la tensione va aumentando sul piano politico in Venezuela e Perù."
In queste due ultime nazioni si eleggerà il presidente il prossimo 28 maggio. "Gli
esperti temono che il consenso neoliberista sia posto in questione come conseguenza della
disuguaglianza socioeconomica in questi paesi", commenta Handelsblatt.
Venti milioni di poveri in più
in due anni
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maggio 2000 - La crisi economica degli ultimi due anni ha provocato un
incremento di 20 milioni di poveri in America Latina per un ammontare di 224 milioni al
termine del 1999, secondo quanto dichiarato il 15 maggio dal segretario esecutivo della
CEPAL, José Antonio Ocampo.
Il massimo rappresentante della Commissione Economica per lAmerica Latina e i
Caraibi ha segnalato che la distribuzione delle entrate si è deteriorata in molti paesi
industrializzati e sottosviluppati e che la situazione è migliorata solo per il 16 %
della popolazione.
Ocampo ha dichiarato che la crescente disuguaglianza è forse la miglior constatazione del
fatto che il mercato da solo non possa garantire che i benefici del suo sviluppo dinamico
arrivino a tutti e che ciò sia il risultato delle azioni collettive orientate a
garantirlo.
Ha spiegato che gli strumenti della ridistribuzione sviluppati a livello nazionale
mostrano "non solo la propria insufficienza, ma anche le debolezze crescenti che gli
stati nazionali affrontano per conciliare la competitività internazionale e una politica
sociale attiva".
Il ritmo di crescita dellAmerica Latina in questo decennio è stato del 3.3 % annuo,
quando nei tre decenni precedenti era stato del 5.5 %.
Pesante primato per l'America Latina
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maggio 2000 - In una tavola rotonda trasmessa dalla radio e dalla televisione
cubana, si è saputo che l'80 % dei 224 milioni di poveri dell'America Latina vive in
luoghi ecologicamente vulnerabili: economisti e altri esperti hanno analizzato l'ultimo
rapporto della Commissione Economica per l'America Latina e i Caraibi (CEPAL), che ha
fatto conoscere il triste primato della regione, che ha raggiunto negli ultimi dieci anni
il più alto livello di povertà della sua storia.
Gli esperti hanno sottolineato nella loro analisi che il neoliberismo non è percorribile
e che le sue conseguenze sociali sono nefaste. Indebolisce il ruolo dello Stato e
trasferisce il potere economico alle multinazionali dei paesi industrializzati, che
cercano anche di imporre un nuovo modello economico: la dollarizzazione delle nazioni
povere, come sta accadendo in Argentina e nellEcuador, che con questa misura
limitano parte della propria sovranità, facendo dipendere così la loro politica
monetaria e, in definitiva, l'economia, da quello che fanno le riserve monetarie degli
Stati Uniti, senza che i rispettivi Governi e Parlamenti possano agire.
Nel caso dell'Ecuador, istituzioni rappresentative della società civile hanno denunciato
che la dollarizzazione benefici le banche in perdita, elimina i debiti degli imprenditori,
ma in nessun caso aiuta i settori medi e poveri, caratterizzati da salari bassi; inoltre
determina un rialzo dei prezzi degli articoli di prima necessità.
Altro fatto che contribuisce ad aumentare la povertà nella regione è che il valore
aggiunto nella produzione industriale è la metà di quello che era nel 1980, quando le
aziende privatizzate sono state in gran parte denazionalizzate, perdendo le conoscenze
tecnologiche. Con il completo controllo delle industrie, le multinazionali hanno
smantellato la maggior parte dei pochi centri di ricerca che esistevano nella regione,
trasferendoli nei paesi in cui le società hanno sede.
Gli esperti hanno anche evidenziato che le attuali relazioni di commercio internazionale,
sono caratterizzate da un alto livello di disequilibrio, dato che le nazioni in via di
sviluppo hanno liberalizzato il commercio, ma si trovano ad affrontare gli alti livelli di
protezione dei prodotti dei paesi sviluppati. Così vediamo che in America Latina gli
esportatori sono notevolmente danneggiati dal crollo dei prezzi dei propri prodotti,
mentre nei paesi sviluppati vengono destinati ogni anno 362.000 milioni di dollari in
sovvenzioni alla loro agricoltura. Questa somma è la metà dell'attuale debito estero dei
paesi latinoamericani.
Un debito con il quale la maggior parte della popolazione dell'America Latina non ha
niente a che vedere, e che ora deve accollarsi il pagamento dei servizi e del debito
totale. In generale, i paesi poveri destinano più del 30 % delle entrate per pagare il
debito estero. Nel caso dellHonduras e del Nicaragua la cifra supera il 60 %.
Il debito estero del Terzo Mondo oscilla sui 2.300 milioni di dollari, dei quali oltre
700.000 sono di pertinenza dell'America Latina e dei Caraibi, che hanno poche possibilità
di estinguere e persino di diminuire i debiti perché più del 50 % di ciò che devono è
in mano delle banche e di altre istituti finanziari privati internazionali. Per esempio,
il Club di Parigi e banche private del Nord.
Anche lì sta l'origine del triste primato della regione, in cui vivono 224 milioni di
poveri, il che significa che 24 milioni si sono impoveriti dal 1998 quando era stato
annunciato che il numero dei poveri raggiungeva i 200 milioni, fatto che allarmò Governi
e istituzioni che manifestarono preoccupazione e annunciarono misure per attenuare la
povertà. Ma quello che è cresciuto è stato l'abisso tra i ricchi e i poveri in America
Latina, dove il 20 % più ricco riceve 19 volte più introiti dei settori più poveri.
Altra situazione vincolata alla povertà è il panorama della salute della regione, che
presenta un preoccupante quadro d'esclusione sociale, se teniamo conto del fatto che 136
milioni di persone non hanno accesso ai servizi sanitari.
Lo studio Panorama dell'Esclusione dalla Protezione Sociale nella Salute in America Latina
e nei Caraibi evidenzia che l'esclusione sociale corrisponde a una condizione nella quale
le persone non possono accedere a condizioni di vita che permettano loro di soddisfare
necessità essenziali come l'alimentazione, l'educazione, la salute e, allo stesso tempo,
partecipare allo sviluppo della società in cui vivono. I principali esclusi sono i
poveri, le donne, i bambini, gli anziani e la popolazione rurale, secondo lo studio,
realizzato sotto la supervisione e la direzione dell'Organizzazione Internazionale del
Lavoro e dell'Organizzazione Panamericana della Sanità.
Barriere di tipo finanziario, geografico, lavorative e culturali ostacolano l'accesso di
questi gruppi ai servizi sanitari. Coinvolti nelle misure del Fondo Monetario
Internazionale, della Banca Mondiale e dal neoliberismo, i Governi della regione hanno via
via diminuito i preventivi destinati alle cure mediche, i cui risultati si traducono nello
smantellamento dei programmi di prevenzione e nutrizione, nella chiusura d'ospedali
pubblici, nei tagli salariali a professionisti e lavoratori del settore, così come
nell'eliminazione dei medicinali gratuiti.
Ampliando il suo rapporto e basandosi sul fatto che nella regione il 17 % dei parti non ha
avuto l'assistenza di personale specializzato, si stima che più di 83 milioni di persone
sono escluse dai servizi sanitari. Utilizzando il tasso di vaccinazione dei bambini minori
di un anno, si arriva a una stima di circa 82 milioni di persone escluse. Inoltre, stima
la ricerca dell'OIT e dell'OPS, in America Latina e nei Caraibi 152 milioni di persone non
hanno la disponibilità d'acqua potabile e/o alle fognature.
Sono queste verità che, come un pugno, mostrano le conseguenze del neoliberismo e i
risultati in termini di povertà e di disperazione.
Più medici per la comunità caraibica
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marzo 2000 - "Le relazioni tra Cuba e la Comunità Caraibica (CARICOM) si
fanno di giorno in giorno più strette e frequenti" - ha affermato il Ministro degli
Esteri cubano Felipe Pérez Roque al ritorno da un giro di visite durato 14 giorni,
durante i quali si è incontrato con le principali autorità di 10 Paesi appartenenti a
questo gruppo di nazioni, con cui ha firmato importanti accordi.
Cuba, la "isla grande" delle Antille, aumenterà, da parte sua, il numero di
medici e di personale sanitario impiegato nelle aree caraibiche di lingua inglese,
favorendo nello stesso tempo la presenza di giovani provenienti da questa zona nei propri
centri di insegnamento superiore. Obiettivi altrettanto importanti saranno il
potenziamento della cooperazione in campo economico e in quello della lotta al
narcotraffico e al crimine in generale.
Il Ministro degli Esteri cubano ha spiegato di aver incontrato molta riconoscenza per la
collaborazione offerta da Cuba per tanti anni, che ha permesso, tra le altre cose, che
più di 1.000 giovani provenienti da questi piccoli Paesi potessero laurearsi nelle
università di Cuba.
Pérez Roque ha reso noto che altri 1.400 studenti degli Stati del CARICOM risultano
attualmente immatricolati negli istituti cubani di insegnamento superiore, mentre sono
circa 200 le matricole previste per questanno, precisando però che in questo caso i
dati non sono ancora certi, poiché la decisione del Governo cubano e
"lindicazione fornitaci dal compagno Fidel è stata quella di fare ogni sforzo
possibile per accogliere tutti gli studenti che gli Stati caraibici possono inviare".
Il Ministro degli Esteri cubano ha inoltre affermato di aver trovato, nei Paesi visitati,
totale comprensione sia da parte dei Governi, sia da parte dellopinione pubblica
riguardo al caso Elián, alle ragioni per le quali suo padre e i suoi nonni esigono il suo
ritorno e ai motivi per cui i loro compatrioti li sosterranno fino alla fine.
Nelle Bahamas, lultima tappa del suo viaggio, Pérez Roque ha firmato un accordo in
base al quale è possibile lestradizione dei detenuti di entrambi gli Stati, che
possono così scontare la pena nel loro Paese dorigine. Durante la visita si sono
inoltre discusse misure di promozione e di potenziamento degli investimenti.
Pérez Roque e la sua collega bahamense Jane Hostwick sono stati concordi nel rafforzare
le loro relazioni nellarea dello sport, della cultura, della salute, del turismo e
in altre ancora.
Le due delegazioni hanno riconosciuto la necessità di operare congiuntamente nel campo
del turismo multidestino con tutta la regione, per trasformare la concorrenza tra i due
Paesi in alleanza.
Durante questo incontro, è stata annunciata la prossima apertura di un consolato cubano
alle Bahamas, coerentemente con il progetto di ampliamento del numero delle rappresentanze
diplomatiche cubane nellarea caraibica, comunicato di recente dal Ministro degli
Esteri cubano.
Limpegno di Cuba si manifesta anche nei confronti di un altro Paese dellarea,
la Guyana, alla cui richiesta di rafforzamento della debole infrastruttura sanitaria,
farà seguito, secondo quanto annunciato da Pérez Roque durante la sua visita di due
giorni, linvio di 20 nuovi medici cubani e di altri specialisti del settore
sanitario, che lavoreranno in ospedali pubblici e in centri rurali del territorio
guayanense.
In questo modo, il numero di specialisti del settore medico impiegati in Guyana salirà a
39 persone.
Il viaggio del Cancelliere cubano ha toccato San Cristóbal e Nevis, Santa Lucia, la
Dominica, San Vicente e le Granadinas, Granada, la Guyana, Antigua e Barbuda, le Barbados,
Trinidad e Tobago e le Bahamas.
Certificazione e ingerenza di
Washington
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marzo 2000 - Il segretario di Stato nordamericano, Madeleine Albright, ha
difeso il primo marzo scorso la politica di certificazione applicata da Washington dal
1986 ad altri paesi, secondo a loro insindacabile giudizio lassistenza
che questi offrono per far diminuire il narcotraffico nel paese maggior consumatore di
droghe al mondo.
Secondo PL, in una conferenza stampa, la Albright si è riferita al processo annunciato
ore prima, attraverso il quale ha ritenuto che 20 paesi, tra i quali 12 latino-americani,
collaborino con gli Stati Uniti nella lotta antidroga, mentre ne ha squalificati due
asiatici e, per motivi di "sicurezza nazionale", ne ha approvati altri quattro.
Il segretario di Stato ha tentato di giustificare questa pratica denunciata e rifiutata,
argomentando che serve per "porre altre nazioni sotto la stessa sorveglianza in cui
ci poniamo noi e speriamo che ci si giudichi secondo lefficacia del nostro piano
nazionale".
In diversi paesi latino-americani compresi quelli che avevano ottenuto il
"visto buono" statunitense questo modo di fare è stato rifiutato
nuovamente.
In Messico, lungi dal provocare consenso, la certificazione ha generato una condanna
unanime di tutti i partiti politici, che la considerano un giudizio unilaterale,
interferente e violatore della sovranità dei paesi. Il procuratore generale, Jorge
Madrazo, ha assicurato che il suo paese appoggia i meccanismi multilaterali nella lotta
contro la droga e non attraverso una valutazione. In generale, i gruppi parlamentari di
tutti i settori messicani hanno convenuto che la vicina nazione del Nord manca di morale
per giudicarne altre.
Gli Stati Uniti sono inefficaci per fermare lo "schiacciante e fenomenale"
traffico di droghe che si verifica nel loro territorio, ha detto alla AFP il presidente
venezuelano Hugo Chávez, mentre assisteva a Montevideo allentrata in carica del suo
collega uruguayano Jorge Batlle.
Il Venezuela ha ottenuto il certificato nordamericano, il cui Governo aveva ritenuto allo
stesso tempo inefficaci le strutture venezuelane di intercettazione aerea del
narcotraffico. "Come entra la droga negli USA ?", ha chiesto Chávez, per
aggiungere poi: "La porta Superman".
"Rifiutiamo come unilaterale anche il solo meccanismo di certificare o non
certificare", ha aggiunto il Presidente venezuelano.
Daltra parte, organizzazioni per i diritti umani a El Salvador hanno assicurato che
Washington deve autocertificarsi poiché, in stati come la California hanno
indicato si trovano grandi piantagioni di marijuana e il consumo di qualsiasi tipo
di droga pesante è normale nelle strade del paese. "Entriamo in una situazione
contraddittoria ha detto un esperto salvadoregno nel campo antidroga
giacché loro vogliono giudicare gli altri".
In materia di ingerenza in affari altrui, gli Stati Uniti hanno fatto un altro passo il 2
marzo scorso, suggerendo una nuova legislazione per riformare il sistema giudiziario
dellAmerica Latina in base alle proprie esigenze.
