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Preoccupati in Nicaragua per l’impiego futuro
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gennaio 2003 - La maggior preoccupazione dei nicaraguensi nel 2003 sarà quella di ottenere un impiego, in un Paese dove solo il 48 % della popolazione attiva ha un’occupazione, secondo indagini diffuse dalla stampa locale e riprese dall’Agenzia ANSA. La popolazione spera che il Governo del Presidente Enrique Bolaños cominci a realizzare quest’anno una delle sue principali promesse della campagna elettorale, dopo aver dedicato i suoi sforzi nel 2002 alla lotta contro la corruzione.
Secondo un sondaggio della CID-Gallup. alla fine del 2002, il 59 % dei nicaraguensi ha espresso il desiderio di ottenere un impiego entro quest’anno. Tre su cinque degli intervistati, giovani, uomini e donne, hanno come unica aspettativa quella di ottenere un impiego nel 2003.

Il Presidente Alemán a un passo dalla prigione
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dicembre 2002 - Il Nicaragua può trarre un grande sospiro di sollievo. L’Assemblea Nazionale (AN) ha votato per l’autorizzazione a procedere nei confronti dell’ex-Presidente Arnoldo Alemán (1997 – 2002), leader del Partito Liberale Costituzionalista.
Non è stato facile. Durante il lungo e penoso procedimento alcuni parlamentari dello stesso partito di Alemán hanno lasciato il Paese perché nel momento dello storico voto dell’Assemblea Nazionale non si raggiungesse il quorum. Altri hanno minacciato di incendiare Managua, la capitale.
Ma non è servito a nulla. Supportata da affollatissime manifestazioni e da centinaia di migliaia di firme che chiedevano l’espulsione di Alemán dal ruolo di parlamentare, che si era concesso nel lasciare la Presidenza, l’Assemblea ha riunito i 47 voti necessari per togliergli l’immunità.
Il Governo del Presidente Enrique Bolaños accusa formalmente Alemán di frode, corruzione, distrazione di fondi e altri crimini contro la seconda nazione più povera del mondo. Il voto dell’Assemblea Nazionale è un altro gradino nella lotta contro la corruzione intrapresa da Bolaños.
Si calcola che il 70 % della popolazione del Nicaragua, 4.8 milioni di persone, viva in miseria. Fino a oggi, l’ammontare del colossale furto allo Stato imputato ad Alemán, secondo la documentazione in possesso delle Corti di Giustizia del Paese, supera i 100 milioni di dollari che si trovano investiti in paesi stranieri o in depositi di contanti in banche del Panama, degli Stati Uniti o di altri paesi.
Durante la rivoluzione sandinista negli anni ’80, Alemán utilizzava una modesta automobile per guadagnarsi la vita vendendo carbone e uova. Quindici anni dopo, dopo aver occupato gli incarichi di Sindaco di Managua e di Presidenza del Paese, si calcola che la fortuna di Alemán si sia moltiplicata enormemente e misteriosamente fino ad arrivare a oltre 300 milioni di dollari.
Il penultimo rovescio Alemán, che durante la sua presidenza ha goduto dell’appoggio incondizionato della Casa Bianca, lo ha avuto due settimane fa, quando Washington finalmente gli ha voltato le spalle e gli ha negato il visto di entrata e gli ha congelato i conti milionari in territorio statunitense. Non c’è onore tra disonesti.
Intanto, correligionari e familiari di Alemán, che avevano beneficiato anch’essi del fraudolento maneggio dei fondi dello Stato, hanno abbandonato il Nicaragua. Altri si trovano nei penitenziari del Paese, dopo essersi dichiarati colpevoli di crimini contro lo Stato.
Il 15 agosto scorso è stato pubblicato un articolo da titolo "Per ciascun maiale arriva il suo sabato". Questo è il giorno nel quale tradizionalmente vengono macellati i maiali per il consumo domenicale dei nicaraguensi di succulenti piatti a base di chicharrones e di nacatamales. Si usa questa espressione anche per dire che per un individuo è arrivato il momento di rendere i conti.
Era un’allusione a un eventuale epilogo del processo contro il pasciuto Alemán. Maiale però non succulento. Non per questo ha avuto una sorte meno deliziosa. Infine per Alemán è arrivato il suo sabato e ciò deve essere motivo di giubilo universale, senza la minima manifestazione di compassione.
Nonostante si dia per scontato che Alemán con la sua rotonda figura finirà in carcere, si dovrà vederlo per crederlo. Il piccolo e sofferente Nicaragua, impantanato nella miseria, sta per dare un’altra forte dimostrazione dell’integrità e del coraggio della sua cittadinanza nell’esautorare Alemán. Manca solo la sentenza della corte e la condanna alla prigionia.
La decisione dell’Assemblea Generale avrà una ripercussione ancora maggiore nel continente. Serve per reiterare agli eletti che abusino del potere che i popoli d’America respingono la corruzione come una prerogativa di governo.

I sandinisti chiedono il superamento della crisi politica
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novembre 2002 – Il leader massimo sandinista, Daniel Ortega, ha chiesto al direttivo del Parlamento del Nicaragua di intraprendere sforzi per superare la crisi che mantiene paralizzato questo organismo legislativo da giovedì 14 novembre. "Proponiamo che mentre viene dibattuto il tema degli abusi dell’ex-Presidente del paese Arnoldo Alemán si possa riunire il plenario dell’Assemblea Nazionale per discutere iniziative di leggi fondamentali per il paese", ha detto. Ha segnalato allo stesso modo che per la mancanza del quorum non è stato possibile informare il plenario sulla nomina di una commissione di sei deputati che si occupi della richiesta giudiziale di incriminazione dell’attuale Presidente della Repubblica, Enrique Bolaños, e il Vicepresidente, José Rizo.

Scoperto un tesoro archeologico racchiuso nella selva
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novembre 2002 – L’agenzia messicana di notizie Notimex ha reso noto che archeologi dell’Università Autonoma di Barcellona in collaborazione con i loro omologhi nicaraguensi dell’Università Nazionale Autonoma hanno scoperto un gruppo di piattaforme simili a piramidi di circa 2.000 anni fa nella selva sud del Nicaragua.
Secondo un comunicato ufficiale, la rilevanza della scoperta realizzata nella zona di Kukra Hill, a 650 chilometri a sud-est di Managua, è che finora non si era a conoscenza di nessun sito archeologico in quei luoghi.
Si tratta di piattaforme di grande dimensione molto diverse dalle costruzioni arcaiche che gli inglesi riscontrarono nella parte caraibica del Nicaragua nei secoli XVII e XVIII.
L’insieme è costituito da tre piattaforme, di un’altezza tra sette e otto metri, ciascuna con rampe elaborate con rocce, terra e altri materiali ancora non identificati. I ricercatori ancora non sanno se si tratti di abitazioni, tempi o centri di osservazione. Le due più grandi hanno una superficie di 100 metri quadrati e vicino a esse ci sono strutture associate più piccole.
Il complesso è situato su un piccolo monticello a Kukra Hill, una località dei Caraibi nicaraguensi circondata da una selva, che può essere raggiunta solamente per via fluviale o aerea.

Il Nicaragua cerca un nuovo accordo con il FMI
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novembre 2002 – Il Nicaragua tenterà un nuovo programma di sistemazione economica con il Fondo Monetario Internazionale (FMI), che di fatto è entrato in vigore il 1° ottobre, con mete come la totale privatizzazione della telefonia. Con la firma dell’accordo, il Governo spera di ricevere quest’anno 53 milioni di dollari per sostenere la bilancia dei pagamenti. Nel 2003 spera di ottenere da crediti internazionali circa 400 milioni di dollari. Il presidente della Banca Centrale del Nicaragua, Mario Alonso, ha detto che la lettera di intenzioni con gli impegni economici del Governo sarà sottoposta all’approvazione del direttivo del FMI il 27 novembre.

