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Su di un livello

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Cariocas: cuore del Brasile
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dicembre 1999 - Dicono i nativi del municipio di Río de Janeiro che essere carioca - così è come vengono chiamati - è, oltre che una condizione assegnata dalla geografia, una specie di ragione di essere distinti dal resto dei brasiliani. Ragioni non ne mancano per pensare in questo modo. Sono molto differenti i cariocas dai paulistanos, i loro vicini del sud. I paulistanos, che vivono nello stato più sviluppato del Brasile, pensano solo a lavorare, secondo quello che dice il resto dei loro conterranei. Chiaramente, è perché non hanno il mare e rimangono solo i ristoranti per distrarsi. I cariocas, invece, dispongono di oltre 10 chilometri continui di spiagge nella zona sud della città, tra cui quelle di Copacabana e di Ipanema, quest'ultima immortalata da Vinicius de Moraes e da Tom Jobim nella loro famosa 'Garota de Ipanema', una ragazza che, da trent'anni, era "una bellissima strada del mare".
Però i cariocas - cinque milioni di esseri umani residenti in una città suddivisa, come direbbe il celebre giornalista Zuenir Ventura nel suo libro omonimo, 'Tra favelas e residenze di classe media e alta' - sono anche diversi dai mineros (quelli nati nel Minas Gerais).
I mineros sono più introspettivi, parlano poco, amici dei loro amici e acerrimi nemici di quelli che meritano questa qualifica.
I cariocas si differenziano anche dai nordestinos, i più poveri della gigantesca nazione di otto milioni di chilometri quadrati.
Río de Janeiro è una città privilegiata dalla natura. Gli uomini hanno strappato chilometri al mare e hanno riempito lo spazio con la sabbia, formando una striscia di spiagge che è tra le più famose del pianeta. Di fronte agli edifici della zona sud si trova un ampio marciapiede, chiamato Caldazón, e dietro, in una stupenda simbiosi, le montagne, la maggior parte intagliata dall'architettura per lasciare il passo ai tunnel che circondano gli estremi della città: il Santa Barbara, il Zuzu Angel, il Tres Hermanas. E la bellissima Avenida Niemeyer, costruita sulle pendici di un monticello e che unisce l'aristocratico quartiere di Leblon con quello non meno aristocratico di Sâo Gonzalo, dove vivono alcune delle persone più ricche della città.
Con questa natura che gli permette di trascorrere parte del tempo sulla spiaggia - il meno costoso degli intrattenimenti degli abitanti umili, ricordate che quelli che se lo possono permettere passano i fine settimana in montagna o negli stabilimenti balneari dell'est (si legga Angra dos Reis o Buzios) - è chiaro che il carioca, per sua stessa idiosincrasia, è un individuo molto speciale. E in questo influisce, chiaramente, la sua classe sociale.
La solidarietà, essi lo riconoscono, è più facile incontrarla nei quartieri e nelle periferie piuttosto che nella zona sud, quella degli arricchiti e dei privilegiati di questa società tanto diseguale, in cui la visita di un medico o di un dentista è un alto lusso.
Gli abitanti di questa città, anche se sempre vanno di fretta, sono famosi per la loro moderazione. E' difficile che un carioca sistemi qualcosa nello stesso giorno. Sono codici che ormai fanno parte della loro genetica. Il "tudo bem", "tudo bom" dei carioca riassume un modo di proiettarsi nella vita, in cui tutto sta nelle mani di Dio, designato il massimo responsabile di tutte le fortune o sfortune di questo popolo, che anche nelle più grandi avversità ha sempre un’espressione trascendente di conformità. Forse perché è già convinto che, da parte sua, poco o niente risolverà in questo mondo e che le strutture storiche create, difficilmente potranno cambiare, per lo meno nella sua generazione.
Per questo il carioca è sorridente, amabile, chiacchierone, ballerino e bevitore di chope. Capace di arrivare alla morte in una discussione sul calcio, ma senza il minimo interesse di affrontare una discussione per motivi di circolazione o per un altro futile motivo. I cariocas sanno, come pure gli abitanti di altri stati, che in Brasile la vita ha un prezzo. E la gente, nella grande maggior parte, preferisce ignorare o fare in modo di ignorare questa realtà, nello stessa maniera in cui cerca di dimenticarsi delle pallottole vaganti, che entrano dalle finestre degli appartamenti e che nella loro traiettoria colpiscono bambini e anziani. Non sanno perdonare.
Non mi resta da dire quanto mi piacciono i cariocas, queste persone che dovrebbero chiamarsi 'meravigliose' di cognome, come la loro città. Mi piacciono quelli che sono capaci di portarti, senza conoscerti, a un indirizzo sconosciuto, solamente perché sei straniero e temono che tu venga rapinato e ucciso. Quelli che improvvisano un samba con la loro scatoletta di fiammiferi, in mancanza di strumenti, e che fanno le loro povere feste in qualsiasi bar di quartiere. Quelli che scendono dalle favelas ogni giorno con i loro sacchi di mercanzie comprate a prezzi bassi nel vicino Paraguay e cercano di vivere con 12 o 14 ore di lavoro per fuggire dal traffico di droga e cercare una vita degna per i loro figli. Quelli che risparmiano per tutto un anno sui loro miseri salari per comprarsi una maschera per sfilare con la loro Scuola di Samba e rendere grandi i più affascinanti carnevali della Terra, anche se nessuno li conosce e la loro faccia è una tra le migliaia che sfilano nel Sambódromo.
Quelli che accettano con rassegnazione il loro destino, però piangono come bambini quando le bande suonano l'inno della loro Città Meravigliosa, cuore - così dicono le sue strofe - del mio Brasile. Questo è il carioca: il cuore del Brasile.