Durante il 3° Incontro dei ministri e procuratori di giustizia latinoamericani, il
Ministro della Giustizia statunitense, Janet Reno, ha affermato che la globalizzazione dei
sistemi giudiziari in questa zona eviterebbe a Washington di ricercare un fuggiasco in
cinque paesi. Per la Reno, le nazioni della regione dovrebbero promulgare leggi comuni e
inoltre un trattato regionale con gli Stati Uniti.
Ciò implicherebbe riforme di fondo negli ordinamenti giuridici della maggior parte di
queste nazioni, i cui interessi non sono stati però menzionati nelle proposte del Nord.
L'orgoglio di un grande patrimonio
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gennaio 2000 - Nel dicembre 1999 un dramma familiare, a Cuba, mobilita
una nazione e commuove la parte migliore del Continente e del mondo.
I particolari, gli obbiettivi e le conseguenze d'impedire a un padre di proteggere suo
figlio di sei anni li abbiamo pubblicati con l'intensità che merita nelle pagine di
questo settimanale.
Riprendendo un poema dell'uruguaiano Mario Benedetti, "vi domanderete,
perché..." lo riproponiamo adesso in Nuestra America.
Si tratta del fatto che tra le più tragiche conseguenze di questo rapimento, si evidenzia
lo sradicamento di un'innocente creatura dalla sua cultura, dove più precisamente si
manifesta la sua identità.
Strapparlo da una cultura, quella cubana e quella latinoamericana, della quale possiamo
essere orgogliosissimi, e fittiziamente introdurlo in un'altra, con tradizioni e valori
differenti, che non sono, certamente, quello che gli sono stati offerti.
Non è Walt Whitman, Tennessee Williams e meno ancora le afroamericane Alice Walker o Toni
Morrison, bensì Superman o Topolino, la banalità e la filosofia di possedere oggetti
senza avere un'anima.
Però questo piccolo è parte inseparabile di un insieme umano che ha profonde e
magnifiche radici culturali.
Menzioneremo solo alcuni di quelli che hanno meritato di essere inclusi nella relazione
dell'UNESCO come luoghi del Patrimonio Culturale o Naturale dell'Umanità, secondo la
Convenzione approvata nel 1972.
Il nostro Patrimonio culturale o naturale - precisa la Convenzione - è fonte
insostituibile di vita e ispirazione, è ¼ la nostra
identità.
Nell'America Latina e nel Caribe, questo "patio posteriore" che gli Stati Uniti
credono di possedere, sono stati riconosciuti 76 luoghi con questo titolo veramente
regale, patrimoni dell'Umanità.
Di Cuba, Patria del piccolino, l'UNESCO ha iscritto tre luoghi (le date tra parentesi
corrispondono al loro inserimento nella relazione) La Habana Vieja e le sue fortificazioni
(1982), Trinidad e la Valle de los Ingenios (1988) e il Castello di San Pedro de la Roca,
a Santiago de Cuba (1997).
Durante un itinerario tra i luoghi Patrimoni Culturali, abbiamo incontrato in Argentina le
rovine delle Missioni Gesuite nella terra dei guaraní dei secoli XVII e XVIII e le loro
simili in Paraguay (1993).
La Bolivia può contare sulla Città di Potosì (1987), tragica per gli indigeni che
cercando l'argento morirono a milioni; la Missione Gesuita de los Chiquitos (1990), Sucre
(1991), e il Forte di Samaipata (1998).
I centri storici di Ouro Preto (1980), Olinda (1982), Bahía (1985), il Santuario de Bom
Jesus do Congonhas (1985), Brasilia (1987) e Sao Luis (1997), tutti in Brasile, quelli di
Cartagena de Indias (1984) e Santa Cruz de Mompox (1995), ambedue in Colombia, sono
memorie di rilevanza culturale.
Nel Caribe si trova Santo Domingo (1990), nella Repubblica Dominicana; la Cittadella
(1982) ad Haiti; Willemstad (1997), nelle Antille Olandesi, San Juan (1983), a Porto Rico,
posta nella relazione sotto gli Stati Uniti, riconoscendogli uno status coloniale, ma a
danno di un'identità difesa e sopravvissuta a più di un secolo di dominazione.
La regione centroamericana è egualmente ricca di luoghi importanti, radice che si estende
fin dallo splendore delle civiltà precolombiane.
Ci riferiamo a la Joya de Ceren (1993), nel Salvador; la Antigua Guatemala (1979), Tikal
(1979) e le rovine di Quiriga (1981), in Guatemala; il sito maya di Copán (1980), in
Honduras, e a Panama le fortezze di Portobelo e San Lorenzo (1990) e il distretto storico
di Panama. (1997).
Il Messico emerge in particolare: il centro storico di Città del Messico e Xochimilco
(1987), le città preispaniche di Palenque (1987), Teotihuacán (1987), Chichén-Itzá
(1988) e El Tajin (1992), cui si aggiungono i centri storici di Oaxaca ed il sito
archeologico di Monte Alban (1987), Puebla (1987), Guanajuato (1988) e Morelia (1991).
Uguale e diverso, il Perù presenta un impressionante Patrimonio, che come tutta l'America
Latina, Nuestra America, presenta sia le civiltà indigene - qui quella Inca - che quella
spagnola.
E' il momento di Cuzco e del Santuario di Machu Pichu (1983), i
siti archeologici Chavín (1985) e Chan Chan (1988), i parchi nazionali Huscarán (1985) e
Manu (1987), il centro storico di Lima (1991) e le enigmatiche Linee di Nazca (1994).
Siti patrimoniali che fanno si che le nuove generazioni conoscano il loro
passato, quello che ha forgiato la loro identità, la propria appartenenza a una cultura.
Voi, riproponete la domanda?
Huacaynan, una visione dolorosa
e tragica
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dicembre 1999 - Linteresse lo si deve anche al maestro Oswaldo
Guayasamín, al di là dellinquietudine che la sua opera inevitabilmente suscita. Il
"Pittore Iberoamericano" ci apre il cammino verso un tema non sconosciuto, ma
abbandonato negli angoli di un - involontario? - oblio.
Il maestro conosceva questa problematica. Fin dal suo personale e orgoglioso cognome
indigeno: Guayasamín , che nel poetico idioma quechua significa "volo di un uccello
bianco".
Forse per il valore didattico che imprime alla sua opera - non è il caso che ci riferiamo
ai valori estetici - intitola la sua prima serie con un nome quechua,
Huacaynan, la cui traduzione significa niente di meno che "Il Cammino del
Pianto".
In Huacaynan - 103 tele - il maestro plasma con precisione la sua visione,
dolorosa e tragica, dellindio americano.
Questo Cammino che passa per il ripudio, la repressione e lisolamento in
cui per secoli si è cercato di mantenere il quechua, un idioma che ancor oggi tredici
milioni di persone parlano quotidianamente in Bolivia, in Perù, in Ecuador, nel nord del
Cile e dellArgentina e nel sud della Colombia.
Il quechua era la lingua del Tahuantinsuyu, lImpero Inca che nel momento del suo
splendore - nei secoli XV e XVI - ha lasciato, tra le altre meraviglie, quella che
probabilmente è la sua più fantastica costruzione urbana, il Machu Pichu, con le sua
gigantesche muraglie che sembrano essere state intagliate nella roccia.
I colonizzatori imposero, è superfluo dirlo, i loro idiomi, lo spagnolo e il portoghese,
ma nonostante la violenza che, come in tutto, perpetrarono, il quechua, relegato e
discriminato, si mantiene vivo.
Il quechua vive non solo nelle comunità indigene, ma anche i massimi esponenti della
cultura lo usano con determinazione: parliamo dellequadoregno Guayasamín, ma
potremo citare anche il cineasta boliviano Jorge Sanjinés, che nel suo film del 1966
Ukamau - che significa Così è - offrì una lucida riflessione
sulla difficile convivenza tra le culture indigene e quella creola (nel 1969 girò
Yawar Mallku cioè Sangue di Condor).
La Casa de las Américas, sempre attenta, nel 1992 istituì un Premio Straordinario per le
Letterature Indigene, in quella prima occasione in quechua, nahuatl e guaraní - assegnato
a Luis Avelais, messicano, per il suo libro di poesia nahuatl Yolteoti (Del
Cuore Divinizzato).
Due anni più tardi la letteratura indigena viene inserita come una categoria nel premio
più prestigioso della regione - ottenuto nel 1994 dal cileno Lorenzo Aillapan con la sua
raccolta di poemi in mapuche Hombre-Pájaro (Uomo-Passero).
E interessante sapere che ora lOrganizzazione degli Stati Americani sta
lavorando su una Dichiarazione sui diritti delle popolazioni indigene.
Lo stesso temine "popolazioni" viene garbatamente posto in dubbio nel caso di
popoli indigeni ai quali verrà riconosciuto, in futuro, il diritto di partecipazione a
"tutti gli ambiti della vita sociale, politica ed economica".
Grazie alla Dichiarazione, avranno anche diritto a preservare la propria identità
culturale "liberi da qualunque tentativo di assimilazione", a una personalità
giuridica e ai "propri costumi, tradizioni, credenze, abbigliamenti e ...
idiomi".
Lidioma quechua - sottolinea un documento dellAccademia Maggiore della Lingua
Quechua, con sede in Perù - è il più completo deposito della cultura tradizionale e
contiene diversi milioni di dati su nomi di località, corsi dacqua, vegetali,
animali, cognomi, mestieri e una varietà di attività economiche.
Il quechua è anche ricco di espressioni poetiche e ogni parola, con luso di
prefissi e suffissi, può avere diversi significati.
Guayasamín, quelluccello bianco che volò, ha indicato il Huacaynan che
da secoli percorre il quechua, una lingua che, nonostante tutto, gli uomini hanno saputo
mantenere viva.
La strada
dellintegrazione
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ottobre 1999 - Si stima che attraversare oggi per via terrestre lAmerica
Centrale, dal Guatemala fino a Panama, richieda non meno di 72 ore, delle quali oltre 20
si perdono in passaggi e incartamenti doganali.
Le difficoltà di comunicazione nellistmo sono tra i principali problemi che devono
risolvere le nazioni che lo compongono, come condizione indispensabile per conseguire
lintegrazione della regione.
Secondo uninformazione della IPS, su questo impegno, Costa Rica, El Salvador,
Guatemala, Honduras, Nicaragua e Panama intendono mettere in moto, alla fine di
questanno, il progetto di costruzione di una strada che collegherebbe le principali
città, porti, aeroporti e gli oceani Atlantico e Pacifico, con lobiettivo di
arrivare a ununione doganale.
Il cosiddetto Corridoio Logistico Centroamericano, che avrebbe una lunghezza di 5.600
chilometri e costerebbe oltre un miliardo di dollari, è una delle priorità del piano di
sviluppo regionale per il nuovo secolo, chiamato Agenda per la competitività e lo
sviluppo sostenibile.
Si tratta del maggior progetto multinazionale che si sia realizzato in Centroamerica.
Lopinione della prima Vicepresidente del Costa Rica, Astrid Fischel, è che
limpatto della strada sarà multiplo, dato che ridurrà i costi delle operazioni di
commercio nellarea, attrarrà gli investimenti stranieri e modernizzerà le dogane.
Questultimo aspetto imprimerà maggior efficienza allinterscambio di beni e di
servizi.
Lesecuzione dellopera è concepita in quattro fasi. Nella prima, che si
chiamerà Via Longitudinale del Pacifico, verranno costruiti 1.700 chilometri
di strada per unire le località di Tecun Umán, nelloccidente del Guatemala, e la
capitale di Panama.
Nella seconda fase si sfrutterebbero i tratti già esistenti della Carretera
Panamericana, alla quale verranno aggiunti nuovi tronconi che metteranno in
comunicazione le principali città della regione, per un totale di 1.400 chilometri.
Infine, le due ultime tappe prevedono la costruzione del Corridoio Atlantico -
di 1.350 chilometri - e dei Corridoi Interoceanici - di 1.100 chilometri - che
uniranno i porti situati sulle coste degli oceani.
Adesso i Governi dellAmerica Centrale aspettano la realizzazione di uno studio di
pre-fattibilità effettuato da Taiwan, il cui costo oltrepasserà i 6 milioni di dollari.
Dopo, cercheranno finanziamenti in settori pubblici e privati e chiameranno a una
licitazione per la costruzione delle opere.
Con la realizzazione di questo progetto, il Centroamerica comincerebbe il nuovo secolo
facendo un passo concreto sul cammino verso lintegrazione e lattenuazione
della povertà, temi che hanno dovuto rimanere relegati, una volta ancora, dopo i disastri
causati dalluragano Mitch alla fine dello scorso anno.
Segnali di allarme all'ONU
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ottobre 1999 - Negli ultimi anni, nelle sessioni dell'Assemblea Generale delle
Nazioni Unite, si sono uditi entusiasti discorsi di quasi tutti i presidenti
latinoamericani sui 'progressi' politici ed economici nei loro paesi. Ma in questa
occasione è stato diverso.
Il narcotraffico e la povertà sono state le parole che hanno contrassegnato gli
interventi dei presidenti dell'area, che hanno assistito al 54° periodo del massimo
organismo mondiale. E sono state ripetute con la stessa insistenza con la quale una nave,
sul punto di naufragare, chiama per un aiuto.
Alberto Fujimori ha detto che la tranquillità nella regione è stata perturbata dai
narcotrafficanti, le cui attività hanno raggiunto in alcuni casi potere sufficiente a
sfidare governi e a destabilizzare l'economia mondiale.
Il tema della globalizzazione è stato pure toccato dal governante peruviano, nel senso
che questa potrebbe condurre a una rinnovata frustrazione se non porta con sé risultati
positivi per i paesi in via di sviluppo.
Il colombiano Andrés Pastrana ha chiesto urgentemente alle nazioni di aumentare le pene
contro i narcotrafficanti e ha assicurato che non ci sarà pace in Colombia mentre questo
fenomeno continua in alleanza con il mercato nero degli armamenti.
Pastrana ha richiesto inoltre misure contro il contrabbando dei prodotti industriali, che
ha considerato come un mezzo per il riciclaggio di denaro e causa di asfissia per le
industrie nazionali. Il presidente colombiano ha chiesto circa 3.500 milioni di dollari in
aiuto estero per i prossimi tre anni per combattere la produzione e il traffico di droga.
Non ha sorvolato l'inevitabile argomento delle relazioni economiche internazionali e ha
detto che le nazioni dovrebbero considerare con serietà e dare priorità alla creazione
di una nuova struttura finanziaria, perché i flussi di capitale senza controllo hanno
portato instabilità economica, disoccupazione, più povertà e, in alcuni casi,
instabilità politica.