Saccheggio e paralisi che colpiscono duramente
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ottobre 2002 – Circa l’80 % della popolazione nicaraguense vive male e una persona su tre patisce la fame in conseguenza di una paralisi di fondo che secondo l’opinione dell’ex-presidente della Banca Centrale del Nicaragua, Francisco Lainez, è una congiuntura più che mai favorevole agli organismi finanziari internazionali, come l’FMI e la BM.
Il dirigente, in attività tra gli anni ’60 e ’70 del secolo scorso, dà la sua versione sulla causa del profitto che va nelle tasche delle istituzioni oligarchiche e che porta a una produttività praticamente nulla del Nicaragua, oltretutto aumentando l’indebitamento e una maggiore applicazione di misure neoliberiste.
Le difficoltà iniziano con un debito dello Stato di 10.235 milioni di dollari, come ha reso noto alcuni giorni fa la Banca Centrale.
Nell’immediato pare che non esista una soluzione, in quanto finora l’attuale Presidente, Enrique Bolaños non ha trovato un rimedio per fare invertire la galoppante tendenza di impegni di pagamento.
Tuttavia, il Presidente centroamericano si è mostrato attivo nel pagare i debiti al settore privato, fatto criticato dagli esperti in materia economica, in quanto segnalano un’insufficiente liquidità delle riserve statali.
Una variante del pagamento sarebbe quella di prosciugare le riserve o di aumentare le tasse nazionali, entrambe soluzioni catastrofiche per le loro future conseguenze, con colpi bassi per i settori più poveri.
Lainez ha denunciato la privatizzazione dei servizi pubblici come una delle tante richieste dal FMI e dalla Banca Mondiale nella loro guerra di rapina per spartirsi i beni latinoamericani.
Il ‘Nuevo Diario’, un importante quotidiano nicaraguense, sostiene inoltre che il paese ha il bisogno di mettersi definitivamente in marcia, ma si è chiesto come ottenere ciò se la maggior parte dei settori di punta continuano a essere in crisi.
Come esempio di questo deterioramento, oltre 120.000 allevatori e oltre 60.000 lavoratori del caffè si trovano esposti alla caduta dei prezzi e alla mercé di un inesistente sostegno statale.
L’abbandono delle zone rurali, e in particolar modo le aree del caffè, per la mancanza di occupazione, hanno provocato una situazione di fame di grandi proporzioni in tutto il territorio nazionale, con la morte di 21 persone, tra queste 11 bambini.
Una relazione della rappresentanza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione (FAO) a Managua, ha constatato che un milione e mezzo di cittadini nicaraguensi si alimentano al di sotto degli indici di salute stabiliti internazionalmente, per cui il rischio di contrarre malattie virali aumenta. E in questo modo si stabilisce una rete interminabile di problemi sociali.
I deputati del Fronte Sandinista hanno avvisato, tuttavia, che l’essenza della disuguaglianza si trova nello stesso modello sociale, come è accaduto nel recente passato, strettamente vincolata al dirottamento di risorse perpetrato dall’ex-Presidente Arnoldo Alemán e da molti dei suoi seguaci.
Riportato dai giornali di tutto il mondo, il furto più grande ha fatto traballare i pilastri della società, colpendola nei suoi precetti morali e democratici. Per lasciare un chiaro avviso di una costante vigilanza di fronte alla corruzione e agli sporchi traffici.
Adesso c’è bisogno che questi fatti non si ripetano, poiché per "avere aperto troppo la mano", il Nicaragua è stato saccheggiato e paralizzato da una frode di 1.3 milioni di dollari nella televisione statale, da un ammanco di 100 milioni di dollari nel pubblico erario, e da altri 10 milioni di dollari a causa di un riciclaggio di denaro.

In Nicaragua il Congresso esige di conoscere i morosi nella Sicurezza Sociale
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ottobre 2002 – La Commissione di Temi sul Lavoro del Parlamento ha chiesto alla direzione dell’Istituto Nicaraguense di Sicurezza Sociale (INSS) la lista delle aziende che hanno portato al fallimento questa istituzione.. Roberto González, presidente della Commissione, non ha escluso di procedere all’embargo delle aziende che hanno prodotto debiti per 1.100 milioni di córdobas (76 milioni di dollari). Ha dato pure la responsabilità all’Amministrazione dell’ex-Presidente, Arnoldo Alemán (1997-2002) per il "saccheggio" della Sicurezza avendo impiegato l’istituzione come "piccola cassa" per acquistare bonus di indennità e praticare azioni illecite.

Un paese spogliato dalla corruzione
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agosto 2002 – La venalità dei Governi degli ultimi anni ha fatto perdere centinaia di milioni di dollari al Nicaragua, uno dei paesi più poveri dell’America Latina, hanno affermato gli esperti e gli attivisti.
La corruzione rampante, nota popolarmente in Nicaragua come "pignatta", è da vari decenni uno dei principali ostacoli allo sviluppo del paese centroamericano, hanno detto all’agenzia IPS vari analisti.
L’ultima perla di questa collana è stato il Presidente Arnoldo Alemán, accusato dalla giustizia di fare parte di una rete che ha sottratto quasi 100 milioni di dollari di fondi pubblici durante il suo Governo (1997-2002), ma che alcuni settori lo accusano della sparizione di una cifra tra 600 e 1.000 milioni di dollari.
"Il principale problema del Nicaragua è il fatto che le sue istituzioni sono molto deboli e il suo sistema di amministrazione non ha controlli", ha detto all’agenzia IPS il sociologo ed economista Cirilo Otero.
La nazione, di cinque milioni di abitanti, si trova in bancarotta, con un debito estero di 6.750 milioni di dollari, che è tre volte il suo Prodotto Interno Lordo.
La bilancia commerciale registra un grande disavanzo, con 550 milioni di dollari di esportazioni e 1.800 milioni di importazioni all’anno.
Il paese dipende dall’aiuto internazionale e da quasi 600 milioni di dollari di rimesse che i lavoratori emigranti inviano alle loro famiglie ogni anno.
Le vie di Managua e delle principali città riflettono la povertà e l’aumento della delinquenza, mentre oltre un milione di persone sopravvive con meno di un dollaro al giorno.
"La corruzione in tutti gli ambiti della società è quella che ha impoverito e continua a impoverire questo paese", ha espresso Otero.
In un’inchiesta effettuata nell’anno 2000 dall’indipendente Istituto di Studi Nicaraguensi, 84 intervistati su 100 hanno valutato che la corruzione raggiunge tutte le istituzioni dello Stato, aziende private e società civile.
Lo studio ha messo in guardia su "l’allarmante aumento" della percezione pubblica sulla corruzione.
Il Presidente Enrique Bolaños, che come Alemán è del Partito Liberale Costituzionalista e che è stato suo Vicepresidente, ha accusato l’ex-Presidente di avere sottratto quasi 100 milioni di fondi pubblici a favore della sua famiglia, di amici e di collaboratori.
Ma organizzazioni indipendenti affermano che questa somma è appena la punta di un iceberg, poiché per ragioni di malversazione, cattiva amministrazione e fallimenti di banche, il paese ha perduto tra 600 e 1.000 milioni di dollari durante la gestione Alemán.
Nonostante l’ordine di cattura emesso dal potere giudiziario, Alemán si trincera dietro la sua immunità parlamentare, nega le accuse e addirittura afferma che tornerà a candidarsi alla Presidenza per le elezioni del 2006.
"In Nicaragua è scandalosa la situazione della corruzione. Si mira allo Stato semplicemente come a un bottino", ha detto all’agenzia IPS l’economista Ricardo Zambrana, direttore dell’organizzazione non governativa Coordinamento Civile per la Ricostruzione del Nicaragua.
Zambrana ha precisato che il regime sandinista ha beneficiato, almeno con le terre, migliaia di contadini.
"Adesso sono pochi quelli che si sono arricchiti, le casse dello Stato sono state rubate da pochi funzionari", ha aggiunto.
La corruzione ha paralizzato il paese, ha detto all’agenzia IPS Virgilio Godoy, Vicepresidente nel Governo della Chamorro, che aveva adottato, tuttavia, una posizione ottimista.
"Qualunque sia la soluzione di questo capitolo Alemán, voglio vederlo come una lezione storica che inviterà i prossimi governanti a essere molto attenti con i beni che non sono di loro proprietà, ma sono del popolo", ha aggiunto Godoy.

Il Governo ignora le proteste contro la privatizzazione
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agosto 2002 – Senza tenere conto delle proteste popolari, dei deputati e della Rete di Difesa del Consumatore, il Governo del Nicaragua ha iniziato il processo di privatizzazione degli acquedotti delle città di Matagalpa e di Jinotepe.
La vendita degli impianti dell’acqua potabile delle due città è stata confermata da dirigenti dell’Azienda Nicaraguense di Acquedotti e Fognature (ENACAL).
L’azione è stata denunciata dalla Rete di Difesa del Consumatore, ente che ha realizzato una protesta contro la privatizzazione dell’acqua, di fronte agli uffici di ENACAL, a Managua, la capitale.
Ruth Selma, rappresentante di questo gruppo, ha rivelato alla stampa nicaraguense che questo è il secondo tentativo di spogliare il popolo di un servizio statale e di consegnarlo nelle mani delle multinazionali e del settore privato. Ha avvisato che la direzione di ENACAL, nasconde la privatizzazione "parlando di un contratto di gestione", mentre consegnano le aziende in appalto.
Alla metà di luglio è stata annunciata la vendita della distribuzione del prezioso liquido a León e a Chinandega, dipartimenti situati a nord-ovest di Managua.
Si spera che la prossima settimana gli studenti universitari si uniscano alle manifestazioni popolari contro queste misure. Allo stesso modo, le organizzazioni non governative insistono sul fatto che bisogna convincere i cittadini sulla gravità delle misure neoliberali promosse dal Governo per soddisfare richieste del Fondo Monetario Internazionale (FMI).