Lotta contro le barriere agricole alla Riunione del Millennio
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dicembre 1999 - Il Brasile è arrivato alla Riunione del Millennio dell’Organizzazione Mondiale del Commercio (OMC), che inizia a Seattle il 30 novembre, con la ferma proposta di lottare contro le barriere agricole che impediscono l’entrata dei suoi prodotti al mercato europeo.
Il Governo del Presidente Fernando Henrique Cardoso teme che le clausole sociali e ambientali - che cercano di difendere la cappa di ozono o di proibire il trasporto di sostanze chimiche - finiscano con il dominare i dibattiti, senza che vengano raggiunti risultati significativi.
Secondo il Ministro degli Esteri, Luiz Felipe Lampreia, la OMC è il "contadino" che sindacati e organizzazioni non governative accusano per i costi della globalizzazione, in quanto i paesi più sviluppati sono stati i maggiori beneficiari della liberalizzazione commerciale.
Gli Stati Uniti cercano di inserire nei negoziati temi ambientali e lavorativi il cui effetto principale sarà quello di adottare misure protezionistiche contro i prodotti dei paesi che non possono adottare a breve termine le stesse misure vigenti.
Per l’Unione Europea, l’obiettivo è quello di fare il minor numero di concessioni nell’area di commercio di prodotti agricoli e, secondo Lampreia, i più danneggiati saranno i grandi esportatori di prodotti agricoli come Brasile e Argentina.
"Le nazioni ricche si sentono minacciate e desiderano proteggersi dai paesi poveri?", ha domandato Lampreia.
Se non si arrivasse a nessun accordo nell’incontro di Seattle, il Brasile sarebbe danneggiato seriamente perché tra le sue priorità commerciali c’è quella di migliorare le relazioni commerciali con i due forti blocchi degli Stati Uniti e della UE.
Anche se in generale il commercio tra Stati Uniti e Brasile è aumentato da 15.5 miliardi di dollari nel 1994 a 23.4 miliardi di dollari nel 1998, secondo dati ufficiali, il Ministero per lo Sviluppo dell’Industria e del Commercio della nazione sudamericana ha precisato che le esportazioni brasiliane sono aumentate solamente dell’11.9 %, mentre le vendite statunitensi sono aumentate del 103.1 %.
Riguardo al commercio con la UE, le cose non vanno gran che bene. La bilancia commerciale dell’anno scorso ha chiuso con un deficit per il Brasile di 2 miliardi di dollari. Le barriere europee sono applicate a 150 prodotti, sia di base sia lavorati, secondo la Fondazione del Centro degli Studi di Commercio Estero. Tra i più colpiti si trovano il succo d’arancia, la carne, i prodotti siderurgici, il caffè e il tabacco.
Di fronte a questo panorama, le autorità brasiliane insistono sul fatto che il disimpegno commerciale con il macroblocco europeo e con gli Stati Uniti deve migliorare.