Il presidente del Guatemala, Alvaro Arzú, ha detto che il suo paese, come molti altri del
continente, ha sofferto un rallentamento economico e una contrazione finanziaria,
aggravati da un crescente costo delle importazioni del petrolio e dall'impatto
dell'uragano Mitch.
Dopo aver ricordato che in Venezuela l'80 % della popolazione vive nella povertà,
nonostante le abbondanti riserve di petrolio e di altre risorse naturali di cui dispone la
nazione, Hugo Chávez ha ricordato gli sforzi del suo governo per costruire una genuina
democrazia.
E' stata la voce di chi, in rappresentanza della maggioranza - come avrebbe poi detto nel
suo intervento il Ministro degli Esteri cubano Felipe Pérez Roque - non hanno ragioni per
sentirsi tranquilli.
AIDS: una malattia senza frontiere
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ottobre 1999 - Ogni minuto, undici persone nel mondo contraggono l'AIDS, fatto
che significa un totale di 16.000 casi quotidiani.
Il cosiddetto male del secolo non ha frontiere e non è limitato al sesso, all'età o alla
razza. Invece sì, la sua prevenzione e il suo trattamento, e non parliamo di cura perché
all'ombra del terzo millennio ancora non è stata scoperta, dipendono molto dal potere
d'acquisto.
Una recente relazione del Programma delle Nazioni Unite sull'AIDS (ONU-AIDS) indica che
uno ogni cento adulti nel mondo ha l'AIDS (33.4 milioni di persone) e di questi il 95 %
sopravvive o muore nel Sud del mondo in via di sviluppo.
Questa epidemia rappresenta già la quarta causa di morte nel mondo (la prima in Africa).
L'anno scorso 2.2 milioni di infetti dallHIV hanno sviluppato la malattia e sono
morti, di questi 99.000 in America Latina.
Per la regione, compreso il Caribe, tra l'1 e il 2 % della sua popolazione è
sieropositivo all'HIV, vale a dire, ha il virus però non ha ancora sviluppato l'AIDS.
Dati ufficiali del 1997 indicano che 1.3 milioni di latinoamericani e di caraibici sono
registrati come infetti, di questi il 19 % sono donne (33 % per il Caribe).
Il Programma argentino di Lotta Contro l'AIDS, in un'analisi che comprende il periodo
1982-1998 indica che il totale dei casi è di 12.320 e il 50 % è causato dall'assunzione
di droga per via venosa.
Tuttavia, in Brasile e in Centroamerica (dove l'Honduras ha la maggiore concentrazione dei
casi, con 11.000) l'epidemia è associata alla trasmissione eterosessuale, e in Messico
alla omosessualità.
Secondo la Società Iberoamericana di Informazione Scientifica, in Venezuela sono stati
registrati, tra il 1982 e il 1997, 6.768 persone con AIDS, e si avverte che la cifra reale
potrebbe essere di 450.000.
Per il Brasile, nello stesso periodo, il numero si colloca tra 338.000 e 448.000. Secondo
un documento del loro Ministero della Salute, quando la malattia si è manifestata, i
costi dello Stato sono ammontati a 3.600 milioni di dollari.
Lo studio brasiliano segnala che è tra la popolazione emarginata il luogo dove ogni
giorno si registra il maggior numero di contaminati dall'HIV. Nel caso del cosiddetto
'gigante sudamericano' c'è da rallegrarsi che esistano misure legali che obbligano il
governo a offrire le medicine necessarie per il trattamento, dato che il cocktail delle
medicine antivirali - comunica il documento citato - costa 1.200 dollari al mese per ogni
malato.
Durante un Seminario Internazionale sull'AIDS tenutosi a La Habana, il professore
nordamericano Paul Farmes, approfondendo il tema dei costosi trattamenti, ha affermato che
la povertà e le diseguaglianze sociali sono sempre state co-fattori nella trasmissione
dell'HIV e ha lamentato che nonostante si possa contare su medicine efficaci per assistere
i contagiati, il divario tra ricchi e poveri si allarga, non avendo quest'ultimi la
possibilità di pagare una terapia il cui costo annuale diventa di circa 20.000 dollari
per paziente.
Mark Wainberg, presidente della Società Internazionale di Lotta contro l'AIDS, ha detto
che farmaci sviluppati nel Nord America hanno dimostrato la loro efficacia per impedire la
trasmissione dell'HIV da madre a figlio. Si tratta dell'AZT, con un costo di 40 dollari
per dose, e della nevirapina, con un costo di 4 dollari per dose.
A Cuba, come è noto, lo Stato ha tra le sue priorità la salute della popolazione. La
prevenzione e il trattamento dell'AIDS occupa uno spazio particolare e conta su di un
programma speciale. L'Isola ha deciso il trattamento immediato in un sanatorio (ora esiste
anche l'ambulatorio) che, come è stato riconosciuto a livello mondiale, ha riportato
risultati soddisfacenti.
Non è casuale allora che lo scorso maggio al Convegno Subcontinentale dell'ONU sull'AIDS,
Cuba sia stata eletta per la Segreteria Tecnica del Gruppo di Cooperazione Orizzontale sul
HIV-AIDS per l'America Latina.
Dal primo rilevamento nel 1986 fino all'agosto scorso a Cuba sono stati diagnosticati
2.506 sieropositivi all'HIV e 925 malati di AIDS, con 655 morti. Si avverte che l'AIDS
nell'isola è di lenta crescita, e nel 98 % dei casi è trasmesso per via sessuale.
Il dottore Jorge Pérez, direttore del Sanatorio di La Habana (ne esistono 13 nell'Isola),
ha ribadito i costosi trattamenti con i cocktails e le nuove triterapie, che vengono
ancora applicate, compresa quella dell'interferone cubano.
Il direttore esecutivo di ONU-AIDS, durante una visita a La Habana, ha dichiarato che una
delle conseguenze inammissibili del blocco nordamericano a Cuba è che l'Isola non può
acquistare i medicinali più recenti per questa malattia, che letteralmente possono
salvare vite e migliorare le condizioni di salute di questi pazienti.
Nonostante ciò, Cuba è uno dei pochi paesi al mondo che ha un candidato-vaccino contro
l'HIV (ne esistono 20, in Francia, Stati Uniti, Gran Bretagna, Italia) approvati
dall'Organizzazione Mondiale della Salute.
Sul terreno della ricerca per ottenere un vaccino preventivo, gli svantaggi del Sud sono
pure critici.
Lo stesso Comitato Scientifico Assessore dell'Iniziativa Internazionale per Un Vaccino
contro l'AIDS spiega che esistono diversi ceppi dell'HIV che causano l'AIDS, e un vaccino
per immunizzare da uno di questi non necessariamente protegge da un altro.
I ceppi A, C, D, ed E, che prevalgono nelle regioni più colpite (Africa subsahariana e
Asia meridionale) - precisa - non fanno parte della maggior parte delle ricerche che
tentano di ottenere un vaccino. Queste si dirigono verso il ceppo B che abbonda - bisogna
dirlo? - nel Nord America, nel Sud America e in Europa.
Non c'è da aggiungere altro. Ma, attenzione, l'AIDS non rispetta frontiere. Anche se
nell'America Latina il ritmo di propagazione dell'HIV-AIDS è stato minore di altre
regioni del mondo in via di sviluppo, l'epidemia si incontra, senza dubbio, ben salda, e
la vigilanza epidemiologica deve mantenersi all'erta.
Il Centroamerica
chiede aiuto di fronte alle inclementi piogge
ottobre 1999 - Oltre 68 morti e decine di migliaia di evacuati sono stati il
risultato delle intense piogge che hanno colpito il Centroamerica per oltre venti giorni e
che hanno causato gravi danni materiali, aumentando lo sconforto lasciato dall'uragano
Mitch nell'ottobre dello scorso anno.
Secondo l'agenzia DPA, la regione ha chiesto, lo scorso fine settimana, la solidarietà
internazionale per affrontare l'emergenza.
Anche se non esistono cifre precise, i Governi e altri enti dell'area hanno cominciato a
fare le stime delle grandi perdite, in particolar modo per la distruzione di grandi
estensioni di coltivazioni, come pure di abitazioni, ponti, strade e altre infrastrutture,
ha riportato AFP.
In Guatemala, organizzazioni di produttori hanno valutato in 1.9 milioni di dollari le
perdite per la distruzione della raccolta di mais. Il Ministero delle Opere Pubbliche e
dei Trasporti del Costa Rica ha valutato in 3.4 milioni di dollari i danni a ponti, strade
e fognature, ma non esiste ancora una valutazione delle perdite in agricoltura,
soprattutto nella provincia di Guanacaste nel nord del paese, dove le coltivazioni sono
state completamente allagate.
Le autorità di El Salvador hanno annunciato che oltre 4.000 ettari di coltivazioni sono
state seriamente danneggiate e hanno stimato in circa 3 milioni di dollari le perdite
all'agricoltura. Le notizie ufficiali dell'Honduras parlano di 96 abitazioni distrutte e
di oltre mille danneggiate parzialmente, oltre a 15 ponti abbattuti, tra gli altri
disastri.
Il numero dei morti per straripamento dei fiumi, inondazioni e crolli era di 22
nell'Honduras, 13 in Nicaragua, 12 in Guatemala, 10 nel Salvador, 10 in Costa Rica e 1 a
Panama. Il numero degli evacuati era di 12.604 in Honduras, circa 12.000 in Guatemala,
10.000 nel Salvador, 5.000 in Costa Rica e oltre 7.000 in Nicaragua.
Il Programma Mondiale delle Nazioni Unite per gli Alimenti ha avvertito sulla minaccia per
la sicurezza alimentare nell'istmo, mentre i ministeri della sanità di Nicaragua, Costa
Rica, Honduras e Guatemala hanno mantenuto un allarme sanitario, in quanto molte comunità
erano senza acqua potabile, che scarseggia anche nei rifugi degli evacuati, e alcuni
villaggi ne hanno consumato da pozzi contaminati.
La
popolazione urbana è cresciuta di 120 milioni in 30 anni e vive in miseria
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ottobre 1999 - Esperti di vari paesi che hanno partecipato al seminario
ibero-americano sull'abitazione, hanno segnalato che negli ultimi trent'anni la
popolazione urbana povera in America Latina è cresciuta di circa 120 milioni di unità e
vive in condizioni precarie di abitazione.
Al seminario, che è iniziato il 27 settembre nella città di Cuernavaca, capitale dello
stato centrale di Morelos (circa 90 Km. a sud della capitale messicana), hanno partecipato
rappresentanti di 14 paesi e almeno 300 esperti.
Il rappresentante della Bolivia, Alberto Calla García, del Consiglio di Scienza e
Tecnologia, ha indicato che questa crescita rappresenta un 40 % della popolazione urbana,
e le persone che hanno abbandonato la campagna per stabilirsi nelle cinture delle grandi
città vivono in condizioni di emarginazione sociale e di estrema povertà.
Calla García ha dichiarato che attualmente 30 città latinoamericane concentrano un
milione di persone e altre 35 oltrepassano i 600.000 abitanti, e questa crescita
accelerata provoca una situazione in cui i nuovi nuclei mancano di un'abitazione dignitosa
di alternative di sviluppo.
La rappresentante della Colombia per le reti di abitazioni rurali, Clara Angel Ospina, ha
criticato i programmi di governo dei paesi latinoamericani che dimenticano i poveri e
obbligano le famiglie rurali a emigrare verso le città.
In Colombia, ha aggiunto Ospina, almeno un milione di contadini sono stati estromessi
dalla campagna e obbligati a emigrare in zone urbane per il rischio di restare senza mezzi
di sopravvivenza.
Il rappresentante del Messico, Jorge González, coordinatore della rete di abitazioni
rurali nell'Iberoamerica, ha spiegato che la mancanza di abitazioni è un comune
denominatore in America Latina, che si accentua nella parte nord del Centroamerica e nei
paesi delle Ande, come la Bolivia.
Jorge González ha detto che ancora nei paesi latinoamericani più avanzati come Messico,
Argentina e Brasile, il problema dell'abitazione è critico, le cinture di miseria si
caratterizzano per capanne dove si ammucchiano migliaia di persone.
Il coordinatore della rete di abitazioni rurali ha spiegato che il sudest del Messico, le
zone aride dell'Argentina e il nordest del Brasile sono le zone dove il problema
dell'abitazione e della migrazione rurale risultano più gravi.
Morti e danni materiali per intense
piogge
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settembre 1999 - Senza essersi riavuto da nessuno dei disastri causati
dalluragano Mitch alla fine dellanno scorso, il Centroamerica è nuovamente
vittima delle sorprese della natura che, nello scorso fine settimana, ha colpito la
regione, questa volta con intense precipitazioni.
Le forti piogge che gli scorsi sabato e domenica hanno colpito la regione, hanno provocato
vari morti. Prensa Latina ha riferito che più di quattromila persone sono state evacuate
e si sono riportati considerevoli danni materiali, principalmente in Nicaragua e in
Honduras.
La Commissione Permanente per le Emergenze (COPECO) dellHonduras ha informato che
fino a questo 20 settembre erano morte nel paese sette persone, mentre circa 2.270 sono
state danneggiate ed evacuate, oltre 315 case distrutte o danneggiate parzialmente oltre a
nove ponti distrutti. Vaste aeree si sono trovate inondate e prive di comunicazione. Sono
state messe in pericolo le piantagioni di banane, cereali e canna da zucchero.
Nel mentre, in Nicaragua, la crescita dei fiumi ha costretto la protezione civile a
evacuare oltre 300 famiglie dalle regioni di León e Chinandega. In totale sono decine di
migliaia gli alluvionati in tutto il paese. Secondo la AFP, le precipitazioni hanno
inondato e distrutto circa il 50 % di mais, fagioli e grano, ciò che renderà più dure
le difficili condizioni dei contadini della zona.
Nel Salvador, il bilancio lasciato dal temporale è stato di quattro morti, oltre mille
famiglie danneggiate e perdite nelle coltivazioni fino al 90 %.
Il Guatemala ha avuto la stessa sorte delle nazioni vicine: fonti ufficiali hanno riferito
a PL che più di mille persone erano state evacuate, mentre la crescita dei fiumi non
aveva permesso di conteggiare i danni materiali.
Le autorità della Sanità in Costa Rica hanno iniziato i controlli sanitari di fronte al
pericolo che sopravvenga un focolaio di malattie nella nazione in cui sono state
alloggiate circa 1.400 persone.
Le piogge sono iniziate la scorsa settimana come effetto delluragano Floyd e sono
aumentate per una depressione tropicale nel Golfo del Messico.