I nicaraguensi vedono in Arnold Alemán il colpevole dell’attuale crisi economica
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luglio 2002 – Il popolo nicaraguense continua ad avere la percezione del fatto che l’ex-Presidente del Nicaragua, Arnoldo Alemán, sia il colpevole della crisi economica che il paese patisce, secondo i risultati di una rapida inchiesta pubblicata dal quotidiano ‘La Prensa’. Il sondaggio è stato effettuato su un campione rappresentativo di 600 cittadini di 21 città e ha rivelato che il 74.8 % ha accusato Alemán di avere lasciato il paese in "bancarotta" e di avere aperto la strada ai gravi problemi che attualmente si ripercuotono sull’economia. L’inchiesta enfatizza, allo stesso tempo, la divisione dell’opinione degli intervistati sulla possibilità di un dialogo tra Governo e i principali partiti politici.

Grave deterioramento ambientale in Nicaragua
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luglio 2002 – S.O.S. Ambiente, organizzazione non governativa nicaraguense, ha riportato che gli industriali, l’uso della terra, così come i modelli di produzione e di consumo, hanno dato al Nicaragua un indirizzo funesto. Kamilo Lara, esperto di questo ente, ha affermato che di 8 milioni di ettari di foresta attualmente ne rimangono appena 3.9 milioni. I distretti di Granada, Masaya, Carazo e Rivas, a sud di Managua, hanno utilizzato il 23 % in più della superficie rispetto alle loro capacità agricole e di allevamento. Tuttavia l’esperto ha trovato un’attenuante dato che, a suo giudizio, la povertà è la causa principale di questo comportamento irresponsabile.

In Nicaragua verrà aperta una causa per corruzione contro la Banca Centrale
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luglio 2002 – ‘El Nuevo Diario’, del Nicaragua, ha informato che la Procura promuoverà un’indagine per lo sperpero di quasi due milioni di dollari da parte dell’ex presidente della Banca Centrale, Noel Ramírez. Secondo il quotidiano, Ramírez ha utilizzato negli ultimi cinque anni la cospicua somma per spese, costi di rappresentanza, carte di credito, bonus a personalità e discutibili aumenti salariali. Allo stesso modo, afferma che il banchiere ha costruito una dimora valutata 800.000 dollari alla periferia di Managua. Ramírez è considerato un forte alleato dell’ex Presidente della Repubblica e del Parlamento, Arnoldo Alemán, ma è anche deputato e presidente della Commissione Economica Permanente dell’Assemblea Nazionale.

L’85 % degli anziani in Nicaragua vive in difficili condizioni
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giugno 2002 – Il Ministero della Famiglia del Nicaragua ha reso noto uno studio che ammette l’esistenza di un 85 % di anziani senza pensione e con minime condizioni di vita. Le persone della Terza Età rappresentano, in questa nazione, il 4.8 % dei quasi cinque milioni di abitanti. Di queste, solo 31.000 anziani ricevono assistenza da parte dell’Istituto Nicaraguense di Sicurezza Sociale. Organizzazioni non governative hanno sollevato le loro proteste al Governo per la situazione degli anziani soggetti a regime di asilo, dove non possono contare su geriatri né su medici specializzati, fatto per cui sono numerose le morti per infarto, malattie cerebro-vascolari, diabete, ipertensione e insufficienza renale. I ricoveri per anziani, gli asili e i refettori assistono in Nicaragua circa 2.300 anziani.

Ridicolo permettere che la fuga di Alemán paralizzi il paese
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aprile 2002
- Arnoldo Alemán, ex-Presidente del Nicaragua, deve avere una coscienza ben sporca! Ogni volta che suona l’ora della giustizia, lui è pronto a sparire all’estero. Oggi è la volta del Vaticano, domani toccherà alla Cina dare il benvenuto all’illustre fuggiasco.
Questa visita è sospetta. Uno stratagemma vergognoso per sfuggire alla giustizia. Alemán approfitta infatti della canonizzazione di Suor María Romero per sfuggire all’incombente appuntamento con i giudici. Il suo è ciò che si definisce cattolicesimo di comodo: con il rosario in una mano e il bastone nell’altra.
Dopo l’Italia, l’ex presidente andrà in Cina. Il "mandarino" del Nicaragua, che poco tempo fa demonizzava il comunismo dei sandinisti, adesso si è trasformato in compagno, per onorare con la sua illustre presenza la nazione comunista per eccellenza. A parte la sua somiglianza con Buddha, i dirigenti cinesi troveranno ben poco di divertente nell’incontro con Alemán, che, dopo aver offeso la loro nazione, adesso le rende visita al solo scopo di sfuggire alla resa dei conti che lo attende nel cortile di casa.
A causa del processo in corso, l’assenza dell’illustre turista, che è anche il presidente dell’Assemblea Nazionale, paralizzerà per i prossimi 15 giorni le attività del Governo, bloccando il paese. Senza di lui, infatti, l’Assemblea non decide.
Il fatto che i capricci di Alemán abbiano il potere di vanificare l’attività dei deputati è semplicemente grottesco, tanto più in un momento come questo, in cui il Nicaragua ha più che mai urgenza di riparare i danni causati dalla disastrosa amministrazione dell’ex-Presidente.
Non si spiega, in effetti, come mai non esista una legge che permetta all’Assemblea Nazionale di continuare a funzionare – probabilmente anche in modo migliore – in assenza di Alemán.
La sospensione dell’Assemblea costituisce un evidente atto di sabotaggio da parte del suo brillante ex-Presidente, attuato con l’intenzione di ostacolare il Presidente Enrique Bolaños nella guida del paese. Con la trasformazione della Corte di Giustizia, dell’Assemblea Nazionale e della Presidenza in ostaggi del suo arbitrio, Alemán ne ha fatta una delle sue, dimostrando ancora una volta che del Nicaragua fa ciò che gli pare.
L’ex presidente, che si autoproclama un buon cattolico, dovrebbe ricordarsi che, sia nelle cose spirituali, sia in quelle terrene prima viene il dovere e poi la devozione. Il suo dovere in questo momento avrebbe dovuto essere quello di non lasciare il Nicaragua fino al chiarimento della sua posizione nei confronti della giustizia. Qualsiasi altro tipo di comportamento equivale a una beffa per l’intero paese.
Tuttavia, fino a quando questa tiritera continuerà, gli sforzi della giustizia per portare avanti il processo che vede Alemán accusato di malversazione di fondi saranno vani. Inoltre, con le sue fughe all’estero l’ex presidente non fa che dilapidare la fortuna che si è disonestamente costruita. Si tratta di una classica sindrome da nuovi ricchi spreconi: dato che non conoscono il valore dei soldi, perché li hanno ottenuti senza doverseli guadagnare con il sudore della fronte, li sperperano senza ritegno, fino al momento in cui si ritroveranno senza più nemmeno uno spicciolo.

Il Nicaragua accusa formalmente di frode l’ex-Presidente Arnoldo Alemán
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aprile 2002
- La Procura Generale del Nicaragua ha accusato l’ex-Presidente Arnoldo Alemán di aver organizzato e attuato una frode ai danni dello Stato. Le accuse di frode, peculato e associazione a delinquere presentate a carico dell’attuale presidente dell’Assemblea Nazionale si riferiscono anche ad altri sette suoi importanti collaboratori, coinvolti in una truffa ai danni della televisione statale.
Secondo quanto ha affermato il superprocuratore Alberto Novoa, Alemán si è reso responsabile della malversazione di fondi statali per un valore di 1.5 milioni di dollari.

