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Chiesto di risolvere un prolungato sciopero medico
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dicembre 2002 – L’Università Centroamericana (UCA), di El Salvador, ha chiesto al Governo e ai sindacati medici di iniziare le trattative per mettere fine a uno sciopero che viene mantenuto nel paese da quasi tre mesi, in rifiuto alla privatizzazione dei servizi di salute.
"E’ urgente fare un salto per aprire spazi a un dialogo razionale, con il quale si risolvano i problemi, e non dar corso a un confronto sistematico", ha affermato l’Università in un lungo comunicato reso noto dall’agenzia AFP.
Il pronunciamento mette in evidenza il fatto che "il prolungato sciopero nel settore della salute pone a tutta la società l’interrogativo della governabilità della nazione e sulla finalità dello Stato nelle sue funzioni costituzionali di base".
Da parte sua, il Sindacato dei Medici Lavoratori dell’Istituto Salvadoregno dell’Assistenza Sociale (SIMETRISSS), sostenuto dall’Associazione Medica Nazionale (AMN) e dal Collegio Medico, continua con lo sciopero iniziato il 19 settembre scorso, in rifiuto alla privatizzazione della salute.
Il Governo ha inviato nei giorni scorsi al Congresso tre progetti di legge per creare un sistema privato provvisorio di salute in alternativa all’Assistenza Sociale, che è stato respinto dai sindacati medici e da ampi settori della popolazione, per cui questa stessa istanza del potere legislativo ha approvato un decreto che proibisce le privatizzazioni in questo settore.
Per la UCA, il "Governo deve accettare ora il reinserimento al lavoro di quelli che sono in sciopero e la restituzione dei salari. Non si tratta di pagare un lavoro non svolto, ma di riconoscere, in qualche modo, le proprie irresponsabilità nella gestione dello sciopero".
L’Università ha fatto appello, allo stesso modo, al Governo "affinché abbandoni le campagne denigratorie contro i medici" e affinché fermi le manovre portate avanti in tal senso.

Alleanza per un importante diritto umano
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novembre 2002 – Grandi giornata di alleanza e di lotta di fronte alle pretese del Governo di privatizzare i servizi della salute hanno scosso El Salvador.
Non si è trattato di una minoranza "rivoltosa", né di gruppuscoli, ma della protesta di tutto un insieme umano deciso ad affrontare la perdita di un’importante conquista sociale.
Lontano dall’avere una vera morale, la polizia salvadoregna ha represso i manifestanti, che dallo scorso 28 ottobre hanno sbarrato le vie e le strade della nazione centroamericana.
Nei primi giorni di novembre, 50 organizzazioni sociali, che compongono l’Alleanza dei Cittadini contro la Privatizzazione della Salute, si sono unite allo sciopero, convocato lo scorso 18 settembre, dalla sicurezza sociale e dagli ospedali nazionali.
La richiesta era molto decisa: far fare marcia indietro alla Legge di Garanzia Statale della Salute e della Sicurezza Sociale, una decisione di progetto neoliberista che lascerebbe al margine il 50 % dei salvadoregni per le loro condizioni di povertà, obbligati in futuro a pagare per i servizi di salute pubblica.
"Solo approvando il decreto di garanzia e togliendo il progetto di legge dal Congresso, potremo avere delle assicurazioni e sederci a dialogare", ha detto all’agenzia AFP, Ricardo Monge, del direttivo del Sindacato dei Lavoratori dell’Istituto Salvadoregno della Sicurezza Sociale (STISSS).
Da parte sua, il movimento di opposizione di sinistra, il Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale (FMLN), ha avvertito che la vera soluzione non è nel rivalutare il progetto, bensì tutto il contrario, nell’affossarlo definitivamente.
Tra il popolo si dice, e le fonti ufficiali non lo smentono, che già l’ISSS ha consegnato ad aziende private zone chiave come la vigilanza, la preparazione dei pasti e le lavanderie degli ospedali.
Francisco Flores, Presidente di El Salvador, con un’azione di gioco di prestigio politico con molta insensibilità, ha promesso di creare una commissione di intermediazione per riformare la Sicurezza Sociale e bloccare il contestato progetto della salute. La sua lentezza è stata definita stupefacente rispetto all’urgenza della questione, cosa che ha fatto pensare a molti con ironia "se il Presidente non starà soffrendo di amnesia".
Meno di un anno fa, la nazione era commossa quando, in uno stato d’emergenza, si sono verificati numerosi decessi per dengue, importante epidemia contro la quale ben poco hanno potuto fare i medici locali per la mancanza di risorse e di comprensione ai più alti livelli.
E’ noto a tutto il mondo anche il rifiuto di Flores a ricevere aiuto internazionale disinteressato, dove i bambini e gli anziani avevano tutto da perdere, data la vulnerabilità delle loro esistenze, che adesso si potrebbero ritrovare con una sorte uguale per mano dell’indifferenza del loro Presidente.

La sinistra salvadoregna appoggia il sindacato medico in sciopero
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novembre 2002 – Il Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale (FMLN), all’opposizione, ha ribadito il proprio appoggio al sindacato medico in sciopero da più di 40 giorni. L’FMLN ha organizzato una tribuna aperta nella centrale Piazza Gerardo Barrios, a San Salvador, capitale del paese, dove il leader di questo gruppo al Congresso, Shafick Handal, ha reso noto le azioni che verranno intraprese dai parlamentari di questo partito per frenare la privatizzazione della salute.

Caffè, caso critico
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agosto 2002 - La grossa crisi dell’industria del caffè, in America Centrale, ha il suo picco a El Salvador, dove, nel 2000-2001 si è registrato un calo della produzione del 65 %. I produttori salvadoregni non sono ora neppure in condizione di eseguire i lavori indispensabili quali la pulizia del terreno e la potatura delle piantagioni, giacché le banche non facilitano il cosiddetto credito di "avvio" per queste attività, considerandolo ad alto rischio d’incasso.
Ricardo Espitia, direttore esecutivo del Consiglio Salvadoregno del Caffè, ha riconosciuto che "semplicemente l’attività è in pratica paralizzata".
La diminuzione della produzione registrata negli ultimi due raccolti indica una decisa riduzione delle entrate di valuta per l’esportazione di caffè, passando da 311 milioni di dollari nel 2000 a solo 130 milioni nello scorso anno.
Le proiezioni del Consiglio Salvadoregno del Caffè, nel 2002 indicano che le entrate delle vendite all’estero arriveranno a malapena a 110 milioni di dollari.
All’inizio del crollo dei prezzi del caffè nel mercato internazionale, nel 1997, El Salvador contava 20.000 produttori, che offrivano lavoro a 150.000 persone direttamente e a 750.000 in modo indiretto.
Secondo le previsioni degli esperti, nel futuro imminente, i lavoratori direttamente coinvolti in questo settore si ridurranno a 80.000.
"Qui esiste una disperazione totale dei produttori, poiché l’anno scorso furono rivisti tutti i debiti del settore con le banche e a settembre devono iniziare a pagare. Loro cominciano a temere che non avranno modo di farlo", ha avvertito Espitia.
La Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi (CEPAL) ha indicato che "il settore del caffè nel Centro America sta affrontando una crisi senza precedenti", dovuta alla caduta dei prezzi sul mercato internazionale causata dall’eccesso di produzione mondiale rispetto al consumo.
La differenza dell’offerta rispetto alla domanda, ha portato al mantenimento del prezzo sotto ai 50 dollari al quintale, il più basso negli ultimi 50 anni, mentre i costi di produzione in Centro America si aggirano intorno ai 90 dollari al quintale.
La coltura del caffè rappresenta, secondo la CEPAL, l’1.3 % del Prodotto Interno Lordo (PIL) in Costa Rica, il 4.2 % in Guatemala, il 7.25 % in Nicaragua, l’8.2 % in Honduras e solamente il 2.5 % a El Salvador. Eppure questo rappresenta la maggior fonte d’ingresso di valuta del paese, soggetta all’andirivieni delle crisi esterne e nazionali. Inoltre, numerose famiglie dipendono dal suddetto settore economico al quale hanno dedicato tutta una vita.