Lotta unilaterale antidroga
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settembre 1999 - Le informazioni sulla "lotta antidroga" nel
continente giungono con regolarità ai giornali.
Soltanto qualche settimana fa, una riunione di esperti dellOrganizzazione degli
Stati Americani (OSA) ha concordato a Toronto la stesura di un cosiddetto "Meccanismo
di valutazione multilaterale" per la lotta antidroga.
Il futuro documento, secondo le spiegazioni, dovrà misurare 80 indicatori per giudicare
gli sforzi che ogni paese latinoamericano fa e, tra questi, lo sradicamento della
coltivazione in particolari luoghi.
Simultaneamente si è saputo che gli Stati Uniti hanno concesso alla Colombia 15 milioni
di dollari per "rafforzare le azioni del Piano Nazionale di Sviluppo
Alternativo", la cui filosofia, secondo la direttrice dello stesso, è quella di
aumentare linvestimento nello sviluppo rurale e di eliminare le cause delle
coltivazioni illecite tra i contadini indigeni.
Unaltra notizia ha riferito della visita del capo del Comando Sud dellEsercito
statunitense, generale Charles Wilhelm, a Tegucigalpa per riproporre la cooperazione
antidroga con lEsercito honduregno "ponendo al centro la lotta al
narcotraffico".
A queste recenti informazioni vorremmo aggiungere che ci sono tre convegni internazionali
sulla droga, tutti riferiti allofferta e al narcotraffico, mentre il problema chiave
della domanda è stato lasciato soltanto alle politiche nazionali.
Chiave non è un modo di dire. Secondo uno studio della Giunta della Fiscalizzazione di
Droghe delle Nazioni Unite presentato questanno il consumo di droghe
colpisce oltre 190 milioni di persone nel mondo, tra cui 13 milioni di cocainomani.
Il maggiore consumatore sono gli Stati Uniti, con oltre dodici milioni di
tossicodipendenti, con la tragica aggravante di un aumento enorme (166% nel 1994-95) nella
fascia di età tra i 12 e i 17 anni.
Kofi Annan, segretario generale dellONU, ha definito spaventoso il mercato
internazionale della droga. Secondo il suo rapporto del 1998, questi 190 milioni di
consumatori spendono 400.000 milioni di dollari allanno, "ciò che lo colloca
al secondo posto a livello mondiale, dopo il traffico di armi".
Non è quindi strampalata la conclusone che il problema reale è il gigantesco mercato
mondiale di consumo, con a capo gli Stati Uniti, mentre gli "sforzi", da quanto
si desume, si dirigono verso lo sradicamento delle coltivazioni.
In tal senso Washington ha approvato nel 1986 una Legge diretta a tagliare la droga fuori
dalle sue frontiere, nei paesi produttori. Legge, per giunta, che concede al Presidente
nordamericano la facoltà di certificare che i paesi inclusi nellelenco di quelli
coinvolti, collaborano nella battaglia contro la droga.
Da questa certificazione dipende, per esempio, larrivo dellaiuto economico
nordamericano, compreso il voto di Washington negli organismi finanziari internazionali in
caso di richiesta di crediti.
Vediamo il caso della Bolivia, paese che, dal decennio degli anni 80 è obbligato
allo sradicamento forzato delle coltivazioni della foglia di coca, un arbusto, del resto,
dal consumo millenario tra i quechua e gli aymará.
E non si tratta di tossicodipendenza, bensì la utilizzano tradizionalmente con fini
medicinali e alimentari, poiché, come hanno constatato scienziati dellUniversità
Andina, quella che è considerata la "foglia maledetta" è un ricostituente
energetico, efficace contro la fame, il freddo e il mal daltura, nausee e vertigini.
Per ottenere lo sradicamento di una coltivazione tradizionale, con la quale - secondo dati
degli anni 80 - vivevano 56.000 famiglie (mezzo milione di persone), essendo la
principale zona produttiva la regione del Chapare, dipartimento di Cochabamba, si sono
utilizzati vari metodi. Da una parte un indennizzo per ettaro per sostituire le
piantagioni, finanziamento iniziale dei progetti per altre coltivazioni e luso di
defoglianti, pericolosi e dannosi per lambiente.
Per il 1991, circa 12.000 coltivatori di foglia di coca che avevano accettato di
sostituire le loro piantagioni si trovavano in grave crisi, dovuto al fatto che le loro
nuove produzioni non avevano mercato, mentre il progetto denominato Agroyungas,
sostituzione di coca con caffè nella regione di Yungas a 110 chilometri a nord di
La Paz finanziato dallOrganizzazione per la lotta contro la droga
dellONU, pure falliva.
Ma nel marzo 1995, siccome questa politica unilaterale contro le droghe evidentemente non
fermava né il narcotraffico né il consumo negli Stati Uniti, il rappresentante Dan
Burton, allora presidente del Sottocomitato per le Questioni Continentali, ha proposto di
far stazionare portaerei davanti alle coste della Bolivia e di utilizzarli come base per
bombardare con prodotti chimici le piantagioni di coca.
Un solo dettaglio era sfuggito al congressista Burton: la Bolivia non ha sbocco sul mare
dalla guerra del Pacifico nel XIX secolo e non ha cessato di reclamare internazionalmente
questo diritto.
Il colombiano Ernesto Samper, durante il suo mandato presidenziale nel 1997, ha affermato:
"Il mondo sta perdendo la battaglia contro le droghe illegali: Il problema avrà solo
una soluzione strutturale e definitiva quando tutti i paesi, senza eccezione, assumeranno
le loro proprie, insostituibili responsabilità".
Non è il contadino il responsabile del narcotraffico, bensì lo smodato consumo imperante
in numerosi paesi, essendo gli Stati Uniti il maggiore consumatore. Colà ha radici la
chiave, lo sradicamento del consumo e una reale lotta contro il narcotraffico, giacché
attualmente viene confiscato soltanto circa il 10 % della droga che circola nel mondo.
Proposta
unalleanza regionale di compagnie aeree
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settembre 1999 - Esperti in aeronautica dellAmerica Latina hanno
analizzato a San José, Costarica, le nuove tendenze del mercato internazionale che
presuppongono dure condizioni di concorrenza, e hanno proposto la formazione di un
consorzio di linee aeree regionali.
Gli specialisti hanno anche chiesto di creare unorganizzazione internazionale per
qualificare i servizi delle linee aeree del mondo, un compito che oggi si assume, di
fatto, lAmministrazione Federale dellAviazione degli Stati Uniti (FAA).
Questi sono stati alcuni dei risultati delle Prime Giornate Accademiche su Trasporto Aereo
e Diritto Aeronautico, organizzate a San José dal 9 all11 agosto
dallAssociazione delle Linee Aeree del Costa Rica (ALA), le cui conclusioni sono in
fase di pubblicazione.
Attualmente la FAA assegna tre categorie ai servizi aeronautici. "Quelli della prima
possono volare senza restrizioni verso gli Stati Uniti, quelli della seconda non possono
aumentare i loro voli verso questo paese né cambiare i loro punti di destinazione",
ha spiegato a IPS William Rodríguez, presidente dellALA.
A quelli della terza categorie viene impedito di fare operazioni negli Stati Uniti. Le
categorie della FAA vengono prese come riferimento internazionale e si trasformano di
fatto in una norma mondiale.
Gli esperti hanno stimato che questo sistema può svilire le politiche dei "cieli
aperti", che ricercano lapertura internazionale delle rotte,
leliminazione delle restrizioni, la deregolamentazione delle tariffe, la
liberalizzazione dei voli charter e di cargo, e permettere alle linee nazionali di far
tornare in patria i guadagni.
Nelle giornate di San José si è segnalato che i paesi che hanno firmato trattati di
"cieli aperti" con gli Stati Uniti devono permettere che le linee aeree di
questo paese volino nei loro territori senza restrizioni, però questi paesi possono
vedersi vietare di fare voli verso il territorio statunitense.
"Alcuni ritengono che questa sia una politica di tigre libera contro asino
legato", ha rilevato Rodríguez, segnalando che sarebbe più giusto stabilire un
organismo internazionale per catalogare i servizi, indipendentemente dagli interessi
nazionali.
Nellincontro sono state analizzate le tendenze attuali nellindustria
aeronautica mondiale e, tra queste, il processo che sta portando al raggruppamento delle
linee aeree in grandi conglomerati che coordinano i loro itinerari e condividono le loro
aeronavi, i loro equipaggi e i loro ricambi.
"Tra cinque o dieci anni nel mondo ci saranno solo cinque o sei consorzi di linee
aeree" ha sostenuto Federico Bloch, presidente del Gruppo Trasporti Aerei del
Centroamerica.
Dal 1994 il numero delle alleanze è aumentato da 61 a 163.
Alcuni esperti ritengono necessario formare un consorzio che raggruppi le linee aeree
latinoamericane, molte delle quali stanno restando fuori dai grandi conglomerati
internazionali.
Uno dei consorzi attuali di maggiore importanza è Star Alliance (o Alleanza Stella), che
raggruppa dieci linee aeree capeggiate dalla statunitense United Airlines, assieme, tra
laltro, con la tedesca Lufthansa, la canadese Air-Canada, la thailandese Thai
Airways e la giapponese All Nippon.
Le uniche due linee aeree latinoamericane di questo consorzio sono la brasiliana Varig e
la Mexicana de Aviación.
Soltanto nel 1998 la Star Alliance ha toccato 720 destinazioni con un totale di 1.678
aerei, ha trasportato 213.000 milioni di passeggeri e ha venduto biglietti per un valore
totale di quasi 50.000 milioni di dollari.
"Attualmente, nei nostri paesi latinoamericani, ci sono linee aeree formate da cinque
aeromobili che devono competere con questi consorzi", ha spiegato Ernesto
Rois-Méndez, presidente dellAssociazione Latinoamericana di Aeronautica.
Rois-Méndez ha indicato, inoltre, che le linee aeree dei paesi della regione hanno flotte
molto antiquate i cui costi di mantenimento sono superiori.
Rodríguez ha detto che è indispensabile formare unalleanza latinoamericana,
poiché "di fronte alla realtà attuale, è impossibile che una linea aerea di cinque
o sei aeroplanini sopravviva".
Durante le giornate si è segnalata limportanza che riveste la regione in campo
aeronautico per gli Stati Uniti. Tra il 1990 e il 1997 il traffico tra Stati Uniti e
America Latina e Caraibi è aumentato da 26 a 36 milioni di passeggeri e si prevede che
nellanno 2001 arriverà a 78 milioni.
Passo indietro dell'economia
latinoamericana
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agosto 1999 - Dopo essere cresciuta l'anno scorso solo del 2.3 %, l'economia
della regione retrocederà dello 0.4 % alla fine del 1999, secondo uno studio della
Commissione Economica per lAmerica Latina e i Caraibi (CEPAL), diffuso il 4 agosto a
Santiago del Cile.
La crisi internazionale e i disastri naturali sono segnalati dalla CEPAL come le cause
della caduta del Prodotto Interno Lordo (PIL) regionale dal 5.4 del 1997 al 2.3 del 1998,
come pure della recessione attuale.
Quest'anno "sarà la continuazione di quanto successo alla fine del 1998, con un
quadro di recessione molto pronunciata, soprattutto nell'America del Sud", ha detto
Hubert Escaith, capo dell'unità di analisi macroeconomica di questo organismo.
Nel secondo semestre si dovrebbero vedere segnali di recupero in molte delle economie che
soffrono una forte recessione. Tuttavia, ha aggiunto Escaith, la spinta non sarà
sufficiente a compensare il calo osservata nella prima metà dell'anno.
Il documento afferma che solo nel 2000 la zona riprenderà la sua tendenza ascendente.
Da parte sua, il segretario permanente del Sistema Economico Latinoamericano (SELA),
Carlos Moneta, ha dichiarato che le aspettative generate alla fine del decennio degli anni
'80 da parte delle nuove politiche di apertura e di modernizzazione non sono state
soddisfatte, ogni volta che aumentano i tassi di allarmante povertà.
Intervenendo a una riunione ministeriale per stabilire una posizione comune dell'America
Latina e dei Caraibi, prima della X Conferenza delle Nazioni Unite per il Commercio e lo
Sviluppo (UNCTAD), Moneta ha aggiunto che nei 35 anni trascorsi dalla sua fondazione, le
trasformazioni di questo organismo non si caratterizzano proprio per aver contribuito a un
sostanziale avanzamento dei legittimi interessi delle società.
Ha portato come esempio il fatto che ancora paesi che hanno appena il 15 % della
popolazione mondiale detengono oltre l'80 % del PIL totale.
Il funzionario del SELA ha affermato che la sfida attuale consiste nel cercare la
complementarità tra globalizzazione e sviluppo. Ha ricordato che nel 1996, la IX
Conferenza della UNCTAD coincise con una fase di crescita economica e di prospettive
ottimistiche per l'America Latina e i Caraibi, ma quattro anni dopo la riunione si sarebbe
realizzata in una situazione internazionale e regionale differente.
Non siamo - ha avvisato - in presenza di turbolenze congiunturali, bensì di profonde
perturbazioni le cui oscillazioni colpiscono le fondamenta delle economie nazionali e del
sistema globale, con maggiore intensità nei paesi in via di sviluppo.
CARICOM:
benvenuto ad Haiti e nuovi passi verso lintegrazione
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luglio 1999 - Lingresso di Haiti, gli impegni per lavorare verso un mercato e
uneconomia unici, oltre alla creazione di una Tribunale Caraibico di Giustizia prima
della fine dellanno, sono stati i principali risultati della XX Conferenza dei Capi
di Governo della Comunità dei Caraibi (CARICOM).
Il gruppo, formato da 26 anni, ha dato il benvenuto al suo membro numero 15, Haiti, il
paese più povero della regione. Nel fare lannuncio ufficiale insieme al primo
ministro di Santa Lucia, Kenny Anthony, il presidente haitiano René Preval ha affermato
che "per noi la globalizzazione vuol dire innanzitutto regionalizzazione".
Il CARICOM è impegnato in un ambizioso progetto per creare un mercato e uneconomia
unici, come un passo in più nel suo processo dintegrazione, anche se concederà
alla debole economia haitiana un periodo di tempo di adattamento, secondo quanto hanno
spiegato i governanti caraibici.
La popolazione del gruppo regionale che raggiunge ora i sei milioni di abitanti,
raddoppierà con linserimento della nazione francofona che oltrepassa i sette
milioni di persone.
Le altre 14 nazioni che lo compongono sono Antigua e Barbuda, Bahamas, Barbados, Belize,
Dominica, Granada, Guyana, Giamaica, Montserrat, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, San
Vicente e le Granadinas, Suriname, Trinidad e Tobago.