Storica decisione ispira fiducia di giustizia in Nicaragua
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aprile 2002 – La decisione della giudice Gertrudis Arías, di condannare a sei anni di reclusione i responsabili della frode milionaria ai danni dello Stato nel rinomato caso del Canale 6 della Televisione, è trascendentale. Ha causato ripercussioni nazionali e internazionali. Mai si era sperato che, nel mezzo della galoppante corruzione istituzionalizzata dall’ex-Presidente Arnoldo Alemán e dai suoi attuali convitti associati, esistesse un’oasi di giustizia. Si è sbagliata l’opinione pubblica e sono rimasti sorpresi gli esperti politici all’estero.
Una volta stabilita la colpevolezza degli accusati, la dottoressa Arías ha semplicemente scaricato le sue responsabilità giuridiche con rettitudine e integrità pronunziando la sentenza. Per la Arías, questo non è altro che il susseguente passo logico di un normale processo. Tuttavia, non è niente di normale in un paese il cui Governo è stato caratterizzato, negli ultimi anni, da una corruzione endemica che si burlava delle leggi più elementari della decenza, della Costituzione e dei tribunali.
Durante il processo, è stato provato che gli imputati accusati di frode alla televisione statale hanno agito con l’autorizzazione di Alemán. La giudice Arías ha obbligato l’ex-Presidente a rendere dichiarazioni prima di partire per un viaggio "di vacanza" in Grecia. Tra gli altri coinvolti nella frode c’è anche l’ex-Ambasciatore del Messico in Nicaragua, un altro "compare" di Alemán.
Quando già sembrava che Alemán e i suoi soci se ne sarebbero andati con tutto quanto – illegittimamente ricchissimi, immuni e illesi – dopo avere lasciato il paese in un deplorevole stato di miseria, la giudice Arías ha avuto il coraggio di fare il primo passo certo per riscattare l’immagine danneggiata della nazione. Non sarà stato facile, è duro opporsi alle pressioni e alle minacce degli onnipotenti ex-governanti e dei loro seguaci che insuperbiti dal potere avevano fatto delle leggi del paese uno strumento di arricchimento personale. La Arías non è rimasta zitta e per questo è diventata un personaggio degno di ammirazione e di rispetto.
Il procedimento intentato dalla giudice Arías deve avere fatto provare i brividi ad Alemán e ai suoi soci che si saranno resi conto che in un prossimo futuro, legalmente, verrà tolta loro l’immunità e verranno portati in giudizio per gli abusi che hanno commesso al riparo della Presidenza e degli altri uffici. Se lo meritano.
La cosa più importante della storica decisione della giudice Arías è il fatto che il Nicaragua dimostra di avere una sufficiente maturità nella giustizia nazionale. Ormai non sarà più necessario l’ingiurioso spettacolo che uno sfacciato straniero detti, dall’esterno, il cammino che la giustizia nicaraguense deve seguire. Recentemente, Otto Reich, sinistro segretario di Stato Aggiunto per l’Emisfero Occidentale della Casa Bianca, si è trasformato in giudice e in giurato nel puntare un dito accusatore a Byron Jerez, altro alto funzionario del Governo di Alemán. Reich ha negato a Jerez il visto di entrata negli Stati Uniti, accusandolo di corruzione e di riciclaggio di denaro. Reich conosce queste cose per propria esperienza. Durante la guerra sporca di Ronald Reagan contro il Nicaragua, una delle funzioni di Reich era quella di ottenere, illegalmente, denaro e armi per i Contras che attaccavano la nazione centroamericana. Il Congresso degli Stati Uniti lo aveva proibito a Reagan.
Reich deve avere riconosciuto in Jerez uno del suo stesso tipo e la negazione del visto dimostra, una volta di più, che non esiste l’onore tra criminali. La decisione giuridica della Arías è un messaggio a Washington sul fatto che il Nicaragua non ha bisogno dei servizi di Reich per mettere sotto processo Jerez o gli altri delinquenti nicaraguensi.
La dottoressa Arías dice di avere semplicemente compiuto il proprio dovere. La realtà del Nicaragua di Alemán è che in questo caso il compimento del dovere è una strada minata di minacce e di asperità. Il traffico di influenze e di corruzione statale è tanto criminale e pericoloso come quello della droga. E’ pieno di sfide e va combattuto dall’interno. Quello che adesso si richiede per arrivare a un completo esito è la ferma decisione politica del Presidente Enrique Bolaños di continuare il procedimento giuridico e di portare il suo incondizionato appoggio a tutta la Corte di Giustizia perché possa continuare il processo iniziato fino alle ultime conseguenze.
In effetti l’annuncio del Presidente Bolaños al Forum Mondiale di Monterrey, della coraggiosa decisione della giudice Arías, diventa un irrinunciabile impegno di onore di fronte alla comunità mondiale che lo obbliga a continuare la lotta contro la corruzione e per la trasparenza governativa. In questo frangente Bolaños non può tirarsi indietro. Non lo farà. Al suo ritorno in Nicaragua, spalleggiato dalla sentenza della dottoressa Arías, ha ribadito la sua promessa elettorale di una lotta frontale contro la corruzione dichiarando che "nessuno sta al di sopra della legge". Ad Alemán converrebbe mettersi la barba in ammollo.
Una volta che la bilancia della giustizia comincerà a dispensare le sue sagge decisioni, non ci sarà modo di fermarla. Da qui la possibilità di mettere sotto processo Alemán, i suoi parenti e gli altri membri del suo corrotto Governo, che hanno beneficiato degli abusi commessi contro il popolo del Nicaragua, da ora è una probabilità molto reale. Ogni giorno che passa si serra sempre più il cerchio di infamie attorno all’ex-Presidente e alla sua brigata di malfattori statali. Presto starà in compagnia di Pinochet e di Fujimori. Prima che questo accada, bisogna riconoscere che la giudice Gertrudis Arías ha dato l’onorevole traccia da seguire.
Da ciò il processo e la condanna alla prigione delle persone coinvolte nella frode milionaria alla Televisione Statale del Canale 6 rivestono la giudice Arías di caratteristiche eroiche e servano da incentivo alla restituzione della giustizia in Nicaragua.
Brava, Gertrudis Arías!

Insultate le giornaliste nell’Assemblea Nazionale del Nicaragua
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marzo 2002 – Con tutto il rispetto che meritano il giudice Dr. Sergio García Quintero e il reverendo Carlos Villagra, tutti e due si sbagliano nella loro caratterizzazione di Arnoldo Alemán Lacayo, ex-Presidente del Nicaragua.
Si sbagliano perché non è corretto il giudizio che "il vero Alemán è affiorato" quando ha insultato diverse giornaliste nel seno dell’Assemblea Nazionale: Alemán è lo stesso di sempre. Forse peggiore.
Le ultime dimostrazioni del tipico sconcio comportamento di Alemán semplicemente comprovano che costui non ha mai smesso di essere un ciarlatano.
Nel decennio in cui Hollywood prendeva in giro le caricature che diventavano Presidente nell’America Latina, Alemán ben sarebbe stato incarnato nel volgare stereotipo del tragicomico dittatoruncolo della ‘repubblica delle banane’ maliziosamente rappresentata a Hollywood. E’ disdicevole che nel secolo XXI l’autonominatosi Presidente dell’Assemblea Nazionale si dedichi a ricreare in Nicaragua questo vergognoso ruolo del cinema straniero.
Allo stesso modo si sbagliano le giornaliste che nel disimpegno delle loro legittime funzioni sono state oltraggiate dal pseudodirigente del Partito Liberale Costituzionalista (PLC). Si sbagliano completamente quando affermano che la tigre ha cambiato il suo pelo. Alemán continua a comportarsi con la stessa prepotenza che ha caratterizzato le sue sfortunate gesta presidenziali.
Il suo comportamento è tipico dell’usurpatore del potere che nel momento di lasciarlo, disperatamente, si afferra a qualsiasi cosa perché non ha più un altro compito da disimpegnare onorevolmente. Il buffone conosce una sola occupazione e Alemán la disimpegna a meraviglia.
Nessuno dubita che per Alemán la Presidenza è stata un veicolo che lo ha ubriacato di potere e lo ha condotto all’arricchimento personale. Lasciando la Presidenza, l’ex-Presidente rischia di perdere l’adulazione delle persone servili che gli hanno facilitato mettere insieme tutto quello che prima non aveva mai avuto. Allo stesso modo, venendo alla luce la sua incompetenza e il carattere dei meccanismi di potere che gli hanno permesso di comprare, manipolare o distruggere i suoi avversari, Alemán si vede ridotto a ricorrere all’insulto – il suo tradizionale e infantile ‘marchio di fabbrica’. L’unica cosa che ottiene è quella di ostacolare l’avanzata del recentemente eletto Presidente, Enrique Bolaños, e di sottomettere il popolo del Nicaragua ai patetici bisogni di un pagliaccio sgraziato.
Serva di lezione ai cittadini e ai loro rappresentanti all’Assemblea Nazionale. Il Nicaragua non deve permettere che arrivino al potere individui che trasformano la Presidenza e le istituzioni dello Stato in una farsa personale e, in conseguenza di ciò, diventare lo zimbello dell’America Centrale e degli altri stati civilizzati.
Intanto, più velocemente si faccia decadere Alemán e lo si cacci via dall’Assemblea, maggiori saranno le possibilità che la nazione si incammini a recuperare il rispetto che le sue istituzioni politiche e il suo popolo meritano dopo tanti anni di lotta per la democrazia.

In Nicaragua continua il processo di privatizzazione dei beni statali
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febbraio 2002 – Le strutture di generazione dell’Azienda Nicaraguense di Elettricità (ENEL) come le idroelettriche Centroamericana, Santa Barbara e la Termica Nicaragua verranno aggiunte alla lista del patrimonio statale che in breve passerà nelle mani di compagnie private, secondo quanto reso noto da Abdel Karim, segretario esecutivo del Comitato di Privatizzazione dell’ENEL. Secondo il funzionario, i tre processi di licitazione, effettuati nel paese nell’ultimo anno, hanno avuto un costo di tre milioni di dollari, di questi quasi due sono stati rimborsati al Banco Interamericano di Sviluppo.