Dom Helder
settembre 1999 - "Quando stai vicino ai poveri ti rendi conto che, anche se non sanno né leggere né scrivere, sanno pensare". Questa è una della celebri frasi del vescovo di Olinda e Recife, il sacerdote brasiliano che ha sfidato la dittatura militare del suo paese per porsi a fianco dei più poveri.
Non vi era rimedio a quell'epoca. Il marchio di comunista era attribuito immediatamente a chiunque avesse il pensiero libero, disinibito, onesto e vedesse con i propri occhi la triste realtà della terra latino-americana. Un'altra delle sue frasi più celebri era: "Se do da mangiare ai poveri, mi dicono che sono santo, se chiedo perché i poveri non hanno da mangiare, mi danno del comunista".
Non solamente per questo Helder Cámara ha provocato l'odio dei militari. E’ stato un coraggioso accusatore della tortura, un animatore instancabile della difesa degli umili, così che lo si può considerare un precursore della Teologia della Liberazione e inoltre, allora era un'eresia, è stato un difensore della Rivoluzione Cubana.
E' morto nella sua casetta di Recife, in pieno affamato nord-est del Brasile, a 90 anni, Helder Cámara, un'anima indomabile e limpida e come tale resterà sulla Terra.

Critiche alla gestione di Ménem per entrare nella NATO

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settembre 1999 - Il Ministero degli Esteri brasiliano ha criticato la richiesta dell’Argentina di essere accettata come ‘membro associato’ dell’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord (NATO) formalizzata dal presidente Carlos Ménem in alcune lettere inviate al suo omologo nordamericano, William Clinton, e al Consiglio della NATO.
"Se questo vincolo formale si concreterà, introdurrebbe elementi estranei al contesto sudamericano di sicurezza regionale", ha espresso una nota ufficiale del Governo brasiliano.
La stampa di questo paese ha pubblicato anche, lo scorso 10 luglio, forti critiche all’iniziativa di Ménem formulate da diversi uomini politici argentini.
Nel concreto, l’integrazione dell’Argentina al Patto Atlantico dipende dal fatto che "sia accettata, in primo luogo, dalla stessa NATO, e poi appoggiata dalla società argentina, due premesse che ancora non sono molto chiare", conclude la nota di Brasilia, secondo l’agenzia DPA.

Biopirati in Amazzonia
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aprile 1999 - La foresta amazzonica è pericolosamente minacciata dalla cupidigia internazionale, dall'indifferenza e persino dal disprezzo, ha detto a questo settimanale il poeta brasiliano Thiago de Mello, che sta organizzando un incontro di poeti come tentativo per fare arrivare i loro versi alla coscienza degli uomini.
E' che proprio questa persistente distruzione della foresta dell'Amazzonia minaccia anche di alterare drammaticamente l'equilibrio climatico.
"Dall'incontro nella mia foresta, in questo pezzo di terra che è la più vergine del pianeta, che ricopre quasi la metà del suolo brasiliano e parzialmente il territorio di altri cinque Paesi dell'America Latina (Colombia, Venezuela, Ecuador, Perù e Bolivia), nasceranno poesie che possano nuovamente richiamare l'attenzione su questo crimine".
De Mello ha dedicato diverse delle sue opere "al favoloso Rio delle Amazzoni, sulle cui rive vivo da 20 anni", tra loro Notizia di una visita che feci nell'estate del 1953 al Rio delle Amazzoni e alle sue barche (1965), Manaus, amore e memoria (1984), Amazzonia, patria d'acqua (1989), Amazzonia, la bambina degli occhi del mondo (1992) e Amazzonia. Acque, uccelli, esseri e miracoli del luogo più verde del pianeta (1998).
Tuttavia, il disboscamento incontrollato di questo luogo ancora verde, dicono gli scienziati, porterà all'alterazione del ciclo delle piogge, arrivando persino a trasformare chilometri delle rive del Rio delle Amazzoni in un deserto.
Allora parallelamente si conterà la perdita di più di un milione di specie animali e vegetali.
Il "bosco umido tropicale", come lo chiamano gli ecologi, subirà una trasformazione dal terreno alla vegetazione per la mano dell'uomo, per la sua negligenza e per la sua cupidigia, come ci mette in guardia il poeta de Gli statuti dell'uomo.
Secondo gli ultimi dati, il disboscamento nella regione brasiliana dell'Amazzonia si è incrementato del 27 % nel 1998 rispetto all'anno precedente, e già comprende più di 530.000 chilometri quadrati, una superficie simile a tutto lo stato di Bahia.
Dati dell'Istituto Nazionale (brasiliano) di Ricerche Speciali precisano che la superficie distrutta nel 1998 è stata di 16.838 chilometri quadrati contro i 13.227 del 1997.
L'incredibile foresta amazzonica conserva inoltre - avverte Thiago de Mello - una ricchezza che va oltre la sua flora preziosa, la sua fauna, la moltitudine di uccelli e pesci, che non sta nel fatto che vi si trova la principale riserva d'acqua dolce al mondo, la ricchezza sta nel fatto che le sue piante possiedono qualità speciali, capaci di curare tante malattie che già in questo fine secolo paiono apocalittiche.
Si tratta allora di una nuova forma di furto - ha denunciato il poeta brasiliano - poiché la foresta amazzonica sta per essere invasa una volta di più, per essere spogliata di quest'altra ricchezza da parte degli inviati delle grandi multinazionali farmaceutiche.
Battezzata come biopirateria, si considera che il furto delle piante della foresta amazzonica a fini commerciali sia cominciato circa 15 anni fa.
Numerosi laboratori dei Paesi industrializzati hanno inviato i loro esperti per identificare le specie utili, le loro proprietà curative, medicinali e aromatiche.
Alcuni dicono anche che non bisogna confondere i botanici che vanno a studiare le specie dell'Amazzonia con i biopirati, però è vero che, come dicono in molti, il controllo dell'Amazzonia si sta trasformando in qualcosa di altamente difficile.