I Capi di Governo hanno anche approvato di creare un comitato che dovrà rendere concreti
i passi necessari per istituire il Tribunale Caraibico di Giustizia, massimo tribunale
della regione, che permetterà alla maggioranza di questi paesi di rendersi indipendenti
dal Consiglio Privato britannico, con sede a Londra, che opera come ultima istanza
giuridica.
Il documento per la creazione del tribunale dovrà essere pronto in ottobre per la firma
dei presidenti caraibici e permettere in tal modo che il nuovo sistema giuridico, con sede
a Trinidad, entri in vigore nello stesso momento del mercato e delleconomia unici
previsto per la fine dellanno.
Anche se le sue economie sono abbastanza asimmetriche, il CARICOM ha approvato un
protocollo che facilita lintegrazione regionale dei paesi più vulnerabili.
Vertice di Rio:
decisioni strategiche di fronte al secolo XXI
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giugno 1999 - Il Vertice dei Capi di Stato e di Governo dellUnione
Europea con i Presidenti dellAmerica Latina e dei Caraibi che incomincia a Río de
Janeiro, potrebbe essere unopportunità per accorciare le distanze tra le due grandi
regioni in materia di scambio commerciale.
LEuropa, prevalentemente occupata della sua stessa integrazione, si è allontanata
dallAmerica Latina, però può difficilmente prescindere in futuro da questo
continente che costituisce il 25 % dellumanità.
Di questo sono consapevoli i 15 Presidenti che si daranno appuntamento con i loro colleghi
latinoamericani e caraibici nella metropoli brasiliana, dove cercheranno di prendere
decisioni che garantiscano la loro crescente presenza nellemisfero.
Tuttavia lincontro non sarà meno importante per i 33 Paesi di questa parte del
mondo che vi saranno rappresentati. Alcuni dei loro Presidenti hanno criticato
ripetutamente il protezionismo della UE in campo agricolo. "Vogliamo migliori
condizioni di accesso ai mercati europei" ha dichiarato il Presidente uruguayano
Julio Sanguinetti nello scorso maggio. Il brasiliano Fernando Henrique Cardoso, da parte
sua, ha sottolineato in una recente intervista citata dallagenzia AFP, "il
desiderio e la capacità del Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay) di trattare
senza restrizioni le questioni agricole con la UE".
Mentre gli europei vogliono una maggiore apertura dei mercati latinoamericani per i loro
manufatti e difendono settori come quello agricolo, i latinoamericano chiederanno coerenza
in tal senso. "Se accettiamo questo per voi, anche noi abbiamo diritto di fare lo
stesso", ha detto alla UE tramite lagenzia Xinhua, la direttrice della
Divisione per il Commercio Internazionale della Commissione Economica dellONU per
lAmerica Latina, Vivianne Ventura.
La Ventura ha ritenuto ingiusto che la logica del libero commercio valga soltanto per i
paesi sviluppati e non per quelli in via di sviluppo. Questa differenza è stata sentita
dal diplomatico brasiliano Jorio Dauster come lipocrisia e la falsità del discorso
della globalizzazione, nel senso che i paesi ricchi non si globalizzano, poiché non
aprono i loro mercati.
Lungi dallascoltare le decisioni della UE, lAmerica Latina dovrà modificare
la sua strategia interna riguardo alla sua stessa integrazione e intraprendere, come fa
lEuropa, azioni volte a difendere gli interessi nazionali e regionali.
I Presidenti che saranno presenti a questo Vertice a partire dal 28 giugno, parleranno
essenzialmente di temi economici in una città come Río de Janeiro dove, al di là delle
sue belle spiagge e costruzioni, ci sono due milioni e mezzo di persone che
quotidianamente improvvisano le loro case nelle stipate favelas, con un
alto indice di disoccupazione. Simile è il panorama nel resto della regione. Una forte
motivazione che spinge lAmerica Latina verso lintegrazione.
Mercosur: per il coordinamento
economico
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giugno 1999 - I paesi membri del Mercato Comune del Sud si sono riuniti nella
capitale paraguaiana con l'obiettivo di attenuare l'incidenza dei problemi economici e
politici che scuotono questo gruppo regionale dall'inizio di quest'anno.
Come grande proposta strategica e asse principale dell'appuntamento, i Presidenti di
Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay hanno presentato una proposta per fare passi
concreti verso il coordinamento macroeconomico.
L'intenzione è quella di avviarsi verso un patto che collochi il Mercosur sulla falsariga
di una specie di Accordo di Maastricht, come quello che ha fissato norme per l'Unione
Europea obbligando gli Stati coinvolti a una stretta disciplina fiscale.
Questo permetterebbe, secondo gli analisti, di evitare in futuro i contraccolpi che
provocano le crisi finanziarie in altre regioni del pianeta, come pure di riscattare
l'immagine di questo blocco commerciale che è rimasta seriamente danneggiata dopo la
svalutazione brasiliana dello scorso gennaio, come conseguenza di un attacco speculativo
contro il real.
D'altra parte, il Ministro degli Esteri brasiliano, Luis Lampreia, ha annunciato che
questo 16° Vertice avrebbe adottato decisioni sulle relazioni con l'Unione Europea. In
tal senso, il Presidente argentino Carlos Ménem ha detto che è necessario che il
Mercosur richieda alle nazioni del Vecchio Continente l'eliminazione dei sussidi alle loro
produzioni e ha annunciato che questa richiesta sarà portata alla riunione, alla fine di
questo mese, di Río de Janeiro, dove si svilupperanno due istanze parallele, una
UE-America Latina e Caribe, e l'altra UE-Mercosur-Cile.
Non resta altra alternativa a questa comunità di nazioni - nel mezzo dell'accelerata
globalizzazione, della crisi finanziaria internazionale e dell'imminente apertura di un
nuovo ciclo mondiale di negoziati commerciali - che rivitalizzarsi, approfondendo il
processo di integrazione della propria economia e avanzare verso una posizione paritaria,
insieme ad altri blocchi nel panorama economico internazionale.
LOrganizzazione
degli Stati Americani e linterventismo degli Stati Uniti
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giugno 1999 - Criticata per la sua dipendenza dai disegni di Washington,
lOrganizzazione degli Stati Americani (OSA) ha affrontato nella sua 29° Assemblea
Generale un processo di riforme per tentare di avviarsi verso una tendenza
dintegrazione della regione. Però molti dubitano del fatto che i risultati
favoriscano, realmente, il necessario cambiamento nellorientamento di questa
istituzione.
Oltre alle discrepanze su come affrontare lattuale crisi economica e sociale, una
buona parte della riunione è stata dedicata a discutere un vecchio tema il cui nocciolo
è la bramosia interventista degli Stati Uniti, etichettata questa volta con il nome di
"rinnovamento democratico".
Il progetto nordamericano pretenderebbe, niente di più e niente di meno, la creazione di
un cosiddetto "gruppo di amici" che, insieme al Segretario Generale
dellOSA, dovrebbe decidere cosa fare nel caso in cui, secondo la loro valutazione,
la democrazia fosse "minacciata" in qualcuno degli Stati membri.
La maggioranza dei 34 Ministri degli Esteri partecipanti si è mostrata diffidente o
contraria a tale idea. Il venezuelano José Vicente Rangel lha definita
"sproporzionata", dato che la storia dimostra che "la democrazia si salva
per mezzo degli stessi popoli".
"Questo è un continente molto diffidente di fronte a qualsiasi proposito
interventista", ha detto Rangel.
Una diffidenza che, senza dubbio, è nata dalle esperienze che le nazioni dellarea
hanno vissuto riguardo agli interventi militari degli Stati Uniti.
E chiaro, come ha detto il Ministro degli Esteri del Perù, Fernando Trazegnies, che
questo "gruppo di amici" permetterebbe di legalizzare lintromissione in
uno Stato ipoteticamente in conflitto, senza lautorizzazione dello stesso.
Rappresenterebbe un assenso per applicare in questo continente lo stesso schema che la
NATO ha applicato al Kosovo: il bombardamento e lintervento militare con qualsiasi
pretesto.
Per ora gli Stati Uniti non hanno ottenuto lapprovazione delle loro pretese, ma che
il tema venga riproposto nella prossima assemblea che avrà luogo in Canada nellanno
2000. La filosofia di "LAmerica agli americani", lanciata nel secolo
passato per tentare di puntellare un presunto diritto imperiale dintervento negli
affari interni latinoamericani, non è stata abbandonata.
Difficilmente il rafforzamento della democrazia partecipativa parte del seno
dellOSA, perché neppure essa stessa - come ha detto il ministro Rangel - possiede
unadeguata democrazia interna.
Comunità Andina: di
fronte alla sfida dell'integrazione
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giugno 1999 - Il blocco più antico delle nazioni dell'America Latina, formato
da Bolivia, Ecuador, Perù, Colombia e Venezuela, ha spiegato le vele del suo 30°
anniversario con il proposito di costituire prima dell'anno 2005 un mercato comune che
rispecchi la sua piena integrazione.
Sembra facile, ma la via da percorrere è minata da ostacoli, perché per arrivare a
questa meta ciascuno di questi paesi dovrà prima risolvere i propri problemi interni.
Durante l'11° Vertice dei Governi Andini, effettuato nella città colombiana di Cartagena
de Indias, il presidente venezuelano Hugo Chávez ha domandato: "Come possiamo
integrare in un solo corpo, corpi disintegrati?". Tutte le nazioni partecipanti al
processo mostrano un panorama sociale simile a quello che Chávez ha descritto per il
Venezuela: "Un 80 % di poveri, la metà dei bambini non frequenta le scuole, oltre il
20 % di disoccupazione..."
Gli analisti considerano che nei 30 anni di sforzi per la propria integrazione, la
Comunità Andina (CAN) ha ottenuto solamente un aumento del commercio tra i suoi membri,
che è passato da 100 milioni di dollari nel 1970 a 5.600 milioni di dollari nel 1997. Ma
quello che è certo è che questo incremento ha avuto poca o nessuna ripercussione a
livello sociale.
A prescindere da questo e dalla recente rinascita di misure protezionistiche per alleviare
le situazioni nazionali, i capi del Gruppo hanno riconosciuto la necessità di andare a
fondo nella loro integrazione. Il Documento di Cartagena raccoglie i quattro punti di
questa fase: mercato comune, agenda sociale, sviluppo delle frontiere e politica estera
comune.
Creare consigli di coordinamento tra i ministri dell'area economica, l'armonizzazione
delle politiche macroeconomiche e ridurre l'inflazione a meno del 10 %, figurano tra le
direttive di un mercato comune. Il Vertice ha stabilito anche che i negoziatori del CAN
concludano con il Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay un accordo
integrazionista che dia luogo a sua volta a una zona sudamericana di libero commercio.
Allo stesso modo è stato raggiunto un accordo sul fatto che Panama si incorpori al CAN
dopo che vengano trattati con questo paese accordi sulla cooperazione doganale e sul
flusso commerciale.
L'agenda sociale cercherà di creare lavoro nella zona e di migliorare i livelli della
salute e dell'educazione dei 108 milioni di abitanti tra boliviani, colombiani,
ecuadoriani, peruviani e venezuelani.
Nelle prossime riunioni, su proposta del Venezuela, sarà analizzata la richiesta
boliviana di accesso al mare, perso durante la cosiddetta Guerra del Pacifico (1879-1883)
che vide confrontarsi Bolivia e Perù contro il Cile.
Compiaciuto per la proposta, il presidente Hugo Bánzer ha dichiarato che questo significa
"un punto fisso nella nostra vita comunitaria e una svolta fondamentale dell'ottica
sul futuro dell'integrazione regionale".
"Non abbiamo altri trenta anni per sperimentare politiche e azioni. Il futuro non
ammetterà nuove posticipazioni né attitudini vacillanti", ha detto Bánzer. Forse
le sue parole non riscuotono l'approvazione del mondo intero, ma sicuramente quella
dell'intera Comunità Andina.
L'impero delle banane
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aprile 1999 - Si sostiene che tutto cominciò quando nel 1870 il capitano di una
nave, Lawrence Baker, imbarcò in Giamaica 160 caschi di banane, dando inizio a quello che
sarebbe diventato un lucroso affare
Per Baker sembra essere stato vero, poiché nel 1876 fonda la Boston Fruit Company e
amplia il ventaglio dei suoi mercati di acquisto: Cuba, Santo Domingo, Costa Rica,
Nicaragua, Panama e Colombia.
Già dal 1898 la banana aveva conquistato un suo spazio ed esistevano più di un centinaio
di compagnie bananiere, che importavano negli Stati Uniti circa 16 milioni di caschi.
L'anno successivo alcune di queste si fondono nella United Fruit Company, con un capitale
iniziale di 20 milioni di dollari. Per molti è la nascita dell'impero delle banane,
poiché si approprierà di terre in Centroamerica, Ecuador, Colombia e nei Caraibi.
Nel 1930 il capitale investito si era moltiplicato fino a 250 milioni di dollari. Il che
è facilmente comprensibile: per ogni dollaro ricavato dalle banane, la United Fruit
otteneva 86 centesimi, mentre il paese produttore - ovviamente - 14 centesimi.
Come padrona e signora - e, di fatto, lo era - la United Fruit reputava di poter godere di
ogni tipo di privilegi. E' per questo che in Guatemala, nel 1954, cospira e ottiene la
destituzione di Jacobo Arbenz.
Quella cospirazione - ricorda il quotidiano Granma - è stata ordita dai più alti
dirigenti di Washington, dove i fratelli Dulles dirigevano il Dipartimento di Stato e la
CIA e, non a caso, erano allo stesso tempo soci dellufficio legale che rappresentava
la compagnia.
Altri anni, meno facili, aspettavano la United Fruit. Negli anni '60, venti di Rivoluzione
percorrevano Cuba e venivano nazionalizzati 110.000 ettari di terra e due zuccherifici.
Niente sarà più come prima. La compagnia comincia a fondersi con altri monopoli
americani, come l'American Machinery, si trasforma, si maschera nella Chiquita Brands e
poi si suddivide in sussidiarie come la Cobigua, il suo nome in Guatemala, o Tela Railroad
nellHonduras.
Tuttavia il 1998, centenario della United Fruit, viene ricordato in Guatemala, per
esempio, come lanno del licenziamento della metà dei suoi 6.000 lavoratori, o
nellHonduras per la sospensione di 7.500 su un totale di 10.000 lavoratori, proprio
dopo il passaggio dell'uragano Mitch.
I produttori di banane dell'area caraibica - dal canto loro - dove, come si è detto,
tutto è cominciato, sono penalizzati da una sentenza dell'Organizzazione Mondiale del
Commercio favorevole agli Stati Uniti nella sua disputa con l'Unione Europea.