Alemán erige la propria statua
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febbraio 2002 – Arnoldo Alemán, deplorevole ex-Presidente del Nicaragua, non aveva ancora riconsegnato il nastro presidenziale, che già era diretto a Ciudad Darío a scoprire il suo stesso busto, commissionato da se stesso.
Elegante il gesto di erigersi una statua. Nientemeno che a Ciudad Darío, luogo che onora – e la cui presenza ora disonora – la memoria del grande poeta nicaraguense che in modo tanto eloquente esprimeva il suo disprezzo per gli sciocchi e i prepotenti. Con un atto ancora più blasfemo, Alemán ha scoperto il proprio busto durante la cerimonia che celebrava il 135° anniversario della nascita del ‘Principe della Letteratura Castigliana’.
Questo di Alemán ricorda il cavallo di Somoza. Ricorda i versi di Ernesto Cardenal. Un busto fatto male e situato ancor peggio. Ricorda la faccia di Luis Somoza. Un poco più boriosa come corrisponde al modello. Ricorda un pallone sul punto di scoppiare. Ricorda una parrucca e una mano di pittura. Maquillage.
Più appropriato sarebbe che il busto fosse piazzato nell’Immondezzaio Nazionale. Adeguato monumento alla miseria in cui l’ex-Presidente ha lasciato il paese. Eloquente spaventapasseri contro gli uccelli rapaci che abbondano nel posto putrefatto. Appropriato. In buona compagnia.
Merita un Concorso. Si assegni un premio al primo individuo che gli dia un colpo e lo cancelli per sempre dalla faccia di Ciudad Darío. Più presto che tardi rotolerà al suolo come lo stesso Ciccione. Come quella di Somoza. E’ la sorte dei tiranni. Di quella di Somoza rimase solo il posteriore. Promemoria comico nel Ritiro dove lavorava Cardenal nel Ministero della Cultura. Giustizia poetica.
Si premi il vincitore per il nobile gesto per rendere più agevole un inesorabile risultato. Vandalismo? Probabilmente deve esistere una qualche legge che proibisce l’installazione di una mostruosità offensiva alla sensibilità pubblica. Giustificabile? Rotonda e indubbia. Mi appresto a contribuire al trofeo.
Anastasio Somoza García, sanguinoso dittatore della dinastia Somoza in Nicaragua, si fece costruire una statua equestre. Mentre era vivo. Monumentale. La comprò in Italia. Originariamente era una di quelle che a dozzine e in rame erano state ordinate per se stesso dal dittatore italiano Benito Mussolini. Alla sua morte rimasero immagazzinate.
Somoza la trovò, l’acquistò e la portò in un "posto d’onore" di fronte allo Stadio Nazionale di Managua. Mise la sua testa al posto di quella di Benito. E lì è rimasta la statua del cavallo di Somoza con spalline italiane fino al giorno del trionfo della Rivoluzione Sandinista nel luglio del 1979. Il popolo infuriato la buttò giù, la fece a pezzi e percorse le strade della città trascinando il rottame. La parte posteriore del cavallo rimase nel Ministero della Cultura con una targa d’avviso fissata al culo del cavallo. C’era scritto: "Da qui è uscito Somoza".
Quando Somoza scoprì la sua statua il sacerdote e poeta nicaraguense Ernesto Cardenal dedicò un epigramma all’evento. L’epigramma di Cardenal fu un presagio di quello che sarebbe successo alla statua e alla dittatura 30 anni dopo:
"Somoza scopre la statua di Somoza nello Stadio Somoza.
Non è che creda che il popolo mi abbia eretto questa statua perché io so meglio di voi che l’ho ordinata io stesso.
Neppure che pretenda di passare con questa ai posteri perché io so che un giorno il popolo l’abbatterà.
Né che abbia voluto erigere a me stesso in vita il monumento che da morto non mi avreste eretto: ma ho eretto questo statua perché so che la odiate".
Profetiche parole.

Indebitate promesse
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novembre 2001 - Nonostante le promesse governative di prosperità, il Nicaragua continuerà a essere una delle nazioni più indebitate e povere dell'America. L’appena eletto presidente, Enrique Bolaños, ha dichiarato che contratterà nuove condizioni con gli organismi finanziari internazionali e, specialmente, con gli investitori asiatici e statunitensi.
Per questo imprenditore nicaraguense, l'avvenire del suo paese si "ingrandirà" grazie all'Area del Libero Commercio delle Americhe (ALCA), e ai suoi contatti personali con il Fondo Monetario Internazionale (FMI).
Illuminato dai precetti del Partito Liberale Costituzionalista, leggasi pro-ricette neoliberiste, Bolaños dovrà dar prova di arguzia per ridurre il 60 % di povertà ed i 6.750.000 dollari di debito estero.
Senza dubbio, prima che assuma definitivamente l'incarico di questo paese centroamericano (che accadrà il prossimo 10 di gennaio), il suo predecessore, Arnoldo Alemán, "stringerà i bulloni" dell'accordo interinale della Banca Centrale del Nicaragua con il FMI.
Alemán, anche, non darà tregua fino a veder spianato il lungo cammino delle riforme strutturali, pianificate dal suo gabinetto tre anni addietro. Tra i suoi "meriti" personali si contano l'aver spinto la privatizzazione dell'Azienda Nicaraguense delle Telecomunicazioni e dell'Elettricità.
Come i tenebrosi consiglieri della Russia degli Zar, Alemán potrà, secondo alcuni analisti, diventare presidente del Congresso, oltre a occupare un seggio nel Parlamento unicamerale e da questa sua condizione, aggiungono, controllare i sottili fili delle questioni nazionali.
La stabilità macroeconomica del Nicaragua assomiglia a un melmoso paesaggio, dove la fragilità si evidenzia dopo ogni decisione del settore finanziario, molto compromesso con il FMI, o per lo scarso flusso delle esportazioni, o il quasi nullo ricevimento di donazioni straniere.
Nonostante questo fosco panorama, Bolaños ha assicurato che razionalizzerà l'uso dell'aiuto internazionale nella lotta contro la miseria, garantirà la trasparenza delle risorse e decentrerà le funzioni governative alle municipalità.
Come non fossero sufficienti i disastri provocati dalle piogge e dai forti venti dell'uragano Michelle, gli elettori si sono recati alle urne con la sindrome del terrore della guerra e dell'eventuale aggressione degli Stati Uniti, che si sarebbero materializzate con l'elezione di Daniel Ortega.
Questi sono stati i principali e reali argomenti utilizzati da Bolaños e dal Partito Governativo nella campagna elettorale. Alla fine hanno ottenuto il 53 % dei voti favorevoli, contro il rappresentante del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale e Convergenza.
La presenza dell'uragano Michelle può aver ricordato ai nicaraguensi il passaggio dell'altro nel 1998, vale a dire del travolgente Mitch, che peggiorò la vita della maggioranza di loro, che tuttavia continuano ad aspettare soluzioni.
Così, Bolaños insiste nel presentarsi come l'alternativa di progresso nazionale. Però molti esperti della regione si domandano come vi riuscirà con un'economia stagnante che esporta solo 600 milioni di dollari l'anno, mentre importa beni e servizi per circa 1.800 milioni.

In campagna elettorale il Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale
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ottobre 2001 – Daniel Ortega, del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN), potrà diventare un’altra volta presidente del Nicaragua se si avvereranno i pronostici emanati da recenti sondaggi nazionali che gli assegnano il 39.9 % dei voti.
In questi giorni, circa 3 milioni di nicaraguensi maggiori di 16 anni si preparano per far valere, il 4 novembre prossimo, i loro diritti costituzionali quando voteranno per eleggere il prossimo presidente della nazione, 90 deputati al Congresso e 20 rappresentanti nazionali al Parlamento Centroamericano (Parlacen).
Il Consiglio Supremo Elettorale del Nicaragua (CSE) sarà incaricato di divulgare i risultati di un processo elettorale che è iniziato ufficialmente la sua campagna lo scorso 18 agosto.
Secondo un’inchiesta dell’Istituto di Studi Nicaraguense (IEN), la bilancia elettorale pende a favore del FSLN, che è riuscito a recuperare le simpatie della popolazione grazie ai punti della sua piattaforma programmatica, che continua fedelmente i propri principi di democrazia, contro la corruzione e per il benessere delle grandi masse.
Tale prospettiva, tuttavia, non è parsa molto lusinghiera alla Casa Bianca che ha iniziato a mettere in pratica tutta una serie di manovre per discreditare Ortega e i suoi seguaci in lista.
Per cominciare, Washington ha detto di continuare a simpatizzare per il Partito Liberale Costituzionale (PLC) al potere e con la sua nuova immagine, rappresentata ora da Enrique Bolaños.
L’Ambasciatore nordamericano a Managua, Oliver P. Garza, ha annunciato questa settimana che il suo Governo è disposto, se vincerà Bolaños, a consegnare il prossimo anno circa 10.5 milioni di dollari in aiuti alimentari per controbattere gli effetti della siccità nella provincia di Matagalpa.
Garza ha rispolverato anche un tema che sembrava risolto nel decennio degli anni ’80 riguardante la confisca delle proprietà statunitensi in Nicaragua, che sono state nazionalizzate dopo il trionfo sandinista nel 1979.
Il diplomatico nordamericano ha dichiarato di avere consegnato a Ortega una lista in cui sono elencati circa 800 immobili appartenenti a cittadini nordamericani che, a suo giudizio, dovrebbero essere restituiti ai vecchi proprietari.
E di fronte alla prospettiva dell’impossibilità di ottenere questi propositi con il FSLN al potere, gli Stati Uniti hanno deciso di riprendere le loro aggressioni, mai sopite, nel campo dell’opinione pubblica contro i sandinisti.
Ma nulla di tutto questo è una sorpresa per il FSLN e per il suo alleato Convergenza Nazionale, gruppo che riunisce diverse organizzazioni politiche, visto che nel recente passato (1979-1989) lo stesso Ortega ha dovuto vincere le azioni segrete, la guerra sporca e le azioni militari della Casa Bianca contro il Governo Rivoluzionario.
Nonostante tutto, Ortega è deciso a favorire azioni che vadano al di là di un adeguato trattamento del bilancio nazionale, delineato questa settimana dal Ministero delle Finanze e del Credito Pubblico che ha stanziato circa 12.276 milioni di córdobas, ovvero 902 milioni di dollari.
Senza togliere importanza al bilancio, in vista di una migliore gestione pubblica, minacciata da un debito estero di 6.500 milioni di dollari, il leader sandinista ha affermato che il suo Governo si occuperebbe anche del fatto di migliorare il clima democratico, e di risolvere alcuni problemi di relazioni regionali, importanti per conservare la pace in Nicaragua.
Si riferiva alla disputa sul Río San Juan, confinante con il Costa Rica, che ha causato controversie dal 1998, con rivendicazioni portate alla Corte Internazionale di Giustizia di L’Aia.
Propone, quindi, a grandi linee, un accordo tra le due nazioni per lo sviluppo e lo sfruttamento delle ricchezze delle zone limitrofe, con cui, secondo lui, verrebbe evitato un eventuale conflitto di frontiera.
Mentre in Nicaragua si sviluppano dibattiti e allargamenti delle piattaforme politiche dei contendenti, il CSE ha avvertito che le elezioni potrebbero restarne screditate o, peggio ancora, rimandate.
Questa prospettiva è dovuta al ritardo dell’attuale Governo capeggiato da Alemán che ancora non ha tirato fuori la somma di 11 milioni di dollari prevista per coprire le spese organizzative e il pagamento dei debiti contratti per la realizzazione delle elezioni.