La menzogna non giustifica
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giugno 2002 – Il detto è così vecchio che si perde nell’oscurità dei secoli, ma è così certo come la luce del Sole: "E’ più veloce prendere un bugiardo di uno zoppo".
Non si può pensare in alcun modo a un equivoco. Semplicemente si tratta di una falsità sull’altra.
Il timore del Presidente salvadoregno, Francisco Flores, dell’esempio dei medici cubani sulla popolazione da loro aiutata, sembra essere l’unica ragione reale del suo veto alla richiesta di fare ritornare medici cubani nel più piccolo paese dell’America Centrale per collaborare in una campagna contro il dengue.
Il caso è che il sindaco della capitale, Héctor Silva, del Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale (FSLN), ha chiesto al Presidente di rivolgersi a Cuba per cercare di circoscrivere l’attuale epidemia di dengue che ha colpito vari dipartimenti della nazione.
Ma il Presidente non vuole fare così e dice due menzogne: a Cuba c’è un’epidemia di dengue più grave di quella di El Salvador; i medici cubani che vivono a Miami "sono preparati allo stesso modo e credo che loro abbiano avuto la stessa esperienza, sono disposti a venire e non vedo perché dovremmo rifiutarli".
A Cuba non c’è stata alcuna epidemia. C’è stato un serio pericolo e sono bastati 70 giorni di battaglia ben organizzata e il rischio è sparito. Se qualcuno a El Salvador ottiene che medici residenti a Miami, contrattati con salari che non guadagnano neppure i medici salvadoregni, aiutino veramente ad arrestare l’epidemia, è voler credere ai miracoli o alle favole.
Quando la popolazione del piccolo paese ne ha avuto bisogno, 52 cooperanti cubani della sfera della salute si sono recati, in poche ore, nel territorio di El Salvador. I primi 15 erano stati impiegati nella lotta contro il dengue e poi se ne sono aggiunti altri 37 per alleviare le sofferenze della popolazione a causa di un sisma, nel gennaio dell’anno scorso.
I professionisti cubani, in 21 giorni, hanno prestato 51.000 consulti alla popolazione. Se si tiene conto del fatto che non tutti erano medici, risulta che hanno assistito oltre 50 persone al giorno nei luoghi più isolati della zona colpita.
Bisognerà vedere, se Flores ottiene qualche medico a Miami, molto ben pagato, in che luoghi opererà e quanti pazienti assisterà ogni giorno.
Fino al momento della dichiarazione presidenziale (12 giugno), quest’anno si erano già registrati 1.142 casi, di cui un 8 % di tipo emorragico, con quattro vittime, tutte bambini. Altri quattro erano in terapia intensiva. Non si conosce il numero di quelli che non si sono mai presentati a un centro assistenziale perché i loro genitori non hanno risorse per trasportarli e neppure per rendersi conto che i loro bambini sono stati colpiti dal dengue.
Dopo essersi arrovellato nei suoi dati senza base, Francisco Flores ha detto la più grande idiozia del giorno, affermando che i salvadoregni devono sapere convivere con il dengue, poiché vivono in un paese tropicale. Non ha fatto riferimento ai doveri del Governo riguardo alla salute del proprio popolo.
Il gesto di rifiuto del Presidente verso i professionisti cubani contrasta con gli indici generali dei due paesi.
Mentre a El Salvador la mortalità infantile è di 56 morti ogni mille nati vivi, a Cuba è del 6.2. La nazione dell’America Centrale ha un 29 % di analfabetismo mentre Cuba è a 0.02 %. Tra i bambini salvadoregni c’è un 20 % senza scolarità elementare, a Cuba l’indice è di zero, e allo stesso modo, un 30 % dei bambini di El Salvador frequenta la scuola secondaria, a Cuba il 98 %.
Francisco Flores pretende di cercare aiuto dalla Fondazione Nazionale Cubano-Americana, con la quale mantiene forti vincoli, la stessa che per anni ha tenuto nascosto a El Salvador, a piena conoscenza delle autorità, Luis Posada Carriles, il più grande terrorista dell’America Latina, che è stato catturato a Panama quando stava per attuare un attentato contro il Presidente di Cuba, Fidel Castro, nell’aula magna dell’Università, dove c’erano migliaia di studenti e di professori che sarebbero morti nello scoppio di una carica di esplosivo C-4 che aveva preparato.

I salvadoregni criticano il loro Presidente per aver allargato le brecce sociali
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giugno 2002 – Un recente studio sociologico dell’Università Centroamericana di El Salvador ha comprovato che l’81.6 % degli abitanti della capitale hanno messo sotto accusa il loro Presidente, Francisco Flores, per l’acutizzazione delle differenze sociali e per il processo di dollarizzazione portato avanti nel paese. Secondo le opinioni raccolte in un campione eterogeneo di 1.223 salvadoregni, la povertà e la disoccupazione sono conseguenza diretta della prevalenza del dollaro nell’economia locale. Gli intervistati hanno sostenuto che gli indici di miseria e la mancanza di impiego sono aumentati negli ultimi tempi. Un 62.2 % delle risposte si riferiscono a timori per le finanze statali, perché capiscono che la dollarizzazione è stata dannosa, mentre un 28.6 % la definisce mediamente positiva. Gli intervistati, per il 64 % hanno denunciato la mancanza di attenzione da parte del Governo riguardo alle richieste dei cittadini e per un 69 % hanno segnalato che il Governo e Flores appoggiano le misure neoliberiste che, dicono, beneficiano solo i ricchi.