Gli Stati Uniti hanno stimato una perdita di 520 milioni di dollari - l'OMC sostiene siano
191 milioni - per il rapporto preferenziale che l'UE concede ai produttori di banane
facenti parte del cosiddetto ACP (Africa-Caraibi-Pacifico).
Il centenario della United Fruit - o di qualsivoglia dei nomi che ha adottato - non sembra
essere un momento da celebrare in nessuna delle aree delle banane
Giornalismo: una crudele
globalizzazione
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aprile 1999 - Due seminari internazionali sul tema della globalizzazione dei
mezzi di informazione hanno avuto luogo in questi giorni, uno a Santo Domingo intitolato
"Giornalismo e democrazia in America Latina: globalizzazione e integrazione
regionale" e laltro a Buenos Aires sulla "Globalizzazione
dellinformazione".
Nel seminario tenuto nella Repubblica Dominicana cè stata una magistrale conferenza
del presidente Leonel Fernández che ha considerato che si tratta di un processo
controverso e in particolar modo bisogna discutere e riflettere profondamente sulla
globalizzazione delle telecomunicazioni.
In questo senso, il deputato messicano Javier Corral ha messo in rilievo che non è un
segreto che in materia di comunicazioni il processo è stato messo al servizio delle
grandi compagnie multinazionali.
I dibattiti a Buenos Aires, intanto, hanno enfatizzato - data levidenza dei
progressi tecnologici - la saturazione dellinformazione, la rapidità a discapito
della verità e di una minore puntualizzazione giornalistica, aspetti che, di fatto,
allontanano il lettore o il fruitore.
Lagenzia IPS ha raccolto lintervento dellanalista politico e autore di
inchieste argentino Rosendro Fraga, che ha precisato che delledizione domenicale dei
principali quotidiani del suo paese, 8 lettori su 10 leggono solo i titoli e 1 su 14 legge
larticolo completo.
Per esemplificare la saturazione, Ignacio Ramonet direttore di "Le Monde
Diplomàtique", che si è specializzato nel tema della globalizzazione, ha precisato
che è provato che ledizione domenicale del "The New York Times" contiene
più informazioni di quelle che avrebbe ricevuto una persona nel secolo XVIII nel corso di
un anno.
Questo non implica - ha detto - una migliore qualità dellinformazione e -
nonostante vengano presentati molti fatti, anche se frammentati e in forma divertente -
"la noia è diventata il nemico numero uno".
Coincidenza dei partecipanti a entrambi i seminari? I principali mezzi di comunicazione
sono in mano ai mega-gruppi multinazionali. Molta informazione e poca verità.
Comunità
Andina - Mercosur: ottimismo per la zona di libero scambio
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marzo 1999 - Cè ancora spazio per lottimismo riguardo al negoziato per
la creazione di una zona di libero scambio tra la Comunità Andina ed il Mercosur,
nonostante che nella riunione tra i blocchi che si è conclusa la settimana scorsa a Lima,
non si sia raggiunto un accordo tra le parti.
Benché sia difficile che le due parti superino le divergenze prime del termine del 31
marzo che si sono prefissate, lannunciata volontà di ricorrere a meccanismi più
agili suggerisce che il negoziato potrà orientarsi verso la considerazione dei problemi
legati con i cosiddetti "prodotti sensibili", come quelli siderurgici, tessili,
agricoli e dellindustria dellabbigliamento, il cui commercio costituisce lo
scoglio più difficile da superare.
Però luniverso commerciale restante è ampio e può essere il punto di partenza per
cominciare immediatamente con lambizioso piano.
Hugo Aquino, analista economico, ha concordato con altri osservatori nel segnalare che se
le attuali differenze in materia di tariffe doganali non saranno superate entro il 31
marzo, è probabile che si fissi un nuovo termine, forse di sei mesi, per proseguire il
negoziato. "Manca molto, ma manca anche poco", ha detto Aquino alla IPS.
Questo ottimismo dei partecipanti allincontro non è condiviso da tutti: Emilio
Navarro, presidente della Società Nazionale delle Industrie, che raccoglie gli impresari
manifatturieri peruviani, ha osservato che lobiettivo va verso il fallimento.
"Nessuno dei partecipanti alle trattative dei due blocchi vuole cedere i suoi
mercati. I governi proteggono le loro imprese, specialmente nel caso dellArgentina,
le cui autorità sono allarmate per la crescente disoccupazione", ha dichiarato
Navarro.
La Comunità Andina è composta da Bolivia, Colombia, Ecuador, Perù e Venezuela;
Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay fanno parte del Mercosur.
Guerra delle banane: altro
uragano per i Caraibi
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marzo 1999 - La richiesta degli Stati Uniti che lUnione Europea revochi
alle banane caraibiche alcuni benefici concessi tradizionalmente, minaccia gli accordi che
Washington ha firmato con la regione due anni fa e che includevano argomenti commerciali e
il sistema per affrontare il narcotraffico.
Nelle loro attività contro la frutta caraibica, gli Stati Uniti sono perfino arrivati a
minacciare lEuropa di sanzioni alle sue importazioni per oltre 500 milioni di
dollari, malgrado la contesa sia nelle mani dellOrganizzazione Mondiale del
Commercio (OMC) che dovrà dare il suo responso il prossimo 6 aprile.
Sostenuti paradossalmente dai principi del commercio libero, Washington cerca di ottenere
per le grandi bananiere statunitensi del Centroamerica, il controllo del mercato europeo,
che, secondo Prensa Latina, di fatto già domina si stima per l85
90 %.
Fa pena vedere una grande potenza coinvolta in una guerra con i deboli paesi
dellarea, che puntellano le loro economie con appena il 2 % del mercato delle banane
nel Vecchio Continente, ha opinato un esperto del giornale The Herald, di San Vicente.
Di fronte allintransigente posizione nordamericana, i governi della Comunità
Caraibica hanno avvisato che la cooperazione non può essere a imbuto, con la parte più
stretta per loro, e hanno indicato il legame esistente tra commercio, sviluppo economico,
sicurezza e prosperità. In particolare hanno espresso la loro disponibilità a
rianalizzare quanto ha a che vedere con giustizia e sicurezza, una parte dellaccordo
firmato con la superpotenza del nord nel 1997, che rende possibile la sensibile e
controversa collaborazione antinarcotici.
La banana rappresenta per molte isole dei Caraibi fino al 60 % delle loro esportazioni e
occupa fino alla metà della loro forza lavoro, per cui la posizione statunitense porta
problemi economici che favoriscono lampliamento della povertà e, di conseguenza,
favoriscono il narcotraffico.
Claudius Jean Marie, un abitante di Santa Lucía che coltiva banane da 30 anni, ha detto
recentemente a un quotidiano regionale, secondo Prensa Latina, che mai aveva sentito su di
sé una minaccia così grande, molto maggiore di quella degli uragani o della siccità.
Clinton in
Centroamerica: più promesse che risultati concreti
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marzo 1999 - Delusione è la parola che meglio riassume ciò che ha
lasciato il presidente degli Stati Uniti William Clinton in Centroamerica dopo il suo
incontro con i presidenti della regione la scorsa settimana.
Il vertice, spacciato come conclusione del giro che il capo della Casa Bianca avrebbe
fatto attraverso i paesi che sono stati colpiti dalluragano Mitch, non ha avuto
risultati concreti per quanto riguarda il recupero delle perdite causate dalla
perturbazione. Clinton ha fatto molte promesse, ma senza nessuna garanzia in quanto devono
essere ora approvate dal Congresso nordamericano, dominato dai repubblicani.
Forse il tema dellimmigrazione è stato quello più scabroso, considerando che dallo
scorso 8 marzo sono ricominciate le deportazioni di immigranti illegali
principalmente salvadoregni e guatemaltechi che erano infatti fuggiti dalla
situazione critica in cui si trovavano i loro paesi per il passaggio del Mitch. Secondo
Prensa Latina, Clinton si è limitato a indicare che avrebbe cercato di elaborare
"leggi equilibrate" al riguardo, ma ha avvisato durante tutto il suo giro, che
prima di tutto doveva rispettare quanto stipulato.
Circa 600.000 dei tre milioni di centroamericani che vivono negli Stati Uniti e che
costituiscono inoltre unimportante fonte di introito per i loro paesi, si trovano
oggi a rischio di essere deportati. Secondo dati del Banco Central de Guatemala, citati da
IPS, soltanto gli immigrati di questa nazione hanno inviato alle loro famiglie 2.400
milioni di dollari tra il 1997 e il 1998.
Allo stesso presidente guatemalteco, Alvaro Arzú, sembra "un po
incoerente" che il suo collega statunitense visiti quel paese preoccupato per la
situazione nellarea e che, daltro lato, si disponga la ripresa delle
deportazioni.
Per quanto riguarda la cooperazione e lapertura del mercato ai prodotti
centroamericani, i benefici annunciati risultano restrittivi e limitati, giacché hanno
una durata di solo 21 mesi.
Nemmeno sono bastate le scuse fatte da Clinton per il sostegno che Washington ha dato alle
repressioni e ai massacri commessi nel corso di conflitti civili interni in Guatemala.
Nella decade degli anni 60 gli Stati Uniti hanno addestrato ed equipaggiato le forze
di sicurezza guatemalteche, responsabili dellassassinio di migliaia di civili, ha
rivelato un documento citato dal quotidiano The Washington Post, lo scorso 11 marzo.
Il rapporto recentemente declassificato dai servizi di intelligence nordamericani riflette
anche legami tra lAgenzia Centrale di Intelligence (CIA) e lesercito del
Guatemala negli anni 80, quando questo corpo armato e gli alleati paramilitari
massacravano villaggi indigeni con il beneplacito di Washington.
Benché il presidente Clinton abbia riconosciuto adesso che "è stato un errore che
non deve ripetersi", diverse organizzazioni sociali guatemalteche pensano che questo
non basti. "Niente ci restituirà i nostri mariti, i nostri figli, le nostre
famiglie, ha dichiarato Feliciana Macario, del Coordinamento Nazionale delle Vedove del
Guatemala.
Integrazione turistica nella
Comunità Andina
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febbraio 1999 - Il turismo rappresenta per la Comunità Andina il terzo settore
in ordine di importanza per la generazione di valuta, nonostante che la sua partecipazione
al mercato internazionale sia ancora piccola, appena lo 0.5 % del flusso mondiale e il 3 %
di quello continentale.
Nel 1997 i cinque paesi andini Bolivia, Colombia Ecuador, Perù e Venezuela
hanno registrato larrivo di 3.9 milioni di turisti, cifra quasi esigua in rapporto
ai 600 milioni che si sono spostati questanno in tutto il mondo.
Ma le autorità della regione stanno mettendo a punto un piano per spingere il settore.
Alla fine di gennaio si sono riunite a Lima per studiare la possibilità di promuovere
azioni congiunte e di eseguire progetti di sviluppo di comune interesse.
In questo piano si colloca la creazione di un asse turistico Ecuador-Perù, dopo la firma
da parte di entrambi di un trattato di pace nello scorso ottobre che ha messo fine a una
lunga controversia per via delle frontiere. Il progetto si basa sulle principali
attrazioni delle due nazioni: le isole Galápagos e Machu Pichu.
La natura conserva testimonianze inalterabili del sorgere della vita sulla terra
nellarcipelago ecuadoriano delle Galápagos. E stato lì che lo scienziato e
naturalista Carlo Darwin nel 1835 fece una serie di scoperte che gli permisero di
elaborare la teoria sullevoluzione della specie. Le isole, scoperte dai
conquistatori spagnoli nel 1535, furono nellepoca coloniale un porto per i pirati.
Coloro che visitano oggi Machu Pichu, città di pietra appartenente allimpero degli
Incas restano stupiti davanti al suo incredibile stato di conservazione malgrado il
passaggio del tempo. E ancora un mistero che fine fecero i suoi ultimi abitanti.
Il progetto in fase di studio consiste nellofferta di un pacchetto con le due
destinazioni, anche se la funzionaria di unagenzia di viaggio peruviana ha
dichiarato alla IPS che questo asse potrebbe allargarsi e comprendere la città colombiana
di Cartagena e la zona del lago Titicaca, divisa tra Bolivia e Perù.
Attraverso questa linea tende ad aumentare il turismo nella Comunità Andina che, per la
sua natura e la sua storia, non ha niente da invidiare a nessun polo turistico del
pianeta.
Continua a ridursi il polmone del
pianeta
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febbraio 1999 - Nel 1998 larea boschiva dellAmazzonia ha perduto altri
16.838 chilometri quadrati, il 27 % più dellanno precedente. Questo evidenzia un
aumento del ritmo della deforestazione del così detto polmone del pianeta.
Uno studio realizzato dallIstituto Nazionale delle Ricerche Tropicali del Brasile,
divulgato il 10 febbraio, attribuisce la distruzione allincremento
dellattività di aziende del legno, del bestiame e agricole, che lanno scorso
hanno interessato soprattutto le savane e i boschi tropicali.
LAmazzonia costituisce la maggior riserva di boschi tropicali del pianeta, che
nellultimo decennio è diminuito di un 15% a causa del disboscamento indiscriminato
e degli incendi delle foreste.
Limmenso bacino del fiume con la maggior portata e più lungo del mondo, occupa più
di due terzi dellAmerica Meridionale e comprende territori del Venezuela, della
Colombia, dellEcuador, del Perù, della Bolivia, del Brasile e della Guyana.
Recentemente, gli indigeni ecuadoriani hanno sollecitato la protezione di una zona di
600.000 ettari nella provincia amazzonica di Pastaza, alla frontiera con il Perù,
lunica nella quale rimangono ancora importanti riserve boschive senza
limpronta della civilizzazione moderna.
Da gennaio le autorità ecuadoriane avevano dichiarato protetti vari territori di enorme
potenziale minerario e petrolifero, con un gesto volto a dare priorità agli interessi
ecologici e che deve essere di esempio per i governi americani e per le multinazionali
della distruzione.
Il successo del
supermercato e i suoi rischi sociali
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febbraio 1999 - Studi specialistici segnalano che lespansione delle
grandi superfici commerciali in tutta lAmerica Latina contribuisce a estraniare
ancor più le economie nazionali e genera disoccupazione nel commercio medio e al minuto.
A differenza dellEuropa, nellAmerica Latina le grandi superfici vengono
attrezzate laddove i loro dirigenti lo ritengano conveniente per i loro interessi
commerciali, senza alcun limite legale, tranne quello imposto dalla saturazione delle
capitali che, in gran parte, sono state già coperte dalle catene. Però attualmente le
grandi multinazionali del settore si stanno insediando nelle città dellinterno dove
ci sono ancora zone vergini.