Prove dimostrano che il presidente Alemán si è impossessato di 2.5 milioni di dollari offerti dalla FNCA per la sua campagna elettorale
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settembre 2001 - Secondo quanto riportato dalla stampa nicaraguense, l'imprenditore cubano-americano Ricardo Mas Canosa ha reso noto di essere in possesso di prove che incriminano il presidente del Nicaragua Arnoldo Alemán, colpevole di aver intascato la somma di 2.5 milioni di dollari offertigli dal fratello dell'imprenditore, il defunto Jorge Mas Canosa, e dalla Fondazione Cubano-Americana di Miami a sostegno della sua campagna elettorale nel 1996 (agenzia AFP).
Mas Canosa ha spiegato che Alemán e il suo socio Byron Jerez, ex direttore generale delle Imposte, hanno tenuto per sé il denaro, che è stato depositato sul conto n.3896138 della Banca Commerciale degli Stati Uniti.
"Alemán e Byron Jerez si sono portati a Miami i soldi del finanziamento" - ha affermato Mas Canosa, che ha tra l'altro ha denunciato il Presidente del Nicaragua presso un tribunale di Managua con l'accusa di diffamazione e calunnia, dopo che quest'ultimo lo aveva definito "faccia di bronzo" e aveva ostacolato il piano di privatizzazione della società telefonica statale. La sua azione è poi proseguita con la minaccia di denunciare il Presidente, accusandolo di essersi appropriato del denaro destinato alla sua campagna elettorale.
"Le ho portate con me (le prove) annotate in un pezzetto di carta, perché non andassero perse al momento del mio arrivo in Nicaragua, in caso di controllo. Il conto si trova nella Banca Commerciale, registrato con il codice BME, dove "E" sta per "estero" e il numero di conto è 3896138" - ha ribadito Mas Canosa.
L'8 settembre scorso l'imprenditore cubano-americano ha effettivamente accusato il Presidente di essersi intascato i 2.5 milioni di dollari consegnategli nel 1995 dal suo defunto fratello Jorge e dalla Fondazione Cubano-Americana di Miami, come contributo per la sua campagna elettorale in qualità di candidato del Partito Liberale Costituzionale (PLC), di destra.
All'epoca in cui gli fu offerto il denaro - ha continuato Mas Canosa - Alemán "era sindaco di Managua e non aveva un soldo. Siamo stati noi a dargli i milioni di dollari che gli sono serviti a diventare Presidente. Adesso è comodo dire che non si ricorda. Al contrario del Presidente, che sembra soffrire di amnesie, noi, i Mas Canosa, abbiamo buona memoria".
Secondo le leggi nicaraguensi il Presidente può essere chiamato in giudizio esclusivamente nel caso in cui rinunci o viene privato dell'immunità, garantita dalla sua carica politica, tuttavia in quest'ultimo caso è necessario il voto del Parlamento e il provvedimento deve essere approvato con una maggioranza del 60 %, su un totale di 93 deputati.
Lo scomparso Jorge Mas Canosa è stato uno dei principali collaboratori di Alemán durante la sua campagna elettorale, che lo condusse alla presidenza del Nicaragua dopo le elezioni del novembre 1996.

La fame, scalza, invade il Nicaragua
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agosto 2001 - La realtà sociale del Nicaragua è oggi difficile e crudele: migliaia di famiglie di contadini, senza lavoro per la crisi del caffè e per la siccità, non hanno altra alternativa che camminare verso Managua per chiedere aiuto al Governo.
Come un esercito senza rotta, poverissimo, centinaia di lavoratori giornalieri vagano per le strade del Nicaragua da più di quattro settimane, vanno verso le città, in cerca di lavoro e soprattutto di cibo per tutti e specialmente per centinaia di bambini che soffrono di gravi carenze alimentari.
L’abbandono delle campagne è iniziato nel luglio scorso, in alcune zone si sono esaurite le riserve alimentari, molti lavoratori sono stati cacciati dai padroni dopo la caduta del prezzo del grano, altri hanno perso i raccolti a causa della terribile siccità che devasta aree estese dell’America Centrale.
Ma tutto ciò non è dovuto solo alla siccità o al crollo dei prezzi del caffè. Agli oltre 100.000 contadini che hanno perso tutto, si uniscono altre voci: quelli di 8.000 indios miskitos della costa atlantica, le cui comunità sono state sommerse dalle inondazioni.
Sarebbe insensato dare la colpa di questa vergognosa situazione solo ai fenomeni naturali o alla variabilità dell’economia mondiale, che già ha portato risvolti di imprescindibili conseguenze sociali.
No. La fame che affligge centinaia di migliaia di braccianti nel nord e nel centro del Nicaragua è una conseguenza, cosa ancor più crudele, del fallimento del modello economico e sociale imposto dal governo di Arnoldo Alemán.
Opinioni di esperti, sia stranieri sia nazionali, concordano nel considerare indegna l’attuale amministrazione, per il grado di abbandono e di ostracismo a cui costringe il popolo nicaraguense. Si sa che con solo una parte dei proventi indebitamente intascati dai funzionari di stato a tutti i livelli e con quelli utilizzati personalmente da Alemán per gli abituali viaggi di piacere e d’ozio, si potrebbero intraprendere azioni per migliorare la precaria situazione del paese in tempi brevi.
Tuttavia, l’agiatezza della vita dei membri del gabinetto continua, mentre il Presidente si altera in pubblico quando non può né vuole rispondere come si deve a una domanda della giornalista Eloísa Ibarra di ‘El Nuevo Diario’ di Managua. Quale domanda? Gli è stato solo chiesto se riteneva che non si soffrisse la fame in Nicaragua.
Tutto fa pensare che non l’ammetterà mai. Non ha voluto decretare lo stato di calamità naturale nelle zone colpite dai fenomeni naturali con la motivazione che i prezzi dei prodotti come riso, mais o fagioli, non sono saliti e che l’idea della fame "è un’invenzione dei sandinisti".
Quest’ultima affermazione è stata smentita dal Programma Alimentare Mondiale (PMA), agenzia appartenente alle Nazioni Unite, che recentemente nelle sue relazioni ha denunciato il fatto che circa un milione di centroamericani, un terzo dei quali nicaraguense, vivono una situazione alimentare estremamente critica.
Mentre fatti di questo genere portano alla luce le malefatte presidenziali, la principale associazione di coltivatori del caffè continua ad affermare che la paralisi di questo prodotto, storicamente la principale voce tra le esportazioni di questo paese centroamericano, è tale da generare un caos sociale.
Il peggio è che l’emigrazione verso le città in cerca di lavoro dei braccianti dalle montagne del nord e del centro, aggrava i già scarsi e costosi servizi di acqua, energia e trasporti.
Scalza, la fame si estende sul paese ed è arrivata già alle porte della capitale e di altre città come Matagalpa, che si trova nel centro della principale regione produttrice di caffè del paese. Come se non bastasse, il PMA ha lanciato un S.O.S. al mondo, poiché le riserve alimentari che sta distribuendo in America Centrale basteranno solo per un mese se non arriveranno aiuti dal ricco nord.