El Salvador, la CIA e le droghe
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aprile 2001 – El Salvador, l’Agenzia Centrale di Intelligenza (CIA) e le droghe costituiscono tre parti di uno stesso problema se si considera, in particolar modo, l’epoca in cui gli Stati Uniti hanno utilizzato questo paese per aggredire il Nicaragua, una terra che non ha mai dichiarato guerra né a Washington né al suo vicino.
Tra i documenti che riflettono con maggior esattezza questi vincoli, possiamo citare le relazioni inviate ai suoi capi dall’allora funzionario dell’Agenzia Antidroga degli Stati Uniti (DEA), chiamato Celerino Castillo III "Cele", che ha lavorato in America Centrale dal 1985 fino al 1990.
Nelle pratiche della DEA, con la sigla GFGD-91-9139, si trovano le relazioni inviate da Celerino dove si circostanzia con tutti i dettagli necessari che voli arrivati all’aeroporto di Ilopango, a El Salvador, giungevano carichi di armi ma ritornavano negli Stati Uniti carichi di droga.
Questi voli erano supervisionati direttamente dal tenente colonnello Oliver North, in quel periodo funzionario della Casa Bianca, che si faceva rappresentare in detto luogo dall’agente della CIA di origine cubana Felix Rodríguez, che operava nell’hangar numero 4 di questa base aerea, con l’aiuto di un altro agente dell’agenzia di spionaggio statunitense che si chiamava Luis Posada Carriles.
Questa operazione è iniziata nel gennaio 1985, quando Rodríguez si reca a El Salvador dopo una riunione effettuata il 22 gennaio di quell’anno, alla quale erano presenti George Bush (padre), a quel tempo vicepresidente degli Stati Uniti, il suo principale consigliere, Donald P. Gregg, e North.
Lo stesso Bush spiegò l’incarico a Rodríguez, che poi stabilì la base di operazioni nell’aeroporto di Ilopango.
Dopo aver informato la DEA in ripetute occasioni, Celerino Castillo decise di operare contro un carico di droghe, il 5 febbraio 1986, sequestrando 800.000 dollari in contanti e 35 Kg. di cocaina trovati dentro un aereo nell’aeroporto di Ilopango, il cui pilota era Leonel Gaitán (pratica DEA TG-86-0001).
Il 26 maggio viene portata a termine un’altra operazione, questa volta utilizzando informazioni fornite da un altro informatore, in cui sono state sequestrate diverse centinaia di chili di cocaina che erano destinate alla Florida (pratica DEA STG-86-0006).
Le relazioni che Castillo inviava alla DEA citavano con frequenza i nomi dei narcotrafficanti che a volte erano vincolati alla CIA, tra questi i piloti salvadoregni Francisco Guirrola-Beeche e Alejandro Urbizu, e i nicaraguensi Horacio Pererita, Carlos Cabezas e Julio Zavala.
Durante tutta questa operazione, Felix Rodríguez cambiò con frequenza il proprio nome con quello di Max Gómez, e allo stesso modo di Posada Carriles utilizzò il nome di Ramón Medina. Regolarmente, nelle udienze del Congresso degli Stati Uniti relative allo scandalo Iran-Contras si fa riferimento a entrambi utilizzando questi nomi.
Le relazioni di Castillo non erano di gradimento al suo capo, Bob Stia, che gli raccomandò di non interferire nelle operazioni che si stavano realizzando a Ilopango. Una raccomandazione simile gli venne fatta anche dall’allora ambasciatore nordamericano a El Salvador, Edwin Corr.
Nonostante gli avvertimenti, Castillo continuò a operare e il 1° settembre 1986 portò a termine un controllo con una unità antidroga in casa del pilota Wally Grasheim, noto per la sua relazione con il traffico degli stupefacenti.
Nella casa trovarono casse di esplosivo C-4, bombe a mano, munizioni. fucili M-16, uno di questi registrato a nome del colonnello Steel, comandante della Missione Militare Nordamericana, che successivamente ha ammesso di avere regalato il fucile a Grasheim.
Castillo dovette ritornare negli Stati Uniti poiché si stava preparando un attentato contro la sua vita. Nei preparativi era coinvolto il tenente colonnello Hugo Francisco Morán, delle forze armate del Guatemala e agente della CIA. Il piano avrebbe dovuto essere eseguito a El Salvador per poi dare la colpa alla guerriglia.

Continuano le scosse
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febbraio 2001 - Venti giorni dopo il sisma devastatore di El Salvador che ha ucciso 726 persone, ferite 4.400 e lasciato senza alloggio 96.553 famiglie, il Presidente Francisco Flores non si stanca di ripetere tramite i mezzi di comunicazione che né le risorse del Governo né gli aiuti internazionali possono consentire di prendersi cura degli oltre 1.100.000 danneggiati, e richiede ulteriori aiuti mondiali. Argomenta che i mezzi a disposizione del Governo sono stati impiegati per sostenere circa 250.000 cittadini e annuncia che ora ci si sta occupando di coloro che si trovano nei 126 rifugi creatisi subito dopo il momento del disastro, per la maggior parte immobili del Governo.
Solo nella zona di Usulatán, a 110 Km dalla capitale, e nelle comunità di Ahuachapn e La Libertad, circa 12.000 famiglie sono costrette all'aperto in attesa di un riparo che non arriva.
Nel frattempo, nuove scosse seminano l'allarme tra una popolazione preoccupata per gli insufficienti aiuti che i danneggiati stanno ricevendo e che li pone al limite dell'abbandono, in mezzo a un crescente malcontento per cui, da diversi settori, il Governo viene qualificato come incapace ad affrontare la difficile situazione in cui si trova la nazione.
El Salvador è il paese più piccolo del Centroamerica, ma è considerato il secondo paese più violento dell'America Latina dopo la Colombia: nel pieno del disastro si sono verificati un'infinità di atti di violenza e di saccheggio.
In questo contesto si è verificato il sequestro di una imprenditrice di 63 anni, di origine tedesca, da parte di 4 uomini armati e mascherati che l'hanno portata in un luogo sconosciuto.
Pattuglie composte da polizia ed esercito, unità con le loro forze accampate, continuano a battere costantemente le località danneggiate dal sisma.
Tuttavia all'interno di queste stesse istituzioni si palpa un crescente malcontento, tant'è che distaccamenti al nord della capitale sono scesi in sciopero per protestare contro le condizioni in cui si trovano a vivere dal momento del tragico sisma.
Gli scioperanti, che appartengono a nove distaccamenti, argomentano le loro decisioni criticando le carenti condizioni sia rispetto all'alimentazione, sia alla situazione igienico-sanitaria, sia agli accampamenti.
A questo clima di scontento si sono uniti i lavoratori della Procura per la Difesa dei Diritti Umani (PDDH), che hanno aderito chiedendo le dimissioni o la destituzione del titolare di questo ente, Marcos Valladares.
Questi è accusato di venire meno alle proprie responsabilità e di disattendere la legge di Integrazione Monetaria, vigente dal 1° gennaio scorso, che dà corso legale al dollaro nordamericano insieme al colón, la moneta nazionale.
Questa legge ha provocato turbamenti, sorpresa e reazioni violente tra le fasce più povere della popolazione, che improvvisamente si sono trovate di fronte al dollaro come moneta circolante, senza neppure alcuna campagna di massa informativa preparatoria.
Alcuni esperti, come Lidier Esquivel, geologa e capo del Dipartimento della Prevenzione e Mitigazione dei Disastri di Costa Rica, riconoscono che l'America Centrale in generale, e El Salvador in particolare, siano oggi più vulnerabili rispetto ai disastri naturali, in ragione di una pessima pianificazione urbana.
L'esperta citata ha riconosciuto che le città più importanti della regione sono costruite in luoghi ad elevato rischio sismico ed esposte a inondazioni, e nonostante questo vi si continua a costruire alloggi in modo massiccio.
Forti critiche vengono mosse al comportamento di grandi istituzioni finanziarie come la Banca Mondiale e la Banca Interamericana di Sviluppo, che sono intervenute a El Salvador con prestiti invece che con donazioni, come richiederebbe la difficile situazione di un milione di danneggiati.
Il sisma, secondo gli ultimi bilanci, ha causato perdite che ammontano a più di 1.000 milioni di dollari, comprendenti la distruzione totale o parziale di 856 edifici pubblici, 43 moli, 11 ospedali e altri 28 centri sanitari.