Il Brasile di fronte al 5° centenario dalla scoperta
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marzo 1999 - Il 23 aprile 2000 si compiranno cinquecento anni dall’arrivo dell’esploratore portoghese Pedro Alvares Cabral in quelle belle terre che oggi formano il Brasile, e con questo dalla cosiddetta "scoperta" di quel paese.
Mentre il Governo progetta di celebrare la data, le numerose comunità indigene del gigante sudamericano sostengono che in quel giorno si è aggravata soltanto la loro situazione, a cominciare dal fatto che milioni di loro antenati sono stati assassinati dallo sbarco di Cabral.
"Non c’è assolutamente nulla da festeggiare" ha detto all’agenzia PANOS Jerónimo Pereira da Silva, membro della tribù Makuxi, situata nella selva amazzonica e facente parte dell’organizzazione Commissione Indigena 500 Anni, che sta cercando di fare in modo che le autorità della nazione cancellino una grande festa che pensano di organizzare per il controverso anniversario.
In una lettera di protesta, questa Commissione esprime chiaramente la sua posizione: "Per noi questa celebrazione simbolizza la violazione continua dei nostri diritti. Legittima l’impunità di tutte le uccisioni, i massacri e altri crimini commessi da quando è avvenuta la scoperta".
Ma il Governo non sembra disposto a fare marcia indietro. Nella località di Coroa Vermelha, a Brasilia, ha annunciato che, assieme al Portogallo, costruirà un museo della scoperta e della colonizzazione. Gli indigeni dicono che cacceranno centinaia di commercianti della zona se questa idea non verrà accantonata.
Nonostante che la Costituzione del 1988 garantisca all’indigeno il diritto alla terra tradizionalmente abitata dai suoi antenati, di fatto però le dispute territoriali e le uccisioni sono frequenti perché i cercatori d’oro, i contadini, i cacciatori e i pescatori….vogliono sfruttare a tutti i costi le ricche risorse delle zone vergini.