Lespansione permanente dei supermercati e degli ipermercati è spinta soprattutto
dalle imprese europee e statunitensi, le quali hanno acquisito la maggior parte delle
ditte latinoamericane di maggior successo nel campo.
Secondo uno studio congiunto della Banca Interamericana di Sviluppo e della corporazione
degli immagazzinatori e dei proprietari di bar dellUruguay, lascesa del
"supermercatismo", comè conosciuto questo fenomeno, obbedisce a ragioni
economiche, ma anche a quelle socioculturali.
Tra le cause indicano lampliamento e la diversificazione delle offerte di beni e
servizi, il progresso delle comunicazioni e lespansione del credito. Altri analisti
aggiungono il fatto che le donne, che rappresentano più dell80 % di coloro che
fanno compere, non hanno più tempo di servirsi dei piccoli negozi.
Tuttavia la penetrazione crescente delle grandi superfici presenta daltro canto
gravi ripercussioni sullimpiego: per ogni posto di lavoro che crea un supermercato,
se ne distruggono altri sei. I piccoli magazzini ubicati in prossimità perdono nella
concorrenza disuguale e falliscono.
Il supermercatismo comporta altri rischi: siccome queste catene si riforniscono in
generale da ditte di grande importanza, vanno escludendo le aziende regionali; i guadagni
fatti dai supermercati raramente permangono nella località in cui hanno sede.
Su un altro piano, la Federazione Uruguayana degli Impiegati del Commercio ha denunciato
la repressione antisindacale a cui sono sottoposti i lavoratori delle grandi superfici, ai
quali spetta la parte peggiore.
Giornate spossanti che superano le 15 ore, insicurezza sul lavoro, rifiuto di pagamento
degli straordinari e del riposo obbligatorio fanno parte della situazione.
Caffè con aroma di integrazione
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febbraio 1999 - Probabilmente lidea non è stata presa dalla telenovela
colombiana "Caffè con aroma di donna" - nonostante questa abbia fatto il giro
del mondo - ma i cafetaleros (proprietari di piantagioni di caffè) centroamericani hanno
deciso di unificarsi in una Commissione Speciale regionale per promuovere congiuntamente
il loro prodotto.
Echi dellimmaginaria "Associazione dei Cafeteros (raccoglitori di caffè) della
Colombia" che propaganda la telenovela in questione, o dellassolutamente reale
Federazione Nazionale dei Cafeteros Colombiani, o unurgente necessità di fronte
agli assalti del mercato mondiale?
La cosa certa è che i cafeteros dellAmerica Centrale - riuniti in Costa Rica -
hanno fatto un primo passo formando una Segreteria pro tempore che inizierà con
lunificazione delle statistiche e le attività di promozione e che questanno
avrà la sua sede in Guatemala.
Nel campo delle statistiche laccordo precisa che la Segreteria unificherà il numero
dei sacchi raccolti da ciascun Paese, la quantità del caffè in grani commercializzata
nel mercato internazionale e il prezzo medio.
Il blocco delle nazioni dellAmerica Centrale produce annualmente circa 10 milioni di
sacchi da 60 chili, quantità vicina a quella della Colombia (11,25 milioni di sacchi nel
1998) che è il secondo produttore. Il primo produttore mondiale di caffè è il Brasile.
Il caffè - uno dei principali prodotti desportazione centroamericani - ha visto
cadere il suo prezzo nel mercato mondiale. Proprio la Federazione colombiana nella sua
analisi annuale registra nel 1998 un aumento di volume, ma una caduta delle entrate a
causa dei prezzi internazionali.
Lingiustizia ha storia
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gennaio 1999 - Due recenti articoli sulla stampa cubana - Juventud Rebelde e Granma
- sugli scienziati latinoameriacani ai quali si è cercato di strappare la gloria di
rilevanti scoperte nel campo della medicina, danno lo spunto per dei commenti.
Juventud Rebelde scrive che lepisodio più recente riguarda il ricercatore
honduregno-salvadoregno Salvador Moncada, oltretutto anche Premio Príncipe de Asturias
per la Ricerca Scientifica, che secondo quanto è stato pubblicato in diversi articoli
anche della stampa, è lo scopritore, a metà degli anni 80, dellossido di
azoto (NO) come prodotto cellulare.
Ma risulta che lAccademia Svedese ha assegnato il Nobel per la Medicina 1998 a tre
scienziati nordamericani per questa scoperta. Questo fatto ha scatenato una forte protesta
in università e istituti latinoamericani e spagnoli ed è stato qualificato un
"esercizio di discriminazione".
Si fa presente che si cominciò ad assegnare il Nobel nel 1901 e solo nel 1947 è stato
assegnato per la prima volta quello per la scienza a un latinoamericano, il fisiologo
argentino Bernardo Houssay.
Il caso fa ricordare il medico cubano Carlos J. Finlay, scopritore dellagente
vettore della febbre gialla, che aveva esposto la sua teoria nel 1881 alla Conferenza
Sanitaria Internazionale di Washington.
Larticolo di Granma fa riferimento a una cronologia di unagenzia di notizie
nella quale si concede questo merito al nordamericano Walter Reed.
In realtà ci sarebbe da incolpare di poca professionalità questa agenzia o scusare la
sua fiducia, dato che fu proprio Reed, senza pudore né etica, che nel 1901 -
ventanni dopo Finlay - durante il Secondo Congresso Medico Panamericano parlò dei
risultati della ricerca in questo campo senza menzionare lo scienziato cubano.
Naturalmente, con il sempre nebuloso apparato propagandistico nordamericano, sul caso
Finlay-Reed sono molto probabilmente molti gli ingannati nel mondo nonostante il cubano
sia stato proposto in due occasioni per il Nobel per la sua scoperta, senza ottenerlo, e
nonostante lUNESCO abbia instaurato il premio internazionale Carlos J. Finlay nel
campo della microbiologia.
Non significa necessariamente che i nordamericani che ottengono ora il Nobel si siano
appropriati della ricerca di Moncada, si può lavorare nella stessa direzione, ma il
latinoamericano è arrivato ai risultati per primo.
Spetta allAccademia Svedese, a quelli che concedono il Nobel, rispondere di questo
nuovo errore che, collocato in una valenza storica, mostra che va sempre in pregiudizio
degli scienziati e ricercatori - non delle menti né delle intelligenze - che operano nel
mondo sottosviluppato.
Un miliardo di analfabeti
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gennaio 1999 - Nella sua ultima relazione dellanno 1998, il Fondo delle
Nazioni Unite per lInfanzia (UNICEF) ha comunicato che un miliardo di persone - la
sesta parte dellumanità - arriverà analfabeta al nuovo millennio.
Il documento "Lo stato mondiale dellinfanzia nel 1999" è stato fatto
conoscere nella sede dellONU a New York e precisa che oltre 130 milioni di bambini -
73 milioni dei quali sono bambine - non hanno accesso alla educazione elementare.
Carol Bellamy, direttrice esecutiva dellUNICEF, afferma che il mondo "non può
permettersi il lusso di questo enorme spreco di potenziale umano".
LUNICEF ricorda anche che si nega così un diritto umano fondamentale, il diritto
alleducazione, proclamato 50 anni fa nella Dichiarazione Universale dei Diritti
Umani, e nella Convenzione del 1989 sui Diritti del Bambino.
Questo organismo dellONU precisa che le cifre si riferiscono ai Paesi in via di
sviluppo e segnala la radice economica dellanalfabetismo, il debito estero di 2.2
bilioni di dollari, il che rende loro "estremamente difficile investire
nelleducazione".
Secondo lUNICEF è necessario un investimento di sette milioni di dollari
lanno per i prossimi dieci anni perché tutti i bambini abbiano accesso
alleducazione e sottolinea come questo sia meno di quanto negli Stati Uniti si
investe per i cosmetici e in Europa per i gelati.
Per lAmerica Latina la situazione, sempre secondo lUNICEF, è differente, e
segnala che in essa la frequenza scolastica è superiore al 90%, ma ha bisogno di una
migliore qualità e un accesso equo.
Indica che dei nove milioni di bambini e bambine che ogni anno iniziano le elementari,
quattro milioni ripetono la prima.
Considerando il parametro qualitativo, uno studio dellUNESCO sulla conoscenza della
lingua e della matematica da parte di bambini e bambini della terza e della quarta classe,
attesta che quelli di Cuba sono molto superiori alla media dellAmerica latina.
Lanalisi è stata condotta a Cuba, in Argentina, Bolivia, Brasile, Colombia, Costa
Rica, Cile, Repubblica Dominicana, Honduras, Messico, Paraguay, Perù e Venezuela e, su un
indice massimo di 500 punti, Cuba ha raggiunto 350 e gli altri tra 180 e 280.
Lo studio ha preso in considerazione campioni di almeno cento scuole per ogni Paese.
Oscuro panorama lavorativo per il 1999
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dicembre 1998 - Un panorama per nulla incoraggiante attende i lavoratori
dellAmerica Latina il prossimo anno, quando il tasso di disoccupazione potrebbe
arrivare al 9.5 %, superando quello del 1998, secondo un rapporto dellOrganizzazione
Internazionale del Lavoro (OIT) presentato il 10 dicembre del corrente anno.
Le stime poi, saranno superiori a quelle registrate nel momento più acuto della crisi del
debito estero durante il passato decennio, secondo Victor Tokman, vicedirettore generale
della OIT per le Americhe, menzionato da AFP.
Loscuro panorama per il 1999 è il risultato della crisi del sudest asiatico, a cui
si è aggiunta la recessione in Giappone, la crisi russa e i devastanti effetti del
fenomeno climatico El Niño e degli uragani Georges e Mitch, ha precisato Tokman.
Ha aggiunto che la crescita delleconomia regionale in questanno che sta
passando, equivarrebbe approssimativamente alla metà del risultato del 1997, il che ha
comportato un deterioramento della situazione lavorativa. Il tasso di disoccupazione
nellAmerica Latina è aumentato dal 7.7 % nel periodo gennaio-settembre dello scorso
anno, all8.5 % nello stesso periodo nel 1998.
Il vicedirettore della OIT ha segnalato che lunico indicatore che ha mostrato un
comportamento relativamente positivo per tutti i paesi dellarea è quello dei salari
reali, dovuto allinflazione e allaumento della produttività.
In questa situazione il rapporto suggerisce di mettere in pratica il rispetto dei diritti
base dei lavoratori e lallargamento della capacità per fare udire la voce di coloro
che non sono rappresentati.
Il SELA mostra
una rinnovata disposizione allintegrazione
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dicembre 1998 - La 24° riunione ordinaria ministeriale del Sistema Economico
Latinoamericano (SELA) tenutasi a La Habana ha confermato con un rinnovato accento la
necessità crescente dellintegrazione latinoamericana, ora più necessaria che mai
per affrontare lattuale problematica economica mondiale, qualificata dal presidente
Fidel Castro come "ora decisiva dellumanità".
Fidel ha affermato che cercando nuove vie per i popoli di questa regione, stiamo
necessariamente cercando nuove vie per il mondo, "questo mondo che oggi sta
invischiato in una battaglia per la sopravvivenza, perché marcia sulla stessa barca che
se affonda, affonderà con tutti, ricchi e poveri, credenti e non credenti".
Sia il presidente cubano in un discorso durante lincontro, sia un gruppo di esperti
in una riunione di alto livello, insieme ai rappresentanti dei 28 paesi membri, sia gli
stessi documenti finali dellevento, hanno rispecchiato in modo realistico e
obiettivo gli effetti nella regione della crisi vissuta ultimamente dal mondo per la crisi
finanziaria sorta in Asia e per altri problemi economici e finanziari, uniti ai disastri
naturali.
Al riguardo, uno dei motivi centrali della riunione è stato lincapacità delle
strutture economiche e finanziarie su scala mondiale, e la sue conseguenze in regioni come
lAmerica Latina, di fronteggiare questi problemi, fatto che rivela ancora più
necessaria lintegrazione tra le sue nazioni.
Il documento centrale sottoscritto nellincontro, che ha avuto il nome di
Dichiarazione di La Habana, ha espresso la preoccupazione di fronte al fatto che la crisi
finanziaria "possa condurre a una grave recessione economica internazionale con
effetti negativi per la crescita economica e la stabilità dei paesi dellarea".
La riunione ha messo in risalto limportanza dei vari processi di integrazione
attualmente in corso nellAmerica Latina e nei Caraibi, sui quali ha affermato che
"hanno acquistato rinnovato dinamismo negli ultimi anni" e ha chiamato a
"rafforzarli e a preservarli dagli effetti della crisi finanziaria internazionale e
dagli aspetti negativi della globalizzazione". In questo senso, si è accordato di
riaffermare la decisione del SELA di continuare ad approfondire questi schemi, così pure
di favorire la più rapida convergenza, al fine di raggiungere, nel più breve tempo
possibile, lobiettivo dellunità regionale.
I partecipanti hanno convenuto nella dichiarazione che il processo di globalizzazione
delleconomia internazionale deve essere orientato in modo tale che sia basato sulla
concertazione, sulla cooperazione e sulla solidarietà affinché sia al servizio del
progresso e contribuisca, in modo speciale, alleliminazione della povertà e delle
sue cause, a raggiungere luguaglianza sociale e ad appoggiare lo sviluppo
sostenibile.
Nellultimo dei due giorni di sessioni, lassemblea ministeriale ha concordato
di esprimere il suo riconoscimento al popolo e al Governo di Cuba per la loro ospitalità
e al presidente Fidel Castro per la sua inestimabile partecipazione alla Commissione di
Alto Livello su "La Dinamica delle Relazioni Estere dellAmerica Latina",
tema centrale della riunione.
Tra le 13 decisioni approvate dalla riunione del SELA, organismo che funziona dal 1973, ne
figura una che riafferma il "più energico rifiuto alla Legge Helms-Burton, così
pure a tutti i tipi di misure dirette a rafforzare, ad ampliare e a internazionalizzare il
blocco". Un altro degli accordi principali è stato quello di stabilire
allinterno della struttura dellorganismo un Meccanismo Regionale di
Coordinamento dei Direttori di Cooperazione Tecnica per controllare interventi a favore
degli stati colpiti da disastri naturali.
Un viaggio senza ritorno
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dicembre 1998 - Molto opportuno è stato l'incontro mondiale Voci dei Giovani
sull'AIDS, che con il patrocinio del Programma Congiunto sull'HIV/AIDS (ONUAIDS) si è
recentemente tenuto in India.