Devastante terremoto
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gennaio 2001 - Secondo i dati del Comitato di Emergenza Nazionale (COEN), il violento terremoto che ha scosso sabato 13 gennaio El Salvador ha causato finora oltre 675 vittime – ma sono in continuo aumento - mentre i feriti sono più di 2.000.
Il sisma, con una magnitudine tra 7.6 e 7.9 della scala Richter, ha sepolto un quartiere nella città di Santa Tecla.
Il bilancio della polizia non ha quantificato il numero dei dispersi, ma un rapporto preliminare delle squadre di soccorso lo valuta in circa 2.000.
Quest'ultimo dato è diminuito ufficialmente da 4.000 a 2.000, dopo che il sindaco del dipartimento di La Libertad, José Enrique Pérez, ha smentito le notizie della stampa locale che assicuravano che nel villaggio di Comasagua, 28 km a sud-est della capitale, vi erano circa 3.000 dispersi.
Frattanto, il sindaco di Santa Tecla (o Nueva San Salvador), Oscar Ortíz, ha affermato che nel quartiere residenziale Las Colinas i morti potrebbero superare i 2.000, in quanto circa 600 abitazioni sono state sepolte da una frana della montagna sovrastante e, essendo il fine settimana, la maggior parte delle famiglie era nelle proprie abitazioni.
Ortíz ha espresso il parere di fare effettuare sepolture collettive per evitare il pericolo delle epidemie, dato l'elevato numero di cadaveri che si trovano nella zona, la più colpita dal movimento tellurico, il cui epicentro è stato localizzato nell'Oceano Pacifico salvadoregno e le scosse sono state avvertite in tutta l'America Centrale e nel sud del Messico. In Guatemala vi sono stati almeno sei morti e centinaia di danneggiati, secondo fonti ufficiali citate dalle agenzie di notizie.
La PNC del Salvador ha precisato che il sisma ha provocato la distruzione totale di 20.131 abitazioni, mentre altre 47.141 sono state parzialmente distrutte e 688 sepolte, secondo una valutazione effettuata nella notte di lunedì 15. Le relazioni parlano anche di 19.000 persone evacuate da luoghi a rischio in diverse regioni del paese.
Le statistiche crescono col passare delle ore.
El Salvador prosegue segnato dal panico della gente di fronte alle scosse che si susseguono a ogni istante. Da sabato fino a lunedì, sono state sentite più di 800 scosse d'assestamento. Ciò nonostante, un gruppo di geologi dipendenti dal COEN ha scartato la possibilità che avvenga un nuovo sisma con la medesima violenza devastatrice.
Il Presidente Francisco Flores ha sollecitato la Colombia per la donazione di 3.000 feretri per sotterrare le vittime povere in fosse comuni.
Flores, che ha visitato diversi luoghi del paese per constatare i danni, ha assicurato che i crolli "hanno causato la maggior parte delle perdite di vite umane" e sono un pericolo latente, invitando a concentrare gli sforzi nelle operazioni di salvataggio.
Il Presidente ha dichiarato che il suo Governo cerca di far fronte alla situazione d'emergenza in cui vivono migliaia di persone private dell'abitazione. "Comprendo la disperazione di coloro che hanno perso tutto, ma la nostra priorità è quella di salvare vite umane", ha aggiunto, secondo l’agenzia AP. La stessa agenzia riporta che diversi settori dell'opposizione hanno accusato l'esecutivo di negligenza nel soccorrere le vittime.
Il Presidente ha chiesto alla comunità internazionale l’intervento con elicotteri per soccorrere le persone isolate e con macchinari adatti a rimuovere le macerie.
I danni materiali nella nazione centroamericana ammontano a un miliardo di dollari, secondo i primi calcoli del Governo.
Il Ministro delle Finanze, José Luis Trigueros, ha spiegato alla stampa che la cifra è destinata ad aumentare nella misura in cui si procede nella valutazione dei danni.
Secondo il Ministro, le distruzioni riguardano edifici pubblici e privati, strade e raccolti agricoli, che fanno parte della lista delle necessità di ricostruzione stilata dalle autorità locali.
Il miliardo di dollari di perdite rappresenta quasi il 50 % del bilancio preventivo della nazione per quest'anno, che l'Assemblea Legislativa ancora non ha approvato per divergenze tra i partiti.
L'arrivo di aiuti internazionali ha cominciato a sveltirsi dopo che l'aeroporto internazionale di San Salvador ha ricominciato a funzionare domenica notte, dopo la riparazione della pista di atterraggio danneggiata dal sisma.
I paesi vicini hanno agito prontamente. Il Guatemala ha deciso di fornire il 40 % di elettricità necessaria ai salvadoregni, in quanto la loro capacità produttiva è stata pregiudicata. Nell’Honduras, la Commissione Permanente di Contingenza (COPECO), ha coordinato la raccolta degli aiuti che saranno inviati con un convoglio di almeno 15 veicoli. Il Nicaragua ha inviato una brigata dell'esercito che partecipa ai lavori di salvataggio e di aiuti ai terremotati.
Altri paesi dell'America Latina hanno manifestato la loro solidarietà. L'Ambasciatore di Cuba in Guatemala, Damodar Peña, ha annunciato che una brigata di 459 medici - che da due anni presta assistenza sanitaria in Guatemala - è "pronta a partire per El Salvador", secondo l’agenzia AFP.
L'Argentina ha disposto l'invio di un gruppo della sua forza umanitaria di Caschi Bianchi, mentre il Governo peruviano ha annunciato che invierà 10 tonnellate di aiuti umanitari e una brigata composta da 14 medici specialisti.
Il Ministero degli Esteri brasiliano ha ricevuto la direttiva di consultare le autorità salvadoregne per i prodotti di prima necessità. Dallo stato nordamericano della Florida, dove risiede un'ampia colonia salvadoregna, è stato inviato un aereo con 11 tonnellate di materiale medico, provviste, acqua potabile e coperte, come pure una squadra specializzata in salvataggi.
Le richieste del Governo salvadoregno sono state rapidamente recepite dall'Europa. La Commissione Europea ha annunciato l'invio di una missione di esperti e lunedì ha deciso di destinare un aiuto di emergenza di due milioni di dollari.
Questo aiuto va a sommarsi agli annunci singoli dei vari governi europei, tra cui la Germania (1.6 milioni di dollari), Italia (3.5 milioni) e la Norvegia (1 milione). Le autorità francesi hanno noleggiato un aereo DC-10 per inviare squadre di salvataggio e materiale d'aiuto e per trasportare 80 persone, tra cui personale della Croce Rossa francese.
La Spagna ha annunciato l'apporto di 75 persone con 24 cani e materiale per la ricerca di sopravvissuti sotto le macerie, come pure un primo aiuto medico.
Vari organismi internazionali come il Programma Mondiale dell'Alimentazione e la Banca Interamericana dello Sviluppo, hanno deciso di inviare aiuti economici alla nazione centroamericana.
In pratica tutti i partiti di opposizione spagnoli hanno chiesto al Governo il condono totale del debito che le nazioni centroamericane hanno con la Spagna, come mezzo per far fronte alle catastrofi che flagellano la zona, riporta l’agenzia PL da Madrid.
Rappresentanti nel Parlamento dei partiti Socialista Operaio Spagnolo (PSOE), Sinistra Unita (IU) e Convergenza e Unione (CIU), hanno fatto pressioni affinché il Governo si faccia carico delle richieste che provengono da numerosi enti e organizzazioni non governative.
Così pure premono membri di partito che chiedono l’inizio di un programma più incisivo per liberare da questo oneroso fardello le nazioni che hanno minime risorse e che non si sono ancora riprese dalle distruzioni causate dall'uragano Mitch, quando nuove catastrofi le hanno colpite, come il terremoto dello scorso sabato a El Salvador.
Ricardo Pérez Casado, del PSOE, ha dichiarato che è necessario cancellare il debito in tutti i suoi aspetti e per tutti, come un modo adeguato per aiutare a combattere la povertà, anche se ha ricordato che il Governo spagnolo è sempre stato sordo a richieste simili fatte in precedenza.
In termini simili si sono espressi i portavoce di IU e CIU, che hanno chiesto di non differire più questa decisione e hanno definito insufficiente il condono parziale del debito che Madrid ha concesso per via della tragedia provocata dall'uragano Mitch.
Il debito del Salvador con la Spagna ammonta a 40 milioni di dollari.