Come Somoza, Arnoldo Alemán ha i giorni contati
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luglio 2001 – Allo stesso modo dell’ultimo Somoza nei giorni finali del suo disastroso Governo, Arnoldo Alemán recentemente ha esclamato che "non me ne vado, né mi mandano via". Questa è una classica spacconeria da attaccabrighe di basso livello di quartiere che al momento delle sassate, come lo struzzo nel racconto, mette la testa nella sabbia del suo palazzotto sulla spiaggia di Pochomil e fa sparire la realtà, mentre pretende di essere ancora Presidente del Nicaragua.
Lo struzzo, nonostante la fama che gli si attribuisce, è più intelligente. Secondo gli esperti, non mette la testa sotto la sabbia. Il comportamento di Alemán di nascondersi nell’estiva spiaggia sembra una fuga da ogni critica, ma lo lascia esposto così com’è.
La sua vera partita – agli occhi del popolo e della comunità internazionale – è iniziata quando ha cominciato a oltraggiare la democrazia in Nicaragua appropriandosi dei beni del paese, sottostimando l’intelligenza dei nicaraguensi, andandosene all’estero a fare sontuosi viaggi e accumulando una fortuna che non può essere giustificata neppure con il suo esorbitante appannaggio che gli deriva dall’occupare una carica che non esercita. Allo stesso modo del suo mentore Somoza.
Ultimamente, il non interessamento di Alemán ai problemi del caffè, dei trasporti pubblici e della crescente disoccupazione, uniti al suo inutile attentato al diritto di cronaca di ‘El Nuevo Diario’, proibendo di pubblicare gli annunci governativi nelle pagine del quotidiano di maggior prestigio nel paese e all’estero, riflettono il livello di disperazione di un individuo che, non sapendo governare, di fatto ha abbandonato qualsiasi legittimità che il potere presidenziale gli abbia conferito.
Alemán è finito quando si era messo a piazzare parenti e persone servili in posti governativi nonostante questi non avessero le più elementari credenziali per svolgere l’onorevole lavoro di lustrascarpe. Allo stesso modo di Somoza.
Alemán è finito con l’uragano Mitch e con i milioni delle donazioni straniere destinate agli alluvionati che, invece, sotto la sua amministrazione sono spariti. Allo stesso modo di Somoza nel 1972.
Alemán è finito quando ha represso le agenzie non governative perché non si erano sottomesse ai suoi capricci e ai suoi soprusi. Allo stesso modo di Somoza.
Alemán è finito quando ha cercato di negare i diritti civili, umani e perfino la cittadinanza ad Ana Quiroz, a Dorotea Granados, a José Antonio Alvarado, a Vilma Núñez de Escorcia e a tanti altri ancora che adesso costituiscono la interminabile lista d’onore di quelli cacciati dal potere. Allo stesso modo di Somoza.
Alemán è finito quando Herty Lewites, del Fronte Sandinista, pochi mesi fa ha vinto in modo schiacciante l’elezione a Sindaco di Managua, facendo vedere chiaramente che il tallone d’Achille dell’energumeno era la voce del popolo. Allo stesso modo era caduto Somoza di fronte alla Rivoluzione Sandinista appoggiata dal popolo.
Alemán è finito quando ha trasformato il Consiglio Supremo Elettorale e l’Assemblea Nazionale in uno strumento personale per prolungare il martirio del Nicaragua con il singolare e inutile proposito di ancorarsi a un potere che non è stato mai suo. Allo stesso modo di Somoza.
Alemán è finito quando è stato constatato a livello nazionale e internazionale che la corruzione del Governo da lui presieduto ha sottomesso il Nicaragua a una spaventosa povertà. Allo stesso modo di Somoza.
Alemán è finito con gli elicotteri e i palazzotti, i giocattoli con i quali pretendeva di fuggire dalla realtà del fallimento. Allo stesso modo di Somoza, con la pista che si era fatto costruire a fianco del suo palazzotto sulla spiaggia di Montelimar, che per pura combinazione è situato a poca distanza dal palazzotto che Alemán si è fatto costruire a Pochomil.
Alemán è finito proprio nel momento in cui i suoi burattinai nella Casa Bianca, nella gerarchia cattolica e nel suo stesso partito, tra questi il suo ex-vicepresidente Enrique Bolaños, si sono resi conto che dare appoggio a una zavorra diventava uno svantaggio politico e hanno cominciato a prendere le distanze da una tale ripugnante caricatura di Presidente. Il silenzio dei vecchi e ‘leali’ ex-soci deve essere stato terrificante per l’ormai ex-Presidente.
E’ naturale che l’isolamento di Alemán evochi le sagge parole del poeta: "Dio mio, sono rimasti solo i morti!.....". La nave affonda. I topi l’abbandonano in un ‘si salvi chi può’. Allo stesso modo di Somoza.
Alemán è finito quando è stato scoperto che non ha mai avuto neppure un popolo. Allo stesso modo di Somoza. Nessuno ha paura del lupo feroce.
Quello di "non me ne vado, né mi mandano via", è l’ultimo annaspamento da affogato di un individuo che non sa come affrontare la realtà del fatto che ha perso la partita, che ha affondato la nazione nella miseria arricchendosi sulla povertà del popolo, e non vi è un solo successo che valga la pena di essere menzionato durante la sua amministrazione. Allo stesso modo di Somoza.
La comandante sandinista Dora María Téllez afferma che "Alemán non è preparato a lasciare il potere". Probabilmente. Tuttavia c’è un parallelo politico che merita di essere preso in considerazione per il comportamento simile di quelli ossessionati dal potere: allo stesso modo di Somoza nei suoi ultimi giorni, il comportamento di Alemán è irrazionale. Il popolo ha cacciato il dittatore con le armi. Il popolo caccerà l’apprendista dittatore con il voto. Alemán lo sa e ora quello che più lo deve preoccupare è di essere cacciato via e poi di essere chiamato a rendere conto davanti ai tribunali di giustizia come merita. Allo stesso modo di Somoza. Da qui la sua paranoia di ancorarsi al comando.
La corruzione di Alemán merita il ripudio dei suoi burattinai alla Casa Bianca e, allo stesso modo di Somoza, piaccia o meno al Presidente statunitense, la volontà del popolo nicaraguense la spunterà.
L’Assemblea Nazionale, indipendentemente dal partitismo politico, sarà obbligata a rispettare quanto stabilito dalla Costituzione e Alemán comincerà a fare le sue valigie. Sicuramente partirà con destinazione Miami e i suoi compari della mafia cubano-americana. E’ meglio essere pronti.
Alemán è storia. Una storia da notte buia, però non esiste il minor dubbio, a livello nazionale o internazionale, che questa vergogna stia finendo. Lo voglia o no. Solamente manca il rapido spintone della cerimonia ufficiale dopo le elezioni di novembre e del trionfo del sandinismo.