Allarmanti sono stati i dati elaborati dagli specialisti sull'altissima incidenza del
virus tra la popolazione giovane, che è naturalmente la più esposta per una vita
sessuale più intensa, ma allo stesso tempo la meno protetta.
I partecipanti hanno convenuto che in molti paesi l'educazione sessuale e l'uso dei
profilattici sono insufficienti, per l'alto costo della protezione e per la vendita
limitata alle farmacie.
Una delegata brasiliana ha annunciato la creazione di un agenzia non ufficiale che ha come
obiettivo principale quello di sensibilizzare i mezzi d'informazione, i periodici, la
radio e la televisione, sulla necessità di un'ampia informazione e di un'ampia propaganda
sul tema.
Il Brasile, secondo quanto detto nell'incontro, occupa il terzo posto nell'incidenza
dell'HIV/AIDS.
L'Organizzazione Panamericana della Salute (OPS), nel suo ultimo documento, mette in
guardia su quello che qualifica come "allarmante espansione dell'AIDS nella
regione" ed esorta i governi a destinare maggiori risorse per combattere la malattia
del secolo.
Il documento è stato reso noto proprio nella Giornata Mondiale della Lotta contro l'AIDS
(1° dicembre) che quest'anno è stata espressamente dedicata alla gioventù.
Quest'ultimo rapporto sull'incidenza dell'AIDS, datato agosto 1998, segnala che nel
continente americano ci sono 915.858 casi, di questi 243.834 in America Latina.
Dal 1991 a oggi sono morti nella regione, a causa di questa malattia, 112.865 persone,
più uomini che donne. Nel 1997 - sempre secondo la OPS - sono stati rilevati 117,57 casi
di AIDS per ogni milione di uomini nel continente e 37,26 casi per ogni milione di donne.
Stati Uniti, Brasile, Messico, Canada e Puerto Rico hanno i più alti indici di mortalità
per AIDS nel continente.
Durante l'incontro tenuto in India dall'ONUAIDS, un rappresentante dell'UNICEF ha
segnalato che i giovani, in certi momenti della loro vita, amano correre rischi, il fumo,
bevande alcoliche, provare droghe, tutte cose che in seguito possono essere abbandonate,
ma l'AIDS - ha avvisato - è un viaggio senza ritorno e questo messaggio bisogna farlo
arrivare con urgenza e in qualsiasi modo.
La realtà oltrepassa la finzione
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dicembre 1998 - Quando Costa Gravas girò nel 1973 "L'amerikano" e
nel 1982 "Desaparecido", alcuni considerarono che questi film fossero lastricati
di esagerazioni.
Nel primo, Ives Montand rappresentava un funzionario della CIA in Uruguay che addestrava
l'esercito e la polizia in tattiche brutali contro gli oppositori della dittatura, e nel
secondo Jack Lemmon interpretava il padre che infruttuosamente cerca suo figlio
"desaparecido" durante il colpo di stato di Pinochet in Cile.
La realtà documentata, denunciata e sofferta in numerosi paesi latinoamericani è
drammaticamente peggiore, dato che decine di migliaia di persone sono state assassinate e
torturate nei decenni delle dittature militari e altre migliaia sono nella terribile
categoria dei "desaparecidos".
I responsabili di tali crimini - descritti nelle due pellicole citate, anche se ce ne sono
altre, per esempio "La storia ufficiale" - sono stati addestrati nella Scuola
delle Americhe, fondata nel 1946 a Fort Gulick, nella zona del Canale di Panama,
trasferita nel 1984 a Fort Benning, Georgia, come risultato della firma del Trattato
Torrijos-Carter (1977).
Si stima che circa 60.000 militari latinoamericani siano stati addestrati in questo
centro.
La Scuola fa nuovamente notizia, dopo che circa tremila nordamericani, tra i quali si
trovava anche lattore Martin Sheen, hanno manifestato davanti alla sua sede.
Protestavano proprio perché da lì sono usciti i responsabili dei
"desaparecidos" latinoamericani, delle tecniche brutali di tortura e degli
assassinii.
I manifestanti esigevano non solo la chiusura di questo centro, molte volte denominato
"la scuola degli assassini", ma che Washington presentasse le proprie scuse.
Non è la prima volta che si richiede la chiusura della Scuola. Lanno scorso, in
aprile, lo ha richiesto il quotidiano "The New York Times", dopo che in febbraio
il Dipartimento della Difesa ha reso noto uno studio - preparato su richiesta del
Congresso - sui manuali che lì venivano utilizzati.
Il Pentagono riconosce che, in violazione delle proprie leggi e dei regolamenti
statunitensi, veniva condotto un addestramento, fino al 1991, con manuali segreti che -
afferma - velatamente approvavano esecuzioni, torture ed estorsioni come tecniche
antisovversive, cioè, "incitavano alla violazione dei diritti umani".
Si riferisce al "Manuale per il trattamento delle fonti", dove sono comprese
tecniche come torture psicologiche e sequestri di familiari dei detenuti, e al
"Manuale terrorismo e guerriglia urbana", dove si raccomanda la
neutralizzazione.
Dopo tanti libri, film e telefilm polizieschi e di spionaggio, il quotidiano "The
Washington Post" si rimette a "rivelazioni" di un funzionario del Pentagono
per spiegare che neutralizzazione nel Manuale equivale ad assassinio.
Alcuni analisti si sono trovati daccordo, dopo lo studio dello stesso Dipartimento
di Difesa, con decine di magistrati, politici, difensori dei diritti umani e familiari
delle vittime, che affermano che grazie alladdestramento dato dalla Scuola delle
Americhe, sono comparsi, per esempio, gli squadroni della morte nel Salvador (sei
sacerdoti gesuiti furono assassinati da uno squadrone in questo paese), e si è aperta la
strada ai "desaparecidos", alle torture (tra queste quelle con gli elettrodi, e
allOperazione Cóndor o alla cosiddetta sporca guerra coordinata, nei decenni
tenebrosi, tra i servizi segreti di Cile, Paraguay, Uruguay e Argentina.
La settima arte molte volte è una denuncia e a volte, come sfortunatamente in questo
caso, la realtà oltrepassa la finzione.
I cambi climatici
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novembre 1998 - E' terminata a Buenos Aires, Argentina, la quarta Conferenza
delle Nazioni Unite sui Cambi Climatici, con un confronto e posizioni divergenti, come è
abituale, tra il nord industrializzato e i paesi in via di sviluppo, rappresentati dal
Gruppo dei 77, portavoce di 132 nazioni.
Anche se la riunione si è conclusa con la firma di un piano d'intervento che cercherà di
instaurare meccanismi per ridurre l'inquinamento ambientale in un periodo di tempo di due
anni, questo risultato non lo si può considerare come un successo.
Dopo nove giorni di discussioni, per esempio, non si è raggiunto un consenso per
instaurare i meccanismi di flessibilità previsti dal Protocollo di Kyoto approvato in
Giappone alla fine del 1997, che stabilisce obiettivi e responsabilità per la riduzione
delle emissioni che causano cambi climatici.
Il nocciolo dei dibattiti è sulla questione che la Convenzione del Cambio Climatico
identifica come principali cause del riscaldamento del pianeta le emissioni di biossido di
carbonio, di metano e di altri gas liberati dalla carburazione di combustibili fossili e
da tutta una serie di attività umane.
Il nord industrializzato - secondo dati forniti nelle varie riunioni - è responsabile del
75 % delle emissioni di gas "con effetto serra" generate dalle attività
produttive, e il Protocollo di Kyoto stabilisce che nel periodo 2008-2012 queste emissioni
dovranno essere ridotte del 5.2 % rispetto al livello di quelle del 1990.
Al contrario, l'Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico e l'Agenzia
Internazionale dell'Energia hanno diffuso statistiche che dimostrano l'incremento del 7 %
delle emissioni di biossido di carbonio tra il 1990 e il 1996.
Gli Stati Uniti sono il primo paese emettitore, seguiti da Cina, Russia, Giappone,
Germania, India, Gran Bretagna, Canada, Ucraina e Italia e, per lAmerica Latina,
Messico, Brasile e Argentina.
Sempre secondo questo documento, l'aviazione internazionale ogni anno aggiunge milioni di
tonnellate di biossido di carbonio, e la deforestazione ne causa l'aumento tra 3.000 e
4.000 tonnellate all'anno.
L'emissione di questi gas è la causa del cosiddetto effetto serra o riscaldamento della
terra con i conseguenti cambi climatici che producono siccità, inondazioni, aumento del
livello del mare per lo scioglimento dei ghiacci polari e uragani ogni volta sempre più
violenti.
Speranze perse
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novembre 1998 - L'uragano Mitch è stato il peggior disastro naturale nella
storia di Honduras, Nicaragua, El Salvador e Guatemala. Non solo per il numero di morti,
dispersi, feriti ma anche per le enormi distruzioni causate alle deboli economie di quei
paesi centroamericani.
In questo modo sono sfumate le speranze di un veloce decollo economico previsto tra un 5 e
un 6 % di incremento del Prodotto Interno Lordo, che lo scorso anno è stato di 29.039
milioni di dollari.
Grandi produttrici di caffè, queste nazioni - insieme al Costa Rica - speravano
nell'insieme di scalzare la Colombia dal secondo posto mondiale che occupa dopo il
Brasile. Perché si abbia un'idea dell'importanza che ha questa zona, le esportazioni di
grano dell'istmo sono arrivate a circa 2 miliardi di dollari nel 1997, quasi il 20 % delle
vendite globali dei cinque paesi.
Ma ora Mitch ha lasciato a terra questi piani. Le cifre ufficiali alle quali si è avuto
accesso sono rivelatrici.
Principale fonte di ingresso di divisa in Guatemala, la produzione di caffè calerà di un
10 %, con perdite valutate in 75 milioni di dollari, mentre in Nicaragua calerà di circa
400.000 quintali, vale a dire il 30 % di quanto era stato preventivato come produzione.
I dati dell'Honduras sono ancora imprecisi, ma il Presidente Carlos Flores ha già
comunicato che il 70 % delle coltivazioni di tutta l'agricoltura è stato distrutto. Per
El Salvador, oltre il 25 % del suo commercio globale è a rischio. Se non ci fosse stato
Mitch, hanno comunicato fonti economiche, il commercio centroamericano quest'anno sarebbe
cresciuto del 12 %, vale a dire oltre 2 miliardi di dollari, e le esportazioni totali
sarebbero state di circa 18 miliardi di dollari.
Viene assicurato che Honduras e Nicaragua tarderanno non meno di dieci anni per
recuperare.
Riassumendo, un vero disastro.
Il Gruppo ACP cerca di
rafforzare la sua unità
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novembre 1999 - Le 71 nazioni dellAfrica, del Caribe e del
Pacifico (ACP) daranno priorità nel 2° Vertice dei Capi di Stato e di Governo, a Santo
Domingo, al rafforzamento della propria unità in modo da agire in blocco.
"Il Vertice ha come obiettivo quello di riaffermare l'unità e la solidarietà del
blocco per agire insieme all'interno di un mondo che presenta molte difficoltà" nel
segno della globalizzazione, ha commentato il diplomatico dominicano Max Puig in
un'intervista a Notimex.
I Capi di Stato e di Governo dell'ACP, nel loro 2° Vertice, hanno stabilito la linea che
il blocco dovrà tenere di fronte alla Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC) e la
proposta per negoziare con l'Unione Europea un nuovo schema di cooperazione.
Oltre alle 71 nazioni dell'ACP, all'incontro del Gruppo parteciperanno Cuba e cinque
nazioni insulari del Pacifico del Sud come osservatori.
L'incaricato dominicano per le relazioni con i paesi dell'ACP ha precisato che questo
gruppo di nazioni desidera, inoltre, mantenere i propri vincoli con la UE e consolidarsi
come blocco per far sentire la propria voce ai forum internazionali.
Ha aggiunto che il Gruppo dell'ACP - composto da 48 paesi africani, 15 del Caribe, dei
quali solo Belize, Guyana e Suriname sono nel massiccio continentale, e 8 nazioni insulari
del Pacifico - deve avere una propria linea per negoziare i suoi problemi comuni.
Puig ha manifestato il suo beneplacito per il progetto di unificare la posizione che avrà
questo gruppo di nazioni alla 3° Conferenza Ministeriale dell'OMC, che si terrà il 30
novembre a Seattle, Stati Uniti.
I paesi dell'ACP, riuniti al Convegno di Lomé per negoziare l'appoggio della UE,
"hanno bisogno in modo indispensabile di un sostegno, di un appoggio per porsi in
condizioni migliori in vista di affrontare la nuova realtà" dell'apertura di
mercati.
Ha ricordato che la UE dispensa, mediante l'Accordo di Lomé, la cui prima stesura è
stata scritta il 28 febbraio 1975, appoggio economico non rimborsabile, come pure
collaborazione tecnica in diversi settori e facilitazioni doganali alle nazioni dell'ACP.
Commentando il fatto che i Capi di Stato e di Governo dell'ACP sono riusciti durante il
2° Vertice "a tracciare orientamenti sicuri per negoziare con la UE l'ampliamento
dei benefici del Convegno di Lomé", Puig ha indicato che in nessun modo si tratta di
rendere eterna la dipendenza.
In accordo con Puig, le funzioni del gruppo dell'ACP devono smettere di limitarsi ai loro
canali commerciali e di cooperazione con la UE e iniziare a fondere i propri interessi in
una sola voce per ottenere risultati economici e politici nei forum internazionali.
Qualificando incoraggiante l'intenzione di stabilire una proposta congiunta da presentare
alla OMC, ha spiegato che "perfino una buona parte dei paesi in via di sviluppo più
poveri si uniscono per parlare dei problemi che li riguardano".
Puig ha ribadito che "tutti siamo d'accordo sul fatto che il mondo avanza verso le
relazioni basate sul libero commercio, ma non tutti i paesi sono sufficientemente
preparati" per la globalizzazione.
Secondo il diplomatico, l'apertura commerciale e la fine delle concessioni bilaterali,
come quelle che offre la UE ai paesi dell'ACP mediante il Convegno di Lomé,
"metterà una buona parte dei paesi in una situazione molto difficile"
all'inizio del prossimo secolo.
I paesi dell'ACP e la UE realizzeranno dal 5 al 10 dicembre prossimo nella capitale belga
un terzo giro di negoziati per determinare il modello che sosterrà i programmi di
cooperazione dopo la scadenza del Convegno di Lomé il 29 febbraio 2000.
Il diplomatico ha sottolineato che durante l'appuntamento di questa settimana, il blocco
dei paesi rafforzerà la sua unità, con la creazione della Segreteria Generale, che darà
un carattere di permanenza all'esistenza del gruppo e rafforzerà all'interno la propria
solidarietà.
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