Un anno di errori governativi
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dicembre 2000 - Lo scontento di vari settori sociali sulla gestione neoliberale governativa, la violenza delinquenziale, un'epidemia di dengue che ha mostrato l'inefficienza del sistema sanitario e gravi errori ufficiali, hanno caratterizzato l'attualità salvadoregna nell’anno 2000.
Come conseguenza della contrazione economica, la mancanza di attenzione statale al settore agricolo, la caduta dei prezzi del caffè e l'aumento del costo del petrolio, la situazione della popolazione è peggiorata.
A causa delle privatizzazioni, la disoccupazione è aumentata ed è aumentata la dipendenza di molti salvadoregni dalle rimesse familiari inviate da più di due milioni di emigranti.
La violenza delinquenziale è stato un altro fattore che ha molto inciso nella società, specialmente i sequestri, che hanno riguardato durante l'anno più di un centinaio di persone, e i delitti, il cui numero e stato superato solo da quelli commessi dall'Esercito e dalle forze paramilitari durante la guerra civile (1980-1992).
Le ragioni della violenza sono nella situazione economico-sociale imperante nel paese, dove esistono più di 300.000 armi nelle mani di una popolazione che ancora non ha superato i traumi dovuti a un conflitto che ha provocato più di 75.000 tra morti e scomparsi.
A ciò contribuisce, inoltre, l'impressione di impunità esistente in una nazione dove gli autori materiali morali di quel genocidio rimangono impuniti, protetti da un'amnistia.
Tali problemi economici e sociali, uniti a privatizzazioni, all'adozione di un'elevata Imposta sul Valore Aggiunto (IVA), che pregiudica attività commerciali di sopravvivenza e l'abbandono di alcuni settori poco favoriti, hanno portato a violente proteste.
Nell'anno 2000 vi è stato un maggior numero di dibattiti parlamentari che negli anni precedenti, ma ha anche evidenziato l'esiguo margine di manovra permesso alla sinistra dovuto all'alleanza delle forze di destra che rendono vano l'esercizio di una vera democrazia.
Ciò è stato evidente nel modo in cui hanno sottratto all'oppositore ed ex-guerrigliero Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale (FMLN), il diritto a presiedere il Congresso, essendo il partito che alle elezioni del marzo scorso ha ottenuto il maggior numero di deputati, in quanto la destra ha manovrato in blocco e ha cambiato a suo favore le regole del gioco.
Inoltre l'alleanza dei partiti di destra ha ottenuto, con mezzi fraudolenti e con la maggioranza semplice, invece dei due terzi dei voti stabiliti, l'approvazione di accordi che danneggiano la sovranità, come quello che permette l'ingerenza nordamericana per la lotta al narcotraffico.
Questo tipo di azioni della destra sono cominciate a partire dal disastro elettorale patito nelle elezioni parziali dal partito di governo Alleanza Repubblicana Nazionalista (ARENA), un risultato che ha messo in evidenza il logoramento di questo partito al potere dal 1989.
A tutto questo si sono sommati gli errori sul tema del terrorismo, la qualcosa ha portato a fare una brutta figura al Presidente della Repubblica, Francisco Flores, durante il 10° Vertice Ibero-Americano di Panama.
Difendendo ostinatamente un progetto di risoluzione che condannava solo l'organizzazione separatista basca ETA in Spagna, Flores ha dimenticato che questo fenomeno riguarda anche alcuni stati della regione, come Cuba, il paese che ha patito il maggior numero di attentati terroristi nell'emisfero.
Il bello è che in quest'ambito è stato arrestato a Panama, mentre invece preparava un attentato contro il Presidente Fidel Castro, il terrorista Luis Posada Carriles, residente a El Salvador dagli anni '90, sul quale Flores ha dichiarato d'ignorare dettagli, seppur era stato opportunamente avvertito da Cuba sulla sua ubicazione e sui suoi piani criminali.

Si seppelliscono le vittime del massacro di El Mozote
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dicembre 2000 - Lo scorso 11 dicembre gli abitanti dell’umile villaggio salvadoregno di El Mozote hanno dato sepoltura ai resti dei corpi di 37 contadini, trucidati dall’esercito nel 1981. In quella occasione fu perpetrato, ad opera dei soldati del battaglione Atlacatl, addestrati e armati dagli Stati Uniti, uno dei crimini più terribili della guerra civile che ha insanguinato il Paese.
Per tutta la notte precedente i contadini hanno vegliato le 37 piccole bare in cui erano stati composti i resti delle vittime, tra cui anche 24 bambini. È tutto ciò che si è riusciti a recuperare sul luogo di quello che è stato chiamato il "massacro di El Mozote", quando 1.000 persone - tra gli abitanti di questo villaggio e di altri quattro nelle vicinanze - furono fucilate dopo un’operazione militare di rastrellamento avvenuta in quella zona nella notte tra l’11 e il 12 dicembre del 1981.
Rufina Amaya, l’unica sopravvissuta al massacro, mentre raccontava all’agenzia AP di quella notte orribile, non riusciva a trattenere le lacrime: "Quella sera ci hanno strappato dalle nostre case, però nella notte sono riuscita a scappare e a nascondermi nei boschi, ero mezza nuda". Purtroppo alla sua famiglia non capitò la stessa sorte, 22 suoi parenti vennero infatti assassinati.
I corpi dei familiari di Amaya sono stati sepolti all’inizio del 1990, ciononostante la donna non abbandona la speranza di ritrovare qualche suo figlio sopravvissuto.
Dietro richiesta delle famiglie dei morti, nell’aprile scorso un gruppo di antropologi argentini ha ripreso le esumazioni nella zona, perché alle vittime potesse essere data una sepoltura cristiana. Nel 1992, durante la prima fase di esumazioni, furono recuperati 147 corpi.