Senza prospettive di ripresa all’orizzonte
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febbraio 1999 - In ciò che costituisce il suo peggiore risultato negli ultimi sei anni, l’economia brasiliana ha registrato nel 1998 una crescita di solo lo 0.15 % del Prodotto Interno Lordo (PIL), compressa dagli alti tassi di interesse che hanno contenuto la produzione e aumentato la disoccupazione del 30 %
La situazione è molto peggiore, poiché il PIL è la somma del valore di beni e servizi prodotti da un paese nel corso di un anno, però non rispecchia il lato sociale dell’economia. Secondo i dati diffusi dall’Istituto Brasiliano di Geografia e Statistica (IBGE), l’esigua crescita equivale a circa 800 miliardi di dollari che corrisponderebbe circa a cinquemila dollari annui per abitante, se non fosse che il 10 % dei brasiliani più ricchi incamerano quasi la metà del totale degli introiti.
La crisi ha fatto elevare a oltre sei milioni il numero di persone che sono rimaste senza lavoro nella nazione sudamericana. La disoccupazione genera un disagio che, in molti casi, conduce alla violenza sociale.
I residenti di San Paolo, lo stato più popoloso e industrializzato del paese, sono atterriti. "Stiamo vivendo un momento complicato e non sappiamo fare miracoli", ha ammesso il segretario della Sicurezza Pubblica, Marco Vinicio Pettreluzzi. La metropoli ha appena registrato il carnevale più violento della sua storia, culminato con un bilancio di 230 morti; circa 300 persone hanno saccheggiato recentemente due supermercati, secondo quanto riferito dall’agenzia EFE.
Il comandante generale della polizia militare di San Paolo, colonnello Rui Cesar Mello, ha espresso la convinzione che il rafforzamento della presenza della polizia non sarà sufficiente. Per Mello la violenza è una questione di "profonde radici sociali".
Commentando i pronostici secondo i quali il Brasile chiuderà quest’anno con una caduta tra il 4 e il 5 % del PIL, il capo della divisione di pianificazione dell’IBGE, Roberto Olinto, ha detto che "di fronte a tante incertezze, non formuliamo previsioni". Tuttavia ha ammesso che "non ci sono prospettive di ripresa dell’economia nel primo trimestre del 1999".

Politica antidroga indipendente da Washington
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dicembre 1998 - Il presidente Fernando Henrique Cardoso ha annunciato che il suo paese cerca di osservare la sua indipendenza dagli Stati Uniti e a tale scopo promuove una strategia latinoamericana in merito.
Il Brasile avrà "la sua propria politica antidroga" e "non accetta di ricevere istruzioni passivamente" per trattare il tema secondo l’ottica dei paesi consumatori, ha dichiarato il presidente, secondo quanto riferisce l’IPS.
Alla fine di novembre, all’inaugurazione a Brasilia del Primo Foro Nazionale Antidroga, Cardoso ha rifiutato l’ingerenza estera e le "pratiche discriminatorie" contro i paesi produttori di narcotici, schematizzando una nuova politica settoriale.
Gli Stati Uniti danno la priorità alla lotta contro la produzione di droghe nei paesi latinoamericani, condizionando inoltre il loro aiuto alla presenza delle loro truppe e all’applicazione dei loro metodi. Il governo brasiliano ha sempre opposto resistenza alle pressioni di Washington, come di questo è stato un esempio il suo diniego a coinvolgere le forze armate nella repressione diretta del narcotraffico.
Circa tre anni fa, poi, il Brasile restituì un aiuto di circa 700.000 dollari, considerandolo insignificante di fronte alla grandezza del problema e niente affatto compensatorio per rapporto agli impegni pretesi. La "collaborazione" era destinata soltanto all’attività repressiva, escludendo la prevenzione.
Adesso, con il riconoscimento che il controllo delle frontiere è fondamentale per ridurre i danni sociali delle droghe, il gigante sudamericano cerca di sviluppare una politica che coinvolga i suoi vicini.
In questo senso, oltre alla cooperazione naturale nel Mercosur - formato anche da Argentina, Paraguay e Uruguay - il Brasile intende firmare un accordo con la Colombia per combattere questa piaga sulla frontiera comune. Autorità di entrambi i paesi si riuniranno in febbraio a Tabatinga, città di frontiera brasiliana, per stabilire un piano di azione congiunto.
Da parte sua, Walter Maierovitch, titolare della Segreteria Nazionale Antidroga (SENAD), recentemente creata da Cardoso per coordinare le attività del settore, ha manifestato la necessità di "arrivare ai baroni, ai cartelli", e di non limitarsi ai piccoli trafficanti minori. La SENAD ha dichiarato che ci sono almeno 17 gruppi internazionale operanti in Brasile attraverso le frontiere con la Bolivia, la Colombia, il Paraguay e il Perù.
La SENAD ha il compito di articolare e promuovere strategie non solo repressive, ma anche preventive e la cura dei tossicodipendenti, ha indicato il funzionario.
Il narcotraffico è una "sfida transnazionale" e il combatterlo "è anche una questione di sovranità nazionale" ha precisato Maierovitch.