L'uragano della corruzione
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novembre 1999 - Due organizzazioni non governative - il Centro Humboldt e Oxfam International - hanno accusato alcuni giorni fa a Washington il Governo di Arnoldo Alemán di mancanza di trasparenza nell'utilizzo dei fondi concessi da diversi paesi ed enti internazionali per riparare i danni dell'uragano Mitch.
"Tutte le licenze per la ricostruzione delle infrastrutture, sono state date da Alemán a società di amici, familiari e a se stesso", ha affermato Victor Campos, rappresentante del Centro Humboldt, una ONG locale che si occupa della difesa dell'ambiente.
Campos ha citato - secondo Prensa Latina - il caso dell'azienda 'Gestiones y Negocios Inmobiliarios S.A. (Geninsa), della quale la famiglia presidenziale possiede la maggioranza delle azioni, specializzata nell'acquisto di proprietà, aziende, fattorie. Questa azienda sta acquistando terreni a prezzi quasi gratis - ha aggiunto il denunciante - in quei posti dove Mitch non ha lasciato nulla in piedi.
L'Ambasciatore del Nicaragua nella capitale statunitense, Xavier Aguirre, non ha negato il fatto, anche se ha detto che gli acquisti fatti da Geninsa non avevano lo scopo di creare infrastrutture turistiche ma quello dello sfruttamento agro-zootecnico di queste terre. Un argomento che non muta le cose.
Un'altra delle denunce di corruzione contro Alemán è quella che si riferisce all'assegnazione dei lavori di ammodernamento dell'aeroporto di Managua all'azienda 'Spacio Arquitectos-Ingenieros', di proprietà di Gerónimo Gadea - genero del Presidente - e di cui sono soci il Vicesindaco di Miami, Pedro Reboredo, e Alfredo Carbonell, entrambi nordamericani di origine cubana.
Questo non è il primo legame che si conosca quest'anno della mafia cubano-americana della Florida con aspetti illeciti nella nazione Centroamericana. In questa stessa pagina sono stati pubblicati, settimane precedenti, notizie sulla relazione tra l'ente Mastec, della famiglia Más Canosa - l'élite della destra anticubana a Miami - con un contratto illegale con la Società Nicaraguense delle Telecomunicazioni (ENITEL).
Di questo nuovo caso, il settimanale 'Confidencial', di Managua, il 24 ottobre scorso ha rivelato che il Governo di Alemán aveva ceduto i lavori del terminal aereo della capitale a 'Spacio', estromettendo la società 'Consovipe', vincitrice della licitazione pubblica per realizzare questi lavori.
La pubblicazione ha riprodotto fotocopie di ricevute di pagamento alla società edile 'Gadea', il marito di María Dolores Alemán, la figlia del Presidente. 'Confidencial', ha aggiunto che le costruzioni fino a ora realizzate non rispettano le norme stabilite per il loro genere, cosa che provoca gravi mancanze al sistema di sicurezza dell'aeroporto.
Gli Stati Uniti considerano il problema - secondo la notizia di Notimex - come un fatto interno che deve essere risolto dagli stessi nicaraguensi. E' una posizione curiosamente inusuale all'interno della linea di polizia mondiale che, per "ragioni umanitarie", hanno sempre più sviluppato negli ultimi anni.
Le dichiarazioni rilasciate all'agenzia messicana da un funzionario non identificato del Consiglio di Sicurezza della Casa Bianca, dimostrano che a Washington non ignorano il fatto: "E' una cosa criticabile che il Presidente Alemán celebri a Miami con una costosa festa il suo anniversario di matrimonio, quando non sono stati ancora risolti i problemi causati da Mitch".
Però neppure il popolo del Nicaragua è lontano dalla realtà. Un sondaggio di opinione diffuso il 29 ottobre scorso dall’indipendente Istituto di Studi Nicaraguensi, ha rivelato che il 75 % della popolazione pensa che esista corruzione nell'amministrazione della giustizia, dovuta, tra altri fattori, all'influenza del potere esecutivo su quello giudiziario. Allo stesso modo, il 59.4 % degli intervistati ha detto che il Governo di Arnoldo Alemán "non agisce in accordo alle leggi".
Héctor Oliva, dirigente dell'altra delle due ONG denuncianti, Oxfam International - ente britannico contro la povertà - si è riferito a un'altra delle grane che interessano direttamente i nicaraguensi in questo problema. E' il fatto che i paesi donatori e le organizzazioni di diverso carattere che stanno appoggiando i programmi di ricostruzione, cominciano a manifestare preoccupazioni di fronte alla corruzione che sta ritardando la restaurazione economica e sociale.
Lo scorso 20 novembre il Fondo Monetario Internazionale ha avvisato il Governo di Alemán che se non ci sarà trasparenza e governabilità non avrà condoni per il debito estero del Nicaragua che ammonta a oltre 6.500 milioni di dollari. Chi, se non il popolo del Nicaragua, sopporta il peso di questo debito?
La corruzione è diventata, così, un uragano che aumenta non solo la povertà di milioni di persone, ma anche la ricchezza di alcuni.

Ipoteca milionaria della telefonia statale con un azienda di Mas Canosa
settembre 1999 - Autorità dell’Azienda statale Nicaraguense di Telefonia (Enitel) hanno assicurato lo scorso 8 settembre di aver scoperto un’ipoteca per cento milioni di dollari dell’istituzione con una compagnia del defunto Joge Mas Canosa, che era stato il capo dei dissidenti cubani a Miami.
Il direttore esecutivo di Enitel, Jorge Solís, ha dichiarato alla stampa che egli ignorava l’esistenza dell’ipoteca, per la quale l’istituzione aveva posto a garanzia il proprio edificio centrale per garantire un credito di cento milioni di dollari ricevuto dall’azienda Central American Construction.
L’accordo per avere il credito era stato sottoscritto nello scorso ottobre con la Central American Construction, filiale dell’azienda Mastec, appartenente a Mas Canosa, che alcuni settori nicaraguensi indicano come uno degli imprenditori che avevano finanziato la campagna elettorale del presidente Arnoldo Alemán.
I fondi sarebbero stati impiegati per finanziare l’installazione di centomila nuove linee telefoniche in Nicaragua, lavoro che andava a realizzare la stessa Central American Construction.
Tuttavia, nel maggio scorso, Enitel aveva annullato l’accordo dietro raccomandazione dell’ispettorato generale della Repubblica che aveva ritenuto che la firma del contratto non aveva adempiuto alle garanzie richieste in questo tipo di negoziazione.
Solís ha detto di ignorare la questione dell’ipoteca, avendo assunto l’incarico quest’anno. Il suo predecessore, Gabriel Levy, non l’aveva mai informato di questo impegno. Tuttavia ha indicato che avrebbe chiarito la situazione.
Il direttore esecutivo di Enitel aveva avuto notizia del caso in quanto l’azienda statale stava per essere recentemente sottoposta a embargo per non aver saldato un altro debito, fatto che poi non ha avuto seguito.
Enitel è in fase di privatizzazione. Alla fine di questo mese saranno rese note le nuove condizioni per gli interessati alla qualifica preliminare, dopo il fallimento del processo fissato per lo scorso maggio.
Secondo quanto spiegato da Solís a suo tempo, l’impresa Teléfonos de Mexico (Telmex) che aveva vinto la qualifica preliminare e che avrebbe dovuto presentare l’offerta di acquisto il 31 maggio, aveva rinunciato all’ultimo momento perché "non disponeva di tutte le informazioni per la preparazione di un’offerta economica adeguata".

Massiccia celebrazione del 20° anniversario della rivoluzione sandinista
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luglio 1999 - Circa 100.000 nicaraguensi, militanti e simpatizzanti del Fronte Sandinista di Liberazione Nazionale (FSLN) hanno riempito la Piazza della Repubblica, a Managua, per celebrare il 20° anniversario della rivoluzione popolare sandinista.
I partecipanti portavano migliaia di foulard e di bandiere rossi e neri, colori caratteristici di questo partito, e molti indossavano magliette con le immagini di eroi e martiri sandinisti, come pure del Comandante Ernesto Che Guevara.
Alla manifestazione hanno pure assistito oltre 100 delegati di una trentina di organizzazioni e di paesi come Messico, Venezuela, Argentina, Repubblica Dominicana, Perù, Francia, Italia, Viet Nam e Cuba, tra gli altri.
Il massiccio appoggio popolare alla celebrazione ha contrastato con la scarsa presenza da parte dei mezzi di stampa e di personalità contrarie al FSLN, secondo Prensa Latina.
A detta di molti partecipanti, la manifestazione è stata la più grande degli ultimi anni. Per loro, i poveri del Nicaragua, il FSLN costituisce l'unica speranza di miglioramento delle difficili condizioni causate da nove anni di neoliberismo, secondo quanto hanno dichiarato a Prensa Latina.

Dopo la tragedia, un fatto insolito
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novembre 1998 - Il terribile uragano che ha colpito l'America Centrale ha lasciato in Nicaragua una scia di migliaia di morti, dispersi, feriti ed enormi danni materiali ancora non quantificabili.
Come in Honduras, il paese più colpito, in Guatemala e nel Salvador, l'aiuto internazionale sta arrivando da numerose nazioni del mondo.
Cuba, che attualmente ha 1.500 medici che prestano servizio umanitario in 40 nazioni, ha offerto immediatamente di inviare brigate mediche di 15 specialisti, attrezzature e medicinali per contribuire a salvare vite honduregne, nicaraguensi e guatemalteche.
Settimane prima, un'altra brigata di medici cubani si era trasferita nella Repubblica Dominicana per compiere un servizio simile dopo il passaggio dell'uragano Georges.
Il governo dell'Honduras ha accettato subito il gesto solidale cubano e la stessa cosa ha fatto quello del Guatemala. Ma, insolitamente, qualcun altro come il Presidente del Nicaragua, Arnoldo Alemán, lo ha rifiutato. Richiestogli del perché, ha dichiarato che volevano che i cubani (15, ripetiamo) se ne stessero a casa loro.
La reazione non si è fatta aspettare. L'ex-presidente Daniel Ortega ha affermato che Alemán stava politicizzando la situazione di disgrazia del popolo, perché se fossero stati medici nordamericani li avrebbe ricevuti con piacere.
A La Habana, il Ministro della Salute Carlos Dotres è stato chiaro: ecco la coscienza dei governanti che rifiutano l'aiuto umanitario cubano. Si tratta di un gesto solidale con i popoli colpiti da una tragedia e i nostri medici vanno a lavorare nei luoghi più devastati in modo disinteressato, ha detto.
Rivedendo gli archivi del passato, neppure il tiranno Anastasio Somoza rifiutò l'aiuto medico di Cuba e l'invio di un ospedale di campagna all'epoca del terremoto del 1972 che aveva provocato 15.000 morti. Somoza, nel 1961, è stato complice degli Stati Uniti nell'invasione della Baia dei Porci.
In merito a questo fatto, che lasciamo ai vostri commenti e giudizi, tutte le agenzie di stampa hanno riportato che Alemán è diventato il centro delle forti proteste della popolazione, che lo ha accolto con insulti, pietre e lanci di sacchetti di plastica pieni di acque maleodoranti, nelle sue visite alle zone colpite dall'uragano.
Colpita dalle difficoltà e dalla disperazione, la popolazione non cessa di accusare il Governo per non aver saputo prevedere gli effetti dell'uragano Mitch, e di esigere una risposta più spedita alle proprie necessità.