I medici cubani non si lasciano intimidire dal terrorismo
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dicembre 2000 - Il terrorismo continua a minacciare il popolo cubano: alcuni nemici di Cuba hanno recentemente messo in atto i loro peggiori istinti criminali in territorio guatemalteco, dove una brigata di medici cubani sta lavorando in missione di solidarietà.
All’inizio di dicembre, infatti, un presunto gruppo paramilitare chiamato Esercito Segreto Anticomunista (ESA), poco noto in Guatemala – secondo quanto precisa l’agenzia Notimex - ha diffuso dei volantini nei quali viene intimato ai cubani di abbandonare il Paese, minacciando, in caso contrario, di "giustiziarli".
A fronte di tali fatti, esponenti di associazioni umanitarie e gruppi politici guatemaltechi hanno fatto pressione sulle autorità, sollecitando il loro intervento per avviare un’inchiesta e prendere i provvedimenti necessari a garantire l’incolumità dei medici.
Secondo l’opinione di Mario Polanco, membro della direzione del Gruppo di Mutua Assistenza (GAM), l’ESA era un gruppo paramilitare particolarmente attivo negli anni tra il 1970 e il 1982. A quell’epoca poteva contare sull’appoggio di agenti dei Servizi Segreti, oltre ad avere stretti rapporti con il gruppo politico ultra conservatore Movimento di Liberazione Nazionale (MLN), che in Guatemala scatenò una guerra contro tutto ciò che considerava comunista.
Nel comunicato inviato dall’ESA alle testate giornalistiche locali - le cui minacce, secondo Polanco, debbono essere prese sul serio – i medici cubani vengono accusati di "propagandare tra la popolazione i benefici del regime totalitario di Fidel Castro".
Lo stesso testo definisce i professionisti cubani "mercenari che si servono della professione medica come copertura" ed esige perciò che "tutti i componenti della delegazione lascino il Paese, in caso contrario inizieranno le esecuzioni".
L’opinione pubblica ha manifestato pareri differenti nei confronti dell’accaduto: per alcuni i responsabili delle intimidazioni sono da ricercare all’interno di gruppi che possono avere interesse a ostacolare l’impegno umanitario dei cubani in Guatemala, per altri – come Guillermo Monroy, direttore della Pastorale Sociale dell’Arcivescovado di Guatemala - minacce di questo genere denotano "un atteggiamento che non ha ormai più ragione di esistere dopo la fine della guerra civile e la firma della pace", avvenuta nel 1996.
Non è neppure da escludere un coinvolgimento della mafia di Miami, in virtù dei suoi legami passati con i gruppi paramilitari guatemaltechi. Questa ipotesi è tra l’altro avvallata dal fatto che sono stati usati gli stessi metodi.
Negli ultimi tempi le ostilità terroristiche dei gruppi estremisti appoggiati dalla CIA e dalla mafia cubano-americana di Miami sono riprese anche a Panama, dove, secondo quanto rende noto Prensa Latina, reparti speciali della polizia hanno evacuato la sede del Ministero delle Relazioni Estere, dopo aver ricevuto una comunicazione anonima che rivelava la presenza di una bomba all’interno del Ministero – in concomitanza con la visita in quella sede dell’Ambasciatore cubano Carlos Zamora.
Il messaggio anonimo, ricevuto nell’ufficio del Ministro degli Esteri, José Miguel Alemán, e rivelatosi in seguito un falso allarme, faceva anche sapere che la bomba era stata collocata nientemeno che per ordine di Luis Posada Carriles, il capo del gruppo di terroristi arrestati in territorio panamense perché accusati di stare preparando un attentato al presidente Fidel Castro, in occasione della sua partecipazione al 10º Vertice Iberoamericano.
Nonostante lo stato di allarme in cui si trova il Paese, i medici cubani hanno affermato che nulla e nessuno potrà indurli a cedere. Lo hanno ribadito anche nella lettera indirizzata al Presidente Fidel Castro, nella quale hanno ricordato di essere giunti nel Paese centroamericano dopo che questo aveva subito le devastazioni prodotte dall’uragano Mitch, con il preciso compito di "salvare vite umane, ripristinare e salvaguardare la salute della popolazione colpita e, grazie a ciò, mantenere alto il valore della nobile professione di medico".
"Dal momento del nostro arrivo nel novembre del 1998 – continua la missiva – si sono verificati casi isolati di aggressioni e intimidazioni. Ma ogni volta la nostra risposta è stata conforme allo spirito che caratterizza il nostro popolo, piena di coraggio, valore e fedeltà alla Rivoluzione e alla Patria. Poi, sabato 2 dicembre, abbiamo appreso da un comunicato d’agenzia della comparsa di un documento anonimo che contiene minacce di morte nei confronti dei componenti della nostra Brigata."
Si domandano a questo punto i firmatari: "Qual è lo scopo di tali azioni? L’intimidazione? Pensano che così facendo ci faranno rinunciare al nostro impegno? Come ci conoscono male!"
Nella lettera si ricordano i successi ottenuti dalla Missione Medica: sono stati visitati 2.258.364 pazienti, di cui 794.596 bambini; 11.891 sono stati gli interventi chirurgici effettuati; il tasso di mortalità infantile nelle aree di intervento si è ridotto dal 40 al 16.9 ogni mille nati vivi; grazie ai medici cubani, infine, 18.370 cittadini guatemaltechi hanno avuto salva la vita.
Il Guatemala e Cuba – che hanno formalizzato le loro relazioni diplomatiche nel 1998, dopo che per 38 anni erano state sospese – hanno firmato un accordo in base al quale il Paese centroamericano riceverà assistenza sanitaria da parte di medici cubani per tutto il 2001, mentre un centinaio di suoi studenti saranno inviati a studiare medicina a Cuba.

Il dengue si diffonde a El Salvador
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ottobre 2000 - L’epidemia di dengue che si sta diffondendo a El Salvador sta assumendo contorni drammatici: "Ci troviamo di fronte a un fenomeno sconosciuto, per combattere il quale sono necessarie adeguate conoscenze scientifiche", ha affermato il presidente Francisco Flores.
A tutt’oggi la malattia - che si manifesta nella sua variante II di origine asiatica, conosciuta anche come ceppo della Giamaica e giudicata dagli specialisti come la più aggressiva di tutte - ha causato più di trenta vittime, in maggioranza bambini.
Secondo stime ufficiali sarebbero più di 2.280 i casi di dengue riscontrati tra la popolazione, che sembra non aver ancora preso coscienza della necessità di collaborare attivamente nella lotta contro la malattia, un atteggiamento che alimenta i timori del Governo di una propagazione del contagio.
Di fronte a una situazione tanto drammatica, il Capo di Stato ha annunciato un potenziamento della campagna di informazione per combattere la malattia, manifestando la sua gratitudine per gli aiuti provenienti dalle altre nazioni latinoamericane per affrontarla. Del contingente sanitario fa parte anche una brigata di specialisti arrivati da Cuba.
Flores ha ringraziato il popolo cubano per la solidarietà dimostrata attraverso l’invio di suo personale sanitario, che presta servizio gratuitamente, e ha sottolineato che qualsiasi aiuto proveniente dall’estero a sostegno del piano di cooperazione istituito dal Ministero di Salute Pubblica e di Assistenza Sociale è ben accetto.
Cornelio Hernández, capo della delegazione cubana presente all’assemblea annuale della Organizzazione Panamericana della Salute che si tiene a Washington, ha confermato che il suo Governo ha preso la decisione di fare tutto il possibile per sostenere gli sforzi di Honduras e di El Salvador, impegnati a combattere un’epidemia di dengue che in entrambi i Paesi ha provocato uno stato di emergenza nazionale, secondo quanto riportato dall’agenzia DPA.
Lo specialista cubano Francisco Zamora, che ha già raggiunto El Salvador, mette in guardia dal pericolo di una diffusione dell’epidemia: l’alta densità della popolazione favorisce infatti la trasmissione del contagio.
Per combattere l’epidemia di dengue, il presidente salvadoregno ha prontamente adottato una serie di misure d’intervento basate su tre punti fondamentali: la mobilitazione di tutta la cittadinanza per risanare i centri urbani, fumigazioni intensive e una campagna d’informazione da attuarsi attraverso scuole e parrocchie per spiegare alla popolazione come fronteggiare la malattia.
L’arcivescovo di San Salvador, Fernando Sáenz, in occasione di una recente messa domenicale, ha esortato i fedeli a impegnarsi con ogni mezzo – a livello personale, familiare e comunitario – per fermare la diffusione dei germi patogeni.
Le autorità riconoscono che gli appelli rivolti alla popolazione perché provveda alla distruzione dei luoghi di proliferazione della zanzara Aedes Aegypti, responsabile della trasmissione del dengue, si sono dimostrati insufficienti. Infatti, mentre una parte dei cittadini è cosciente del problema, per averlo sperimentato da vicino, e cerca di eliminare tutti i recipienti che possano ospitare le larve di questo insetto, molti altri non si rendono ancora conto del pericolo.
Tutti quelli che, per esempio, utilizzano pneumatici di automobile per sostenere il tetto delle loro precarie abitazioni, non si rendono conto che sia questi, sia le numerose discariche di rottami abbandonati rappresentano ideali ambienti riproduttivi per le larve delle zanzare.
Chiesta la ristrutturazione del sistema sanitario per la sconfitta di fronte al dengue
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settembre 2000 – L’agenzia AFP ha riferito il 4 settembre che l’influente Università Centroamericana José Simeón Canas (UCA) ha richiesto una ristrutturazione del sistema sanitario pubblico di El Salvador di fronte a quanto ritiene una sconfitta ufficiale nella lotta contro il dengue emorragico, che ha già provocato 15 morti, di cui 14 bambini.
La UCA, nel suo settimanale di analisi ‘Proceso’, ha segnalato che, di fronte alla preoccupazione generalizzata per il dengue, si impone "con maggiore forza la necessità di sottoporre il sistema sanitario nazionale a una ristrutturazione che gli permetta, almeno, di rispondere con più efficacia a questo tipo di emergenza".
"Il caso specifico del dengue nel nostro paese, sembra voglia lasciarci un retaggio di inefficienza ancora più emblematica", ha enfatizzato la pubblicazione.
"Così come si è fatto conoscere, lo sviluppo del dengue in El Salvador ha costretto le autorità a rispondere di più ai bisogni immediati che a qualsiasi tipo di pianificazione preventiva delle contingenze" sottolinea la UCA, diretta da sacerdoti gesuiti.
Le statistiche del Ministero della Sanità registravano fino al 1° settembre un totale di 1.871 casi di dengue, dei quali 196 del tipo emorragico.
Oltre ai 15 decessi registrati, si stanno studiando altri quattro decessi per determinare se sono stati provocati dal dengue emorragico.
Per la UCA "si è fatto molto poco per concentrare sforzi di tipo profilattico nelle zone di alto rischio, per ridurre l’incidenza di un principio di epidemia dai luoghi di origine della malattia".
Gli accademici hanno affermato energicamente che "le lacrime non servono per lavare mali di portata nazionale", dopo aver ricordato che "alcuni giorni fa, di fronte al progredire del focolaio epidemico di dengue classico ed emorragico nel nostro paese, il viceministro della Sanità, Herbert Betancourt, si è messo a piangere davanti ai giornalisti per dimostrare la commozione suscitata dal numero di bimbi morti".
L’analisi della UCA ha aggiunto che "le lacrime di coloro che perdono i loro cari o di quanti, improvvisamente, vedono le loro vite assolutamente quasi senza riparo di fronte alla poca efficienza degli ospedali che li accolgono, meritano il massimo rispetto e la solidarietà".
Sulla base delle raccomandazioni di due epidemiologi cubani che sono giunti a El Salvador come consulenti dell’Organizzazione Panamericana della Sanità (OPS), Betancourt ha confermato che saranno fatti "riassestamenti" nella campagna nazionale contro il dengue.
La capacità delle autorità del sistema sanitario "non solo sul piano profilattico, bensì anche e soprattutto su quello di ricerca, non ha potuto provvedere alle esigenze di una situazione che, di giorno in giorno, presenta sorprese difficili da sopportare per la popolazione esposta alla malattia", ha aggiunto l’analisi accademica.
L’UCA ha anche stigmatizzato il fatto che le autorità abbiano impiegato più di due mesi – fino all’arrivo di esperti da Porto Rico – per determinare il tipo di dengue che aggredisce i salvadoregni, identificato come emorragico II, il più virulento, di origine asiatica, noto anche come "ceppo della Giamaica".

Difficoltà per controllare un’epidemia di dengue
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agosto 2000 – Dall’inizio di quest’anno il dengue emorragico ha provocato la morte di dieci bambini e di una donna adulta, anche se secondo informazioni delle autorità sanitarie i decessi alla fine di dicembre potrebbero salire a 25.
L’epidemia che ha contagiato oltre 1.200 persone con il dengue classico e circa 160 con quello emorragico, ha messo in evidenza l’incapacità del sistema sanitario nazionale di combattere flagelli di questo tipo.
Herbert Betancourt, viceministro della Sanità, ha preso atto che le autorità non hanno capacità di risposta e il dengue che si sta manifestando a El Salvador ha caratteristiche molto particolari che non si sono mai viste in altre parti, secondo quanto ha riportato l’agenzia di notizie DPA.
Da parte sua, l’agenzia EFE ha informato che il presidente del Collegio Medico di El Salvador, Guillermo Mata, ha detto che per affrontare il dengue "manca un coordinamento multisettoriale" per avere una lotta "effettiva e frontale" contro la malattia. "Non esiste una pianificazione strategica ed è per questo che ci sta costando molto continuare di fronte ai molteplici casi", ha considerato Mata, e ha aggiunto che "l’allerta non deve riguardare solo i dipartimenti più colpiti, bensì bisogna avere una campagna totale".
Statistiche del Ministero della Salute della nazione centroamericana hanno confermato che le larve della zanzara che trasmettono la malattia, le Aedes Aegypti, sono presenti su tutto il territorio nazionale in quasi l’80 % delle abitazioni dei 6.1 milioni di salvadoregni. I dipartimenti più colpiti sono Auachapan, Sonsonte, San Vicente, San Salvador, La Libertad e La Paz.
Epidemiologhi di El Salvador e Porto Rico hanno scoperto che il paese è colpito dal virus chiamato ‘dengue emorragico 2’ di origine asiatica, noto come ceppo di Giamaica, che si trasmette attraverso il ciclo umano-zanzara-umano.
Caratterizzato da alta febbre, dolori nel corpo e sanguinamento, il mortale dengue emorragico può essere trattato nelle due prime fasi della malattia, mentre coloro che passano attraverso la fase tre e quattro hanno un rischio maggiore di morte.
Con manifestazioni di studenti e sotto lo slogan "pungiti prima che ti pungano", le autorità sanitarie hanno intensificato la campagna tendente a eliminare le origini dell’insetto trasmettitore.. "Non diamo spazio al dengue, eliminiamo le origini delle zanzare", è il messaggio che diffonde il Ministero della Salute.
Alle brigate di fumigazione casa per casa, nelle zone dove si sono rilevati ammalati, si sono aggiunti oltre un milione di studenti delle scuole pubbliche del paese. Francia ha detto che, previo un addestramento, gli insegnanti e gli alunni sono stati istruiti su come utilizzare l’insetticida per uccidere le larve, affinché la popolazione lo sparga nelle acque stagnanti.
El Salvador ha dovuto chiedere aiuto internazionale per valutare realmente la portata dell’epidemia che si sta estendendo attraverso la regione centroamericana.
Secondo la DPA, nell’Honduras sono già decedute quattro persone per dengue emorragico e vi sono centinaia di colpiti da quello classico.
Di fronte l’urgenza della situazione, i ministri della sanità dell’area si sono riuniti lo scorso fine settimana per coordinare le misure tra le nazioni dell’istmo. Il medico cubano assessore della Organizzazione Panamericana della Salute, Mario Valcárcel, ha stimato che in Centroamerica la battaglia contro il dengue deve essere affrontata in modo congiunto per evitare che la malattia circoli da un paese all’altro. La zanzara Aedes Aegypti non ha frontiere, i piani per attaccarla devono essere congiunti, ha dichiarato l’esperto all’agenzia AFP.

Cambi nei servizi all'estero
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gennaio 2000 - Il Ministero degli Esteri di El Salvador ha informato della ristrutturazione di una parte del suo servizio estero e ha nominato nuovi ambasciatori presso paesi d'Europa e d'America, come pure vari rappresentanti in organismi internazionali.
Secondo quanto precisa un comunicato citato da Prensa Latina, i cambiamenti ordinati dal Ministro delle Relazioni Estere, signora María Eugenia Brizuela, fanno parte di una nuova politica estera che cerca di incoraggiare le relazioni culturali tra i popoli, il turismo, il commercio e la cooperazione.
Il testo informa che l'ex-ambasciatore in Spagna, Roberto Andino, è stato sostituito dall'ex-ministro Miguel Angel Salaverría, e a sua volta designato come rappresentante presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite, dove ha sostituito Ricardo Castañeda, che è stato assegnato in Guatemala.
La ex-ambasciatrice di El Salvador in Venezuela, Margarita Escobar, è stata inviata a rappresentare il paese all'Organizzazione degli Stati Americani (OEA), in sostituzione di Mauricio Granillo, che resta a disposizione del Ministero.
L'ex-ambasciatore in Costa Rica, Ernesto Ferreiro, è stato spostato in Uruguay per rimpiazzare María Colocho, che ha lasciato per motivi personali.
L'Ambasciata e il Consolato di El Salvador in Paraguay sono stati chiusi ed è stato dichiarato referente per questo paese ancora Ferreiro, che è stato sostituito a San José dall'ambasciatore in Cile, Hugo Carrillo.
Il capo della rappresentanza diplomatica di El Salvador in Germania, José Suaguer Saprissa, è stato trasferito con un incarico simile in Italia.
Ancora sono in attesa di essere nominati gli ambasciatori presso la Germania e il Venezuela, e sono stati sollevati dal loro incarico i capi delle missioni in Israele e nel Belize, ha reso noto il Ministero senza fornire ulteriori particolari.

L’astensionismo elettorale in maggioranza
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marzo 1999 - Nonostante nelle elezioni di domenica 7 marzo, i candidati alla presidenza fossero sette, il maggioritario astensionismo dei salvadoregni è stato considerato un’espressione di sfiducia.
Calcoli effettuati dalle università e dai mezzi di comunicazione e citati dalle agenzie di stampa, segnalano che circa il 60 % degli elettori non si sono presentati alle urne. In realtà, le scialbe e insignificanti campagne elettorali non sono riuscite a motivare un elettorato ogni volta più distante da tutto ciò che non risolva i suoi problemi più urgenti: la povertà, la disoccupazione, la insufficiente sanità pubblica, la violenza...
I principali contendenti erano Francisco Flores, dell’Alleanza Repubblicana Nazionalista (ARENA) - un partito con tendenze di destra accusato di aver avuto nel passato legami con gli squadroni della morte - e Facundo Guardado, rappresentante della coalizione Fronte Farabundo Martí per la Liberazione Nazionale (FMLN) e Unione Sociale Cristiana (USC), ex comandante guerrigliero.
Sebbene i programmi sui quali entrambi hanno basato le loro campagne non differiscano molto, hanno avuto proprio una grande somiglianza in quanto i due hanno proposto, in sostanza, gli stessi obiettivi che hanno continuato a ripetere negli ultimi anni: creare fonti di occupazione, combattere la delinquenza e attenuare la povertà.
Secondo Prensa Latina, all’elevato astensionismo hanno contribuito anche deficienze dello stesso procedimento elettorale, per il quale dal 1994 si richiedono riforme che il Parlamento ancora non ha approvato. In primo luogo, il Tribunale Supremo Elettorale (TSE) tergiversa, dato che ha nel suo seno la presenza dei partiti politici. D’altro canto, si esige un cambiamento del modo in cui vengono decisi i luoghi per le votazioni, che obbliga gli elettori a recarsi in posti molto distanti.
In questo momento i dati preliminari davano già Flores come vincente con poco più del 51 % dei voti minimi necessari, seguito da Guardado, che ha ottenuto circa il 30 %. Alcuni analisti considerano che il candidato di ARENA deve la sua vittoria al fatto che è personalmente meno vincolato alla guerra che ha vissuto il paese per oltre un decennio, che è finita da sette anni ma ha lasciato la sua impronta di morte tra i salvadoregni.
Durante il conflitto, Flores studiava in università statunitensi, dove si laureò in Filosofia, Scienze Politiche, Storia e Letteratura, e ha vissuto in monasteri dell’India. Con 39 anni d’età, si è presentato adesso come parte di una generazione che pretende di dare un cambiamento radicale ad ARENA, con il proposito di lasciare alle spalle le gravi circostanze che pesano sul partito.
Il suo programma, basato su lavoro, solidarietà, sicurezza e futuro è stato criticato nel senso che offre tutto e niente. Con questo programma Flores dovrà affrontare dal 1° giugno la sfida di fare arrivare la crescita economica, registrata negli ultimi anni, ai settori più poveri di un paese i cui indicatori sociali, secondo dati della Banca Mondiale, sono tra i peggiori dell’America Latina.